la lettera settembre 2014

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La lettera Bollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago SETTEMBRE 2014 anno XXVIII numero 3

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Bollettino Parrocchiale Settembre 2014 della comunità di Palazzago

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La letteraBollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago

SETTEMBRE2014

anno XXVIIInumero 3

Materia amorfa e figura forgiata:è l’incontro scaturito dalle manidell’artista,è l’incontro tra corpia parlare di Chiesa.La fede infatti è anche corpo;la fede ha un corpo.E lo vedi deposto dalla croce,accolto tra braccia,novella pietà,non già con la Madre, Maria,ma con la Chiesa, sposa.Qui, lei, fa tutt’uno con il suo Principioe non sai bene dove finisce l’Uno e comincia l’altra.Ci piace così, per una Chiesache non ha altra parola se non la Sua,non ha altra speranza,che quella accesa dal modo di moriredel Figlio,non ha altra carità che l’amore dal cuore trafitto.Ma cosa succede quando vuole e cerca altri?Capita che l’Altro sia come fagocitato,coperto, svilito, deturpato, perduto.Il dramma è tutto qui,nel bronzo come nella storia degli uomini:se non dai ali al mistero, lo rinchiudi, lo fai morire.Si direbbe che c’è del vento,dietro e sopra,a sospingere questa velache fluttua nel mare della storia.Ma sembra come trattenuto o bloccatolà dove avviene l’incontro dei corpi.E tutto si fa più pesante.Sì, se la Chiesa non ha i passi del Maestro,si appesantisce.E Lui, Pastore danzante,a ri-portare su di sé l’umanità sfinita.Non più dunque depositio o pietà:il Cristo non è né deposto né sorretto.È Lui che sostiene,è Lui a portare la Chiesa,è Lui a fare germogliare di nuovo la terra.Cammina, allora, piccola Chiesa,bambina dei primi passi,anche dopo secoli di storia.Cammina, lasciandoti portare,per imparare l’alfabeto divinoche vibra nella materia,impastata di Spirito.

Gianni GrimaldiLA CHIESA

(1975-1980)Fusione in bronzo 2005

La Lettera [3]settembre ‘14

[Editoriale]Stavano tra loro insieme...

Non avrei mai pensato di ini-ziare un nuovo anno pasto-rale con la bella notizia di un sacerdote – don Davide – as-segnato alla nostra Comunità. E’ una benedizione. E una sfida: per lui, per me, per tutti noi. Vivremo insieme, io e don Da-vide, adattandoci nella casa dove sono provvisorio (una provvisorietà che è agli inizi dei sette anni), in attesa che la casa di Comunità sia pronta, dopo che tutti i permessi sono arrivati; quasi certamente no-vembre vedrà l’inizio dei lavo-ri. Ciò che spesso ho ripetuto su questo argomento – in attesa della casa di Comunità diamoci da fare per fare della Comunità una casa – vale evi-dentemente anche per noi preti. La sfida è quella di vive-re il Vangelo che annunciamo in un confronto che ha i tratti della preghiera insieme, dei pasti fraterni, delle decisioni prese insieme e della condi-visione delle fatiche e delle gioie. Tra l’altro è interessante che la Diocesi di Bergamo, in questo anno pastorale, abbia scelto come riferimento il libro degli Atti degli Apostoli, dove tro-viamo le caratteristiche della comunità degli inizi: ”Stavano tra loro insieme...” come “un cuor solo e un’anima sola”. Anche noi stiamo insieme nel nome del Signore e stiamo in mezzo ad una Comunità come pastori, ma alla scuola dell’u-nico Maestro. Così diventiamo

capaci di Eucarestia, non solo perché la celebriamo, ma per-ché ne viviamo le dimensioni di gratuità, di dono, di gratitu-dine, di servizio, di ascolto, di missione… E qui inserisco anche l’altra novità: un’azione pastorale che si allarga alla Comunità di San Rocco in Burligo, come il Vescovo ha indicato no-

minandomi Amministratore Parrocchiale. Tutto inserito nella preghiera di Gesù che già orienta il no-stro cammino: “Che tutti sia-no una cosa sola”. Dunque, buon anno pastorale.

La Lettera [4] settembre ‘14

[Cammino Pastorale 2014-15]

Donne e uomini capaci di Eucaristia

La nuo-va let-tera del Vescovo France-sco per l ’ a n n o pastora-le 2014-2 0 1 5 , ha come t i t o l o

“Donne e uomini capaci di Euca-ristia”.È evidente la continuità con il cammino iniziato lo scorso anno con “Donne e uomini ca-paci di Vangelo” che ha aperto il percorso triennale di atten-zione alla catechesi degli adul-ti. Tale cammino continua e sfocia nell’itinerario formativo biennale promosso dall’Uffi-cio Catechistico per i catechi-sti degli adulti, che inizierà nei prossimi mesi.L’icona biblica da cui parte la nuova lettera pastorale “Donne e uomini capaci di Eucaristia” è il testo di Atti 2,42-48: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunio-ne, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avve-nivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e so-stanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando

il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.”L’icona artistica che illustra il brano di Atti è di don Carlo Ta-rantini dal titolo “Un cuor solo e un’anima sola”. Anche qui un filo rosso lega in continuità di cammino questa opera con l’immagine dello scorso anno: il Gesù Maestro con i disce-poli nell’antica opera del Bea-to Angelico del Sermone della Montagna è come se si rispec-chiasse nella moderna imma-gine della Chiesa radunata da Cristo, dipinta da un sacerdo-te della nostra diocesi (di cui noi abbiamo portato lo scorso anno alcune opere materiche per il cammino di Quaresima).L’acquarello mostra delle figure umane stilizzate, riunite attor-no a un luminoso spazio, una mensa, al centro della quale spicca una pennellata dora-ta che evoca un pane. Il cielo, nelle sue tonalità di azzurri, si schiude attorno ad un occhio luminoso, centrale e immaco-lato, discreto ma rassicurante e fecondo: un grembo di luce. Sotto, le macchie di un turche-se intenso e variegato raccon-tano un mare, metafora della vita, considerata da sempre un faticoso passaggio. Una Chie-sa in cui gli apostoli avevano “un cuor solo e un’anima sola”

e “fra loro tutto era comune”. Questa comunità di creden-ti-credibili mai è separata dal suo Signore che, con Lui, attra-versando i mari della storia e gli oceani del tempo, è chiamata a raggiungere quel porto tanto desiderato che è il materno, celeste e accogliente grem-bo del Padre. Allora la Chiesa diventa il centro stesso della storia: vivendo tra cielo (divino) e mare (umano), naviga attra-verso i secoli attorno a quella Mensa che è Sacramento, fra-terna condivisione di tutti quei beni gratuitamente ricevuti dal Padre e, con gratuità, condivisi con i suoi figli più bisognosi.Uscirà anche il sussidio “Un cuor solo e un’anima sola”, pro-posto per aiutare e sostenere la riflessione e la catechesi de-gli adulti nelle varie occasioni di formazione. Dodici schede che delineano alcuni tratti del-la comunità cristiana che è in-nanzitutto convocata attorno all’Eucarestia, come comunità che celebra. Dalla celebrazione liturgica e dall’incontro con Cri-sto la comunità trae alimento per il proprio essere Chiesa.Le proposte per i tempi forti di Avvento e Quaresima, ripren-deranno il tema della lettera pastorale, declinato poi nelle singole settimane, seguendo i Vangeli della domenica.Avvento: “Stavano insieme: una casa per…” Quaresima: “Spezzavano il pane: una tavola per…”

La Lettera [5]settembre ‘14

[Un nuovo sacerdote nella nostra Comunità]

Un nuovo inizioIl 4 giugno 2011, il giorno nel quale sono diventato prete, dentro di me ho pensato: “Ora

si comincia davvero!”. Mai avrei pensato quel giorno che quello sarebbe stato soltanto il primo di una lunga serie di ‘inizi’. Ed è così che a più di tre anni da quell’emozionante inizio mi ri-trovo ancora una volta di fronte ad un nuovo inizio tra la gente di Palazzago.Talvolta si sente dire che l’inizio di un’esperienza è un momen-to cruciale nel quale ci si gioca gran parte di quel che ci sarà poi. Io stesso, in questi giorni che stanno precedendo l’inizio del mio servizio a Palazzago, mi ritrovo spesso a pensare alle parole più adatte per presen-tarmi, all’impressione che po-trei dare di me; mi sono quasi spaccato la testa alla ricerca di qualche intuizione particolare, di qualche espressione a ef-fetto che potesse lasciare una buona impressione, ma alla fine mi sono convinto che nelle mie parole e nei miei gesti deve par-lare innanzitutto il Vangelo. Non solo, ma mi sembra di aver

imparato che, quando si tratta di entrare in una realtà nuova, sconosciuta, non esistono stra-

tegie vincenti, se non quella di essere sempli-cemente se stessi e la-sciarsi indicare la strada dalla stessa guida che mi ha condotto fin qui: il Vangelo.Certamente un pro-gramma come questo non cancella la fatica di conoscere e lasciarsi conoscere dalla realtà e dalle persone, ma sono convinto che possa ras-

serenare il cuore, soprattutto quando si è troppo presi dalla preoccupazione di non deludere nessuno.Non sarà allora l’inizio a deter-minare il valore di ciò che ci at-tende, ma saranno la voglia e la capacità di costruire insieme la quotidianità della vita di que-sta comunità. Non sarà deter-minante cosa fare; se tanto o poco, ma soltanto il sentire che quel che viviamo ci appartiene; sentire che fa parte della nostra vita. Così vorrei iniziare!C’è poi un altro importante mo-tivo di novità in questo inizio. Come sapete io e don Giusep-pe condivideremo la stessa casa. Le motivazioni di questa scelta non sono solo pratiche, ma sono anche, e soprattutto, di carattere pastorale. Questa è una grande opportunità per me, per don Giuseppe e, penso di poter parlare anche a nome suo, anche per tutta la comuni-tà di Palazzago. In questi ultimi due anni ho vissuto un’espe-

rienza simile nella parrocchia di S. Gervasio e nonostante le fa-tiche iniziali ho subito percepi-to quanto questo stile fraterno di vita sacerdotale valga più di tante prediche. Mi auguro che possa essere così anche per Palazzago.Nonostante tutto non vi na-scondo anche una certa pre-occupazione per il ministero che mi aspetta in mezzo a voi. È la preoccupazione che na-sce da ciò che non si conosce, da ciò che è nuovo, ma che, ne sono certo, con il tempo diventa amato e familiare. Per questo motivo mi piacerebbe davvero entrare in questa comunità se-condo lo stile che l’esperienza di questi anni mi ha insegnato, ossia entrarvi come uno che innanzitutto desidera condivi-derne la vita, con discrezione, e comunque sempre cercando la comunione tra tutti. Penso davvero che non ci sia strate-gia migliore, dato che il Signore chiama sempre indipenden-temente dai meriti e dalle ca-pacità di ciascuno. Non a caso ha chiamato anche me, che in questi anni ho scoperto di rice-vere costantemente più di quel che meriti e forse anche più di quel che con le mie capacità posso restituire.Voglio davvero considerare un dono nuovo per me questa co-munità a cui appartenere e alla quale mettermi a servizio. Tutto questo mi supera eppure la rice-vo in dono, e un dono, se è tale, chiede soltanto di essere accolto.

[don Davide]

La Lettera [6] settembre ‘14

All’Angelo della Comunità di Palazzago, nella Chiesa di Bergamo scrivi: Così parla l’Uno, il Redentore del mondo, Colui che è, che era e che viene.

Conosco le tue opere: la pluralità di proposte e iniziative; le molteplici occasioni di ascolto della Parola e l’impegno nella catechesi; la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche; l’attenzione alle povertà.

Ho però da rimproverarti: che fai tanto ma non sempre con efficacia; sei poco disponibile all’ascolto e al cambiamentoti limiti a vivere gesti religiosi senza trasformare la Parola in vita; trascuri la relazione tra persone e frazioni e non sai vivere un’accoglienza che sia costruzione di storia insieme.

Ti consiglio di aprire le cinque dita della tua mano per accogliere da me i mattoni necessari a costruire la strada che unisce.

Ascolta allora frequentemente la mia Parola per capire te stessa, quello che stai vivendo e comprendere ciò che Io, il Signore, sto operando nella storia di oggi.

Non lasciarti rubare il Vangelo.

Illumina la tua vita con una preghiera intensa che ti apre il cuore all’amore del Padre e dei fratelli, e ti fa scoprire, anche con la catechesi, i passi da compiere per vivere la mia proposta nella quotidianità.

Non lasciarti rubare la Speranza.

“Vivi con entusiasmo e impegno l’Eucarestia domenicale, non solo come un precetto, ma con la gioiosa consapevolezza che Io, il Vivente, sono sempre con te. E allora la domenica sarà veramente “il giorno del Signore, della comunità, dell’uomo”.

Non lasciarti rubare la Comunità e l’Amore fraterno.

Testimonia la fede come il dono più grande per ogni uomo, rendendo ragione della speranza che c’è in te, anche alle nuove generazioni.

Non lasciati rubare la gioia dell’Evangelizzazione e la forza missionaria.

Solo allora, pietra dopo pietra, la strada prenderà forma e direzione, a partire dal profondo di te stessa.Lì mi potrai trovare e da lì Io ti invierò nella vita di ogni giorno, per portare al mondo la mia Parola,che si fa Presenza in un piccolo pezzo di pane.

Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.

La Lettera [7]settembre ‘14

[Omelia di papa Francesco nella solennità della Natività

di San Giovanni Battista]Preparare, discernere, diminuire

Preparare, discernere, diminui-re. In questi tre verbi è racchiu-sa l’esperienza spirituale di san Giovanni Battista, colui che ha preceduto la venuta del Mes-sia «predicando il battesimo di conversione» al popolo di Isra-ele. E Papa Francesco, duran-te la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 24 giugno, solennità della Nati-vità del Precursore, ha voluto ri-proporre questo trinomio come paradigma della vocazione di ogni cristiano, racchiudendolo in tre espressioni riferite all’at-teggiamento del Battista nei confronti di Gesù: «Dopo di me, davanti a me, lontano da me». Giovanni ha lavorato anzitutto per «preparare, senza prende-re niente per sé». Egli, ha ricor-dato il Pontefice, «era un uomo importante: la gente lo cercava, lo seguiva», perché le sue pa-role «erano forti» come «spada affilata», secondo l’espressione di Isaia (49, 2). Il Battista «arri-vava al cuore» della gente. E se «forse ha avuto la tentazione di credere che fosse importante, non vi è caduto», come dimo-stra la risposta data ai dottori che gli chiedevano se fosse il Messia: «Sono voce, soltanto voce — ha detto — di uno che grida nel deserto. Io sono sol-tanto voce, ma sono venuto a preparare la strada al Signore». Il suo primo compito, dunque, è «preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore». Ma chi è il Signore? Nella ri-

sposta a questo interrogativo c’è «la seconda vocazione di Giovanni: discernere, tra tanta gente buona, chi fosse il Signo-re». E «lo Spirito — ha osser-vato il Papa — gli ha rivelato questo». Cosicché «lui ha avu-to il coraggio di dire: “È questo. Questo è l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal mon-do”». Mentre «nella prepara-zione Giovanni diceva: “Dietro di me viene uno...”, nel discerni-mento, che sa discernere e se-gnare il Signore, dice: “Davanti a me... è questo”». Qui si inserisce «la terza vo-cazioni di Giovanni: diminui-re». Perché proprio «da quel momento — ha ricordato il vescovo di Roma — la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso». È stata questa, ha fatto notare Papa Francesco, «la tappa più difficile di Giovan-ni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immagi-nato, a tal punto che nel carce-re», dove era stato rinchiuso da Erode Antipa, «ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio del suo cuore». È stato assali-to dai dubbi: «Ma sarà questo? Non avrò sbagliato?». Tanto che, ha ricordato il Pontefice, chiede ai discepoli di andare da Gesù per domandargli: «Ma sei tu davvero o dobbiamo aspet-tare un altro?».

«L’umiliazione di Giovanni — ha sottolineato il vescovo di Roma

— è doppia: l’umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio», ma anche l’umilia-

zione di non poter scorgere «la storia di salvezza: l’umiliazione del buio dell’anima». Quest’uo-mo che «aveva annunciato il Signore dietro di lui», che «lo aveva visto davanti a lui», che «ha saputo aspettarlo, che ha saputo discernere», ora «vede Gesù lontano. Quella promessa si è allontanata. E finisce solo, nel buio, nell’umiliazione». Non perché amasse la sofferenza, ma «perché si è annientato tanto perché il Signore cre-scesse». È finito «umiliato, ma con il cuore in pace». «È bello — ha affermato in conclusione Francesco — pen-sare la vocazione del cristiano così». Infatti «un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore». Inoltre «deve sapere discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non è: uomo di discer-nimento». E infine «dev’essere un uomo che sappia abbassar-si perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri».

[Vagabondo, turista o pellegrino?]

La Lettera [8] settembre ‘14

Metafore di Verità

Vi sono tre metafore che pos-sono aiutarci a guardare agli uomini di oggi nel loro rappor-to con la verità. La prima metafora è quella dei vagabondi: questi sono coloro che non hanno una meta, né pretendono di averla; non rico-noscono che possa esserci un senso, una direzione da dare alla vita. Vivono di emozioni e da esse si lasciano guidare, vanno dove li porta l’emozio-ne, la voglia, l’istinto, ciò che ‘sentono’ vero sul momento. Un giorno qua e un giorno là: sono dei “senza fissa dimora”, non hanno casa né la cercano. Seconda metafora: nel nostro mondo ci si può imbattere - forse più spesso che nei vaga-bondi - in altri tipi di viandanti, i turisti. Essi sono mossi dalla curiosità, adorano viaggiare per conoscere sempre nuove situazioni.Di ciò o di coloro che incon-trano ambiscono portarsi a casa le fotografie, non certo i problemi. Non son disposti a lasciarsi mettere in gioco dai luoghi che visitano, non han-

no il coraggio di fare domande che vadano al di là del loro perso-nale interesse, né di condividere con chi in-contrano la loro ricer-ca più profonda. Forse perché non sono real-mente in ricerca. La terza metafora è quella dei pellegrini. Questi invece sono dei ricercatori disposti a lasciarsi ferire dagli

incontri che fanno, disposti a lasciarsi mettere in questio-ne ma insieme convinti di una meta, conquistati da essa. Essi sono in cammino solo per raggiungere la loro meta e la-sciarsi portare fino ad essa. Non possono cambiare meta, sono equipaggiati di pazien-za e coraggio, di attenzione e volontà. Animati dal desiderio di pienezza, di significato, si mettono in cammino e conti-nuano fino al raggiungimento del traguardo.

La Lettera [9]settembre ‘14

Cammino di Fede[Visita alle sette chiese]

Quest’anno il nostro pellegri-naggio del 2 giugno alle sette chiese, ha ripercorso le sette lettere dell’Apocalisse che ab-biamo ascoltato e meditato nelle diverse tappe dell’anno pastorale. L’approfondimento

è stato proposto ancora da don Maurizio Rota con rifles-sioni profonde e concrete.

Prima tappa: Chiesa di San Giuseppe

a Precornelli

“Dal libro dell’Apocalisse 1,1-2,6: Alla Chiesa di EFESO“

RITORNO AL PRIMO AMORE

Il Signore ci mostra come non dobbiamo essere persone fer-me, ma dobbiamo passare da una vita cristiana mediocre ad una vita entusiasta, cioè dove percepiamo che il protagoni-sta è il Signore che non ci ab-bandona.In questa lettera ci sono im-magini che riguardono il Pa-radiso: noi siamo chiamati a passare dalla morte alla vita. Quando auguriamo “Buona Pasqua”, questo augurio vuo-

le significare il passaggio dal-la morte alla vita, una vita che possa cambiare e Dio ci offre questa possibilità. Tutto attor-no a noi parla di Pasqua e ciò indica che noi siamo di pas-saggio. La stessa natura rap-presenta un passaggio, una trasformazione. Noi siamo un passaggio, un frutto per es-sere consapevoli della Pasqua per godere e rinnovare l’amo-re delle origini. I tempi migliori sono i tempi della fede, i tempi in cui si dà fiducia al Signore.

Seconda tappa: Chiesa Parrocchiale

di San Giovanni Battista

“Dal libro dell’Apocalisse 2,8-11: Alla Chiesa di SMIRNE“

SII FEDELE FINO ALLA MORTE!

Prima c’è la Parola, poi la scrit-tura. Nella lettera viene mes-so in luce la conoscenza delle tribolazioni, delle fatiche, de-gli impostori che ci sono nella comunità,ma il Signore dice di fidarsi di Lui. La Pasqua, cioè il Signore risorto il terzo giorno, è una prova: la prova termi-na, il lavoro termina , la fatica termina. Il Signore che tu vedi nella prova non lo devi teme-re, anche se la prova sarà dura, perchè alcuni di voi saranno messi in carcere, trattati come persone pericolosissime. Al vincitore verrà data la vittoria piena, non sarà colpito dalla seconda morte, la dannazione dell’inferno.

Noi siamo stati creati per la vittoria, perciò è importante fidarsi, credere e pregare ogni giorno.

Terza tappa:Chiesa di San Giovanni Battista

a Brocchione

“Dal libro dell’Apocalisse 2,12-17:Alla Chiesa di PERGAMO“

CAMBIA LA TUA CONDOTTA!

Lo schema delle lettere è sem-pre lo stesso: c’è un mittente che è il Signore, questa volta è Colui che si presenta con la lingua a forma di spada affila-ta; il destinatario, la Chiesa di Pergamo , lo scrivano, Giovan-ni l’evangelista e apostolo e il contenuto.Il Signore sa cosa avviene nella comunità e se si vuole vince-re, bisogna fare questa cosa, cioè bisogna cambiare con-dotta. La nostra società non è la semplice società di cent’anni fa, dove il parlare del papà è lo stesso della mamma, il parlare dei genitori è il medesimo del parroco, il parlare dei genitori e del parroco era lo stesso del-la maestra in classe, quindi un bambino cresceva in un’unità di pensiero, la fatica di allora era legata al procurarsi il cibo. Oggi, invece, accade il contra-rio, perchè sono tanti i pen-sieri, sono molteplici le inter-pretazioni della vita e il rischio è di lasciarci trascinare verso le bugie presentate bene. Noi siamo nel mondo segnato dal-

La Lettera [10] settembre ‘14

la pubblicità e noi dobbiamo pensare ad essere cristiani in questa società. A Pergamo si dice che Satana è sul trono, il vescovo è stato ucciso: è una società impostora e assassina. Devo stare con il Signore per essere veramente credente, perchè c’è il rischio di inven-tarsi la religione, anche se esi-ste differenza fra un Dio vero e un idolo. Occorre stare attenti, perchè in questa società si ri-schia e le trappole sono tante. Stai attento, ti ho dato degli orecchi per ascoltare la mia parola che è come una spada a doppio taglio. La mia paro-la ti mostra la vita, ti porta a vedere in profondità. Siamo cristiani in una società com-plessa, dobbiamo stare uni-ti al Signore per non lasciarci imbrogliare. Il Signore è il sole che riscalda. Ecco che si ca-pisce l’Apocalisse che sfrutta immagini: anche la nostra vita si esprime con immagini, se-gni che esprimono noi stessi. Noi stessi siamo immagine dei nostri genitori, dei nostri non-ni, dei nostri bisnonni, ...cioè siamo segno di qualcun’ altro.

Si deve stare con il Signore per capire il segno che sei, entra-re nella sapienza della vita e le cose più importanti sono quel-le quotidiane “...dacci oggi il no-stro pane quotidiano ...”

Quarta tappa:Chiesa di Santa Margherita

a Carosso

“Dal libro dell’Apocalisse 2,18-29: Alla Chiesa di Tiatira“

CONSERVA LA DOTTRINA AUTENTICA

A tutti è dato il tempo per convertirsi, ma bisogna stare attenti a non cambiare fon-damento. Il fondamento è permanente; la vita nella sua semplicità ci dice che il tesoro è identico per tutti. Ognuno di noi si deve dare del tempo per contemplare le cose di sem-pre, bisogna essere in grado di dialogare con Dio e le altre generazioni. Dobbiamo colti-vare la cultura dell’incontro, dobbiamo conoscere ciò che ci fa incontrare, perchè se ci accontentiamo delle nostre gelide idee, siamo soli, tristi. Dobbiamo condividere ciò che abbiamo in comune, perchè Dio parla questo linguaggio di semplicità. Altrimenti si ri-schia di cadere nella trappola dell’ideologia, cioè il porre una propria idea come fondamen-to della realtà. Il Signore ci rac-comanda di conservare la dot-trina autentica, perchè ognuno di noi possa fare Pasqua, cioè possa seguire il Figlio di Dio. E’ con il Figlio di Dio che si rea-lizza l’incontro e la chiesa è il luogo dell’incontro. Il sacer-dote e l’assemblea hanno il loro punto d’incontro all’altare, dove c’è il Signore. In Gesù poi

si scopre che la nostra diversi-tà non è contrapposizione, ma è ricchezza: abbiamo tutto nel vivere bene insieme e rima-nendo ciascuno al proprio po-sto. E’ la chiesa il luogo dell’in-conrtro e luogo dei capolavori, si celebrano le arti, perchè con il Signore tutto è bello, se cam-miniamo per la giusta strada.

Quinta tappa:Chiesa della Trinità

e di San Lorenzo a Montebello

“Dal libro dell’ Apocalisse 3, 1–6: Alla Chiesa di Sardi“

DEVI ESSERE VIGILANTE!

Il Signore che scrive alla co-munità di Sardi dice: “STAI SVEGLIO, SII VIGILANTE“, per-ché il Signore sta per arrivare come un ladro, cioè improv-visamente. Il Signore non va inteso come un ladro, ma è lo sposo che arriva improv-visamente dalla sposa che lo deve vedere. Sii vigilante, cioè guarda lontano. Questa sposa pensa di vedere, ma c’è modo e modo di vedere. Si vede bene nella verità attraverso la RICO-NOSCENZA.In questa lettera l’apostolo dice che ci dobbiamo doman-dare come ascoltiamo la pa-rola: la si deve ascoltare molto bene per essere umili.Se si impara a dire GRAZIE dal Signore, si vedrà molto bene, perché quello che si è e si ha è DONO.Dobbiamo ascoltare la parola di Dio, riconoscere che tutto riceviamo, dire grazie per po-ter vedere bene e cominciare a dire anche alla nostra età: “SONO RICCO”.Purtroppo, siccome non ascol-

La Lettera [11]settembre ‘14

tiamo la parola, ci rivolgiamo al Signore elencando le cose che ci mancano, quindi siamo cie-chi, vediamo male. Se andiamo in chiesa e non ascoltiamo la parola, non vediamo il Signore. Un ritornello dice: “CHI HA ORECCHI PER ASCOLTARE, ASCOLTI“, diventa un monito. Questa è la via di Dio che ci ha creato a sua immagine e so-miglianza.

Sesta tappaChiesa di San Filippo Neri

a Salvano

“Dal libro dell’ Apocalisse 3, 7–13: alla Chiesa di Filadelfia“

RIMANI FEDELE

In questa lettera viene sottoli-neato l’invito a rimanere fedeli. La parola fedeli richiama la pa-rola fede. L’anello che portano le persone sposate sull’anula-re sinistro a significare che la destra è occupata, non è per lo sposo e la sposa, ma è per gli altri. Sull’anello della sposa è impresso il nome dello sposo e viceversa.Sii fedele, a che cosa? Alla messa nella quale celebriamo la fedeltà di Dio. Nella messa noi non diamo, ma riceviamo. Venire a messa significa im-parare la fedeltà di Dio, il suo amore che è fedele, si sta con Dio per imparare ad essere fedeli. Questa fedeltà tocca la nostra vita in modo continua-tivo, infatti nel Padre Nostro noi diciamo “DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO“, cioè quel “quotidiano” signifi-ca che dobbiamo pregare tut-ti i giorni, dobbiamo andare a messa tutte le domeniche e in questo allenamento noi im-

pariamo ad essere fedeli. La-sciandoci amare dal Signore, impariamo a volerci bene nelle cose quotidiane ed è qui che si gioca il bello e il brutto della vita. La fedeltà rende meravi-gliosa la vita di tutti i giorni e con Dio si comprende come l’uomo sia al centro del mon-do. Il centro del mondo dove si celebra l’Altissimo è l’altare come del resto anche il cen-tro della nostra quotidianità è la tavola. La fedeltà si celebra attorno alla mensa, alla tavola di tutti i giorni: si celebra il no-stro volerci bene, il nostro la-voro, il nostro trovarci, il nostro comprenderci. Nella chiesa del Signore c’è sempre il centro del mondo: l’Eucaristia che è il centro della vita, Gesù.

Settima tappa:Chiesa della Madonnadella Salette alla Beita

“Dal libro dell’ Apocalisse 3, 14–22: Alla chiesa di Laodicea “

NON RIMANERE TIEPIDA!

Nell’ultima lettera si dice che il rischio della vita è quello di accontentarsi, di non prendere iniziativa, di aver paura delle proprie responsabilità. Ci vuole prudenza: il Signore ci invita ad essere più grintosi, volentero-si, fiduciosi, pensiamo a cosa Dio ha fatto per noi, cerchia-mo di conoscerlo, di entrare in dialogo con Lui nella nostra comunità, nel nostro territo-rio, affinché possiamo essere persone libere, responsabili, disponibili, attive, generose. Gesù si è donato, si è spalan-cato sulla croce (segno apoca-littico per eccellenza) , Gesù ha vinto il male.

Il cammino verso le sette chiese dell’Apocalisse ci deve servire per dire che il bello della vita è stare anche insie-me come comunità. Il Signo-re ci invita a darci una mossa, perché ha fatto tutto per noi, ora dobbiamo essere fiducio-si, protagonisti, in quanto non siamo soli, c’è una comunità di credenti attorno a noi, la Chie-sa. Il Signore vuole bene alla sua Chiesa, manda la sua pa-rola per convertirla, per farle fare Pasqua, affinché si lasci amare e giunga alla sua meta che è l’eternità.

In cammino, iniziato nel mat-tino, si è concluso all’ora della merenda che non è mancata, al termine del pellegrinaggio, presso la struttura della festa.

[Katia]

La Lettera [12] settembre ‘14

Cre e Babycre 2014

Proponiamo la riflessione sul tema dell’abitare, alla luce del tempo estivo che è stato, an-cora una volta, l’occasione per

“fare casa” in un luogo, in un tempo, in una passione per l’umano che caratterizza l’es-sere chiesa. Dentro, ci met-tiamo 60 piccoli, 160 bambini e ragazzi, 60 animatori, 20 mamme e tanti genitori. E an-cora: musica e danze, preghie-ra e gioco, tornei e tuffi in pi-scina, gite e raduni, laboratori e ghiaccioli, pranzetti e me-rende, acqua e sole, serate e punteggi, foto e selfie, Smemo e Rino, calendarione e… tan-te lacrime al termine, perché anche il Cre finisce.Un bambino dice alla mamma: “non è giusto, però: i mesi di vacanza sono tre, perché solo un mese il Cre?” Chiedilo al don…

In continuità con gli anni scorsi, tra ‘passività’ e ‘attività’! Il tema dell’abitare si pone in continuità con quanto propo-sto gl’anni scorsi: la parola e il corpo, per raggiungere il loro compimento (e parafrasare fino in fondo quanto l’evan-gelista Giovanni ha magistral-mente sintetizzato nei primi versetti del suo prologo) han-no bisogno di “prendere dimo-ra” nella vita degli uomini, di “venire ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Per entrare in relazione con sé, con gli altri e con Dio oc-corrono certamente parole e gesti efficaci, ma se questi non prendono dimora, non si radicano nelle pieghe dell’e-sistenza umana, rischiano di

essere lasciati alla mercé del tempo che passa e scivolano via come l’acqua sulla roccia. Se si vuole continuità, occorre prendere dimora, occorre abi-tare e far abitare.E già qui si può cogliere una prima sostanziale questione intorno all’“abitare”: nasciamo senza aver avuto la possibilità di scegliere dove abitare e mo-riamo venendo ‘giudicati’ per dove e come abbiamo abitato ovvero per quello che abbia-mo costruito. C’è una passività dell’abitare che non può che essere accolta e c’è un’attività dell’abitare che non può che essere agita in ogni esistenza se si vuole dire degna di essere vissuta.

Tra ‘passività’ e ‘attività’: la pri-ma casa dell’uomo è il corpo

Possiamo dire che la prima casa dell’uomo forse è pro-prio il suo corpo. Una casa ‘subita’ perché espulsi dal pa-radiso terrestre della pancia calda della madre e lanciati in un mondo praticamente sco-nosciuto e a volte insidioso. Tuttavia il corpo è anche una casa da accogliere ogni gior-no di più perché nella casa del suo corpo l’uomo ha misura di sé, acquista una sua posi-zione, riconosce il senso che ordina le cose: l’alto, il basso, l’avanti, il dietro, la destra e la sinistra.

La Lettera [13]settembre ‘14

Tra ‘passività’ e ‘attività’: la se-conda casa dell’uomo sono gli abiti

Possiamo continuare dicendo che gli abiti sono come una se-conda casa per l’uomo. Gli abiti esplicitano il bisogno di custo-dire come un secondo grembo il proprio corpo, di impedire ad altri una furtiva conquista del proprio sé. Non può che essere così perché la nudità rimanda inevitabilmente ad una fragi-lità costitutiva e da custodire: “ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” dis-se Adamo e riprese Dio: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?” (cfr. Gen 3,10-11).Ma gli abiti sono anche un messaggio, una parola offer-ta, un ponte sul mondo. Essi non rinchiudono il corpo ma lo accompagnano nella sua vocazione ad esporsi. La pelle nuda è vulnerabile, violabile, come una casa senza porte. Gli abiti invece no. Permettono all’uomo di farsi vedere senza essere divorato come un og-getto. Per questa ragione essi non si accontentano di coprire, di svolgere delle semplici fun-zioni di protezione fisica, ma vogliono essere belli. In modo

da coprire non per nasconde-re ma per presentare. Gli abi-ti sono la casa che rendono presentabili quei corpi animati che sono gli esseri umani.

Tra ‘passività’ e ‘attività’: la terza casa è proprio la casa

Per una buona parte dell’ini-zio della nostra vita, l’abitare si connota come un’azione passiva: “abito qui perché qui mi hanno messo, mi ci sono trovato, perché hanno deciso i miei genitori”. Col tempo si apprende una mo-dalità diversa di abitare, capa-ce di scegliere e agire cambia-menti, non di subire il già dato. Quando gli uomini decidono di costruire delle case vere infatti – o di terra o di legno o di pie-tra - non fanno altro che pro-lungare simbolicamente il de-siderio di presenza del proprio corpo. La casa è per l’uomo come un altro corpo. Egli dun-que la edifica come model-lando attorno a sé l’involucro di un nuovo grembo e infon-dendogli l’eleganza di un abi-to su misura. Non a caso l’ar-chitettura è da sempre arte di composizione di questi bisogni che hanno segnato nella not-te dei tempi l’alba dell’uomo. In parole povere: tutti i tenta-tivi dell’uomo sono proiettati ad una sola finalità: abitare il mondo. Ma appunto non si può abitare il mondo se non si ha una casa in cui abitare. La casa è lo spazio di mondo che l’uo-mo può abitare. La casa è quel pezzo di mondo con cui l’uomo riesce a relazionarsi, perché è dell’essere uomo ritagliar-si spazi, abitare solo qualche angolo e mai il mondo intero. Ancora: l’abitare vero è riuscire

a trovare o a creare un luogo in cui star bene, e come ogni trovare, chiede sempre un cer-care che rimane sempre una delle prime forme dell’agire (cfr. “maestro, dove dimori?” Gv 1,38).

Tra ‘passività’ e ‘attività’: la quarta casa è la casa per il divino

Lungo quasi tutta la storia umana, l’uomo ha sempre sentito come un compito vi-

La Lettera [14] settembre ‘14

tale costruire una casa per il divino. L’invenzione del tempio è il frutto di questo bisogno pressoché universale poiché l’uomo sente che lo spazio non è tutto uguale. Non è una estensione senza differenze. E non basta il proprio corpo a dargli un ordine. Nemmeno la sua casa. Presenze in fondo

troppo fragili. Sono quei pun-ti in cui appare innegabile che sia passato il divino.Quello infatti è il punto esatto a partire dal quale si può dire per tutti dove si trovi l’alto e il basso, le quattro direzioni della terra, il lontano e il vi-cino. Naturalmente questo punto così prezioso, da cui

dipende il senso del mondo, deve essere identificato, per sapere bene che è proprio lì, deve essere delimitato, per ricordarsi che è solo lì, deve essere custodito, per garan-tire che sia sempre lì. Questo punto così prezioso diventa dunque sacro, separato dal profano.

La Lettera [15]settembre ‘14

Con il breve articolo che arriva adesso, pubblicato su l’Eco di Bergamo insieme ad una foto del nostro Cre, abbiamo vinto una televisione. Ma la vittoria più grande -più ancora della squadra Maison che ha rag-giunto la vetta della classifica- è stata la passione che ci ha abitato.

“Ti racconto una cosuccia origi-nale del CRE di Palazzago: il gio-co d’inizio. D’inizio CRE?No, di inizio giornata. Infatti, dopo la preghiera mattutina, due delle quattro squadre si af-frontano in una sfida, che con-siste nell’aprire una porta che presenta una prova da superare. Ovviamente, tutto strettamente legato al tema: piano terra. Pen-sando a una casa da abitare, i tre giochi sono: • salutiamo (si tratta di un me-mory, girando cartoncini di due colori diversi con i saluti nelle varie lingue del mondo: shalom, hi, hola, hallo, salut, Ni hao, Sa-luton, Aloha, Zdravo, Hei, CzeSc)• ripuliamo (cartacce trasforma-te in pallottole devono finire in un cestone)• facciamo il bucato (si tratta di riempire la lavatrice con le pez-ze di colori diversi, guidati dalla voce di un amico di squadra, poiché il concorrente viene ben-dato).Questo gioco di inizio dà la pos-sibilità di portare alla propria squadra alcuni punti, che si uni-scono a quelli guadagnati nei tornei, nei laboratori, nei grandi giochi, nelle serate genitori... Così, la giornata aperta all’inse-gna della simpatia e dell’intra-prendenza, continua con tutte

le altre proposte che fanno del mese estivo un tempo speciale, dove i grandi protagonisti sono bambini e ragazzi suddivisi nelle squadre: maison, house, domoy, Zuhause, accompagnati da fluo-rescenti animatori.”

[Domus]

(P.S: Domus è il gruppo animato-ri e Dominus lo sai vero?)

[Mare adolescenti]

La Lettera [16] settembre ‘14

Di cotte e di crude

Di solito per una vacanza si spera il meglio: bel mare e bella spiaggia, una compa-gnia buona e divertente, cibo in abbondanza, sole, etc…Una vacanza con gli adolescenti può tralasciare simili prospet-tive? Forse non c’erano tutti questi ingredienti (sole dove sei stato?), ma un gruppo così scatenato e vivace è davvero difficile trovarlo. Cosa si ricor-deranno all’Euro camp di Ce-senatico del gruppo di Palaz-zago-Gromlongo? Tanti cori da stadio (di ogni genere), la preghiera cantata senza ver-gogna in mezzo a quattrocen-to persone, una anguria dalla finestra (per forza è marcita: è stata tenuta nello zaino per un giorno intero durante la gita a

Ravenna), un po’ di sano caos, poco sonno… insomma di cot-te (il posto non aiutava la con-tinenza dei partecipanti e loro di certo non si tiravano indie-tro) e di crude. Durante questa vacanza nella preghiera in-sieme abbiamo approfondito la vicenda di madre Teresa di Calcutta. Molti non conosce-vano questa figura di santa, che ci ha permesso di essere più amici, e di vivere la giorna-ta con particolare attenzione a chi ci sta accanto, nel nostro piccolo e con le nostre capa-cità. L’obiettivo della vacanza era questo: fare una piccola comunità di 37 persone fuo-ri dalle nostre parrocchie e ci siamo riusciti. La condivisione dei momenti di divertimento

ha certamente aiutato tutto questo: giochi (calcio e beach volley) e animazione in spiag-gia, la stupenda visita a Ra-venna (qualcuno ha scoperto cosa è il mosaico e che Raven-na è stata capitale dell’impero romano…aiuto!!! Che scuole abbiamo!!!), il pedalò, le carte, gli autoscontri… e molti hanno chiesto, dopo tanta allegria e poca nostalgia della mamma: “possiamo rimanere?”. Ecco la bellezza di portare in vacanza gli ADO: un mix di tutto quello che può venire dalla loro ener-gia, che dà vivacità a un grup-po e che se stimolati può fare davvero bene anche nelle no-stre comunità.

[Davide]

La Lettera [17]settembre ‘14

Biciclettata dei tre fiumi

A Mantova, dove molte costru-zioni sono ingabbiate per il dopo terremoto, città patrimonio dell’umanità, dove ogni angolo riserva sorprese, siamo accolti in un oratorio dove da anni una piccola comunità “recupera” scelte sbagliate. Il segno è un cesto di pane, pieno il mattino e vuoto la sera, collocato nella chiesa dove celebriamo: chi ne ha bisogno attinge perché la condivisione è la vera moltipli-cazione. A Canneto sull’Oglio, il segno è la medaglietta miracolosa – i ragazzi non ne hanno mai sen-tito parlare e quasi con sorpre-sa la accolgono – che le suore della carità presentano, mera-vigliate di un gruppo di giova-ni che canta e prega nella loro

chiesetta. A Quinzano una strada che attraversa i due grandi spa-zi dell’Oratorio, con la palestra dove pernotteremo, e degli im-pianti sportivi, segno della cura di una comunità che si fa in quattro per creare occasioni di incontro, amicizia e riflessione. A Urago d’Oglio, l’accoglienza dell’Oratorio dentro un’antica corte: alto porticato con tavoli e panche, fontana che riempie una vasca di pietra, spazi accoglienti come le persone che ci ospitano e ci fanno sentire a casa, proprio come avveniva nelle cascine di un tempo, con un posto sempre disponibile per chi arrivava. Alla fine della quarta biciclet-tata, con maglietta compresa, dopo aver macinato 252.75

Km, fino a Sarnico, la cosa sor-prendente e bella è l’incontro con diverse esperienze che ar-ricchiscono e allargano gli oriz-zonti, insieme al cammino che il gruppo dei partecipanti (31) fa giorno e… notte, mentre peda-la, prega, celebra, mangia insie-me, fa il bagno nel fiume, arriva alla meta. Tante altre cose nei messaggi-ni, in facebook e soprattutto nel cuore. Come sempre tutto questo non sarebbe possibile senza i “fra-telli maggiori” che hanno as-sicurato la programmazione e l’accoglienza, il cibo, l’acqua e l’assistenza in ogni momento. Rimane una domanda in sospe-so: chi ha forato i materassini del don?

La Lettera [18] settembre ‘14

Miramare da amare

Bergamo, Barzana, Burligo, Palazzago, Almenno San Bar-tolomeo, Treviolo: vacanza multi… etnica con questo ven-taglio di paesi di provenienza dei 46 vacanzieri in quel di Mi-ramare.“Miramare da amare”, c’era scritto un po’ ovunque, e men-tre a Palazzago il paesaggio imbiancato (dalla grandine) faceva pensare più all’Im-macolata (8 dicembre) che all’Assunta (15 agosto) noi ci lasciavamo dolcemente culla-re dalle onde, dal sole e dalla bella compagnia nella vacanza “stile familiare”.I 7 gruppi si sono alternati nei diversi servizi di casa ed af-

frontati nei tornei di beach vol-ley, scala 40 e bocce, mentre per i più piccoli non son man-cati castelli di sabbia e piste da biglie.Due momenti di preghiera (tas-sativamente facoltativi…) erano le lodi del mattino e la celebra-zione della messa alla sera nella Parrocchia del Sacro Cuore.In questa settimana un’amici-zia contagiosa (anche del virus allo stomaco…) ha unito le di-verse età nel segno della con-divisione, dell’allegria e delle spedizioni in alto mare con il bananone e il disco galleggian-te a 70 km/h.

[Vanessa]

[Vacanze stile familiare]

La Lettera [19]settembre ‘14

[Fiaccole del cuore a Lourdes]Due anni dopo...

A due anni dalla bellissima ed emo-zionante esperienza di Medjugorje, le Fiaccole del Cuore sono riparti-te per raggiungere il Santuario di Lourdes, una mèta che ha richiesto molto più sacrificio, sia sul lato or-ganizzativo che durante il pellegri-naggio vero e proprio: 22 tedofori e, novità, un camper di amici ciclisti che ci hanno accompagnato duran-te tutto il percorso e dando vita ad un’esperienza particolare. La per-sona più rappresentativa conta ben 77 primavere e, con la fiaccola in mano e indossando con orgoglio il berrettino della ciclistica Palazzago, ha fatto da apripista al gruppo com-pleto delle 27 Fiaccole che Mercole-dì 11 Giugno, nel primo pomeriggio, ha attraversato il fiume Gave ed è entrato nel Santuario di Lourdes dalla Porta di S.Michele.L’ingresso in quel luogo Sacro ha commosso un po’ tutti e l’emozione provata ha permesso così di scari-care e dimenticare la tensione e le varie preoccupazioni vissute duran-te il percorso. Qui, ad aspettarci c’e-rano don Giuseppe e un gruppo di nostri parrocchiani tra i quali anche molti parenti; tutti insieme abbiamo trascorso due intense giornate. Grazie alla collaborazione e al pre-zioso intervento di don Giuseppe e di Claudia presso i religiosi respon-sabili del Santuario, abbiamo par-tecipato in modo attivo a diverse celebrazioni religiose. Dalla Messa celebrata da don Giuseppe prima del ritorno, alla Via Crucis e anche alla processione serale aux flambe-aux degli ammalati, molto toccante e sicuramente indimenticabile per tutti. In quella sera le Fiaccole , con le 18 lampade (una per ogni appa-

rizione) in mano, hanno assicurato il servizio d’ordine per facilitare gli am-malati con gli accompagnatori e i pel-legrini della processione, a giungere nella grande spianata della Basilica. Il secondo giorno il nostro gruppo ha partecipato direttamente anche alla processione con il Santissimo che si è snodata lungo tutto il percorso del Santuario ed è culminata nella basi-lica sotterranea immensa, colma di fedeli ed ammalati in preghiera.Alle 18 abbiamo recitato il Rosario alla Grotta delle apparizioni, quello che viene trasmesso in televisione e che anche molti a casa seguono; l’intensità della spiritualità raggiun-ge però il culmine nelle occasioni in cui si é da soli davanti alla Signora, cui si aprono i cuori . Sono stai due giorni molto belli nei quali ognuno ha vissuto momenti e sensazioni che difficilmente potrà dimenticare e che si sente in dovere di condi-videre con tutti coloro che stanno leggendo questo nostro diario. I vari momenti impegnativi e spiri-tuali sono stati alternati ad altri di svago e divertimento che hanno contribuito a migliorare ulterior-mente l’amalgama del gruppo; ecco allora le serate trascorse fuori dal camper a raccontare le sventure fi-nite bene (vd Ilaria, Pierino, Marco, Roby…), discussioni che purtroppo non lasciavano dormire tranquillo e disturbavano “il giovane” Vittorio. Ci sono state pure le barzellette di Alba, richieste dalle varie tavolate e infine “ l’anguria party“ improvvisa-to da Alida sulla spiaggia.Uno degli scopi dei Pellegrinaggi delle Fiaccole del Cuore è quello di raccogliere fondi per Comunità bi-sognose che abbiamo adottato.

Con l’aiuto degli Sponsor, delle va-rie Associazioni e anche di singole persone, quest’anno siamo arrivati a €2.500 che verranno distribuiti a queste realtà:- Comunità sollievo Yahweh- Orfanatrofio “Famiglia ferita” di suor Kornelya- Scuole elementari “Kourbusse” Senegal.Grazie alla nostra fiaccola Claudia nel pellegrinaggio a Medjugorje, saranno portati i fondi alle prime due, mentre attraverso uno sponsor provvedere-mo alla scuola in Senegal.

Un particolare grazie a don Giuseppe che ci ha sostenuti con grande spiri-tualità prima, durante e dopo questo pellegrinaggio, facendoci partecipi at-tivi dei momenti celebrativi. Grazie ai familiari che ci hanno fatto la sorpresa di aspettarci davanti alla Statua della Madonna di Lourdes emozionandoci e facendoci piangere come bambini ed infine grazie a tutti voi parrocchiani che ci avete soste-nuto sin dalla partenza con un sem-plice, ma grande saluto. Le Fiaccole del Cuore non si ferma-no qui, siate pronti per nuove espe-rienze...

[Robimister]

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Anno catechistico 2013-14

PRIMO ANNO

I bambini del primo anno di ca-techesi si sono immedesimati nei colori del mondo, quando ancora litigavano per chi era il migliore; ma poi hanno capito che dovevano stare uniti per formare una cosa bella come l’arcobaleno e per muovere i passi verso Dio in unione e fe-licità.

SECONDO ANNO

In questo anno di cateche-si abbiamo imparato a co-noscere Dio come Padre buono, che ha un cuore tal-mente grande da perdonar-ci sempre. Le sue braccia, in ogni occasione dopo il nostro pentimento, si aprono pronte ad accoglierci in un caloroso abbraccio. Ti ringraziamo Si-gnore, per questo tuo infini-to amore e ti promettiamo di impegnarci a seguire la stra-da che Tu ci indichi, pronti an-che noi ad accogliere tutti a braccia aperte.

TERZO ANNO

Quest’anno ci siamo impegnati per prepararci bene alla nostra prima comunione. Durante la liturgia abbiamo ricevuto un piccolo fiore, di questa piantina dovremo prenderci cura tutti i giorni se non vogliamo farla morire, perché la nostra fede è come questo fiore che va cura-to, annaffiato, potato, protetto dagli insetti, dalle malattie e concimato. Annaffiato con l’ac-qua viva della nostra preghie-ra; potato, eliminando le parti secche o malate, sforzandoci di migliorare sempre con il sa-cramento della confessione; protetto dagli insetti e dalle malattie, sforzandoci di par-tecipare alla catechesi con at-tenzione per poter conoscere il Vangelo ed avere la protezione della Chiesa, nostra guida; con-cimato per nutrire la nostra vita con Gesù Eucarestia che giorno dopo giorno farà fiorire il nostro cuore come Lui desidera.

QUARTO ANNO

Noi bambini di quarta, abbia-mo rivolto il nostro sguardo a Maria, mamma di Gesù. Ab-biamo letto e commentato no-tizie della sua vita e abbiamo imparato a pregare insieme. Insieme abbiamo modellato una corona del rosario, sim-bolo della preghiera dedicata alla Madonna. Abbiamo porta-to al polso la nostra coroncina e pure i nostri genitori si sono lasciati coinvolgere e hanno costruito una corona con tan-ta pazienza, perché tutti insie-me stiamo camminando verso Gesù. Infine abbiamo scritto alcuni pensieri che vogliamo rivolgere a Maria, la mamma del sì:• Maria, sei stata una ragaz-zina come noi, giocavi, correvi per le vie del tuo villaggio sotto lo sguardo dei tuoi genitori• Come noi sognavi il tuo fu-turo da ragazzina innamorata, ma senza indugi e dubbi hai accettato quello che il Signore tramite l’arcangelo ti ha pro-posto• Sei stata una mamma che in silenzio seguivi tuo Figlio e lo amavi. Da te tutte le mamme hanno imparato a donare sen-za chiedere nulla• Sei stata una mamma che ha sofferto in silenzio, quando hai visto morire tuo Figlio, ma tre giorni dopo hai condiviso con tutti la tua gioia• Sei stata una persona piena di fede, disponibile; una mam-ma premurosa, gentile e affi-dabile.• Aiutaci ad aprire i nostri occhi

[La sintesi del percorso]

La Lettera [23]settembre ‘14

per accogliere come te il tuo Figlio Gesù

QUINTO ANNO

Le sette chiese: comunità ca-paci di vangeloAbbiamo preso spunto dalla lettera del Vescovo “Donne e uomini capaci di vangelo” per riflettere sui contenuti che la chiesa, la diocesi e la nostra parrocchia ci proponeva in questo anno pastorale. Ab-biamo quindi letto le lettere dell’Apocalisse cercando di ca-pire come le prime comunità cristiane dell’Asia Minore, pur in mezzo alle persecuzioni e a tante difficoltà, hanno vissu-to il vangelo annunciato dagli apostoli. I santi: uomini capaci di vange-loAbbiamo poi parlato della vita di due papi: San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II che sono stati canonizzati e di San Giovanni Bosco, la cui urna è arrivata nella nostra diocesi. Anche in questo caso abbiamo cercato di capire come questi uomini hanno vissuto il vange-lo nella loro vita, indicandoci la strada della santità.Noi: ragazzi capaci di vangeloInfine abbiamo pensato anche a noi, a come possiamo vive-re il vangelo di Gesù. Abbiamo significato con delle foto alcu-ni momenti della nostra vita: i sacramenti che abbiamo rice-vuto finora, che sono stati un incontro con il Signore, e alcu-

ne occasioni che si sono pre-sentate durante quest’anno, in cui possiamo dire di avere fatto nostri alcuni sentimenti o scel-te di Gesù come la preghiera, la s. messa, la catechesi, l’amici-zia, il perdono, la pace, il cam-mino di avvento, di quaresima e il mese di maggio.Le beatitudini: cuore del Vangelo.Inoltre ogni domenica, duran-te la catechesi e la s. messa, abbiamo letto e ascoltato una pagina di vangelo, in partico-lare il vangelo di Matteo e le Beatitudini, per cui abbiamo seguito la frase guida di que-sto anno: “Beato chi legge e beati coloro che ascoltano…” e pensiamo che questo possa essere il messaggio che viene inviato all’angelo della chiesa di Palazzago.

SESTO ANNO (1ª media)

Quest’anno è stato l’occasione per approfondire il nostro rap-porto con Gesù attraverso lo Spirito Santo; abbiamo iniziato a guardare al nostro futuro per prepararci al sacramento della Cresima. In una scatola da noi costruita, inseriamo i nostri ri-cordi “di viaggio”.Per imparare a conoscere lo Spirito Santo abbiamo fatto riferimento a SETTE grandi fi-gure di santità nei quali egli si è manifestato:• La Madonna, figura centra-le nel mese di Maggio e prima donna piena di Spirito Santo• Giovanni Bosco

• Madre Teresa di Calcutta• Santo Papa Giovanni XXIII• San Giovanni Paolo II• Santa Teresa del Bambin Gesù• San Francesco d’AssisiAbbiamo ascoltato anche la voce dello Spirito che parla alle SETTE chiese nelle SETTE let-tere dell’Apocalisse, prenden-do consigli e modelli di fede.Al termine del nostro viag-gio, vogliamo mettere in que-sta scatola i SETTE doni dello Spirito Santo, con il proposito di farne tesoro e riscoprirli poi l’anno prossimo con il sacra-mento della Cresima.

SETTIMO ANNO (2ª media)

Il simbolo che ci ha accompa-gnato in tutto l’anno è la strada e abbiamo voluto rappresen-tarla con tutte le tappe che ab-biamo percorso insieme al don e alle nostre catechiste: dal pellegrinaggio a Sotto il Mon-te, al nostro viaggio a Roma, al raduno dei Cresimandi sempre a Sotto Il Monte e molte altre ancora, fino a raggiungere la tappa tanto attesa del Sacra-mento della Cresima.Arrivati a questo punto ci vie-ne posta la domanda “Quo Va-dis?” – dove vai? –.Sappiamo che d’ora in poi sarà in salita ma ci metteremo tutto il nostro impegno per continuare il percorso che ci è stato aperto.Speriamo di ritrovarci ancora tutti insieme l’anno prossimo, sempre in questa sede, ma ap-partenenti al gruppo di 3^ media.

La Lettera [24] settembre ‘14

OTTAVO ANNO (3ª media)

I consigli di Gesù, nel discorso della montagna, ci hanno fat-to riflettere su come dobbia-mo comportarci e sulle scelte di vita che è meglio fare. Noi ragazzi di terza media ci impe-gniamo a proseguire la nostra formazione e a seguire le pro-poste che ci verranno fatte nel cammino adolescenti.

PRIMO ANNO ADOLESCENTI

Il tema che più ci ha affascinato negli incontri è la libertà. La rap-presentiamo con un aquilone, che vola libero in cielo, ma pur sempre legato alla terra, cioè alla nostra volontà. Infatti, “li-bertà non è fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si fa”. Oltre all’aquilone, abbiamo pen-sato che la libertà possa rac-chiudersi anche in altre immagi-ni, azioni, oggetti… Ad esempio:• i soffioni: perché prendendo il volo si disperdono liberandosi• il sogno: perché possiamo vederci ogni cosa, senza nes-sun condizionamento• (trovare il coraggio di) essere se stessi: perché solo difen-dendo le nostre idee, possia-mo dirci liberi• speranza: perché sappiamo che

la libertà è una scelta difficile, ma non dobbiamo lasciarci andare!

SECONDO E TERZO ANNO ADOLESCENTI

Come i cartelli stradali inse-gnano il rispetto del codice della strada, così anche noi ci siamo allenati a rispettare i pensieri, le idee, le abitudini e i sentimenti degli altri. Abbiamo cercato di educarci al rispetto del codice del vivere insieme, interpretando i segnali di pre-cedenza, di stop, di divieto e di invito alla prudenza che esi-stono nei rapporti umani.

QUARTO ANNO ADOLESCENTI

I sandali che presentiamo rap-presentano il cammino fatto, su una strada a volte in di-scesa, a volte in salita, una via percorsa insieme, fatta di tan-te piccole tappe. Poi il mattone, simbolo di che costruisce, an-che con fatica, ma con la gioia di chi vuol arrivare a compiere l’opera. Così ci apprestiamo al passaggio ai giovani, cercando di continuare a costruire.

GIOVANI Prendersi cura è l’atteggiamento di chi sa sperare contro ogni spe-

ranza, di chi vede una luce anche quando è notte fonda, di chi lascia maturare i tempi di Dio, di chi respi-ra la speranza e la pazienza di Dio.Presentiamo il lenzuolo che ha accolto il Cristo morto nella Via Crucis del Venerdì Santo, for-mato dai sette teli delle rispet-tive stazioni. Vediamo in questo la sintesi del cammino dell’an-no, con il desiderio di metterci insieme, pensare, proporre e vivere momenti di comunione nella nostra Comunità.

ADULTI

Una cartelletta raccoglie le schede della catechesi del giovedì mattino, sui temi del-la liturgia e della celebrazione eucaristica. Insieme, anche un candelabro a sette bracci che ci ricorda tutto il cammino con la lettura, la riflessione e l’appro-fondimento delle sette lettere dell’Apocalisse e che culminerà nel cammino del 2 giugno. “Ecco- dice l’ultima lettera- io sto alla porta e busso, se qual-cuno mi apre, entrerò da lui e cenerò con lui…”Il nostro desiderio è di aprire sempre la porta e fare festa con il Signore.

[Patrizia]

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[Verbale del 17 giugno 2014]Il lavoro dei Consigli riuniti

Dopo un momento di pre-ghiera, don Giuseppe invita i membri dei consigli a fare una verifica del cammino dell’an-no pastorale che ha avuto come tema generale la lettera del vesco-vo “Donne e uomini capa-ci di vangelo”, con sotto-titolo per la nostra co-munità: “Be-ato chi legge e beati coloro che ascoltano”, una frase tratta dall’Apocalis-se, il libro contenente le let-tere alle sette chiese dell’Asia Minore, che sono state i testi guida del percorso di cateche-si per i ragazzi e gli adulti du-rante l’anno. Questo percorso si è concluso con il pellegri-naggio alle sette chiese della nostra parrocchia il 2 giugno e con la processione del pa-trono: san Giovanni Battista, durante la quale i vari gruppi della catechesi hanno porta-to i teli con i testi delle sette lettere. Quest’anno è stata in parte cambiata la modalità di proposta della catechesi per gli adulti, perché si sono svolti due incontri mensili tenuti da don Maurizio Rota: uno il po-meriggio nelle chiesette delle frazioni, a rotazione, e uno in chiesa parrocchiale nello spa-zio dell’abside, la sera; inoltre, durante i giovedì della cate-chesi si è passati per la bene-dizione alle famiglie e un altro aspetto di novità è stata la let-

tura mensile di ciascuna lette-ra durante la celebrazione eu-caristica domenicale, offrendo così a tutti una possibilità di ri-flessione. Ai bambini e ragazzi della catechesi, invece, sono

stati distri-buiti un por-talettere in c a r t o n c i n o e il testo di ogni lette-ra colorata con chiusura a busta, in

modo che i contenuti potesse-ro essere semplificati e trattati durante la catechesi e portati poi in famiglia per una lettura insieme. Alcuni membri del consiglio esprimono un parere positivo in merito alla propo-sta realizzata quest’anno per-ché vi è stata la presenza co-stante di circa 50, 60 persone alla catechesi, un numero che fa pensare ad una buona e consapevole adesione, ma nello stesso tempo si spera siano sempre più numerosi gli adulti che d e s i d e r a n o approfondire la loro fede per potere essere di esempio alle nuove genera-zioni. Anche il pellegrinaggio del 2 giugno ha visto la par-tecipazione di molte famiglie,

che hanno seguito con inte-resse il momento di sintesi dei contenuti nelle varie chiese. La benedizione alle famiglie ha coinvolto circa 460 famiglie e a questo proposito don Giusep-pe sottolinea il fatto che il mo-vimento è stato di una chiesa in uscita che va incontro alle persone, ottenendo una rispo-sta di apertura e di accoglienza. Altri momenti di formazione per gli adulti sono stati la cate-chesi il giovedì mattina, dopo la santa messa e gli incontri a li-vello di zona pastorale in Qua-resima sul tema della santità (canonizzazione dei due papi e la figura femminile di Santa Teresa di Lisieux), inoltre vi è stato un incontro generale con i genitori dei bambini/ ragazzi della catechesi e poi a segui-re incontri più specifici per la preparazione ai sacramenti.

In particolare sono stati ap-prezzati quelli condotti da don Chino per gli adolescen-ti, cammino fatto con la zona pasto-rale. Il tema della cateche-si degli adulti, che si sviluppa in un cammino triennale, avrà come atten-zione il prossi-

mo anno la formazione dei ca-techisti per gli adulti. Qualche spunto di riflessione è costitu-

La Lettera [26] settembre ‘14

ito anche da alcuni approfon-dimenti sul bollettino parroc-chiale “La Lettera” e sul foglio settimanale “ La Lette…Rina”. Per quanto riguarda le cele-brazioni e i momenti di pre-ghiera, i membri del consiglio ritengono che ci sia stata una buona partecipazione dei ra-gazzi e delle famiglie alle mes-se del mese di maggio; anche alle confessioni mensili e a quelle programmate vi è sem-pre un bel numero di persone. Si pensa sia importante man-tenere l’ora di adorazione quo-tidiana nel tempo d’Avvento (oltre a quelle mensili) e la Via crucis quotidiana, introdotta quest’anno, nel tempo di Qua-resima. Don Giuseppe sottoli-nea il fatto che la liturgia è im-portante e che le celebrazioni vanno curate e sono preparate grazie anche al contributo e al lavoro di molte persone. Que-sta partecipazione e questo sentire ci rendono protagonisti della celebrazione dando voce al Vangelo; è tuttavia utile educare alla responsabilità, in modo che chi collabora sia an-che corresponsabile nel porta-re avanti il proprio servizio. Per quanto concerne l’ambito della carità, oltre la festa del-la terza età con il sacramento dell’unzione degli infermi in ottobre, si stanno investendo energie per aiutare anziani e ammalati a sentirsi parte della comunità, si organizzano mo-menti di festa con gli anziani,

che stanno volentieri in com-pagnia e partecipano in buon numero oppure si va a fare loro visita in casa, nei ricoveri o ne-gli ospedali. Questa attenzione e questo impegno dovrebbe-ro essere meglio organizzati, magari dividendosi gli incarichi, informandosi meglio sulle ne-cessità, programmando già a settembre le iniziative: una vi-sita ad un santuario, una gita o un presente da portare in occa-sione del Natale e della Pasqua, coinvolgendo magari anche i ragazzi. Per quanto riguarda le feste, si pensa di mantene-re quelle programmate, anche se si avverte una certa fatica, perché scarseggiano i volonta-ri, occorrono forze nuove e tal-volta manca la collaborazione e un certo senso di responsabili-tà; per la festa di comunità vi è la disponibilità di molti adole-scenti e giovani, ma alle spalle debbono esserci dei referenti adulti che portano avanti il la-voro di organizzazione. Anche per il bar, vi sono problemi per la gestione, emersi in occasio-ne di alcune serate del palio, perché sono venute meno delle forze di volontariato e un cer-to coordinamento. Nel periodo estivo gli animatori del CRE hanno organizzato anche sera-te di festa per i genitori.Per quanto attiene ai lavori in corso o da avviare, è stato ap-provato il settimo progetto per la casa di comunità che preve-de altre modifiche e una diver-sa collocazione degli spazi e il cantiere non partirà prima di novembre per poter chiedere il finanziamento CEI. L’appar-tamento dell’ Oratorio verrà lasciato libero e quindi si rica-veranno aule per la catechesi e il CRE; nel contempo bisognerà

valutare la possibilità di una persona che assicuri la sua pre-senza e la sua azione per l’ora-torio e per la chiesa, facendo da referente per i volontari dei di-versi ambiti. Anche la casa del-la parrocchia a Brocchione non è più occupata; la chiesa della Beita è in attesa di una ristrut-turazione dell’interno, anche se la Curia frena per evitare di far partire due cantieri significativi.Nell’ultima parte si anticipa qualcosa sul tema del pros-simo anno per la Diocesi di Bergamo, a partire dalla lette-ra del Vescovo e l’attenzione alla formazione degli adulti. In Comunità potrebbe essere im-portante rilanciare l’Oratorio e l’attenzione missionaria. Si conclude con uno sguardo agli appuntamenti estivi, alla festa di Comunità e si decide che la celebrazione seguita dalla processione della Madonna del Rosario sarà fatta al mat-tino per dare la possibilità an-che ai ragazzi di vivere alcuni gesti della tradizione che altri-

menti non vedrebbero mai se collocati alla sera. Il 5 ottobre sarà anche l’occasione per gli anniversari di sacerdozio (don Mario, don Eliseo e don Elio) e di professione religiosa (Suor Maria Grazia).

[Patrizia]

La Lettera [27]settembre ‘14

[Lavori in corso]Work in progress

Ancora alcuni spazi dell’Ora-torio rivisitati: la zona-pizzeria della cucina e il grande porticato. E’ ormai lontano il tempo del cucinino che era stato ricavato sotto il portico, al pianterreno, accanto dalla cosiddetta “sala da basso”, fuori norma e poco agevole. La cucina, sistemata e lodata dai fornitori che sono abituati a vedere cucine di di-verse strutture, ma soprattut-to capacissima di fornire buoni pasti (e i partecipanti al Cre, come coloro che partecipano alle cene e alle diverse feste lo possono testimoniare) è sta-ta completata con uno spazio in cui è collocato il forno della pizza e un grande finestrone per il passaggio dei piatti. Il tut-to riparato dal bel porticato in lamellare e tegole, che ha dato un valore aggiunto alla strut-tura, muovendola un po’ dal punto di vista architettonico e assicurando uno spazio signifi-cativo, riparato dal sole e dalla pioggia, che già abbiamo potu-to godere in questi mesi. Che

dire? I lavori continuano anche qui. Ora si tratta di completare il vano per il passavivande che servirà i due piani dell’Oratorio, partendo dalla cucina e arri-vando accanto alla sala onde e al Teatro. I prossimi interventi interesseranno gli accessi al Teatro, al Bar e alle Aule, con l’eliminazione delle barriere ar-chitettoniche. Il Consiglio Af-fari Economici sta valutando da tempo, per queste opere, il contributo dell’Amministra-zione Comunale, come rico-noscimento dell’utilizzo della Piazza don Giovanni Ceroni ad uso parcheggio (contratto sot-toscritto il 15 giugno 1984 e scaduto). Inoltre, l’ex apparta-mento del Curato, resosi libero dopo tre anni dalla scadenza dell’accordo con la famiglia che lo abitava e che ringraziamo per il lavoro fatto a beneficio della struttura e delle iniziative lì proposte, avrà bisogno di ul-teriori interventi, per creare al-cuni ambienti per la catechesi e per le necessità dell’Oratorio.

P.S. Il porticato, la saletta annessa, la cucina, come anche la sala onde accanto al bar, possono es-sere richieste per feste di compleanno, incontri, ritrovi… di singoli e gruppi, compatibilmente con le attività parrocchiali. Chiamare Amos e Renata338.4044394

La Lettera

[Sottotitolo sottotitolo]

[28] settembre ‘14La Lettera

[28] settembre ‘14

A caccia di colombe

No, non chiamate gli ani-malisti: nulla di violento. Piuttosto, una caccia un po’ strana. Abbiamo girato le diverse chiese della nostra Comunità con la sorpresa che in tutte c’è il riferimento allo Spirito Santo, nella sim-bologia della colomba.Un classico, quando si par-la della terza persona della Trinità, riferimento imman-cabile, preparandosi alla Cresima, simbologia ricor-rente anche nel pacifismo. Ma a noi interessa vedere come, nei diversi secoli e con stili e forme diverse, non ci si è dimenticati del-lo Spirito Santo, anzi, lo si è raffigurato secondo questa simbologia, inserito anche in luoghi centrali nello spa-zio liturgico.

Alla Beita l’abbiamo proprio sopra l’altare, nel presbi-

terio, in un bassorilievo in gesso dorato, sprigionan-te raggi grandi e piccoli. In uno dei dipinti –l’Annuncia-zione, olio su tavola di Sar-zilla Giovanni, 1940-60) - il momento dell’annuncio a

Maria da parte dell’Angelo è come riproposto dal volo di una colomba che arriva ver-so altre due. Più legata alla

speranza la colomba della volta (1940-60, tempera su intonaco) avendo al col-lo una catena con la quale sorregge l’ancora, classico modo per proporre la virtù della speranza.

A Carosso c’è solo l’imbaraz-zo della scelta. Spirito Santo dipinto al centro del baldac-chino del pulpito (legno in-tagliato e dipinto marmoriz-

zato 1750-1799) là dove si annunciava la Parola, sem-pre tra raggi luminosi su un cielo azzurro; nella tela del transito di S. Giuseppe (1750-1774), tra le nuvole da cui sbuca il Padreterno e sopra la scena che raffigura Maria e Gesù vicinissimi allo

sposo e al padre terreno che li sta lasciando; basso-rilievo nella cornice in ges-

so che racchiude la tela con il martirio di S. Eurosia. E, decorazione in tempera su intonaco (1800), anche qui sopra l’altare, nella geome-tria ben definita di raggi che diventano strade.

[Un viaggio nello Spirito Santo]

La Lettera [29]settembre ‘14 [29]

La Letterasettembre ‘14

Entriamo a Salvano, la più piccola. La tela con la vi-sione della Madonna a San Filippo Neri, (1650) cui è de-dicata la chiesa (copia molto fedele di quella più famosa di Guido Reni, custodita a Roma, nelle stanze di San Filippo Neri), è sotto l’egida

dello Spirito che viene pro-posto, sempre come colom-ba, nella decorazione baroc-ca in gesso.

Lasciato Salvano, entria-mo a Montebello, la chiesa nella quale si festeggia San Lorenzo ma dedicata alla Trinità. E qui, insieme al Pa-dreterno e al Signore Gesù, c’è sempre la colomba, cioè la famiglia divina al com-

pleto. Così nella pala d’al-tare, dove il Padre sostiene la croce del Figlio e tra i due

lo Spirito. Così nell’affre-sco ovale della volta, dove scendiamo al Giordano per il Battesimo: ”il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corpo-rea, come di una colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu

sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” Lc 3,22. Anche, nella cu-poletta del presbiterio dove la colomba conclude come vertice il triangolo (immagi-ne classica della Trinità) for-mato dal Padre con lo scet-tro in mano e dal Figlio con la croce. Inaspettatamente, anche nel soffitto della sa-

grestia, forse rimasuglio di brani pittorici più estesi, una colomba e lì, vicino, l’attac-co del lampadario: un modo per ricordarci che lo Spirito è luce?

Saliamo verso il centro e troviamo Brocchione. Anche qui una colomba è disegna-ta sull’elegante baldacchino del pulpito (1720-1749), tra

una corona di nuvole e piccoli raggi. Ne scoviamo un’altra

La Lettera

[Sottotitolo sottotitolo]

[30] settembre ‘14settembre ‘14[30]La Lettera

nella tela (1650-1699), re-staurata alcuni anni fa, della Donna dell’Apocalisse: qui

la colomba sembra partire nella sua azione verso Ma-ria, all’ordine del Padre, che tende la mano verso di essa quasi dando il la. E lei ca-tapulta il suo raggio verso la Vergine, raggio che diventa soffio, cascata, profumo, strada.

Giungiamo in chiesa parroc-chiale, dove una raggiera si affaccia dal capocielo (co-

struzione lignea scolpita, intagliata e dipinta, 1800, sospesa sul presbiterio) e al centro la colomba in le-gno argentato: tutta l’a-zione liturgica è nel segno dello Spirito che ci insegna

a dire: ”Abbà, Padre”. Poco sotto, nel bassorilievo in le-gno dorato della cantoria di destra, la scena del battesi-mo ci presenta una nuvola con la colomba e il raggio che giunge sul capo di Gesù.

Il palco è di metà ‘800, ma questo riquadro e anche il corrispondente con la pre-dicazione del Battista nella cantoria di sinistra, così se-veri nelle forme, potrebbe-ro essere molto più antichi, magari della chiesa prece-dente e adattati qui.Guardando bene nei pen-nacchi della volta (1775) che con il trompe-l’oeil di-venta una cupola, lo Spiri-to, sempre sotto forma di colomba, ispira uno dei pa-dri della chiesa, S. Gregorio Magno. Se poi, con un po’ di

pazienza apriamo i profondi cassetti del museo, trovia-mo una colomba ricamata in oro su uno dei lati del bal-

dacchino, insieme al pelli-cano e ai simboli eucaristici. Sempre nel museo, una bella tela del ’700 con un’insolita pietà: il Padre che allarga le braccia, accogliendo il Cristo morto, sorretto anche da An-geli, mentre tra di essi giunge la colomba dello Spirito Santo.

Chiude il nostro percorso la

chiesa di Precornelli, dove una piccola colomba in stucco mo-dellato e dipinto (1749) vola sopra il presbiterio. In sagre-stia, alle pareti, ci sono alcuni quadretti devozionali, come quelli che un tempo venivano

messi a capo del letto, con il soggetto ricorrente della Sa-cra Famiglia, protetta dalla colomba. Anche qui lo Spiri-to non lascia mancare la sua danza, portatrice di vita.Davvero una bella… caccia.

La Lettera [31]settembre ‘14

[Santa Margherita a Carosso]

G V C: giovinezza, verginità, coraggio

Partendo da Gesù che nel Vangelo si rivolge ai piccoli e non ai saccenti, don Alex Car-lessi, direttore dell’Oratorio di Curno, ha raccolto nella cele-brazione della festa la figura di Santa Margherita intorno a tre caratteristiche:La giovinezza: quell’età che spesso è una scusa (“sono gio-vani…poverini…”) è stata per lei sinonimo di fortezza. Spesso i giovani “non si tirano insieme”: lei sapeva quello che voleva e ha vissuto la giovinezza come tempo per decidere.

La verginità: di fronte a chi vo-leva farle violenza lei dice “no”, vivendo la verginità non come una sfortuna o qualcosa da cui liberarsi il prima possibile, ma come “un di più”, un di più d’a-more.Il coraggio: s’è lasciata tagliare la testa perché consapevole che c’è qualcosa di più grande della stessa vita. Per lei è sta-to l’incontro con il Signore. Noi oggi gettiamo subito la spu-gna. Santa Margherita ci in-segna che solo nel farci piccoli evangelicamente possiamo

accogliere il Signore.Don Alex ha presieduto anche la processione con la statua della Santa, scesa verso Ca-bacaccio, percorrendo la via parata a festa; era la desti-nazione dello scorso anno, quando le condizioni metere-ologiche l’avevano impedita. Dopo la benedizione ci atten-deva una cenetta preparata nella tensostruttura di Ca-rosso che concludeva in se-rata i giorni della festa, dopo aver subito le bizze di una strana estate.

A Roma, Claudia rimane stupita: come ti trasformo le guardie del corpo in… APOSTOLI!!!

La Lettera [32] settembre ‘14

[L’incontro con papa Francesco]

Giugno 2014: Due giornate speciali

Lo scorso mese di Giugno un gruppo della nostra comunità, è andato a Roma dove ha vis-suto una bellissima esperienza che difficilmente riuscirà a can-cellare dalla propria memoria, partecipando alll‘udienza del Mercoledì di Papa Francesco, con l’opportunità di consegna-re il libro testimonianza “Ho fatto goal alla sclerosi multi-pla“ del nostro compaesano Giorgio, accompagnato dalla moglie Nicoletta.

E’ stata un’esperienza di breve durata ma molto intensa, vis-suta con una perfetta tempi-stica e organizzazione grazie al contributo di Mons. Mauri-zio Malvestiti che ci ha sempre fatto da tramite nei vari mo-menti delle due giornate roma-ne. Il suo ottimo intervento nel gestire al meglio le varie situa-zioni, ci ha permesso di vivere in prima linea alcuni momenti speciali e superare facilmente tutti quegli ostacoli burocratici che sussistono in circostanze così particolari. Un GRAZIE di cuore a Mons. Maurizio.

Grazie a lui, il 3 Giugno, insieme a tanti altri bergamaschi, si é potuto partecipare alla Messa in Vaticano celebrata dal Car-dinale Angelo Comastri, Vicario del Papa, in occasione dell’an-niversario della morte di San Giovanni XXIII (la prima dopo la sua Canonizzazione). Nella circostanza Rosella, Claudia e Giorgio, direttamen-te dall’altare del Vaticano e con emozione, hanno letto i brani delle letture e delle varie pre-

ghiere previsti dalla funzio-ne religiosa; al termine della Cerimonia si è avuto l’oppor-tunità di con-segnare il libro di Giorgio al Cardinale che con cortesia e disponibilità ci

ha ricevuto direttamente nella sagrestia di San Pietro.Il giorno dopo Mons. Malve-stiti ha saputo organizzare al meglio anche la nostra parte-cipazione all’udienza di Papa Francesco, dispo-nendoci in posizione strategica e privile-giata, così da poter-Lo vedere transitare in auto molto vicino, in mezzo all’entusia-smo dei tanti fedeli presenti in piazza S. Pietro. In questo modo GianMario e

Claudia con onore hanno potu-to consegnare al personale del seguito del Papa la pubblica-zione “I nostri primi 40 anni ….” riguardante il 40° anniversario della loro attività imprendito-riale. Giorgio e Nicoletta invece sull’altare dell’udienza, hanno potuto dialogare e consegna-re direttamente nelle mani del Santo Padre il diario della loro esperienza di vita, coronando un sogno che solo alcuni gior-ni prima pareva impensabile e irrealizzabile. La delegazione di Palazzago ha potuto così vive-re con sincera e forte emozione questo particolare momento e gli occhi lucidi di ognuno e il pianto a dirotto di Rosella sono stati proprio la testimonianza e l’espressione di qualcosa di grande che si è condiviso in-tensamente, una parentesi di vita che ha messo a dura prova gli stati d’animo di ognuno, ma che sicuramente resterà sem-pre aperta nei propri cuori. Sono state due giornate tal-mente perfette sia sul lato organizzativo che su quello emotivo, che tutto sembra es-

La Lettera [33]settembre ‘14

sere stato programmato molto tempo prima con tanta cura e premura nei vari dettagli, mentre non è stato altro che il susseguirsi di vicende che il destino ha saputo miscela-re alla perfezione solo alcuni giorni prima della partenza, ma che infine sono sfociate in DUE GIORNATE SPECIA-LI e indimenticabili. Grazie a Gian Mario Ripamonti con Claudia, a Mario Ghezzi con Rosella e a Don Giuseppe. Un dovuto ringraziamento a Ste-

Mentre prepariamo la Lette-ra, giunge l’annuncio che Papa Francesco ha nominato ve-scovo di Lodi mons. Maurizio Malvestiti della nostra dioce-si, finora Sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali.E’ stato il vescovo mons. Fran-cesco Beschi al termine del Pon-tificale in Duomo per Sant’Ales-sandro a darne notizia.Mons. Malvestiti è nato a Mar-ne il 25 agosto 1953. Dopo gli studi nel Seminario Vescovile di Bergamo, è stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1977. In seguito ha proseguito gli studi accademici in Teologia a Roma.Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale a Pedren-go; dal 1978 al 1994 Educa-tore, Insegnante e Vicerettore delle Medie del Seminario di Bergamo, Coadiutore festivo nella Parrocchia di Suisio, Vi-cerettore della Comunità del Liceo del Seminario, Studente a Roma. Dal 1994 al 2009 Of-

ficiale e poi Capo-ufficio nella Congregazione per le Chiese Orientali col compito di segre-tario particolare dei tre Cardi-nali Prefetti che si sono succe-duti alla sua guida. Dal 2009 Sottosegretario del-la medesima Congregazione, Responsabile dell’ufficio Studi e Formazione, Membro delle Commissioni Bilaterali tra la Santa Sede e gli Stati di Israele e Palestina, Docente nel Pon-tificio Istituto Orientale e Ret-tore della Chiesa di San Biagio degli Armeni in Roma, Cappel-lano Conventuale dell’Ordine di Malta. È stato nominato Cap-pellano di Sua Santità nel 1996 e Prelato il 26 agosto 2006.Il motto episcopale da lui scelto è: “In silentio et spe” frase trat-ta dal Profeta Isaia e riportata anche da Santa Teresa d’Avila. Qualcuno potrebbe imme-diatamente vedere strano quel “silentio”, conoscendo la simpatia e la loquacità di don Maurizio, ma la traduzione è:

“nell’abbandono confidente”. E infatti “è proprio l’abbandono confidente alla volontà divi-na che mi ha guidato nel mio sacerdozio e desidero che il Signore confermi la sua be-nedizione sul nuovo ministero concedendomi in abbondanza questo dono”.

Nella foto a sinistra Mons. Mau-rizio tiene tra le mani la reliquia di S.Papa Giovanni XXIII che la sera del 2 giugno sarebbe arriva-ta a Sotto il Monte per la solenne celebrazione; in quella di destra è con le catechiste della Cresima nel maggio scorso.

Un nuovo Vescovo bergamasco[E’ il ventiseiesimo]

fania e Fabio Ghezzi che, organizzan-do viaggio e soggior-no in modo i m p e c c a -bile, hanno c o n s e n t i t o al gruppo di trascorrere due giornate in perfetta sintonia con orari e spostamenti che dovevano essere rispettati per affron-

tare al meglio i vari impegni che ci attendevano. GRAZIE!!!

[Giorgio]

La Lettera [34] settembre ‘14

[Monte Linzone: il tempio dedicato alla Santa Famiglia]

Vent’anni dopo

[Festa di san Lorenzo a Montebello]

Un conto è credere, un conto è credere di credere

Questa espressione di Padre Turoldo ha aperto la riflessione che don Umberto ha proposto nella festa di San Lorenzo a Montebello. Abbiamo chiesto a lui, nominato parroco del Sacro Cuore in città, dopo 12 anni a Barzana, di essere con noi, nella frazione più vicina alla sua Par-

rocchia, anche in segno di ringraziamen-to per la col-laborazione e la disponibilità dimostrate in questi anni, s o p r a t t u t -to da quando si cammina come zona pa-storale. Don Umberto ha ripercorso il

Vangelo della Domenica, agita-to dal lago in tempesta e dal de-siderio di Pietro di andare verso Gesù in un modo sensazionale, camminando sulle acque, cioè senza tempeste e problemi. Per un po’ ce la fa, ma quando distoglie lo sguardo dal maestro e lo fissa sulle onde e sulle sue paure, allora comincia ad affon-dare. Da qui il grido: “Signore salvami!” grido che troviamo al-tre volte nella Bibbia. E’ il grido che facciamo nostro e, attraverso San Lorenzo, marti-re della Chiesa dei primi secoli, chiediamo forza per la nostra fragile fede e coraggio comuni-tario per l’annuncio del Vangelo, anche in mezzo alle tempeste della vita. Poi, con la processione, abbia-mo raggiunto Montebello alta, parata a festa, risplendente al

sole che, tra giorni di pioggia, ha permesso il cammino. Non poteva mancare il rinfresco, al-lietato dalle note della Banda, come già per la processione e la simpatia di coloro che hanno organizzato la festa.

[Davide]

La commemorazione del ven-tennale di fondazione del san-tuario della Santa famiglia di Nazareth, sul Monte Linzone tra Palazzago e Roncola, ha vissuto il suo momento più si-gnificativo mercoledì 20 ago-sto, alle 11.00, con la Mes-sa presieduta da monsignor Lucio Carminati, delegato dal Vescovo. assente dalla diocesi

perché al seguito del pellegri-naggio Assi- si-Roma. «Sono già trascorsi vent’anni quando dissi a mon-signor Roberto Amadei, da soli tre anni vescovo di Bergamo, che lassù sul monte Linzone i lavori di consolidamento dell’anti-ca stalla erano ormai a buon punto e che c’era l’idea di ren-

derla luogo di culto - racconta monsignor Daniele Rota -. Lui si mostrò favorevole al progetto. Mi in-dicò il 20 agosto, festa di San Bernardo, per il rito previsto. Monsignor Amadei giunse sul luogo in uno splendido mattino di sole (purtroppo quest’anno c’era nebbia) con un panorama sgombro da nubi, che spaziava

La Lettera [35]settembre ‘14

su gran parte della pianura pa-dana, dalle Alpi agli Appennini. La presenza del vescovo, la splendida giornata, l’amenità del paesaggio incontaminato a 1250 metri d’altitudine e il fa-cile accesso attirarono sul luo-go tantissima gente, quanta mai se n’era vista sul Linzone. Prima del rito della benedi-zione il compianto vescovo, visibilmente soddisfatto. pre-se la parola e volle motivare l’ intendimento di dedicare alla Santa Famiglia di Nazareth quella vecchia stalla consoli-data che ave-va assunto le sembianze del tempio. Corre-va il 1994, anno internazionale della famiglia ed era deside-rio del vescovo che sul Linzone ne rimanesse un duraturo ri-cordo». La chiesetta, realizzata ap-punto in un’antica stalla di-smessa e diroccata, sul fianco del monte, «rimanda per as-sociazione di idee - aggiun-ge monsignor Rota, nativo di Palazzago –alla grotta di Bet-

lemme, ove la Santa Famiglia aveva trovato rifugio nella notte del primo Natale, tra il bue e l’asinello. Ma il motivo sul quale il vescovo maggior-mente insistette fu la costa-tazione che la famiglia cristia-na si stava pericolosamente avviando verso una deriva di identità d’imprevedibili svilup-pi negativi, cui era necessario contrapporre significative oc-casioni e luoghi di preghiera e di riflessione onde evitare

un futuro sen-za famiglia che sarebbe la più grande sven-tura per l’u-manità. Dopo v e n t ’ a n n i , quelle parole di monsignor Amadei sul monte risuo-nano cariche di preoccupazio-ni e previsioni profetiche che hanno antici-pato il futuro». Nei vent’anni ormai trascor-

si, il santuario ha mantenuto il suo primitivo fascino di locali-tà alpestre, benedetta e sem-plice, dove la Santa Famiglia è al centro. L’intervento mura-rio infatti venne realizzato da

volontariato locale, «at-tivo, tenace e intrapren-dente» preci-sa monsignor Rota. L’in-terno, giorno dopo giorno, fu arredato dalla genero-sità dei fede-

li «che provvide a tutto, ma senza troppe preoccupazioni estetiche – aggiunge il ca-nonico onorario della basilica vaticana di San Pietro. Così ogni arredo e ogni suppellet-tile, anche il mobilio e la bian-cheria hanno tutti una loro storia da ricordare e stanno lì per quello. Una caratteristica, questa della spontaneità or-namentale, che rende il san-tuario del Linzone unico nel suo modo di porsi e di propor-si, in quella modesta dimora della Santa famiglia. Forse anche per questo palese culto della memoria il santuario è meta sempre più ricercata dai pellegrinaggi della speranza, sia delle famiglie in crisi, come dei giovani in difficoltà, se-duti sui muretti intorno, «con la testa tra le mani, immobi-li per ore, di giorno e di not-te - racconta monsignor Rota -, supplicando una grazia che qualche volta accade e cambia la vita. Il santuario del Linzo-ne diventa così molto spesso uno spartiacque esistenziale, con un prima e un dopo, dra-sticamente dissociati».

S.E. Mons. Roberto Amadeibenedice e inaugura

la chiesetta S. Famiglia

La Lettera [36] settembre ‘14

Oratorio CalcioQuest’anno a causa dei lavori che in-teresseranno la casa parrocchiale, il campo di calcio a 7 risulterà impra-ticabile. L’Oratorio Palazzago Calcio avvisa tutti i suoi tifosi e simpatiz-zanti che disputerà le sue partite di campionato la Domenica mattina, presso il centro sportivo don Aldo Tu-bacher di Via Longoni. Lo staff e i gio-catori sperano comunque di tornare il più presto possibile a giocare all’Are-na Stadium, teatro di indimenticabili sfide, per contribuire ad animare an-cora l’Oratorio la Domenica mattina subito dopo la Santa Messa.

La sera del 24 luglio si è svolta la festa finale in cui i piccoli, dai tre ai sei anni, iscritti al Baby Cre, hanno dato prova della loro bravura, cimentandosi in balletti e canzoni imparati in questo mese trascorso velo-cemente, che ha come finalità

“lo stare insieme”, per divertir-si, socializzare, imparare, e fare attività sperimentando tecniche diverse.“Pianoterra” e venne ad abi-tare in mezzo a noi: questo è lo slogan condut-tore della nostra esperienza esti-va, basata proprio sul tema “abitare”. Ognuno di noi ha una casa, un’abitazione. I piccoli hanno parlato, descrit-to e riprodotto graficamente la loro casa e i componenti della loro famiglia.In questo mese, i bimbi hanno

imparato a convivere e gioca-re, hanno capito l’importanza dell’amicizia e vissuto insieme tante belle avventure.

Nel concludere vogliamo ringra-ziare don Giusep-pe per la disponi-bilità. Grazie alle signo-re volontarie che hanno collabora-

to a mantenere lindo e pulito l’abitato e alla cuoca Mirella per i prelibati cibi che ci ha pre-parato tutti i giorni. Arrivederci al prossimo anno.

[Le Animatrici ]

Babycre

La Lettera [37]settembre ‘14

Battesimi

Giulia

Nicolò

Domenica 13 luglio 2014 ore 11.30

Rota Bulò Giulia di Alessandro e Mazzoleni Lorena, nata il 13 gennaio 2014Erba Nicolò di Stefano e Villa Noemi, nato il 17 marzo 2014

Fumagalli Gianluca Filippo di Nicola e Butta Annise, nato il 14 aprile 2014

Gianluca Filippo

Pellegrinelli Mirkoe Cassis MoniaBrocchione,3 luglio 2014

Matrimoni

DefuntiMARIA ROTAvedova BATTAGLIA di anni 89,deceduta il 7 maggio 2014

Ci manchi nella vita di tutti i giorni, ma non manchi nei nostri pensieri di ogni ora.Grazie Signore di avercela donata.

I tuoi figli

Costanza Claudioe Alborghetti Sara

Brocchione,7 luglio 2014

Rota Stefanoe Gualandris Marika

Parrocchia,26 luglio 2014

Lippolis Matteoe Magitteri IlariaS. Rocco, Fontana,

Bergamo, 24 luglio 2014

RITA LOZZA in CARENINIdi anni 67,deceduta l’1 luglio 2014

L’immenso amore che ci hai donato sarà sempre rinchiuso nei nostri cuo-ri. Ti vogliamo bene.

I tuoi cari

La Lettera [38] settembre ‘14

KATIUSCIA CANDEAGO(15/09/1993 - 15/09/2014)

Ventuno anni sono passati e il tem-po ci riavvicina sempre di più, siamo state divise per troppo tempo, ma il nostro tempo è nulla per l’eternità, ci ritroveremo per non lasciarci più, con tanto amore e tanta grazia per esserci stata con me per quel breve tempo ma molto intenso.

La tua mamma

GIUSEPPE VISCONTI(30/08/200630/08/2014)

Il tuo caro ricordo ci ac-compagna. Sei sempre nei nostri cuori.

I tuoi cari

ANDREA PANZA(6/08/20006/08/2014)

Il tempo non lenisce il do-lore del vuoto incolmabile che hai lasciato, ma il tuo dolce ricordo continua a vivere nel mio cuore con l’amore di sempre.

Tua moglie

Anniversari

ONORANZE FUNEBRIDELL’ISOLA s.r.l.

Servizio diurno, notturno e festivo • Trasporti tutta in ItaliaVestizione salme • Disbrigo pratiche

Addobbi funerari • Cremazioni

24030 BREMBATE DI SOPRA (BG) - Via XXV Aprile 32 - Tel. 035.620916 - Fax 035.6220326Cell. Valter 335 6923809 - Cell. Luca 335 6904124

Valter Magri Luca Mangili

Servizio diurno, notturno e festivo • Trasporti in tutta ItaliaVestizione salme • Disbrigo pratiche

Addobbi funerari • Cremazioni

MAGNO GIANMARIOdi anni 59,deceduto il 3 agosto 2014

Ci manca la tua voglia di vivere, il tuo sorriso e la tua voce. Ma ora stai affrontando il viaggio più lungo della tua vita.

I tuoi cari

BOTTIMARIOdi anni 87,deceduto il 7 luglio 2014

Adesso ci sei vicino in modo diverso di prima, ma infinitamente più di prima e ci guardi con la stessa pietà, con lo stesso

sguardo di Colui in cui sei. Aiutaci, tu che adesso vedi senza ombre quel Mistero che tanto ci attira e ci affascina tutti, a vivere con più verità la nostra vita ed il nostro compito.

Don Giussani

CASTELLI SANTINA(2008 - 2014)

BUTTA ELIA(2012 - 2014)

BUTTA CARLO(2012 - 2014)

Il ricordo unisce ciò che la vita separae la memoria del cuore vi fa continuare a vivere in noi.

I vostri cari

LETIZIA PELLEGRINELLIvedova ROTA di anni 96,deceduta il 12 luglio 2014sepolta a Pontida

La semplicità e l’amore che ci hai sempre donato rimarranno vivi nei nostri cuori.

I tuoi cari

GIOVANNI CEFIS(1/08/20111/08/2014)

Dolce è il ricordo del tuo sguardo, del tuo sorriso…Infinitamente triste non averti più.Ti vogliamo bene,

i tuoi cari

Orari Sante Messe

Sabatoore 17.00 Beitaore 19.00 Chiesa Parrocchiale

Domenicaore 08.00 Montebelloore 09.00 Beitaore 10.30 Chiesa Parrocchiale ore 18.00 Chiesa Parrocchiale

Giorni FerialiLunedì ore 16.30 Brocchione Martedì ore 16.30 PrecornelliMercoledì ore 16.30 BeitaGiovedì ore 09.00 Chiesa ParrocchialeVenerdì ore 16.30 Ca’ Rosso

Recapiti Don Giuseppe 035.550336-347.1133405Don Davide 035.550336-340.4000226Don Lorenzo 035.540059-339.4581382Oratorio e Sagrestia 035.551005

www.oratoriopalazzago.itparrocchia@[email protected]@diocesibg.it

Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 108) da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si può rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,...

Indice

[03] Editoriale[04] Cammino Pastorale 2014-15[05] Don Davide, un nuovo sacerdote[06] All’Angelo della Chiesa di Palazzago[07] Omelia di papa Francesco[08] Metafore di Verità[09] Visita alle sette chiese[12] Cre e Baby CRE 2014[16] Adolescenti al mare[17] Biciclettata dei tre fiumi[18] Vacanze stile familiare[19] Fiaccole del Cuore[20] Poster: Anniversari di matrimonio[22] Anno catechistico 2013-14[25] I lavori dei Consigli riuniti[27] Work in progress[28] A caccia di colombe[31] Santa Margherita a Carosso[32] L’incontro con papa Francesco[33] Mons. Malvestiti Vescovo di Lodi[34] San Lorenzo a Montebello[34] Anniversario Monte Linzone[36] Lettera di Effetà[36] Oratorio Calcio[36] Babycre[37] Anagrafe parrocchiale

Ci impegniamo...

Promessa d’impegno Terza Media

CRE 2014

Palazzago

fantastico... come sempre!!!

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