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Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
ISTITUTO COMPRENSIVO “L. B. ALBERTI”FONTANIVA
La Guerra vista dagli artisti Tesina Pluridisciplinare
Alunna: Sara BragagnoloProf.ssa Lucia Torrente
Prof.ssa Alessandra ZaninClasse 3^ A
A. S. 2007/2008
Tesina Pluridisciplinare1
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
LA PRIMA MET À DEL NOVECENTO
INTRODUZIONE
La prima metà del Novecento è contraddistinta da sconvolgenti eventi sociali e politici.
Le due guerre mondiali hanno condizionato, con le loro terribili distruzioni, l'economia, la
società, la cultura di tutti i paesi europei.
Nel ventennio tra le due guerre si affermarono in Italia, Germania, Spagna e Unione
Sovietica dei regimi totalitari, che sopprimono la democrazia e perseguitano le
minoranze.
L'Europa perde il suo primato politico ed economico, a vantaggio degli Stati Uniti
d'America: non a caso, proprio qui si rifugiano artisti, uomini di scienza, e di cultura, per
sfuggire alla persecuzione delle dittature europee.
Nuove e importanti scoperte sono destinate a segnare tutto il secolo, sia nel campo
delle comunicazioni (la radio), sia in quello scientifico (l'energia atomica).
Questa situazione influenza tutte le forme d'arte, dalla pittura alla scultura, alla
letteratura. Per quanto riguarda la pittura si assiste alla nascita del cubismo. Esso non è
un movimento vero e proprio e, nella sua fase più feconda, dura meno di un decennio;
eppure ha esercitato una fortissima influenza su tutta l'arte del Novecento. I suoi
maggiori esponenti sono Georges Braque (1882- 1963) e Pablo Picasso (1881 - 1973).
Quest'ultimo ha realizzato il famoso dipinto "Guernica", ispirato dal bombardamento
dell'omonima cittadina basca.
Tesina Pluridisciplinare2
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LETTERATURALETTERATURA
GiuseppeGiuseppe UngarettiUngaretti
La vita e le opere
Tesina Pluridisciplinare3
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
LA LETTERATURA DESCRIVE ED INTERPRETA I TRAGICI EVENTI DELLA GUERRA
La penna dei poeti è stata nei secoli arma di pace e strumento di lotta contro il dramma e gli
orrori della guerra; se con le armi vere si può distruggere, uccidere, con la penna si può provare
a costruire e a proporre l'idea di un mondo migliore, in cui non ci siano più distruzioni e inutili
stragi. Purtroppo la voce dei poeti spesso non è stata ascoltata, è stata soffocata dal desiderio di
potere e le guerre si sono succedute inesorabili. Talvolta, come nel caso di Giuseppe Ungaretti, i
versi sono nati dall'esperienza diretta di un uomo che si è ricreduto sul senso della guerra
assistendo da vicino, in prima persona, al suo potere distruttivo e all'immenso dolore che essa
può causare nella vita delle persone.
Tesina Pluridisciplinare4
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
GIUSEPPE UNGARETTI
La vita
Nasce ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888 da
genitori di Lucca, che vi erano emigrati per motivi di
lavoro. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez,
morirà due anni dopo la nascita del poeta. La madre era
fornaia. Può comunque fare gli studi superiori in una delle
più prestigiose scuole di Alessandria. Nella prima
giovinezza entra in contatto con le associazioni
anarchiche e socialiste degli emigrati italiani. Alla morte
del padre, avvenuta nel 1890 per un infortunio, la madre,
Maria Lunardini, continuò a prendersi cura del forno
riuscendo così a mantenere decorosamente il figlio che
poté frequentare la École Suisse Jacot.L'amore per la
poesia nacque durante questi anni di scuola e si
intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città
egiziana, ricca di stimoli. Nel 1912 Ungaretti lasciò l'Egitto e si trasferì a Parigi dove frequentò
per due anni le lezioni alla Sorbonne e al Collège de France, dove venne a contatto con
l'ambiente artistico internazionale. In Francia conobbe artisti del calibro di Picasso, De Chirico,
Modigliani e Braque. Dopo qualche pubblicazione sulla rivista Lacerba, la guerra fu per Ungaretti
il tempo della scoperta dell'umanità povera, dolente, quotidiana.
Nel 1914 tornò in Italia dove partecipò alla campagna interventista e quando scoppiò la Prima
guerra mondiale si arruolò volontario nel 19° reggimento di fanteria. Combatté sul Carso e in
seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, saranno stampate nel 1916 con il titolo Il
porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Nella
primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti andò a combattere in Francia
nella zona della Champagne e al termine della guerra il poeta rimase a Parigi dapprima come
corrispondente del giornale fascista "Il Popolo d'Italia", e in seguito impiegato all'ufficio stampa
dell'ambasciata italiana.
Tesina Pluridisciplinare5
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
Nel 1919 venne stampata a Parigi la raccolta di poesie francesi La guerre che sarà inserita nella
seconda raccolta di poesie Allegria di naufragi pubblicata a Firenze nello stesso anno.
Nel 1921 si trasferì a Roma e collaborò all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Gli anni venti
segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Egli aderì pienamente al
fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925 e nel 1928 ebbe una vera
conversione religiosa.
In questi anni egli svolse una intensa attività su quotidiani e riviste francesi e italiane e compì
diversi viaggi in Italia e all'Estero per tenere alcune conferenze ottenendo vari riconoscimenti di
carattere ufficiale. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del
tempo le cui prime pubblicazioni avvennero su "L'Italia letteraria" e "Commerce". Intanto nel
1923 venne ristampato Il porto sepolto a La Spezia con una prefazione di Benito Mussolini.
Nel 1933, con la pubblicazione della raccolta Il sentimento del tempo il poeta raggiunse il
massimo della sua fama. Nel 1936 venne invitato ad insegnare letteratura italiana presso l'
Università di San Paolo del Brasile e decise così di trasferirsi con tutta la famiglia, dove rimarrà
fino al 1942 e dove nel 1939 morirà il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite
mal curata, lasciando il poeta in uno stato di grande dolore che si risentirà anche in molte delle
poesie raccolte ne Il dolore del 1947 e in Un grido e paesaggi del 1952.
Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e per chiara fama
professore di letteratura moderna e contemporanea presso l' Università di Roma. In Italia si fece
conoscere con le sue intense letture di poesie. Caduto il regime fascista, il poeta si adattò al
nuovo clima del dopoguerra e venne sempre rispettato da tutti e, pur ritenendosi poeta ufficiale,
fu sempre disponibile e attento ad accogliere i nuovi echi della letteratura nascente.
Pubblicò altre raccolte e volumi e si dedicò con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di
diffondere la sua poesia. Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1°gennaio 1970 scrisse l'ultima
poesia L'impietrito e il velluto. Morì a Milano nella notte tra il 1° e il 2 giugno.
LE POESIE
Veglia Fratelli
Tesina Pluridisciplinare6
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Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
Mariano, il 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli
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Lo Stile
Lo stile è scarno, ermetico e sintetico poiché fa della parola il centro espressivo della poesia, un
esempio è dato dalla poesia intitolata Mattino. La metrica è libera, non ci sono rime e il verso è
spesso brevissimo. Tramite analogie tra oggetti e sentimenti Ungaretti è capace di comunicare
sinteticamente intuizioni altrimenti indecifrabili. Queste caratteristiche lo avvicinano molto ai
poeti ermetici. Attraverso flash e frasi scomposte, Ungaretti riesce a descrivere un ambiente con
parole che hanno un significato più profondo di quanto si possa superficialmente avvertire. Un
esempio è la poesia Fratelli, nella quale il poeta descrive come i suoi compagni di trincea, ma
anche i suoi nemici, siano per lui fratelli, dato che una cosa li accomuna, sono tutti uomini che
subiscono e percepiscono allo stesso modo le atrocità portate dalla guerra.
Confrontando le due poesie notiamo che presentano caratteristiche comuni:
1. Entrambe sono state scritte durante la Prima Guerra Mondiale, nella quale il poeta ha
combattuto. Parlano di un'esperienza vissuta. In "Veglia" è più facile comprenderlo perchè il
poeta parla in prima persona.
2. In entrambe le poesie l'argomento è un evento di vita di guerra: in "Veglia", la notte trascorsa
accanto al compagno morto; in "Fratelli", l'incontro con gli altri militari forse dispersi e la
riflessione che ne segue durante la notte.
3. Entrambe le poesie trattano i temi della tragedia, del dolore, della pena e della volontà di vivere.
4. Sia "Veglia" che "Fratelli", sono costruite sul contrasto fra una situazione e un'emozione.
5. In entrambe le poesie i versi sono brevissimi, composti a volte da una sola parola. La
punteggiatura è quasi inesistente.
L'ERMETISMO
La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936. Con l'aggettivo ermetico si vuole definire un tipo
di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile a volte ambiguo e misterioso. I poeti ermetici
con i loro versi non raccontano, non descrivono, non spiegano, ma fissano sulla pagina dei
frammenti di verità a cui sono pervenuti in momenti di grazia, attraverso la rivelazione poetica e
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non con l'aiuto del ragionamento. l loro testi sono estremamente concentrati: molti significati si
racchiudono in poche parole e tutte le parole hanno un'intensa carica allusiva, analogica e
simbolica. I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà sociale e politica del loro tempo:
l'esperienza della prima guerra mondiale e quella del ventennio fascista, li ha condannati ad una
grande solitudine morale; confinandoli in una ricerca poetica riservata a pochi e priva di impegno
sul piano politico.
Il poeta sicuramente più rappresentativo della corrente è appunto Giuseppe Ungaretti.
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STORIASTORIA
La primaLa prima GuerraGuerra
MondialeMondiale
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LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il periodo che precedette il primo conflitto mondiale fu caratterizzato da un periodo relativamente
stabile e pacifico, che degenerò a partire dal 1914: il mondo intero fu letteralmente sconvolto in
proporzioni fino allora ancora sconosciute.
Sono molte le ragioni per cui la Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche con il nome di
“Grande Guerra” si differenziò nettamente da tutte quelle che la precedettero. Per la prima
volta furono coinvolte in un conflitto nato nel cuore dell'Europa anche le potenze extra-europee,
come Giappone e Stati Uniti. Inoltre la Prima Guerra Mondiale fu caratterizzata dall'utilizzo da
parte di tutte le nazioni coinvolte di uno spiegamento di forze senza precedenti e dall’utilizzo di
nuove armi: gli aerei,
inventati pochi decenni
prima, i carri armati e
sottomarini.
Fu introdotto anche
l’utilizzo delle più
devastanti armi
chimiche. Ma il motivo
principale che
differenziò la Prima Guerra Mondiale da
tutti gli altri conflitti
antecedenti furono gli
effetti: si trattò proprio
di una guerra “totale”,
che coinvolse tutta la compagine degli Stati belligeranti: non solo a livello bellico, ma anche
economico, amministrativo e politico. Notevole,
inoltre, l’utilizzo di mirate campagne propagandistiche.
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Sarajevo 1914: attentato all'arciduca Francesco Ferdinando
Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e sua moglie Sofia furono uccisi dal nazionalista serbo Gavrilo Princip (nella foto d’epoca, il momento del suo arresto). L'assassinio minò l’assetto delle potenze europee, già in grave crisi, e il fragilissimo rapporto dell’Austria con la Russia, grande protettrice della Serbia, diventando la miccia che avrebbe fatto divampare la prima guerra mondiale. Il 28 luglio infatti l’Austria-Ungheria, con l’appoggio dell’alleato tedesco, dichiarò guerra alla Serbia.
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Le cause del conflitto sono da ricercarsi, da una parte, nella crisi dei rapporti internazionali
europei, dall’altra, nella rapida e significativa ascesa della Germania a potenza navale, con
conseguenti ripercussioni sul mondo coloniale. Inoltre, nei movimenti nazionalisti e irredentisti,
specie nelle seguenti zone strategiche dell’Europa: Balcani, Alsazia, Lorena, Trentino e Trieste.
Il pretesto fu dato dall’attentato a Sarajevo, ai danni dell’erede al trono austriaco Francesco
Ferdinando, da parte di un indipendentista slavo. L’Austria mandò immediatamente un
ultimatum alla Serbia, la quale, rifiutandosi di scendere a patti, emise la dichiarazione di guerra il
28 luglio del 1914.
Il sistema delle alleanze fu
presto stabilito. Da una parte si
schierarono l’Austria e la
Germania, dall’altra l’Inghilterra,
la Francia e la Russia, mobilitate
in difesa della Serbia.
La Germania invase la Francia,
passando attraverso il Belgio e
violandone così la neutralità,
cosa che suscitò molto scalpore
soprattutto in Inghilterra, che per questo motivo scese in campo al fianco delle truppe francesi.
L’intenzione tedesca era di portare avanti una “guerra di movimento”, rapida e veloce, ma il
tentativo fallì: il conflitto si rivelò lungo ed estenuante, in quel che fu definita una “Guerra di Trincea” (Per guerra di trincea s'intende un tipo di guerra di posizione nella quale la linea del
fronte consiste in una serie di trincee).
Dopo l’avanzata tedesca in Francia ed il blocco continentale operato dalla flotta inglese, nel
1915 anche l’Italia entra in guerra.
In quel periodo l’opinione pubblica era divisa i due fazioni, da una parte c’erano i “neutralisti” (persone che volevano che l'Italia restasse neutrale), dall’altra gli “interventisti” (persone che
volevano che l'Italia entrasse in guerra).
Il 26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra,
Francia, Russia), stipulando il Patto di Londra.
Attraverso tale accordo, l’Italia si impegnava nella guerra contro l’Austria ed, in caso di vittoria,
avrebbe dovuto ottenere le terre irredente di Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Istria e della la città
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di Valona, in Albania.
Il 23 maggio le truppe italiane entrarono in guerra.
Sul fronte italo-austriaco, il conflitto si presentò subito estremamente lento, combattuto nelle
trincee scavate nelle montagne del Friuli da soldati reclutati tra le fasce più povere della
popolazione.
Nel 1917, si ribaltò la
situazione, con l’ingresso nel
conflitto degli Stati Uniti a
fianco della Triplice Intesa ed il
ritiro della Russia, impegnata
entro i propri confini con la
Rivoluzione.
L’offensiva austriaca divenne
sempre più pressante, finché
l’esercito italiano subì la
famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con gravi ripercussioni anche sulla vita
economica e sociale del Paese. Ebbero infatti inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali
da costringere il governo a fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale,
evitando defezioni ed ammutinamenti.
Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione della Prima Guerra
Mondiale con la vittoria della Francia.
Sul fronte italo-austriaco, l’esercito italiano, guidato dal un nuovo generale Armando Diaz, riuscì
a conquistare Trento e Trieste, stipulando un armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla
pace.
La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in particolar modo la
Germania, facendo prevalere gli interessi delle due potenze europee: Francia ed Inghilterra.
All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Trieste ed Istria. Dallo smembramento
dell’impero austro-ungarico nacquero nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la
Cecoslovacchia e la Jugoslavia.
Rimase però sospesa la questione della città di Fiume, poiché non ne venne prevista
l’annessione all’Italia. Fu così che, nel settembre del 1919, un gruppo di volontari guidato dal
poeta Gabriele D’Annunzio, prese possesso della città, instaurandovi un governo definito
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“Reggenza del Carnaro”. In seguito, la città di Fiume venne liberata con il trattato di Rapallo,
stipulato tra Italia e Jugoslavia.
A livello internazionale, ad ogni modo, le soluzioni dei diversi trattati di pace si dimostrarono
poco rispettose nei confronti delle varie identità nazionali, alimentando le cause che spinsero le
potenze mondiali a scontrarsi in un novo e devastante conflitto mondiale.
I TRATTATI DI PACE: 1919-1920
1. Ai principi democratici e popolari si sostituiscono la paura del popolo e della borghesia dopo la
rivoluzione bolscevica.
2. Sono ignorati i 14 punti di Wilson (presidente americano) che prevedevano, tra l’altro,
- trasparenza diplomatica e smilitarizzazione;
- smobilitazione dai territori occupati in nome del rispetto della sovranità nazionale e dei confini;
- risistemazione delle colonie considerando i popoli oriundi;
- libera navigazione e abolizione delle dogane;
- creazione della Società delle Nazioni.
TRATTATO DI VERSAILLES con la Germania1la Germania diventa la repubblica di Weimar;
2umiliazione della Germania considerata l’unica responsabile del conflitto;
3doveva risarcire tutti i danni di guerra per una cifra esorbitante;
4veniva privata dell’Alsazia e della Lorena a vantaggio della Francia;
5occupazione francese della Saar fino al saldo del debito;
6cessione dell’Alta Slesia e dei Sudati a Polonia e Cecoslovacchia;
7riduzione al minimo dell’esercito;
8evacuazione del Belgio;
1rinuncia a tutto l’impero coloniale;
Queste condizioni sono le premesse per lo sviluppo in Germania di un fortissimo spirito di
rivincita e di vendetta che facilitano la diffusione dell’ideologia nazista.
TRATTATO DI SAINT- GERMAIN E TRIANON con l’Austria-Ungheria
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L’Austria diventa una repubblica a cui si vieta l’annessione alla Germania
Si ricostituisce lo stato polacco a cui viene riconosciuto il corridoio di Danzica
Vengono costituite le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) a danno della Russia
Vengono assegnati all’Italia i territori stabiliti dal Trattato di Londra (1915) di Trento,
Trieste, SudTirolo. Non si assegnano i territori promessi di Dalmazia e Fiume.
Quest’ultima decisione svilupperà in Italia malcontento che darà vita al mito della “Vittoria mutilata” di cui si serviranno i movimenti nazionalisti che genereranno il fascismo.
Nel 1920 viene costituita la Società delle Nazioni
CONSEGUENZE DELLA 1^GUERRA MONDIALE
POLITICHE
1. Crollano quattro imperi: austro-ungarico, tedesco, russo (rivoluzione bolscevica), turco con
conseguenze soprattutto nei Balcani e la costituzione delle repubbliche come Serbia, Croazia,
Bosnia, Macedonia, Montenegro che poi costituiranno la Jugoslavia).
2. L’Europa cede il primato economico e politico agli U.S.A.
3. Giappone e Russia sono destinati a diventare potenze mondiali.
4. Cina e India maturano una maggiore coscienza nazionale e si avviano all’indipendenza.
5. In tutti gli Stati si interviene per:
a. censurare i mezzi di informazioni
b. propagandare notizie false su se stessi e sugli Stati nemici
c. controllare la vita nazionale
6. In Italia c’è frustrazione per la mancata annessione di Fiume e della Dalmazia
7. In Alto-Adige c’è ribellione per l’annessione all’Italia
SOCIALI
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1. I reduci pretendono il rispetto delle promesse di riforma agraria e di partecipazione nella
direzione delle aziende creando tensioni sociali.
2. Le donne, che durante la guerra hanno sostituito gli uomini nel lavoro in fabbrica e
nell’agricoltura, prendono coscienza dei loro diritti e li reclamano (Parità di stipendio, diritto di
voto che in Gran Bretagna viene riconosciuto nel 1918).
3. Presa di coscienza politica delle masse popolari.
4. In Italia per la prima volta ci sono contatti diretti tra soldati provenienti da diverse regioni fino a
pochi anni prima (1961) amministrati da governi diversi e parlanti lingue diverse: è la base per la
fusione della popolazione nazionale.
TECNICHE
Le tecnologie usate al fine di potenziare il potere distruttivo delle armi sono impiegate per fini
pacifici con sviluppo dell’industria chimica, aeronautica e navale.
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AARTERTE EE I IMMAGINEMMAGINE
Pablo PicassoPablo PicassoLa vita, le opere e
Guernica
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PABLO PICASSO
La figura di Pablo Picasso, nato in Spagna (Malaga 1881), è
strettamente legata allo sviluppo dell'arte del XX secolo.
La sua attività può essere considerata un grande laboratorio
di sperimentazione: si misura con la pittura, la scultura,
l'incisione, la scenografia teatrale. La storia, con i suoi eventi
drammatici (le due Guerre Mondiali, la Guerra di Spagna),
segna fortemente il suo linguaggio.
Ma egli sa esprimere in pittura, con ironia o con gioia, tutte le
sollecitazioni offerte dal mondo alla sua grande sensibilità;
per questo egli rifiuta di identificarsi con una sola corrente
artistica. Egli dirà infatti: "Quando ho trovato qualcosa da
esprimere. l'ho fatto senza pensare al passato o al futuro".
Nel 1900, l'artista, non ancora ventenne, si reca a Parigi dove
si stabilirà successivamente. Gli studi di questi anni
creeranno le basi del processo di progressiva semplificazione
delle forme e dei colori, che lo porta a rinunciare alle norme
accademiche che egli, comunque, padroneggiava.
Dal 1901 al 1904 si individua il cosiddetto "Periodo Blu". Si
tratta, come dice il nome stesso, di una pittura giocata sui
colori freddi, dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti
alla categoria degli emarginati e degli sfruttati, sembrano
sospesi in una atmosfera malinconica e assumono un'asciutta
monumentalità. Le figure, spesso allungate, sono definite
mediante una spessa linea di contorno. La presenza
dominante del blu annulla quasi i piani spaziali.
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P. Ricasso, La vita, 1903
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Nel 1904, vivrà un Periodo Rosa, nel quale è presente un rinnovato interesse per lo spazio ed il
volume, ma nel quale la malinconia, per
quanto temperata, è sempre presente. I
soggetti privilegiati sono attori, saltimbanchi,
giocolieri del circo: sono forse allusione alla
figura del giullare, da sempre simbolo di
libertà. Prevale una gamma di tinte calde e
tenui, con le quali il pittore realizza effetti di
rilievo e forme più solide.
Nel 1907, la mostra retrospettiva dedicata a
Cézanne, al Salon d'Automne, gli rivela
l'opera di questo grande artista; sempre in
questo stesso anno, c'è l'incontro con
Braque con il quale inizia un proficuo
sodalizio artistico.
Da questa loro collaborazione nasce il Cubismo. Un punto d'arrivo del cammino artistico di
Picasso sono "Les Demoiselles d' Avignon", opera con la quale abbiamo la premessa del
Cubismo: cinque figure femminili sono disposte in assoluta libertà entro un spazio frammentato,
in cui i volumi e i piani sono scomposti e
ricomposti in modo bidimensionale.
Picasso trascorre l'estate in Spagna, e crea
i primi paesaggi cubisti, intesi come
ricostruzione ideale del volume. Nel suo
travaglio artistico sperimenterà varie
tecniche (il collage), e del cubismo stesso
vivrà vari stadi (protocubismo, cubismo
analitico, cubismo sintetico). La durata del
periodo
cubista è
estremamente breve e con la prima guerra mondiale esso può considerarsi definitivamente
chiuso. Sperimenta contemporaneamente più stili, anche rivolgendosi al passato, arricchendoli
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P. Ricasso, I saltimbanchi, 1905
P. Ricasso, Les Demoiselles d’Avignon, 1907
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
comunque di sempre nuove suggestioni.
Dal 1917, in seguito ad un viaggio in Italia, si lascia persino ispirare dal classicismo. Una
chiave di lettura per comprendere la grande arte di Picasso sono i ritratti. In essi emerge il suo
continuo impulso alla ricerca, in cui assume un ruolo particolare il colore: un colore a volte
violento e drammatico, a volte soffuso in toni tenui e contrastati. Morirà a Mougins nel 1973.
Guernica , un’opera afferma il rifiuto dell’orrore
Una delle opere più importanti che Picasso ha realizzato è Guernica.
La tela è stata ispirata al bombardamento della cittadina basca di Guernica ad opera degli aerei
tedeschi in appoggio al generale Franco contro il governo repubblicano spagnolo. Ricasso, che
apprese la notizia a Parigi, portò a compimento l’opera in soli due mesi.
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In una delle sue opere più famose, Guernica, del 1937, Picasso volle descrivere gli orrori della guerra, con uno stile insieme sintetico e visionario, con estrema fermezza e intensa emotività. Il ricordo del villaggio basco distrutto dai bombardamenti si intravede in filigrana attraverso immagini di corpi lacerati, volti tesi in espressioni distorte, corpi di animali morenti, immersi in uno spazio dai contorni frammentari e indefiniti. La luce della lampada, parodia dell'occhio divino che contempla il mondo nell'iconografia classica, si diffonde gelida e drammatica in bagliori isolati, spezzando la penombra, con un effetto che richiama quello delle luci stroboscopiche. I toni monocromi del quadro, la sua caoticità, la stilizzazione tragica delle sue figure concorrono a delineare un'atmosfera disperata e angosciosa.
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Il soggetto
Picasso non descrive l'evento in modo naturalistico: pochi segni indicano un incendio, qualche
apertura le finestre. Si distinguono, però, alcune figure: un toro, donne e uomini in fuga, un
cavallo che, dimenandosi, domina la scena. Le grandi dimensioni della tela mettono in evidenza
l'enormità della scena.
Il linguaggio visuale
Le grandi dimensioni della tela (354x782 cm) mettono in evidenza l’enormità dell’evento.
La composizione, simmetrica, è dominata da un grande fascio triangolare di luce, al cui interno
si distinguono le figure; ai lati, le immagini di un toro e di una donna in fuga con le braccia alzate.
I colori utilizzati sono limitati alle gradazioni del grigio, la luce pertanto sembra simbolicamente
rischiarare un mondo in bianco e nero. L'impatto visivo è immediato grazie alle forme piatte e
semplificate, come quelle di un manifesto. Anche lo spazio è compresso, come snaturato,
facendo emergere un chiaro riferimento alla stagione cubista.
I caratteri espressivi
L’opera è una vera e propria allegoria del dolore umano. Essa testimonia la partecipazione di
Picasso alle tragedie dell'umanità, di fronte alle quali, egli afferma: “…gli artisti non possono e
non devono restare indifferenti”.
L'opera è colma di valori simbolici. Il toro annuncia il dramma. I corpi sono deformati, le linee si
intrecciano, tra ampie campiture dai contorni taglienti. Il senso di violenza e di dolore è
accentuato da forti effetti di contrasto che mettono in evidenza le espressioni di terrore dei volti.
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EESPAÑOLSPAÑOL
Pablo PicassoPablo PicassoLa vida y Guernica
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PABLO PICASSO
Pablo Picasso naciò en Malaga en 1881, pero trabajó casi toda su vida en Francia.
Para facilitar so comprensión artística, la trayectoria de Picasso suele dividirse en varias etapas:
La primera etapa o etapa de formación se sitúa entre 1881 y 1901.
Picasso se traslada a París, donde aprende y asimila las tecnicas y formas de entender el arte
de las avanguardias.
La segunda etapa engloba los períodos azul y rosa, y corresponde con los primeros aňos de
Picasso en París.
El período azul (1901-1904) es la primera etapa personal de
Picasso durantes estos aňos vive entre Barcelona y París. La etapa
se abre con un echo biográfico, el suicidio de un amigo del pintor,
Carlos Casagemas.
Influido por esta tragedia, Picasso realiza una serie de cuadros
emotivos caracterizados por el protagonismo del color azul, tratado
subjetivamente como el color de la tristeza.
El período rosa de la pintura de Picasso abarca desde 1904 hasta
1907.
El color rosa adquiere ahora el protagonismo que antes había
tenido el azul, aunque no de forma tan absoluta.
Picasso introduce nuevos temas en sus obras, sobre todo gentes del circo, arlequines y
acróbatas. Los personajes de sus obras se comunican y expresan, en algunas ocasiones,
afecto. La tercera etapa es la etapa cubista. Junto a Braque, Picasso es el creator del cubismo.
El período cubista se extiende entre 1907 y 1917. En esta época Picasso empieza a mostar
interés también por la escultura, aunque la pintura seguirá constituyendo la parte principal de su
obra. Poco a poco su arte se vuelve más intelectual y difícil de interpretar por la complejidad de
sus rapresentaciones cubistas. Desqués de la etapa cubista, la obra del artista experimenta
grandes cambios. De manera simplificada, la trayectoria de Picasso, en esta cuarta etapa, desde
1917 a 1937 se divide en dos periodos: clasicista y surrealista.
En el período clasicista (1917-1925) sus pinturas se llenan de figuras monumentales situadas en
Tesina Pluridisciplinare24
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escenas clásicas, y muchos de los personajes de este período están tomados de la mitologia de
Grecia y Roma. El periodo surrealista (1925-1937) supone un momento muy distinto en la
actividad del pintor.
Picasso no fue un surrealista "ortodoxo". Simpatizó con el movimiento y fue una fuente de
inspiración para los surrealistas, pero no formó parte del grupo. Su ombra surrealista es más
producto de una reflexión intelectual que de associaciones incoscientes.
Etapa de mezcla de estilos. Desde mediados de los aňos 30 Picasso evoluciona a una arte cada
vez más personal, en el que se mezclan elementos clásicos, cubistas y surrealistas. Esta mezcla
configura lo que hoy entendemos por lenguaje picassiano.
La obra más importante de este período y la más conocida de Picasso es el "Guernica".
"Guernica" es una obra encargada por el gobierno republicano espaňol en 1937. Picasso la pinta
después de conocer la notizia de destrucción de Guernica, pequeňa ciudad vascadel norte de
Espaňa, bombardeada por la aviacíon alemana, aliada del general Franco. El bombardeo de una
ciudad sin armas, que no era un objetivo militar, conmocionó a todos los intellectuales europeos.
En su obra, Picasso recode toda la tragedia de los víctimas y consigue hacer una pintura
universal.
Guernica es una ombra de grandes dimensiones primada en gris, blanco y negro, colores
elegidos como recurso dramático y quizá como recuerdo de las fotografìas de los perìodicos que
recogieron la noticia del bombardeo. La escena se desarrolla en su mayor parte en un escenario
interior, y en su composición apreciamos influencias clásicas (tríangolo de luz central), cubistas
(cuello del caballo) y surrealistas (ojos en forma de lágrimas) tres de las lenguaje picassiano.
Actualmente se encuentra en el Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofíía, en Madrid.
Después de "Guernica", Picasso sigue incorporando nuevos elementos a su lenguaje hasta su
muerte. Probablemente lo más importante de este último periodo es la temática de su obra,
dominada ahora por una profunda reflexión sobre el arte y por la relactión entre arte y artista,
ideas fundamentales para comprender este período de la madurez picassiana.
Tesina Pluridisciplinare25
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GGEOGRAFIAEOGRAFIA
Gli Stati UnitiGli Stati Uniti d’Americad’America
Tesina Pluridisciplinare26
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STATI UNITI D'AMERICA
Gli Stati Uniti d'America, acronimo
USA (dal corrispondente
termine inglese United
States of America),
abbreviati spesso in Stati Uniti, sono una
repubblica federale
democratica dell'America
settentrionale.
Già molto sviluppati alla
fine del XIX secolo, dopo la seconda guerra mondiale sono diventati una superpotenza
economica, militare e culturale, la prima nel mondo per prodotto interno lordo. Dopo la
dissoluzione dell'Unione Sovietica sono rimasti l'unica superpotenza.
IL TERRITORIO
Gli Stati Uniti confinano a nord con il Canada e a sud con il Messico, mentre ad est e ad ovest
sono bagnati rispettivamente dall'Oceano Atlantico e dall'Oceano Pacifico. Appartengono agli
Stati Uniti anche l'Alaska e le Isole Hawaii.
Da est ad ovest si distinguono 3 regioni:
Nella Regione Orientale si elevano i Monti Appalachi che raggiungono i 2037 metri
Nella Regione Centrale si estende la Grande pianura.
La Regione Occidentale va dalle Montagne rocciose fino alle coste del Pacifico.
Al centro una fossa tettonica riempita da depositi alluvionali.
Tesina Pluridisciplinare27
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
Si estende dal confine canadese fino al Golfo di California, interrotta soltanto dal gruppo dei
monti Klamath.
Un'ampia rete fluviale attraversa gli Stati Uniti.
Il fiume Mississippi che nasce dal piccolo lago Itasca ne costituisce l'elemento centrale.
Il suo affluente principale è il Missouri. Fra gli affluenti di destra del Mississippi ricordiamo il
Minnesota, l'Arkansas ed il Red River.
Nel Golfo del Messico sbocca anche il Rio Grande, mentre nel Golfo di California sfocia il
Colorado.
Gli Stati Uniti condividono con il Canada il sistema lacustre formato da cinque Grandi Laghi: Superiore, Hurom, Erie, Ontario e Michigan, l'unico interamente compreso in territorio
statunitense.
Tra l'Erie e l'Ontario si trovano le poderose Cascate del Niagara, che nella parte statunitense
presentano un salto di 51 metri. Gli Stati Uniti sono ricchi, inoltre, di bacini artificiali, tra i quali
spicca il Grande Lago Salato, residuo di un antichissimo mare interno.
IL CLIMA
Data l'ampiezza del territorio, gli Stati Uniti presentano una grande varietà climatica,
caratterizzata da un progressivo innalzarsi delle temperature muovendo verso sud e da una
diminuzione delle precipitazioni procedendo da est verso ovest.
Le regioni settentrionali e centrali hanno un clima continentale con inverni rigidi ed estati calde.
Gli stati affacciati sul Golfo del Messico e la Florida godono di estati calde ed inverni tiepidi,
mentre nelle coste del Pacifico le temperature sono miti sia in estate che in inverno. Il clima
dell'Alaska è subpolare con inverni lunghi e gelidi, quello della Hawaii è tropicale.
POPOLAZIONE E CITT À
Gli Stati Uniti hanno una popolazione pari a circa 284 milioni di abitanti. Sono popolati, in
maggioranza, da discendenti dei coloni emigrati dall'Europa tra il 1820 ed il 1960. Il secondo
gruppo etnico è costituito dalla popolazione di colore, discendete dagli schiavi africani deportati
Tesina Pluridisciplinare28
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nelle colonie inglesi. Oggi i bianchi sono circa il 75% del totale, seguiti dai neri (12%), dai
messicani e dagli amerindi. Il resto della popolazione comprende soprattutto cinesi, filippini e
giapponesi.
La crescita demografica media è superiore a quella di altre aree industrializzate. Cresce
soprattutto la popolazione non bianca, mentre, tra quella di origine europea, l'incremento
naturale è prossimo allo zero. La distribuzione della popolazione non è omogenea.
La densità è altissima nelle megalopoli che si sono sviluppate nella parte settentrionale della
costa atlantica (da Washington a Boston), in quella meridionale della costa pacifica (San
Francisco e Los Angeles) e nella regione dei Grandi Laghi (Chicago, Detroit); resta elevata nelle
città sorte nelle Grandi Pianure (Atlanta, Saint Louis, Kansas City, Dallas, Denver) e nel Golfo
del Messico (Houston, New Orleans, Miami).
La lingua ufficiale é l'inglese, ma sono diffuse tutte le lingue native delle varie comunità di
immigrati.
La religione più praticata è quella protestante seguita da quella cattolica. Sono numerosi i
seguaci dell'ebraismo, dell'islamismo e delle principali religioni orientali.
WASHINGTON: è la capitale federale
degli Stati Uniti. Vi hanno sede la Casa Bianca, dove vive il Presidente, il
Campidoglio, sede del Congresso, il Pentagono, sede del Ministero della Difesa
e gli Archivi nazionali, dove si trova
un'enorme raccolta di documenti storici.
Washington fa parte della megalopoli
atlantica che comprende anche le città di
Baltimora, Filadelfia, New York e Boston.
Tesina Pluridisciplinare29
La Casa Bianca, Washington
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
NEW YORK: posta sull'estuario dell'Hudson, si trova al
centro della città urbana più popolosa degli Stati Uniti, Cuore
della città e l'isola di Manhattan, con i suoi grattacieli, sede
della Borsa e capitale della finanza mondiale.
LOS ANGELES: è la più grande città della costa
occidentale e la seconda del paese per numero di abitanti
dopo New York. Hollywood, un suo quartiere, è sede della
più importante industria cinematografica del mondo.
SAN FRANCISCO : sorge su un'ampia baia, attraversata
dal celebre Golden Gate, un ponte lungo più di tre Km.
Tesina Pluridisciplinare30
La Statua della Libertà, New York
Il Golden Gate, San Francisco
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
ECONOMIA E SOCIET À
L'economia statunitense è prima nel mondo in assoluto in tutti i settori economici. Lo
sfruttamento delle ingenti ricchezze naturali, un'organizzazione agricola altamente
meccanizzata, lo sviluppo di tecniche all'avanguardia in tutti i settori dell'industria , un mercato
del lavoro molto dinamico e lo straordinario impulso del terziario e dei settori legati alle nuove
tecnologie rappresentano alcuni dei punti di forza del sistema economico americano.
AGRICOLTURA
Primo produttore ed esportatore mondiale di prodotti agricoli, gli Stati Uniti possono contare su
vaste e fertili pianure che sono state suddivise in fasce di specializzazione agricola. Nelle Grandi
Pianure centrali prevale la cerealicoltura, con enormi produzioni di grano e mais. Nelle regioni
del sud si coltivano cotone, tabacco, lino, soia, girasoli, arachidi, barbabietole e canna da
zucchero. Nelle aree più calde (soprattutto California e Florida) hanno avuto una grande
diffusione frutteti, agrumeti e vigneti.
ALLEVAMENTO E PESCA
L'allevamento bovino, un tempo praticato nelle grandi praterie, viene oggi svolto su scala
industriale e vede gli Stati Uniti al primo posto nel settore, seguito da quello dei suini, ovini e
volatili. Gli USA sono ai primi posti nel mondo anche per quantità di pesce pescato, nelle acque
più calde si allevano crostacei e molluschi.
SOTTOSUOLO
Le risorse del sottosuolo sono immense ed includono petrolio, gas naturale, carbone, ferro,
rame, bauxite, metalli preziosi, tungsteno, uranio e sali. L'energia elettrica prodotta è di origine
nucleare, idrica e geotermica.
INDUSTRIA
Colosso industriale in tutti i settori della produzione, gli Stati Uniti hanno in qualche modo
ridimensionato il proprio ruolo negli ultimi trent'anni. Fra le industrie tradizionali ha mantenuto la
supremazia solo il settore agroalimentare. Conservano, invece, il predominio assoluto i campi
Tesina Pluridisciplinare31
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
legati all'informatica, alla ricerca scientifica ed alle nuove tecnologie. Le principali acciaierie sono
localizzate nei pressi dei giacimenti di ferro, nella fascia orientale del paese (Pennsylvania,
Indiana e Ohio), i grandi stabilimenti automobilistici hanno sede a Detroit e quelli meccanici
nell'area dei Grandi Laghi. Un'industria del tutto particolare è quella cinematografica con sede a
Hollywood.
TERZIARIO
Impiega circa il 74% della forza lavoro ed è all'avanguardia in tutti i suoi comparti. Tra questi va
citato il turismo: gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo, dopo la Francia e la Spagna per
ingressi turistici. Tra le mete preferite, oltre alle spiagge della California e della Florida, ai parchi
di divertimenti ed alle principali metropoli, ci sono i parchi naturali.
TRASPORTI
Strade e ferrovie sono sviluppate in modo capillare. Molto sviluppati sono anche la rete fluviale
ed traffico aereo interno ed internazionale.
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ENGLISHENGLISH
Marilyn MonroeMarilyn Monroe
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MARILYN MONROE
Was it suicide or murder?
ITV's "The Final Day" tries to solve the mystery of Marilyn Monroe's death in August 1962.
Marilyn Monroe was born in Los Angeles on 1st June
1926.
Marilyn had a difficult childhood and spent some years in
an orphanage. When she was 14 years old she got
married to a young boy from her town. The marriage
ended soon after and Marilyn began to work in the world of
fashion and then in cinema.
Here she had great success with a lot of famous films,
such as "Some Like It Hot", "Let's Make Love",
"Niagara". In the meantime, she met the baseball champion Joe Di Maggio and got married to
him, but it was another wrong marriage.
It was only in 1956 that Marilyn found happiness in love with the marriage to the famous writer
Arthur Miller. However, this
happiness didn't last and Marilyn
began to suffer from mental illness.
In her last years she was very
vulnerable and she had love a fives
with some powerful men of her time,
for example John and Robert
Kennedy.
Maybe it was "power" that killed this wonderful but lonely star.
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Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
SCIENZESCIENZE
La GeneticaLa Genetica
Tesina Pluridisciplinare35
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
LA GENETICA
La genetica è una scienza giovane. Nasce in modo anonimo e furtivo nella seconda metà
dell'Ottocento ad opera del noto abate moravo Gregor Mendel (1822-1884), il quale, effettuando
per un buon numero di anni vari incroci tra piante di piselli e trovando delle regolarità nei suoi
risultati sperimentali, pubblicò le sue scoperte che però furono ignorate per un lungo periodo. È
solo nei primi anni del Novecento che tre studiosi Karl Correns, Hugo De Vries ed Eric
Tschermark, indipendentemente gli uni dagli altri riscoprono le leggi di Mendel, ne comprendono
il grande valore e rilanciano la scienza dell'ereditarietà come materia autonoma di studio e di
ricerca.
Nel 1906 un biologo inglese William Bateson, propone di dare il nome di genetica alla scienza
che studia la trasmissione dei caratteri ereditari. Oggi la genetica ha assunto un ruolo centrale in
ambito biologico, medico e sociale. Basti pensare alle possibilità, spesso fantascientifiche,
offerte dall'ingegneria genetica, in grado di manipolare i geni, per migliorare la qualità di certe
produzioni agricole, oppure di sostituire i geni difettosi in individui affetti da malattie genetiche,
cioè ereditarie.
Un altro importante filone di ricerca, denominato "Progetto Genoma Umano", a cui partecipano i
più grandi scienziati di tutto il mondo, consiste nel determinare il patrimonio genetico della
specie umana individuando uno ad uno i geni presenti nei vari cromosomi e la loro
corrispondenza con determinate caratteristiche fisiche.
Esistono, però, sviluppi negativi legati ad un uso improprio o distorto della genetica. Si pensi, per
esempio, al caso della legittimazione della diversità umana come avviene quando si sostiene
che esistono differenze genetiche qualitative tra individui di razza nera ed individui di razza
bianca.
Tesina Pluridisciplinare36
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
LEGGE DELLA SEGREGAZIONE
Mendel mise a confronto le generazioni da lui analizzate ed osservò che nella prima
generazione F1, cioè «prima generazione filiale», tutti i figli mostravano solamente uno dei
caratteri presenti nei genitori; l'altro carattere era completamente scomparso. Le caratteristiche
che apparivano nella generazione F1 furono chiamate da Mendel dominanti. Però a questo
punto sorse spontanea una domanda: che cosa era successo al carattere antagonista? Il
quesito fu risolto dall'analisi della «seconda generazione filiale» o F2, in cui riapparivano i
caratteri scomparsi nella generazione precedente. Queste caratteristiche, presenti nella
generazione parentale (P) e ricomparse nella F2, dovevano in qualche modo essere presenti
anche nella generazione F1, sebbene non evidenti. Mendel chiamò questi caratteri recessivi. La
F2 quindi era composta da caratteri sia dominanti che recessivi, però legati dal rapporto 3:1.
Mendel intuì che la comparsa dei caratteri antagonisti e le loro proporzioni costanti nella F2
potevano essere spiegate ammettendo che le caratteristiche fossero determinate da fattori
separati. Questi fattori, riteneva Mendel, dovevano trovarsi nelle piante F1 in coppie: un
componente di ogni coppia era ereditato dal padre e l'altro dalla madre. Questa, nota anche
come prima legge di Mendel, è la legge della segregazione.
La F1, dovendo avere entrambi i caratteri, può
essere scritta come Yy, di conseguenza
chiamarla eterozigote; però c'è da ricordare
che un organismo eterozigote manifesta nel
suo fenotipo (aspetto esteriore) solo l'allele (carattere) dominante.
Mentre la P è formata da organismi yy e YY,
cioè da linee pure, chiamati anche omozigoti. Chiarito il significato di tali parole possiamo
cercare una spiegazione del rapporto 3:1. Uno
dei modi più semplici è il quadrato di Punnet, dal nome del genetista inglese che per primo o
utilizzò per l'analisi dei caratteri determinati
geneticamente. Il quadrato di Punnet utilizza le leggi della probabilità.
Tesina Pluridisciplinare37
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Nei decenni che seguirono la riscoperta, nel 1900, degli studi di Mendel, in genetica vennero
condotte numerosissime ricerche anche grazie alle quali i biologi riuscirono a confermare e
ampliare le osservazioni di Mendel. I metodi e i dati ottenuti in questo periodo, durato circa 50
anni costituiscono il nucleo centrale di quel ramo della biologia che noi chiamiamo genetica classica.
La genetica classica si occupò prevalentemente di ampliare e correggere concetti sviluppati
dalle teorie di Mendel.
MUTAZIONI
Nel 1902 un botanico olandese, Hugo de Vries, notò che a volte in una pianta da lui analizzata si
presentava un fenotipo del tutto nuovo, de Vries ipotizzò che un carattere nuovo comparisse in
seguito a improvvisi cambiamenti avvenuti nei geni, e chiamò questi cambiamenti mutazioni e
gli organismi con tali mutazioni furono detti mutanti.
ESISTENZA CONCRETA DEL GENE
L'ipotesi che i geni fossero posti sui cromosomi venne definitamente confermata dagli studi
effettuati sul moscerino della frutta Drosophila, che è stato utilizzato in una grande varietà di
studi di genetica. Esso possiede quattro coppie di cromosomi; tre di queste copie (gli autosomi) sono strutturalmente uguali per entrambi i sessi, ma la quarta coppia, i cromosomi sessuali, è
diversa. Nei moscerini della frutta, come molte altre specie (inclusa la specie umana), i due
cromosomi sessuali sono XX nelle femmine e XY nei maschi.
Durante la meiosi i cromosomi sessuali, come pure gli autosomi, segregano (si separano). Ogni
cellula uovo riceve un cromosoma X, ma metà degli spermatozoi riceve cromosomi X e metà Y.
Perciò, è lo spermatozoo che determina il sesso dell'embrione nelle specie con i maschi XY.
Agli inizi del XX secolo T.H. Morgan dimostrò con gli esperimenti di incrocio sul moscerino della
frutta che certi caratteri sono legati al sesso, cioè che i loro geni sono portati sui cromosomi
sessuali. Poiché il cromosoma X porta dei geni che non sono presenti sul cromosoma Y, un
singolo allele recessivo sul cromosoma X del maschio dà luogo ad un fenomeno recessivo dal
momento che non è presente alcun altro allele. Al contrario, una femmina eterozigote per un
carattere legato al sesso mostrerà caratteristiche dominanti.
Tesina Pluridisciplinare38
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
Nell'uomo, tra i caratteri legati al sesso ci sono il daltonismo e l'emofilia.
I cromosomi, come tutte le altre parti di una cellula vivente, sono formati da atomi disposti in
molecole. Alcuni scienziati, tra cui personalità eminenti nel campo della genetica, pensavano
che sarebbe stato impossibile capire la complessità dei meccanismi ereditari sulla base della
struttura di sostanze chimiche «inanimate». Altri ritenevano che, una volta chiarita la struttura
chimica dei cromosomi, sarebbe stato possibile capire il loro ruolo come portatori delle
informazioni genetiche; questa intuizione segnò l'inizio di un fruttuoso campo di ricerche, la
genetica molecolare.
Le prime analisi chimiche del materiale ereditario rivelarono che il cromosoma eucariote è
costituito da acido deossiribonucleico (DNA) e da proteine, sostanze presenti più o meno in
uguale quantità; perciò entrambe avrebbero potuto avere il ruolo di materiale genetico.
Le proteine sembravano essere la soluzione più probabile a causa della loro maggiore
complessità chimica; le proteine infatti sono polimeri di amminoacidi di cui nelle cellule, se ne
conoscono 20 diversi tipi. Il DNA, invece, è un polimero formato solamente da quattro differenti
tipi di nucleotidi.
ALLA SCOPERTA DEL DNA
LA NATURA DEL DNA
Il DNA era stato isolato per la prima volta dal medico tedesco Friedrick Miescher nel 1869,
nello stesso importante decennio in cui Darwin pubblicava L'Origine delle Specie e Mendel
comunicava i suoi risultati alla Società di Storia Naturale di Brùnn. La sostanza isolata da
Miescher era bianca, zuccherina, leggermente acida e conteneva fosforo. Poiché era stata
trovata soltanto nei nuclei delle cellule, venne chiamata acido nucleico. Tale nome fu in seguito
modificato in acido deossiribonucleico (DNA) per distinguere questa sostanza da una simile,
l'acido ribonucleico (RNA).
Ogni nucleotide è formato da una base azotata, dallo zucchero deossiribosio e da una base
azotate e un gruppo fosfato. Vi sono due tipi di basi azotate: le purine, che presentano una
struttura a due anelli e le pirimidine che hanno un solo anello. Nel DNA vi sono due tipi di
Tesina Pluridisciplinare39
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purine, l'adenina (A) e la guanina (G) e due tipi di pirimidine, la citosina (C) e la timina (T).
Così il DNA è costituito da quattro tipi di nucleotidi che differiscono soltanto per tipo di purine o
di pirimidine contenenti azoto.
DUPLICAZIONE
Quando la molecola di DNA si duplica, i due filamenti si separano in seguito alla rottura dei
legami a idrogeno. Ogni filamento si comporta come uno stampo per la formazione di un nuovo
filamento complementare, utilizzando i nucleotidi disponibili nella cellula. L'aggiunta di nucleotidi
al nuovo filamento è catalizzata dagli enzimi DNA-polimerasi. Nel processo di duplicazione
molti altri enzimi giocano un ruolo importante.
La duplicazione del DNA inizia a livello di una particolare sequenza di nucleotidi sul cromosoma,
che è il punto d'origine della duplicazione. Questa procede in entrambe le direzioni, per
mezzo delle due forcelle di duplicazione che si spostano nelle due direzioni opposte. Durante
la duplicazione del DNA avviene l'azione proofreading delle DNA-polimerasi, che fanno invertire
la direzione di marcia quando si rende necessario rimuovere quei nucleotidi che non si sono
appaiati in modo corretto a quelli del filamento stampo.
Grazie alle deduzioni sulla struttura a doppia elica del DNA elaborate da Watson e Crick, venne
universalmente accettato il ruolo del DNA come la molecola che porta a trasmettere le
informazioni genetiche. Con la scoperta del complesso ed estremamente preciso meccanismo
mediante il quale le cellule duplicano il loro DNA era finalmente risolto il problema di come
l'informazione ereditaria venga fedelmente trasmessa da una cellula madre alla cellula figlia,
generazione dopo generazione.
LA TRADUZIONE DEL CODICE GENETICO
UN GENE-UN ENZIMA
Ritornando un po' indietro nella storia notiamo come già negli anni
'40 il biologo Beadle notò l'importanza del legame che corre tra un
gene ed il suo corrispondente enzima. Beadle, insieme al chimico
Tatum, nel 1941 incominciò ad analizzare i mutanti di Neurospora
(muffa rossa del pane) per dimostrare, attraverso studi di mappatura genica, che a una certa
mutazione corrisponde la perdita di funzionalità di un certo enzima. Ma, visto che gli enzimi sono
Tesina Pluridisciplinare40
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
composti da proteine e le proteine da catene polipeptidiche, allora poterono dire che a un gene
corrisponde una proteina o, più precisamente, una catena polipeptidica (riassumendo con la
formula un gene-una catena polipeptidica).
DAL DNA ALLA PROTEINA: RUOLO DELL'RNA
Il problema successivo divenne quello della traduzione: come faceva la successione delle basi
azotate a determinare la sequenza degli amminoacidi di una proteina?
La ricerca di una risposta a questo quesito condusse alla scoperta dell' acido ribonucleico ( RNA ), una sostanza chimicamente simile al DNA.
Come poi risultò, non uno ma tre tipi di RNA agiscono come intermediari nei processi che,
partendo dal DNA, portano alle proteine. Questi tre tipi si distinguono in forma e funzionalità, ed
agiscono l'uno dopo l'altro nella traduzione. Si chiamano RNA messaggero (mRNA) , RNA
ribosomiale (rRNA) e RNA di trasporto (tRNA) .
Tesina Pluridisciplinare41
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TECNOLOGIATECNOLOGIA
Il Gas NaturaleIl Gas Naturale
Tesina Pluridisciplinare42
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IL GAS NATURALE
Il gas naturale è un gas incolore ed inodore, che pesa circa metà dell'aria, a parità di volume.
E' formato in prevalenza da metano, circa il 90%, e da altri idrocarburi gassosi. Il gas naturale è
il combustibile fossile più pulito, usato anche nelle abitazioni.
CICLO PRODUTTIVO
Il ciclo produttivo del gas naturale è simile a quello del petrolio, con il quale si trova spesso
associato, per quanto riguarda l'estrazione ed il trasporto nei gasdotti.
GIACIMENTI
Il metano ha un'origine legata a quella del petrolio e lo si estrae comunemente dai pozzi
petroliferi. Tuttavia esistono grandi giacimenti solo di gas naturale, che dai luoghi di origine si è
"spostato" nel sottosuolo fino ad accumularsi in determinate sacche. Le riserve più importanti
sono in Russia, nel Medio Oriente e negli Stati Uniti.
Per la ricerca i geologi usano, come per il petrolio, la tecnica della "sismica a riflessione": inviano
onde al sottosuolo che vengono riflesse dagli strati rocciosi ed il computer disegna direttamente
il profilo degli strati. Se esistono le forme tipiche delle trappole, per esempio a cupola, si
realizzano i pozzi esplorativi. Il gas naturale viene estratto da un "pozzo" costituito da una
tubazione che scende anche a 6-8 Km di profondità.
Il gas immagazzinato sottoterra ha una pressione di circa 1000 atmosfere. In superficie, alla
testa del pozzo, viene messo un complesso di valvole detto "albero di Natale" che ne regola il
flusso.
Tesina Pluridisciplinare43
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
GASDOTTOIl gas naturale viene trasportato fino ai luoghi di consumo attraverso un tubo detto "gasdotto o
metanodotto". Esistono tubi di varie misure, con diametro superiore ai 120 cm come quelli che
giungono dalla Russia e altri paesi fornitori. I vari tubi sono saldati tra loro e rivestiti di iuta e
catramati, posati in uno scavo appositamente predisposto e poi ricoperti.
DISTRIBUZIONEDalla rete nazionale si diramano altre tubazioni più piccole, dette "diramazioni" che portano il gas
alle grandi utenze industriali. Il metanodotto arriva anche alla periferia della città, dove viene
"preso in consegna" dalla società che garantisce la distribuzione. Qui il gas subisce alcuni
trattamenti:
- la pressione viene ridotta a livelli molto bassi;
- viene aggiunta una particolare sostanza odorizzante, che serve per avvertire eventuali fughe;
- in parte viene immagazzinato in appositi serbatoi metallici di grandi dimensioni detti gasometri
che permettono di far fronte alla maggiore richiesta nelle ore di punta.
L'Italia estrae dal suo sottosuolo circa il 30% del metano che consuma. Il restante 70% arriva
dall'estero, soprattutto da Olanda, Russia ed Algeria.
IMPIEGHI DEL METANOIl gas naturale è il combustibile fossile più pregiato: è pulito, non
contiene praticamente prodotti nocivi, bruciando non produce residui
solidi e sostanze tossiche. Per questo viene utilizzato direttamente nelle
case per cucinare, riscaldare gli ambienti. Viene utilizzato anche nel
campo industriale: come combustibile per forni, per la fusione del vetro, la
produzione del cemento, la cottura del pane, ecc.
Tesina Pluridisciplinare44
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MUSICAMUSICA
WOLFGANGWOLFGANG AMADEUSAMADEUS MOZARTMOZART
Tesina Pluridisciplinare45
Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Wolfgang Amadeus Mozart nacque a
Salisburgo nel 1756; il padre, Leopold era
musicista (maestro di cappella presso
l'arcivescovo di Salisburgo) e fu lui a dare
l'educazione musicale al piccolo Amadeus e
sua sorella Nannerl. Mozart rivelò
precocemente eccezionali doti musicali,
tanto che a quattro anni già suonava il
clavicordo e componeva minuetti. Leopold
fece in modo di sfruttare al massimo le doti
precoci dei due suoi figli; fece loro suonare
alla presenza dell'imperatrice Maria Teresa
suscitando lo stupore dei presenti. L'anno
seguente, nel 1763, iniziò per i piccoli
Mozart una tournèe attraverso Monaco,
Mannheim, Francoforte, Bruxelles e molte
altre città importanti tra cui Parigi, fino ad
arrivare a Londra l'anno seguente. Durante questo periodo Mozart imparò a suonare anche il
violino e l'organo, mentre al clavicembalo destava ammirazione come esecutore di composizioni
in stile elegante. Durante questo viaggio Mozart ebbe la possibilità di inserirsi nei migliori
ambienti culturali e musicali, in special modo a Parigi conobbe M. Grimm, d'Alambert, Diderot, J.
Schubert e a Londra J. Ch. Bach e C. F. Abel. Queste esperienze arricchirono Mozart che poté
apprendere nuove tecniche compositive. Nel 1767 i Mozart tornarono a Salisburgo e da questo
momento il piccolo Amadeus cominciò a comporre ininterrottamente sino alla morte. Mozart già
all'età di undici anni intraprese moltissimi viaggi a Vienna dove era conteso dalla nobiltà e il suo
genio già suscitava invidie negli ambienti musicali. Intanto nel 1769 Mozart accompagnato dal
padre si diresse in Italia e fece tappa nelle maggiori città suscitando sempre molta ammirazione.
Tesina Pluridisciplinare47
Wolfgang Amadeus Mozart
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Un aneddoto avvenuto a Roma fece accrescere la sua fama di ragazzo prodigio. M. ascoltò nella
cappella Sistina il miserere di Gregorio Allegri (la cui partitura era gelosamente custodita) e la
riscrisse di sana pianta. Durante la permanenza in Italia ebbe lezioni da padre Martini a Bologna
e conobbe molti musicisti tra cui Sammartini e Piccinni. Tornò a Salisburgo e intanto la sua
attività compositiva non si fermava mai, arricchita dall'esperienza italiana e dalla conoscenza
della tecnica del belcanto.
Nel 1772 morì l'arcivescovo che proteggeva Mozart e gli successe H. Colloredo con cui il
musicista si scontrò in varie occasioni sino a quando nel 1777 decise di dimettersi dalla corte
dell'arcivescovo e lasciò Salisburgo. Per vivere impartiva lezioni e componeva mentre studiava i
musicisti che ascoltava durante le sue tappe a Monaco e Mannheim. Nel 1778 morì la madre
Anna Maria e affranto dal dolore tornò a Salisburgo, ma nel 1781 decise di abbandonare
definitivamente quella città per vivere a Vienna. Qui nel 1782 sposò Costanza Weber ed ebbe
l'incarico dall'imperatore di scrivere un' opera. Mozart compose "Il ratto dal serraglio", poi si
dedicò alla composizione di altri generi abbandonando il teatro per alcuni anni, fino a quando
stretta amicizia con Lorenzo Da Ponte, (che divenne suo librettista) compose
"Le nozze di Figaro” e in seguito "il Don Giovanni" destinati ad un successo delirante.
Nonostante il prestigio e la genialità del maestro, egli si trovava in condizioni economiche
precarie oltre che in condizioni di salute non buone sin dall'infanzia. Ad aggravare tutto ciò fu la
sopravvenuta morte del padre nel 1787.
Altre sventure portarono il maestro ad un deperimento fisico grave e a condizioni economiche
disastrose; infatti M. rifiutò una buona offerta dell'imperatore F. Guglielmo II per restare fedele
all'imperatore d'Austria che purtroppo morì e il suo successore Leopoldo II non mostrò alcun
interesse per la musica. Tornato a Vienna M. compose "Il flauto magico" su testo di Schikaneder
e cominciò il bellissimo "Requiem" che la tradizione narra commissionata da un uomo
misterioso. Il Requiem rimasto incompiuto per la prematura ed improvvisa morte del maestro
avvenuta nel 1791, venne terminato dall'allievo Sussmayr. Mozart venne sepolto in una fossa
comune e le cause della morte rimasero misteriose: la leggenda narra che fu avvelenato da
Salieri. Il catalogo mozartiano compilato nel 1862 da Ludwig Kochel (la cui iniziale K si trova
davanti al numero d'opera) consta di 626 numeri d'opera, e spazia su tutti i generi musicali: dalla
musica da camera alla sinfonia, al concerto per strumento solista, dalla musica sacra all'opera.
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Sara Bragagnolo La guerra vista dagli artisti
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LA BANDIERA OLIMPICA
La bandiera olimpica è formata da cinque cerchi, che sono il simbolo più noto ed immediato del
movimento olimpico, e vengono universalmente associati alle Olimpiadi.
IL SIGNIFICATO
Secondo l'interpretazione ufficiale del CIO (comitato internazionale olimpico), i cinque cerchi
rappresentano i cinque continenti. Il Preambolo della Carta Olimpica recita:
"La bandiera olimpica presentata da Pierre de Coubertin fu adottata all'ingresso di Parigi del 1914. Include i cinque cerchi intrecciati che rappresentano l'unione dei cinque continenti e l'incontro degli atleti di tutto il mondo ai giochi olimpici." Inizialmente i cerchi erano disposti in modo diverso da quello attuale, in una sequenza
orizzontale, come anelli di una catena. Ogni cerchio ha un diverso colore: blu, giallo, nero, verde,
rosso. Pierre de Coubertin scelse questi cinque colori, più il bianco dello sfondo, perché
all'epoca erano i colori utilizzati in tutte le bandiere del mondo. In questo modo la bandiera
olimpica, raffigurante i cinque cerchi in campo bianco, avrebbe rappresentato tutte le nazioni del
mondo.
Non è mai stato affermato in modo ufficiale che ogni singolo cerchio rappresenti uno specifico
continente; nell'opinione pubblica si è però ormai consolidata l'associazione tra colore del
cerchio e continente, secondo il seguente abbinamento convenzionale:
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BLU: EUROPA NERO: AFRICA
GIALLO: ASIA
VERDE: OCEANIA ROSSO: AMERICA
LA STORIA
I cinque cerchi apparvero per la prima volta nel 1913, nell'intestazione di una lettera scritta da
De Coubertin. Li aveva disegnati e colorati lui stesso. Sempre quell'anno, il nuovo simbolo venne
descritto nel numero di agosto della Rivista Olimpica.
I cinque cerchi e la bandiera olimpica (un'altra idea di De Coubertin) furono presentati
ufficialmente al Congresso Olimpico di Parigi nel 1914. Gli ideali di universalità e fratellanza
simboleggiati dai cinque cerchi erano una proposta molto innovativa per l'epoca, l'inizio del XX
secolo, in un clima mondiale sempre più teso e segnato da forti nazionalismi.
Pochi mesi dopo scoppiò la prima guerra mondiale. Il conflitto impedì lo svolgimento delle
Olimpiadi del 1916, e si dovette aspettare fino al 1920 per vedere sventolare la bandiera coi
cinque cerchi in uno stadio olimpico.
I cinque cerchi comparvero per la prima volta sulle medaglie olimpiche nell'Olimpiade del 1924 a
Parigi, ma non divenne un uso consolidato nelle Olimpiadi estive fino al 1976 a Montreal. Nella
storia delle Olimpiadi invernali, invece, le medaglie hanno sempre avuto l'effige dei cinque
cerchi.
Seguendo il crescente successo di pubblico delle Olimpiadi, aumentarono anche le applicazioni
del simbolo dei cinque cerchi. Nel 1924 apparvero i primi souvenir con i cerchi olimpici,
nell'Olimpiade invernale del 1928 il primo manifesto con la bandiera olimpica e nell'edizione
estiva dello stesso anno i primi francobolli con i cinque cerchi.
Attualmente l'uso dei cinque cerchi è strettamente regolamentato dal CIO. Di regola possono
essere usati come parte dei loghi e dei segni distintivi dei Comitati Olimpici nazionali.
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