la natura dello qi gong · 2020-05-16 · figura 1. qi gong scritto con gli ideogrammi. figura 2....
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TESI CORSO INSEGNANTI QI GONG
ANNO 2018
LIBERA UNIVERSITA’ POPOLARE DUE CIELI
TITOLO:
La natura dello Qi Gong
MAESTRO: VINCENZO CESALE ELABORATO DI: ANDREA EREMITA
Prefazione
Con il presente elaborato di tesi esperienziale sullo Qi Gong, intendo conciliare i miei
studi in veste di marzialista, naturalista e studioso delle vie energetiche del corpo
umano, con l’esperienza di praticante di Qi Gong ottenuta tramite partecipazione al
corso di insegnanti della Scuola delle quattro direzioni.
Partendo dalla convinzione che tutte le discipline e le arti possano fornire all’uomo il
giusto stimolo per stare bene con sé stesso e con ciò che lo circonda, argomenterò
come lo Qi Gong abbia tratto ispirazione dalla natura.
Che cosa è lo Qi Gong
Lo Qi Gong (Fig.1) è un’arte millenaria nata in Cina che può essere tradotta come
l’arte di lavorare con il respiro. Con quest’affermazione i cinesi intendono proprio
ogni genere di lavoro: da quello strettamente fisico, come sollevare un peso da terra,
a quello mentale come il ragionamento, finanche alle tecniche di concentrazione e
rilassamento nelle pratiche meditative.
Il respiro è la prima azione che compiamo al momento della nascita e l’ultima azione
prima della morte; questo perché, ci spiega la scienza, il nostro corpo per
sopravvivere ha bisogno di bruciare ossigeno (O2) all’interno delle cellule ed
eliminare l’anidrite carbonica (CO2) velenosa per l’organismo, il tutto mediante un
incessante scambio tra l’ambiente esterno e interno.
Nei polmoni, mediante quelli che sono chiamati atti respiratori, avvengono gli
scambi tra O2 e CO2. Ciascun atto è formato da inspirazione (prendo aria e O2) ed
espirazione (emetto aria e CO2).
Lo Qi Gong utilizza a pieno il giusto modo di respirare, mediante una respirazione
addominale (Fig.2), mirata a gonfiare e sgonfiare l’addome durante gli atti respiratori
per sfruttare al meglio la nostra capacità polmonare, ovvero la capacità di dilatare e
riempire al meglio i polmoni, in modo da ottimizzare l’apporto di ossigeno e di
energia per il nostro organismo.
La disciplina unisce questo metodo di respirazione a esercizi fisici mirati a
decontrarre i muscoli, portare sangue ossigenato in tutto il corpo e far muovere le
energie interne: tutto ciò per mantenere il corpo vitale, vigoroso e longevo.
Questa pratica contrasta lo stress e l’invecchiamento, sia fisico che mentale, pertanto
in Oriente viene tutt’ora insegnata e praticata da persone appartenenti a tutte le fasce
di età.
In particolare la Scuola delle quattro direzioni si occupa di diffondere la pratica di
uno Qi Gong “medico”, atto ad utilizzare l’energia interiore per ottenere benefici
psicofisici, utilizzando i concetti di spirito, corpo, respiro e voce che sono, appunto,
le quattro direzioni in cui viene canalizzato e sviluppato il Qi.
Figura 1. Qi Gong scritto con gli ideogrammi.
Figura 2. Respirazione addominale.
Cosa è l’energia Qi
Con il termine Qi o Ki, si intende il “soffio” o ”energia vitale” presente in tutti noi;
per gli Orientali è un concetto concreto, ma di difficile interpretazione in occidente.
Esso è strettamente riconducibile all’azione di “cuocere il riso” infatti, la parola Qi è
composta dall’ideogramma “riso” e “aria” (Fig. 3). Il riso simboleggia l’energia
prodotta dalla materia, mentre l’aria quella stessa energia che ha assunto una forma
differente, non più racchiusa ma libera.
Questo ricalca il concetto dello yin e dello yang: il primo rappresenta la forma
dell’energia condensata, il secondo rappresenta l’energia libera. Entrambi dunque
esprimono le due forme principali che può assumere l’energia e vengono spesso
espresse nel simbolo del Tao (Fig. 4).
In esso si comprende come queste energie opposte in realtà non si scontrino, ma si
completino vicendevolmente in quanto la parte nera (yin) e quella bianca (yang)
ruotando all’unisono, assumono tutte le sfumature possibili (dispense: Università
Popolare Due Cieli).
Citando Eraclito per il quale “tutto è in divenire”, ogni cosa è formata da queste due
energie in continuo movimento poiché l’energia muta continuamente forma, in
accordo sia con la legge di conservazione della massa di Lavoisier “nulla si crea,
nulla si distrugge, tutto si trasforma”, sia con la legge della relatività di Einstein, in
quanto tutto è relativo al punto di vista dell’osservatore (il capo è una componente
yang del corpo, ma risulta yin se paragonata allo yang estremo del cielo): per
l’appunto la relazione tra massa ed energia, espressa nella formula E=mc2, è
equivalente alla relazione tra yin (rappresentato dalla massa, m), e yang
(rappresentato dall’energia, E).
Figura 3. Formazione dell'ideogramma ki.
Figura 4. Il Tao composto dalla parte bianca yang e quella nera yin.
Come l’energia naturale fluisce nel corpo
Il popolo cinese, prima ancora della scoperta degli atomi di O2 e CO2 quali
microscopiche particelle aeree, aveva intuito l’importanza del respiro come scambio
di energia tra il corpo e l’ambiente esterno.
La Medicina Tradizionale Cinese ritiene infatti che una parte della nostra energia
interna sia energia ambientale trasformata nelle forme nutritive di energia del respiro
ed energia degli alimenti. Questa trasformazione avviene all’interno del corpo in tre
specifiche aree situate a livello del tronco e chiamate riscaldatori (Fig.5).
Il lavoro sinergico dei tre riscaldatori consente il fluire del Qi in tutto il corpo,
diffondendo vitalità dagli strati più interni a quelli più esterni.
L’energia scorre formando una rete di canali chiamati meridiani di cui dodici, detti
ordinari (Fig.6), sono associati a sei organi e sei visceri principali; in essi il Qi scorre
tra un meridiano e l’altro con un ritmo di due ore per meridiano in modo da coprire
tutte le ventiquattro ore della giornata in quello che è chiamato orologio dei meridiani
(Fig.7).
Altri otto meridiani, detti invece straordinari, servono a rifornire di energia quelli
ordinari ed assicurare il corretto fluire del Qi in tutto il corpo; tra i più importanti si
ricordano il meridiano yang del “vaso governatore”, (Du Mai) (Fig.8); e quello yin
del “vaso concezione”,( Ren Mai) (Fig.9).
Questi due meridiani fanno la loro comparsa sin dallo stadio embrionale e sono
estremamente importanti perché formano la cosiddetta circolazione celeste (Fig.10).
In essa l’energia yang risale nel Du Mai lungo la schiena, la nuca e la fronte e quella
yin scende verso il basso passando per il Ren Mai nell’area frontale del corpo
costituendo così un cerchio che, attraverso il continuo alternarsi delle energie duali
yin e yang, ruota attorno ai tre dantien, ovvero i punti in cui è concentrata la maggior
parte dell’energia interna e che troviamo rispettivamente nell’addome, nella zona
toracica e a livello del capo.
Figura 5. I tre riscaldatori: quello superiore che trasforma l’energia dell’aria, quello medio che trasforma l’energia del cibo e quello
inferiore che contiene l’energia ancestrale yuan/jing qi.
Figura 6. Vista frontale dei 12 meridiani principali.
Figura 7. Orologio dei meridiani.
Figura 8. Vaso governatore VG Du Mai.
Figura 9. Vaso concezione CV Ren Mai.
Figura 10. Circolazione celeste attorno ai tre dantien.
In cosa consiste e quali sono i vantaggi della pratica dello Qi Gong
Il Qi Gong, attraverso l’inspirazione (respiro yang) e l’espirazione (respiro yin),
insegna al praticante il valore del respiro consapevole aiutandolo a caricarsi di
energia dall’ambiente e a scaricare le energie corporee in eccesso che appesantiscono
il corpo; stimola inoltre la corretta circolazione del Qi interno nutrendo il nostro
corpo ed evitando i casi di stasi di Qi, causa dell’insorgere di stati patologici.
I movimenti lenti e fluidi dello Qi Gong consentono di percepire a pieno le parti del
nostro corpo (muscoli, articolazioni, tendini, etc.) verso cui spesso poniamo scarsa
attenzione, sia sulla loro esatta posizione che sul loro funzionamento. Questo si
traduce nell’assunzione di posture errate che sfociano in dolori articolari e muscolari.
La pratica costante dello Qi Gong distribuisce l’energia anche alla più piccola fibra
corporea nutrendola e ricostruendola in caso di lesioni; per questo è consigliato nelle
fasi di riabilitazione o come coadiuvante al benessere quotidiano tanto che è
utilizzato anche dagli sportivi per mantenersi in forma e migliorare le loro
prestazioni.
Qi gong marziale
Da secoli lo Qi Gong affianca le arti marziali, soprattutto quelle giapponesi e cinesi.
Queste discipline infatti hanno compreso che la cura del proprio organismo,
soprattutto la coltivazione della propria energia interna ed il suo utilizzo
parsimonioso, consente di ottenere “il massimo risultato con il minimo
sforzo”(“Seiryoku zen’yo”, Jigoro Kano Shihan, fondatore del Judo) (Fig.11),
requisito fondamentale per una pratica marziale non solo finalizzata alle gare o alla
difesa personale, ma riconducibile anche alla vita di tutti i giorni. L’obiettivo finale è
infatti quello di ottenere il ki-ken-tai, ovvero l’armonizzazione di mente-corpo-spirito
in un solo ed unico movimento che, nella pratica dello Qi Gong, coincide con l’inizio
e la fine dell’atto respiratorio.
Per citare un esempio, un esercizio di Qi Gong che esprime appieno il concetto di ki-
ken-tai, è la posizione del “guerriero": esso consiste nell’inspirare raccogliendo
l’energia frontalmente partendo dalla posizione del cavaliere (Fig.12);
simultaneamente si forma con le mani una “sfera” di fronte al petto che si
accompagna e rilascia lateralmente espirando.
In qualità di praticante marziale, posso affermare che questo movimento presenta
somiglianze con alcune posizioni (dachi) del Karate Shotokan (Fig.12) ed esprime
equilibrio sia fisico (il peso è ben distribuito su entrambe le gambe e sulle piante dei
piedi per l’intera durata dell’azione) che mentale, in quanto la fluidità del movimento
aiuta a lasciare andare i pensieri piuttosto che soffermarsi su essi. Questo, unito ad un
respiro basso e profondo, produrrà un migliore radicamento a terra e un rilassamento
corporeo tale da consentire il circolo ottimale della nostra energia interna.
Figura 11. Seiryoku zen'yo, il miglior impiego dell'energia per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. (cit. Jigoro Kano,
fondatore del Judo).
Figura 12. Il Maestro Vincenzo Cesale in alcune fasi nella sequenza del guerriero; in alto uno schema della posizione del cavaliere,
kiba dachi, del karate.
La vibrazione interna
La pratica dei 6 suoni (XU; KE; HU; XIA; CHUI; XI) è una tecnica di Qi Gong
riconducibile alle pratiche meditative, alle discipline marziali, sia ad altre discipline
olistiche come ad esempio lo Yoga. Poiché ad ogni suono corrisponde un meridiano
ed un elemento naturale di riferimento, la vibrazione che essi producono entrano in
risonanza con il meridiano corrispondente tonificandolo.
I suoni corrispondono inoltre ai 5 elementi naturali (legno, fuoco, terra, metallo,
acqua), legati all’alternarsi delle stagioni e secondo cui ogni elemento agisce sul
corpo con effetti ben precisi, positivi o negativi. Per poter essere utilizzati in modo
consapevole bisogna far riferimento a quelli che vengono detti cicli di costruzione e
di distruzione (Fig.13): il primo tonifica l’effetto prodotto da un determinato
elemento, (es. il legno tonifica il fuoco per cui, volendolo tonificare, si emetterà il
suono XU); il secondo serve a controllare o inibire l’effetto di un elemento (es.
l’acqua spegne il fuoco, quindi nel caso in cui serva inibire l’elemento fuoco verrà
emesso il suono CHUI).
L’energia emessa da questi suoni verrà trasportata verso il meridiano corrispondente,
e a quelli direttamente associati a esso, attraverso una specifica serie di movimenti
per ognuno.
Figura 13 I cinque elementi naturali nel ciclo costruttivo (cerchio) e distruttivo (stella).
Conclusioni
L’esperienza come praticante di Qi Gong mi ha permesso di comprendere come esso
sia strettamente legato alla natura, dalla quale, oltre all’incessante scambio di energia,
si può apprendere il giusto modo di respirare e di muoversi.
L’uomo fa parte di una incessante rete di scambi energetici ma spesso se ne
dimentica e si erge al di sopra di essa creando disequilibrio in ciò che lo circonda e
inevitabilmente anche in se stesso. Questo si concretizza in dolori fisici, malattie e
stati d’animo alterati.
Praticando Qi Gong si ristabilisce il contatto con la natura, si abbassa il proprio ego
per riprendere il giusto posto nell’ambiente migliorando lo scambio reciproco di
energie e la circolazione del qi.
Lo Qi Gong è un arte apprezzabile da tutti perché si adatta alle esigenze del praticante
le quali possono variare con l’età, la costituzione fisica e le difficoltà motorie.
La pratica costante di questa disciplina riduce il rischio di procurarsi lesioni muscolo
scheletriche ed aumenta la risposta di recupero ad una malattia, ma soprattutto
praticarla, permette di godere di quella tranquillità ormai rara in una vita frenetica.
Ringraziamenti
Ringrazio il Maestro di Qi Gong, Vincenzo Cesale, per avermi guidato nella pratica
di questa disciplina; i miei compagni del corso insegnanti anno 2018 per aver
condiviso con me questa esperienza e tutti i famigliari che mi hanno supportato
nell’intraprendere questo percorso.
Bibliografia
V.Cesale, D.Nappi, Dispense Corso Insegnanti Qi Gong “Scuola delle quatto direzioni”, Libera Università
popolare Due Cieli, 2018.
G.Maciocia, I fondamenti della Medicina Cinese, 2015.
Sitografia
Google immagini
Foto
Gentilmente fornite dal Maestro Cesale, Libera Università popolare Due Cieli.