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LA RIFORMA DEL III SETTORE Linee programmatiche. Un’introduzione

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Page 1: LA RIFORMA DEL III SETTORE - DarVoce€¦ · LA RIFORMA DEL III SETTORE Linee programmatiche. Un’introduzione. Codice del III Settore Decreto legislativo 3 luglio 2017 n.117 pubblicato

LA RIFORMA DEL III SETTORELinee programmatiche. Un’introduzione

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Codice del III Settore

Decreto legislativo 3 luglio 2017 n.117 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 agosto 2017.

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Ai sensi dell’art. 1, il Codice provvede al riordino ed alla revisione organica della disciplina vigente in materia di Enti del Terzo Settore.Si compone di 104 articoli suddivisi in dodici titoli.

Codice del III Settore

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Gli Enti del Terzo Settore (ETS) sono costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi o di mutualità o di produzione e scambio di o servizi ed iscritti nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

Principali novità

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Art. 4: Definizione di Enti del Terzo Settore - ETS.Ne fanno parte:1) Le organizzazioni di volontariato2) Le associazioni di promozione sociale3) Gli enti filantropici4) Le imprese sociali, incluse le cooperative sociali5) Le reti associative

Principali novità

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6) Le società di mutuo soccorso7) Le associazioni riconosciute e non riconosciute8) Le fondazioni9) Gli altri enti di carattere privato diversi dalle società10) Gli Enti ecclesiastici, solo parzialmente.

Principali novità

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Degna di nota è l’introduzione, accanto a tipologie di associazioni già esistenti come le organizzazioni di volontariato, anche di nuove figure di enti come gli enti enti filantropicifilantropici. Si tratta di associazioni riconosciute o fondazioni che possono erogare denaro, ma anche svolgere attività di produzione di beni e servizi a favore di persone svantaggiate ovvero attività di interesse generale.

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Non sono Enti del Terzo Settore:1) Le amministrazioni pubbliche2) Le formazioni e le associazioni politiche3) I sindacati4) Le associazioni professionali e di rappresentanza delle categorie economiche5) Le associazioni di datori di lavoro6) Gli enti sottoposti a direzione e coordinamento o controllati dai suddetti enti

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Gli ETS devono operare in via “esclusiva o principale” in uno o più dei 26 settori di attività individuati dall'art. 5, nel rispetto delle norme particolari che disciplinano i vari settori.Si tratta di un elenco, aggiornabile con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che riordina le attività svolte dal non profit (dalla sanità, all’assistenza, dall’istruzione all’ambiente) e ne aggiunge alcune emerse negli ultimi anni (housing, agricoltura sociale, legalità, commercio equo e solidale).

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Tali settori di attività di interesse generale hanno un valore costitutivo fondamentale per gli ETS:Solo gli enti che operano nei settori elencati dall'art.5 in via esclusiva o principale, possono iscriversi e, nel tempo, restare nel Registro Unico del Terso Settore e quindi godere delle varie agevolazioni previste dal Codice del Terzo Settore (fscali, assistenza dei CSV, contributi).

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A fianco delle attività di interesse generale, il Codice prevede, all'art. 6, che gli ETS possano esercitare anche attività diverse, a condizione che l'atto costitutivo e lo statuto lo consentano e siano secondarie e strumentali rispetto alle attività di interesse generale, secondo criteri e limiti definiti con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministro dell'Economia e Finanza.

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Nell'attuale fase transitoria, in attesa dell'istituzione del Registro Unico, è opportuno che ogni ente non profit:1) faccia un'analisi delle attività attualmente svolte;2) verifichi se ricadono o meno tra quelle di “interesse generale” o tra quelle “diverse”;3) se del caso, valuti le azioni da porre in essere.

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Il volontariato rappresenta l’elemento centrale dell’azione degli ETS (Enti del Terzo Settore).La scelta compiuta dal legislatore delegato è quella di operare un chiaro ed omogeneo inquadramento giuridico del volontario, anche in ragione del fatto che questo può esplicare la propria attività nelle molteplici tipologie di ETS.

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«Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, anche per il tramite di un Ente del Terzo Settore, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza f ni di lucro, neanche indiretti ed esclusivamente per f ni di solidarietà.» (Art. 17)

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Gli ETS sono tenuti ad iscrivere in un apposito registro i volontari che svolgono attività in modo “non occasionale”. (Art. 17, primo comma).

MaAll'art.18 si prevede che tutti volontari,anche quelli occasionali, devono essere assicurati contro infortuni, malattie connesse allo svolgimento dell'attività di volontariato nonché per la responsabilità civile verso terzi.È previsto un apposito decreto interministeriale.

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Carattere principale dell'attività di volontariato è la gratuità: l’attività del volontario non può essere in alcun modo retribuita, neanche dal beneficiario.Come conseguenza della gratuità, la qualità di volontariato è incompatibile con qualsiasi rapporto di lavoro retribuito con l'ente di cui il volontario è socio.Al volontario possono solo essere rimborsate le spese effettivamente sostenute e documentate ed è vietato il rimborso forfetario..

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Le spese sostenute possono essere rimborsate anche fronte di autocertificazione, purché non superino l’importo di € 10,00 giornalieri e fino ad un massimo di € 150, 00 mensili e l’organo sociale competente deliberi sulle tipologie di spese e le attività di volontariato per le quali è ammessa questa modalità di rimborso.L'autocertificazione presuppone l'effettiva esistenza della spesa anticipata e,all'occorrenza, che la spesa sia debitamente provata. In mancanza la legge prevede sanzioni penali.

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La costituzione degli ETS: il Codice dedica il titolo IV e V alle modalità di costituzione e di governance di alcuni tipi di ETS.In particolare l'art. 21 prevede che l'atto costitutivo delle associazioni riconosciute e non, e delle fondazioni dovrà necessariamente indicare:1) la denominazione dell'ente, integrata con l'acronimo ETS;2) l'assenza di scopo di lucro;3) le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale perseguite;

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4) l'attività di interesse generale che costituisce l'oggetto sociale (ricomprese in una o più delle 26 attività indicate nell'art.5);5) la sede legale ed il patrimonio iniziale ai fini dell'eventuale riconoscimento della personalità giuridica;6) le norme sull'ordinamento, l'amministrazione e la rappresentanza dell'ente;7) i diritti, gli obblighi e i requisiti di ammissione degli associati secondo criteri non discriminatori;

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8) la nomina dei primi componenti gli organi di amministrazione e controllo;9) le norme sulla devoluzione del patrimonio residuo in caso di scioglimento;10) le eventuali attività diverse rispetto a quelle elencate nell'art.5;11) la durata dell'ente, se prevista.Lo statuto contenente le norme relative al funzionamento dell'ente, anche se forma oggetto di atto separato, costituisce parte integrante dell'atto costitutivo.

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Regime transitorio:- gli enti costituiti prima dell'entrata in vigore dei decreti, dispongono di un ampio periodo per adeguare gli statuti alla riforma: 18 mesi per i futuri ETS, 12 mesi per le imprese sociali, anche modificando la forma giuridica; - gli enti che si costituiranno dopo l'entrata in vigore dei decreti, ma prima dell'operatività del Registro Unico, potranno iscriversi ai vecchi registri (OdV, APS, ONLUS) che continueranno ad operare fino all'effettiva istituzione del nuovo Registro.

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Art. 22 – Acquisto della Personalità giuridicaTale articolo prevede un nuovo percorso per l'acquisto della personalità giuridica riservato alle sole associazioni o fondazioni che si iscrivono o già iscritte al Registro Unico:1) L'atto costitutivo e lo statuto devono essere redatti in forma di atto pubblico dal notaio:2) il fondo di dotazione minimo è fissato in € 15.000 per le associazioni ed in € 30.000 per le fondazioni da conferire in denaro o con beni in natura;

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3) il notaio verifica la regolarità formale della pratica, ivi inclusa la documentazione che certifica la disponibilità del fondo di dotazione minimo, e la trasmette al Registro in via telematica. Qualora il fonda sia costituito anche da beni diversi dal denaro, il relativo valore deve risultare da una relazione giurata di un revisore legale o di una società di revisione legale iscritti nell'apposito registro.4) il Registro Unico, verifica la regolarità della pratica e, se non riscontra irregolarità, iscrive l'ETS nel Registro, concedendo anche la personalità giuridica.

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Vantaggi della nuova procedura:1) la misura del fondo di dotazione è prefissata per legge e non è soggetta alla valutazione discrezionale dei singoli uffici;2) la pratica viene curata dal notaio che ne garantisce un controllo di conformità formale-giuridico;3) tempi inferiori rispetto alle altre procedure.

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Art. 23 – Procedura di ammissione e carattere aperto delle associazioni

Se l'atto costitutivo e lo statuto non dispongono diversamente, in un'associazione riconosciuta o non riconosciuta, del Terzo Settore, l'ammissione di un nuovo associato è fatta con deliberazione dell'organo amministrazione su domanda dell'interessato. La deliberazione è comunicata all'interessato ed annotata nel libro degli associati.

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Se l'atto costitutivo e lo statuto non dispongono diversamente, l'organo competente ai sensi del comma 1 deve, entro 60 giorni motivare la deliberazione di rigetto della domanda di ammissione e comunicarla agli interessati.Se l'atto costitutivo e lo statuto non dispongono diversamente, chi ha proposto la domanda può entro 60 giorni dalla comunicazione della deliberazione di rigetto, chiedere che sull'istanza si pronunci l'assemblea o un altro organo eletto dalla medesima.

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La clausola “se l'atto costitutivo e lo statuto non dispongono diversamente”, introdotta come incipit dei primi 3 commi dell'art. 23, potrebbe abbassare il tasso di democraticità dell'ente, negando all'interessato di conoscere le ragioni che hanno condotto al diniego.Anche con riferimento al terzo comma (possibile impugnazione della deliberazione di esclusione affinché sulla stessa si pronunci l'assemblea), le disposizioni dell'atto costitutivo e dello statuto potrebbero impedire ogni forma di controllo ex post sulla delibera dell'organo amministrativo.

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L'art. 24 disciplina alcuni aspetti relativi alla regolare costituzione dell'assemblea dei soci e all'esercizio del voto:- hanno diritto di voto solo i soci che sono iscritti da almeno 3 mesi, salvo che l'atto costitutivo o lo statuto non dispongano diversamente;- ogni socio ha diritto ad un voto, con possibilità di attribuire ai soci che siano a loro volta ETS, un diritto di voto plurimo, fino al massimo di 5 voti;- facoltà per il socio di farsi rappresentare nell'assemblea da un altro associato mediante delega scritta;

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- ciascun associato può rappresentare sino ad un massimo di tre associati nelle associazioni con un numero di associati inferiore a 500 e di cinque associati in quelle con un numero di associati non inferiore a 500;- possibilità di gestire gli interventi in assemblea mediante sistemi di telecomunicazione;- possibilità per i soci di votare per corrispondenza o in via telematica, purchè sia possibile verificare l'identità del socio;- possibilità per le associazioni ETS di maggiori dimensioni di tenere assemblee separate.

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Il codice, che all'art. 25 elenca le competenze inderogabili dell'assemblea, non presenta alcun cenno agli istituti dei quorum costitutivi e deliberativi, convocazione, presidenza, invalidità, in relazione ai quali, in mancanza di esplicita previsione statutaria, non si potrà che fare riferimento alla disciplina del libro I del codice civile.Parimenti manca gran parte della disciplina del funzionamento dell'organo amministrativo, in primis della sua composizione, essendo quindi fondamentale che lo statuto ne disciplini i vari aspetti.

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L’ organizzazione di volontariato (art. 32) si conferma l’espressione più pura del non profit alla quale il Codice del Terzo Settore dedica una disciplina particolare.

La disciplina specifica delle OdV ripete largamente i contenuti previsti dalla legislazione precedente (L. n. 266/91), introducendo tuttavia alcune rilevanti novità.

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«Le organizzazioni di volontariato sono Enti del Terzo Settore costituti in forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, da un numero non inferiore a sette persone fisiche o a tre organizzazioni di volontariato, per lo svolgimento prevalentemente in favore di terzi, di una o più attività di cui all’art.5 (attività di interesse generale) , avvalendosi in modo prevalente delle prestazioni dei volontari associati.»La denominazione sociale deve contenere l’indicazione di organizzazione di volontariato o l’acronimo ODV.

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Le organizzazioni di volontariato possono assumere lavoratori dipendenti o avvalersi delle prestazioni di lavoro autonomo o di altra natura esclusivamente nei limiti necessari al loro regolare funzionamento oppure nei limiti occorrenti a qualificare o specializzare l’attività svolta. In ogni caso il numero dei lavoratori impiegati nell’attività non può essere superiore al cinquanta per cento del numero dei volontari.

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L’art. 45 dispone l’istituzione, presso il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, suddiviso in specifiche sezioni e gestito su base territoriale da ciascuna Regione o Provincia Autonoma.Comprenderà, per distinte sezioni, i seguenti soggetti: ODV (organizzazioni di volontariato), APS (associazioni di promozione sociale), enti filantropici, Imprese Sociali, comprese le cooperative sociali, Reti Associative, Società di mutuo soccorso e altri ETS (Enti del Terzo Settore).

Registro Unico Nazionale del Terzo Settore

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L'iscrizione al Registro Unico è facoltativa, ma ad essa è subordinata la possibilità di fruire delle agevolazioni fiscali e finanziarie e di rapporto con gli enti pubblici previste dalla normativa ed, ancor prima e più in generale, la possibilità per un ente giuridico di potersi qualificare come ETS.Gli enti non profit, che pur potendo, optano per non iscriversi, continueranno ad applicare il libro I del codice civile, il TUIR sotto il profilo tributario ed eventuali norme speciali di settore.

Registro Unico Nazionale del Terzo Settore

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Diventano per la prima volta esplicite alcune indicazioni alle pubbliche amministrazioni in tema di rapporti con gli Enti del Terzo Settore, enti che dovranno essere coinvolti sia nella programmazione che nella progettazione delle attività di interesse generale.(artt.55-57)

Rapporti con la Pubblica Amministrazione

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Le convenzioni tra Pubblica Amministrazione, ODV e APS sono possibili solo se:1) ODV e APS sono iscritte da almeno sei mesi nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore;2 ) Le condizioni per la PA sono più favorevoli rispetto al ricorso al mercato.Il trasporto sanitario di emergenza può essere affidato dalla PA in via prioritaria alle ODV solo se:1) Le ODV aderiscono ad una rete associativa;2) Sono iscritte da almeno sei mesi ad una rete associativa;3) Sono accreditate per il servizio secondo la normativa regionale;4) Il servizio viene svolto in condizioni di efficienza economica

Rapporti con la Pubblica Amministrazione

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Nascono le Reti Associative, organizzazioni che aggregano un numero elevato di enti e che hanno un ruolo di controllo e rappresentanza degli interessi degli ETS.Le Reti Associative sono ETS composti da almeno 100 enti, associati anche in forma indiretta, o 20 fondazioni con sedi in almeno 5 Regioni o Province autonome.Le Reti Associative Nazionali sono enti che associano, anche indirettamente, attraverso gli enti ad esse aderenti, un numero non inferiore a 500 ETS, o, in alternativa, almeno 100 Fondazioni del Terzo Settore, le cui sedi, legali o operative, siano presenti in almeno dieci Regioni o Province autonome.

Reti associative

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L’attuazione completa della Riforma è affidata ad altri passaggi non secondari: sono indispensabili altri 39 atti, tra decreti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministero delle Finanze e autorizzazioni dell’Unione Europea.

Cosa manca

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