la haine di mathieu kassovitz: parigi e la banlieue. tesi di lucia antonella

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ANNO ACCADEMICO 2012-2013 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO CARLO BO DIPARTIMENTO DI STUDI INTERNAZIONALI. STORIA, LINGUE, CULTURE Corso di Laurea in Lingue e Culture Straniere (L-11) La Haine di Mathieu Kassovitz: Parigi e la banlieue Relatore: Chiar.ma Prof.ssa MARGHERITA AMATULLI Tesi di laurea di: LUCIA ANTONELLA

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  • ANNO ACCADEMICO 2012-2013

    UNIVERSIT DEGLI STUDI DI URBINO CARLO BO DIPARTIMENTO DI STUDI INTERNAZIONALI.

    STORIA, LINGUE, CULTURE

    Corso di Laurea in Lingue e Culture Straniere (L-11)

    La Haine di Mathieu Kassovitz:

    Parigi e la banlieue

    Relatore: Chiar.ma Prof.ssa

    MARGHERITA AMATULLI

    Tesi di laurea di:

    LUCIA ANTONELLA

  • INDICE

    Introduzione ............................................................................................... 1

    1. La Haine nel contesto sociale e culturale

    1.1 La problematica sociale della banlieue .............................................. 4

    1.2 La Haine e il cinma de banlieue ...................................................... 8

    2. Il film: struttura, stile e personaggi

    Presentazione .............................................................................................. 13

    2.1 La Haine: struttura e parallelismi .................................................... 15

    2.2 I protagonisti: il black blanc beur trio .......................................... 19

    2.3 Il linguaggio e la scelta del bianco e nero ........................................ 23

    3. Analisi dei luoghi del film

    Introduzione ............................................................................................... 25

    3.1 Il rapporto banlieue/Parigi attraverso lanalisi delle tecniche

    narrative: la macchina da presa ed il sonoro .................................... 26

    3.2 La banlieue: spazi aperti e al margine .......................................... 32

    3.3 Parigi : gli spazi chiusi e lexclusion sociale ................................... 35

    3.4 La scena finale: il refrain modificato ............................................... 38

    Conclusioni ................................................................................................ 41

    Bibliografia ............................................................................................... 43

  • 1

    INTRODUZIONE

    Le Petit Robert, alla voce banlieue, riporta la seguente definizione:

    Ensemble des agglomrations qui entourent une grande ville et qui

    dpendent delle pour une ou plusieurs de ses fonctions1. Ancora pi

    interessante , secondo me, analizzarne letimologia, la quale, nella

    maggior parte dei casi, risulta di fondamentale importanza per comprendere

    appieno il significato che il termine assume nella lingua contemporanea per

    i locutori che ne fanno un uso quotidiano. Lorigine della voce risale al

    1185 e ci consegna la definizione di Territoire denviron une lieue autour

    dune ville sur lequel stendait le ban 2.

    Questa precisazione sul significato e letimologia del termine offre un

    primo spunto di riflessione su ci attorno a cui ruoter la mia tesi:

    ragionando sul significante, si pu capire, infatti, che La banlieue, cest

    comme son nom lindique laction dtre au ban du lieu, dtre banni du

    lieu qui compte3.

    La questione della banlieue estremamente attuale, importante e vasta;

    essa, infatti, pu essere esaminata sotto una molteplicit di aspetti: dal

    punto di vista sociologico, geografico, urbanistico/architetturale,

    etnico/razziale e culturale. questultimo il punto di vista che ho scelto di

    prediligere nel mio lavoro, dove cercher di approfondire tale delicato

    argomento attraverso il film che segna la nascita ufficiale della categoria

    del cinma de banlieue: La Haine. Uscito nel 1995, scritto e diretto da

    Mathieu Kassovitz, esso rappresenta uno dei capisaldi allinterno del

    genere cinematografico.

    1 P. Robert, Le Petit Robert 2012, Paris, Dictionnaires Le Robert, 2012, s.v. banlieue .

    2 Ibid.

    3 D. Sibony, Exclusion intrinsque , Cahiers du cinma, 493 (1995), p. 30. La banlieue , dunque, un

    luogo dellesclusione, di separazione rispetto alla vera e propria citt.

  • 2

    Sono entrata in contatto per la prima volta con La Haine durante il corso

    di Cultura Francese che ho seguito questanno: sono stata attratta sin da

    subito dal film, e pi in generale, dallargomento delle banlieues, di cui, in

    tutta onest, conoscevo poco niente prima dellinizio del corso.

    Il mio lavoro , quindi, suddiviso in tre parti: la prima sar dedicata ad

    una breve introduzione riguardante il contesto sociale e culturale in cui si

    sviluppa La Haine, la seconda ad unanalisi generale del film, con

    particolare attenzione rivolta alla struttura, alla trama ed ai personaggi ed,

    infine, nella terza ed ultima parte, focalizzer lattenzione sullanalisi dello

    spazio allinterno dellopera cinematografica.

    Ho sempre ritenuto che larte (e, quindi, tutte le varie forme attraverso

    cui pu essere espressa) e la realt siano collegate tra di loro in maniera

    indissolubile. Memore di insegnamenti passati, ho imparato a considerare e

    analizzare larte non come fine a se stessa, ma come il miglior specchio che

    unepoca possa avere. Di conseguenza, penetrare la complessit di un

    determinato periodo storico o di una particolare realt attraverso il racconto

    dellarte , secondo me, il modo pi rappresentativo per capire meglio la

    societ da cui essa nasce e da cui, al tempo stesso, prende le distanze.

    Lobiettivo di questa tesi quello di riuscire a far emergere, attraverso

    lanalisi dei luoghi che si succedono nella pellicola, la frattura sociale4

    esistente tra la citt e la banlieue. Ne La Haine il linguaggio geografico ed

    urbano diventa di fondamentale importanza per capire la contrapposizione

    tra queste due realt cos distanti e diverse, totalmente indipendenti luna

    dallaltra, le cui esistenze mai (o quasi mai) si intrecciano. Ci che

    caratterizza lessenza stessa di una metropoli (in questo caso specifico

    4 Frattura sociale unespressione coniata dal sociologo Emmanuel Todd e si riferisce a quella parte

    della popolazione, perlopi composta da immigrati, esclusa dal resto della societ e privata di alcuni

    diritti fondamentali, portando di fatto ad una rottura del tessuto sociale (cit. in G. Vincendeau, La haine,

    London, I.B.Tauris, 2005, p. 16). Tale espressione sar ripresa e utilizzata da Jacques Chirac nella sua

    campagna politica nel 2005.

  • 3

    Parigi) una dicotomia molto forte, quella che intercorre tra il centre e la

    pripherie: il film, lungi da qualsivoglia stigmatizzazione, mette bene in

    evidenza questo distacco, questa lontananza e assenza di comunicazione fra

    le due realt, cos diverse seppur vicine e confinanti geograficamente.

  • 4

    CAPITOLO I

    LA HAINE NEL CONTESTO SOCIALE E CULTURALE

    1.1 La problematica sociale della banlieue

    doveroso, in questa sede, fare un piccolo excursus sul significato del

    termine banlieue; nel corso del tempo, si verificata una graduale

    sovrapposizione (dovuta, forse, allambiguit e al carattere mutevole della

    definizione stessa di banlieue) tra la banlieue e la cit. Fino alla Seconda

    Guerra Mondiale il termine banlieue evoca un territorio semi-rurale fatto di

    campagne e villette5, ma a partire del Secondo Dopoguerra ci fu un rapido e

    violento cambiamento: il boom economico, i trente glorieuses (1945-1975)

    e una nuova grande ondata dimmigrazione portano alla costruzione

    massiccia e immediata di abitazioni precarie sia per gli immigrati (in gran

    parte di provenienza nordafricana) che per gli operai francesi, le

    bidonvilles6. A partire dalla fine degli anni 60 e linizio degli anni 70, le

    bidonvilles vengono pian piano sostituite (lultima ad essere demolita

    quella di Nizza) dai grands ensambles, abitazioni formate da un insieme

    banale di barres e tours capaci di ospitare da centinaia a migliaia di

    persone. Le habitations loyer modr (HLM), ospitando famiglie

    numerose in pochissimi metri quadri, diventano il fulcro di queste cits che

    saranno identificate, di l in poi, come quartiers sensibles caratterizzati da

    scarse e pessime condizioni igieniche e di vita.

    5 A partire dalla seconda met del XIX secolo, infatti, causa lo sviluppo della rete ferroviaria e una prima

    ondata di decentralizzazione industriale, vengono create nuove zone di popolamento caratterizzate dai

    pavillons, villette immerse nella natura, simbolo di un mondo antico e in via di estinzione

    [Cfr. J. Baldizzione, Y a-t-il une vie au-dla du priphrique?, Cahiers de la cinmathque, 59/60 (1994), p. 9]. 6 Agglomerati di casupole e baracche (in italiano diremmo baraccopoli) costruite per lo pi con

    materiali di recupero alla periferia di grandi agglomerati urbani.

  • 5

    Si assiste quindi, pian piano, ad uno slittamento di significato della

    parola banlieue; si passa cio da una definizione geografica (che

    inizialmente designava semplicemente un luogo fisico, cio lo spazio che

    circonda le grandi citt) ad una definizione sociologica: il significato di

    banlieue viene progressivamente fatto coincidere (causa anche limportante

    ruolo giocato dai media) con le cits HLM , nonostante esse rappresentino

    solamente una piccola parte di quella che oggi lattuale banlieue

    geografica di Parigi7.

    In Francia oggi si contano 751 zones urbaines sensibiles (ZUS)8 istituite

    dalla legge del 14 novembre del 1996: questa etichetta formalizza la

    nozione di quartier sensible, caratterizzato dalla presenza dei grands

    ensambles (o, comunque, da condizioni di habitat degradate) e dalla

    presenza di difficolt di vario genere che gli abitanti di questo territorio si

    trovano ad affrontare, prima fra tutte la disoccupazione. Questultima, in

    realt, una questione che tocca soprattutto gli immigrati della seconda

    generazione: infatti, gli immigrati che giungono in Francia, negli anni 50,

    provenienti dallAlgeria, dal Marocco e dalla Tunisia e, in seguito, negli

    anni 80, quelli provenienti dallAfrica subsahariana, dal Sud-est asiatico e

    dalla Turchia, costituiscono unenorme forza-lavoro che viene impiegata in

    lavori non specializzati allinterno delle tante fabbriche proliferate nelle

    periferie francesi. Sono, invece, i figli di questi immigrati a costituire la

    prima generazione di Beurs9 e blacks e saranno loro le principali

    vittime della disoccupazione (in opposizione allo sfruttamento capitalista

    che i loro padri subiscono durante il boom economico).

    7 Cfr. S. Puig, Enferms dehors: reprsentations de la banlieue dans les romans de Rachid Djaidani ,

    Formes urbaines de la cration contemporaine, 14 (2010), p. 182, http://www.ieeff.org/urbanitespuig.pdf

    (consultato il 25 novembre 2013). 8 http://sig.ville.gouv.fr/Atlas/ZUS/ (consultato il 25 novembre 2013).

    9 Beur una forma di verlan e significa arabe. Il termine viene utilizzato comunemente, in quanto , a

    tutti gli effetti, entrato a far parte del dizionario francese.

  • 6

    Il problema delle banlieues e delle rivolte urbane ad esso collegate inizia

    a manifestarsi a partire dalla fine degli anni 70: i problemi

    dellimmigrazione, della delinquenza giovanile e dellinsicurezza vanno

    pian piano a sostituire i problemi della generazione del 68, di quegli

    studenti che scesero nelle piazze a manifestare e scioperare, di quegli

    operai che occuparono fabbriche in nome della lotta di classe e della lotta

    contro lo sfruttamento ed il capitalismo. Lesclusione dalla societ, dalla

    vita urbana, le diseguaglianze sociali, la marginalit diventano i temi

    principali attorno cui la societ francese discute. La banlieue lontana,

    isolata, abbandonata e la rabbia e lodio crescono progressivamente. La

    noia diventa la realt principale e i giovani, tra lavoretti occasionali ed

    escamotage per sopravvivere, galrent10

    . Di pari passo, i conflitti tra i

    giovani e la polizia sono sempre pi frequenti, quasi quotidiani, e qualsiasi

    episodio est susceptible de dgnrer en un vritable guerre contre les

    flics11.

    Messa cos, la situazione sembra eccessivamente negativa e senza via

    duscita. La realt che non tutte le banlieues sono alla deriva, che non

    tutti i giovani sono dei delinquenti o dei drogati e che le cits non sono

    sempre luoghi malfamati. Sono state elaborate diverse politiche di ampio

    respiro per cercare di migliorare le situazioni abitative; numerose

    associazioni, enti locali, figure come assistenti sociali e pedagogisti cercano

    oggigiorno di interagire allinterno del territorio per stimolare la solidariet

    attraverso la promozione di luoghi di ritrovo, eventi sportivi e culturali. Il

    10

    Questo termine piuttosto ambiguo si sviluppa attorno agli anni 80 con le banlieues; non ha una definizione univoca e precisa, ma restituisce pi che altro lesperienza di vita quotidiana dei ragazzi delle banlieues, unesperienza che sembra non avere pi senso, fatta di noia, di un girovagare per le vie della citt senza uno scopo preciso, di lunghi periodi di ozio tra un lavoro e laltro, di delinquenza (cfr. F. Dubet, La galre: jeunes en survie, Paris, Fayard, 1987, p. 10). 7 F. Dubet e D. Lapeyronnie, Les quartiers dexil, Paris, ditions du Seuil, 1992, p. 8.

  • 7

    problema reale che queste iniziative sono molto limitate e sparse nel

    tempo e nello spazio, non vi n continuit n coerenza: esse, quindi, non

    sono certo in grado di nascondere il degrado generale. Esiste ormai, ed

    evidente, una rottura, una divisione allinterno della societ francese che

    genera tensione, razzismo e violenza.

    La pi grande e palese dimostrazione forse la Marche pour l'galit et

    contre le racisme, anche detta Marche des Beurs, svoltasi da ottobre a

    dicembre del 1983: essa designa la prima manifestazione nazionale di

    genere che, partendo da Marsiglia ed arrivando fino a Parigi, vede come

    protagonisti i giovani della seconda generazione dimmigrati che

    protestano contro il razzismo e le discriminazioni subite.

    Nonostante la Marche des Beurs sia stata una manifestazione pacifista, il

    clima delle banlieues si manterr costantemente su una linea di agitazioni e

    scontri pi o meno saltuari tra ragazzi e poliziotti, fino ad arrivare ad un

    anno, anzi, pi precisamente, ad un mese, molto particolare: nellaprile del

    1993 tre ragazzi (di origine straniera) vengono uccisi nel giro di pochi

    giorni per mano di poliziotti, tutti a causa di un proiettile in testa. Il 4 aprile

    Eric Simont, un ragazzo di 18 anni, viene ucciso a Chambry; il 6 aprile

    Makom M'Bowol, un ragazzo di 17 anni, viene ammazzato nella

    periferia di Parigi ed il giorno seguente, il 7 aprile 1993, Rachid Ardjouni,

    anche lui di 17 anni, viene ucciso Wattrelos12

    .

    Questa la situazione in Francia al momento dellelaborazione de La

    Haine; ho potuto fornire, di tale contesto, un quadro forse semplicistico e

    frutto di approssimazioni (dato che non sicuramente questa la sede adatta

    per unanalisi dettagliata storica o sociologica dei fatti), ma che, ad ogni

    12

    http://www.liberation.fr/france/1996/02/12/avril-93-un-mort-au-commissariat-le-policier-compain-est-

    juge-a-paris-pour-homicide-volontaire_163148 (consultato il 25 novembre 2013).

  • 8

    modo, spero riesca a restituire (almeno in parte) lidea della tesa atmosfera

    che pervade completamente le banlieues francesi.

    1.2 La Haine e il cinma de banlieue

    La banlieue, spazio autonomo e libero da qualsivoglia modello, inizia ad

    acquisire una propria identit culturale (che cambier notevolmente con il

    passare del tempo) attraverso le immagini che il cinema le fornisce.

    Fino agli anni Sessanta la banlieue viene raffigurata in maniera idilliaca: un

    luogo incontaminato, lontano dal rumore e dal frastuono della citt, una

    sorta di paradiso terrestre separato dal resto del mondo dove potersi

    rifugiare13

    . Poi, a partire dagli inizi degli anni Sessanta, le rappresentazioni

    della banlieue subiscono un radicale cambiamento, riflettendo cos i

    mutamenti relativi allarchitettura e alla popolazione14. Secondo Ginette

    Vincendeau, allinterno della sfilza di film sulla banlieue elaborati a partire

    da quegli anni, possono essere individuate, essenzialmente, due correnti:

    una di tipo estetica e laltra sociologica.

    Da un lato, nel primo caso, la banlieue esiste in quanto indice di

    modernit e pu essere rappresentata in maniera positiva o negativa a

    seconda del punto di vista dellautore. In questi film la banlieue fa

    principalmente da sfondo ai temi e ai problemi che interessano lautore e

    non costituisce un tema a se stante. Inoltre, lo stile utilizzato dal regista

    prevalentemente ricercato ed elaborato. In Deux ou trois choses que je sais

    delle (Godard, 1967), ad esempio, la ricercatezza dello stile data dalla

    dicotomia tra suono e immagine, e in Conte de printemps (Rohmer, 1990),

    13

    Alcuni film di stampo populista come Nogent, Eldorado du dimanche (Carn, 1929) o La Belle quipe

    (Duvivier, 1936) riflettono questa tendenza. 14

    Cfr. G. Vincendeau, op. cit., p. 20.

  • 9

    in cui lestenuante presenza della parola, nonch la forte cerebralit che

    caratterizza quasi tutti i personaggi di Rohmer, domina uno stile poco

    naturalistico.

    Alla corrente sociologica che Vincendeau identifica nella

    rappresentazione filmica della banlieue, invece, appartengono tutti quei

    film in cui la banlieue non costituisce solamente uno sfondo e una semplice

    ambientazione geografica, ma il vero e proprio tema centrale della

    narrazione. Narrazione che, oltretutto, caratterizzata da un approccio

    molto pi naturalistico, nonostante la grande variet di generi che

    attraversa, dalla commedia al genere drammatico.

    La svolta avviene a partire dagli anni Ottanta, quando si sviluppa un

    sotto-genere allinterno della tendenza sociologica citata: vengono

    prodotti un numero consistente di film che restringono lambientazione

    della banlieue esclusivamente alla cit e, quindi, ai suoi tratti caratteristici:

    la sterile architettura, la popolazione multietnica e i problemi sociali che ne

    conseguono. Alcuni esempi in tal senso sono Le Th au harem

    dArchimde (Charef, 1985), De bruit et de fureur (Brisseau, 1988) e

    Hexagone (Chibane, 1994).

    Tuttavia, questi film non vengono identificati sempre allo stesso modo:

    la critica parla di essi come di film di banlieue o film sulla banlieue. Il

    bisogno latente di categorizzarli e la riconoscenza condivisa di un genere

    emergente15

    vengono definitivamente alla luce con La Haine che,

    attraverso il suo forte impatto mediatico, d avvio alla nascita e allo

    sviluppo di un vero e proprio nuovo genere cinematografico allinterno del

    15

    Cfr. C. Milleliri, Le cinma de banlieue : un genre instable , Mise au point [En ligne], 3 (2011),

    p. 3, http://map.revues.org/1003 (consultato il 25 novembre 2013).

  • 10

    vasto panorama francese, il cinma de banlieue16

    . Un genere che viene

    etichettato (per la prima volta dopo il western) per la sua specificit

    geografica, piuttosto che narrativa, tematica o storica17

    .

    Nel 1995, oltre a La Haine, esce una serie di film che verranno tutti

    classificati con lespressione banlieue-film, come, ad esempio, Krim

    (Ahmed Bouchaala, 31 maggio 1995), tat des lieux (Jean-Frangois Richet,

    14 giugno 1995), Ra (Thomas Gilou, 28 giugno 1995) e Douce France

    (Malik Chibane, 22 novembre 1995). Ciononostante, letichetta di

    banlieue-film, che vediamo apparire per la prima volta sempre nel 1995 sui

    Cahiers du cinma18

    , non esente da problematizzazione, in quanto pi

    volte oggetto di critiche e discussioni e tuttoggi priva di una chiara

    definizione.

    A tal proposito, Thierry Jousse, attore e critico cinematografico

    francese, nellarticolo Le banlieue-film existe-t-il? in riferimento al

    cinma de banlieue scrive:

    Si lon voit tous ces films les uns aprs les autres, on comprendra qu'ils ne constituent pas du tout un mouvement esthtique et que chaque dmarche est

    rigoureusement diffrente. [...] Mais tous ces films ont pourtant en commun [...]

    d'inventer de nouveaux personnages, loin des codes trop rigides du cinma

    franais et de leur donner la parole; dans le meilleur des cas [...] larchitecture des

    films nat entirement de ces personnages et de leur langue.19

    Secondo Jousse, quindi, non si pu parlare ancora (nel 1995) di un

    vero e proprio movimento estetico, ma pi che altro del desiderio di

    diversi artisti di dar voce ad un insieme di personaggi che, fino ad ora,

    16

    Da notare come, anche in questo caso, si parli di cinma di banlieue e non, come sarebbe in realt pi

    appropriato, di cinma di cit: questo sottolinea e sostiene ci che ho anticipato nellintroduzione al capitolo, cio la sovrapposizione di significato tra i due termini banlieue e cit. 17

    Cfr. L. Moinereau, Paysages de cinma , Cahiers de la cinmathque, 59/60 (1994), p. 35. 18

    T. Jousse, Le banlieue-film existe-t-il? , Cahiers du cinma, 492 (1995), p. 37. 19

    Ibid., pp. 37-39.

  • 11

    non erano mai stati presi in considerazione dalla societ francese. Jousse,

    daltro canto, non nega lesistenza di film che avessero gi trattato, in

    precedenza, largomento delle periferie francesi, ma nota, allinterno di

    questo genere cos rapidamente evoluto, un nuova presa di coscienza da

    parte del cinema del suo ruolo politico20:

    Le cinma, malgr les limites qu'il a trop souvent tendance a s'assigner

    aujourd'hui, possde encore les moyens d'tre absolument contemporain, partir

    du moment o il cadre, claire, enregistre des corps, des langues, des mouvements

    indits.21

    La pubblicazione dellarticolo di Jousse ha un certo impatto sulla

    societ francese, poich da quel momento in poi che la categoria del

    cinma di banlieue prende forma a tutti gli effetti. Sia i critici che gli

    appassionati e frequentatori del cinema iniziano a considerare il genere

    in quanto tale, con una propria autonomia ed indipendenza, e ad

    identificare i film di banlieue con dei tratti precisi. Da un lato,

    lambientazione geografica (e cio le periferie di grandi agglomerati

    urbani francesi come Parigi, Lione o Marsiglia) e, dallaltro, la centralit

    di specifici personaggi. Questi protagonisti sono, nella maggior parte dei

    casi, giovani ragazzi arrabbiati, generalmente tra i quindici e i trentanni,

    spesso disoccupati e immischiati in giri di delinquenza o comunque in

    conflitto con la societ. Di conseguenza, il cinma de banlieue inizia ad

    essere associato con quei temi e quei problemi di carattere sociale che

    vengono affrontati nei film, nonch con la stessa vita di banlieue e tutto

    ci ad essa connesso: la disoccupazione, limmigrazione, la droga e gli

    20

    Ho qui inserito il termine politico tra virgolette per mettere in evidenza come esso sia usato non nel

    senso prettamente letterale (legato quindi ad unipotetica capacit del film di apportare cambiamenti allinterno della politica e della societ), ma in senso pi ampio, cio riferendosi alla societ attuale, alla contemporaneit. 21

    T. Jousse , op. cit., p. 39.

  • 12

    scontri con le figure rappresentanti lautorit dellistituzione, cio la

    polizia.

    Si viene cos a creare una nuova iconografia facilmente riconoscibile,

    che acquista ancor pi senso in contrapposizione allallora dominante

    iconografia urbana nel cinema francese, cio quella di Parigi.

    La Haine si pone allinterno di questo panorama in maniera piuttosto

    eccentrica: condivide liconografia tipica del cinma de banlieue e, quindi,

    si pone allinterno della linea sociologia per i temi trattati (la

    disoccupazione, la galre, la droga, gli scontri con le forze dellordine),

    lambientazione (la cit) ed i soggetti protagonisti (tre giovani ragazzi di

    origine immigrata), ma al contempo rifiuta lo stile naturalistico tipico di

    questi film, riprendendo e rielaborando molti elementi della cultura

    americana e collocandosi allinterno di una linea classica22.

    22

    Cfr. G. Vincendeau, op. cit., p. 23.

  • 13

    CAPITOLO II

    IL FILM: STRUTTURA, STILE E PERSONAGGI

    Presentazione

    Mathieu Kassovitz, sceneggiatore e regista de La Haine, nasce in una

    famiglia benestante, nonch da padre regista; inizia, quindi, ad affacciarsi

    al mondo del cinema sin da giovanissimo: a 17 anni lascia la scuola ed

    inizia a lavorare come assistente alla regia. Il suo primo lungometraggio

    Mtisse (1993), tra laltro simile sotto alcuni aspetti a La Haine a partire

    dal cast che il regista ripropone nel film successivo. Nonostante sia un film

    ben fatto, Mtisse non riscuote molto successo a livello commerciale,

    contrariamente a La Haine che si rivela essere un mainstream success23

    : il

    film rivela al mondo intero un nuovo autore, ma, al contempo, anche una

    nuova tematica, quella della banlieue. Il giovane ventottenne si aggiudica,

    cos, il premio per la miglior regia al 48 Festival di Cannes24

    .

    Kassovitz si posto il problema se lui, giovane regista bianco borghese,

    ricco ed altolocato, avesse o meno il diritto di rappresentare le minorit

    discriminate e marginalizzate delle banlieues. Egli stesso dichiara, in

    unintervista rilasciata a LExpress, che la scelta di installarsi e vivere, con

    la troupe ed il cast, per circa due o tre mesi nella cit dove viene girato il

    film (cit di La No, situata nel comune di Chanteloup-les-Vignes, ad una

    trentina di chilometri a nord di Parigi), in un piccolo appartamento di tre

    stanze, stata anche fatta per guadagnare un minimo di credibilit agli

    23

    Mainstream pu avere molteplici significati. Diciamo che in questo caso si riferisce al fatto che il film,

    quando usc, riscosse un seguito di massa. 24

    http://www.festival-cannes.fr/en/archives/1995/allAward.html (consultato il 25 novembre 2013).

  • 14

    occhi degli abitanti25

    . Infatti, con tutte le buone intenzioni di Kassovitz e

    del resto della troupe, pi che comprensibile il sentimento di diffidenza e

    risentimento degli abitanti nei confronti di questi estranei: in fin dei

    conti, il divario rimane incolmabile, poich loro sarebbero vissuti nel

    quartiere per due mesi, i banlieuesards per tutta la vita.

    Come accennato pocanzi, quello che attraversa le banlieues un clima

    molto teso e conflittuale: lidea de La Haine nasce, infatti, grazie ad un

    terribile fatto di cronaca che scuote lanimo del regista. Il 6 aprile 1993,

    Makom M'Bowol, un ragazzo di 17 anni di origine zairese, muore nel

    XVIII arrondissement di Parigi allinterno di un commissariato di polizia a

    causa di un colpo di arma da fuoco, partito per sbaglio dalla pistola che il

    poliziotto stava puntando in testa al ragazzo per intimidirlo. Kassovitz, in

    unintervista sulla rivista Positif, dichiara quanto segue:

    Quand Makom sest fait tuer dans un commissariat du XVIII arrondissement, je suis all aux manifs, qui se sont transformes en meutes. Je me suis dit : cest incroyable la journe dun mec qui se lve la matin et qui, le soir, se fait tuer. Ctait ce que je voulais raconter. 26

    Come pu un ragazzo svegliarsi la mattina e non sopravvivere fino al

    giorno seguente ? Come pu un ragazzo svegliarsi la mattina e immaginare

    di non arrivare al giorno successivo perch ammazzato da un poliziotto?

    Come pu un ragazzo sopravvivere a questo clima di ostilit nella

    banlieue? Questi sono gli interrogativi principali che potrebbero aver

    indotto il regista alla creazione del film. D'altronde, Kassovitz stesso

    dichiara che sapeva sin dallinizio come sarebbe andato a finire il film:

    tutto ci che accade in mezzo non altro che un interludio, una continua

    25

    Cfr. Lexpress, 11 maggio 1995, cit. in G. Vincendeau, op. cit., p. 15. 26

    T. Bourguignon, Y. Tobin, Entretien avec Mathieu Kassovitz , Positif, 214 (1995), p. 9.

  • 15

    escalation di tensione che culminer ed esploder solo negli ultimi secondi

    del film in una morte (o forse due?) decisamente preannunciata.

    2.1 La Haine: struttura e parallelismi

    La Haine caratterizzato dallassenza di una vera e propria storia, cio

    di un fil rouge che tenga insieme tutti gli avvenimenti che si susseguono

    allinterno di esso27. Ci che struttura il racconto la sola scansione del

    tempo ed proprio per questo motivo che lo spettatore accetta di vedere un

    film in cui non c una storia, come se fosse una sorta di reportage.

    La Haine segue, per quasi 24 ore, la vita di tre ragazzi di differenti etnie,

    Vinz, Hubert e Sad, che vivono nella cit di Muguets, allestrema periferia

    di Parigi.

    Il film si apre con unimmagine di repertorio di un ragazzo di spalle, solo

    e in piedi di fronte ad una schiera di poliziotti contro i quali urla Vous

    ntes que des assassins, vous tirez hein, cest facile hein, nous on a pas

    darme on a que des cailloux. Appare il titolo del film, seguito dai nomi

    dei tre attori protagonisti e dalla voce di Hubert che pronuncia, per la prima

    volta, quello che sar il refrain del film:

    Cest lhistoire dun homme qui tombe dun immeuble de 50 tages. Le mec, au fur et mesure de sa chute, il se rpte sans cesse pour se rassurer : Jusquici tout va bien. Jusquici tout va bien. Jusquici tout va bien. Mais limportant cest pas la chute, cest latterrissage.

    27

    Il regista, allintervistatore che gli chiede perch abbia scelto di strutturare il film in ore, risponde cos: Vous ntes pas en train de voir une histoire avec un fil rouge. Vous allez voir un vnement qui se passe sur un temps donn, il y a des heures, et il va se passer quelque chose une heure prcise (T.

    Bourguignon, Y. Tobin, op. cit., p. 11).

  • 16

    Una bomba molotov viene lanciata ed esplode su di un globo terrestre;

    subito dopo, iniziano a dispiegarsi una sessantina di immagini reali e

    documentaristiche raffiguranti dei violenti scontri tra i giovani della cit e

    la polizia, mentre Burnin and Lootin di Bob Marley fa da colonna sonora.

    Poliziotti schierati lungo una linea, una folla di ragazzi che lanciano sassi,

    bottiglie ed ogni genere di cosa che gli capiti sotto mano, auto che bruciano

    e persone che corrono in tutte le direzioni. Ancora, espliciti riferimenti alle

    vittime della polizia (e, in particolar modo, a Malik Oussekine e Makom

    MBowol): un cartello che dice Noubliez pas la police tue e

    CRS28=SS, una scritta su un muro Que justice soit faite pour Mako.

    Questa sequenza dapertura (che dura, in totale, cinque minuti e nove

    secondi) contiene, al suo interno, un gnrique (cio i titoli di testa) di

    quattro minuti e cinquantatre secondi in cui viene presentata quasi tutta

    lquipe del film. Tale gnrique, di una lunghezza spropositata, contrasta

    nettamente con la chiusa del film: i ringraziamenti ed i titoli di coda, infatti,

    durano solamente un minuto. Il regista, ovviamente, fa questa scelta in

    maniera consapevole: la suspense, nellultima scena, alle stelle (basti

    pensare allorologio che, per la prima volta, scandisce in tempo reale il

    passaggio di un minuto, dalle 6:00 alle 6:01), Vinz viene ucciso e lultimo

    sparo lascia intendere che forse anche Hubert morir. Una scena cruda,

    violenta, forte che lascia lo spettatore basito e senza parole e che non pu

    dilungarsi in ulteriori titoli di coda, che andrebbero altrimenti a smorzare

    tutta la tensione creata.

    Ritornando alla scena dapertura del film, possiamo notare che Kassovitz

    ci avverte, sin dal principio, della soglia sottile che separa la finzione dalla

    realt. Le immagini di repertorio, infatti, fungono da collegamento con

    28

    CRS una sigla che sta per Compagnies Rpublicaines de Scurit, cio il corpo della polizia

    nazionale francese con funzioni antisommossa e di protezione civile.

  • 17

    linizio vero e proprio del film: una giornalista ci dice che questo assedio

    (quello restituitoci da suddette immagini), durato quasi unintera notte,

    prende piede e si sviluppa in seguito al brutale pestaggio (entriamo ora

    nella finzione) da parte di alcuni poliziotti del sedicenne Abdel Ichah che, a

    causa dei maltrattamenti subiti, viene ricoverato durgenza in ospedale in

    stato comatoso (Abdel , perci, uno dei motori dellazione). Allinizio del

    film, quindi, lo spettatore proiettato allinterno della banlieue tramite due

    fonti principali: da una parte, il documentario riguardante i tafferugli

    notturni dei giovani con la polizia e, dallaltra, il resoconto della giornalista

    sulle rivolte tenutasi nella cit nella notte appena trascorsa.

    Dopo i titoli di testa, un orologio digitale informa lo spettatore che sono

    le 10:38 del mattino, la videocamera mette a fuoco la faccia di Sad, i suoi

    occhi sono chiusi, e si sente uno sparo. Quando Sad apre gli occhi, la

    telecamera segue il suo sguardo: tutto calmo nella cit, ma ci sono ancora

    i poliziotti in tenuta antisommossa che si aggirano per le strade. Sad decide

    di marcare il territorio e scrive sul camion della polizia lo slogan Baise la

    police seguito dal suo nome29

    . Conosciamo cos lidentit del primo

    protagonista, seguito a ruota dagli altri due, che saranno presentati da

    Kassovitz in modo originale. Lo spettatore legge il nome dei ragazzi, prima

    ancora di conoscerli, attraverso degli espedienti: quello di Sad, come

    appena detto, dalla firma sul camion, quello di Vinz dal nome inciso

    nellanello che indossa e quello di Hubert nella locandina riguardante il suo

    incontro di boxe30

    .

    29

    Quella del tag una pratica molto diffusa nella cultura hip-hop che permea la vita dei ragazzi di

    periferia. 30

    Kassovitz, in unintervista su Positif (T. Bourguignon, Y. Tobin, op. cit., p. 11), riguardo questa tecnica di presentazione, dichiara: a nous rappelle, quen fait, cest du cinma et pas du reportage. Egli, cos facendo, si rifa a Scorsese in Taxi Driver e, al contempo, vuole ricordare al pubblico che ci che sta

    raccontando, seppur molto verosimile, pur sempre finzione.

  • 18

    Il film, agli occhi di uno spettatore che lo guarda per la prima volta, pu

    apparire privo di una vera e propria struttura, come una serie di scene

    disconnesse in cui non succede mai nulla; al contrario, da unanalisi pi

    attenta e dettagliata, si evince esattamente lopposto, e cio che esso

    coerente e impostato in modo classico. La prima cosa che si pu notare il

    fatto che esso sia segnato da una dualit spaziale e temporale molto forte: le

    vicende che si svolgono di giorno nella banlieue e quelle che si svolgono di

    sera a Parigi. In seconda istanza, la narrazione caratterizzata da un aspetto

    ciclico: la violenza degli scontri che vediamo nella scena di apertura del

    film sotto forma di documentario rimanda alla violenza reale nelle

    banlieues e, al contempo, a quella che segna la fine dellintera vicenda31. Il

    film si apre con dei duri scontri nati in seguito ad una bavure policire (che

    vede coinvolto Abdel) e si conclude con unaltra (questa volta a discapito

    di Vinz e forse anche di Hubert), dando vita ad un sequenza senza

    soluzione di continuit: la morte di Vinz provocher, quasi sicuramente,

    unaltra serie di rivolte da parte dei banlieusards.

    Allo stesso modo, si pu mettere in evidenza un altro parallelismo:

    inizialmente, cessate le immagini del documentario e del telegiornale,

    odiamo uno sparo ed il primo personaggio che incontriamo un Sad ad

    occhi chiusi; tuttavia egli anche lultimo che vediamo nella scena di

    chiusa del film. Esso termina, infatti, proprio con un primo piano sul viso

    del ragazzo, il quale chiude gli occhi poco prima di udire lo sparo finale,

    ricongiungendosi cos alla scena iniziale (tanto per gli occhi quanto per lo

    sparo). Questa inquadratura s emblematica della figura che Sad incarna,

    nella misura in cui egli losservatore della storia, un testimone (cio colui

    che osserva i fatti pi esternamente rispetto agli altri personaggi e

    attraverso i cui occhi lo spettatore stesso esamina il film), ma essa

    31

    Cfr. G. Vincendeau, op. cit., p. 41.

  • 19

    rappresenta un ulteriore elemento rimandante alla circolarit del film. Sad,

    alla fine, chiude gli occhi per nascondersi, per scappare, per sottrarsi alla

    visione della crudelt, della brutalit e della morte che, per lennesima

    volta, gli si presentano davanti. Tuttavia, quello il suo mondo, il luogo in

    cui vive e dal quale non pu fuggire e, prima o poi, dovr comunque

    riaprirli ed affrontare la realt dei fatti: in tal senso, quegli occhi che alla

    fine del film si chiudono per evitare quellorribile scena sono gli stessi che,

    allinizio, si riaprono una volta udito lo sparo e cos via in un ciclo senza

    fine.

    Kassovitz non lascia nulla al caso; ogni particolare studiato e lo stile

    risulta complessivamente molto pulito. Tuttavia, sebbene vi sia una

    struttura ben delineata, ci che muove lazione effettivamente qualcosa di

    veramente debole: in conclusione, si pu affermare che tale narrazione,

    quella che sembra svilupparsi in modo relativamente arbitrario, ,

    effettivamente, lallegoria della vita frammentata, casuale e priva di senso

    dei protagonisti32

    .

    2.2 I protagonisti: il black blanc beur trio

    Il regista sceglie per La Haine degli attori poco conosciuti (sicuramente

    non delle star) che, fino ad allora, avevano sempre ricoperto ruoli

    secondari33

    . Kassovitz compie scelte molto interessanti: prima fra tutte, i

    protagonisti del film mantengono il nome reale degli attori che li

    interpretano e, in secondo luogo, gli attori in questione hanno unestrazione

    32

    Cfr. S. Sharma, A. Sharma, So Far So GoodLa Haine and the Poetics of Everyday, p. 107, http://www.academia.edu/3737955/So_Far_So_Good..._La_Haine_and_the_Poetics_of_the_Everyday

    (consultato il 25 novembre 2013). 33

    Due di loro, Kound e Cassel, recitano nello stesso Mtisse.

  • 20

    sociale molto simile a quella dei loro rispettivi personaggi. A parte Vincent

    Cassel, figlio darte proveniente da una famiglia benestante e con un

    background artistico, Hubert Kound e Sad Taghmaoui assomigliano

    maggiormente ai loro personaggi: Hubert proviene dal Benin, uno stato

    dellAfrica occidentale, ma nato e cresciuto in una periferia parigina

    (sebbene dichiari, in unintervista su France-soir, che la cit nella quale

    cresciuto non ha niente a che vedere con quella descritta ne La Haine34

    ) e

    Sad, dal canto suo, forse il pi vicino tra i tre al ruolo che interpreta,

    poich proveniente dallindigente Cit des 3000 che si trova a Aulnay-

    sous-Bois, a nord-est di Parigi.

    Veniamo ora al film. Vinz, Hubert e Sad sono, dunque, i tre personaggi

    principali, nonch amici inseparabili che vivono nella cit di Muguets.

    Tutto ci che li differenzia (il colore della pelle, la religione, letnia) serve

    solamente a rafforzarli: nonostante la distanza che c tra di loro, il fatto di

    appartenere e vivere nella stessa banlieue li unisce profondamente. La

    scelta di questo trio variegato dal punto di vista etnico sicuramente

    simbolica: rimanda alla multietnicit della Francia e pone anche il

    problema del razzismo (basti pensare al diverso trattamento riservato loro

    dai poliziotti a Parigi: Vinz, ebreo bianco, viene lasciato andare, mentre

    Sad e Hubert vengono portati in caserma, insultati ed umiliati). Il problema

    della razza, daltro canto, non entra in gioco allinterno del gruppo stesso.

    Essendo la differenza etnica un motivo di coesione per i ragazzi, si

    sottolinea, in questo modo, lo scopo dellautore, cio di far capire,

    attraverso il film, che Le problme nest pas entre les Arabes et les flics ou

    34

    Cit. in G. Vincendeau, op. cit., p. 10.

  • 21

    entre les Noirs et les flics, mais entre les mecs des quartiers et les

    flics35.

    I ragazzi della cit sono disoccupati, non studiano e le loro vite sembrano

    essere prive di un vero scopo. Essi galrent tutto il tempo, gironzolano,

    chiacchierano, escono, fumano senza mai avere una destinazione o un

    obiettivo preciso. Le loro vite mancano di una vera e propria struttura:

    lunico che sembra dare un senso alla propria esistenza Hubert che trova

    nella boxe36

    non solamente uno sport, ma un mezzo molto importante dove

    incanalare e sfogare la sua rabbia. Quando la palestra dove si allena

    regolarmente viene distrutta, egli subisce una perdita molto forte,

    unaggressione alla sua stessa identit, che si riflette nel poster strappato

    che lo introduce37

    . Hubert rappresenta anche il personaggio pi saggio,

    nonch la bussola morale del film, colui che cerca sempre di far

    ragionare i suoi amici, di metter pace tra loro, di calmarli. un tipo

    silenzioso, sembra essere il pi acculturato tra i suoi compagni (ripete pi

    volte di essere andato a scuola) e, in assenza della figura del padre, lui

    che si occupa economicamente della sua famiglia. Hubert pacato e

    razionale; non a caso, lui che dice a Vinz che La haine attire la haine.

    Paradossalmente sar proprio lui, alla fine, a premere il grilletto e sparare

    contro il poliziotto. In tal modo, il messaggio che si evince che anche

    Hubert, in seguito alle bavures a discapito prima di Abdel e di Vinz dopo,

    decide deliberatamente di usare la violenza. Una violenza che non

    irruenta, rabbiosa, frutto dellistinto, ma, piuttosto, una violenza ponderata

    che vuole vendicare i suoi due amici morti. Una violenza necessaria.

    35

    S. Blumenfe e S. Kaganski, Le Clash : Matthieu Kassovitz, Les InRocks, 31 maggio 1995, http://www.lesinrocks.com/1995/05/31/cinema/actualite-cinema/le-clash-matthieu-kassovitz-11222121/

    (consultato il 25 novembre 2013). 36

    La boxe lo sport caratteristico di molti film americani incentrati sulla figura maschile, in particolare i

    film di gangster, ma anche un motivo ricorrente nella letteratura e nella filmografia della banlieue. 37

    Cfr. G. Vincendeau, op. cit., p. 62.

  • 22

    Dallaltra parte abbiamo Vinz, completamente agli antipodi, dal carattere

    impulsivo, desideroso di vendetta sin dallinizio, violento, irascibile e

    imprevedibile (Vinz dice apertamente di voler uccidere un poliziotto nel

    caso in cui Abdel dovesse morire). In una scena iniziale, al 930, Vinz

    imita addirittura Travis Bickle (interpretato da Robert de Niro) in Taxi

    Driver, pronunciando davanti lo specchio la famigerata battuta Cest

    moi que tu parles?. Dal momento in cui Vinz ritrover la pistola persa dal

    poliziotto nel caos della sera precedente, egli diventa un personaggio

    pericoloso ed instabile.

    Infine ritroviamo Sad, il pi neutrale allinterno del trio. Egli proviene

    dalla cultura beur, in quanto figlio di immigrati magrebini (anche se in

    realt il suo ambiente familiare lunico di cui il pubblico non viene a

    conoscenza). Il ragazzo, allinizio del film, non identificato con alcun

    elemento particolare come nel caso di Hubert (la boxe) o Vinz (la pistola);

    probabilmente, ci che lo contraddistingue lutilizzo del linguaggio che

    diventa funzionale alla sua stessa esistenza. Sad un testimone, un

    osservatore ed, al contempo, smodatamente loquace: egli, attraverso

    sproloqui e numerose battute, si distingue e cerca di farsi ascoltare.

    Allinizio del film lui che scrive Baise la police sulla camionetta della

    polizia seguito dalla sua firma ed ancora lui, quando se ne vanno da

    Parigi, che modifica la scritta Le monde est vous in Le monde est nous.

    Questa correzione una presa di parola: gli autori del messaggio diventano

    i destinatari e la promesse sest mtamorphose en revendication38. Il

    linguaggio larma di Sad.

    38

    C. Vass, La haine , Positif, 214 (1995), p. 7.

  • 23

    2.1 Il linguaggio e la scelta del bianco e nero

    La lingua parlata nella banlieue una lingua che fa rumore per farti

    svegliare39; una lingua irrefrenabile e onnipresente, al limite del reale,

    che d ritmo e velocit ad una struttura apparentemente incompatibile,

    quella dellimmobilit e dello stallo dei corpi dei parlanti40. Questultimi

    parlano in modo schietto, spesso scurrile e volgare ed utilizzano molto il

    verlan (cio quella particolare forma di linguaggio gergale caratterizzata da

    parole nuove ottenute mediante linversione delle stesse sillabe che

    compongono la parola di base). un linguaggio carico di significato,

    seppur nella sua difficolt di riuscire a comunicare realmente qualcosa :

    Ce sont plutt des gestes sonores, des gesticulations criantes, a ne dit rien

    et a donne limpression de frler lindicible, car a veut dire et a ne peut

    pas41. Questa lingua incarna perfettamente il modo di esprimersi dei

    ragazzi della banlieue: costituita principalmente da gesti sonori pi che da

    parole e vuole comunicare lurgenza della situazione, pur non potendo.

    Se Kassovitz, con questo linguaggio, conferisce al film una forte

    impronta naturalistica e realistica, daltro canto va in direzione

    completamente opposta con la scelta del bianco e nero. Esso rinvia,

    certamente, allo stile documentaristico, alla Nouvelle Vague, al cinma

    vrit e al Neorealismo, ma girare un film in bianco e nero nel 1995

    costituisce, soprattutto, una dichiarazione anti naturalistica da parte del

    regista: il film non vuole sostituirsi alla realt, n tantomeno spacciarsi per

    un documentario42

    , ma, al contrario, ricordare allo spettatore che ci che si

    39

    G. Nazzaro, Lodio , Cineforum, 348 (1995), p. 82. 40

    Ibid., p. 82. 41

    D. Sibony, Exclusion intrinsque , Cahiers du cinma, 493 (1995), p. 30. 42

    Kassovitz stesso dichiara in unintervista: It is a sophisticated work of fiction, not a documentary on the life of the cits. Cfr. V. Rmy, Interview with Mathieu Kassovitz , Tlrama, 31 Maggio 1995, cit. in G. Vincendeau, op. cit., p. 14.

  • 24

    sta guardando , e rimane comunque, un work of fiction (una storia

    inventata). Il virtuoso bianco e nero infonde al film unaura particolare e lo

    rende cos vivo da sembrare a colori. Ad esempio, certe scene, come le

    riprese dellarchitettura nella cit o quella di Hubert mentre si sta allenando

    nella palestra distrutta, sono rese particolarmente belle proprio dai giochi di

    luce sul bianco e nero.

    Kassovitz gioca molto sul confine, labile, tra naturalistico e anti

    naturalistico e lo si evince dal linguaggio (che s fortemente realista, ma,

    come nel caso del racconto del bambino dello scherzo della Candid

    Camera, diventa cos parossistico da sembrare surreale) e dal bianco e nero:

    esso rinvia allessenzialit della materia scabrosa raccontata (e, quindi, alla

    cruda realt), ma al contempo ne prende le distanze esteticamente43

    .

    43

    Cfr. G. Vincendeau, op. cit., p. 50.

  • 25

    CAPITOLO III

    ANALISI DEI LUOGHI DEL FILM

    Introduzione

    La Haine costruito in maniera simmetrica: la prima parte, che va dalle

    ore 10:38 alle 18:22, si svolge interamente nella cit di Muguets, mentre la

    seconda parte del film, nonch della giornata, dalle 18:22 alle 06:00 (ora in

    cui i ragazzi rientrano nella cit), si sviluppa a Parigi. Questa struttura

    diametralmente opposta sottolinea, sin da subito, il contrasto e la distanza

    fra le due parti del film, tanto a livello tematico quanto tecnico.

    Nella prima parte, infatti, il film caratterizzato da un ritmo abbastanza

    lento, con una trama poco ricca di eventi e delle precise tecniche narrative

    che riflettono perfettamente il rapporto dei ragazzi con la loro banlieue. A

    Parigi, al contrario, il ritmo si fa pi serrato, i protagonisti si troveranno ad

    affrontare una serie di disavventure e, parallelamente, anche le tecniche

    narrative cambiano per adattarsi al nuovo contesto e alla nuova relazione

    che intercorre tra i ragazzi e il luogo in cui si trovano.

    La prima met del film, una delle tante giornate nella banlieue, segnata

    da alcuni fatti salienti: un ragazzo gravemente ferito da un poliziotto ed ora

    in stato comatoso, Abdel, una pistola persa da un agente negli scontri con i

    ragazzi della cit nella notte scorsa e ritrovata da Vinz e, infine, una visita

    in ospedale dei tre protagonisti allamico malato (visita che, oltretutto, non

    andr a buon fine44

    ). Poi c un movente, una svolta: Sad deve raggiungere

    un certo Asterix, un ragazzo che abita a Parigi e che gli deve dei soldi.

    Questo tassello molto importante in quanto funge da collegamento tra le

    44 Approfondir questo argomento nel paragrafo 3.2.

  • 26

    due parti del film: lespediente che fa intraprendere ai ragazzi il viaggio

    verso la citt.

    Il viaggio verso Parigi non rappresenta solo un mero movimento fisico; i

    chilometri che separano la cit dalla citt non sono molti, ma la differenza

    fra queste due realt infinita. Per andare dalla cit al centro, i ragazzi si

    muovono con il treno, simbolo gi esso stesso di uno spostamento

    impegnativo. Questo percorso si carica, quindi, di una moltitudine di

    significati simbolici. Un treno che collega due realt vicine fisicamente ma

    lontanissime mentalmente: da un lato una periferia disagiata, fuori dal

    mondo, priva delle condizioni imprescindibili per una vita felice ma che

    anche, al contempo e paradossalmente, lunica possibilit di una vita

    reale; dallaltro, Parigi, una citt caotica, che viaggia veloce, che non

    aspetta nessuno ma che, allo stesso modo, offre molte opportunit.

    Opportunit ovviamente precluse ai banlieusards.

    3.1 Il rapporto banlieue/Parigi attraverso lanalisi delle tecniche

    narrative: la macchina da presa ed il sonoro

    La Haine un film che conferisce particolare importanza al rapporto che

    intercorre tra i protagonisti e gli spazi nei quali essi, di volta in volta, si

    trovano. Si pu, infatti, notare come lautore non dia molto spazio alla

    questione delle differenze etniche (che , solitamente, un tema abbastanza

    sviscerato nei film di banlieues), ma si preoccupa fortemente, invece, di

    riuscire a trasmettere quella sensazione di agitazione ed inquietudine legata

    alla presenza dei corpi, cio al fatto di stare e di essere in un determinato

    luogo. I corpi, attraverso i loro movimenti, il loro modo di appropriarsi

    dello spazio che li circonda assumono, prima nella cit e poi in centro a

  • 27

    Parigi, significati e caratteristiche differenti. E ci che permette al regista di

    riuscire ad esprimere questi concetti al meglio , anche e soprattutto,

    lutilizzo di determinate tecniche cinematografiche che cercher di

    analizzare.

    La prima parte del film, che, ribadiamo, si svolge nella cit45

    ,

    caratterizzata dalla presenza di ben diciotto inquadrature lunghe pi di 45

    secondi contro le otto della seconda parte e, ancor pi impressionante, dieci

    inquadrature lunghe pi di 1 minuto nella sezione riguardante la cit contro

    solamente una nella parte di Parigi. Queste inquadrature con una durata

    consistente (da tenere a mente che la lunghezza media di uninquadratura

    nei film americani oscilla tra i 3 e i 6 secondi, mentre quella de La Haine

    di 15 secondi46

    ) vengono definite, cinematograficamente parlando, piani-

    sequenza: si tratta di una tecnica che rifiuta il montaggio (cio la

    frammentazione narrativa) per prediligere il flusso narrativo. Le

    inquadrature tendono ad essere molto ampie e la narrazione, essendo

    concepita in profondit, fa confluire allinterno del campo visuale una

    molteplicit di piani. Il film zeppo, soprattutto nella prima sezione, di

    questi piani-sequenza che vanno a valorizzare i luoghi in cui si svolgono le

    azioni, la continuit narrativa e linterazione tra i personaggi e gli spazi.

    Troviamo un primo esempio significativo al 1032; qui Vinz e Sad

    entrano nella palestra devastata e trovano Hubert che si sta allenando

    contro il sacco. Ununica inquadratura accompagna i due ragazzi

    nellingresso e permette allo spettatore di scoprire il luogo (e i segni degli

    scontri) insieme agli stessi personaggi, senza interruzioni, come se il regista

    volesse filmare la realt nella sua immediatezza. Come accennato sopra a

    proposito del linguaggio e del bianco e nero, al solito, anche qui, troviamo

    45

    Utilizzo cit e banlieue, in questa sede, come termini interscambiabili. 46

    G. Vincendeau, op. cit., p. 50.

  • 28

    degli elementi che contraddicono questa realistica immediatezza. Il piano-

    sequenza , difatti, molto geometrico e realizzato con una steadicam47

    : la

    macchina da presa si muove intorno ai personaggi in modo fluido,

    continuo, ripulito, direi piacevole. Anche la luce contribuisce a creare

    questo effetto di sinuosit: essa molto coerente e curata. Hubert, in

    particolare, bene illuminato (tanto da ricordare De Niro in Toro

    scatenato) e la bellezza del suo corpo e dei suoi movimenti viene

    accentuata ancora di pi dal ralenti che Kassovitz aggiunge in questa

    scena.

    Subito dopo troviamo un altro piano-sequenza, forse il pi interessante

    in assoluto, che inizia al 1220 e che si protrae fino al 1414: la

    sequenza pi lunga sia in termini temporali (un minuto e 54 secondi) che

    spaziali. La scena inizia seguendo, da dietro, tre poliziotti che si stanno

    dirigendo verso Hubert, Vinz e Sad; in questo momento, non vedendo le

    facce dei poliziotti che sono di spalle, essi risultano uniformi e indistinti

    (considerato che indossano le divise), mentre, al contrario, i tre ragazzi che

    stanno camminando frontalmente verso lo spettatore, si distinguono,

    ognuno, per la loro peculiare diversit. Questa sequenza potrebbe,

    metaforicamente, rappresentare lidea dello scontro tra i ragazzi, giovani e

    con una forte personalit, ed i poliziotti, omogenei tanto nella divisa quanto

    nel pensiero. La macchina da presa, senza mai staccarsi, abbandona i

    poliziotti e continua a seguire i protagonisti mentre camminano per le

    strade. La ripresa in profondit di campo e, quindi, ogni dettaglio

    mantenuto a fuoco: il contesto, la strada, il muro, ogni cosa in evidenza.

    Quando i tre ragazzi salgono la rampa di scale, Hubert si stacca dagli altri e

    si avvicina ad un tizio con il quale scambia poche parole e la sua merce. La

    47

    un supporto meccanico, su cui pu essere montata una macchina da presa, o una telecamera,

    sostenuto dall'operatore per mezzo di un sofisticato sistema di ammortizzazione agganciato ad un

    "corpetto" indossabile. Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Steadicam (consultato il 25 novembre 2013).

  • 29

    conversazione di Hubert e del ragazzo, sebbene siano in primo piano,

    percepita solamente in lontananza, mentre si odono chiaramente Vinz e

    Sad discutere. Le posizioni vengono contraddette dal sonoro: sentiamo le

    parole dei due pi lontani e non quelle di Hubert e dello sconosciuto.

    Ancora una volta, il regista ci conferma di aver voluto adottare un stile

    palesemente narrativo, non naturalistico, manipolando in modo dichiarato

    limmagine. Immagine che, tra laltro, resa ancor pi nitida e pulita da un

    gioco visivo che si crea sullo schermo: al momento dello scambio della

    droga tra i due in primo piano, le loro mani si avvicinano andando a

    riprodurre, fedelmente, il famoso dettaglio delle mani che si incontrano ne

    la Creazione di Adamo, raffigurato sullo sfondo del muro48

    .

    Altro aspetto tecnico degno di nota il suono: nella cit, esso proviene

    da ogni dove. Laudio completamente stereofonico e ci permette di far

    confluire, nello schermo, una grande densit di suoni, voci, rumori e

    musiche che arricchiscono e fanno da sottofondo ai vari dialoghi. La cit

    risulta complessivamente rumorosa, il linguaggio diventa flebile e debole

    in confronto alle intensit sonore che matrialisent larrire-fond sonore

    de la cit49. Entrambe le tecniche, del piano-sequenza e del sonoro in

    stereo, contribuiscono a restituire lo stesso significato. Esse, infatti, non

    fanno altro che cercare di far rientrare sulla pellicola tutto ci che accade

    realmente in quel preciso istante, dal tempo, allo spazio, al suono.

    Lobiettivo quello di descrivere la realt nella sua interezza, senza

    omettere nulla (anche se, paradossalmente, non c nulla da omettere nella

    cit) e creare, cos, un effetto naturalistico. Cos come naturale la

    presenza dei tre ragazzi nella banlieue: qui i loro corpi sono liberi (non

    completamente, ma diciamo comunque che questo il loro luogo, il loro

    48

    Cfr. G. Vincendeau, op. cit., p. 51. 49

    O. Mongin, Regarde-les tomber , Esprit, Agosto (1995), p. 180.

  • 30

    spazio) di esprimersi, di camminare, vagare. Sono loro stessi. Non devono

    fingere, tutti si trovano in quella situazione, in quella precisa banlieue e

    nessuno deve nascondere qualcosa o pretendere di essere qualcuno di

    diverso.

    I movimenti della macchina da presa ampi, i piani-sequenza, luso del

    travelling, e laudio stereofonico esprimono, allunisono, che i personaggi

    sono perfettamente integrati nel contesto nel quale si muovono.

    Al contrario, nella seconda parte del film che si svolge in centro a Parigi,

    le tecniche cambiano radicalmente: il sonoro diventa monofonico, lquipe

    viene drasticamente ridotta50

    e i piani-sequenza diminuiscono

    notevolmente. Anche la lunghezza focale cambia, tant che lo stesso

    Kassovitz dichiara in unintervista che : Ce que je voulais mais qui est

    difficile tenir -, cest que dans la cit on soit en trs courtes focales, pour

    bien intgrer les gens aux dcors, et Paris en longues focales, pour

    pouvoir dtacher le fond et vraiment les avoir, eux51. Il regista ha, quindi,

    prediletto la profondit di campo (attraverso lutilizzo di focali corte) per la

    ripresa dei personaggi nella cit cosicch essi risultino il pi integrati

    possibile con lo spazio circostante, mentre, a Parigi, la scelta di focali pi

    lunghe gli ha permesso di creare leffetto esattamente contrario, cio quello

    di distaccare i personaggi dallambiente. Questa tecnica ben illustrata in

    un momento molto importante del film, e cio allarrivo dei tre ragazzi in

    citt. Al 4744 il regista ci presenta i protagonisti che fanno il loro

    incontro con Parigi attraverso leffetto vertigo: esso, attraverso la

    combinazione di una zoommata in avanti e di una carrellata indietro,

    modifica sensibilmente le modalit di ripresa della scena, cambiando il

    rapporto tra i piani narrativi. In questo caso, Vinz, Hubert e Sad,

    50

    T. Bourguignon, Y. Tobin, op. cit., p. 10. 51

    Ibid.

  • 31

    inizialmente in primo piano, vengono progressivamente schiacciati contro

    uno sfondo che va man mano sfocandosi, diventando quasi impercettibile.

    Leffetto, in questo caso, esattamente contrario a quella ricercato nella

    cit: la citt che va scomparendo allarrivo dei ragazzi altro non che

    unallegoria del difficile impatto della citt sugli stessi. Parigi scivola via,

    diviene indefinita, sfocata, accentuando, in questo modo, la solitudine dei

    ragazzi ed il loro isolamento rispetto allambiente circostante.

    In netta contrapposizione con linquadratura parigina appena descritta, al

    39 circa troviamo un altro impressionante movimento di camera che

    evidenzia, ancor di pi, la dialettica tra cit/ville. Attraverso un piccolo

    elicottero telecomandato di una specializzata troupe belga52

    , assistiamo ad

    una fantastica ripresa in cui la banlieue viene letteralmente sorvolata,

    mentre la musica proveniente dalla finestra del Dj accompagna il tutto. La

    telecamera si fa strada, faticosamente, tra gli edifici HLM della cit per,

    riuscire, alla fine, a trovare uno spazio vuoto nel cielo dal quale sembra

    innalzarsi. Metaforicamente, questo finale di scena potrebbe rappresentare

    un invito per i ragazzi della banlieue a credere nei propri sogni, a non

    abbandonare le speranze e lanciarsi nel vuoto, pur con il rischio di cadere e

    farsi male; daltronde, almeno apparentemente, sembra che qui, nel cielo

    della banlieue, non ci siano dei confini o dei limiti imposti, nulla che possa

    ostacolare il passaggio.

    Concludendo, dallanalisi di queste scene, che sono tra le pi

    significative dal punto di vista tecnico, possiamo affermare che i ragazzi, a

    Parigi, risultano essere spaesati, sovrastati e schiacciati da una citt pi

    grande di loro; lincontro con la stessa citt disillusorio sin dal primo

    momento e the sense of alienation they feel in the central hegemonic

    52

    Ibid.

  • 32

    space of the city53 evidente. Contrariamente, nella periferia in cui

    vivono, per quanto inospitale essa sia, i ragazzi riescono comunque a

    mantenere un rapporto con lambiente circostante, a essere ben integrati, a

    sviluppare una certa confidenza con gli spazi e muovervisi facilmente. Nel

    bene o nel male, sono a casa, al sicuro.

    3.2 La banlieue: spazi aperti e al margine

    Per prima cosa, doveroso ricordare che la banlieue innanzitutto uno

    spazio multietnico: nel film ci rappresentato e, estremamente

    semplificato, dalla presenza del trio che composto, come sappiamo, dai

    tre ragazzi di etnie differenti. Tuttavia, come avevamo detto in precedenza,

    letnicit non una questione estremamente importante, ma lo , invece, il

    tema dellesclusione sociale. I ragazzi, infatti, nonostante intrattengano una

    relazione intima e dinamica con lo spazio della banlieue, trascorrono il loro

    tempo in luoghi marginali, che rappresentano una sorta di limbo: i tetti, i

    cortili, i seminterrati sono spazi indefiniti, senza un vero e proprio confine,

    legati ad un senso di incertezza e di sospensione54

    . Sul piano visivo e

    dellorganizzazione spaziale, ci si trova spesso in alto (sui tetti) o,

    allestremit opposta, in basso (nei garage o seminterrati). Come se, in un

    certo senso, fosse troppo pericoloso o difficile, per i ragazzi, vivere ad

    unaltezza normale, de prendre pied sur le sol de la cit, hauteur

    humaine55. Ad esempio, quando i protagonisti si trovano nel desolato

    parco giochi cosparso di siringhe o, alla fine, nella piazza della cit -quella

    53

    W. Higbee, Screening the 'Paris': cinematic represantions of the French urban periphery in La

    Haine and Ma 6-T Va Crack-er , Modern & Contemporary France, 9 (2001), p. 201,

    http://www.scribd.com/doc/114347607/Screening-the-Other-Paris (consultato il 25 novembre 2013). 54

    La vaghezza dei luoghi che frequentano riflette, ancora una volta, lindeterminatezza delle loro vite. 55

    O. Mongin, Regarde-les tomber , Esprit, agosto (1995), p. 173.

  • 33

    in cui i volti imperturbabili di Baudelaire e Rimbaud sono disegnati a

    decoro di alcune pareti- succede sempre qualcosa (la chiamata proveniente

    da unauto nel primo caso, larrivo della polizia nel secondo)56.

    La cit, inoltre, sembra essere completamente priva di locali o ritrovi

    pubblici, quali bar, circoli ricreativi, cinema o qualsiasi altro tipo di posto

    che possa assicurare dei momenti di confronto e mediazione tra coetanei e

    non. I ragazzi, di conseguenza, sono costretti a vivere in luoghi di stallo, in

    cui non fanno mai nulla, eccetto passeggiare, vagare, raccontarsi storie o, al

    massimo, fuggire dalla polizia. E dal momento che i tre amici non hanno

    una propria esistenza fisica allinterno della banlieue, essi cercano di

    trovare uno spiraglio di libert (sempre dal punto di vista spaziale) in

    luoghi differenti, che veri e propri luoghi non sono (quali, appunto, i tetti o

    i seminterrati).

    Analizzando la prima parte del film, infatti, possiamo verificare che la

    maggior parte delle scene ha luogo nei suddetti spazi appena descritti:

    quando Vinz mostra a Hubert e Sad la pistola che ha ritrovato la sera

    precedente in seguito agli scontri, essi si trovano in un garage, nel

    sottosuolo. In questo luogo di frontiera, al buio, fuori dalla vera e propria

    realt, fuori dal controllo della polizia e lontano da sguardi indiscreti, sono

    al sicuro. Nessuno pu controllarli. Cos come sembrano essere

    indipendenti e incontrollati sul tetto di una torre HLM: allinizio del film, al

    quattordicesimo minuto circa, i tre amici salgono su un tetto dove sono gi

    radunati una quarantina di altri ragazzi. C la musica, chiacchierano e

    scherzano, mangiano merguez57

    : un vero e proprio momento di

    congregazione, incontro e di scambio che avviene, appunto, su un luogo

    tanto strano quanto emblematico, il tetto. Questo spazio una zona

    56

    Ibid., p. 173. 57

    Un piatto tipico del Maghreb consistente in delle salsicce molto piccanti.

  • 34

    indipendente, temporaneamente fuori dal controllo della polizia o dallo

    sguardo ossessivo dei media. Tuttavia, pochi minuti dopo il loro arrivo,

    giungono dei poliziotti della CRS a porre fine alla festa. Le forze

    dellordine tentano, di fatto, di riportare i ragazzi gi nella cit, dove il

    loro comportamento pu essere monitorato molto pi facilmente: si tratta di

    un vero e proprio meccanismo istituzionale del controllo territoriale58

    .

    Il territorio urbano della banlieue stato concepito e realizzato in modo

    schematico, semplice, ordinato, in modo da tale da massimizzare la

    capacit di tenere continuamente sotto controllo i suoi abitanti. I

    banlieusards sono consapevoli di essere schiavi di unarchitettura che una

    prigione. Essi abitano un territorio di cui non sono gli autori. Lo abitano

    e sono continuamente tenuti sotto stretta sorveglianza da chi quel tessuto

    urbano lha ideato. Cos, in questo contesto, i ragazzi della banlieue

    cercano di ovviare a questo processo, di rifuggire il controllo e ritagliarsi,

    allinterno della banlieue, delle zone autonome, indeterminate, intaccate,

    non ancora raggiunte dallistituzione59. Sono in queste zone al limite della

    socialit, quindi, che i protagonisti del film cercano di ottenere

    quellesistenza fisica che la banlieue nega loro.

    Non un caso che lunico luogo pubblico (chiuso) nel quale i ragazzi si

    addentrano in questa prima parte del film, cio lospedale, li rifiuti: i tre

    amici vengono, ancora una volta, sbattuti fuori dai poliziotti. I soli spazi

    chiusi con i quali i ragazzi riescono a relazionarsi sono le loro case (e

    quella del loro amico Darty). Anche se il regista non si sofferma molto

    allinterno dei focolari domestici, lo spettatore, entrando nelle case di Vinz

    e Hubert, viene a conoscenza di alcuni fatti salienti, come, ad esempio,

    58

    Cfr. A. Fielder, Poaching on Public Space: Urban Autonomous Zones in French Banlieue Films in Cinema and the City: Film and Urban Societies in a Global Context, p. 280. 59

    Il concetto di autonomous zones citato in A. Fielder, op. cit., p. 280.

  • 35

    lassenza della figura paterna allinterno delle loro famiglie (ed Hubert,

    come accennato prima, a prendersi cura della madre e delle sorelle). Sia la

    famiglia di Vinz che quella di Hubert, quindi, sono composte

    essenzialmente da donne: da anziane donne che simboleggiano la memoria

    ormai vacillante e difettosa (la nonna di Vinz) a madri solitarie costrette a

    sgobbare (la madre di Hubert) a giovani ragazzine tenute lontano dalla

    strada e desiderose di riuscire a scuola.

    3.3 Parigi: gli spazi chiusi e lexclusion sociale

    Laspettativa che i tre ragazzi hanno della citt viene disillusa sin dal

    primo momento. Limpatto con Parigi violento, cos come violenta la

    stessa citt: una realt completamente differente dalla banlieue, piena di

    luci e di auto in perenne movimento. Gi nella banlieue vi era un clima di

    violenza e aggressivit: nella metropoli tutto ci amplificato, la durezza

    della citt cresce in maniera proporzionale alle sue dimensioni. Ogni

    tentativo dei protagonisti di relazionarsi con il territorio parigino votato

    allchec, al fallimento: Parigi, attraverso gli spazi che la rappresenta,

    sembra non volere accettare i banlieuesards, anzi li respinge

    completamente, li esclude con brutalit.

    Qualsiasi cosa essi facciano o dicano, viene, di l a poco,

    paradossalmente negata e ribaltata: ad esempio, dopo che i ragazzi

    chiedono ad un poliziotto informazioni su un indirizzo (quello della casa di

    Astrix), Sad afferma: Ils sont polis, les keufs, ici!. Giudizio piuttosto

    affrettato ed erroneo, dal momento che, usciti dalla casa di Astrix (che si

    riveler essere un pazzo cocainomane), i ragazzi (tranne Vinz che, forse

    grazie alla sua pelle bianca, riesce a fuggire) saranno fermati e portati in

  • 36

    caserma. Qui ha luogo un terribile interrogatorio che ricorda molto quello

    del giovane Makom MBowol, tranne per la tragica conclusione che, nel

    film, in realt solo rimandata. In questa scena, abbiamo due poliziotti che

    minacciano e maltrattano, sia verbalmente che fisicamente, Sad e Hubert

    che sono legati a due sedie, mentre un giovane poliziotto alle prime armi

    osserva per imparare il mestiere. Il crimine compiuto dai due ragazzi,

    quello di possedere una piccola quantit di erba, non giustifica sicuramente

    la gratuit della bavure subita: vengono malmenati, schiaffeggiati ed

    insultati pesantemente (con riferimenti sia alla razza che al loro

    orientamento sessuale). Il giovane apprendista guarda la scena, a tratti

    disgustato e dissenziente, a tratti imbarazzato. Al 66 circa c un gioco di

    sguardi tra lui (in cui lo spettatore, grazie a un champ-contrechamp, si

    immedesima) ed i due ragazzi: alla fine, la macchina da presa si sofferma

    sugli occhi abbassati del poliziotto che lasciano intendere, probabilmente,

    delle scuse per il comportamento dei suoi colleghi.

    Nel frattempo prende piede e si sviluppa unaltra violenza: Vinz, assieme

    ad altri suoi amici, si ribellano ai buttafuori che non li lasciano entrare in un

    locare e sparano loro.

    Il trio si rincontra, finalmente, nella stazione della RER, dove, per,

    perde lultimo treno per tornare a casa. Non sapendo cosa fare, i ragazzi

    entrano in un locale durante un vernissage. Qui, tentano, invano, un

    approccio con delle ragazze: subito viene alla luce la completa

    incompatibilit dei due mondi. Le ragazze cercano qualcuno con cui parlare

    e conversare amabilmente, mentre il linguaggio dei ragazzi schietto,

    spudorato e questi, non appena si rendono conto dellinadeguatezza del loro

    approccio, usano un tono aggressivo. La situazione degenera di l a pochi

    minuti: Vinz, Hubert e Sad si scaldano, cominciano ad alzare la voce ed

    insultare i presenti, rompono dei bicchieri e, dopo essere stati cacciati e

  • 37

    rifiutati per lennesima volta, lasciano la mostra. Provano allora a prendere

    un taxi, ma anche questa volta non ci riescono: il tassista capisce che la

    carta di credito mostratagli da Sad rubata (come effettivamente ).

    Ormai banditi ed emarginati da ogni dove, impossibilitati a tornare a

    casa e dopo un fallito tentativo di rubare unauto, i protagonisti si riparano,

    ancora una volta, su un tetto. Sar qui che Hubert propone il refrain60

    del

    film a Vinz (nel prologo raccontato dalla voce fuori campo di Hubert).

    Mentre inizialmente linterpretazione della frase era lasciata libera allo

    spettatore, ora Hubert, alla luce di tutte le vicissitudini affrontate nella

    giornata, ne offre una propria, dicendo a Vinz: Tu vois, cest comme nous

    la tci61. Si tratta di unamara riflessione che racconta perfettamente la

    caduta libera della vita dei tre ragazzi e, in particolar modo, di quelle

    ventiquattro ore; una caduta che inizia ad avvicinarsi sempre pi verso terra

    con lultimo episodio di violenza a Parigi (lo scontro con il gruppo di

    skinheads) e giunge definitivamente a termine nella scena di chiusa del

    film, al rientro dei ragazzi nella banlieue.

    una storia di esclusione sociale e di violenza che si ripete: dopo esser

    stati inizialmente cacciati dalla casa di Astrix, si susseguono il brutale

    interrogatorio a discapito di Hubert e Sad, la sparatoria nel locale notturno,

    il treno perso, lesclusione dal vernissage, il tassista che li allontana.

    I ragazzi vengono, quindi, continuamente rifiutati, umiliati e derisi da

    quella citt che, inizialmente ed illusoriamente, li aveva persino accolti

    (attraverso quel manifesto Le monde est vous) con una promessa di una

    possibilit di esistenza, di uno spazio proprio in cui agire.

    60

    Vedi p. 15. 61

    Forma verlan per cit.

  • 38

    I tre protagonisti sono socialmente esclusi dalla citt, non hanno diritto a

    nulla e ci, ovviamente, porta ad una diretta conseguenza: lodio cresce in

    maniera esponenziale.

    3.4 La scena finale: il refrain modificato

    Dopo aver appreso, su un maxi schermo di un grande magazzino, della

    morte dellamico Abdel al telegiornale, i ragazzi arrivano finalmente nella

    cit: si salutano; si scambiano delle battute; Vinz, in un raro e fatale

    momento di lucidit, consegna la sua pistola a Hubert; infine si separano.

    Sono le 06:00 di mattina, mentre sullo sfondo dei murales di Baudelaire e

    Rimbaud poco si intonano con il resto dellambientazione, Vinz e Sad

    vengono, per lennesima volta, fermati da due poliziotti: uno dei due punta

    la pistola in testa a Vinz. Per errore, parte un colpo e Vinz muore. Hubert

    accorre verso la scena, tira fuori la pistola consegnatagli poco prima

    dallamico, la punta contro il poliziotto che, a sua volta, fa lo stesso con

    Hubert, la voce fuori campo di Hubert ripropone il solito ritornello (ma

    questa volta significativamente modificato), Sad chiude gli occhi, si ode

    uno sparo e lo schermo si fa nero.

    la fine del film.

    la fine di un giorno e linizio di un nuovo nella banlieue.

    la storia di una societ in caduta libera dal cinquantesimo piano di un

    palazzo.

    Il ritornello, infatti, nella scena di chiusa del film cambia: anzi, pi

    precisamente, una parola a cambiare. Il soggetto della frase non pi un

    uomo, un ragazzo o un tizio qualsiasi, ma la societ. Cest lhistoire dune

    socit qui tombe dun immeuble de 50 tages : Hubert ci sta dicendo

  • 39

    che il film non sta pi raccontando la storia di un uomo in caduta libera, ma

    di una societ, della societ francese. Una societ che non in grado di

    offrire delle mediazioni, una societ che alimenta lodio. I tre protagonisti

    del film cercano di risalire da quella caduta libera, di aggrapparsi a

    qualcosa, ma ogni tentativo vano: pur nella volont di voler fare qualcosa,

    di voler cambiare la propria situazione, i ragazzi della banlieue non

    possono salvarsi da soli. La frattura sociale reale ed emersa chiaramente

    anche dallanalisi dei luoghi del film. Lesclusione sociale, lessere cacciati

    dai locali, lessere perennemente inseguiti dalla polizia tanto da dover

    trovare spazi diversi in cui potersi muovere come tetti o garage, la violenza,

    subita e apportata, che caratterizza ogni situazione: tutto ci non fa altro

    che aumentare sempre di pi il divario fra la banlieue e la citt. Un divario

    che ampliandosi non pu che portare altro odio: la scena finale, in tal senso,

    ci mostra come lutilizzo della violenza sia inevitabile, una

    concretizzazione di quella tragica fine annunciata dallincessante scorrere

    del tempo e del ritornello di Hubert. Jean Mottet scrive a questo proposito:

    Avec le film de Kassovitz (mais galement avec la plupart des banlieues-films

    des annes quatre-vingt-dix), nous sommes plutt dans l infrapolitique , dans une contestation plus radicale, sans espoir aucun. La Haine est un cri de dsespoir

    contre une injustice dfinitive, fondamentale.62

    Il film, secondo Mottet, ma anche secondo me, un grido di

    disperazione contro uningiustizia definitiva. Il razzismo e lesclusione

    sociale, il sentirsi parte di un altro mondo, genera violenza ed odio:

    coloro che vivono nella banlieue non possono sottrarsi da questo circolo

    62

    J. Mottet, "Entre prsent et possible : la difficile recomposition du paysage de la banlieue dans le film

    de Mathieu Kassovitz, La Haine", Cinmas : revue d'tudes cinmatographiques / Cinmas: Journal of

    Film Studies, 12 (2001), p. 76, http://www.erudit.org/revue/cine/2001/v12/n1/024868ar.pdf (consultato il

    25 novembre 2013).

  • 40

    vizioso. Ci rappresenta un problema reale: i problema della banlieue

    sono gli stessi della citt, dellintera societ francese.

  • 41

    CONCLUSIONI

    Ritengo che ci sia, nel film, unespressione tanto significativa da doverla

    utilizzare a conclusione di questa tesi su La Haine ed i suoi luoghi. Ci

    troviamo a Parigi ed i ragazzi hanno appena scoperto di doverci rimanere

    per tutta la notte fino alla mattina successiva: hanno perso lultimo treno

    per la cit e il tentativo di prendere un taxi con una falsa carta di credito

    andato subito in fumo. in quel momento che Sad, rivolgendosi agli

    amici, dice: On est enferms dehors.

    Abbiamo concluso, nellultimo paragrafo, sostenendo che lesclusione

    sociale a cui i ragazzi sono soggetti a Parigi ed il sentimento di non

    appartenenza a quel mondo e a quella societ non fanno altro che

    aumentare le tensioni, la distanza e la violenza tra la banlieue e la citt. Ma,

    alla luce di questa frase pronunciata quasi alla fine del film, la frattura

    sociale tra la banlieue ed il centro si carica di nuovi significati: i ragazzi

    sono al di fuori di qualcosa e cercano di rientrare dentro. Ma dentro a cosa?

    Non cercano, poi, di fuggire da quella stessa banlieue per cercare un

    altrove? Nella banlieue, Cest de limpossibilit mme de cultiver une

    identit (personelle ou collective) quil est en question63 : ne La Haine si

    evince che i ragazzi, seppur girovagando continuamente nella banlieue, non

    intrattengono mai una relazione intima, profonda con quello spazio, proprio

    perch impossibile, nella banlieue, coltivare unidentit, sia essa

    personale o collettiva. Quindi, a questo punto, da che cosa Sad sostiene di

    essere rimasto chiuso fuori? Da che luogo? Dalla banlieue o dallintera

    societ?

    63

    O. Mongin, op. cit., p. 173.

  • 42

    I ragazzi che vivono nella banlieue sono esclusi dalla societ francese

    tutta, non dialogano con essa e, per questo motivo, non riescono a

    ritagliarsi una propria esistenza. Sono lasciati da parte, non presi in

    considerazione o, peggio ancora, considerati come racaille64

    .

    Il punto che per i ragazzi lunico mondo possibile e reale proprio

    quella della banlieue: se, vista dallesterno da coloro che non vi abitano, la

    banlieue un nonluogo65 (termine coniato dal sociologo francese Aug),

    privo di una vera e propria dimensione sociale dal punto di vista

    istituzionale, per i giovani che la abitano , invece, a tutti gli effetti, il loro

    luogo. La banlieue :

    Il posto dove vivono, dove comunicano con il loro linguaggio, con il loro modo di

    essere e di vestirsi. Ma la banlieue vissuta anche come un luogo di chiusura, e le

    strade per uscirne non sono sufficientemente aperte. Ci che questi giovani

    rivendicano di sentirsi francesi, e che anche la Francia finalmente li consideri

    come tali, poich molti di loro incontrano molte difficolt ad inserirsi nella vita

    professionale e sociale in generale. Hanno limpressione di fare parte della Francia senza esserne per parte; non la banlieue ma la Francia intera ad essere

    percepita da loro come un nonluogo.66

    La banlieue , quindi, un luogo/nonluogo: Vinz, Hubert e Sad

    vogliono scappare ed andare in citt, perch quella realt gli sta stretta.

    Ma a Parigi la situazione peggiora notevolmente: ecco che per loro sar

    proprio la grande metropoli il nonluogo per eccellenza, dove qui pi che

    da nessunaltra parte sperimentano la relegazione spaziale. La banlieue

    , invece, seppur nella sua marginalizzazione, il loro luogo, lunica realt

    possibile.

    64 Racaille un termine francese che significa gentaglia (in senso peggiorativo) ed stato utilizzato

    dallallora ministro degli interni Sarkozy per definire la moltitudine di giovani in rivolta nelle periferie francesi nel 2005. 65

    Cfr. M. Aug intervistato da M. Cappuccini, Marc Aug: I giovani delle banlieue rivendicano il loro essere francesi, Liberazione, 11/11/2005, http://www.marx21.it/component/content/article/42-articoli-archivio/6601-marc-auge-i-giovani-delle-banlieue-rivendicano-il-loro-essere-francesi.html (consultato il

    25 novembre 2013). 66

    Ibid.

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    BIBLIOGRAFIA

    La Haine

    Genere: Drammatico.

    Regia e sceneggiatura: Mathieu Kassovitz.

    Fotografia: Pierre Aim.

    Montaggio: Mathieu Kassovitz, Scott Stevenson.

    Musica: Vincent Tulli.

    Scenografia: Giuseppe Ponturo.

    Costumi: Virginie Montel.

    Interpreti: Vincent Cassel (Vinz), Houbert Kound (Hubert), Sad

    Taghmaoui (Sad), Karim Belkhadra (Samir), Edouard Montoute (Upim),

    Franois Levantal (Asterix), Solo Dicko (Santo), Marc Duret (Ispettore

    Notre Dame), Heloise Rauth (Sarah), Rywka Wajsbrot (nonna di Vinz),

    Tedeck