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A I LESSANDRO ALENTI La natura problematica della in Theodor W. Adorno Dialettica negativa Morlacchi Editore Prefazione di Elio Matassi ialenti_interno_i-xiv.pmd 06/08/04, 12.04 3

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Page 1: La natura problematica della Dialettica negativa · AILESSANDRO ALENTI La natura problematica della in Theodor W. Adorno Dialettica negativa Morlacchi Editore Prefazione di Elio Matassi

A ILESSANDRO ALENTI

La natura problematica

della

in Theodor W. Adorno

Dialettica negativa

Morlacchi Editore

Prefazione di Elio Matassi

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Page 2: La natura problematica della Dialettica negativa · AILESSANDRO ALENTI La natura problematica della in Theodor W. Adorno Dialettica negativa Morlacchi Editore Prefazione di Elio Matassi

Copyright © settembre 2004 by Morlacchi Editore, Perugia.Tutti i diritti riservati.Progetto grafico del libro: Raffaele Marciano.Stampa: Digital Print – Service, [email protected] – www.morlacchilibri.com

ISBN 88-89422-05-X

In copertina: Wassily Kandinsky, Orange, 1923; litografia acolori, 40.5 x 38.2 cm.

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Indice-Sommario

Prefazione di Elio Matassi ......................................... vii

Introduzione .............................................................. xv

Capitolo ILa struttura del concetto ............................................. 1

1. La posizione del problema ...................................... 12. La struttura e il ruolo dialettico della

contraddizione ...................................................... 283. Il problema dell’essenza (Wesen) ........................... 36

Capitolo IILa crisi della totalità .................................................. 47

1. Una riconfigurazione dialettica del rapportosoggetto-oggetto ................................................... 47

2. La relazione soggetto-oggetto in rapportoalla verità come costellazione ................................ 52

3. Dal macrologico al micrologico ............................ 67

Capitolo IIIIl negativo come riflessione sulla vita offesa

del soggetto contemporaneo ................................. 75

1. Minima moralia come exemplum delladialettica adorniana ............................................... 75

2. Le aree argomentative di Minima moralia ............ 843. Modalità di interpretazione .................................. 90

Conclusioni ............................................................. 101

Note di chiusura ........................................................ 105

Riferimenti bibliografici ............................................ 121

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PREFAZIONE

I. — Nella attuale Adorno-Rennaissance, favorita anchedalla pubblicazione di tutti gli epistolari1 e delle operepostume2, oltreché del corpus delle Vorlesungen3, i motividominanti, coinvolgenti tutti l’idea stessa di “dialetticanegativa”, sono sostanzialmente tre:

a. La valorizzazione del contributo di Walter Benja-min che ispira la polemica antisistematica, antito-talità. W. Benjamin in sintonia con alcuni spunti,già affiorati in F. Rosenzweig, prende le distanzedall’interpretazione poetica come da quella ema-natistico-creazionistica dell’opera d’arte, che, a ri-gore, circoscrivendo solo il livello minimale del-l’apparenza pura, non si distinguono dalla consue-ta magia mitica.

b. Il problema centrale di ogni estetica, quello delrealismo, non può essere risolto semplicisticamentein una teoria della creazione, anche se concepita inmaniera sublimata. L’arte non potrà mai raggiun-gere immediatamente il mondo, la vita, il reale, maavrà bisogno del supporto del non vivente, del-l’inanimato, del “privo di espressione”, che – so-spendendo l’apparenza – fissa magicamente ilmovimento e interrompe l’armonia.

c. Il privo di espressione è la potenza critica, che senon può separare, nell’arte, l’apparenza dall’assen-za, vieta però loro di mescolarsi4.

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viii | Prefazione

Ancora Benjamin valorizza teoricamente l’interpre-tazione del nesso tragico destino-mitico-colpa, fornitanelle Wahlverwandtschaften e in Zur Kritik der Gewalt,sulla base delle suggestioni ricavate dalla lettura dellasezione Die Selbstverantwortung della Ethik des reinenWillens coheniana. In questo caso dimensione “mitica”sta ad identità del sempre eguale oltre che a rovescia-mento del diritto in colpa; il diritto, infatti, nella teoriz-zazione di W. Benjamin, non è la traduzione massimaledella libertà (come avviene in Hegel) quanto piuttosto,un residuo dello stadio demonico di esistenza degli uo-mini, in cui gli statuti giuridici non regolavano solo leloro relazioni, ma anche il loro rapporto con gli dei. Al-tro aspetto, valorizzato da W. Benjamin in direzione dia-lettica sta nell’enfasi sulla caducità (Vergängnis und Ver-gänglichkeit), il punto più profondo in cui convergononatura e storia, complementare alla nozione elaborata daG. Lukacks in Die Teorie des Romans: “Se per Lukacks ildato storico come passato (das Historische als Gewesen) sitrasforma in natura, qui [nel concetto benjaminiano dicaducità] si rivela l’altro lato del fenomeno: la natura stessasi presenta come natura caduca, come storia”5. Median-te la caducità W. Benjamin porterà un contributo decisi-vo alla problematica ed alla dialettica della storia natura-le: la resurrezione della “seconda natura” verrà infatti fat-ta oggetto di interpretazione filosofica.

A questo primo motivo si accompagna strettamenteil dibattito sulla dialettica ‘aperta’, non in altri terminicircoscritta ed avvinta alla ricerca della terza proposizio-ne, di una mediazione comunque possibile. La contem-poraneità pensa piuttosto ad una ‘crasi’ di dialettica he-geliana e dialettica negativa adorniana, di ciascuna dellequali dovrà essere tenuto fermo un tratto decisivo e re-spinto uno altrettanto qualificante. Della dialettica he-

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geliana deve essere conservata la suprema ironia con cuisi evidenzia che gli opposti sono a tal punto mediabili emediati da risultare il medesimo, talmente riducibili l’unoall’altro che ciascuno è l’altro, mentre della dialettica ne-gativa va ricusata la pregiudiziale di opposti intriseca-mente predisposti alla contrapposizione, ad una recipro-ca irriducibilità, anche se della stessa dialettica negativadeve essere mantenuto il rifiuto di pervenire all’idea ter-ziaria, del “terzo” momento, della “terza” proposizione,mentre della dialettica hegeliana deve essere ricusato l’ap-prodo sicuro alla cosiddetta sintesi, perché “quest’ultimanon è il ‘luogo’ neutro in cui viene resa pariteticamentegiustizia a tesi ed antitesi che vi celebrano il ‘rito’ dellavicendevole pacificazione-compenetrazione, ma hannoragione gli autori […] che vedono in essa il ritorno delprimo [momento] della tesi, ancorché passata attraversol’esperienza del confronto con l’antitesi, e quindi un fat-tore – uno stadio dello sbilanciamento, un ‘luogo’, anzi il‘luogo’ della preferenza e della decisione”6. A prevalere èdunque un modello di dialettica che ‘fluidifica’ gli estre-mi fino a renderli identici, anche se in una direzione com-pletamente diversa dall’ossessione identitaria della tra-dizione metafisica occidentale (Platone, Hegel, Heideg-ger), colpevole di considerare ontologicamente fondantela storia a scapito della natura o, viceversa, la natura ascapito della storia. Una dialettica antiidentitaria è la dia-lettica negativa.

Infine il terzo motivo, altrettanto rilevante, sta nellaaccentazione ‘contrappuntistica’ dell’idea di “dialetticanegativa”, un’accentuazione che chiama in causa diretta-mente l’esperienza stessa della composizione musicale,del ‘comporre’, come suggerisce la stessa «Introduzione»della Dialettica negativa. Anche in questo caso si puòricordare il nome di W. Benjamin, che nella esoterica

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Disposition, successiva alla stesura dal saggio sulle Affi-nità elettive goethiane, decostruisce la propria opera inuna tesi, il mitico, in una antitesi, la redenzione, ed inuna sintesi, la speranza, decostruzione che risulta traspa-rente solo se viene assunta la centralità verticale dellamusica, l’unica a poter rovesciare la colpevolezza imma-nentistica del creaturale, redimendola nella speranza. Echimusicali trasparenti sono ugualmente presenti nell’inci-pit dell’«Introduzione» alla Filosofia della musica moder-na, quando viene menzionato il cominciamento della se-zione decima della Premessa gnoseologica al libro sul Tauer-spiel, con il riferimento alla significativa coesistenza de-gli ‘estremi’ che viene messa in relazione con il mottoschönberghiano scelto come esergo delle satire per coro,“la via di mezzo è l’unica che non conduce a Roma”: lacomposizione musicale come laboratorio di ricerca pri-vilegiata per il costituirsi stesso dell’idea di “dialetticanegativa”. Non è irrilevante ricordare a tal proposito, comelo stesso Adorno indica già nella titolazione di un suoarticolo, Il compositore dialettico7 che la dialettica riesce atrovare una soluzione antiidentitaria solo in sede com-positiva: soggetto ed oggetto si affermano reciprocamentee non l’uno a danno dell’altro nell’attualità stessa del Kom-ponieren; non vi è alcuna sopraffazione del soggetto o,viceversa, dell’oggetto. La declinazione contrappuntisti-co-musicale della dialettica o, meglio ancora, la genesicontrappuntistico-musicale della dialettica offrono pos-sibilità teoretiche sconosciute ai consueti dettami filoso-fici.

II. — Il particolare intreccio il punto di vista teorico diAdorno sin dalla Antrittvorlesung tenuta a Francoforte il7-5-1931, Die Aktualität der Philosophie. L’affermazione

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iniziale indica chiaramente entro quale ‘spaccato’ collo-care la prospettiva adorniana: “La crisi dell’idealismoequivale ad una crisi della pretesa filosofica alla totalità.La ratio autonoma – questa era la tesi di tutti i sistemiidealistici – doveva essere in grado di sviluppare, a parti-re da se stessa, il concetto di realtà e tutta la realtà stessa.Questa tesi è andata in fumo”8. La motivazione centraleaddotta a causa del fallimento idealistico viene identifi-cata nelle peculiarità stesse della realtà, “il cui ordine e lacui forma respingono ogni pretesa della ragione”; perquesto “nessuna ragione giustificativa potrebbe ritrovarese stessa” della realtà. Dal momento che “la corrispon-denza del pensiero all’essere come totalità è andata di-strutta”, è evidentemente impresa fallimentare il voler“affermare, in forza del pensiero, la totalità del reale”.L’ambizione di cogliere tutta la realtà, dopo il crollo deisistemi idealistici, è un principio ohnmächtich, senza piùalcuna pregnanza, decadimento verificabile anche dalpunto di vista della Wirklichkeit. Ad emergere nettamenteè la crisi della philosophische Totalitätsanspruch, con il chenon si intende solo la pretesa di rappresentare tutta quantala realtà, ma, soprattutto, e non si tratta della medesimacosa, l’Entwickeln, lo sviluppare, il generare tutta quantala realtà a partire da quella pretesa. Se si accetta – e, datoil contesto, non è congettura avventata – che l’allusionecritica concerna in primo luogo il sistema ‘idealistico’ pereccellenza, quello hegeliano, allora si potrà arrivare allaconclusione che l’ipotesi adorniana si muova in direzio-ne per così dire generazionistica, come se il Geist produ-cesse a partire ed in conseguenza di se stesso tutta larealtà. A quest’istanza destruens si congiunge sempre nellastessa sede l’indicazione di alcune ‘direzioni’ che la mo-derna filosofia ‘interpretativa’ dovrà intraprendere, ‘dire-zioni’ che sono da collocarsi nell’ambito della reazione

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anti-idealistica, anche se la contestazione dell’astrattez-za idealistica non comporta necessariamente l’accetta-zione della pretesa, da criticare con eguale vigore, di an-dare direttamente alle cose o quella di poter cogliere l’in-tenzione di esse. La pretesa di una costruzione-ricostru-zione sistematica della realtà e la pretesa di attingere di-rettamente l’Essere sono egualmente infondate. Unicometodo corretto appare quello prospettato dall’idea diNaturgeschichte, nella ‘caducità’, sostanzialmente traditada una “Philosophie von oben” come quella hegeliana eriscattata, invece, da W. Benjamin.

L’attuale Adorno-Renaissance precisa ulteriormente ilquadro di riferimento tracciato sommariamente nei suoilineamenti essenziali. Un esempio particolarmente cal-zante della più recente posizione del problema è rappre-sentata dal libro di un giovane studioso, Alessandro Ia-lenti, La natura problematica della dialettica negativa inTh. W. Adorno, che si muove con grande equilibrio evi-tando accuratamente sia le tentazioni ‘apologetiche’ comequelle puramente distruttive. Penetrante l’analisi che vie-ne effettuata dei Minima moralia, della loro strutturaanalitica e, al contempo, complessa ai fini dell’accerta-mento delle finalità autentiche di una dialettica negati-va: “La dialettica adorniana è essenzialmente diairetica,in quanto è chiamata a spezzare la coazione dell’identitàtra concetto e cosa, tentando di dare la prevalenza all’arti-colarsi contraddittorio dell’oggetto. Compito del pen-siero dialettico-negativo è, allora, far emergere la non-identità tra concettuale e non-concettuale, senza cedereall’irrazionalismo e, ancor meno, alla negazione della sog-gettività umana, come si nota chiaramente in un ce-lebre aforisma dei Minima moralia…”9. Pagine egualmen-te incisive Ialenti dedica al grande tema adorniano dellarelazione soggetto-oggetto in rapporto alla verità come

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costellazione; quando si argomenta lucidamente che “ilpensiero dialettico non può mirare all’identificazione”,si coglie con grande finezza la portata eversiva della dia-lettica adorniana, eversione che concernerà in primo luo-go “la coscienza residuale della fenomenologia” e che pro-porrà un modello di soggettività come “coscienza criticastessa, immersa nella sua scissione, consapevole del suoessere costantemente alienata”. Modello che prepara ilpassaggio dal macrologico al micrologico, in altri termini,da un certo Hegel a Walter Benjamin: la dimensione te-orica implicita nella “kleinste Zelle angeschauter Wirkli-chkeit” e la dimensione implicita del Weltgeist esprimo-no esigenze inconciliabili; la micrologia mutuata da W.Benjamin viene dunque utilizzata contro la filosofia he-geliana. Jalenti è portato pertanto a valorizzare corretta-mente il peso rilevante esercitato da W. Benjamin nellaenucleazione dei grandi temi connessi con la genesi del-la “dialettica negativa”. Convincimento ermeneuticamen-te attendibile e confermato con enfasi dalla stessa bio-grafia intellettuale di Adorno. Sia sufficiente da ricorda-re, a tal proposito, quanto lo stesso Adorno sottolineanelle sue Erinnerungen: “Non si tratta che in minima partedi una fantasia retrospettiva se dico che fin dal primomomento ho avuto l’impressione che Benjamin fosse unadelle persone più significative che io abbia mai incontra-to (…). È come se, soltanto con quella filosofia, avessidavvero compreso che cosa la filosofia dovrebbe essere,se dovesse mantenere quel che promette”10.

Elio Matassi

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