la ricerca kantiana
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La ricerca kantiana
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La ricerca kantiana si inquadra:
• nella mentalità razionalistica
• nella critica dell’illuminismo
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Il motto di Kant: “ saper aude”
“ abbi il coraggio della tua intelligenza “
l’autore sostiene che in tutti i campi, dalla scienza alla politica debba prevalere la ragione perché siano debellate la superstizione, il fanatismo e l’intolleranza.
Kant, erede della tradizione empirica, crede che la ragione non sia infinita,
ma anzi debba assumersi il compito di stabilire possibilità e limiti del proprio
impiego.
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Egli esprime il suo progetto filosofico, in un celebre saggio intitolato:
“ Sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica “.
In questo saggio mostra come,lasciata a se stessa e priva del terreno sicuro
dell’esperienza, la ragione persegua i più bizzarri e stravaganti percorsi.
E’ la prima intuizione della necessità di superare
la tradizione metafisica razionalistica
di Leibniz e di Wolff
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E’ il risveglio dal suo sonno
dogmatico ( metafisico)
A tal proposito scrive una dissertazione dal titolo :
“ La forma e i principi del mondo sensibile e intellegibile ”
Tale dissertazione costituisce una tappa significativa
verso “la fase critica” della sua riflessione
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A 57 anni di età scrive: “La critica della ragion pura “
…. “ E’ il libro più importante che sia stato scritto in Europa “
( A.Schopenhauer)
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Da dove muove i primi passi la ricerca kantiana ?
Dalla constatazione che la metafisica, a differenza della scienza, è un
campo di battaglia di opinioni differenti.
Tra le opinioni differenti è bene ricordare :
• l’opposizione tra razionalismo ed empirismo
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I razionalisti, a partire da Cartesio, avevano posto il fondamento di tutta la conoscenza umana nella coscienza
Per gli empiristi, tutto il nostro sapere deriva dai sensi.
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Locke, massimo esponente di questo ultimo indirizzo di pensiero, aveva infatti affermato:
“Quod est in intellectu prius fuerit in sensu” (Nell’intelletto vi è tutto quello che prima sarà nei sensi)
…e Hume era giunto ad un esito scettico: “le impressioni sensoriali non ci assicurano una conoscenza certa né necessaria”.
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In breve: il razionalismo era dogmatico in quanto dava
per scontata la certezza delle nostre conoscenze,
senza curarsi però dell’ esperienza.
… mentre l’empirismo sfociava nello scetticismo:
perché incapace di determinare le condizioni
necessarie e universali del conoscere
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Di quali giudizi si servono i Razionalisti ?
dei giudizi analitici a priori
Di quali giudizi si servono gli Empiristi ?
dei giudizi sintetici a posteriori
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Per superare tale difficoltà Kant immagina di demandare la questione
al tribunale della ragione per risolvere la controversia tra:
• dogmatismo
• scetticismo
Ci sarà un verdetto impietoso per entrambi a causa
della loro unilateralità !
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La ragione, nel corso del suo autoesame, respingerà :
• sia la tesi dell’ empirismo ( secondo cui non esiste altro fondamento della conoscenza se non l’esperienza sensibile che non ha i caratteri della universalità e della necessarietà ) ;
• sia la tesi del razionalismo (secondo cui è possibile una conoscenza
“a priori” cioè che va oltre i limiti dell’esperienza).
Anticipando le conclusioni di kant egli affermerà:
la possibilità di una “ conoscenza rigorosamente universale e necessaria” ottenibile però sempre e soltanto nell’ambito della esperienza possibile.
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Qualora si volesse cogliere l’incondizionato e l’assoluto
si farebbe come quella colomba che per essere più leggera e libera vuole fare
a meno dell’aria.
Ma senza aria cade e perisce.
Accadrebbe la stessa cosa alla ragione
se volesse fare a meno dell’esperienza.
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E’ un destino della ragione umana
vuol spaziare oltre i suoi confini e costruire grandi castelli !
… ma alla fine è utile domandarsi,
ma essi avranno solide e valide fondamenta ?
E’ giunto il momento, sostiene Kant, di porre i giusti limiti
all’invadenza della ragione
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Solo l’esperienza rappresenta tali limiti.
In che modo ?
Circoscrivendo il campo al cui interno
la nostra mente può applicare i propri concetti.
… ogni nostra conoscenza nasce dall’esperienza, che stimola i nostri
sensi e muove l’attività dell’intelletto… il tutto in una sintesi di esperienza
e concetti
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Kant parla con orgoglio della soluzione prospettata dal proprio sistema
definito criticismo.
“Criticare”, nel linguaggio kantiano, conformemente alla etimologia greca,
significa infatti :• giudicare • distinguere• valutare• soppesare
E’ una impresa che richiede un cambiamento:• sia di metodo• che di prospettiva
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Kant dice:
…. la matematica e la fisica hanno imboccato la strada giusta.
Sono ciò che sono, per effetto di una rivoluzione attuata tutta di
un colpo.
Riguardo ad esse basta domandarsi come siano possibili.
… per la metafisica il discorso è diverso in quanto essa non ha ancora trovato il metodo corretto.
Ecco la domanda:
Come ritrovare anche per la metafisica quel cammino sicuro e spedito che, agli occhi del filosofo, caratterizza le scienze ?
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Ecco la risposta di Kant:
…. Si prenda, ad esempio, la fisica e si veda in che cosa consiste il suo metodo, recentemente rivoluzionato da Copernico, Galileo, Bacone e Newton.
Si ci accorge che questi studiosi non si limitano a rappresentare la natura in modo passivo, ma la interrogano costringendola a rispondere alle proprie domande cariche di ipotesi e di intuizioni;
… tale deve essere il metodo da adottare in metafisica.
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Come nel caso della matematica e della fisica, bisogna adottare una
“ rivoluzione copernicana ” anche per la metafisica:
• far dipendere l’oggetto dal soggetto conoscente.
Cosa vuol significare tale assunto ?
Assumere l’ipotesi che possiamo conoscere con certezza le cose solo in quanto esse si presentano ad un soggetto che non è puro ricettore, ma attivo organizzatore dell’esperienza.
E’ da tener presente che il soggetto e le sue facoltà intellettive condizionano il modo in cui gli oggetti vengono compresi. Il rapporto
soggetto-oggetto concorre attivamente alla costituzione dell’esperienza conoscitiva
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Si sono create le premesse per un nuovo modo
di affrontare i problemi della conoscenza.
Da ora in poi il processo conoscitivo parte
dall’esperienza sensibile.
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LA CRITICA
DELLA RAGION PURA
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Le cose del mondo sono fuori di noi, per coglierle occorre
la nostra percezione.
Il modo con cui esse sono coltedipende dalla predisposizione
del nostro intelletto.
Cioè dalle condizioniinnate “ a priori”
Tali forme ”a priori”non appartengono al singolo individuo
ma alla stessa natura umana
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In che cosa dunque consiste “ la rivoluzione copernicana”
operata da Kant ?
E’ un nuovo rapporto che si viene a configurare nel processo conoscitivo
dove il soggetto gioca un ruolo attivo e propositivo.
Si compie in tal modo il progetto della modernità già intuito da Bacone il quale aveva detto che l’uomo è il signore della natura e più precisamente … la sovranità dell’uomo sta nelle scienze.
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Tale progetto viene a precisarsi e a determinarsi in modo più chiaro
poichè Kant specifica :
… è l’uomo a dettare le sue leggi alla natura, ordinando e classificando i fenomeni grazie alle forme della propria sensibilità e
del proprio intelletto.
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La riflessione kantiana riguarda quasi tutto
il territoriodella filosofia
spaziando dal problema
della conoscenza (gnoseologia)
a quello delcomportamento morale e sociale(etica e politica)
a quello delbello
(estetica)
In ciascuno di questi campi Kant ha dato risposte epocali che
hanno segnato una importante “ svolta culturale “.
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Le tre critiche :
LA CRITICA DELLA RAGION PURA ovvero il problema della conoscenza;
LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA ovvero il problema morale;
LA CRITICA DEL GIUDIZIO
ovvero il problema estetico
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Il problema della conoscenza
LA CRITICA DELLA RAGION PURA
La prima delle tre critiche kantiane contiene nel titolo il riferimento
“alla ragion pura”.
Kant giudica necessario sottoporre a un’analisi critica (che ne valuti cioè la possibilità e i limiti) la “ ragione in quanto tale ”, ossia “ a priori ” prima ancora di ogni esperienza (tale è il significato di “ragion pura)
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Ecco l’interrogativo di fondo che Kant si pone di risolvere nella prima critica:
Che cosa posso conoscere ?
Per prima cosa è necessario interrogarci su come siano costruiti
“ i giudizi della matematica e della fisica ”
ossia del sapere scientifico
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Il sapere scientificoè certoe sicuro
una volta capitociò
potremmo confrontarlocon quello
della metafisica
coglierne la differenza
e capire dovesi annidal’errore
della metafisica
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La scienza è
valida
perché fondatasu un metodo
sicuro
La metafisica è
incerta
perchèpriva di metodo
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La matematicae
la fisica
Ecco la risposta di Kant :
si avvalgono di giudizi sintetici
a priori
Le proposizionidella scienzasono dette
giudizi
perché costituiteda un
soggetto + predicato
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Tutto il sapere si costruisce
in questo modo
aggiungendo unpredicato
a un soggetto (giudizi)
subitoe
poi
di conseguenza i giudizi sono la trama essenziale del conoscere
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A questo punto il problema è :
• ricercare una forma di giudizio in grado di collegare
concetti ed esperienza
Quali sono allora i giudizi offerti dalla tradizione logica che Kant ha a disposizione ? :
• i giudizi analitici
• i giudizi sintetici
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I giudizi analitici
hanno il predicato compreso
nel soggetto
sono giudizirigorosi
ma “a priori”
nel senso che il loro contenuto
non deriva dall’esperienza
sono dotati deicaratteri
dell’universalitàe della necessità
ma sono prividi novità
il predicato non aggiungenulla di nuovo
al concettodel soggetto
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I giudizi sinteticiil predicato
offreun contenuto
informativo nuovo
sono giudizi
che dipendonodirettamente
dall’esperienza
non sono dotati dei
caratteridell’universalità
e della necessità
estendonola
conoscenzaessi sono “a posteriori”
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Sia i giudizi analitici “a priori “ che
i giudizi sintetici “a posteriori “
sono entrambi unilaterali
e
di conseguenza
non validi dal punto di vista scientifico
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Ecco che Kant ipotizza un terzo tipo di giudizio:
i giudizi sintetici a priori
Tali giudizi :• sono possibili• hanno il rigore matematico (necessità e universalità)• derivano dall’esperienza• estendono la conoscenza
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La domanda che ora Kanti si pone è :
“ come sono possibili i giudizi i giudizi sintetici a priori ?”
Questo interrogativo Kant lo definisce “trascendentale”
…. chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi in generale,
non tanto di oggetti, quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti
nella misura in cui questo deve essere possibile “ a priori “ (Kant)
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Kant, ed è evidente, non tende in alcun modo ad ampliare il sapere scientifico né
è interessato a studiare gli oggetti della scienza o della matematica o della fisica,
ma
conoscere come funziona il sapere scientifico
quali sono le sue condizioni di possibilità a priori,
e quindi procedere a una sua legittimazione trascendentale
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LA SENSIBILITA’
E
LE SUE FORME
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Quali sono le facoltà conoscitive dell’uomo?
la sensibilità
Kant ne individua due
l’intelletto
e
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La sensibilità è trattata da Kant nell’ Estetica trascendentale
non teoria del bello o del gusto
Estetica ma teoria che attiene ai principi della conoscenza
aίsthesis in greco significa appunto “sensibilità”
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Quali sono le caratteristiche della sensibilità ?
La sensibilità ha una duplice fisionomia :
passivaquando riceve dall’esperienza esteriore i dati percettivi
attiva
quando organizza il materiale che riceve dall’esterno attraverso due forme a priori:lo spazio e il tempo
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Che cosa sono lo spazio e il tempo ?
• sono le forme a priori della conoscenza sensibile
• non derivano dall’esperienza
• ma sono le condizioni in virtù delle quali è possibile la conoscenza degli oggetti.
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Lo spazioè una rappresentazione necessaria a priori
sta a fondamento
di tutte le intuizioni
delle cose esterne
Senza la forma a priori dello spazio non èpossibile alcuna rappresentazione
è la condizionepossibile dei
fenomeni
è la forma del senso esterno
fonda la geometria
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Il tempo è una condizione a priori di ogni fenomeno generale
è il fondamento su cui
si basal’aritmetica
la nostra coscienzaè la formadel senso
interno
perché solo in virtù di esso possiamo intuire il concetto di numero
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Colte le forme dello spazio e del tempo ne consegue che nella
nostra conoscenza sensibile il materiale empirico deve apparirci
o sotto la forma dello spazio o sotto la forma del tempo.
Sia le rappresentazioni esterne che quelle interne ci sono date come fenomeni.
Il fenomeno è ciò che appare
gli oggetti sono “ fenomeni”
ossia nostre rappresentazioni delle cose in sé
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Kant stabilisce una distinzione tra le cose come sono in sé
(che non possiamo conoscere) e le cose come rappresentazioni.
La rappresentazione delle cose è il fenomeno
ossia l’apparire delle cose a noi(alla nostra soggettività umana)
La cosa in sé è pensabile
ma non conoscibile
il pensabile è il noumeno(ossia la realtà pensabile)
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La cosa in sé non è conoscibile
perchè ammetterla ?
perché allora non sbarazzarsene ?
(come faranno poi gli idealisti dopo Kant)
La cosa in sé sta lì a segnalare il limite invalicabile della scienza:
fuori ed indipendente dall’intelletto
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Tale limite ci segnala
che la nostra rappresentazione
non si identifica con la realtà assoluta
né la può mai esaurire
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Nell’Analitica trascendentale Kant passa a studiare le caratteristiche dell’intelletto
Se la sensibilità ci trasmette una molteplicità di sensazioni:• ottiche• acustiche• sensoriali in genere
collegate tra loro grazie allo spazio e il tempo (le due forme a priori della sensibilità )
Come avviene la sintesi di ciò che percepiamo ?
attraverso il concetto
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Che cosa è dunque il concetto ?
È ciò che produce sintesi e determinatezza dando unità all’oggetto
Ecco perché Kant dice che senza l’intelletto
(cioè senza il concetto intellettuale),
nessun oggetto potrebbe essere pensato
Senza l’intelletto non c’è null’altroche il disordinedelle sensazioni
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Ed ancora:
l’intelletto non è a contatto diretto con la realtà, può
agire solo sul materiale che gli viene dato dalla sensibilità
ecco perché la
sensibilità e l’intelletto
costituiscono una coppia
necessaria e indissociabile
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Ma quali sono le funzioni dell’intelletto ?
Le categorie o concetti puri
sono le funzioni di cui l’intelletto
si serve per ordinare e unificare
i fenomeni
sotto una comune
rappresentazione
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Già Aristotele aveva individuato dieci categorie:
• sostanza• qualità• quantità • relazione• luogo• tempo• agire• patire• avere• giacere ( nel senso di essere in situazione)
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Kant ritiene che Aristotele abbia proceduto affrettatamente, inserendo
nella sua tavola categoriale anche “ dei modi della sensibilità pura “,
come ad esempio tempo :• tempo• luogo• situazione
Sempre convinto della difettosità della tavola aristotelica, Kant procede
a fondare siffatte categorie sulla tavola dei giudizi
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In altri termini:
pensare non è altro che giudicare, ossia attribuire un predicato a un
soggetto, per determinare le categorie basta riferirsi alla tavola dei
giudizi.
Infatti:
quanti sono i modi di giudicare (ossia di pensare), tante saranno le
tipologie o schemi delle categorie.
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Alla tavola dei giudizi corrisponderà, pertanto, la tavola delle categorie, come nello schema seguente:
Tavola dei giudizi
quantitàsingolarisarticolariuniversali
qualitàaffermativi
negativiinfiniti
relazione categoriciipotetici
disgiuntivi
modalitàproblematici
assertoriapodittici
Tavola delle categorie
quantitàunità
pluralitàtotalità
qualitàrealtà
negazione
relazione Inerenza e sussistenza(sostanza e accidente)causalità e dipendenza
(causa ed effetto)comunanza
(azione reciproca traagente e paziente)
modalitàpossibilità – impossibilità
esistenza – insistenzanecessità - contigenza
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il quadro delle categorie ci offre tutto il repertorio possibile
dei concetti puri
di cui si serve
l’intelletto
nella sua attività conoscitiva
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Chiarite le funzioni della sensibilità e dell’intelletto con tutte le loro
rispettive attività, Kant si pone ora
il problema gnoseologico fondamentale
Trovare il principio di unificazione della conoscenza
il principio che sovrintende ogni passaggio
tale principio è identificato nell’ IO PENSO
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L’ultimo tassello della teoria Kantiana della conoscenza
è dunque l’IO PENSO
ossia
la suprema funzione di unificazione del sapere
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con l’IO PENSO Kant indica
l’attività sintetizzatrice fondamentale
della coscienza umana (oggi diremmo mente)
in virtù della quale le molteplici rappresentazioni
che ci sono date nell’intuizione sensibile
e i concetti costruiti dall’intelletto
sono ricondotti a unità
e nel contempo sono fondati scientificamente
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L’Io penso è
la garanzia suprema della scienza,
l’unità fondatrice
dell’oggettività
della conoscenza
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L’Io penso è
la soggettività umana
( universale e valida per tutti gli uomini )
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La tentazione della ragione umana
andare oltre l’esperienza
oltre l’esperienzavi è
il campo incerto della metafisica
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La ragione non si accontenta del suo limite
vuole concepireun
ambizioso progetto
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raccogliere i dati del senso interno
e unificarli sotto l’idea di anima
Ecco l’ambizioso progetto:
anima=totalità dei dati interiori
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raccogliere i dati del senso esterno
e unificarli sotto l’idea di mondo
l’idea del mondo
=totalità dei
fenomeni esterni
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unificare i dati del senso esterno
edel senso interno
sotto l’idea di DIO
ossia la totalità assoluta
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Le tre idee
ANIMA MONDO DIO
COSTITUISCONO
LA PARTE ESSENZIALE
DELLA
METAFISICA TRADIZIONALE
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Come l’uomo giudica queste idee ?
non può dire che sono
vere
non può dire che sono
false
non le puòconoscere
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però l’uomo sarà tentatodi
“ pensare ”
che esista un Dio
che esista un’anima
immortale
ma pensare non equivale a conoscere
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Dio – Anima – Mondo sono dunque le idee della ragione
Esse sono forme “ a priori ”
mediante le quali la ragione
L’ ASSOLUTOe
L’INCONDIZIONATO(la metafisica)
cerca di cogliere
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Può la ragione umana “ conoscere la metafisica “ ? NO
ANIMA – MONDO – DIO(intesi metafisicamente)
non sono oggetto di esperienza
Queste tre idee create dalla ragione sono false
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Kant critica la metafisica dell’anima o psicologia razionale
sostenendo che essa è fondata suparalogismi
ossia su falsi
ragionamentidunque
“l’io penso” dei razionalisti
(inteso come semplice attività pensante) non può in alcun modo identificarsi con l’anima
intesa come sostanza semplice, libera, immortale che costituisce il substrato
di tutti i fenomeni interni
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Kant critica la metafisica del “mondo” o cosmogonia razionale
sostenendo che essa cada in contraddizioniinsolubili
quando pretende di conoscere il mondo,
inteso, metafisicamente,
come totalità
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Intorno al mondo, considerato nella sua totalità, sono possibili :• affermazioni opposte (tesi e antitesi).
Tesie
Antitesi
dette appunto
ANTINOMIEsono quattro
Il mondo è limitato nel tempo e nello spazio (tesi)
Il mondo non ha alcun limite, e quindi è infinito nel tempo e nello spazio (antitesi)
Il mondo consta di parti semplici e quindi non è divisibile all’infinito (tesi)
Il mondo non è costituito di parti semplici e quindi è divisibile all’infinito (antitesi)
Nel mondo c’è libertà (tesi)
Nel mondo non c’è libertà (antitesi)
Il mondo deriva da un ENTE NECESSARIO (tesi)
Il mondo non deriva da alcun ENTE NECESSARIO (antitesi)
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Kant sostiene:
Le antinomie contengono affermazioni opposte:
ognuna di per se stessa è
plausibile
allora la pretesa della ragionedi conoscere
a priori
la totalità dei fenomeni esterni
senza che possa esservi un contenuto su cui la
forma “ a priori “ si applichi è assurda
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In qual modo Kant critica l’esistenza di DIO ( teologia razionale )?
Kant esamina tre dimostrazioni dell’esistenza di DIO formulate dalla teologia razionale :
• l’argomento ontologico
• l’argomento cosmologico
• l’argomento teleologico o fisico teologico
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L’argomento ontologico:
affermato da Sant’Anselmo e dal Razionalismo
non ha alcuna validità
dal concetto di DIO non si può dedurre la sua esistenza
dalla deduzione si estrae
il pensabile
ma non ilconoscibile
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L’argomento cosmologico:
affermato dallaScolastica non ha fondamento
scientifico
non si può dedurrel’esistenza di un
ENTE NECESSARIO
dall’esistenza di un MONDO
perché il principiodi causa (DIO)
e di effetto (MONDO) su cui fonda tale
affermazione
è una categoria
la categoria è una forma a priori
ha validità solonei limiti dell’esperienza
in questo casol’esperienza non è
possibile:DIO non è
oggetto di sensazione
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L’argomento teleologico o fisico teologico:
affermato dallaScolastica
edal Razionalismo
va rifiutato
l’ordine e la regolaritàdei fenomeni della natura
che sembrano tendereverso un fine ultimo
tutt’al più potrebberoprovare l’esistenza
di un ORDINATOREdella materiama non un DIO CREATORE
però affermare l’esistenza di un ENTE creatore
o di un ordinatore
presupponendo l’ordine
dell’universo
occorre applicarela categoria
di causa ad un contenuto che
l’intuizione sensibile non può offrire
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Conclusione
la metafisica è inconoscibilema non
inesistente
le idee della ragionenon potendosi applicarsi
ad alcun contenuto
sonoformevuote
e quindi noncostituisconoun giudizio
e non ci fanno conoscerela metafisica
svolgono nello stesso campo
del conoscere
una funzione regolativa
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ossia
rappresentano una regolache spinge
la mente umana
a coordinare le conoscenze
dell’intelletto
per superareil
frammentarismo
delleconoscenzefenomeniche
nel quadrodi una
esperienzasempre
più completa
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Le idee della ragione
corrispondono al bisogno
ineliminabile che l’uomo
ha della metafisica
e dimostrano indirettamenteche:
ANIMA - MONDO – DIO
non possono essere semplici fantasmi