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La legge universale dell’economia, anno 2017 (100 x 100, olio su tela)
Questo quadro riprende la tematica del disagio sociale e utilizza l'allegoria delle scatole accatastate per
rappresentare il fallimento di tutte le teorie economiche ognuna delle quali, seppure in modo diverso,
sono state finalizzate all'estensione del benessere. In realtà a partire dalle teorie liberiste, il libero
mercato ha semplicemente concentrato la ricchezza presso una fascia ristretta di popolazione, così
come le teorie marxiste hanno illusoriamente considerato, nell'ottica del divenire storico, transitoria e
non permanente la condizione della classe sociale priva degli strumenti di produzione, il proletariato
perlappunto. In realtà nessuna evoluzione sociale e relativa presa di consapevolezza della masse ha
avuto luogo successivamente alla rivoluzione industriale, quanto piuttosto un evoluzione continua del
mercato e del suo controllo, attuato mediante sia l'estensione dei bisogni (non più primari o di
necessità) e sia nelle forme stesse di produzione e soddisfacimento di tali bisogni. La costante resta la
permanente povertà delle masse e la loro ricattabilità e sudditanza verso le classi sociali più elevate.
Nel quadro è rappresentata allegoricamente tale costante nel suo permanere storico, nelle sembianze
di una donna, ai margini sociali, che pur mantenendo la propria dignità, raccoglie gli scarti del consumo
di massa tra i resti accatastati di quelle teorie (scatole) che hanno amplificato bisogni e produzione. Il
riferimento al Leviatano di Hobbes vuole ricordare il concetto di "homo homini lupus" che riassume
efficacemente la condizione umana, che partendo dallo stato di natura, è condizionata dai due
fondamentali istinti che diventano i pilastri sociali che governano l'esistenza umana: l'istinto di
sopravvivenza e quello di sopraffazione dell'altro.
Repubblica Napoletana, anno 2016 (60 x 120, olio su tela)
Questo quadro, è stato completato proprio in occasione della sconfitta del SI nel referendum del
dicembre 2016 per la modifica della Costituzione. Ma in realtà rappresenta un elogio alla capacità di
ribellione del popolo napoletano che alla lontana evoca i moti rivoluzionari della "Repubblica
Napolitana" del 1799. All'epoca era stata proprio la Rivoluzione francese del 1789 ad ispirare moti di
rivolta contro Ferdinando IV allergico al giacobinismo dilagante. Il giacobinismo contemporaneo è
rappresentato sempre più da un disagio diffuso, sempre più consapevole, chiamato dai notabili con
l'espressione denigratoria "populismo", che si traduce in un rifiuto netto dei privilegi sfacciatamente
ostentati dalla casta politica. Una classe politica sempre più distaccata dalla realtà e che ha perseguito
politiche liberistiche (illusoria crescita, espansione mercato, deregolamentazione, sottrazione diritti del
lavoro, ecc.) utilizzando leve che hanno privilegiato soltanto imprenditori senza scrupoli ed il settore
bancario nell'attuazione di proprie speculazioni. Risultato è la concentrazione della ricchezza presso
pochi speculatori e a discapito dell'impoverimento generale della popolazione sempre più ricattata e
depauperata dei propri diritti.
Attrazione primordiale, anno 2016 (100 x 120, olio su tela)
Opera che fa parte di una serie, denominata dall’autore “Il quinto stato”, che caratterizza e categorizza
ormai il popolo quale passivo fruitore di un ruolo sociale imposto da un sistema macroeconomico e
finanziario; sistema che ha trasformato in immagine e apparenza il senso di appartenenza e di identità
di ogni individuo. Il popolo, ormai privo di una coscienza di classe, quindi di appartenenza alla stessa,
contrariamente a quanto avvenuto per i precedenti “stati” (clero, nobiltà, borghesia e proletariato), che
ben consapevoli del proprio ruolo hanno imposto o rivoluzionato i modelli sociali, oggi appare
completamente controllato da un sistema che si è evoluto nei meccanismi di condizionamento delle
masse, trasmettendo deliberatamente i valori propri delle classi dominanti anche presso i soccombenti
mediante un falso meccanismo di gratificazione basato sull’apparire. Da qui la spietatezza dei valori
della masse stesse, il grottesco, l’emarginazione la solitudine e il disperante bisogno di aggregazione
diventano distintivi delle rappresentazioni dell’autore che fotografa la società nelle sue espressioni
meno auliche e spietatamente realistiche.
Caporalato urbano, anno 2016 (90 x 100, olio su tela)
Una società piena di contraddizioni in cui il concetto di consumo assume connotazioni profondamente
diverse in base alla classe sociale che lo pratica. Società in cui diventa assolutamente normale
l’accettazione dell’ingiustizia distributiva della ricchezza e in cui il predominio del culto dell’immagine si
trasduce in indifferenza verso una povertà indotta e persino in colpevolizzazione verso tutti coloro che
vi precipitano.
Il quinto stato (stasi), anno 2016 (100 x 100, olio su tela)
Parafrasando l’opera di Giuseppe Pelizza da Volpedo, il titolo “il quinto stato” vuole connotare il
passaggio dal “Cammino dei lavoratori”, che hanno fatto della lotta per il diritto universale al lavoro una
lotta di classe, alla “permanenza in coda dei consumatori”, categoria massificata, inerte e rassegnata
che certifica il proprio diritto all’esistenza e al riconoscimento sociale mediante l’ostinata volontà di
acquistare un capo firmato di un famoso marchio commerciale.
Il quinto stato (movimento), anno 2016, (100 x 80, olio su tela)
Come il primo “Quinto stato”, l’autore mette in evidenza la massificazione del consumo e la ricerca di
identità e riconoscibilità individuale mediante il possesso e l’acquisto dell’oggetto di marca. In questo
caso le masse si “muovono”, antiteticamente al quadro di Pelizza da Volpedo, in una grottesca marcia
allineata il cui flusso è governato da un addetto al controllo di colore.
Movimento giovanile, anno 2016 (100x 70, olio su tela)
Rappresentazione del disimpegno di una generazione a cui hanno sottratto tutti i diritti civili e sociali
senza che questa abbia manifestato alcuna opposizione o reazione per difenderli. I valori trasmessi dai
media nel trentennio precedente, fondati sul concetto di esistenza consacrata mediante immagine e
apparenza, ne ha oscurato definitivamente le coscienze
Estate romana, anno 2016, (80 x 60, olio su tela)
Rappresentazione dell’intrattenimento estivo presso una spiaggia di Ostia
Eterno ritorno, anno 2016 (100x 70, olio su tela)
Rappresentazione di un contesto aggregativo forzoso. Il pendolarismo metropolitano, il ritorno a casa
dopo una giornata di lavoro che si ripete ciclicamente per quasi tutta l’esistenza degli individui.
L’ordinarietà della vita che tramuta l’estraniazione dei singoli in una forma di meccanica difesa dalla
ripetitività del ritmo e dei tempi di sopravvivenza.
Unioni civili, anno 2016 (50 x 60, olio su tela)
Nella nuova legge sulle adozioni da parte delle coppie di fatto la chiesa interviene, come sempre in
questi casi, a gamba tesa con un'impropria e inopportuna ingerenza che coinvolge l'integrità della
salute psicologica dei bambini. Il cinismo falsamente moralistico non solo della chiesa cattolica, ma
di tutte le religioni ha sempre rappresentato una regressione violenta nel progresso culturale,
scientifico ed etico dell'umanità. L'opera sarcasticamente riporta l'unica "unione civile", tollerabile
dalla chiesa, ripresa nell'evidenziazione della sua grottesca sterilità.
Gabbie, anno 2016 (70 x 100, olio su tela)
Consumatori, serie il quinto stato, rappresentazione simbolica della gabbia evocata dai carrelli della
spesa che intrappola in un meccanismo spietato l’individuo nei modelli di consumo precostituiti e
omologanti -
Passione metallica, anno 2010, (100 x 120, acrilico su tela)
Religione del nostro tempo, rappresentazione della passione motoristica specificamente rivolta allo
spider dell’ “Alfa Romeo”
Inverno, anno 2008 (100 x 120, acrilico su tela)
Gelo esistenziale metropolitano, l’individuo tra paura, solitudine e spersonalizzazione, aggrappato alle
proprie uniche poche certezze della vita.
Moderna pietà, anno 2005, (50 x 60, acrilico su cartone compresso)
Dolore contemporaneo di una madre per la morte del figlio -
Consapevolezza, anno 1990 (30 x 40, olio su tela)
L’attimo prima di morire si acquisisce, in una visione assolutizzante, il senso dell’esistenza –