la settimana n. 18 del 11 maggio 2014

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 11 maggio 2014 n questo momento, in questo giorno penso alle Mamme, ma non vorrei isolarle dalle donne che hanno vocazione diversa; come non vorrei dimenticare le altre vocazioni della donna chiamata alla vita re- ligiosa, alla vita sociale, ecclesiale o ad altre situazioni. Parlare alle Mamme è dunque rivolgersi a tutte le donne, per aiutarle a comprendere la dignità e l’importanza della vocazione "donna" e del- la vocazione "Mamma". Infatti, su strade diverse ogni donna è anche Mamma, se realizza la sua femminilità in una forma di maternità: che è far sorgere da sé altre vite e a collaborare per farle crescere. Festa della Mamma 1979- Una Missione d’accoglienza I La risposta della città di Livorno all’emergenza profughi. L’intervista a Maria Antonietta Drago, responsabile del settore immigrazione della Caritas. Il 30 giugno per molti di loro scadrà il termine di permanenza. Un’emergenza che sta diventando quotidiana on si arresta il flusso di migranti, provenienti da paesi dell’Africa e del Medio Oriente che sbarcano sulle nostre coste per fuggire da disperate situazioni di guerra, povertà e persecuzione. Anche la nostra Caritas accoglie e assiste una settantina di profughi che sono stati destinati a Livorno. Chiediamo a MARIA ANTONIETTA DRAGO, operatrice Caritas, responsabile del settore immigrazione, in che modo l’ente sta facendo fronte a questa drammatica situazione di emergenza. Quanti sono i profughi che attualmente assistete? «Attualmente assistiamo 71 profughi giunti a Livorno in tre mandate: 37 rimasti dalla prima mandata seguiti dal Cesdi, 14 rimasti dalla seconda mandata seguiti dall’Arci e 20 nuovi arrivati a metà della scorsa settimana seguiti anch’essi dall’Arci. Sabato scorso, inoltre, sono arrivati altri 20 profughi. Si tratta per lo più di uomini, ma ci sono anche donne e tre minori che però hanno lasciato il territorio livornese con le loro famiglie quasi subito dopo il loro arrivo. Sono molto giovani, molti non arrivano ai 30 anni di età». Da che paesi provengono? «Questi profughi provengono da paesi come: il Mali, la Nigeria, il Senegal, il Gambia, l’Eritrea, la Siria, la Palestina e il Pakistan». Che tipo di aiuto e assistenza offrite? «Noi ci occupiamo soprattutto del cibo: vengono a pranzo alla mensa e prepariamo dei cestini per la cena, comportando tutto ciò un notevole aumento del lavoro in mensa, in attesa di nuove soluzioni, che sono in corso di valutazione, da parte di altre realtà del territorio. Quando arrivano a Livorno doniamo anche indumenti intimi per i primi giorni. Per il resto vengono seguiti da operatori e mediatori dell’Arci o del Cesdi». Dove alloggiano? «I profughi alloggiano in alberghi della città, divisi tra: hotel Ariston, hotel Città, hotel Imperiale e hotel Giappone. Questo tipo di sistemazione è dovuta ad una mancata soluzione alternativa, da parte del territorio, in strutture adeguate capaci di accogliere queste persone. Questo comporta un dispendio di risorse finanziarie stanziate dal Ministero a discapito di altri tipi di servizi e misure di accompagnamento, che potrebbero essere attuati per questi emigrati in materia di integrazione». Quale è l’iter di accoglienza di questi profughi? «Questi profughi sbarcati sulle coste della Sicilia, vengono smistati sul territorio italiano. La Prefettura ci comunica il loro arrivo ed una volta giunti a Livorno vengono accompagnati all’SVS che dà loro un primo soccorso e una prima accoglienza fornendo cibo, vestiti e facendo una prima visita medica. La Questura, inoltre, registra i loro dati. Per l’accoglienza, l’aiuto e l’assistenza, sia all’arrivo che successivamente, di queste persone sono coinvolte, oltre alla Caritas, anche altre associazioni come: Cesdi, Arci, SVS, Misericordia, Ordine di Malta, Croce Rossa, e anche realtà parrocchiali». Come va la convivenza a mensa di questi profughi con i vostri abituali ospiti? «La situazione è abbastanza tranquilla e sotto controllo e agli ospiti abituali abbiamo dovuto spiegare la situazione di emergenza in cui ci troviamo che giustifica anche il perché del cestino che i profughi portano via per la cena e che era stato motivo di discussione. A causa dell’aumento dei pasti da fornire è stato anticipato a mensa l’orario del pranzo per meglio gestire i due turni. Dalla 11,30 alle 12,30 è il turno dei nostri ospiti abituali e dalle 12,30 alle 13,15 è il turno dei profughi». Che ne sarà del futuro di queste persone? «È difficile dare una risposta. Per molti di essi il 30 giugno scadrà la convenzione che stipula la permanenza di queste persone nel nostro territorio. Qualcuno magari potrà partire per altri paesi europei, altri aspetteranno qui la risposta alla loro domanda di asilo politico. Purtroppo a causa del loro elevato numero non potranno rientrare nel progetto SPRAR (Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati ndr). Una cosa è certa, i centri di accoglienza sono ormai saturi e la situazione sta diventando sempre più insostenibile. È necessario più che mai che le istituzioni comunitarie e nazionali elaborino e mettano in pratica politiche atte a far fronte a questa drammatica situazione di emergenza che ormai tanto emergenza non lo è più visto che si tratta ormai di una realtà che ci coinvolge sempre più». Caterina Lo Russo N La Caritas si occupa soprattutto del cibo: pranzano alla mensa e ricevono dei cestini per la cena, comportando tutto ciò un notevole aumento del lavoro per i volontari di Torretta Nelle foto: a lato Maria Antonietta Drago, accanto i profughi in fila alla mensa, e sotto un’altra immagine della mensa con gli ospiti giunti dall’Africa IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi Emergenza PROFUGHI

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Page 1: La Settimana n. 18 del 11 maggio 2014

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

11 maggio 2014

n questo momento, in questo giorno penso alle Mamme, ma nonvorrei isolarle dalle donne che hanno vocazione diversa; come non

vorrei dimenticare le altre vocazioni della donna chiamata alla vita re-ligiosa, alla vita sociale, ecclesiale o ad altre situazioni.Parlare alle Mamme è dunque rivolgersi a tutte le donne, per aiutarle acomprendere la dignità e l’importanza della vocazione "donna" e del-la vocazione "Mamma".Infatti, su strade diverse ogni donna è anche Mamma, se realizza lasua femminilità in una forma di maternità: che è far sorgere da sé altrevite e a collaborare per farle crescere.

Festa della Mamma 1979- Una Missione d’accoglienza

I

La risposta della città di Livorno all’emergenzaprofughi.

L’intervista a Maria AntoniettaDrago, responsabile del settoreimmigrazione della Caritas.

Il 30 giugno per molti di loro scadrà il termine di permanenza.

Un’emergenza che stadiventando quotidiana

on si arresta il flusso dimigranti, provenienti da paesidell’Africa e del Medio Orienteche sbarcano sulle nostre coste

per fuggire da disperate situazioni diguerra, povertà e persecuzione. Anche lanostra Caritas accoglie e assiste unasettantina di profughi che sono statidestinati a Livorno. Chiediamo a MARIAANTONIETTA DRAGO, operatriceCaritas, responsabile del settoreimmigrazione, in che modo l’ente stafacendo fronte a questa drammaticasituazione di emergenza.

Quanti sono i profughi cheattualmente assistete?«Attualmente assistiamo 71 profughigiunti a Livorno in tre mandate: 37rimasti dalla prima mandata seguitidal Cesdi, 14 rimasti dalla secondamandata seguiti dall’Arci e 20 nuoviarrivati a metà della scorsa settimanaseguiti anch’essi dall’Arci. Sabatoscorso, inoltre, sono arrivati altri 20profughi. Si tratta per lo più di uomini,ma ci sono anche donne e tre minoriche però hanno lasciato il territoriolivornese con le loro famiglie quasisubito dopo il loro arrivo. Sono moltogiovani, molti non arrivano ai 30 annidi età».

Da che paesi provengono?«Questi profughi provengono da paesicome: il Mali, la Nigeria, il Senegal, ilGambia, l’Eritrea, la Siria, la Palestinae il Pakistan».

Che tipo di aiuto e assistenza offrite?«Noi ci occupiamo soprattutto delcibo: vengono a pranzo alla mensa eprepariamo dei cestini per la cena,comportando tutto ciò un notevoleaumento del lavoro in mensa, in attesadi nuove soluzioni, che sono in corsodi valutazione, da parte di altre realtàdel territorio. Quando arrivano aLivorno doniamo anche indumentiintimi per i primi giorni. Per il restovengono seguiti da operatori emediatori dell’Arci o del Cesdi».

Dove alloggiano?«I profughi alloggiano in alberghidella città, divisi tra: hotel Ariston,hotel Città, hotel Imperiale e hotelGiappone. Questo tipo disistemazione è dovuta ad una mancatasoluzione alternativa, da parte delterritorio, in strutture adeguate capacidi accogliere queste persone. Questocomporta un dispendio di risorse

finanziarie stanziate dal Ministero adiscapito di altri tipi di servizi e misuredi accompagnamento, che potrebberoessere attuati per questi emigrati inmateria di integrazione».

Quale è l’iter di accoglienza di questi

profughi?«Questi profughi sbarcati sulle costedella Sicilia, vengono smistati sulterritorio italiano. La Prefettura cicomunica il loro arrivo ed una voltagiunti a Livorno vengonoaccompagnati all’SVS che dà loro un

primo soccorso e unaprima accoglienzafornendo cibo, vestiti efacendo una prima visitamedica. La Questura,inoltre, registra i loro dati.

Per l’accoglienza, l’aiuto e l’assistenza,sia all’arrivo che successivamente, diqueste persone sono coinvolte, oltrealla Caritas, anche altre associazionicome: Cesdi, Arci, SVS, Misericordia,Ordine di Malta, Croce Rossa, e ancherealtà parrocchiali».

Come va la convivenza a mensa diquesti profughi con i vostri abitualiospiti?«La situazione è abbastanza tranquillae sotto controllo e agli ospiti abitualiabbiamo dovuto spiegare lasituazione di emergenza in cui citroviamo che giustifica anche il perchédel cestino che i profughi portano viaper la cena e che era stato motivo didiscussione. A causa dell’aumento deipasti da fornire è stato anticipato amensa l’orario del pranzo per megliogestire i due turni. Dalla 11,30 alle12,30 è il turno dei nostri ospitiabituali e dalle 12,30 alle 13,15 è ilturno dei profughi».

Che ne sarà del futuro di questepersone?«È difficile dare una risposta. Permolti di essi il 30 giugno scadrà laconvenzione che stipula lapermanenza di queste persone nelnostro territorio. Qualcuno magaripotrà partire per altri paesi europei,altri aspetteranno qui la risposta allaloro domanda di asilo politico.Purtroppo a causa del loro elevatonumero non potranno rientrare nelprogetto SPRAR (Il Sistema diprotezione per richiedenti asilo erifugiati ndr). Una cosa è certa, i centridi accoglienza sono ormai saturi e lasituazione sta diventando sempre piùinsostenibile. È necessario più chemai che le istituzioni comunitarie enazionali elaborino e mettano inpratica politiche atte a far fronte aquesta drammatica situazione diemergenza che ormai tantoemergenza non lo è più visto che sitratta ormai di una realtà che cicoinvolge sempre più».

Caterina Lo Russo

N La Caritassi occupa

soprattutto del cibo:

pranzano alla mensa e ricevono dei cestini

per la cena,comportando

tutto ciò unnotevole

aumento dellavoro per ivolontari di

Torretta

Nelle foto: alato MariaAntoniettaDrago,accanto iprofughi in filaalla mensa, esotto un’altraimmaginedella mensacon gli ospitigiuntidall’Africa

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

EmergenzaPROFUGHI

Page 2: La Settimana n. 18 del 11 maggio 2014

TOSCANA OGGI11 maggio 2014II LA SETTIMANA DI LIVORNO

icorrono i cento anni dallafondazione della Famiglia Paolina

voluta dal Beato don GiacomoAlberione, impegnata perl’evangelizzazione con i mezzi dicomunicazione sociale. Ricorrendoanche i 450 anni dalla proclamazionedella Maria Vergine delle Grazie qualeProtettrice di Livorno, la Famiglia havoluto festeggiare il doppio Giubileo aMontenero per ringraziare il Signoredegli abbondanti doni ricevuti emettere sotto la protezione di Maria, lamissione di evangelizzazione per cui èstata chiamata. La giornata ha avutomomenti di riflessione, preghiera econdivisione. Don Angelo Colacraibiblista di Roma, ha invitato ameditare sul compito paolino dievangelizzare in questo nuovo secolo,alla luce della Lettera Apostolica diPapa Francesco Evangelii gaudium, ilquale trattando il tema dellamissionarietà invita la Chiesa ad essereaperta, e a non vivere nei recinti. Iltempio del Signore è tutta la terra.Pertanto dobbiamo un po’ cominciaread avere altri rapporti. La missione si faa partire dalla Parola di Dio, il Vangelo,e fa riferimento a Paolo quale apostoloper eccellenza. Noi ci siamo dati delleregole, ma fare apostolato non vuoldire fare dottrina, spiritualità.Dobbiamo interrogarci su comedobbiamo evangelizzare ossia proporrela Parola di Dio. San Paolo al Cap 15della Prima Lettera ai Corinti usa 4verbi e dice che Gesù è morto per inostri peccati, che poi è stato sepolto eche il terzo giorno è risorto secondo leScritture. Non siamo dunque araccontare una dottrina, ma unapersona che è Via, Verità e Vita. Gesùrisorto è Dio. Gesù è stato condannatoperché ha detto che Dio è suo Padre enoi abbiamo bisogno di Lui che ci

rivela il Padre. L’ ultimo verbo èapparire. Gesù che prima è apparso allaMaddalena, poi agli apostoli, poi aicinquecento è infine apparso a Paolo(che si autodefinisce un aborto) perchévuole che noi siamo salvi . Siamo noipaolini come Paolo? Crediamo in GesùCristo? Gesù non cambia: è lo stessoieri, oggi, sempre. Alberione ha volutouna famiglia perché nella diversità deicarismi ci sia l’unità per lo scopo dievangelizzare nella quale progredirefavorendo le buone iniziative espingendo il progresso. Il Papa è pernoi un segno di profezia perché laChiesa deve essere un ospedale dacampo. Dobbiamo incontrare quantepiù persone possibile e lottare contro ipoteri forti del mondo con la violenzatenera dell’agnello. Il discernimento sirealizza con la chiarezza che derivadalla conoscenza e non bisogna maifuggire dalle decisioni anche se sisbaglia. La parola di Dio è sempre piùgrande dell’istituzione. Infinedobbiamo come Paolo essere difrontiera per trovarci di fronte all’umanità. Siamo responsabili degli altrinon di noi stessi, noi siamocollaboratori di Dio, pronti alla suachiamata e per prestarci a fare la suavolontà.La Messa di ringraziamento è statapresieduta da mons. Gastone Simonivescovo emerito di Prato, nella quale LaFamiglia ha rinnovato la fede nelSignore Gesù e ha chiestol’intercessione di Maria perché inquesto impegno apostolico Cristo siafatto conoscere al mondo e perché lerealtà siano meno umane e piùcristiane.L’appuntamento per celebrare inDiocesi la Famiglia Paolina Livornese èper la festa di Pentecoste con l’iniziativa“Cento Piazze”.

Mo.C.

R

La famiglia paolinain festa a Montenero

100 anni di storia

■ PERCORSI DI LUCE le testimonianze di don Gino, Chiara, Rosy e Massimo

Fino a poco tempo fa la questione del divorzio era un tema piuttosto spinoso, spesso messo «da parte» e condannato, non tanto forse perché ritenuto peccaminoso, quanto perché argomento di difficile approccio.Chi sceglie di sposarsi, lo fa per costruire una famiglia, per creare una delle forme più pure di dono di amoreche possano esistere, anche se non l’unica. Quando questo viene a mancare, ecco che sia uomini che donne si trovano a dover fare i conti, non soltanto a livello materiale, ma soprattutto a livello personale e spirituale,con una debacle familiare che non avevano previsto.È necessario essere dei bravi equilibristi per cercare di camminare insieme e per fare questo l’Ufficio di pastorale familiare della Diocesi di Livorno, già dallo scorso anno ha proposto dei “Percorsi di luce” per separati, divorziati e risposati, per guidare, sostenere e dare nuova speranza a chi, dopo un fallimento matrimoniale l’ha perduta

Le famiglie spezzate hanno sempreuna missione da compiere

l papa e la Chiesa visostengono nella vostrafatica. Vi incoraggio arimanere uniti alle vostre

comunità” (papa Benedetto,Incontro mondiale dellefamiglie, giugno 2012). Parolestimolanti che hanno indicatoanche ai dubbiosi e ai tiepidiquanto sia importante allargare ilcuore delle nostre comunità eavviare iniziative concrete afavore delle persone che portanosulla propria pelle le ferite delfallimento matrimoniale. In Italia ogni anno ci sono oltretrecentomila persone che, traseparazioni e divorzi,sperimentano quanto sia pesanteaccettare le conseguenze di unprogetto di vita costruito conimpegno e sacrificio che siinfrange e trascina in un vorticedi sofferenza.E’ il desiderio del nostro "essereChiesa vicina a chi ha il cuoreferito", lo stimolo che hadeterminato a livello diocesanol’organizzazione di "percorsi diluce", che quest’anno sonoconfluiti nella nostra parrocchia.Ci sono tenebre che sembranoimpenetrabili , ma c’è una luceche illumina ogni angolorecondito della nostra vita, Dio,

I“camminare con Lui econ i fratelli alleggeriscela fatica dei passistanchi. Sono incontri mensili dispiritualità, guidati dadue coppie con unsacerdote doveattraverso un clima digrande familiarità esemplicità si riflette, ci siconfronta e si prega. E’un’occasione dicondivisione e didialogo per fare luce sulproprio vissuto,riscaldare il cuore, vivere conaccoglienza e vicinanza lepersonali esperienze. Si svolgononella cappella della cripta alleore 21.00, i prossimi incontrispirituali (3 febbraio, 3 marzo, 7aprile, 5 maggio, giornataconclusiva in giugno), l’incontrocon la psicologa (17 marzo). E’un’esperienza interessante per icontenuti che offre ecommovente per i sentimentiche sollecita. Può esser utile un chiarimento dilinguaggio distinguendo trasituazioni difficili (fedelibattezzati separati, fedelibattezzati divorziati nonrisposati e non conviventi) e

situazioni irregolari (conviventi,divorziati risposati, sposati solocivilmente). In questi incontri si matura laconvinzione che la famiglia è ilgrande mistero di Dio e l’amoredell’uomo e della donna è ilgrande archetipo dell’amore pereccellenza quello di Dio. Ognifamiglia è grazia di Dio, anche sepuò essere un laboratorio diferite. Come accogliere un uomo e unadonna feriti e fare con loro uncammino? E’ necessario usciredalla sterile dialetticadell’ammissione o meno aisacramenti, ma considerare laseparazione un evento di Chiesa,

compiere un camminodi grazia che non è solofare la comunione, mavivere una vita ispirataalla Parola di Dio,accompagnata dallapreghiera e dallo SpiritoSanto, partecipare confede all’Eucaristia con lacomunione spirituale.Sono fili che intessono,sempre, ovunque ecomunque, il nostroessere figli di Dio. Le famiglie spezzatehanno sempre una

missione da compiere. NellaChiesa siamo tutti "irregolari",essa non ha ricette, è casa efamiglia per tutti. Non importaquali siano gli amori che hannonutrito la nostra vita, Gesù si facarico di trasformarli, come quelgiorno a Cana. E alloracomprendiamo che il percorso ècon tutta la comunità cristiana,coppie in situazione "regolare" e"irregolare", nessuno è fuoridalla Chiesa, anche se non èpossibile talvolta una vitasacramentale, è sempre possibileuna vita di fede. Varchiamoquesta soglia anche se abbiamoil cuore ferito.

don Gino Berto

QUANTE STORIE INTORNO A NOI....

iamo sposati da 17 anni con due figli di16 e 13 anni e accompagniamo il gruppo

di Percorsi di Luce dalla sua origine, cioèdall’ autunno 2012, insieme agli amiciAntonio e Rita, responsabili del gruppodella pastorale familiare della Diocesi.Siamo molto felici di aver visto il gruppocrescere e felici di sentire la vicinanza dialcuni sacerdoti che ci incoraggiano e ciaiutano ad andare avanti.Cosa ci ha spinto a farlo?Facendo un passetto indietro circa 5 annifa abbiamo scoperto il bello di far parte diquesto gruppo, che ci permette diconoscere molte persone che si dedicanocon passione, di avere formazione, dilavorare in rete, ci arricchisce, ci fa sentireparte di un Tutto che sono le altre famigliedella nostra città, e che è la nostra Diocesi.Tutto questo anche con l’aiuto dellapreghiera insieme.Questa piccola maturazione è statapreceduta da alcune esperienze spiritualiiniziato dai primi tempi dopo il nostro

matrimonio e con l’arrivo dei figli.Abbiamo maturato i valori della famiglia(e certamente anche della nostra!), lebellezze da scoprire, da curare conattenzione, quanto il matrimonio possarappresentare il grande sogno d’Amore,una tensione verso la felicità quotidiana,un obiettivo che un po’ tutti cerchiamo diraggiungere.Ma … può capitare di dover fare i conti conle nostre fragilità o con minacce esterneche possiamo incontrare sulla strada, epurtroppo questa storia infinita a volte perqualcuno può finire. Quante storie intorno a noi...Le persone che attraversano questimomenti difficili spesso vivono sentimentied emozioni molto dolorose verso sestessi, verso i figli, anche verso il Signore...in special modo quando il sogno è iniziatocon un sacramento e nella fede. Ledomande si amplificano e pesano di piu’. Non ci sentiamo di stare a guardare, tantomeno a giudicare.

Noi crediamo che la famiglia è semprefamiglia, anche se ferita, e dobbiamocamminare insieme, fianco a fianco, anchecon piu’ dubbi che certezze. Non abbiamoricette magiche, ma siamo mossi da unaspinta verso una direzione. Cerchiamo diorientare il nostro sguardo verso la Luce,che è il nostro Maestro Gesu’, con lapreghiera ci si unisce, ci si rafforza al di làdelle situazioni personali. Cerchiamo chela Luce diventi la protagonista della nostravita, in qualsiasi situazione ci troviamo,oltre le differenze. Cerchiamo di guardarealle leggi di Amore portate dal nostroSignore, e di disincagliarsi da regole onorme che immobilizzano il nostroSpirito. Le persone che purtroppo hannopassato esperienze così forti sono, per noi,molto preziose per gli altri e per la chiesaintera. Riescono, con le loro fragilità etenerezze, a farci sentire ancora più amatida Gesù che non abbandona nessunospecialmente quando siamo in difficoltà.

Rosy e Massimo

SRicchezze e fragilità quotidiana in tutte le famiglie

Restare da soli a crescere i figliari amici Mi chiamo Chiara, ho cinquant’anni, sono madre di due ragazze

rispettivamente di venti e ventidue anni, faccio l’insegnante e sono divorziata.Sono stata sposata solo per sette anni e la separazione è sopraggiunta ungiorno, dopo un periodo relativamente lungo fatto di silenzi, rimproveri,parole cattive e altro. A distanza di tempo, posso affermare che la separazionefu una liberazione, finalmente se ne era andato! Ma lì per lì trovarsi sola condue bambine da crescere era veramente dura: riorganizzare l’esistenza neiparticolari quotidiani, le scelte per le figlie, gestire una famiglia. Non potevonemmeno permettermi di deprimermi, dovevo stare "in piedi" per le bimbe.Ci furono delle persone che mi aiutarono, che mi stettero vicine in modoprovvidenziale alle quali sono tuttora molto grata, ma la strada da percorrereera proprio in salita e c’erano dei momenti così bui e così tristi, soprattuttoquando le bimbe restavano con il loro babbo, che non mi facevano scorgereun barlume di luce, convinta oltretutto che sarebbe stato impossibilericostruirsi.Sono pur sempre andata avanti; quando le bimbe ebbero l’età giusta, leiscrissi nel gruppo scout e questo mi permise di inserirmi come genitore inuna piccola comunità cristiana, mi piaceva molto vivere indirettamentel’esperienza scout e relazionarmi con altri.La mia vita spirituale era andata a singhiozzo: il divorzio fu un elemento dicontraddizione rispetto a ciò per cui avevo sempre creduto, la preghiera e i

momenti di crescita spirituale risalivano ormai al passato, ma le attività congli scout mi diedero l’opportunità di riavvicinarmi alla Chiesa e alla preghieragrazie alla presenza del gruppo di riferimento. Anche quando raggiunti i sedicianni le mie bimbe lasciarono l’associazione e le attività in parrocchia a questaconnesse,cercai di non inaridirmi come era avvenuto in passato, ma mi tennistretta la fede così riconquistata cercando di alimentarla con la preghiera.Pianino pianino, ho trovato la pace con me stessa e un certo equilibrio, hopreso un cane perché mi tenesse compagnia e ho guardato avanti conserenità, fino a che ho incontrato un uomo di cui mi sono fidata e quindiinnamorata, con cui ho pensato che non fosse ancora troppo tardi, ma cheavrei potuto nuovamente costruire qualcosa. Ormai sono quasi nove anni chestiamo insieme, insieme abbiamo affrontato e condiviso problemi epreoccupazioni che la vita ci ha posto dinanzi.Ho ancora tante spine nel cuore, quella del divorzio, quella del fallimentofamiliare che potevo prevedere, quella di non aver dato una famiglia regolarealle mie bimbe che fornisse loro sicurezza, quella del "avrei dovuto fardiversamente", "non ho fatto abbastanza" e così via.Tante spine nel cuore checon l’aiuto del buon Dio imparo ad accettare, a conviverci e a provare acambiare. Qui entrate in gioco voi, amici dei Percorsi di luce che mi fatesentire accolta, che come me avete dovuto affrontare difficoltà nel percorsodella vita. Grazie perché preghiamo insieme, grazie perché insieme ciaffidiamo al Padre.

Un grazie di cuore a tutti voi e un abbraccio fraterno Chiara

C

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI11 maggio 2014 III

COME CAMBIAl’universo della scuola

Ci vuole un impegnoquotidiano serio ed appassionato

DI CHIARA DOMENICI

a scuola di oggi non èquella di una volta. Suquesto non ci sonodubbi. La tecnologia, i

rapporti interpersonali,l’approccio allo studio, lematerie, i contesti collaterali,tutto è cambiato.Abbiamo chiesto ad uninsegnante di Livorno disintetizzare questicambiamenti e di aiutarci acapire come occorra"muoversi" per non restareindietro e rimanere vittime digiudizi preconfezionati suquesto universo.

Riesce a sintetizzare in pocherighe i cambiamenti più fortiche ha subito la scuolanell’ultimo decennio?«Un primo cambiamentosostanziale è stato l’ingresso dinuovi programmi non piùbasati sulle conoscenze e sulleabilità ma anche sullecompetenze, cioè suquell’insieme di strumenti cheservono a risolvere problemiin situazione. Che poi questosia stato recepito nel modo difare didattica è ancora tutto davedere. Un secondocambiamento sono state letecnologie e l’ingresso in classedi una nuova generazione distudenti che apprendono inmodo diverso perché abituati ainteragire nitidamente con inuovi media».

Per quello che concerne irapporti interpersonali allievi-genitori-insegnanti si parla dicultura dell’ipergarantismo edi perdita di autorevolezza daparte dei docenti. E’ davverocosì? Dappertutto? In chemaniera si può ovviaresecondo lei a questaproblematica?«Secondo meoggi andrebbero rivisti idecreti delegati che a suotempo furono un passo avantinella partecipazione deigenitori alla vita della scuola,ma che oggi forse sonosuperati. Specialmente allascuola primaria l’intrusione,passatemi la parola, deigenitori nella vita della scuolaspesso eccessiva. Io credo cheladdove i docenti instauranoun buon rapporto con igenitori, nel rispetto dei ruoli,con l’appoggio di un dirigenteche a fianco dei suoiinsegnanti, questi problemi siattenuano molto e la scuoladiventa un luogo di dialogo ecollaborazione».

Stato e scuola. Tagli, riforme,ingerenze. Lo Stato a voltesembra cieco davanti alle vereesigenze della scuola. E’veramente così?

L«Lo Stato deva far quadrare iconti, sembra che la prioritàoggi sia solo la questioneeconomica. La scuola inveceha bisogno anche di unaprogettualità che guardi alfuturo e su questo lo Stato e ilMinistero della pubblicaistruzione latitano. Bastipensare a tutto il sistema divalutazione sia della scuolache del corpo insegnante. Nelprimo caso rimane ad oggi unsistema basato sulleprestazioni dei ragazzi nonconsiderando l’ambienteumano e sociale diprovenienza. Nel secondo casol’anno di prova solo unaformalità; docenti nonpreparati, specialmente alivello relazionale vengonoimmessi in ruolo con grandiproblemi poi per la scuola cheli accoglie. Su questo anche isindacati hanno le lororesponsabilità. Il docente

dovrebbe essere valutato piùattentamente in entrata, maanche in itinere con unriconoscimento maggiore se laprofessionalità cresce e siaggiorna».

I ragazzi sembrano più fragili,magari hanno delle famigliedivise alle spalle. I professorisono chiamati ad essere nonsolo docenti, ma anche un po’psicologi e spesso ad esserevicini a loro anche fuori dalle

ore di lezione. E’ difficile fareil professore oggi? «Sicuramente la crisi dellafamiglia è andata ad aggravarela situazione delle scuoleitaliane. Ragazzi di tutte le etàsenza padri e senza madrispesso fanno fatica anche ariconoscere il ruolo degliadulti, perché intorno a loronon hanno mai avuto personeautorevoli di riferimento. Perquanto mi riguarda noto chenegli ultimi anni ci sono staticasi di ragazzi che nonriescono ad entrare in classe acausa degli attacchi di panico.In passato non mi era maisuccesso. Ci vuole moltapazienza, passione,

preparazione, per fare ildocente nella scuola di oggi.Caratteristiche che non tuttipurtroppo hanno».

Anche i social network sonoentrati nella scuola. Qualisono gli aspetti positivi equelli negativi di questoingresso?«L’aspetto positivosicuramente la socialità, lapossibilità di interagire fracoetanei e con i docenti in

qualche caso. I social networksono anche una fonte diinformazione e non solo didisinformazione. Laddoveperò i ragazzi non sonoeducati ad un uso corretto, e lascuola al momento èimpreparata a farlo, si creanoepisodi di cyberbullismo, diviolenza verbale digitale chepossono portare anche atragiche conseguenze. Ma larete la vita, prima certe coseavvenivano nella vita reale,oggi nella piazza virtuale, masono sempre le stessedinamiche».

A scuola si parla di gender.Spesso in modo non esplicito,diffondendo pubblicazioni oaltro sul tema. Questoannullamento delle differenzetra maschi e femmine utilesecondo lei diffonderlo tra iragazzi? Può servire davveroad evitare atteggiamenti comeil bullismo, ecc o forse è soloun pretesto?«Sicuramente un’educazionealla diversità è doverosa, ancheperché il "diverso" a scuola èancora preso di mira daicompagni, con grossesofferenze che possono portareanche al suicidio. Su questonon si può non intervenire.Penso che nel tentativo diintrodurre l’ideologia delgender nella scuola ci sia ildesiderio di non vedere piùdiscriminazioni di questo tipo,che poi gli strumenti nonsiano proprio quelli adatti èun altro discorso».

Il 10 maggio il mondo dellascuola, cattolico e non, è statoinvitato dal Papa a ritrovarsi aRoma. Secondo lei siamo aduna svolta? Cosa puòcambiare? Cosa dovrebbecambiare?«A mio avviso sarà un belmomento per ritrovarsiintorno a Papa Francesco edascoltare da lui parole diconforto e di speranza, noncredo però che questi eventi dimassa siano risolutivi deiproblemi della scuola cattolicae non. Ci sono tante questioniaperte che si possonoaffrontare solo con unimpegno quotidiano, serio edappassionato da parte di tutti,docenti, politici, vescovi. Bastipensare all’ora di religione checosì come è impostata oggiporterà tra non molto ad uncalo drastico degli avvalentesi.Già ci sono i primi segniproprio in toscana».

Un insegnante di Livornorisponde ad alcune domande suigrandi cambiamenti che la scuolaha vissuto nell’ultimo decennio

a Chiesa italiana, con la scuola, in-contra il Papa il 10 maggio. Il grande

evento si inserisce nel cammino del de-cennio pastorale in corso: "Educare allavita buona del Vangelo". Tappa fonda-mentale che ha coinvolto tutte le realtàdiocesane è stato il laboratorio nazio-nale "la Chiesa per la scuola" (3-4 mag-gio 2013). Da qui sono scaturite una se-rie di iniziative per animare il territorio,incontrare le autorità scolastiche, sensi-bilizzare la pastorale parrocchiale perrenderla più attenta al servizio allaScuola, investire in un patto di corre-sponsabilità territoriale in cui tutte leagenzie formative ed informative di unterritorio (la città, il quartiere) concor-rono alla educazione integrale dei pic-coli e dei giovani. In molti partiranno da Livorno al se-

guito del Vescovo Simone: docenti e di-rigenti, alunni e famiglie, tecnici e ope-ratori scolastici, educatori, catechisti,animatori. Altri sono già andati ad in-contrare Papa Francesco e altri ancorahanno già programmato di andare adascoltarlo in piazza S. Pietro. Si può bendire che il mondo dell’educazione è sta-to risvegliato da un torpore pericoloso:l’entusiasmo, l’energia e la progettualitàdel Santo Padre sono provvidenziali.Monsignor Galantino, segretario dellaCEI, sottolinea bene lo spirito dell’ini-ziativa: "Non c’è testimone miglioreper assicurare a tutti che la Chiesa inten-de promuovere la scuola per il bene ditutti, a favore di ciascuno. Il Ponteficeavrà sicuramente qualcosa di bello dadire. La scuola deve recuperare il suoruolo fondamentale: non deve dare ri-sposte ma mettere in mano agli studen-ti gli strumenti critici per stare in modoconsapevole in questo mondo. Siamotutti consapevoli della crisi economicache non risparmia neanche i beni di pri-ma necessità", ha affermato monsignorGalantino. Tra questi, però, "la scuolava difesa e promossa a costo di qualsiasisacrificio perché ne va della salute pub-blica e della stessa democrazia".

Il 10 maggio non sarà quindi un gior-no in cui le problematiche economi-che e sindacali della scuola avranno lameglio; sarà un giorno di festa pertutta la scuola. Quella pubblica statalee quella pubblica paritaria con tutte lecomponenti istituzionali, associative edella formazione professionale. Sarà unconvenire per ascoltare la parola del Pa-pa, per richiamare l’attenzione del Pae-se sull’importanza della scuola nella so-cietà e per sollecitare una pronta rispo-sta all’emergenza educativa che si am-plifica sempre più.Per chi non potrà andare a Roma, l’uffi-cio scuola irc diocesano con l’Aimc (As-sociazione Maestri Cattolici) e C.L. haorganizzato una visione in diretta del-l’evento a porte aperte. Per condividerela festa, per fare festa insieme, per riflet-tere ancora sul senso dell’ educazioneintegrale. "Educare - dice il Papa - è unatto d’amore, è dare vita. E l’amore è esi-gente, chiede di impegnare le miglioririsorse, di risvegliare la passione e met-tersi in cammino con pazienza insiemeai giovani".Competenza e umanità costituiscono ilfondamento della scuola, intesa comeluogo e comunità di crescita e di forma-zione. Virare verso un nuovo umanesi-mo, sarà sempre più un fattore indi-spensabile nell’educazione dei giovani.Certamente Papa Francesco nell’incon-tro plenario della scuola italiana ripro-porrà il valore del dialogo e dell’intera-zione con la cultura contemporanea, lapreparazione dei formatori e solleciteràle istituzioni educative cattoliche a nonisolarsi dal mondo, ma che sappianodialogare e interagire con la società nel-la ricerca del bene comune. Difatti, se è vero che l’azione educativa ètanto più efficace, quando si lavora inrete, anche tra le scuole statali e paritarieoccorrerebbe instaurare un rapporto dicooperazione e di sinergia, nel comuneintento di conseguire livelli di qualità edi eccellenza del sistema scolastico. Lachiamata generale della Chiesa allaScuola e l’incontro con Papa Francescoci rimandano ad un semplice pensiero:quanto riguarda la scuola non sono sin-goli capitoli, disuniti e frammentati maambiti collegati e interconnessi che po-tranno crescere e svilupparsi solo se liaffronteremo in rete con un progettoeducativo unico, creativo, carismatico.

E.Talà, dir ufficio scuola-irc

L

SABATO 10 MAGGIOda Papa Francesco

LA FESTADELLA SCUOLA

10 MaggioIl mondodella scuolaa Roma

La crisi della famiglia è andataad aggravare la situazione delle scuoleitaliane. Ragazzi di tutte le età senza

padri e senza madri spesso fanno faticaanche a riconoscere il ruolo degli adulti,perché intorno a loro non hanno mai

avuto persone autorevoli di riferimento

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI11 maggio 2014IV

VENERDÌ 9 MAGGIONella mattina, udienze clero in vescova-do10.30 incontro con l’ufficio catechisticoregionale in vescovado

SABATO 10 MAGGIOPellegrinaggio diocesano a Roma da Pa-pa Francesco

DOMENICA 11 MAGGIO10.30 S. Messa e Cresime alla chiesa diS. Giovanni Bosco a Coteto17.30 S. Messa e Cresime alla chiesa diS. Teresa a Rosignano Solvay

LUNEDÌ 12 MAGGIOIl Vescovo è a Piacenza per impegni pa-storali

MARTEDÌ 13 MAGGIONella mattina, udienze clero in vescova-do16.00 incontro dal titolo "Welfare di co-munità" alle Sorgenti di Carità in ViaDonnini21.00 S. Messa e processione marianaper la festa patronale alla parrocchia diN.S. di Fatima a Corea

GIOVEDÌ 14 MAGGIOIl Vescovo partecipa al Cenacolo dellaregione Toscana del Movimento sacer-dotale mariano al Santuario di Monte-nero

GIOVEDÌ 15 MAGGIO9.30 ritiro del clero alla parrocchia di S.Pio X16.00 S. Messa per la giornata diocesanadel malato al Santuario di Montenero18.00 S. Messa per le reliquie di S. Gine-sio e a seguire presentazione degli studisul Santo, alla chiesa di S. M. del Soc-corso

VENERDÌ 16 MAGGIONella mattina, udienze laici in vescova-do18.00 S. Messa e processione in occasio-ne della festa di S. Giovanni Nepomu-ceno alla chiesa di S. Caterina

SABATO 17 MAGGIO8.00 pellegrinaggio mensile diocesanoal Santuario di Montenero, a seguire S.Messa11.00 alla chiesa della Madonna, S.Messa con il cardinale Martino15.30 ai campi sportivi dell’AccademiaNavale, camminata con i diversamenteabili18.00 Festa dei giovani " Con tutto l’a-more che ho"alla parrocchia del Soccor-so

DOMENICA 18 MAGGIO11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S.Giuseppe17.30 S. Messa, cresime e inaugurazio-ne dei nuovi locali parrocchiali allachiesa di S. Leopoldo a Vada

Agenda del VESCOVO

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Czaczkowska E. - Suor Faustina Kowalska, biografiadi una santa- Ed. San Paolo, pp.476, euro 29,50

Faustina Kowalska, la santa del Gesù Misericordioso,venne accusata di isteria e di avere troppa fantasia. Permolto tempo nessuno credette che quella ragazzasemplice e priva di istruzione fosse stata scelta da Gesùcome segretaria della Divina Misericordia. Nelle suevisione mistiche vide sia l’inferno sia la suacanonizzazione. Quando sperimentava la notte oscura,sentiva che Dio l’aveva abbandonata, che era rimastadel tutto sola. Quando vedeva Gesù, parlava con Lui:"Preparerai il mondo per la mia venuta definitiva", ledisse. Come poter realizzare questo? La Chiesa permolto tempo non è riuscita ad apprezzare l’importanzadel suo messaggio. Il culto della Divina Misericordia si èdiffuso tuttavia nel mondo intero, così come volevaGesù. Questa biografia, unica nel suo genere, dellagrande santa polacca è il risultato della passione digiornalista e storica polacca; essa rivela con cura, fattied episodi della vita di suor Faustina e ci mostra condovizia di particolari, i misteri dello sviluppo del cultodella Divina Misericordia.

10 MAGGIOOre 18,30 Chiesa di S. Giulia. Apertura dei festeggia-menti per Santa Giulia con concerto delle corali "Do-menico Savio" , diretta dal Maestro Paolo Rossi, e del-la corale " Santa Felicita" , di Lucca, diretta dal MaestroSilvano Pieruccini

10-18 MAGGIONel segno della Santità: Esposizione reliquie Santo Pa-pa Giovanni Paolo II presso il Santuario di Montenero

15 MAGGIO Vicini a chi soffre. Ore 16.00 Santuario di MonteneroGiornata del malato. Celebrazione eucaristica presie-duta dal Vescovo.

16 MAGGIO Ore 18.00 Chiesa S. Caterina – Celebrazione Eucaristi-ca in onore di San Giovanni Nepomuceno. ore 18,45Processione fino alla Chiesa della Madonna con bene-dizione della statua del Santosul ponte di Via della Madonna. Ore 19,15 Concerto della Co-rale Mascagni – Promotore As-sociazione Accademia degli Av-valorati

17 MAGGIOPellegrinaggio mensile a Mon-tenero con il Vescovo. Ore 8,10Ritrovo in piazza delle Carrozze Ore 18,00 piazza Magenta Fe-sta Famiglia e Giovani a curaFondazione Caritas con Con-certo e S. Messa alle 23.30

18 MAGGIOOre 9.00 Campo Scuola. Garadi Atletica 1.a Edizione dellaFarneti Games – mini olimpiade in pista per ragazzida 4 agli 11 anni in occasione del Corriprimavera La-viosa corsa podisticaNel pomeriggio Corsa Ciclistica 3° Trofeo Mario Bet-tarini

20 MAGGIOOre 21,00 Chiesa della Madonna Concerto promossodall’Ordine di Malta21 MAGGIOLa festa in onore della Patrona. Ore 18,30 Celebrazio-ne vigiliare nella chiesa di S. Giulia.Ore 21,30 arrivo reliquie piazza S. Iacopo in Acquavi-va, accoglienza da parte della Livornina e della banda,saluto del Sindaco, preghiera del Palio, benedizionedi mons. Vescovo alla città e al cencio del Palio, con-clusione nella pieve di S.IacopoOre 23,00 spettacolo pirotecnico

22 MAGGIO Ore 17,30 Solenne Celebrazione In Cattedrale Presie-duta da mons. Vescovo.Ore 18.45 tradizionale processione attraverso le viecittadine con la partecipazione della Livornina Ore 21,00 Fortezza Nuova- Piazza della Repubblica –Coppa S. Giulia – Gara remiera a inseguimento

24 MAGGIOOre 15,30 Pellegrinaggio dei ragazzi a MonteneroOre 21.00 Processione Madonnina nel quartiere diCoteto

28 MAGGIOGiornata Cittadina per la Pace, promossa dalla Comu-nità di Sant’Egidio nel giorno anniversario dei bom-bardamenti che colpirono la città durante la secondaguerra mondialeDURANTE LA SETTIMANA DI SANTA GIULIA AT-TRAZZIONI PER BAMBINI PIAZZA XX Settembre

LE INIZIATIVEin programma

LA FESTA DI SANTA GIULIA

Diocesiinforma

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI11 maggio 2014 V

Evitiamo di esserecristiani pipistrelli!

LE OMELIE DI PAPA FRANCESCO.........

CASA

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Il Papa: evitiamo di essere “cristianipipistrelli” impauritidalla luce della gioiaCi sono cristiani che hannopaura della gioia dellaRisurrezione che Gesù ci vuoledonare e la loro vita sembraun funerale, ma il Signorerisorto è sempre con noi.Il Vangelo proposto dallaliturgia del giorno raccontal’apparizione di Cristo risortoai discepoli. Al saluto di pacedel Signore i discepoli, invecedi gioire – afferma il Papanell’omelia - restano“sconvolti e pieni di paura”,pensando “di vedere unfantasma”. Gesù cerca di farcapire loro che è realtà quelloche vedono, li invita a toccareil suo corpo, si fa dare damangiare. Li vuole condurrealla “gioia della Risurrezione,la gioia della sua presenza fradi loro”. Ma i discepoli –osserva il Papa – “per la gioianon credevano, non potevanocredere, perché avevano pauradella gioia”:

“E’ una malattia dei cristianiquesta. Abbiamo paura dellagioia. E’ meglio pensare: ‘Sì, sì,Dio esiste, ma è là; Gesù èrisorto, è là’. Un po’ didistanza. Abbiamo paura dellavicinanza di Gesù, perchéquesto ci dà gioia. E così sispiegano tanti cristiani difunerale, no? Che la loro vitasembra un funerale continuo.Preferiscono la tristezza e nonla gioia. Si muovono meglionon nella luce della gioia, manelle ombre, come queglianimali che soltanto riesconoad uscire nella notte, ma allaluce del giorno no, nonvedono niente. Come ipipistrelli. E con un po’ disenso dell’umorismopossiamo dire che ci sonocristiani pipistrelli chepreferiscono le ombre alla lucedella presenza del Signore”.

Ma “Gesù, con la suaRisurrezione – ha proseguito ilPapa - ci dà la gioia: la gioia diessere cristiani; la gioia diseguirlo da vicino; la gioia diandare sulla strada delleBeatitudini, la gioia di esserecon Lui”:

“E noi, tante volte, o siamosconvolti, quando ci vienequesta gioia, o pieni di paurao crediamo di vedere unfantasma o pensiamo cheGesù è un modo di agire: ‘Manoi siamo cristiani edobbiamo fare così’. Ma dov’èGesù? ‘No, Gesù è in Cielo’. Tuparli con Gesù? Tu dici a Gesù:‘Io credo che Tu vivi, che Tu seirisorto, che Tu sei vicino a me,che Tu non mi abbandoni’? Lavita cristiana deve esserequesto: un dialogo con Gesù,perché - questo è vero - Gesùsempre è con noi, è semprecon i nostri problemi, con lenostre difficoltà, con le nostreopere buone”.

Quante volte – ha detto infinePapa Francesco – noi cristiani“non siamo gioiosi, perchéabbiamo paura!”. Cristiani che“sono stati sconfitti” nellacroce:

“Nella mia terra c’è un detto,che dice così: ‘Quando uno sibrucia con il latte bollente,

dopo, quando vede la mucca,piange’. E questi si eranobruciati con il dramma dellacroce e hanno detto: ‘No,fermiamoci qui; Lui è in Cielo;ma benissimo, è risorto, mache non venga un’altra voltaqui, perché non ce lafacciamo’. Chiediamo alSignore che faccia con tutti noiquello che ha fatto con idiscepoli, che avevano pauradella gioia: che apra la nostramente: ‘Allora, aprì loro lamente per comprendere leScritture’; che apra la nostramente e che ci faccia capireche Lui è una realtà vivente,che Lui ha corpo, che Lui è connoi e che Lui ci accompagna eche Lui ha vinto. Chiediamo alSignore la grazia di non averepaura della gioia”.

Il Papa: una comunitàcristiana è in pace,testimonia Cristo e assiste i poveriOgni comunità cristianadovrebbe confrontare lapropria vita con quella cheanimava la prima Chiesa everificare la propria capacità divivere in “armonia”, di daretestimonianza dellaRisurrezione di Cristo, diassistere i poveri. Un’“icona” in tre “pennellate”:è quella che ritrae la primacomunità cristiana così comedescritta dagli Atti degliApostoli. Papa Francesco sisofferma sui “tre tratti” diquesto gruppo, capace dipiena concordia al suointerno, di dare testimonianzadi Cristo al di fuori, diimpedire che nessuno dei suoi

membri patisse la miseria: le“tre peculiarità del popolorinato”. L’omelia del Papa sisviluppa a partire da ciò cheper tutta la settimana diPasqua la Chiesa ha messo inluce: il “rinascere dall’Alto”,dallo Spirito, che dà vita –afferma – al primo nucleo dei“nuovi cristiani”, quando“ancora non si chiamavanocosì”:

“’Aveva un solo cuore eun’anima sola’. La pace. Unacomunità in pace. Questosignifica che in quellacomunità non c’era posto perle chiacchiere, per le invidie,per le calunnie, per lediffamazioni. Pace. Ilperdono: ‘L’amore coprivatutto’. Per qualificare unacomunità cristiana su questo,dobbiamo domandarci com’èl’atteggiamento dei cristiani.Sono miti, umili? In quellacomunità ci sono liti fra loroper il potere? Liti d’invidia? Cisono chiacchiere? Non sonosulla strada di Gesù Cristo.Questa peculiarità è tantoimportante, tanto importante,perché il demonio cerca didividerci sempre. E’ il padredella divisione”.

Non che mancassero iproblemi anche in quellaprima comunità. PapaFrancesco ricorda “le lotteinterne, le lotte dottrinali, lelotte di potere” che puresopraggiunsero più avanti. Peresempio, dice, quando levedove si lamentarono di nonessere assistite bene e gliApostoli “dovettero fare idiaconi”. Tuttavia, quel“momento forte” dell’iniziofissa per sempre l’essenza della

comunità nata dallo Spirito.Una comunità concorde e,secondo, una comunità ditestimoni della fede, sullaquale Papa Francesco invita aconfrontare ogni comunità dioggi:

“È una comunità che dàtestimonianza dellarisurrezione di Gesù Cristo?Questa parrocchia, questacomunità, questa diocesi crededavvero che Gesù Cristo èrisorto? O dice: ‘Sì, è risorto,ma di qua’, perché lo crede quisoltanto, il cuore lontano daquesta forza. Daretestimonianza che Gesù è vivo,è fra noi. E così si puòverificare come va unacomunità”.

Terzo tratto su cui misurare lavita di una comunità cristianasono “i poveri”. E qui, PapaFrancesco distingue il metro diverifica in due punti:

“Primo: com’è il tuoatteggiamento ol’atteggiamento di questacomunità con i poveri?Secondo: questa comunità èpovera? Povera di cuore,povera di spirito? O mette lasua fiducia nelle ricchezze?Nel potere? Armonia,testimonianza, povertà e averecura dei poveri. E questo èquello che Gesù spiegava aNicodemo: questo nasceredall’Alto. Perché l’unico chepuò fare questo è lo Spirito.Questa è opera dello Spirito.La Chiesa la fa lo Spirito. LoSpirito fa l’unità. Lo Spirito tispinge verso la testimonianza.Lo Spirito ti fa povero, perchéLui è la ricchezza e fa che tuabbia cura dei poveri”.

“Che lo Spirito Santo –conclude Papa Francesco – ciaiuti a camminare su questastrada di rinati per la forza delBattesimo”.

(Fonte: Radio Vaticana)

Dopo la pausa della Quaresima,riprendiamo la lettura delleriflessioni quotidiane del Pontefice

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Azione CATTOLICA

«Il tempo di lavoro è tempo di vita»

Una veglia dedicata a chi è senza lavoro

erano più dicento personein cattedrale il1° maggio,

per la veglia di preghierasul lavoro organizzatadalla Diocesi insiemealle aggregazioni laicaliin occasione dellafestività di S. Giuseppelavoratore. Centopersone che nonsfiguravano pur nellospazio molto più ampiodel duomo di Livorno.Cento persone chehanno pregato, cantato,ascoltato letestimonianze che sisono succedute almicrofono, guardato ivideo proposti emeditato le parole delVescovo nella suariflessione. Come recitaval’introduzione allaserata, l’occasione diritrovarsi insieme apregare il 1° maggiointendeva aiutare icristiani a uscire dai loroluoghi abituali e a farsicompagni di strada diquanti oggi soffronosoprattutto la mancanzadi lavoro. Ogni mese lestatistiche riferiscono diun aumento del numerodi disoccupati, specie frai giovani, ogni giornocentinaia di aziendechiudono e con loromigliaia di lavoratori siritrovano senzaimpiego. Anche lacronaca locale,pensiamo solo allarecentissima vicendadella Lucchini diPiombino, ci ricordaogni giorno di più ladurezza, e anchel’ingiustizia, della crisiche stiamoattraversando. Di frontea ciò i cristiani non

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possono non credere enon sperare in un futuromigliore, e assiemeall’impegno fattivo neiluoghi e nelle strutturedeputate, osanoaffidarsi e rivolgere alSignore la loropreghiera. La veglia si è sviluppatain modo tradizionale,alternando la lettura dibrani della Parola diDio a inserti di altrotipo: la testimonianza diun lavoratorericollocato in unostabilimento lontano dacasa, che ha parlatodella sua esperienza edelle inevitabili ricadutesulla sua famiglia, equella diun’organizzazionecome il MLAC,Movimento Lavoratoridell’Azione Cattolica,che promuove iniziativeper conoscere realtàlavorative innovativeche hanno sconfitto lacrisi offrendoopportunità di lavoro interritori particolarmentesvantaggiati. Oppure ilfilmato degli operaidella Lucchini diPiombino chechiedevano al papa unintervento in merito allaloro drammaticavicenda, e quello dellarisposta del pontefice.Oppure ancora un

brano tratto dal libro diEdoardo Nesi "Le nostrevite senza ieri", in cuil’autore, a fronte dellacrisi, immagina unfuturo di riscatto per ilnostro paese,"imbavagliando iragionieri e affidando loscettro ai coraggiosi, agliinnovatori e aisognatori". O infine ilvideo dell’accoratointervento di papaFrancesco in visitapastorale a Cagliari,rivolto ai lavoratoridella Sardegna. Nella sua riflessione ilVescovo è partito daconsiderazioni generalisulla "sacralità" dellavoro per il cristiano,ma poi ha ristretto ilcampo del suointervento alle vicendelocali, concentrandol’attenzione inparticolare sul porto diLivorno e sulla sua nonpiù rimandabilevalorizzazione intermini di crescita eofferta di nuovi posti di

lavoro. Da qui unnuovo, pressanteappello alle istituzionicittadine perchésuperino le diversecontrapposizioni e illoro immobilismo, erestituiscano il porto ele sue potenzialitàlavorative allacollettività dei cittadini.Aggiungendo poi uninvito anche aicandidati a sindaco alleprossime elezioniamministrative, alcunidei quali presenti allaveglia, perché non sisottraggano alle proprieresponsabilità, e difronte ai gravi e annosiproblemi della cittàmettano in campo nonsolo sloganelettoralistici maproposte concrete,soprattutto in tema dicasa e lavoro. "Il tempodel lavoro è tempo divita - ha detto il Vescovo- Il lavoro nondev’essere intesosoltanto in sensooggettivo e materiale,

ma anche nella suadimensione soggettiva,perché chi lo esegue èsempre una persona,spesso con dietro unafamiglia da mantenere".Una persona che per laChiesa è sempreimmagine vivente diDio, e che nel lavorodeve trovare larealizzazione dellapropria vocazionenaturale esoprannaturale. E perdare un contributo diconcretezza al suodiscorso, il Vescovo haanticipato che tra breveha intenzione direalizzare in diocesi una"Cittadella della Carità",destinata a dareaccoglienza ai piùpoveri e bisognosi. La veglia si è poiconclusa con il consuetogesto simbolico: ad ognipartecipante è stataconsegnata una piccolacartina di Livorno, asignificare la propriaresponsabilità neiconfronti della città.Ogni crisi deve esseresolo una fase dipassaggio che devevedere tutti i cristianiimpegnati per il suosuperamento,soprattutto a fianco dichi soffremaggiormente.

Gabriele Maremmani

Un momento di riflessionededicato al lavoroproposto dalleAggregazioniLaicali

Quel fuocoche alimenta

stato il Vicario del Vescovo, donIvano Costa, a concelebrare la

S.Messa assieme a padre MicheleSigillino, don Placido Bevinetto e donDonato Mollica, in occasione dellafesta di Santa Caterina da Siena,nell’omonima chiesa in piazza deiDomenicani. La Santa, Dottore dellaChiesa, Patrona d’Italia e dal 1999,grazie a San Giovanni Paolo II,compatrona d’Europa è presente nellaprima cupola a destra di chi entranella chiesa, con una statua lignea adopera di Cesare Tarrini. ‘’Un giorno Caterina era occupata incucina secondo le sue abitudini, sisedette accanto al fuoco e cominciò agirare lo spiedo. Quindi fu rapita inestasi. Dopo il pasto serale suacognata Lisa tornò da Caterina, perrimanerle accanto finché non fossetornata cosciente. Entrando in cucinafu colta da un grande spavento,poiché Caterina era caduta in avanti egiaceva con il busto sui carboniardenti. Il fuoco era grande e ardevavigorosamente, vi era stata messa piùlegna dell’ordinario per preparare lacenere da bucato. Ahimé gridò Lisa,Caterina si è tutta bruciata! Le corseaccanto la tolse dalla brace, maconstatò con sorpresa che Caterinanon aveva sofferto alcun danno, neerano stati danneggiati i suoi vestiti,che nemmeno odoravano di bruciato.E tuttavia il fuoco era grande ed ella viera giaciuta a lungo. Il fuoco del buonDio, che ardeva nel suo cuore contanta forza e virtù, non permise alfuoco materiale di avere alcun poteresu di lei.’’ Questo un aneddotoraccontato da Francis Raphaelbiografo di Santa Caterina ed il fuocoè stato il soggetto della metafora a cuiha fatto riferimento don Ivano Costa‘’ quando l’amore per nostro Signore èfervente come quello di SantaCaterina diventa un fuoco, un fuocoche deve alimentare ognuno di noiperché da quel fuoco nasce e sialimenta l’amore verso il nostroprossimo ‘’. Al termine dellacelebrazione eucaristica, partecipatada tantissimi fedeli nonostante lagiornata feriale, don PlacidoBevinetto ha provvedutoall’ostensione delle reliquie dellaSanta baciata da tutti i presenti.

Roberto Olivato

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La festa di Santa Caterina

SI CHIUDONO GLI INCONTRI DEL SERRA CLUB

Lo Spirito Santo, luce del nostro camminol Serra Club di Livorno hainvitato don Francesco

Fiordaliso della Parrocchia S.Andrea e ImmacolataConcezione diCastiglioncello, a tenere unaconferenza sullo Spirito Santo.Don Francesco nell’introdurrequesto argomento hasottolineato che pur sapendotutti (o per lo meno quasitutti) che è la terza personadella SS. Trinità, pochi sonocoloro che hanno compreso ilsignificato della sua presenza eil suo ruolo all’interno dellarelazione trinitaria. NellaChiesa Cattolica infatti all’idea del DioUno e Trino ci si crede ma non si capisceun granché. Siamo soliti dire che è unmistero ma questo non vuol dire che nonsi capisce, bensì che è un qualcosa che cicoinvolge con una tale profondità che sevi penetriamo con la ragione vediamo cheapporta cambiamenti sostanziali einaspettati. La dottrina cattolica deverecuperare questo aspetto del significatodi mistero e presentare sempre in modochiaro che la Trinità è il Dio di GesùCristo in relazione con lo Spirito Santo.Nel Dio Trinitario credonoconcordemente tutte le ConfessioniCristiane e lo definiscono: “Tre Persone,non una in aggiunta alle altre, ma una perl’altra”. L’ identità di ciascuna sidetermina nella relazione e i nomi concui si rivelano danno significato alla

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relazione. Il Padre è tale perché è la fonteoriginaria e c’è il Figlio e così pure ilFiglio è tale perché c’è il Padre; lo Spiritocrea questa relazione. Pertanto la Personaesiste non perché è una da sola, maperché c’è l’altro. Lo Spirito dunque è larelazione tra il Padre, l’amante, e il Figlio,l’amato e la dimensione della accoglienzadell’amore è dovuta allo Spirito che ècolui che interpreta l’amore del Padre edel Figlio. Sono dunque Tre Persone chesi danno scambievolmente l’Amore, chegratuitamente diventa fecondo, e lacreazione è il segno di questo amore.L’uomo creato a immagine e somiglianzadi Dio riceve e dona l’ Amore, ma nel dare

questo deve essere libero egratuito come quello di Dio.L’uomo in questa libertà trovala condizione di scegliere seaccogliere l’amore di Dio omeno. Purtroppo l’uomonella libertà ha scelto ditradire questo amore e harotto l’ armonia dellacreazione che c’è ncora, ma èmacchiata dal peccato. Dionella sua genialità conduceuna storia per ricomporrequell’amore e mette in motola Storia della Salvezzainiziata con Abramo e con ilpopolo d’Israele e poi rivelata

nella pienezza dei tempi con Gesù ilquale incarnandosi, fa da mediatore escardina ogni aspetto della leggeinvitando ad amare come Lui ha amato. Ilsuo è un amore che supera la legge; Gesùè l’esempio di come vivere l’amore, mafinché resta esempio, il nostro cuorerimane di pietra e non ha la forza direalizzare tutto questo. Lo Spirito Santorende invece possibile la conformazione aCristo perché col Battesimo ci trasforma econforma a sua immagine. Lo Spiritoaccende in noi il desiderio e la forza diincamminarci verso la somiglianza diGesù non come fotocopie, ma copieoriginali dove ognuno, a suo modo,realizza questa conformazione. Lasciamodunque che lo Spirito lavori nel cuore diciascuno di noi.

Monica Cuzzocrea

«Di fronte a ciò i cristiani non possononon credere e non sperare in un futuromigliore, e assieme all’impegno fattivo nei luoghi e nelle strutture deputate,osano affidarsi e rivolgere al Signore la loro preghiera»

Ospite dell’incontrodon Francesco Fiordaliso

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI11 maggio 2014 VII

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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di padre Luca Giustarini osbv

Non c’eraun millennioLe riflessioni del padre Abate Giuseppe Zambernardisulla visita di Giovanni Paolo II al Santuario nel 1982 e sul suo immenso amore per la Madonna

on c’era unmillennioimportante dacelebrare. Non

c’era un nuovo Santuarioda inaugurare. C’era Leisola: da visitare, daguardare, daascoltare….come Lei solac’era quando ragazzoandava al suo Santuariodi Czestokowa o dastudente pellegrinava nelmondo a Lourdes, aEinsiedeln, a Loreto, aPompei, al DivinoAmore; o da Vescovo viguidava il popolo dellasua Cracovia.C’è Lei sola ora che ilPapa si unisce ai popolidi tutti i continenti. C’èLei sola nella Chiesaorante che quasi infinitoCenacolo si accalcaintorno alla Madre diGesù, Salvatore.Per questo è venutocome pellegrino, pervenerare l’immaginedella Madonna diMontenero,materialmente insiemecoi sacerdoti, i religiosi ele religiose;spiritualmente con tutto

Nil popolo di Livorno econ l’immensa famigliadi quanti guardano aMontenero come al colledelle grazie,da cuiscaturisce la sorgentedella Grazia.C’è venuto “pellegrino”,come i pellegrini di tuttigli ex-voto: come lostorpio che non ce la faad andare da solo; comeil disperato che cerca unaroccia che gli dia fiducia;come l’ammalato cheimplora salute; come ilsequestrato che gridalibertà; come l’irresolutoche da Lei si aspetta lacertezza; come ilpeccatore che chiede ilperdono……Perché Lui,come il Cristoche rappresenta in terra,è carico di tutte leangosce, le pene, leincertezze, le ansie, lesperanze di tutti gliuomini.Perché Lui sa bene che iSantuari mariani sonocome le pietre miliariposte a segnare i tempidel nostro itinerario sullaterra; che consentonouna pausa di ristoro, nel

viaggio, per ridarci lagioia e la sicurezza delcammino insieme con laforza di andare avanti;che sono come le oasinel deserto, nate adoffrire acqua e ombra.Sa bene Lui che iSantuari mariani hannola vocazione tradizionalee sempre attuale di esserecome un’antennapermanente della buonanovella della salvezza.Perquesto non solo con lasua parola,ma con il suoesempio si auspicaardentemente che ancheMontenero resti sempredi più per ogni fedeleuna casa di famiglia dovechiunque passa o visoggiorna,ritrovi il sensodella sua esistenza e ilgusto di vivere,dopo diavervi fatto una certaesperienza della presenzae dell’amore di Dio.E’ venuto comepellegrino a Montenero ecioè al cuore di Livorno eal cuore della Toscana,perché qui meglio e piùconsapevolmenteavrebbe sentito il palpitodel cuore di questa

Chiesa e di questasocietà; e non soloquello delle lungheepoche del passatoquando il culto allaMadonna di Montenerosembrava costituirel’anima religiosa e civicapiù profonda di tutto unpopolo,ma anche quellodella irreligiosità,delmaterialismo e delconsumismo dei nostrigiorni,nei quali tuttaviala Madonna diMontenero resta metaobbligata di ognitoscano. Il popolooggi,come ha detto ilVescovo di Livorno alSanto Padre, non sempreè vicino alla Chiesa, ma èsempre tanto vicino allaMadonna. Il Papa sabene che Lei è e resteràper ogni uomo la viasecondaria, maassolutamente sicura,attraverso la quale ci siavvicina alla Chiesa e perla quale si va a Dio. Nonci sono direzionisbagliate in quella strada.E’ un cammino sicuro.“ITER PARA TUTUM”.Il Papa dei lavoratori hainiziato il suo Pontificatoinvocando il nome diMaria ed invocandoquesto nome loterminerà. Questopontificato saràgrande;ma soprattuttosarà portatore disalvezza. Viene afargliene fede il DivinoPoeta quando presenta ilmotivo della Salvezza diuno già destinato per lasua cattiva condotta alladannazione: Buoncontedi Montefeltro. “Quiviperdei la vista, e la parolanel nome di Maria finii”Questa parola insiemead una lacrimetta lo tolsedalle grinfie delmaligno,proprionell’ultimo istante dalquale dipende l’eternità.

Il ricordo della Verginecosì incisivamentepresente nella vita enell’apostolato delPontefice, non è forse ilrichiamo pressante,matanto più facilmentepercepito dal popolocristiano, a questaparoletta che ci salva?Quel piccolo filo, cheattraverso la mano dellaMadonna di Monteneroconduce e fissaall’immagine del VerboIncarnato, Redentoreunico dell’umanità,non èforse un’espressionetoscana che per Lei si va esi resta con il Signore?Maria, dice il Papa, è laprima ad essereconsapevole che per darecompimento al disegnodi salvezza per tutti gliuomini, il Signore havoluto associarvi Lei,umile fanciulla del suopopolo.I fedeli della Toscana, diLivorno,di Montenero glidicono felici ilMagnificat dell’amore,della fedeltà e dellapreghiera, cheracchiudono nel loro“grazie, Santo Padre”.Per i monaci delSantuario la sua visita dipovero pellegrino varràmolto più di una visita dipiena e solenneufficialità. Anche perquesto i monaci sisentirannoprivilegiati,trovandosi inquesto luogo dipellegrinaggi.Voi, dice ilPapa, aiutate i fedeli nelloro spiritualepellegrinaggio; questo èil vostro compito, ilvostro apostolato.I vostrimeriti sono anche lavostra ricompensaperché vedete bene qualeposto tutto ciò occupanell’insieme del Corpodi Cristo e del popolo diDio.

LA MADONNA DI MONTENERO A MOSCAiamo lieti di pubblicare la lettera originale che la n.d. Signora CarlaGronchi ha inviato al Superiore del nostro Santuario.

Presidenza della Repubblica Italiana,la Segreteria particolare del PresidenteRoma, 20 febbraio 1960Reverendo Padre, ho il piacere di informarLa che, secondo i suoi desideri, lariproduzione della Madonna di Montenero è stata consegnata dalla SignoraGronchi al sacerdote che officia nella Chiesa di S. Luigi dei Francesi aMosca.La Signora Gronchi mi ha anche dato incarico di ringraziarLa per il Suoamabile pensiero e di inviarLe i suoi migliori saluti. Da parte mia moltecordialità.Dott. Giuseppe Trombetti

Riportiamo inoltre la lettera che il Padre Superiore aveva scritto inprecedenza alla Signora Gronchi.Alla N. D. Signora Carla Gronchi – RomaSignora, oggi Ella doveva essere in viaggio per Mosca. Noi, in Toscana,

diciamo: l’uomo propone e Dio dispone.Ma concludiamo: tutto in definitiva sirisolve per il meglio.Auguro cordialmente che così possaconcludersi anche a seguito della oggiinfausta indisposizione presidenziale.Negli annali della storia di questoglorioso Santuario, cuore del popolotoscano, la pagina che ricorderà neisecoli la presenza del primo Presidentetoscano della Repubblica italiana, ègiusto che sia la più piena e la piùcalda.Spero intanto di farLe cosa gradita,Signora, presentandoLe unariproduzione su tela della nostraMadonna di Montenero. Non hapresunzioni artistiche, pur nonessendone priva: ha soprattuttopresunzioni materne. E vorreichiederLe, Signora, che questariproduzione la mettesse nel numerodegli oggetti costituenti il suo bagagliopersonale, quando dovrà mettersi involo per Mosca.Vorrei che la portasse là, dove il cultodella Vergine è tanto vivo e tantoprovvidenziale. La tradizione dice che ilquadro della Vergine di Montenero fuportato dall’Oriente in Toscana: Lei,Signora, ne riporti là una riproduzione

e quando si recherà in qualche chiesa cattolica per i suoi doveri di cristiana,ne faccia dono al "pope" di quella chiesa, con preghiera di esporla al pubblicoe di indicarne la provenienza.Così, quando rotte finalmente le impossibili cortine di ferro, i livornesi, ipisani, gli italiani, si recheranno in visita a Mosca e vi troveranno laImmagine tanto familiare della Madonna di Montenero, si sentiranno anchelà in casa loro e penseranno a Lei, gentile Signora, come a pioniera dimigliore avvenire, perché l’arcobaleno della pace universale sarà ormai tantovicino.Signora, «amor mi mosse che mi fa parlare».Con sensi di particolare ossequio, mi creda intantoGiuseppe Zambernardi VALI. O.S.B.

S

I Sabato del Mesedi Maggio 2014Con l’intento di portare la Madonna nei quartie-ri di tutta la parrocchia la comunità di S. Mariadi Montenero ha organizzato per tutti i sabato diMaggio il Rosario con la processione e la Messa aseguire, il tutto con inizio alle 21.00.Ecco il Programma1° Sabato 3 maggio:da V. Romiti "da Silvia"alle Suore S.Anna.2° Sabato 10 maggio:da V.Fosse Ardeatine a V. XXV Aprile "giardinoGarzelli"3° Sabato 17 maggioda V.Aloisi dal n° 5 al giardino Cafferata4° Sabato 24 maggioda V.Giambruni n. 1 alla Fattoria del Pino5° Sabato 31 maggioCastellaccio: da Castel D’Oreto a S.Teresa

ALLA PARROCCHIA DI MONTENERO

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI11 maggio 2014VIII