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Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche Università degli Studi di Foggia ____________________________________________________________________ LA RISTRUTTURAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: UN’ANALISI PER LA PUGLIA Maria Antonietta De Martinis Quaderno n. 07/2011 “Esemplare fuori commercio per il deposito legale agli effetti della legge 15 aprile 2004 n. 106” Quaderno riprodotto dal Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche nel mese di ottobre 2011 e depositato ai sensi di legge. Authors only are responsible for the content of this reprint. _______________________________________________________________________________ Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche, Largo Papa Giovanni Paolo II, 1, 71121 Foggia (Italy), Phone +39 0881-75.37.30, Fax +39 0881-77.56.16

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Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche

Università degli Studi di Foggia

____________________________________________________________________

LA RISTRUTTURAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO:

UN’ANALISI PER LA PUGLIA

Maria Antonietta De Martinis

Quaderno n. 07/2011

“Esemplare fuori commercio per il deposito legale agli effetti della legge 15 aprile 2004 n. 106” Quaderno riprodotto dal Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche

nel mese di ottobre 2011 e depositato ai sensi di legge.

Authors only are responsible for the content of this reprint.

_______________________________________________________________________________ Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche, Largo Papa Giovanni Paolo II, 1,

71121 Foggia (Italy), Phone +39 0881-75.37.30, Fax +39 0881-77.56.16

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LA RISTRUTTURAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO:

UN’ANALISI PER LA PUGLIA  

Una  riconsiderazione  della  separazione  brachicefala  tra  Proprietà  e  Gestione  del  Servizio  Idrico  Integrato  

     

Maria  Antonietta  De  Martinis  [email protected]  

   

Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche

Università degli Studi di Foggia

Largo Papa Giovanni Paolo II n.1, 71121 Foggia, Italy

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INDICE

INTRODUZIONE

PARTE PRIMA

IL QUADRO GENERALE

CAPITOLO PRIMO: la legislazione e l’incerto processo di riforma pag 8

1.1 la riforma della regolamentazione del SII 8

1.2 il Metodo Normalizzato e il meccanismo tariffario 12

1.3 applicazione del Metodo Normalizzato 16

PARTE SECONDA

UN’ANALISI PER LA PUGLIA

CAPITOLO PRIMO: la gestione del SII nell’ATO Puglia 24

1.1 Ambito Territoriale Ottimale Puglia (ATO) 24

1.2 gestione del SII per l’Ambito Territoriale Ottimale Puglia 26

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1.3 Autorità Ambito Territoriale Ottimale Puglia (AATO) 28

1.4 soggetto Gestore Acquedotto Pugliese spa (AQP) 29

1.5 quadro normativo di riferimento 29

1.6 Piano d’Ambito 2003 - 2032 30

1.7 investimenti per il periodo 2003 – 2032 32

1.8 costi operativi 33

1.9 investimenti realizzati dal 2003 al 2008 35

1.10 divario tra Nord – Italia e Mezzogiorno 36

CAPITOLO SECONDO: lo sviluppo tariffario 39

2.1 metodo normalizzato e price cap 39

2.2 calcolo del fattore di adeguamento “k” 41

2.3 previsione per il periodo 2010 – 2018 sui dati del piano

d’ambito 52

2.4 ipotesi di ristrutturazione della rete 57

2.5 conclusioni 61

APPENDICE

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2001 66

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Bilancio d’esercizio di AQP spa anno2002 67

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2003 68

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2004 69

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2005 70

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2006 71

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2007 72

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2008 73

Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2009 74

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 75

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INTRODUZIONE

Contrariamente a quanto avvenuto in Europa negli ultimi quindici anni in

molti altri settori, quali le telecomunicazioni, l’elettricità e il gas, dove le

reti infrastrutturali possono essere considerati come monopoli naturali e

come tali storicamente di proprietà pubblica, il settore idrico in Italia è stato

sostanzialmente immune dal processo di introduzione anche parziale di

forme di competizione fra operatori.

Le ragioni di tale difficoltà sono certamente di tipo oggettivo, quali le

caratteristiche tecniche ed economiche che rendono molto più difficile la

competizione rispetto ad altri settori quali l’energia e le telecomunicazioni,

l’elevato valore della rete infrastrutturale rispetto al valore della risorsa, le

implicazioni ambientali associate con l’utilizzo di una risorsa scarsa, ma

anche di tipo soggettivo, e cioè il forte coinvolgimento degli enti locali

nella gestione del servizio e la sostanziale avversione al suo trasferimento a

soggetti privati o comunque terzi rispetto alle amministrazioni.

La complessità della gestione del bene acqua è comunque ben presente

nella legislazione comunitaria. Il primo considerato della direttiva

2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia

delle acque, recita “ L’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli

altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”. La

stessa direttiva recita altresì al considerato numero quindici “La fornitura

idrica è un servizio di interesse generale, come indicato nella

comunicazione della Commissione < I servizi di interesse generale in

Europa>”, COM (281), 1996.

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A livello comunitario, come indicato nel rapporto Blu Book di Anea del

2007, le indicazioni che si stanno sviluppando vanno chiaramente in

queste direzioni: “pieno rispetto del quadro comunitario di riferimento su

appalti e concessioni se non viene pregiudicata la missione di interesse

generale; garanzia di un sistema di regole chiaro e certo; forte attenzione al

tema della qualità, della tutela degli utilizzatori e della accessibilità;

massima trasparenza delle procedure adottate, con definizione ex ante delle

eventuali modalità di compensazione per obblighi di servizio pubblico e di

servizio universale; nuove formule di governance per includere i soggetti

interessati all’assolvimento della missione del servizio”.

Fra gli elementi di criticità che impediscono lo sviluppo in Italia di un

mercato di fornitura dei servizi efficiente e con livello tecnologico

comparabile con quello dei paesi più avanzati ce ne sono due di particolare

importanza. Il primo è la necessità di istituire un sistema di regolazione e

controllo indipendente e con forti competenze specifiche, all’interno del

quale ridefinire un sistema tariffario efficiente che consenta, anche

operando in difesa degli utenti del servizio, l’equa remunerazione del

capitale di rischio e della capacità imprenditoriale dell’impresa, pubblica o

privata che sia.

L’altro è la possibilità di innovare i meccanismi di finanziamento delle reti

infrastrutturali, che permetta anche di ridurre la durata degli affidamenti ed

una maggiore competizione nella fornitura dei servizi.

In ogni caso qualunque proposta di riforma per essere credibile deve

contenere una scelta coerente con il contesto legislativo europeo sulle

modalità di finanziamento del sistema, cioè delle aliquote dei costi di

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investimento e gestione da porre a carico della fiscalità generale e delle

tariffe individuali.

In questo lavoro analizzeremo la gestione della risorsa idrica nella nostra

regione, la Puglia, descrivendo accuratamente l’ATO Puglia istituito con

la legge della Regione Puglia n.28 del 1999; spiegheremo le modalità di

affidamento della gestione del SII all’Acquedotto Pugliese (AQP) e tutte le

linee di intervento contenute nel Piano d’Ambito. Ci soffermeremo quindi

sul gap esistente tra investimenti programmati e investimenti realizzati nel

lungo periodo.

Mostreremo la necessità di una ristrutturazione della rete idrica e

avanzeremo una proposta che preveda di coprirne i costi in parte con la

tariffa in parte facendo ricorso alla fiscalità generale.

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PARTE PRIMA

IL QUADRO GENERALE

CAPITOLO PRIMO: la legislazione e l’incerto processo di riforma

1.1 la riforma della regolamentazione del Servizio Idrico Integrato

Il quadro normativo in materia di risorse idriche si fonda principalmente su

tre provvedimenti generali. In primo luogo sulla L. n. 183 del 1989, legge

che ha introdotto il bacino idrografico come sistema fisico-ecologico

unitario. Essa rappresenta il riferimento normativo nazionale in materia di

riassetto e difesa del suolo. Tra gli obiettivi della legge vi sono in

particolare il risanamento delle acque, la razionale fruizione e gestione

delle risorse idriche e la tutela degli aspetti ambientali.

Secondariamente sul D.Lgs. n. 152 del 1999 poi sostituito dal D.Lgs. n.

258 del 2000 per quanto riguarda la tutela delle acque dall’inquinamento.

La precedente normativa con L. n. 319/1976, cosiddetta legge Merli, ha

disciplinato gli scarichi industriali e demandato la regolamentazione degli

scarichi civili e delle fognature alle Regioni. Il punto critico di questa legge

è che si basava sulla filosofia del “valore assoluto”, ovvero poneva dei

limiti allo scarico senza tenere conto delle caratteristiche della sostanza

scaricata nonché della tipologia del corpo ricettore. Per questo motivo è

stata poi affiancata e sostituita dal D.Lgs. n. 152/1999, il quale introduce

una filosofia più qualitativa e punta alla differenziazione degli interventi in

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base alla specifica attività produttiva ed alla destinazione d’uso della

risorsa.

Sul fronte della gestione della risorsa la L. n. 36 del 1994 (legge Galli)

costituisce un vero e proprio punto di svolta, puntando alla riforma

strutturale del settore idrico in Italia.

La riorganizzazione del servizio idrico nasce dalla necessità di superare

alcune problematiche, quali:

1. l’elevata frammentazione delle gestioni;

2. il ritardo infrastrutturale dovuto alla scarsa capacità di attirare

investimenti (reti da completare, basso livello di manutenzione e

automazione);

3. tariffe in media inferiori ai costi ed al di sotto di quelle di altri paesi

europei;

4. basso livello di efficienza e di qualità del servizio.

La legge n. 36 del 5 gennaio 1994 definisce la riforma strutturale del

settore idrico nel paese. La principale innovazione introdotta dalla

normativa consiste nella visione unitaria ed integrata del ciclo idrico, volta

al superamento dell’estrema frammentazione gestionale dei servizi idrici

che comporta numerose disfunzioni di tipo qualitativo e quantitativo, anche

in presenza di risorse naturali adeguate al soddisfacimento della domanda,

nonché inefficienze di tipo economico ed amministrativo.

La legge primariamente afferma che “l’acqua è un bene pubblico che va

salvaguardato e gestito, nell’ottica prioritaria del consumo umano” (art. 1),

andando a porre le basi per una gestione attenta ai principi di solidarietà

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economica e sociale nonché per un utilizzo sostenibile della risorsa. La

riforma va a disciplinare i seguenti aspetti:

- il governo delle risorse idriche, indirizzando la politica industriale del

settore verso il contenimento dei possibili impatti negativi risultanti dalla

produzione dei servizi idrici

- l’attività organizzativa del settore, attraverso la definizione di un nuovo

assetto gestionale fondato sugli Ambiti territoriali ottimali, volti al

superamento della frammentazione e gestiti da un unico ente, e tramite la

definizione del servizio idrico integrato, organismo a cui compete il

controllo di tutto il ciclo delle acque (captazione, adduzione, distribuzione,

scarico, depurazione e riciclaggio)

- la politica tariffaria, con l’obiettivo di assicurare l’equilibrio economico

attraverso la copertura dei costi di investimento e di esercizio, impostando

così una gestione di natura imprenditoriale della produzione dei servizi

idrici.

I compiti di indirizzo generale e controllo del processo di riforma sono

affidati allo Stato, mentre alle Regioni ed agli Enti locali compete la

definizione e l’adozione dei modelli organizzativi più adeguati ai singoli e

differenziati contesti territoriali.

In particolare alle Regioni compete:

- la delimitazione degli Ambiti territoriali ottimali, sulla cui base devono

essere riorganizzati i servizi idrici

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- la disciplina delle forme e dei modi della cooperazione tra gli Enti locali

facenti parte dello stesso Ambito territoriale ottimale

- la definizione delle regole sulla base delle quali gli Enti locali ricadenti

nello stesso Ambito territoriale ottimale affidano a soggetti pubblici o

privati la gestione del servizio idrico integrato

- l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione e di programmazione in

materia di risorse idriche, nella fattispecie il Piano regolatore generale degli

acquedotti ed il Piano di risanamento delle acque, e l’emanazione delle

direttive necessarie alla formazione dei Piani di ambito.

La legge impone una netta separazione tra l’ente proprietario ed il soggetto

gestore che di fatto vanno a svolgere compiti distinti. Le Regioni e gli Enti

locali appartenenti allo stesso Ambito dovranno quindi associarsi o

consorziarsi (formando l’ente proprietario) in modo da garantire il governo

unitario dei servizi. Il soggetto che operativamente compie il servizio viene

designato attraverso la stipula della Convenzione di gestione, divenendo

effettivamente soggetto gestore. Questo può essere un ente di tipo

concessionario, società per azioni a capitale pubblico e privato o azienda

consortile.

La legge ipotizza dunque una integrazione orizzontale su un’area

sufficiente per realizzare economie di scala e un’integrazione verticale tra

le componenti della filiera (acquedotto, depurazione e fognatura), sotto la

supervisione di un regolatore locale (l’AATO).

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1.2 il Metodo Normalizzato e il meccanismo tariffario

Il meccanismo tariffario si fonda sul principio del full recovery cost:

secondo la l. n. 36/94 “la tariffa è determinata tenendo conto della qualità

della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti

necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere, dell’adeguatezza

della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree

di salvaguardia, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi

di investimento e di esercizio”.

Il CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, a

partire dal 1997 fino al 2002 ha deliberato, circa con cadenza annuale,

Direttive per la determinazione, in via transitoria, delle tariffe dei servizi

acquedottistici, di fognatura e di depurazione. L’ultima direttiva emanata è

dunque del 2002, la Deliberazione n°131, dopodiché il CIPE ha smesso di

deliberare per la ragione che, da quel momento, la titolarità in materia di

determinazione delle tariffe è definitivamente passata in capo alle Autorità

di Ambito. Le direttive emanate dal Comitato interministeriale a partire

dall’anno successivo all’approvazione del Metodo Normalizzato, hanno

avuto l’obiettivo di generare incrementi che consentissero il progressivo ma

graduale avvicinamento delle tariffe alla integrale copertura dei costi del

servizio spalmando negli anni le variazioni tariffarie. Il fine specifico è

stato quello di evitare che nel giro di un solo anno gli utenti del servizio si

fossero trovati a dover pagare aumenti che in molti casi si sarebbero rivelati

insostenibili esclusivamente per effetto dell’entrata in vigore del nuovo

metodo di calcolo tariffario, data la pratica generalizzata degli enti locali di

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fissare tariffe cosiddette politiche, ovvero ben al di sotto dei reali costi del

servizio.

La tariffa costituisce il corrispettivo del SII e viene determinata, dunque,

dalle AATO. Essa deve assicurare la copertura integrale dei costi di

investimento e di esercizio sostenuti dal soggetto gestore , viene applicata

agli utenti e riscossa direttamente da tale soggetto (principio

dell’autosostentamento del settore idrico).

La Tariffa del SII è disciplinata dal DM 1 agosto 1996 che introduce il

Metodo Normalizzato.

Il nuovo sistema tariffario è basato sulla creazione degli Ambiti territoriali

ottimali per il superamento della frammentazione gestionale preesistente e

sull’affidamento della gestione della risorsa ad un ente privato (di solito

aziende a capitale misto a maggioranza pubblica). L’obiettivo principale di

questa struttura è il raggiungimento di una gestione unitaria ispirata a criteri

di efficienza, efficacia ed economicità.

Fondamentali le innovazioni introdotte sulla tariffa, definita dal primo

comma dell’art. 13 come “il corrispettivo del servizio idrico integrato, ossia

dell’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di

acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue”. Lo

scopo è quello di giungere ad un’unificazione tariffaria nella quale i diversi

canoni del servizio sono definiti secondo uno stesso metodo.

Per quanto riguarda la quota tariffaria per il servizio di pubblica fognatura e

di depurazione, la riforma ne conferma il carattere tributario, ovvero

“dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di

impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente

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inattivi”. Questi contributi sono versati allo scopo di alimentare un fondo

vincolato destinato esclusivamente alla realizzazione ed alla gestione delle

opere e degli impianti centralizzati di depurazione. Il calcolo della quota

dovuta per il servizio di fognatura e depurazione si basa sul concetto che la

volumetria scaricata sia pari alla volumetria fornita per quanto riguarda le

utenze civili; per gli scarichi industriali la tariffa andrebbe computata sulla

base della qualità e della quantità delle acque reflue (quindi in seguito a

misurazioni ad hoc).

La determinazione delle tariffe idriche è impostata secondo un criterio

innovativo di forte ispirazione imprenditoriale: la vecchia gestione

pubblica, orientata alla sola copertura dei costi (anche non integrale) viene

sostituita ad un sistema di tipo industriale, dove la tariffa è determinata

tenendo conto sia della completa copertura dei costi di servizio ma anche

dei seguenti fattori:

- qualità e quantità della risorsa idrica e del servizio fornito

- onere finanziario conseguente alla realizzazione di opere ed adeguamenti

necessari

- adeguatezza della remunerazione del capitale investito in modo da

garantire la totale copertura dei costi di investimento.

Questi fattori sono in adempimento alle specifiche dell’art. 13, ovvero “la

tariffa di riferimento del servizio idrico integrato è lo strumento per

consentire la realizzazione di adeguati livelli di servizio, per sostenere

conseguenti programmi di investimento nell’equilibrio di bilancio, per

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ottenere il contenimento dei costi di consumo e il miglioramento

dell’efficienza della gestione”.

Il sistema tiene anche conto del controllo della politica tariffaria in base

alla dinamica inflazionistica, allo scopo di contenere gli aumenti di tariffa

rispettando i criteri di economicità ed efficacia imposti dalla riforma.

Altra innovazione introdotta in campo finanziario è che la tariffa di

riferimento viene calcolata sulla base del Metodo normalizzato emanato dal

Ministero dei Lavori Pubblici su proposta del Comitato di vigilanza. Prima

della riforma tale competenza era affidata ad organi di natura burocratica

come il C.I.P, il C.P.P ed il C.I.P.E. ben lontani dalla conoscenza delle

specificità del settore. In questo elemento però vi è anche una criticità

derivante dalla implicita difficoltà nel definire un metodo unico per la

determinazione delle tariffe in un contesto di grande variabilità di tipologie

e strutture dei servizi.

Il sistema tariffario previsto dal Metodo normalizzato richiede per la sua

applicazione l’esistenza di precise condizioni preliminari di tipo finanziario

e gestionale, in particolare le seguenti:

- è necessario che l’Ambito territoriale ottimale (A.T.O.) sia stato definito

ed insediato e che questo sia governato dal rispettivo Servizio idrico

integrato (S.I.I.),

- è necessaria la definizione da parte dell’A.T.O. del Piani di ambito con i

relativi piani finanziari per gli investimenti,

- è necessario che l’Ambito abbia provveduto alla scelta dell’ente gestore e

che questo abbia siglato la relativa convenzione di affidamento.

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Il sistema di tariffazione descritto nel Metodo normalizzato prevede la

presenza di tre distinti soggetti interagenti tra loro: il Comitato per la

vigilanza sull’uso delle risorse idriche, l’Autorità di ambito e l’ente gestore.

Le principali funzioni sono:

- il Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche (Coviri): ha lo

scopo di coordinare le attività di gestione degli Ambiti. Stabilisce le regole

del sistema tariffario ed effettua le valutazioni dei costi medi del settore,

vincola i costi operativi e decide i valori massimi del limite di prezzo (K)

- l’Autorità di ambito (AATO): è l’ente regolatore per eccellenza, in

seguito al completamento delle attività di ricognizione stila il Piano di

ambito ed il relativo piano finanziario. Impone gli aumenti di produttività

stabiliti al gestore e ne verifica il raggiungimento con cadenza triennale.

Sulle specifiche del Metodo normalizzato stabilisce la tariffa e vigila sulla

sua applicazione

- l’ente gestore: società che effettua materialmente la gestione della risorsa

nell’ottica di efficienza ed efficacia imposta dal regolatore, è nel suo

interesse la minimizzazione dei costi operativi. Deve inoltre redigere il

conto economico e lo stato patrimoniale per ciascun servizio del S.I.I. e

tenere un’accurata contabilità analitica della gestione.

1.3 Applicazione del Metodo Normalizzato

Il Metodo Normalizzato fissa i criteri per conseguire i seguenti obbiettivi :

• Realizzazione di adeguati livelli di servizio

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• Sostenimento di programmi di investimento nell’equilibrio di

bilancio

• Contenimento dei costi al consumo

• Miglioramento dell’efficienza della gestione

• Tutela dell’interesse dell’utenza.

Esso, sulla base del Piano Economico-Finanziario e del Piano tariffario

contenuti nel Piano d’Ambito, determina

• Le componenti della Tariffa Reale Media

• La Tariffa di Riferimento

• Il criterio per la determinazione della Tariffa Applicabile

In pratica: al PEF è allegato il Piano tariffario. Per ogni anno di durata

dell’affidamento, il piano tariffario individua:

• l’andamento della Tariffa Reale Media (prevista dal PEF)

• l’andamento della Tariffa di Riferimento (calcolata dal Metodo

Normalizzato)

• la Tariffa Applicabile dal soggetto gestore (che è la minore tra la

Tariffa di Riferimento e la Tariffa Reale Media)

Il Piano tariffario consente, inoltre, la verifica della realizzabilità in termini

di tariffa della parte tecnica del Piano di Ambito.

L’AATO, dal canto suo, deve garantire al cittadino-utente una tariffa equa

e sostenibile.

Le componenti della Tariffa Reale Media sono:

• Costi operativi

• Ammortamenti

• Remunerazione del capitale investito

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Le componenti dei costi operativi di progetto (da PEF) sono definite

secondo il Decreto Legislativo 127/91

- Costi delle materie di consumi e merci al netto di resi, abbuoni e sconti

- Costi per servizi

- Costi del godimento di beni di terzi

- Costo del personale

- Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e

merci

- Accantonamento per rischi nella misura massima ammessa dalle leggi e

prassi fiscali

- Altri accantonamenti

- Oneri diversi di gestione

(qualsiasi costo non compreso nelle categorie precedenti non avente natura

fiscale o finanziaria).

I Costi operativi di progetto (da PEF) devono essere confrontati con i Costi

Operativi Modellati (da Metodo Normalizzato) che sono i Costi per:

-Servizio acque potabili: COAP

-Servizio fognature: COFO

-Servizio trattamento reflui: COTR

I costi operativi di progetto non devono superare più del 30% i costi

operativi modellati altrimenti è necessario chiedere l’autorizzazione

mediante la Regione al Comitato di Vigilanza.

In formula: CO di progetto CO modellati × ( 1 + 0,3 )

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Gli ammortamenti sono calcolati sui cespiti realizzati e/o acquisiti dal

soggetto gestore risultanti dai libri contabili e dal piano economico-

finanziario.

Sono ricompresi in questa componente, con riferimento al D.Lgs.

127/1991, le seguenti categorie:

-Ammortamento delle Immobilizzazioni Immateriali

-Ammortamento delle Immobilizzazioni Materiali

-Altre svalutazioni delle Immobilizzazioni

Il Metodo Normalizzato prevede – per il calcolo dell’ammortamento – il

limite massimo delle aliquote ammesse dalle Leggi fiscali:

Art. 67 TUIR: Ammortamento delle Immobilizzazioni Materiali

Art. 68 TUIR: Ammortamento delle Immobilizzazioni Immateriali

Art. 69 TUIR: prevede per i beni gratuitamente devolvibili – in caso di

concessioni di servizi pubblici – l’applicazione dell’ ammortamento

finanziario. Aspetto critico di questa norma è che i beni gratuitamente

devolvibili devono essere chiaramente definiti nella convenzione di

affidamento.

La Remunerazione del capitale investito rappresenta la redditività

dell’azienda nell’ipotesi in cui essa si dedichi esclusivamente alla gestione

del servizio idrico. Si determina applicando al capitale investito medio di

periodo, come risultante dai libri contabili e dal PEF, un tasso di

remunerazione pari al 7%.

Capitale Investito = Immobilizzazioni Materiali ed Immateriali al netto dei

relativi fondi di ammortamento.

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Dalle Immobilizzazioni vanno eliminati anche i contributi a fondo perduto

ed i finanziamenti a tasso agevolato per la parte differenziale.

Il capitale investito medio (CI) è dato dalla media dei valori del capitale

iniziale e finale dell’esercizio

CI = ( CI n + CI 1n ) / 2

Esso esprime il valore dell’investimento medio aziendale

La Remunerazione del Capitale Investito è data da

R = CI x 7%

Il Metodo Normalizzato prevede che si raggiunga il miglioramento

dell’efficienza. La formulazione tariffaria deve consentire cioè la riduzione

dei costi operativi di progetto a vantaggio degli investimenti e favorire il

raggiungimento degli obiettivi previsti.

L’AATO deve deliberare un coefficiente di miglioramento dell’efficienza

che il soggetto gestore deve rispettare attraverso la riduzione della

componente tariffaria relativa ai costi operativi.

Il coefficiente di miglioramento dell’efficienza, cui deve attenersi il

soggetto gestore, viene stabilito in funzione del rapporto tra i costi operativi

di progetto (risultanti dal PEF) ed i costi operativi modellati (da Metodo

Normalizzato) e si applica sui costi operativi di progetto dell’esercizio

precedente.

Nell’ipotesi in cui :

COn di progetto > CO

n modellati ( 1 + 0,2 )

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_ la riduzione annua deve essere almeno pari a: 1n

CO di progetto × 2%

Nell’ipotesi in cui :

COn modellati < CO

n di progetto ≤ CO

nmodellati ( 1 + 0,2 )

_ la riduzione annua deve essere almeno pari a: CO1n di progetto × 1%

Nell’ipotesi in cui :

CO n di progetto CO n modellati

_ la riduzione annua deve essere pari a: CO 1n di progetto × 0,5%

Il costo totale del servizio idrico integrato è dato dalla somma dei costi

operativi (al netto del recupero di efficienza), degli ammortamenti e della

remunerazione del capitale investito determinati.

La Tariffa Reale Media è ottenuta dividendo il costo totale del servizio

idrico integrato per il volume di risorsa idrica che si prevede sia erogata e

venduta dal soggetto gestore:

TRM = ( C + A + R) / m3

In sostanza, la TRM è determinata dall’AATO sulla base delle previsioni

del PEF e del modello gestionale, nel rispetto dei vincoli imposti dal

Metodo Normalizzato.

La Tariffa di riferimento è data da:

Tn = (C + A + R)

n-1 (1 + P + K) / m

3

Tn = tariffa dell’anno corrente

C = componente dei costi operativi

A = componente dei costi di ammortamento

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R = componente per la remunerazione del capitale investito

P = tasso di inflazione programmato per l’anno corrente

K = limite di prezzo

m3 = metri cubi di acqua erogata

Per il primo esercizio: la tariffa di riferimento all’anno iniziale T1 si calcola

assumendo come tariffa all’anno zero la tariffa media ponderata delle

gestioni pre-esistenti.

Per gli esercizi successivi al primo: la tariffa di riferimento dell’anno

corrente è uguale alla tariffa dell’esercizio precedente moltiplicata per il

fattore di rivalutazione (1 + P + K ).

Tale meccanismo di calcolo risponde alla logica del price cap.

L’indice percentuale del limite di prezzo K è determinato:

per il primo esercizio annuale a partire dall’istituzione del SII in funzione

del valore della tariffa media ponderata delle gestioni pre-esistenti

per gli esercizi annui successivi al primo in funzione del valore della

tariffa reale media dell’esercizio precedente.

La Tariffa Reale Media va confrontata con la Tariffa di Riferimento.

La Tariffa Applicabile è la minore tra la Tariffa di Riferimento e la Tariffa

Reale Media:

Se TRM < Tariffa di Riferimento

allora la TRM è la Tariffa Applicabile e può essere applicata senza

richiedere ulteriori aggiornamenti o modifiche del piano degli investimenti

o del modello organizzativo gestionale;

Se TRM > Tariffa di Riferimento

allora la Tariffa di Riferimento è la Tariffa Applicabile.

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Ciò significa che al soggetto gestore non è assicurato l’equilibrio tariffario

per cui occorre modificare il piano degli investimenti e/o il modello

organizzativo gestionale al fine di individuare una TRM inferiore a quella

di Riferimento.

In conclusione nel processo di pianificazione che conduce alla redazione

del Piano di Ambito l’attività di pianificazione si articola nella

pianificazione tecnica (ricognizione, livelli servizio, livelli quali-

quantitativi della risorsa, evoluzione della domanda, investimenti, modello

organizzativo gestionale) ed in quella economico-finanziaria e tariffaria

che consente di verificare la realizzabilità della parte tecnica.

Il PEF verifica la sostenibilità del Piano per il soggetto gestore.

Il Piano Tariffario verifica la sostenibilità del Piano per l’utenza.

Qualora non sia assicurata la sostenibilità economico-finanziaria e tariffaria

del Piano occorre riavviare il processo di pianificazione.

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PARTE SECONDA

UN’ANALISI PER LA PUGLIA

CAPITOLO PRIMO:Gestione del SII nell’ATO Puglia

1.1 Ambito Territoriale Ottimale Puglia

L’Ambito Territoriale Ottimale Puglia (ATO Puglia) è stato costituito con

Legge della Regione Puglia n.28 del 6 settembre 1999 – Delimitazione

degli ambiti territoriali ottimali e disciplina delle forme e dei modi di

cooperazioni tra gli enti locali, in attuazione della legge 5 gennaio 1995,

n.36 – sue s.m.i., individuandolo quale coincidente con tutto il territorio

della Regione Puglia.

L’ATO Puglia è a tutt’oggi, sia in termini di popolazione residente che di

superficie, il più grande tra i 91 previsti. Esso infatti comprende 258

Comuni ed una popolazione di circa 4.079.000 di residenti, per una

superficie di circa 19.360 Km quadrati.

Dal punto di vista geomorfologico, va ricordato che la Puglia è una

penisola generalmente piatta e con un sottosuolo carsico e dunque priva di

significativi corsi d’acqua. I principali fiumi, l’Ofanto e il Fortore, ubicati

nella zona nord della regione, sono perlopiù a regime torrentizio. Il

territorio è privo di bacini naturali di acqua dolce, mentre dispone di risorse

idriche sotterranee attualmente fortemente sfruttate.

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Il clima è prettamente mediterraneo con estati calde e lunghe e inverni miti.

I periodi di pioggia si concentrano nelle stagioni autunnali e primaverili e si

verificano ciclicamente periodi siccitosi con intervalli di circa 8-10 anni.

L’asperità del territorio, dal punto di vista idrologico, ha costretto la Puglia

ad approvvigionarsi dai territori limitrofi e in modo massivo, come si è

detto, dalla falda sotterranea.

La presenza di un’agricoltura particolarmente orientata verso produzioni di

qualità e dunque idroesigente rende più aspra la competizione per l’utilizzo

delle risorse idriche.

Allo stato attuale tutti i bacini artificiali da cui si approvvigiona la Puglia

per gli usi potabili sono a uso plurimo e gestite dagli Enti irrigui.

Meno forte è la competizione con il mondo industriale fatta eccezione per

l’area siderurgica di Taranto.

Il volume prodotto per la Puglia per uso potabile nel 2008 è stato di circa

527 Mln di metri cubi di cui il 62% rivenienti da fonti esterne ed il restante

38% da fonti interne. Va ricordato che tra le fonti interne vengono

annoverate anche quelle relative ai prelievi dagli invasi del Locone e del

Fortore.

L’invaso del Locone, è situato in Puglia ed è gestito dal Consorzio di

Bonifica di Terre d’Apulia, riceve però prevalentemente acqua dal bacino

dell’Ofanto, a cui appartiene, e dunque dal bacino di monte in territorio

campano (invaso di Conza).

L’invaso del Fortore, gestito dal Consorzio di Bonifica di Capitanata, è

invece a cavallo delle Regioni Puglia e Molise.

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In definitiva anche queste risorse sono esterne alla regione ma vengono

considerate interne in quanto le opere di sbarramento sono ubicate in

Puglia.

L’assenza di corsi d’acqua, come si è detto, si ripercuote anche sulle

modalità di smaltimento delle acque reflue urbane.

Lo smaltimento dei reflui sul suolo comporta la realizzazione e gestione di

impianti particolarmente complessi per il conseguimento di standard di

qualità sempre più restrittivi.

Inoltre, la particolare vocazione turistica della costa pugliese rende di fatto

problematico lo smaltimento dei reflui a mare.

1.2 gestione del SII per l’Ambito Territoriale Ottimale Puglia

La gestione del SII per l’ATO Puglia viene affidata, con Legge della

Regione Puglia n.28 del 6 settembre 1999 – Delimitazione degli ambiti

territoriali ottimali e disciplina delle forme e dei modi di cooperazioni tra

gli enti locali, in attuazione della legge 5 gennaio 1995, n.36 – e sue s.m.i.,

al soggetto Gestore Acquedotto Pugliese spa (AQP), recependo quanto

stabilito dal D.Lgs. n.141 del 11 maggio 1999.

Infatti tale D.Lgs – Trasformazione dell’Ente Autonomo Acquedotto

Pugliese in società per azioni, a norma dell’articolo 11, comma 1, lettera

b), della legge 15 marzo 1997, n.59 – prevede all’art.2, comma 1 che

“Sono affidate alla Società (AQP ndr), fino al 31 dicembre 2018, le finalità

già attribuite all’Ente dalla normativa riguardante l’Ente stesso.”

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Il soggetto Gestore AQP opera però nei primi tempi in assenza di un Piano

d’Ambito e della stessa Autorità d’Ambito, la cui costituzione, pur prevista

dalla legge regionale n. 28/99, avverrà soltanto a fine del 2002.

A seguito dell’emergenza ambientale e idrica di quegli anni in Puglia, il

Ministero dell’Interno delegato per il coordinamento della Protezione

Civile, con Ordinanza n. 3184 del 22/03/02, attribuisce al Commissario

Delegato, Presidente della Regione Puglia, il compito di provvedere, ai

sensi della Legge n.36 del 5 gennaio 1994, all’avvio dell’attuazione del

servizio idrico integrato nonché di predisporre il piano tecnico-finanziario

di cui all’art.11, comma 3 e di attivare le procedure necessarie per

assicurare il cofinanziamento comunitario degli interventi; quindi, con

Ordinanza n. 3188 del 22/03/02, detta le disposizioni urgenti per

fronteggiare la crisi nel settore dell’approvvigionamento idrico, del

trasporto e della distribuzione delle acque.

Pertanto il Commissario Delegato, Presidente della Regione Puglia, oltre a

predisporre il programma degli interventi urgenti sia nel settore idrico che

per l’adeguamento dei servizi di fognatura e depurazione, provvede

all’elaborazione del Piano d’Ambito per l’ATO Puglia, onde dare formale e

concreto avvio all’affidamento del SII al soggetto Gestore già individuato.

Peraltro, come richiesto per l’impegno dei fondi comunitari previsti dal

Quadro Comunitario di Sostegno e dal POR Puglia 2000/2006, compreso

l’accesso alla premialità in scadenza al 30/9/02, gli interventi previsti

devono collocarsi all’interno di un sistema di programmazione che prevede

la piena operatività del soggetto Gestore, in attuazione della Convenzione

per l’affidamento del servizio e del relativo Disciplinare Tecnico ed in

riferimento all’applicazione di quanto previsto dal Piano d’Ambito.

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Il Piano d’Ambito relativo agli anni 2002-2032, predisposto dal

Commissario Delegato, viene adottato con Decreto Commissariale n. 294

del 30 settembre 2002 e, contestualmente, viene anche sottoscritta la

Convenzione e il relativo Disciplinare Tecnico per la gestione del Servizio

Idrico integrato nell’ATO Puglia tra il Commissario Delegato e Acquedotto

Pugliese S.p.A., con decorrenza dal 30 settembre 2002 e termine il 31

dicembre 2018.

1.3 Autorità Ambito Territoriale Ottimale Puglia (AATO)

La costituzione dell’Autorità d’Ambito dell’ATO Puglia (ATO Puglia)

avviene il 20 dicembre 2002, con la stipula della Convenzione di

cooperazione regolante i rapporti tra gli enti locali dell’ATO della Regione

Puglia.

Il reale avvio dell’operatività dell’AATO coincide però solo con la nomina

del Dirigente Responsabile e del Dirigente per la Pianificazione, avvenuta

il 4.3.2004; quindi, il 4.10.2004, il Comitato Esecutivo approva, sia pure

con alcune osservazioni, il Piano Operativo Triennale desunto dal PdA,

nell’ultima versione rivisitata da parte di AQP.

Con Legge Regionale n. 8 del 26 marzo 2007, l’Autorità d’Ambito ha

assunto la natura giuridica di Consorzio di enti locali ai sensi del D.Lgs.

267/2000.

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1.4 soggetto gestore Acquedotto Pugliese spa (AQP)

L’AQP è di proprietà della Regione Puglia che ne detiene, dal 2002, la

maggioranza del capitale azionario con circa l’87% del suo valore, mentre

il restante 13% è di proprietà della Regione Basilicata.

AQP, oltre ad essere affidatario della gestione del S.I.I. nell’ATO Puglia, in

virtù di quanto stabilito dal D.lgs. n.141/99, svolge la gestione dei servizi

idrici nei comuni ricadenti nell’Alta Irpinia e ricadenti nell’ATO Calore-

Irpino della Campania e il servizio idrico di approvvigionamento per

l’ATO di Basilicata. Gestisce, inoltre, per conto dell’Acquedotto Lucano

S.p.A., soggetto Gestore dell’ATO Basilicata, il servizio di

potabilizzazione.

L’AQP, attualmente, controlla due società operative: l’AQP

Potabilizzazione s.r.l. e PURA Depurazione s.r.l., quest’ultima costituita

ad ottobre 2008 a seguito della internalizzazione del servizio di

depurazione in precedenza affidata a ditte esterne.

1.5 quadro normativo di riferimento

Il Decreto Legislativo del 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia

ambientale”, emanato al fine del “riordino, coordinamento ed

integrazione” delle disposizioni legislative in campo ambientale, ha inciso

profondamente sull’assetto normativo in materia di risorse idriche,

introducendo alcune novità nel settore delle risorse idriche e del Servizio

Idrico Integrato ed abrogando le precedenti disposizioni che regolavano il

settore, tra cui la L. 36/94.

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Nella specie, le novità introdotte dal Codice Ambientale riguardano il

riconoscimento ex lege dell’Autorità d’Ambito come “struttura dotata di

personalità giuridica” (art. 148, co 1) attraverso la quale gli enti locali

esercitano le proprie competenze in materia e la caratterizzazione dei

contenuti del Piano d’Ambito specificata all’art. 149.

All’Autorità d’Ambito è trasferito l’esercizio delle competenze spettanti

agli enti locali nella gestione delle risorse idriche, ossia l’organizzazione

del servizio idrico integrato, la scelta della forma di gestione, la

determinazione e modulazione delle tariffe all’utenza, l’affidamento della

gestione e relativo controllo, nonché la programmazione delle infrastrutture

idriche (acquedotti, fognature, impianti di depurazione).

All’Autorità spetta, inoltre, la tutela dei beni e delle infrastrutture idriche di

proprietà pubblica, affidati in concessione, per tutta la durata della gestione,

al Gestore del servizio idrico integrato che ne assume i relativi oneri, nei

termini previsti dalla convenzione e dal disciplinare.

1.6 Piano d’Ambito 2003 – 2032

Il Piano d’ambito è lo strumento fondamentale per l’organizzazione,

l’attivazione e il governo del servizio idrico integrato. Una volta che si è

pervenuti alla conoscenza della capacità produttiva delle strutture esistenti,

il Piano consente all’ATO di fissare gli obiettivi qualitativi e quantitativi

dei servizi; di individuare gli investimenti necessari per raggiungerli; di

determinare le condizioni tariffarie e le modalità di affidamento del

servizio. La struttura del Piano si compone di una relazione di sintesi, di

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una relazione generale e di una serie di allegati. Nella prima sono

sintetizzati i contenuti degli altri documenti, in quella generale sono

contenute le linee strategiche e gli obiettivi del Piano, mentre negli allegati

sono presenti gli elaborati di contenuto tecnico progettuale e economico-

finanziario. La durata del Piano può essere ventennale, venticinquennale o

trentennale. Solitamente si attua una pianificazione di lungo periodo. Nei

piani sono illustrati i seguenti aspetti: le coperture dei servizi di acquedotto,

fognatura e depurazione; il bilancio idrico; le dotazioni pro-capite; il valore

delle perdite e la lunghezza delle reti; la funzionalità di reti e impianti. Vi

sono alcuni piani che contengono indagini sulla soddisfazione degli utenti

in merito alle gestioni preesistenti. Il piano degli interventi che fa parte del

Piano d’Ambito assolve alla funzione di portare i servizi idrici, nell’arco

temporale della pianificazione, ai livelli fissati dall’Ente Ambito. Gli

interventi riguardano: la ricostruzione delle opere, che obsolete o mal

funzionanti, non sono in grado di svolgere il servizio a cui sono destinate,

oltre al loro mantenimento nel periodo del piano; l’adduzione di nuova

risorsa; l’estensione dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione

mediante l’ampliamento di reti e impianti; la protezione delle risorse; la

riduzione di perdite; il controllo e la sostituzione dei contatori; la

realizzazione di una rete di telecontrollo.

Il Piano d’Ambito 2003-2032 è stato adottato con provvedimento n.294 del

30 settembre 2002. Esso ricopriva un periodo di 30 anni, trascurando la

circostanza che la concessione sarebbe terminata il 31 dicembre 2018. Le

previsioni di tale piano sono state basate sulla crescita della popolazione e

sullo sviluppo turistico, valutando l’evoluzione della domanda nell’arco del

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periodo del Piano. Al 2032 si spera che le perdite nella distribuzione

passeranno dall’attuale 38,5%1 al 15,8%; le perdite nell’adduzione ridotte

al 9% e le perdite amministrative, al tempo stimate pari al 16,5%, dovranno

attestarsi ad un valore non superiore al 10%. Al fine di perseguire tale

obiettivo si pensò di differenziare e dislocare sul territorio le fonti. Infatti le

continue emergenze idriche e il degrado qualitativo delle acque,

imponevano il ricorso a nuove fonti di approvvigionamento che offrivano

ampi garanzie di soddisfacimento della domanda. Era necessario ricorrere a

fonti alternative rappresentate da acque marine dissalate i cui impianti

vennero localizzati a Bari e a Brindisi presso le centrali termoelettriche.

Altra opportunità era utilizzare acque sotterranee naturalmente emergenti

non compromettendo l’equilibrio idrologico dell’acquifero.

1.7 Investimenti per il periodo 2003-2032

Per il raggiungimento del livello dei servizi previsti, l’ipotesi del Piano

prevedeva degli interventi per il mantenimento degli standard delle opere

esistenti considerando la durata funzionale, la loro età e stato di

funzionalità. Era previsto un ammontare degli investimenti pari a 4670

M€2, di cui 2899 M€ per il servizio di acquedotto (62%) e 1771 M€ per

quello di fognatura e depurazione (38%). La maggior spesa era

rappresentata dalla sistemazione e manutenzione delle reti (adduttrici e

distributrici). Quote d’investimento minore richiedevano gli interventi

previsti per i serbatoi (12%), gli impianti di sollevamento (4,5%), i costi di

1 Rimodulazione Piano d’Ambito 2010-2018

2 ibidem

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sostituzione programmata del parco contatori (2%) e gli altri costi di

acquedotto quali il telecontrollo, sistemi informatici e ristrutturazioni di

immobili (3,1%). Però il Piano, pur proiettandosi su un orizzonte temporale

di lungo periodo, definiva gli interventi da realizzare nel periodo 2003-

2010 in base a un’analisi delle criticità esistenti. Nella tabella sono riportati

gli investimenti legati alla realizzazione di nuove opere, per il loro

mantenimento e la piena funzionalità delle opere esistenti.

1.8 costi operativi

Il Piano prevedeva una struttura organizzativa dotata di unità centrali con

compiti di pianificazione, coordinamento, controllo e supporto legate al

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vertice strategico, e di unità territoriali operative autonome che

rispondevano a due linee di responsabilità:

• di tipo funzionale tramite la presenza di una struttura di direzione

dotata di ampia autonomia decisionale dall’unità centrale;

• di tipo operativo attraverso la presenza di centri gestionali di area

adibiti allo svolgimento operativo delle procedure ed attività da

espletarsi direttamente sul territorio.

I costi operativi di progetto sono così determinati:

La categoria servizi di terzi comprendeva tutte quelle attività che non

venivano svolte all’interno di AQP e il cui valore ammontava

complessivamente a 76,86 M€. Le voci con maggiore incidenza

percentuale erano:

Servizio smaltimento fanghi (8,3 M€)

• Servizi per manutenzioni straordinarie non programmate (32,7 M€)

• Servizi di vigilanza, pulizia, commerciali….(23,8 M€)

• Noleggio di automezzi (3,7 M€)

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• Servizi legali (4,1 M€)

• Servizi informativi (4,1 M€)

Nella categoria costi diversi furono compresi i costi per l’acquisto di acqua

da terzi, per l’affitto delle sedi e per le spese per il Consiglio di

Amministrazione per un totale di 19,3 M€.

1.9 investimenti realizzati dal 2003 al 2008

Nei primi sei anni sono stati realizzati 337M € di investimenti. Essi

rappresentano solo il 18,6 % dell’importo previsto nel Piano. Il divario tra

le previsioni e il realizzato sconta una fase di start-up sottovalutata a causa

delle difficoltà nell’acquisizione delle autorizzazioni propedeutiche

all’avvio dei lavori che hanno dilatato i tempi di realizzazione. Gli

investimenti a carico del Gestore ammontano a 252 M€ pari al 26,6 % di

quelli previsti dal Piano (950,6 M€) mentre quelli pubblici sono stati di

84,4 M€ pari al 9,43% di quelli previsti (894,8 M€). l’implementazione del

Piano d’Ambito coincide con la stipula dell’AQP “Tutela delle acque e

gestione integrata delle risorse idriche” della Puglia firmato nel 2003 che

definiva le modalità e le fonti di finanziamento pubblico del Piano. Quindi

AQP ha redatto il proprio Piano Operativo Triennale (POT) dove gli

interventi sono ripartiti in due macrosettori:

• Nel settore A vi sono gli interventi per i quali è previsto un

cofinanziamento pubblico. L’importo previsto per tale settore è pari

a 265 M€ su tariffa.

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• Nel settore B vi sono gli adeguamenti strutturali e gli interventi di

manutenzione straordinaria programmati dal Gestore e il cui

finanziamento ricade esclusivamente sulla tariffa. La spesa prevista è

di 186 M€.

Dopo già due anni di gestione emerge l’impossibilità per il Gestore di

sostenere il piano degli investimenti previsti se non nella misura del 50%.

Questo ha compromesso anche la possibilità di usufruire a pieno della

disponibilità del finanziamento pubblico tanto da comportarne la

dismissione. L’obiettivo di investimento previsto non sarà raggiunto

neanche alla fine del 2008.

1.10 divario tra Nord - Italia e Mezzogiorno

Esaminando un insieme di piani d’ambito relativi a oltre 50 ATO è emerso

un divario negli investimenti realizzati fino al 2007 rispetto a quelli

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pianificati pari al 46%3 per l’aggregato nazionale; esso dipenderebbe in

misura preponderante da ritardi nella realizzazione di opere. Infatti

un’analisi sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche ha mostrato una

maggiore durata degli interventi nel ciclo idrico integrato se localizzati nel

Mezzogiorno. Nel comparto idrico si avrebbe:

Una durata della fase di progettazione maggiore di quella

dell’affidamento e della realizzazione delle opere;

Una maggiore celerità relativa per le opere realizzate al Nord rispetto

a quelle del Centro – Sud, valutabile nel 20% in termini di risparmio

di tempo.

Ritornando al divario negli investimenti programmati rispetto a quelli

realizzati, questo sale al 76% per gli ATO del Sud e tale dato tenderà a

crescere ulteriormente in presenza di contributi pubblici a fondo perduto

che concorrono a finanziare le opere idriche. Tra il 2005 e il 2008 non si

hanno significative variazioni nei quantitativi d’acqua potabilizzata che si

attestano a circa 50 metri cubi per abitante in ambedue gli anni. Non vi

sono stati progressi nel contenimento delle perdite infatti le reti locali del

Mezzogiorno disperdono quasi il 40% dell’acqua immessa. Quindi

permangono elevate distanze dalla ripartizione più efficiente e

dall’obiettivo programmatico di limitare le perdite nelle reti locali al 25%

entro il 2013. Indagini qualitative condotte presso le famiglie registrano un

numero elevato di utenti che denunciano irregolarità di erogazione delle

forniture idriche (Fig. II.13).

3 Rapporto Annuale del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica - 2009

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38

Nel 2009 la quota di famiglie insoddisfatte risultava quattro volte maggiore

al Sud rispetto al Nord del Paese (20,5% contro 5,7%). Nel Sud vi sono

solo miglioramenti significativi che riguardano la penetrazione dei servizi

di depurazione che superava il 50% e la potenzialità impiantistica che

sfiorava i 18 milioni di unità convenzionali.

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CAPITOLO SECONDO: lo sviluppo tariffario nel SII

2.1 Metodo Normalizzato e price cup

Il metodo del price cap di origine anglosassone, è quello a cui si fa

riferimento nella legge Galli quando si istituisce il Metodo Normalizzato

per la definizione della tariffa del SII. Esso si propone di vincolare dall’alto

l’andamento nel tempo dei prezzi dei servizi. Se il monopolista opera in

un’impresa mono – servizio, si tratta di stabilire il tetto massimo di prezzo

oltre il quale non è possibile incrementare la tariffa. Nel caso di un’impresa

multi – prodotto, si mira a vincolare superiormente la media ponderata

delle tariffe dei vari servizi offerti. L’obiettivo di tale metodo è contenere

l’aumento delle tariffe applicate dal gestore nel limite di un tasso di

inflazione ridotto di un X percentuale all’anno, che viene determinato

autonomamente dal Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche e

periodicamente rivisto. Nell’ambito del settore idrico il fattore X assumerà

valori negativi e tenderà ad aumentare il tasso di inflazione. Il motivo è che

dato che l’adeguamento dei livelli di produttività e di qualità del servizio

comporta un aumento delle spese sarà necessario attuare maggiori

investimenti e attrarre nuovi finanziamenti. Nel settore idrico il fattore X

viene chiamato K ed è così determinato:

(2.2.1)

dove:

K è il limite di prezzo;

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Q è la variazione percentuale dei costi di fattori di produzione che

aumentano nel tempo la loro incidenza come tutti gli investimenti

volti a migliorare la qualità del servizio;

P è la variazione percentuale dei costi di fattori di produzione che

diminuiscono nel tempo la loro incidenza ossia componenti esogene

come l’innovazione tecnologica o altri aumenti di produttività

esterni.

Una delle criticità di questo metodo consiste nel fatto che se non si rispetta

il vincolo del miglioramento dell’efficienza, si rischia di incrementare la

produttività a scapito della qualità del servizio e della risorsa. Per questo è

necessario che il Comitato verifichi a cadenza triennale il raggiungimento di

adeguati livelli qualitativi del servizio. In caso di mancato raggiungimento

degli obiettivi l’Autorità d’Ambito dovrà o recuperare l’investimento non

sostenuto modificando K oppure imporre penalità al gestore.

La logica allocativa che sottosta il principio di copertura dei costi a mezzo

delle tariffe fa riferimento ai costi pieni del servizio, inclusi quelli connessi

con un “equo ritorno” sugli investimenti infrastrutturali (full recovery

cost)4. La presenza di un monopolio regolato – o ipotetiche condizioni di

contendibilità che rendano concorrenziale anche l’attività di un operatore

unico non regolato – sono anzi condizioni atte a garantire che i prezzi e le

tariffe possano coprire anche i costi fissi e non solo i costi correnti. In linea

di principio è perciò condivisibile l’intento sotteso ai progetti di riforma di

applicare il principio di copertura tariffaria i costi pieni, inclusi quelli fissi 4 La legge n. 36/1994 recita”La tariffa è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del

servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi digestione delle opere,

dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di

salvaguardia, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio”.

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di natura infrastrutturali, e non solo a quelli di produzione corrente del

servizio. Il motivo è che, a lungo andare, anche i costi infrastrutturali

devono esser sostenuti anche dagli utenti del servizio.

L’applicazione di questo principio è stata però a dir poco parziale. Nel caso

dei servizi idrici, vi è diffusa evidenza del fatto che nonostante siano stati

spesso previsti elevati fabbisogni di investimenti fissi, il livello delle tariffe

sia stato contenuto, nell’immediato, sovrastimando artificiosamente

l’evoluzione futura dei consumi. Ne è risultata un’attività di investimento

infrastrutturale alquanto contenuta.

Quanto avvenuto non può stupire. Le regole ed i principi di fissazione delle

tariffe sono stati per molti versi dati in gestione di fatto agli enti locali. Che

da una gestione così poco tecnicamente forte e istituzionalmente troppo

vicina alla politica locale non sia venuto un forte stimolo alla applicazione

del principio della copertura del costo pieno del servizio non deve stupire,

visto che una sua coerente applicazione avrebbe innalzato i livelli tariffari.

2.2 calcolo del fattore di adeguamento “K”

Anche l’art. 154 del Testo unico in materia ambientale (Decreto Legislativo

152/06) stabilisce che la tariffa costituisce il corrispettivo del servizio

idrico integrato ed è determinata in modo che sia assicurata la copertura

integrale dei costi di investimento e di esercizio5.

5 L’art. 154 del D.Lgs. 152/06 stabilisce, più in particolare, che “la tariffa costituisce il corrispettivo del

servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio

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La tariffa di riferimento del servizio idrico è così strutturata:

(2.2.2)

dove:

Tn è la tariffa dell’anno corrente;

C è la componente dei costi operativi;

A è la componente del costo di ammortamento;

R è la componente per la remunerazione del capitale investito;

P è il tasso di inflazione programmato per l’anno corrente;

K è il limite di prezzo.

Tra i costi operativi sono ricomprese le seguenti categorie:

B6 – Costi per materie di consumo e merci (al netto di resi, abbuoni e

sconti)

B7 – Costi per servizi

B8 – Costi per godimento di beni di terzi

B9 – Costo del personale

fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere,

dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di

salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell’Autorità d’Ambito,in modo tale

che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio “chi

inquina paga”. Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo”.

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B11 – Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo

e merci

B12 – Accantonamento per rischi, nella misura massima ammessa dalle

leggi e prassi fiscali

B13 – Altri accantonamenti

B14 – Oneri diversi di gestione.

Nella componente del costo di ammortamento sono ricomprese le seguenti

categorie:

B10a – Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali

B10b – Ammortamento delle immobilizzazioni materiali

B10c – Altre svalutazioni delle immobilizzazioni.

La logica che viene seguita per la determinazione della tariffa del SII è la

seguente: all’inizio di ogni periodo regolatorio viene fissato un cap sui

ricavi ottenibili dalla gestione del servizio idrico, aggiornato di anno in

anno secondo una logica di price cap; alla fine del periodo di regolazione il

fatturato del gestore è confrontato con il tetto sui ricavi: se lo supera il

gestore restituirà i maggiori ricavi a vantaggio delle tariffe del periodo

successivo; viceversa, se ne resta al di sotto, otterrà il mancato ricavo nelle

tariffe degli anni successivi. Vi è quindi un fattore di correzione legato ai

maggiori o minori ricavi ottenuti rispetto a quelli prestabiliti. Tale fattore di

correzione è il limite di prezzo “K” ossia il valore medio corretto tenuto

conto dell’inflazione programmata. Esso rappresenta un valore che va ad

adeguare annualmente la tariffa di riferimento. L’incremento tariffario che

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ne risulta deve essere contenuto entro un valore massimo ammissibile

fissato dal Coviri. Nel caso in cui ciò non si verifichi, si procede alla

rimodulazione degli interventi previsti inizialmente, fino a quando tutte le

percentuali di incremento tariffarie ammesse risulteranno inferiori al tetto

massimo consentito. Sulla base del Piano degli investimenti previsto per

l’Ambito in questione, della situazione esistente riguardo alle principali

grandezze che influenzano la gestione del servizio idrico integrato - quali il

volume erogato, la lunghezza delle reti, gli abitanti serviti - e di una

remunerazione soddisfacente del capitale investito, l’Autorità d’Ambito è

in grado di calcolare la tariffa di riferimento.

Nella nostra analisi abbiamo ricalcolato il K riferendoci non ai valori

previsionali dei costi, degli ammortamenti e della remunerazione del

capitale contenuti nel Piano finanziario, ma considerando i valori effettivi

di tali grandezze contenute nei bilanci di esercizio, per capire di quanto si

sarebbe dovuto incrementare effettivamente la tariffa per coprire i costi

effettivi e come siano stati effettivamente influenzati gli investimenti

dall’applicazione di un valore incrementale diverso, spesso inferiore a

quello necessario per coprire sia i costi di investimento che quelli di

esercizio previsti nei piani finanziario e degli investimenti.

La nostra analisi è stata condotta prendendo in considerazione nove bilanci

annuali redatti da Acquedotto Pugliese spa dal 2001 al 2009. Dai dati di

bilancio abbiamo calcolato le tre componenti principali per il calcolo della

tariffa: costi C, ammortamenti A e remunerazione del capitale investito R.

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TAB 2.2.1 Valori della Tariffa media dal 2001 al 2009 (valori in euro)

Anni Costi

operativi Ammortamenti Remunerazione

capitale (C + A + R) m3 erogati Tariffa

2001 296431882,00 10782072,00 7952399,95 315166353,95 235976275 1,3356

2002 295737405,00 12678288,00 8910558,41 317326251,41 235976275 1,3447

2003 302691124,00 13005005,00 9351133,16 325047262,16 231616777 1,4034

2004 289338486,00 13687281,00 9354436,74 312380203,74 237627804 1,3146

2005 306931564,00 13928501,00 9842614,08 330702679,08 237666348 1,3915

2006 303686935,00 15033007,00 12048036,53 330767978,53 235123202 1,4068

2007 330786441,00 16826057,00 16191408,07 363803906,07 236092742 1,5409

2008 333276013,00 22115009,00 23551426,89 378942448,89 237730774 1,5940

2009 333173803,00 30416979,00 31278544,64 394869326,64 235976275 1,6733

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa

Abbiamo recuperato il tasso di inflazione programmato P in ciascuno di

questi anni dal sito di Unioncamere www.starnet.unioncamere.it. Infine

abbiamo ricavato il limite di prezzo K isolandolo nella formula così come

prevede il Metodo Normalizzato:

Tn=Tn-1(P+K)+Tn-1 (2.2.3)

da cui

1n

1nn

T

TTK)(P

(2.2.4)

e quindi

PT

TTK

1-n

1nn

(2.2.5)

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In tal modo abbiamo costruito due serie storiche: una che parte dal 2001 e

termina al 2009 e una che parte dal 2002 e termina al 2010. Abbiamo

considerato l’anno 2001 come tempo zero utilizzando i valori di C, A ed R

relativi a quell’anno come base per il calcolo di 1

T (anno 2002) e abbiamo

tralasciato il dato relativo all’anno 2010 per ottenere due serie di eguale

durata. Poi, una volta ottenuto il nostro “K”, calcolando il valore medio di

periodo, lo abbiamo applicato anche agli anni precedentemente tralasciati.

Abbiamo operato così anche perchè il Piano d’Ambito relativo agli anni

2002-2032, è stato adottato con Decreto Commissariale n. 294 del 30

settembre 2002 e, contestualmente, è stata anche sottoscritta la

Convenzione e il relativo Disciplinare Tecnico per la gestione del Servizio

Idrico Integrato nell’ATO Puglia tra il Commissario Delegato e Acquedotto

Pugliese S.p.A., con decorrenza dal 30 settembre 2002 e termine il 31

dicembre 2018. Inoltre, non avendo altre informazioni se non quelle

scaturenti dai bilanci 2001-2009, non abbiamo potuto calcolare la media

delle tariffe relativa alle gestioni precedenti da poter utilizzare come tariffa

del primo esercizio.

Prendendo in considerazione i dati relativi ai diversi anni abbiamo costruito

il grafico al fine di poter evidenziare il trend lineare della nostra funzione.

Come abbiamo gia specificato, il dato relativo all’intercetta è quello del

2001 ossia 315166354 (Tab 2.2.3).

Mostriamo il calcolo sui dati di Bilancio di AQP spa:

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TAB 2.2.2 Valori di k dal 2001 al 2009 (valori in euro)

anni Tn-1 Tn

(P+K)% P% K%

2001

315166354,00

2002 315166354,00 317326233,40

0,69 1,7 -1,01

2003 317326233,40 325047262,20

4,36 1,7 2,66

2004 325047262,20 312380203,70

-6,33 1,7 -8,03

2005 312380203,70 330702679,10

5,85 1,6 4,25

2006 330702679,10 330767978,50

1,10 1,7 0,60

2007 330767978,50 363803906,10

9,54 2,0 7,54

2008 363803906,10 378942448,90

3,44 1,7 1,74

2009 378942448,90 394869326,60

4,98 1,5 3,48

2010 394869326,60

1,7

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa

Per come è concepito dalla legge, il calcolo della tariffa dovrebbe mostrare

una elevata correlazione tra il valore dell’anno precedente e quello

dell’anno successivo, dovendo essere quest’ultimo calcolato sulla base del

primo.

Abbiamo costruito il grafico che mostra l’andamento di Tn nel tempo: esso

è risultato lineare descritto da una retta di regressione caratterizzata da

coefficiente angolare positivo. Si nota un buon adattamento dei punti alla

retta ed anche il dato relativo all’indice di determinazione che misura la

dispersione dei punti intorno alla retta di regressione è un valore

statisticamente soddisfacente in quanto è R2 =0,74. Dal nostro punto di

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vista, però, tale valore appare relativamente basso in quanto sarebbe dovuto

essere molto più vicino all’unità se si considera che la tariffa di ciascun

anno è concepita dalla legge come funzione di quella dell’anno precedente.

Nel nostro grafico è chiaro che negli anni che vanno dal 2004 al 2006

l’andamento dei punti ha subito un sensibile scostamento dalla retta (fig.

2.2.3):

GRAF 1 Andamento della tariffa dal 2001 al 2009

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa

Che ci sia poca correlazione tra il valore della tariffa dell’anno precedente

rispetto a quella dell’anno successivo è confermato anche dal calcolo dei

coefficienti di autocorrelazione tra i valori delle due serie storiche da noi

calcolate sulla base dei dati di bilancio.

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Nell'ambito delle serie storiche, si può avere un fenomeno di

autocorrelazione temporale, a causa dell'inerzia o stabilità dei valori

osservati, per cui ogni valore è influenzato da quello precedente e

determina in parte rilevante quello successivo.

La funzione di autocorrelazione (ACF) è il coefficiente di correlazione

lineare tra le variabili casuali Zt e Zt-k calcolato al variare di k (k=0,1,2,..)

(2.2.6)

I risultati della tabella seguente nella colonna 2, mostrano che, come ci

aspettavamo, l’autocorrelazione tra un anno e l’altro a lag 1, ovvero 2002

con 2003, 2003 con 2004, ecc. è positiva ma non elevata (ρ=0,484).

Ricordando che -1<ρ <1 si può notare come gia a Lag 2 ovvero 2002

con 2004, 2003 con 2005, ecc. il valore del coefficiente di autocorrelazione

è molto vicino allo zero. Da cio si deduce che già a lag 2 le tariffe

sembrano completamente indipendenti l’uno dall’altra. Al crescere dei lag

addirittura la correlazione diventa negativa.

Per verificare l’attendibilità statistica dei coefficienti di autocorrelazione ai

diversi lag, abbiamo utilizzato la statistica test Box-Ljung Q che testa

l’ipotesi nulla che la funzione di autocorrelazione sia zero.

I risultati del test sono riportati in Tab.2.2.4: dall’ultima colonna si deduce

che i valori della statistica test non sono significativi in quanto i p value

sono maggiori di 0.05. Probabilmente con una serie storica più lunga si

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sarebbero ottenuti altri risultati, pertanto i valori del coefficiente di

autocorrelazione possono essere considerati validi solo a livello descrittivo.

TAB 2.2.3 Autocorrelazione

Lag

Coefficiente

di

Autocorrelaz

ione Std.Error(a)

Statistica Box-Ljung

Value df P value

1 0,484 0,296 2,676 1 0,102

2 0,096 0,274 2,799 2 0,247

3 -0,072 0,250 2,881 3 0,410

4 -0,273 0,224 4,374 4 0,358

5 -0,206 0,194 5,503 5 0,358

6 -0,321 0,158 9,637 6 0,141

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa

In Graf. 2 è riportato il correlogramma, ovvero il grafico che rappresenta

l’andamento del coefficiente di autocorrelazione in funzione del ritardo

(Lag).

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GRAF 2

Correlogramma

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa

La variabilità del valore di k da un anno all’altro è dovuta alle difficoltà che

sono sorte in fase di start- up, cioè nei primi anni, quali i gravi ritardi con

cui è stato attivato il procedimento di spesa da parte del Gestore, non

sempre per sue responsabilità. Esse non hanno consentito di poter

usufruire a pieno della disponibilità del finanziamento pubblico che,

essendo legato a vincoli di rendicontazione entro scadenze ben precise, ne

ha comportato in pratica la dismissione.

Con ciò anche la quota di investimenti prevista a carico della tariffa è stata

spesa solo marginalmente: in effetti l’obiettivo di investimento previsto

non sarà raggiunto neanche a conclusione dell’anno 2008. Così nel 2006 il

Gestore, a seguito dell’avvio da parte dell’Autorità del procedimento di

verifica della tariffa nel triennio precedente, così come previsto dal

Metodo Normalizzato e dalla stessa Convenzione di Gestione, ha

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concordato con l’AATO di bloccare in via cautelativa gli incrementi

tariffari.

I valori di K e della tariffa da noi calcolati si discostano da quelli

effettivamente applicati da AQP spa in quanto questi ultimi scaturiscono

da un confronto tra valori stimati a priori dall’AATO e valori scaturenti dai

bilanci e da altri indici calcolati a posteriori quali l’effettiva erogazione di

risorsa e l’effettiva variazione della popolazione residente.

Noi non abbiamo considerato i valori di previsione, ma solo quelli

scaturenti dal bilancio e quindi abbiamo calcolato quello che sarebbe stato

necessario per applicare realmente il principio del full recovery cost. Come

abbiamo gia sottolineato, questo nella realtà non accade perché si gioca sui

dati di previsione per “pilotare” le variazioni tariffarie.

Rispetto alla applicazione rigorosa del Metodo Normalizzato abbiamo

anche omesso di applicare ai costi il coefficiente obbligatorio di

efficientamento, in quanto non riteniamo sia possibile raggiungere nessun

miglioramento di efficienza senza aver prima ristrutturato le reti.

2.3 Previsione per il periodo 2010-2018 sui dati del Piano d’Ambito

Per fare una previsione sui futuri valori di K ci siamo serviti dei dati

desunti dalle previsioni del Piano d’Ambito e abbiamo ricalcolato le

componenti principali della tariffa : costi operativi C, ammortamenti A e

remunerazione del capitale R:

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TAB 2.2.4 Previsione dei valori della Tariffa media dal 2010 al 2018

(valori in euro)

ANNI Costi operativi

Ammortamenti Remunerazione capitale

(C + A + R) m3 da erogare

Tariffa

2010 312000000,00 31000000,00 25480000,00 368480000,00 239223000 1,5403

2011 315000000,00 39000000,00 28980000,00 382980000,00 240780000 1,5906

2012 315000000,00 44000000,00 32830000,00 391830000,00 243063000 1,6121

2013 327000000,00 48000000,00 37380000,00 412380000,00 244931000 1,6837

2014 336000000,00 51000000,00 43260000,00 430260000,00 246254000 1,7472

2015 336000000,00 53000000,00 47810000,00 436810000,00 246870000 1,7694

2016 334000000,00 52000000,00 52010000,00 438010000,00 249061000 1,7586

2017 342000000,00 51000000,00 56280000,00 449280000,00 250129000 1,7962

2018 337000000,00 50000000,00 56560000,00 443560000,00 252133000 1,7592

Fonte: Elaborazione su dati di PdA

Utilizzando i dati della tabella 2.2.4, applicando la formula 2.2.5 abbiamo

ricavato una previsione sui valori di K dal 2010 al 2018, che, ad eccezione

di quello del 2010 non rilevante, sono molto bassi e più che in linea con

quelli imposti dal metodo normalizzato. Questo accade quando si effettua

l’analisi su valori previsionali. C’è sempre da tener presente, però, che le

previsioni, fatte spesso in maniera eccessivamente ottimistica, vengono

spesso disattese.

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TAB 2.2.5 Previsione dei valori di K dal 2010 al 2018 (%)

Fonte: Elaborazione su dati di Piano d’Ambito

Per avere un quadro generale tra i valori accertati per gli anni passati e

quelli previsti per gli anni futuri, mostriamo l’andamento della tariffa e

dei valori di K dal 2001 al 2018 anno in cui termina la concessione ad AQP

spa:

ANNI

K+P

(percentuale)

K effettivo

(percentuale)

2010

2011 3,9 2,4

2012 2,3 0,8

2013 5,2 3,7

2014 4,3 2,8

2015 1,5 0

2016 0,3 -1,2

2017 2,6 1,1

2018 1,3 -2,8

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55

GRAF 3 Andamento della Tariffa media dal 2001 al 2018

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa e di PdA

A conferma di quanto abbiamo gia affermato, il grafico 3 mostra una retta

di regressione molto più soddisfacente nel tratto che riguarda i valori

previsti rispetto al tratto relativo a quelli accertati. Anche l’indice di

determinazione, che è risultato R2

=0,90, migliora sensibilmente grazie

all’introduzione dei valori previsionali.

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56

GRAF 4 Valori di K dal 2001 al 2018

Fonte: Elaborazione su dati di Bilancio di AQPspa e di PdA

Nel grafico 4 che riporta la retta di regressione dei valori di K nel tempo

per gli anni dal 2001 al 2018 si evidenzia una elevata dispersione dei valori

soprattutto nei primi anni, cioè negli anni relativi ai valori accertati. Anche

questo grafico ci dimostra che spesso le previsioni sui ricavi da tariffa

vengono fatte con scarsa obbiettività ed eccessivo ottimismo circa le

quantità di acqua che si prevede saranno fatturate e con la preponderante

preoccupazione di contenere il valore della tariffa (che scaturisce, come

abbiamo visto, da un confronto tra valori previsti e valori accertati). Questo

tipo di “orientamento” finisce per vanificare il tentativo fatto dalla legge di

coprire con la tariffa tutti i costi e di incentivare gli investimenti, che, anzi,

risultano insufficienti e molto lontani dai valori (anch’essi) previsti nel

piano d’ambito. La elevata dispersione dei valori di K negli anni da noi

considerati è dovuta, infatti, all’applicazione rigorosa del metodo

normalizzato e del controllo sulla tariffa che è stata bloccata per diversi

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57

anni e che, conseguentemente, non è stata in grado di coprire neanche i

costi di gestione influenzando pesantemente l’andamento degli

investimenti.

Per il futuro, a partire dal 2011 si prevede una minore dispersione dei

valori di K attorno alla media, ma, conoscendo il modo in cui vengono

formulate, sappiamo che sistematicamente le previsioni non vengono

rispettate spesso anche a causa di eventi non strettamente legati alla

gestione del servizio.

L’andamento generale di K è decrescente e in alcuni anni si prevedono

addirittura valori negativi: si prevede quindi un incremento decrescente

della tariffa negli anni e addirittura, in qualche anno una sua diminuzione.

Questa circostanza ha fatto sorgere la curiosità di verificare che cosa

accadrebbe al limite di prezzo K qualora andassimo a caricare nella tariffa i

costi relativi alla ristrutturazione del servizio di acquedotto previsti dal

Piano d’Ambito e solo in piccola parte effettivamente realizzati. Ce la

farebbe la tariffa a coprire tali costi mantenendo il valore di K nei limiti

imposti dal Metodo Normalizzato (così come da noi applicato) o almeno

superandoli di un valore tale da richiedere una ragionevole rimodulazione

del Metodo che aumenti se pur di poco tale limite?

2.4 Ipotesi di ristrutturazione della rete

La nostra domanda è legittima se si pensa che i costi per la ristrutturazione

delle reti di adduzione e distribuzione rappresentano il 62% degli

investimenti previsti dal Piano d’Ambito 2002-2032 per il Servizio di

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Acquedotto caratterizzato per la quasi totalità da interventi di ricostruzione

delle reti e che il problema delle perdite è molto rilevante per l’intero

ambito.

La grave situazione dell’entità delle perdite nel sistema acquedottistico

dell’ATO Puglia, già rilevata nel PdA tanto da indicare tra gli obiettivi

strategici proprio quello del loro forte contenimento, permane. Essa per

altro ha principalmente influito sul non raggiungimento dell’obbiettivo

legato all’incremento dei volumi fatturati e comunque sul mancato

incremento della disponibilità idrica pro-capite, così come ipotizzata dal

PdA. Il divario tra volumi immessi nel sistema acquedottistico e volumi

fatturati è di assoluta gravità e l’andamento di riduzione delle perdite

complessive, che da PdA prevedeva che al 2008 si attestassero ad un

percentuale del 44,09%, non è stato affatto rispettato tanto da registrare a

fine 2008 un dato del 53,20%.

Al 2032 fu assunto nel PdA che, in virtù degli interventi e degli

investimenti previsti nonché del recupero di efficienza del Gestore, le

perdite nella distribuzione dovessero passare dall’attuale 35,8% al 15,8%.

Le perdite nell’adduzione dovevano essere ridotte dal 13,0% al 9,0%. Le

perdite amministrative, al tempo stimate pari al 16,50%, dovevano

attestarsi ad un valore non superiore al 10%. Le perdite totali dovevano

passare cioè da un volume del 65,3% al 34,8% con un recupero del 30,5%.

Per raggiungere tale obbiettivo complessivamente gli interventi previsti

sulle reti, a livello di Ambito, superavano i 1.740 milioni di euro nei 30

anni del piano. Sulla base di questi dati abbiamo costruito un piano di

ammortamento a rata costante che spalmi tale investimento non più nei 30

anni (dato che una buona parte di essi sono già trascorsi ) ma sui rimanenti

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59

21 anni dal 2011 al 2032, dopo aver aggiunto il 7% come remunerazione

del capitale:

TAB 2.2.6 Calcolo della quota di ammortamento (valori in euro)

RISTRUTTURAZIONE DEL SERVIZIO DI ACQUEDOTTO

Investimenti previsti dal PdA per la ristrutturazione del servizio di acquedotto

1.740.000.000,00

Remunerazione sul capitale investito (7% di 1740000000)

21.800.000,00

Ammontare complessivo da ripartire in 21 anni (dal 2011 al 2032)

1.861.800.000,00

Quota costante di ammortamento da attribuire a ciascun anno

88.657.142,86

Fonte: Elaborazione su dati di PdA

Abbiamo aggiunto la quota di ammortamento relativa alla ristrutturazione

delle reti, comprensiva della quota per remunerazione del capitale, agli altri

ammortamenti coperti dalla tariffa e abbiamo ottenuto la seguente tabella:

TAB 2.2.7 Previsione dei valori della Tariffa dal 2011 al 2018 (valori in euro)

Anni Tn Tn-1 P + K P K% m3 erogati Tariffa

2011 471637142,86

240780000 1,958788699

2012 471637142,86 480487142,86 0,018 0,015 0,3 243063000 1,976800841

2013 480487142,86 501037142,86 0,042 0,015 2,7 244931000 2,045625678

2014 501037142,86 518917142,86 0,036 0,015 2,1 246254000 2,107243508

2015 518917142,86 525467142,86 0,013 0,015 -0,2 246870000 2,128517612

2016 525467142,86 526667142,86 0,002 0,015 -1,2 249061000 2,114611051

2017 526667142,86 537937142,86 0,021 0,015 0,6 250129000 2,150638842

2018 537937142,86 532217142,86 0,010 0,015 -2,5 252133000 2,110858725

Fonte: Elaborazione su dati di Piano d’Ambito

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60

Come si può notare il valore del k, se si eccettua il dato del 2011 che non è

rilevante in quanto il valore di quell’anno è stato preso come anno base per

il calcolo, non supera di molto quello che avevamo calcolato prima della

ristrutturazione per gli anni dal 2001 al 2009 e, anzi, mantiene un

andamento più regolare senza mai eccedere il limite fissato dal Coviri che

si attesta intorno al 5% e verso la fine del periodo raggiunge valori

negativi. Da ciò possiamo dedurre che una tale ristrutturazione non

andrebbe ad incidere eccessivamente sul limite di prezzo: si avrebbe cioè

un incremento annuo della tariffa in linea con quanto già avvenuto nel

passato.

Per quanto riguarda le conseguenze che una tale operazione avrebbe sul

calcolo della tariffa vediamo il grafico che ci mostra l’andamento della

tariffa media negli anni:

GRAF 6 Previsione dell’andamento della tariffa media dopo la ristrutturazione

dal 2011 al 2018

Fonte: Elaborazione su dati di Piano d’Ambito

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61

C’è da notare che nella tabella abbiamo inserito i volumi di acqua che, si

prevede, saranno erogati, senza tener conto del recupero di risorsa che

scaturirebbe naturalmente dalla ristrutturazione delle reti. Vogliamo

sottolineare che l’obbiettivo proposto era quello di un recupero delle

perdite di circa il 30% che certamente non andrà completamente fatturato,

ma che incrementerà notevolmente l’offerta e il consumo di risorsa pro

capite. E quindi la tariffa che abbiamo calcolato nell’ultima colonna

scaturisce dal rapporto tra i costi, comprensivi anche degli oneri per la

ristrutturazione, e i volumi di risorsa previsti prima della ristrutturazione.

Nonostante tutto anche l’incremento tariffario così calcolato potrebbe

essere accettabile se si considera l’importanza della posta in palio e i livelli

delle tariffe previsti nei PdA dei vari Paesi Europei.

La banca dati Utitlitatis, infatti, fornisce informazioni sulle tariffe di

riferimento contenute nei piani d’ambito di tutti i gestori italiani a seguito

dell’avvio della riforma: sono pari a 1,06 euro al metro cubo nel primo

anno di applicazione, raggiungono un picco di 1,49 euro dopo diciassette

anni e scendono a partire dal ventesimo anno. Si tratta di valori contenuti

confrontati a quelli internazionale e ad essi anche la tariffa pugliese si

allineerebbe se aggiungessimo nel calcolo la previsione del recupero di

risorsa conseguente alla ristrutturazione , anche solo parziale, della rete.

2.5 Conclusione

Il Metodo Normalizzato applicato con rigidità così come si è fatto negli

anni passati, senza tener conto delle priorità di ristrutturazione non più

rinviabili, rischia di soffocare e far fallire l’intero intento della legge di

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62

riforma del SII. Occorrerebbe, prima di imporre un efficientamento dei

costi, per esempio, dare la possibilità al gestore di recuperare una parte

delle perdite che nella nostra regione sono davvero il problema più

impellente, e “allentare” il controllo sul limite di prezzo K per permettere

di coprire anche con la tariffa i costi della ristrutturazione, così come

richiesto dal principio che sottende alla riforma.

Avendo dimostrato che dopo la ristrutturazione, la tariffa riuscirebbe a

coprirne i costi senza superare il limite imposto dal metodo normalizzato,

il problema ulteriore a cui dare una risposta è: dove reperire i fondi per

operare la ristrutturazione della rete idrica nel breve-medio periodo?

Una soluzione potrebbe ravvisarsi in quella adottata da Finlombarda, la

finanziaria regionale della Lombardia, che dispone di un fondo rotativo

destinato ad usare i finanziamenti pubblici non a fondo perduto, ma per fare

leva sui finanziamenti privati. Tuttavia nella stessa finanziaria lombarda si

subordina la possibilità di un intervento di finanziatori esterni agli ATO al

rispetto di determinati standard di bancabilità che nelle regioni meridionali

non sono certo raggiungibili.

La soluzione può essere rappresentata da un’emissione di azioni sottoscritta

da Infrastrutture spa, partecipata al 100% dalla Cassa Depositi e Prestiti che

dal 2009 può finanziare direttamente le infrastrutture, purchè tali interventi

vengano promossi dagli enti locali, l’investimento abbia una sostenibilità

economico-fnanziaria e non siano operazioni a fondo perduto.

Queste condizioni di procedibilità sono rispettate attraverso il recupero a

reddito dell’acqua non fatturata (237 milioni Mc/anno) a seguito della

consistente riduzione delle perdite determinate dal cattivo stato delle reti

idriche cittadine. Detto recupero di redditività è reso possibile dalla

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63

riduzione dei tempi di realizzazione della ristrutturazione delle reti di

distribuzione cittadina a causa dell’immeditata disponibilità della provvista

finanziaria. Il beneficio sul conto economico verrà a determinarsi nell’arco

di due anni e non di trenta come prevista dal piano e pertanto la nostra tesi

sul valore del K nei limiti imposti dalla legge Galli risulta confermata.

Questa prima simulazione può ricevere ulteriori conferme ipotizzando

altre variabili più rispondenti all’attuale situazione del mercato finanziario

e delle recenti modifiche nel meccanismo tariffario che possono essere

sinteticamente delineate nei seguenti termini:

Remunerazione del capitale investito: l’ipotesi di rendimento (7%)

previsto dalla legge Galli è divenuta ormai impraticabile a seguito

dell’esito dei referendnum del giugno 2011 che hanno abrogato il

comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del

Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia

ambientale”, lasciando tuttavia in vigore tutte le altre componenti

della tariffa idrica. Per quanto la mancata remunerazione del capitale

investito possa essere, in via del tutto teorica, un fattore

disincentivante per i privati, ci pare piuttosto palese che si possa

agevolmente trasferire quella quota di tariffa ad altre flessibili voci,

in particolare quelle concernenti “i costi di gestione” delle opere e

delle aree di salvaguardia e anche quelle su qualità del servizio o

dei costi delle Autorità. Pur venendo meno quel 7% di

remunerazione rimane salvo il principio del full recovery cost che è

alla base del meccanismo tariffario e che prevede la copertura

integrale dei costi di investimento e di esercizio. In poche parole, il

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64

venir meno di quel limite imposto di remunerazione al 7% potrebbe

anche causare l’effetto perverso di un aumento delle tariffe.

Cofinanziamento: il ricorso ai Fondi CEE consente di ridurre della

metà la provvista finanziaria necessaria e, conseguentemente,

l’onere relativo sul conto economico ;

Euro Bond: dopo le recenti decisioni dei ministri delle finanze della

CEE il Fondo anti crisi (Efsf ) può acquistare titoli pubblici sul

mercato primario ed è prevedibile a breve un’ulteriore evoluzione

verso l’emissione di Euro Bond (cfr. On the Tasks of the European

Stability Mechanism - Stefano Micossiwith, Jacopo Carmassi and

Fabrizia Peircer. CEPS, Bruxelles, 26 marzo 2011). Se all’European

Stability Mechanism verrà assegnato anche il compito di finanziare

l’esecuzione di uno specifico progetto per la crescita come previsto

dall’art. 135 del trattato non c’è dubbio che il costo della

ristrutturazione troverà negli Euro Bond la soluzione definitiva del

problema di un contenimento del valore di K nei limiti previsti dalla

legge Galli .

Ci riserviamo di approfondire in altro lavoro queste ipotesi, tuttavia

riteniamo che la conclusione raggiunta consenta di portare un contributo

chiarificatore ad uno dei temi più attuali del dibattito tra gli studiosi di

Economia Pubblica su effetti economici ed evoluzione della spesa pubblica

per il finanziamento dei servizi idrici (cfr. Società Italiana di Economia

Pubblica, XVIII Riunione scientifica: Servizi pubblici,nuove tendenze nella

regolamentazione, produzione e finanziamento, Pavia 14 - 15 settembre

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65

2006, Dipartimento di Economia pubblica e territoriale, Università di

Pavia).

In questa letteratura, particolare evidenza assume lo schema teorico

dell’Agente Unico di Alessandro Petretto (cfr. Investment incentives and

industrial organization of a network local public utilities in Servizi

pubblici, nuove tendenze nella regolamentazione, produzione e

finanziamento, op. cit. p40/43), secondo il quale l’impresa unitaria,

rispetto all’impresa patrimoniale separata dall’erogazione, effettua un

sempre più elevato livello di investimenti socialmente produttivi, capaci

cioè di contenere i costi ed aumentare anche la qualità del servizio fornito.

L’analisi compiuta ha individuato le condizioni che consentono, affidando

ad un Agente Unico la gestione del servizio idrico, di superare

l’inadeguatezza del sistema tariffario basato sul principio del Price Cap. In

tal modo la tesi di Alessandro Petretto riceve, una verifica empirica e

viene data una risposta valida, sul piano dell’analisi teorico/empirica,

all’inadeguatezza della legge Galli.

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66

ALLEGATO 1: Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2001

Capitale investito= (121735892,00 + 105475535,00)/2=

113605713,50 Remunerazione capitale= 113605713,5 * 7%

7952399,95

BILANCIO 2001

COSTI OPERATIVI

IMPORTO

per materie prime, sussidiarie e di consumo

17390966,00 costi per servizi

179744746,00

costi per godimento di beni di terzi

7033443,00 costi del personale

82954777,00

variazioni delle rimanenze

1141524,00 accantonamento per rischi

7031760,00

oneri diversi di gestione

1134666,00 TOTALE

296431882,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

3059162,00

immobilizzazioni materiali

7722910,00 TOTALE

10782072,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2001 + Capitale investito al 2000)/2

Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2001

Capitale investito al 2000

immob. Immateriali

28865861,00

immob. Immateriali

19399299,00

immob. Materiali

92870031,00

immob. Materiali

86076236,00

TOTALE 121735892,00

TOTALE 105475535,00

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ALLEGATO 2 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2002

BILANCIO 2002

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

17928659,00

costi per servizi

185650081,00 costi per godimento di beni di terzi

6978564,00

costi del personale

79554355,00 variazioni delle rimanenze

358096,00

accantonamento per rischi

3807836,00 oneri diversi di gestione

1459814,00

TOTALE

295737405,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

4304269,00

immobilizzazioni materiali

8374019,00 TOTALE

12678288,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2002 + Capitale investito al 2001)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2002

Capitale investito al 2001

immob. Immateriali

36716524,00

immob. Immateriali

28865861,00

immob. Materiali

96134967,00

immob. Materiali

92870031,00

TOTALE 132851491,00

TOTALE 121735892,00

Capitale investito= (132851491 + 121735892)/2=

127293691,50 Remunerazione capitale= 127293691,5 * 7%

8910558,41

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ALLEGATO 3 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2003

BILANCIO 2003

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

17772041,00

costi per servizi

187784144,00 costi per godimento di beni di terzi

5379771,00

costi del personale

81515812,00 variazioni delle rimanenze

286096,00

accantonamento per rischi

6915747,00 oneri diversi di gestione

3037513,00

TOTALE

302691124,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

4379060,00

immobilizzazioni materiali

8625945,00 TOTALE

13005005,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2003 + Capitale investito al 2002)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2003

Capitale investito al 2002

immob. Immateriali

42070545,00

immob. Immateriali

36716524,00

immob. Materiali

92253197,00

immob. Materiali

96134967,00

TOTALE 134323742,00

TOTALE 132851491,00

Capitale investito= (134323742 + 132851491)/2=

133587616,50 Remunerazione capitale=133587616,5 * 7%

9351133,16

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ALLEGATO 4 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2004

BILANCIO 2004

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

17967379,00

costi per servizi

175199184,00 costi per godimento di beni di terzi

4306984,00

costi del personale

74262961,00 variazioni delle rimanenze

75825,00

accantonamento per rischi

14547791,00 oneri diversi di gestione

2978362,00

TOTALE

289338486,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

5410665,00

immobilizzazioni materiali

8276616,00 TOTALE

13687281,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2004 + Capitale investito al 2003)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2004

Capitale investito al 2003

immob. Immateriali

47779212,00

immob. Immateriali

42070545,00

immob. Materiali

85166667,00

immob. Materiali

92253197,00

TOTALE 132945879,00

TOTALE 134323742,00

Capitale investito= (132945879 + 134323742)/2=

133634810,50 Remunerazione capitale=133634810,5 * 7%

9354436,74

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70

ALLEGATO 5 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2005

BILANCIO 2005

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

17508091,00

costi per servizi

185856425,00 costi per godimento di beni di terzi

3716010,00

costi del personale

73901930,00 variazioni delle rimanenze

1504404,00

accantonamento per rischi

19884773,00 oneri diversi di gestione

4559931,00

TOTALE

306931564,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

5792430,00

immobilizzazioni materiali

8099959,00 altre svalutazioni delle immobilizzazioni

36112,00

TOTALE

13928501,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2005 + Capitale investito al 2004)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2005

Capitale investito al 2004

immob. Immateriali

62265379,00

immob. Immateriali

47779212,00

immob. Materiali

86006287,00

immob. Materiali

85166667,00

TOTALE 148271666,00

TOTALE 132945879,00

Capitale investito= (148271666 + 132945879)/2=

140608772,50 Remunerazione capitale=140608772,5 * 7%

9842614,08

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ALLEGATO 6 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2006

BILANCIO 2006

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

18137723,00

costi per servizi

182706592,00 costi per godimento di beni di terzi

3936552,00

costi del personale

75863673,00 variazioni delle rimanenze

993089,00

accantonamento per rischi

17675914,00 oneri diversi di gestione

4373392,00

TOTALE

303686935,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

6806080,00

immobilizzazioni materiali

8140291,00 altre svalutazioni delle immobilizzazioni

86636,00

TOTALE

15033007,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2006 + Capitale investito al 2005)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2006

Capitale investito al 2005

immob. Immateriali

108688968,00

immob. Immateriali

62265379,00

immob. Materiali

87268981,00

immob. Materiali

86006287,00

TOTALE 195957949,00

TOTALE 148271666,00

Capitale investito= (195957949 + 148271666)/2=

172114807,50 Remunerazione capitale=172114807,5 * 7%

12048036,53

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ALLEGATO 7 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2007

BILANCIO 2007

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

21371091,00

costi per servizi

200930499,00 costi per godimento di beni di terzi

4366245,00

costi del personale

76285519,00 variazioni delle rimanenze

3427390,00

accantonamento per rischi

19647665,00 oneri diversi di gestione

4758032,00

TOTALE

330786441,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

8009001,00

immobilizzazioni materiali

8788892,00 altre svalutazioni delle immobilizzazioni

28164,00

TOTALE

16826057,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2007 + Capitale investito al 2006)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2007

Capitale investito al 2006

immob. Immateriali

170632677,00

immob. Immateriali

108688968,00

immob. Materiali

96021033,00

immob. Materiali

87268981,00

TOTALE 266653710,00

TOTALE 195957949,00

Capitale investito= (266653710 + 195957949)/2=

231305829,50 Remunerazione capitale=231305829,5 * 7%

16191408,07

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ALLEGATO 8 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2008

BILANCIO 2008

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

21488694,00

costi per servizi

213436142,00 costi per godimento di beni di terzi

5032172,00

costi del personale

74219622,00 variazioni delle rimanenze

1039792,00

accantonamento per rischi

13714378,00 oneri diversi di gestione

4345213,00

TOTALE

333276013,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

11676776,00

immobilizzazioni materiali

10406360,00 altre svalutazioni delle immobilizzazioni

31873,00

TOTALE

22115009,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2008 + Capitale investito al 2007)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito * 7%

Capitale investito al 2008

Capitale investito al 2007

immob. Immateriali

253186151,00

immob. Immateriali

170632677,00

immob. Materiali

153058050,00

immob. Materiali

96021033,00

TOTALE 406244201,00

TOTALE 266653710,00

Capitale investito= (406244201 + 266653710)/2=

336448955,50 Remunerazione capitale=336448955,5 * 7%

23551426,89

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ALLEGATO 9 Bilancio d’esercizio di AQP spa anno 2009

BILANCIO 2009

COSTI OPERATIVI

IMPORTO per materie prime, sussidiarie e di consumo

18949812,00

costi per servizi

212019014,00 costi per godimento di beni di terzi

5540510,00

costi del personale

74892550,00 variazioni delle rimanenze

6924,00

accantonamento per rischi

18762018,00 oneri diversi di gestione

3002975,00

TOTALE

333173803,00

AMMORTAMENTI

IMPORTO immobilizzazioni immateriali

16931422,00

immobilizzazioni materiali

13457099,00 altre svalutazioni delle immobilizzazioni

28458,00

TOTALE

30416979,00

REMUNERAZIONE CAPITALE

Capitale investito= (Capitale investito al 2009 + Capitale investito al 2008)/2 Remunerazione del capitale= Capitale investito *

7%

Capitale investito al 2009

Capitale investito al 2008

immob. Immateriali

322820899,00

immob. Immateriali

253186151,00

immob. Materiali

164607604,00

immob. Materiali

153058050,00

TOTALE 487428503,00

TOTALE 406244201,00

Capitale investito= (487428503 + 406244201)/2=

446836352,00 Remunerazione capitale= 446836352 * 7%

31278544,64

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