«la gran danza macabra» di evelio bulbena y estrany

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MONICA VON WUNSTER Università di Pavia La Gran Danza Macabra di Evelio Bulbena y Estrany II tema del convegno di quest'anno "Le arti figurative nelle letterature iberiche" mi permette di offrire un contributo su un curioso artista contemporaneo, la cui produzione, oltre a comprendere sia la grafica sia la letteratura, si distingue anche per la costante ripresa del genere medievale delle Danze Macabre in pieno XX secolo. Nel 1947, infatti, a Barcellona, viene pubblicata La Gran Danza Macabra. Caprichos inspirados en las grandes guerras mundiales por Evelio Bulbena Estrany. Seguido del poema del mismo autor La Danza de la Muerte 1 . II libro, come annunciato dal titolo, è strutturato in due sezioni: la prima parte (La Gran Danza Macabra) comprende un prologo, 15 litografie attinenti la Prima Guerra Mondiale più altre 12 riguardanti la Seconda Guerra Mondiale; la seconda parte (La Danza de la Muerte, 1935) contiene un poema alegórico filosófico 2 pure preceduto da un prologo. La "ricomparsa" del tema tardomedievale della Danza Macabra, sia nella sua veste grafica sia lirica a metà del XX secolo può forse stupire, ma, per quanto riguarda il Bulbena, esaminando da vicino la personalità e l'ambiente in cui si formò, è possibile comprenderne il motivo 3 . Evelio Bulbena y Estrany nacque a Barcellona il 16 ottobre 1889 4 e vi morì il 10 ottobre 1960. Era figlio di Ricardo 5 Bulbena y Tusell e di 1 27 litografie più 2 frontespizi, José Porter Editor. 2 Sono 80 strofe di dodecasillabi a rima incrociata ABAB; CDCD.... L'amico Guglielmo Invernizzi, cui devo la conoscenza della Gran Danza Macabra del Bulbena e che possiede una cospicua ed interessantissima collezione di Danze Macabre, ha ultimamente raccolto varie Danze novecentesche provenienti da differenti aree europee. Ciò potrebbe essere indice di una comune tendenza europea probabilmente dovuta agli orrori delle guerre di questo secolo. (Una parte della collezione Invernizzi è stata esposta nel 1995 a Firenze nel chiostro di Santa Croce, poi, con successivi ampliamenti, a elusone nel 1996, a Corno e a Pinzolo nel 1998. Dell'esposizione fiorentina esiste un catalogo molto curato con studi e schede esplicative dal titolo Immagini della Danza Macabra nella cultura occidentale dal medioevo al novecento, a cura di G. Invernizzi e N. Della Casa, Corno, Nodo Libri, 1995). La Gran Enciclopedia Catalana riporta erroneamente il 1888 (Barcellona,

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MONICA VON WUNSTERUniversità di Pavia

La Gran Danza Macabra di Evelio Bulbena y Estrany

II tema del convegno di quest'anno "Le arti figurative nelle letteratureiberiche" mi permette di offrire un contributo su un curioso artistacontemporaneo, la cui produzione, oltre a comprendere sia la grafica sia laletteratura, si distingue anche per la costante ripresa del genere medievaledelle Danze Macabre in pieno XX secolo.

Nel 1947, infatti, a Barcellona, viene pubblicata La Gran DanzaMacabra. Caprichos inspirados en las grandes guerras mundiales por EvelioBulbena Estrany. Seguido del poema del mismo autor La Danza de laMuerte1.

II libro, come annunciato dal titolo, è strutturato in due sezioni: laprima parte (La Gran Danza Macabra) comprende un prologo, 15 litografieattinenti la Prima Guerra Mondiale più altre 12 riguardanti la SecondaGuerra Mondiale; la seconda parte (La Danza de la Muerte, 1935) contieneun poema alegórico filosófico2 pure preceduto da un prologo.

La "ricomparsa" del tema tardomedievale della Danza Macabra, sianella sua veste grafica sia lirica a metà del XX secolo può forse stupire, ma,per quanto riguarda il Bulbena, esaminando da vicino la personalità el'ambiente in cui si formò, è possibile comprenderne il motivo3.

Evelio Bulbena y Estrany nacque a Barcellona il 16 ottobre 18894 evi morì il 10 ottobre 1960. Era figlio di Ricardo5 Bulbena y Tusell e di

1 27 litografie più 2 frontespizi, José Porter Editor.2 Sono 80 strofe di dodecasillabi a rima incrociata ABAB; CDCD....

L'amico Guglielmo Invernizzi, cui devo la conoscenza della Gran Danza Macabra delBulbena e che possiede una cospicua ed interessantissima collezione di Danze Macabre, haultimamente raccolto varie Danze novecentesche provenienti da differenti aree europee. Ciòpotrebbe essere indice di una comune tendenza europea probabilmente dovuta agli orrori delleguerre di questo secolo. (Una parte della collezione Invernizzi è stata esposta nel 1995 a Firenzenel chiostro di Santa Croce, poi, con successivi ampliamenti, a elusone nel 1996, a Corno e aPinzolo nel 1998. Dell'esposizione fiorentina esiste un catalogo molto curato con studi e schedeesplicative dal titolo Immagini della Danza Macabra nella cultura occidentale dal medioevo alnovecento, a cura di G. Invernizzi e N. Della Casa, Corno, Nodo Libri, 1995).

La Gran Enciclopedia Catalana riporta erroneamente il 1888 (Barcellona,

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María Luisa Estrany y Amell; si sposò con Ana-María Ribera Pascualmorta prematuramente di malattia il 19 novembre 19236. Non ebbe figli enon si risposò più.

Pittore, disegnatore, scrittore, si dedicò anche alla musica e alla criticad'arte collaborando al quotidiano "El Correo Catalán"7. Frequentò la Scuola diBelle Arti di Barcellona e fu allievo di Félix Mestres. Il suo amore per l'arte el'ammirazione per lo scultore Ramón Amadeu i Grau (di cui la sua famigliapossedeva varie opere8) lo indussero a scrivere un'eccellente monografia suquesto artista catalano. Pubblicata a Barcellona nel 1927 con il titolo RamónAmadeu: Maestro imaginero catalán de los siglos XVIII y XIX, oltre aripercorrere le tappe della vita di questo personaggio, famoso per le sculturesacre e per le statuette da presepio, offre un ampio catalogo delle sue opere.

Nel 1936 compare un suo volumetto di liriche intitolato Poesías.Purtroppo alla cura della veste tipografica non corrisponde una qualitàpoetica degna di nota. Le liriche sono suddivise in quattro sezioni. La parteintroduttiva contiene cinque componimenti dedicati alla morte della moglie.

Enciclopedia Catalana S.A., 1973, voi. 4, p. 3).5 Nel suo volume Poesías (Barcelona, Libreria Religiosa, 1936) egli dedica le sue

liriche ai genitori e chiama il padre Ricardo. Invece, nella Gran Enciclopedia Catalana (loc.cit.), è scritto che era figlio di Antonio Bulbena y Tusell (1854-1946), mentre non da nessunaindicazione il Diccionario "Ràfols " de Artistas de Catalunya, Valencia y Baleares (EdicionsCatalanes S.A. y La Gran Enciclopedia Vasca, Barcelona-Bilbao, 1980, voi. I, p. 182).Essendo stato Antonio un erudito e scrittore di spicco nella Barcellona d'inizio secolo(appartenne, fra l'altro, all'"Acadèmia de la Llengua Catalana" e ripubblicò nel 1942 latraduzione in catalano della Danca General de la Muerte del manoscritto dell'Escoriai),risultava importante verificare il dato offerto dall'enciclopedia. Le ricerche effettuate pressol'anagrafe di Barcellona hanno confermato la paternità di Ricardo e non Antonio. L'identitàdei cognomi dei due indica comunque una alta probabilità di parentela (presumibilmenteerano fratelli; sicuramente era fratello di Antonio il pittore Arturo Bulbena y Tusell). Percerto Evelio ebbe contatti con Antonio in occasione del censimento delle opere dello scultoreRamón Amadeu perché questi possedeva varie opere di questo scultore.

6Cfr. Poesías, p. 15.7 Iniziò a lavorarvi nel 1912 come responsabile della rubrica d'arte, inoltre

"...dibujó...para la 'Página Literaria'...una exquisita cabecera que figuró durante muchosaños en el frontis de aquel celebrado suplemento quincenal. También ideó para nuestrosnúmeros extraordinarios un sin fin de viñetas, motivos alegóricos y letras capitales quefueron bello ornato del diario y que merecieron elogios sin tasa." Dal necrologio dedicatogliin quarta pagina da El Correo Catalán, 12 ottobre 1960.

8 "Evelio Bulbena... realizaba, año tras año, en su casa...un hermoso "Calvario"realizado con figuras de extraordinario valor del escultor Talarn y del genio "pesebrista" delsiglo pasado, Amadeu. Nuestro amigo poseía una colección de figuras bíblicas y"pesebrístas" de Amadeu, todas ellas de singular valor, y hace pocos años hizo entrega detales joyas escultóricas al Museo Municipal..."; El Correo Catalán, 12 ottobre 1960. Lapassione per i presepi indusse il Bulbena tempo dopo, nel 1954, a scrivere un Historial del'Associació de Pessebristes di Barcellona (Cfr. Gran Enciclopedia Catalana, loc. cit.).

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Scritti in quartine di alessandrini a rime alterne, essi recano le date 1923-1935. Già queste prime liriche evidenziano la profonda fede religiosadell'autore che caratterizza tutti i suoi scritti.

Seguono le poesie definite filosofiche, fra cui spiccano La piedrafilosofal (non datata) e Modernismos (1935), dove il Bulbena si scagliacontro la scienza e l'ateismo in difesa di Dio e della religione; La Paz(1934), in cui afferma che non vi può essere pace laddove regnano la scienzaed il materialismo; Dios existe, che non ha bisogno di ulteriore commento;Monarquia eterna (1935), dove è esaltata la monarchia costituzionale, unicagarante di stabilità e pace; Los partidos políticos (1935), che denigra lademocrazia partitica; infine En la Cripta del Real Monasterio del Escorial(non datata), in cui compare per la prima volta il tema della danza macabra,ovvero la morte che cancella ogni disuguaglianza.

La parte successiva contiene tre liriche religiose, di cui Ave Maria è untentativo di glossa della preghiera; il poeta, però, non riesce a fondere inmodo armonico il testo mañano con i versi della poesia.

Nell'ultima parte, denominata Miscelánea, risulta interessante la liricaJardín de Señorío (1934) nella quale si possono ravvisare alcuni echimodernisti e machadiani.

La ripresa delle filastrocche infantili esasillabiche in Nocturno, e alcuniironici bozzetti di vita non riescono ad acquistare valenza poetica perchétroppo spesso la versificazione lascia a desiderare comparendo svariate zeppe.

Nel 1958 il Bulbena pubblica due opere formalmente molto diverse fraloro, ma che implicano una chiara presa di posizione ideologica. La prima èil Romancero de la Patria Mártir (1936-1939). Poema Heroico recitado enel Centro Cultural de los Ejércitos el día 28 de abril de 1956*. La dedica: Ala Patria que siento y al Caudillo que admiro. El Autor, non lascia alcundubbio riguardo le simpatie politiche dell'Autore.

Nel prologo, il Bulbena motiva la scrittura di questi romances10 comemezzo per preservare dall'oblio i fatti eroici accaduti durante la 'grandiosaCrociata'. Ma all'Autore preme sottolineare che questa sua opera ha comefine il ristabilimento della verità storica" poiché, avverte, soprattutto

9 Barcelona, Libreria Balmes, [1958].I romances del Bulbena vanno ad aggiungersi alla gran messe di liriche di questo

tipo fiorita durante la Guerra Civile spagnola su entrambi i fronti. A torto o a ragione, risultapiù studiato il romancero di parte repubblicana. Per questo motivo risulta interessante latestimonianza del Bulbena, che andrebbe, quindi, ripresa a parte e inserita nel contesto delromancero franchista.

" Alla fine del volume il Bulbena allega varie note esplicative, una cartinageografica, che indica le varie tappe della 'riconquista' franchista, nonché una bibliografiasulla Guerra di Spagna.

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all'estero gli echi degli orrori perpetrati dai 'rossi' ai danni dei cattolici,proprio per la loro incredibile efferatezza, non sono stati ritenuti veritieri.

I romances sono 17 (ottosillabi con assonanza in á-a in sede pari), dicui due sono degni di nota. Il primo è El Rey Alfonso, dove tesse l'elogio adAlfonso XIII, che, al fine di evitare uno spargimento di sangue fratricida,abdicò mentre era ancora in corso lo spoglio delle schede del referendummonarchia-repubblica. In questa lirica il Bulbena si rifa esplicitamente alromancero antiguo come si può notare nel brano riportato di seguito: "¡ReyAlfonso, rey Alfonso, / Alfonso trece de España! / ¡Cuan triste fué tureinado; / tu existencia cuan amarga!...¡Rey Alfonso, rey Alfonso / muertolejos de la patria! / ¡Oh, qué amarga fué tu suerte! / ¡Oh, qué triste tudesgracia, / apartado de tu pueblo, / mal herido de nostalgia! / ¡Rey Alfonso,rey Alfonso, / Alfonso trece de España!"

II livello artistico permane sempre modesto, ma in questocomponimento oltre ai richiami formali al Medio Evo si ha anche la ripresadel tema della Danza Macabra:

... tu bien sabes que en el mundotodo muere y todo acabacuando sin piedad la muertecon su lúgubre campanallama a todos los mortalespara su danza macabra;ella acude a los palacioslo mismo que a las cabanas,pues que bajo de su yugotodos los hombres se igualan;tanto las clases humildescomo las clases más altas;10 mismo los pordioserosque los reyes y los papas.

11 secondo è Visión del Viernes Santo, l'unico romance che presenta unacerta originalità concettuale. Il lacerante dolore della popolazione è, infatti,paragonato a quello manifestato nelle processioni del Venerdì Santo e le gestaeroiche dei combattenti vengono messe in relazione con i dolori del Calvariosenza, però, che vi sia alcuna speranza nell'avvento salvifico della Pasqua.

Di tutt'altro genere la seconda opera edita nello stesso anno. Già laveste grafica si discosta alquanto dalle precedenti pubblicazioni, in generemolto curate. Si tratta di un libretto di 31 pagine di circa 17 cm. senzacopertina che per rilegatura ha una graffetta e null'altro. Si intitola

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Catecismo en verso de las Verdades Eternas12 e come sottotitolo reca: Cienconsejos prácticos para alcanzar el cielo, destinados a servir de temas paradesarrollar como Ejercicios Espirituales para la Juventud durante laCuaresma.

La scelta di scrivere in versi questa operetta didattica è funzionaleall'apprendimento mnemonico e quindi il Bubena loda nel prologo gli autoridel passato che hanno utilizzato il verso nelle loro opere dottrinali, morali,religiose o profane, e vi include:

Entre las primeras, y en el aspecto concreto que consideramos, podríamosreferirnos a las antiguas y populares Danzas de la muerte o Danzas macabras,en las que, alrededor de un diálogo irónico en verso entre la Muerte y cadauno de los estamentos de la sociedad se resulta su dominio soberano porencima de todo...

L'operetta in sé è proprio, come dice il Bulbena stesso, "umile". Constadi 100 quartine di ottosillabi a rima baciata o incrociata.

Essa è stata pubblicata nella stessa forma, nonché veste tipografica,anche in lingua catalana13. La traduzione, dal momento che non compare ilnome del traduttore, deve essere stata eseguita dal Bulbena stesso.

Come si è potuto constatare, Evelio Bulbena y Estrany aveva unaspiccata predilezione per le danze macabre. E se da un lato ciò può venirascritto al profondo sentimento religioso che lo animava, dall'altro questaparticolare attenzione potrebbe, a nostro avviso, derivargli dal marcatointeresse che la Catalogna ha sempre mostrato nei confronti del temamacabro. Si tratta, infatti, di un'affezione che risale all'epocatardomedievale e che ricompare prepotentemente nel periodo successivo allaRenaixenga.

Víctor Infantes nel suo ponderoso lavoro, Las danzas de la muerte.Génesis y desarrollo de un género medieval™ mette chiaramente in luce lacostante presenza del tema macabro in ambiente catalano-aragonese e rileva,contrariamente a quanto sempre affermato - e cioè che la Penisola Ibericabrilla per l'assenza di iconografia macabra -, che in tale regione si trova lamaggior parte delle, seppur scarse, testimonianze pervenuteci.

12 Barcelona, Balmes, [1958].1 Eveli Bulbena Estrany, Catecisme en vers de les veritats eternes, Barcelona,

Balmes, [1958]. Questa pare essere l'unica opera del Bulbena in catalano. La GranEnciclopedia Catalana lo definisce 'scrittore in lingua castigliana' e ciò risulta coerentecon le sue convinzioni politiche.

14 Salamanca, Ediciones Universidad de Salamanca, 1997.

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La Catalogna, che da sempre ha rappresentato il punto d'incontro fra lacultura peninsulare e quella transpirenaica, nel XIX secolo visse un periododi grande vivacità economica, sociale e culturale. La nascente borghesiacatalana, che accolse con favore le suggestioni romantiche, intendevarecuperare e giustificare la propria essenza regionale senza perdere, però, divista il cosmopolitismo che l'aveva sempre caratterizzata. Questomovimento, che in letteratura viene chiamato Renaixenga, portò in primoluogo alla rivalutazione della lingua, che riacquistò uso e dignità letteraria. Esiccome il periodo di maggiore splendore letterario del catalano era statoquello medievale, si tese a recuperarne temi e motivi. In secondo luogo siprocedette al restauro dei maggiori complessi architettonici gotici, vestigiadella potenza politico-economica della Catalogna dell'età di mezzo.

In questo clima di revival medievale, e tenendo presente la fortecomponente religiosa della nascente borghesia, non solo catalana ma ibericain generale, ben si comprende l'interesse mostrato da alcuni artisti locali peri temi macabri15. Per quanto riguarda l'area barcellonese ricordiamo, peresempio, che nel 1884 venne pubblicato un libriccino contenente una belladanza macabra opera di Apelles Mestres, letterato e disegnatore catalanonato a Barcellona nel 1854, che fu uno degli illustri rappresentanti dellaRenaixenga letteraria, grande erudito e conoscitore delle letterature e delpatrimonio folklórico europeo.

Nel 1898 il figlio di Maria Aguiló i Fuster (1824-1897) diede allestampe opere che il padre, direttore della Biblioteca di Barcellona, nonchégrande studioso del folklore e della letteratura medievale catalana, avevapreparato, ma non era riuscito a pubblicare in vita. Fra di esse figura un librointitolato LLibre de la Mori che include la Nova Dansa de la Mori.

Nel 1891 Antonio Bulbena y Tusell (1854-1946), letterato, poligrafo efecondo traduttore da varie lingue al catalano, editò un libretto dal titoloDoctrina cristiana en cobles, del P. Ledesma, augmentada ab lo Llibre delVenturos Pelegri e ab les Cobles de la Mori, pubblicato nel 1891 eripubblicato nel 1903, senza la prima parte dottrinale, con il tìtolo Lo Romiatgedel Venturos Pelegri ab les cobles de la mori. Edició novament reformadasegons un ms. del bon temps de nostra llengua materna16. Le Cobles de lamori non sono però una danza macabra, bensì un memento mori.

15 Va ricordato che la Danza Cenerai dell'Escoriai era stata ripubblicata in Spagna bencinque volte negli anni dal 1849 al 1920, mentre la refundición sivigliana del 1S20 era statariprodotta nel 1865. Cfr. Margherita Morreale, Para una antologia de la literatura castellanamedieval: La Danza de la Muerte, Annali del corso di lingue e letterature straniere pressol'Università di Bari, 1964, VI, pp. 103-172.

16 Barcelona, Stampa de Franceschi X. Altés, 1903, p. 48.

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È pure del 1903 la Danca de la Mort ab un nou aplech de coblesdevotes, diligentment revistes e ordenades, per anar darrera lo ¡libre delVenturos Pelegri17. Essa reca all'interno la seguente dicitura: "La Danca dela Mort. Treta d'un ms. del XVen segle, recondit en la Biblioteca de Sant-Llorenc de Escoriai. Are per primera volta publicada". Si tratta dellatraduzione in catalano della Danza General de la Muerte. dell'Escoriai,seguita da alcune liriche religiose. Questa traduzione verrà ripubblicata nel1942 da Antonio Bulbena y Tusell18.

Insomma anche solo da questi pochi esempi, dovuti comunque apersone che godevano di grande prestigio all'epoca, si può affermare che latradizione delle danze macabre era viva nella Catalogna di fine secolo e inpersone più o meno vicine al nostro Autore, il quale era proprio nato ecresciuto in quegli anni di revival macabro e si era formato nella stessaScuola di Belle Arti, frequentata in precedenza sia da Apelles Mestres sia daAntonio Bulbena y Tusell. Alla luce di questi fatti, la pubblicazione nel1947 della Gran Danza Macabra da parte di Evelio Bulbena y Estrany nonrisulta più un fatto sorprendente. Essa è di gran lunga l'opera piùinteressante e valida del Bulbena, soprattutto per quanto riguarda la grafica.

Nel prologo alla prima parte, parlando dell'effetto livellatore dellamorte, l'Autore non si lascia sfuggire l'occasione di fare riferimentoall'analogo intento ugualitario dell'ideologia marxista:

"Igualdad justísima [quella della Danza Macabra] que deja ciertamentemuy atrás aquella otra picara igualdad de que se nos habla tanfrecuentemente en más de cuatro discursos populacheros de tan hondatrastienda como de encendida oratoria o, mejor, charlatanería."19 Ed èinteressante rilevare che esiste una danza macabra grafica della metà delXIX secolo che sviluppa il tema del socialismo proprio in questa chiave, sitratta de Le socialisme, nouvelle danse des morís di Alfred Rethel20.

17 Barcelona, Stampa de Francesch X. Altés, 1903, p. 45.Cfr. Joèl Saugnieux, Les danses macabres de France et d'Espagne et leurs

prolongements littéraires, Paris, Les Belles Lettres 1972, p. 56, nota 36: "Avant de quitter laCatalogne, signalons la traduction en catalán de la Danse espagnole, panie en 1903: LaDanca de la Mort... Ara per primera volta publicada. L'ouvrage a été reedité en 1942 par A.Bulbena y Tosell" (sic).

La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 11.Si tratta di 6 litografìe a due colori. Pubblicata in Germania nel 1848 con il titolo Danza

della Morte dell'anno 1848, essa venne ripubblicata nello stesso anno dagli editori francesiGoupil, Vibert e C. come strumento politico antisocialista con il nuovo titolo e nuovi testipropagandistici. E questo forse uno dei primi esempi di utilizzo politico di un mass-media:venduto in fogli volanti e in brochure economica venne stampato con tecnica litografica adattaalle grandi tirature. (Cfr. Immagini della Danza Macabra, op. cit., pp. 97-100.) Il Bulbena laconosceva poiché ne cita due edizioni in bibliografia (La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 106).

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Già alla prima occhiata è possibile rendersi conto che il Bulbenadisegnatore è, per qualità, di gran lunga superiore al Bulbena poeta. I suoiCaprichos21 sono godibilissimi sia dal punto di vista grafico sia inventivo.Già il disegno della copertina, che riprende l'ultima tavola della serie,denota la ripresa del tema della danza macabra, con parecchie libertà22.Sebbene vi compaia sempre uno scheletro, intero o in parte, e quasisempre danzante, gli unici disegni da vera e propria danza macabra sonoInvitación al vals - dove lo scheletro attira a sé con forza una suorainfermiera che cerca di fuggire - e Puede el baile continuar, dove loscheletro balla avvinghiato ad un uomo in divisa.

Ciò non toglie nulla alla godibilità dei disegni, che, anzi, mostrano avolte una notevole abilità inventiva. Va però detto che lo scheletro è quipersonificazione della guerra più che della morte23. Guerra che si beffa degliuomini, come in El antifaz de Marte, siano essi dei politici {El gran palaciode la Paz en La Haya), o appartengano alla Chiesa, (Pax vobis). Essa li famuovere a suo piacimento {Movilización de tropas); li fa ballare {Entradalibre) o recitare {El teatro de la guerra). Solo la guerra e la morte possonoesercitare il Totalitarismo total.

In Los que entran en caja l'Autore gioca sulla bisemia che si determinascegliendo il modismo - essere messo a ruolino paga dall'Esercito - rispetto alsenso letterale - entrare nella cassa (da morto). Comunque il senso delcapricho è che chi è messo a ruolino finisce fatalmente nella bara. E le vereliste degli effettivi sono le Listas negras, ossia i bollettini con l'elenco deicaduti.

Suggestivo risulta Aves de rapiña con il biplano, guidato dalloscheletro-pilota, carico di teschi lasciati cadere come bombe e attorniatoda uccelli rapaci.

La divisa degli "Ussari della Morte" Prussiani, che comprendeva laraffigurazione di un teschio sul colbacco, si presta al gioco di parole LaMuerte a la cabeza de los ejércitos.

In La paz armada, como antaño, dove, oltre ad una spada compare untricorno, probabilmente da cadetto, si potrebbe pensare all'ipocrisia dellapace quando si continuano a formare nuovi soldati. Mentre in Otra vez lapaz armada, la morte in un momento di ozio coltiva il suo giardino che

Risulta evidente il richiamo ai Caprichos di Goya anche per la presenza delledidascalie con fine ironico.

22 Si tratta di un girotondo di scheletri danzanti attorno ad un cipresso con tetriuccellacci che volano sullo sfondo: una danza della morte con solo morti - ¡vivan losmuertos! - è infatti la didascalia del disegno.

23 D'altro canto nel titolo è detto che i disegni traggono spunto dalle due Guerre Mondiali.

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altro non è, però, che un cimitero; e sembra prepararlo ed abbellirlo inattesa di nuovi arrivi.

Ma vi sono altri disegni che ci inducono a pensare che il Bulbena,benché molto religioso e fervente cattolico si ponesse in modo criticodavanti all'operato temporale della Chiesa in tempo di guerra. I disegni sonopiù d'uno ma scelgo il più significativo: in Pax vobis un Papa benedicenteseduto sotto un ricco baldacchino con tutti gli attributi ed ornamenti che glicompetono, e sullo sfondo la Basilica di San Pietro, offre la pace, ma è lamorte/guerra quella che tiene in mano la ferula, simbolo del poteretemporale e spirituale, e le chiavi pendono dietro il trono in una posizionedifficilmente raggiungibile dal Santo Padre.

Il disegno titolato Homenaje al Soldado conocido y al desconocido conle due corone funebri, l'una ricca e ornata con un nastro sul quale si legge laquerida patria e l'altra più povera e senza ornamenti, potrebbe riflettere unomaggio ai morti sconosciuti o misconosciuti24.

In milita25 vita hominis super terram una bomba ornata con una coronareale è al centro di un festoso girotondo di scheletri sorridenti. I grandibombardamenti della seconda guerra mondiale, Dresda per esempio, ma nondimentichiamo anche Guernica, sono senz'altro una festa per la Morte cheinneggia a questo strumento a lei così congeniale. E forse l'idea dirappresentare La bomba atòmica attraverso un quadro cubista (sebbene loscheletro, che pare in movimento, richiami anche il futurismo) proviene alBulbena dalla sua scarsa ammirazione per le avanguardie, e non solopittoriche, viste le invettive contro il mondo moderno più volte incontratenei suoi scritti26.

La guerra/morte, El nuevo señor feudal21', vive in un castello turrito,dove le uniche presenze vive, fra scheletri di uomini e animali, sono unacivetta di cattivo augurio ed un albero spoglio, mentre sullo sfondo svettanodei cipressi cimiteriali.

Chiude la panoramica dei caprichos l'ironica illustrazione di ¡Hastaotra!, dove l'albero della morte, dal tronco possente e dalle radici a formadi teschio, poggia proprio sul territorio di quella che oggi è l'ex UnioneSovietica.

24 Si veda nel Romancero de la Patria Mártir la lirica Héroes ocultos.La citazione corretta sarebbe militia, cfr. Giobbe, 7,1.È più che probabile che sul Bulbena abbia influito la particolare opera del pittore e

scrittore suo contemporaneo José Gutiérrez Solana (1886-1945), aficionado di temi macabri econtrario alle vanguardias. Famoso in Spagna e all'estero, espose più volte a Barcellona.Anche questo è un argomento che meriterebbe essere approfondito e ringrazio sentitamentel'amico Giuseppe Mazzocchi per avermi fornito questa indicazione.

Si veda anche la lirica Los Partidos políticos, in Poesías, op.cit., pp. 62-63.

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Nella seconda parte, La Danza de la Muerte letteraria, le prime dodicistrofe costituiscono il prologo. In esso la Morte si rivolge al lettore in primapersona, esortandolo a meditare sull'ineluttabilità della fine e a prepararsi,quindi, da buon cristiano. Inutile esimersi o ribellarsi, essa non fa altro checompiere i disegni della Provvidenza, la quale, a sua volta, obbedisce a Dio.Curioso in tale contesto il richiamo al sonetto di Boscàn che contiene ilverso Dichoso el día, dichosa la hora, di petrarchesca memoria, che divienequi Si incierto el día e incierta la hora (v. 5).

Inizia poi la sequenza dei personaggi che sono 16: papa, imperatore, re,frate, ladro, gran signore, cappellano, sagrestano, giudice, medico,musicista, mendicante, nobile dama, pittore, contadino, soldato. Sebbenel'Autore dichiari che il suo libro non è debitore delle antiche danze macabredi null'altro tranne che per "el fondo o la idea generatriz, pues que nada seha copiado de ellos, para que se (sic.) en él todo nuevo como corresponde alos tiempos que corremos..." 28, è indubbio che l'impianto della strofa èquella della Danza General e pure da essa è ripreso l'invito al personaggiosuccessivo alla fine di ogni dialogo. Ciò che Bulbena non mantiene èl'alternanza fra personaggi religiosi e laici, ma per il resto è possibileelencare non poche analogie fra le due opere.

Notiamo, infatti, che il primo verso della copia del Re nella Danza delBulbena " Venid, caballeros, venid enseguida "29 ricorda gli incipit delle altredue danze antiche: "/ Valía, valía, los mis cavalleros! "30.

Lo stesso dicasi per la strofa del Frate, dove il Bulbena scrive:

No quieras, virtudes, convertir en viciosni en bailes inmundos sitios de oración...¿cómo, pues, te atreves a invitarme a un baile?...31

e la Danza general recita:

Dancar non conviene a maestro famoso,segunt que yo so, en la religión...32

La comparsa della gran dama e la menzione del trueco pure richiamanola Danza general, dove compaiono personaggi femminili e strofe sugli

28 La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 78.2 La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 87.30 La citazione, come tutte le seguenti, è tratta da V. Infantes, La Danca de la Muerte,

Madrid, Visor, 1982, pp. 39 e 125.La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 88.

32 V. Infantes, op. cit., pp. 77 e 167.

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afeites, così come pure le ultime quattro coplas, indirizzate a coloro che nonsono stati nominati, ricalcano le ultime due della Danza generai.

Di contro i versi del Bulbena risultano forse non originali, ma d'effettonel discorso del gran señor:

Hoy, que yo querría comprar una hora,de nada me sirve mi inmenso caudalP

Come pure si distingue la risposta graziosamente ironica della Morteal medico:

Si no fuera tarde, con mis propios huesospodrías acaso aun estudiar?*

Purtroppo è impossibile in questa sede approfondire ulteriormente imolteplici spunti che emergono dalla lettura dell'opera del Bulbena. E,infatti, questa breve rassegna vuoi essere solo un piccolo contributo allaconoscenza di un autore che, seppur non eccelso, da voce nelle sue operealle profonde inquietudini di un'epoca diffìcile della Spagna contemporaneae merita, quindi, di non essere dimenticato.

La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 90.La Gran Danza Macabra, op. cit., p. 94.

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