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La
Scapigliatura Le origini del movimento.
Fabio Gabetta
Le premesse parigine
In un’opera francese degli anni 1840 – 45
(Il testo di Murger Bohème o gli eroi della
miseria) troviamo una prima chiara
definizione di un movimento nuovo, che
stava nascendo a Parigi alla metà del XIX
secolo.
La bohème è la vera manifestazione
dell’arte, la nuova arte ed è possibile solo
a Parigi, secondo Murger
La bohème
Ci sono tantissimi di artisti di talento,
graffianti, capaci, che, per la loro miseria,
per la povertà non riescono a far
conoscere le loro opere.
Ecco la prima connotazione del
movimento bohèmien: movimento
artistico e letterario che si oppone alla
tradizione artistica del Romanticismo.
Oltre il perbenismo borghese Il Romanticismo era una forma di arte e di scrittura
della borghesia, ma la borghesia è perbenista: fa finta di condannare certi comportamenti, che invece vorrebbe proprio compiere.
La bohème ha capito questa cosa: i suoi esponenti sono figli di borghesi, ma non accettano i falsi valori della borghesia.
I valori della borghesia che i bohémien rifiutano sono:
1. Il facile guadagno, la ricchezza senza meriti. L’idea di una famiglia felice, dietro cui si celano tradimenti e uscite notturne «sensuali».
L’arte è come la guerra
L’arte è come la guerra: quando vince un
esercito, ricordiamo il generale, non il soldato.
Così, in arte, noi ricordiamo quelli che
sembrano dare una svolta, ma chi dà una
svolta è riuscito nell’impresa solo grazie allo
sforzo di chi è morto senza essere conosciuto.
Pittori, scultori, scrittori apparentemente
insignificanti muoiono nella misera bohème. A
loro va il nostro riscatto, perché i grandi nomi,
senza questi miseri disperati, non esisterebbe.
Ma questo riscatto come
avviene?
Ora è tempo che i bohémien escano fuori dai loro nascondigli: la miseria non deve essere motivo per nascondersi. Se sei intelligente, se sei brillante, non guadagnerai molto con l’arte (con l’arte e la scrittura non si vive, non si vive con e di filosofia), ma riesci comunque a campare, a vivere, magari di espedienti.
Ed ecco che il vivere di espedienti è un altro modo di essere bohémien, un altro modo che è, però, esattamente lo stesso: sconfiggere l’arte dei potenti, per permettere a ognuno di esprimere la propria sensibilità.
La Scapigliatura Nasce nel 1862 con l’opera di Cletto Arrighi, La
Scapigliatura e il 6 febbraio.
È un movimento milanese, che si diffonde anche a Torino e che non sarebbe comprensibile senza la bohème francese, senza Murger e senza Baudelaire.
Bisogna superare la concezione romantica dell’«arte per l’arte». Bisogna legarsi alla vita, vivere, mangiare grazie al proprio talento.
L’arte deve diventare forma di guadagno: bisogna rifiutare il perbenismo borghese che considera l’arte bella solo perché è arte.
L’arte è bella perché fa guadagnare, anche se poco. Il genio non va sprecato. Dietro ai grandi, ci sono tanti minori che vanno risuscitati. È esattamente lo stesso tema della bohème francese.
La novità del movimento
scapigliato
Gli Scapigliati ripudiarono la società nella quale vivevano, che appariva loro fondata su materialismo egoistico, negatore di ogni ideale, ma non seppero concretizzare le loro aspirazioni se non in una rivolta individuale esasperata. Di continuo oscillarono tra uno smarrimento (dovuto alla caduta dei valori risorgimentali) e l’incapacità di liberarsi pienamente del passato; fra gli ideali romantici e il sentimento scorato della loro ineluttabile fine.
I valori della borghesia e del
Romanticismo italiano
coincidevano con il Risorgimento Questo è il concetto fondamentale. Il
Risorgimento ha fallito, decisamente.
Volevamo l’Italia, ma dove sono gli Italiani?
Speravamo nella libertà, ma perché i Savoia non mantengono le promesse? Per esempio, perché non riformano i latifondi del Sud?
Basta, allora, Risorgimento. Rifugiamoci nel nostro dolore. La vita è una guerra, l’arte è una guerra, tutto è una sofferenza.
L’arte diventa consolatoria, ma con l’arte devo anche vivere, perché sono ambizioso.
I borghesi sono ricchi senza merito, noi viviamo con la nostra arte, guadagniamo, anche se siamo i figli della borghesia.
La Scapigliatura anticipa il verismo e anche il Decadentismo
Erotismo e Scapigliatura Non deve stupire l’interesse per alcuni
Scapigliati, come Boito, per la sensualità.
I borghesi fingono di essere felici nella propria casa, ma i postriboli sono molto diffusi a Milano, come altrove. Lo Scapigliato condanna il perbenismo borghese.
La trasgressione è un elemento bohémien e scapigliato davvero significativo.
Anche nel romanzo «Eva» di Verga troviamo questo tipo di allusioni, ma in un contesto che anticipa il verismo.