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Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze Anno XXXIII - settembre / ottobre 2013, n. 5 p.i.m. LA SS. ANNUNZIATA Il Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella societ cristiana PADRE GIOVANNANGELO MONTORSOLI, OSM L«infinito amore» allArte e agli Artisti Il p. Giovannangelo (Angelo) M. Montorsoli, Servo di Maria sculto- re e architetto, nacque nel 1499 a Uccellatoio nella villa di Mon- torsoli, nellodierno comune di Vaglia. Fin da piccolo mostr di- sposizione al disegno e fu condotto dal padre Michele nelle vici- ne cave di Fiesole per imparare a lavorare la pietra. In giovane et scolp per la fabbrica di San Pietro a Roma e dal 1524 per la Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, distinguendosi tra gli altri per il suo talento. Dopo i tumulti del 1527 e la cacciata dei Medici, i lavori alla Sagrestia si interruppero e il Montorsoli dimo- r presso un parente a Poggibonsi. Qui matur la decisione di farsi religioso. Entr quindi fra i Gesuati di Firenze e poi tra i Servi di Maria della SS. Annunziata, labito dei quali vest il 7 ottobre 1530. Fu ordinato sacerdote il 2 marzo 1532 e, dopo pochi mesi, si rec a Roma, chiamato da Michelangelo a restaurare alcune statue antiche per conto di Clemente VII. Nel 1533 fu di nuovo al lavoro nella Sagrestia di San Lorenzo ed ebbe in commissione la statua di San Cosimo che, finita anni dopo, fu lodata dai con- temporanei. Dopo la morte del papa (1534) a lavori nella Sagre- stia quasi ultimati, il p. Montorsoli lasci Firenze e soggiorn per breve tempo in Francia. Negli anni seguenti ritorn alla SS. An- nunziata, grazie allamico p. Zaccaria Faldossi, e scolp due sta- tue per la sala del Capitolo. Fece anche, per le chiese dellOrdi- ne, il monumento funebre del p. Angelo ad Arezzo ed il sepolcro del poeta Sannazaro a Mergellina. Tra 1538 e 1539 lasci di nuovo Firenze a causa della malevolenza del Bandinelli e del Riccio maggiordomo di corte. Si trasfer cos a Genova e a Mes- sina dove ancora oggi restano di sua mano eleganti fontane e importanti sculture e architetture. Nel 1558 riprese la vita con- ventuale ed esegu laltare nella chiesa dei Servi di Bologna. Nel 1562 fond allAnnunziata la cappella dei Pittori «per tutti gl’uo- mini dell’arte del disegno, pittori, scultori et architettori che non avessono proprio luogo dove essere sotterrati» (Vasari). Mor il 31 agosto 1563, compianto da tutti. Michelangelo ne fece l’ora- zione funebre e le esequie furono «poco meno che reali». Opere del p. Montorsoli alla SS. Annunziata, da sinistra a destra: MosL (Vita contemplativa) e San Paolo (Vita Attiva) nella cappella dei Pittori (1536); il Redentore nel Coro della Basilica (1562-1563).

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Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze AnnoXXXIII-settembre/ottobre2013,n.5

p.i.m.

LASS. ANNUNZIATAIl Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella società cristiana

PADREGIOVANNANGELOMONTORSOLI, OSML�«infinito amore» all�Arte e agli Artisti

Il p. Giovannangelo (Angelo) M. Montorsoli, Servo di Maria sculto-re e architetto, nacque nel 1499 a Uccellatoio nella villa di Mon-torsoli, nell�odierno comune di Vaglia. Fin da piccolo mostrò di-sposizione al disegno e fu condotto dal padre Michele nelle vici-ne cave di Fiesole per imparare a lavorare la pietra. In giovaneetà scolpì per la fabbrica di San Pietro a Roma e dal 1524 per laSagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, distinguendosi tra glialtri per il suo talento. Dopo i tumulti del 1527 e la cacciata deiMedici, i lavori alla Sagrestia si interruppero e il Montorsoli dimo-rò presso un parente a Poggibonsi. Qui maturò la decisione difarsi religioso. Entrò quindi fra i Gesuati di Firenze e poi tra i Servidi Maria della SS. Annunziata, l�abito dei quali vestì il 7 ottobre1530. Fu ordinato sacerdote il 2 marzo 1532 e, dopo pochi mesi,si recò a Roma, chiamato da Michelangelo a restaurare alcunestatue antiche per conto di Clemente VII. Nel 1533 fu di nuovo allavoro nella Sagrestia di San Lorenzo ed ebbe in commissionela statua di San Cosimo che, finita anni dopo, fu lodata dai con-

temporanei. Dopo la morte del papa (1534) a lavori nella Sagre-stia quasi ultimati, il p. Montorsoli lasciò Firenze e soggiornò perbreve tempo in Francia. Negli anni seguenti ritornò alla SS. An-nunziata, grazie all�amico p. Zaccaria Faldossi, e scolpì due sta-tue per la sala del Capitolo. Fece anche, per le chiese dell�Ordi-ne, il monumento funebre del p. Angelo ad Arezzo ed il sepolcrodel poeta Sannazaro a Mergellina. Tra 1538 e 1539 lasciò dinuovo Firenze a causa della malevolenza del Bandinelli e delRiccio maggiordomo di corte. Si trasferì così a Genova e a Mes-sina dove ancora oggi restano di sua mano eleganti fontane eimportanti sculture e architetture. Nel 1558 riprese la vita con-ventuale ed eseguì l�altare nella chiesa dei Servi di Bologna. Nel1562 fondò all�Annunziata la cappella dei Pittori «per tutti gl'uo-mini dell'arte del disegno, pittori, scultori et architettori che nonavessono proprio luogo dove essere sotterrati» (Vasari). Morì il31 agosto 1563, compianto da tutti. Michelangelo ne fece l'ora-zione funebre e le esequie furono «poco meno che reali».

Opere del p. Montorsoli alla SS.Annunziata, da sinistra a destra:Mosè (Vita contemplativa) e San Paolo (Vita Attiva) nella cappella deiPittori (1536); ilRedentorenelCorodellaBasilica (1562-1563).

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Gli Evangelisti non ci hanno mai det-to che Maria abbia pianto, ma sicco-me era una Donna normale, è legit-timo supporre che anche Lei qual-che lacrima l'abbia versata. Credeteche non abbia pianto quando hasaputo che Erode voleva uccidere ilBambino Gesù e ha dovuto fuggirein Egitto per sottrarlo alla morte? Equando l'ha dovuto cercare affanno-samente con Giuseppe per tre gior-ni interi, pensate che non le sia spun-tata qualche lacrima? Lei stessa ab-bracciando il Bambino ritrovato hadovuto dirgli: «Tuo padre ed io an-gosciati ti abbiamo cercato!». E sulCalvario ai piedi della Croce? E quellungo Sabato quando suo Figlio eraposto nella tomba? Il suo cuore eraimmacolato ma era di carne, e anco-ra più sensibile perché immacolato!E anche quando è stata assunta incielo, dove 'le lacrime vengono tutteasciugate', Lei, nel suo ruolo di Ma-dre dei viventi ha dovuto spessoassentarsi dal suo trono di gloria,per andare ad ammonire e confor-tare quei suoi figli che stavano perandare incontro a sofferenze parti-colari.E in qualche caso ha espresso la suapartecipazione al dolore dei figli ver-sando vere lacrime.Come quando, nel 1953, a Siracusamentre una certa Antonina stavaaspettando un figlio e stava perden-do la vista, la 'madonnina' di maioli-ca, attaccata a capo del letto, comin-ciò a versare lacrime abbondanti dabagnare perfino il guanciale. E intan-to gli occhi di Antonina si riaprironoalla luce. Quelle lacrime furono esa-minate e riesaminate scrupolosa-mente dagli esperti, confrontate conquelle di adulti e perfino con quelle

di un bambino, e il verdetto fu chia-ro e irrefutabile: quelle erano lacri-me umane.Papa Pio XII, riferendosi a quel mi-racolo, in un suo radio messaggio,concluse con una domanda che suo-nava come una sfida: «Comprende-ranno gli uomini del nostro tempol'arcano linguaggio di queste lacrimeversate dalla Madre di Dio?».Pensare che la guerra mondiale eraterminata da soli otto anni e avevalasciato ovunque montagne di ma-cerie e più di cinquanta milioni dimorti. A Siracusa in quei giorni si re-spirava un clima paganeggiante,estremamente laico; inoltre quelloera il tempo della guerra fredda fraRussia e America ...Aveva quindi ben ragione la Vergi-ne, Madre di tutti, a versare caldelacrime. Quel suo pianto a Siracusa,reso visibile da una semplice madon-nina di coccio, servì forse da ispira-zione a Papa Giovanni XXIII quandodecise di indire il Concilio Vaticano II,che senza dubbio fu di grande con-solazione per la Madre di Dio.Ma non era ancora finita. Il Cuore diMaria abbraccia i popoli di tutti i con-tinenti, compresa l'Africa, e a un certomomento Lei si accorse che sul cieloafricano si addensavano grossi nu-voloni che minacciavano un'immanetempesta. Ed ecco allora che il 28 no-vembre del 1981, precisamente alleore 12.30, apparve a una ragazzaRwandese di 17 anni, una certa Al-fonsina Mumureke, che in quel mo-mento si trovava in un convitto perstudentesse, gestito da alcune Suo-re locali a Kibeho, non molto lonta-na da Kigali, capitale del Rwanda. Al-fonsina si sentì chiamare con vocedolcissima: «Figlia mia, vieni qui». Si

voltò e vide unagiovane Signora,vestita di bianco, conun velo pure biancoin testa, unito alla ve-ste senza cuciture. Lesua mani erano giun-te sul petto, con ledita rivolte al cielo,attorniate dalla coro-na dei sette dolori. Lasua pelle era piutto-sto scura ma di unabellezza indescrivibi-le, la sua voce carez-zevole come quella diuna mamma. «Figliamia, vieni qui».Alfonsina le si avvici-na e la Signora le rac-comanda di insegna-re alle compagne apregare molto e adavere più stima di Lei,loro madre. A questopunto la ragazzaistintivamente lechiede: «E tu chisei?». La rispostanon si fece aspetta-

re. «Io sono la Madre del Verbo». Lealtre ragazze udirono le parole di Al-fonsina, ma non quelle della Madon-na, e pensarono che si trattasse diun attacco di isterismo.E come c'era da aspettarsi comincia-rono a prenderla in giro, ma lei nonsi sgomentò più di tanto, solo chequando la bella Signora le riapparvele chiese di farsi vedere anche allesue compagne affinchè credessero.La Madonna accettò la richiesta edapparve ad altre cinque ragazze,compresa una certa Marie Claire, di21 anni, che era la più anziana e lapiù scettica di tutte. Per lei Alfonsi-na era matta da legare. E fu proprioa lei che la Vergine apparve il 31 mag-gio 1982 e le rivelò che la sua pre-ghiera preferita, accanto al rosariotradizionale, era la corona dei settedolori, perché con essa si contem-pla i suoi dolori, e la passione delFiglio suo, rendendo più facile il pen-timento dei peccati. E poi le disse:«Pregate, pregate molto perché ilmondo è sull'orlo di una catastrofe».Nel frattempo si sparse la voce sullesuddette apparizioni dalle quali sipoteva intuire che la Madre di Gesùamava il popolo Rwandese e volevastargli vicino in qualche pericolo im-minente.Questi presagi si avverarono, quan-do il 19 agosto 1982, la Madonnaapparve di nuovo, alla presenza dicirca 20.000 persone. Era molto tri-ste e, anzi, secondo Alfonsina, pian-geva. Anche i veggenti cominciaro-no a piangere, quando la Signorafece loro vedere in anticipo quelloche sarebbe successo 12 anni piùtardi in Rwanda, cioè il terribile ge-nocidio in cui morirono più di un mi-lione di persone. Le ra-

Maria, una Madre che piange per i suoi figli

cont. a p. 3

A.Mantegna, part. delCompianto sul Cristo Morto, 1475-78 ca, Milano, Pinacoteca di Brera; la Vergine delleLacrime secondo i canoni della pittura bizantina.

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Nel libro Della gierachia (1609), Gio-vanni Battista Guarini fa il paragonefra la Beata Vergine e le donne delVecchio Testamento, illustri per le lorovirtù.Così Sara lo fu per la fede, Rebeccaper la bellezza, Rachele per le ama-bili maniere che fecero sì che il pa-triarca Giacobbe si facesse servo delsuocero per quattordici anni, Lia perla fecondità, Debora per la sapienzaperché fu profetessa, Ester per l�umil-tà in quanto da regina detestò sem-pre il fasto e le superbie del mondo,Giuditta per la fortezza perché riuscìad uccidere Oloferne, Anna per la de-vozione in quanto con le preghiere ot-tenne il figlio Samuele, Ruth per l�in-nocenza perché lasciata la patria ela casa paterna andò a vivere con lasuocera Noemi in Israele ...Ma la Vergine gloriosa, scrisse il Gua-rini, le ha sopravanzate tutte e fu labenedetta fra tutte le donne come«espone» felicemente lo stesso Pa-dre della Chiesa San Girolamo.

L�antico Testamento descrive il mistero e il significato dellapenitenza, e ci rivela che è Dio che chiama l�uomo a pentimen-to. Esempio tipico di penitenza è la conversione di David dopoil peccato: Dio ha l�iniziativa allaquale partecipa attivamente l�uomo.Il perdono di Dio è la conclusione diquesto itinerario di salvezza che ap-proda al ristabilimento della pace,alla comunione col Dio che ha stret-to alleanza con il popolo.Il nuovo Testamento ci rivela chequesto itinerario di salvezza ha avu-to in Cristo il suo compimento effi-cace. Cristo, fatto peccato per noi (cfr2 Cor 5, 21), ne subisce il castigo: inlui l'uomo rientra in se stesso e ritro-va la strada dell'antica conversione;Cristo infine è il perdono di Dio.Pentirsi, nel nuovo Testamento, si-gnifica convertirsi a Cristo e in luiritrovare la strada che riconduce alPadre.Il primo sacramento della penitenzaè il battesimo. Dopo il battesimo, ilsacramento della penitenza ci fa ri-percorrere quel cammino di conver-sione che hanno percorso i peccatoridella Bibbia e che per tutti ha per-corso il Cristo nella sua Pasqua.È la parola di Dio che ci chiama apenitenza.La sua grazia ci sostiene nel cammi-no di conversione che noi dobbiamopercorrere manifestando il nostropentimento con la contrizione, con la confessione e la nostravolontà di rinnovamento con la soddisfazione.Nel sacramento della penitenza è Cristo stesso che assolve nellapersona del suo ministro e opera in noi il miracolo di una realetrasformazione, partecipandoci il mistero della sua morte e ri-

surrezione. Egli assume nel suo mistero di morte e risurrezionei nostri atti di pentimento e li rende divinamente efficaci; inquesto modo gli atti del penitente fanno parte del segno sacra-

mentale. Il cristiano peccatore peressere riconciliato �deve essere con-figurato al Cristo sofferente con unapenalità o sofferenza che subisce eglistesso� (San Tommaso).Gli atti del penitente non sono sol-tanto una condizione preliminareper ottenere il perdono, sono partedel segno sacramentaleCristo associa a sé la Chiesa nella ce-lebrazione della penitenza per ricon-durre a Dio i cristiani peccatori.Nella comunità risuona la parola diCristo che chiama i peccatori a con-versione, li sostiene in questo cam-mino con la preghiera della Chiesa econ la carità fraterna (cfr. Giac. 5,16-20). Il peccatore offende, oltre cheDio, anche la Chiesa: la rende menocredibile e meno vitale. Ma essa, me-more del suo Signore, riammette vo-lentieri e con gioia chi si è smarrito.

Dio, Padre di misericordia,che ha riconciliato a sé il mondonella morte e risurrezione del suo figlio,e ha effuso lo Spirito Santoper la remissione dei peccati,ti conceda, mediante il ministero dellaChiesa,il perdono e la pace.

E io ti assolvo dai tuoi peccatinel nome del Padre e del Figlioe dello Spirito Santo. (Formula di assoluzione)

fra Gino M. Da Valle, osm

Salvator Rosa, Il figliol prodigo, ca 1650, SanPietroburgo,MuseoHermitage.

cont. da p. 2 - Maria ...LE DONNE DELLA BIBBIA E IL VALORE DI MARIA

Una graziosa immagine diMaria e delBambinocon il kimono giapponese.

dici di quella tragedia sono molto pro-fonde e complesse. Alla superficieapparve come lo scoppio di un con-flitto fra due etnìe, gli Hutu e i Tutsi,che covava sotto la cenere, ma sen-za dubbio ci furono altre cause e in-trighi che è impossibile spiegare inpoche righe.Comunque la Madonna aveva vistobene e col suo pianto volle metterein guardia i suoi figli Africani e certa-mente sarà stata ancora più vicinaa loro durante il bagno di sangue. Eci sarà pure il suo dito materno nel-l'attuale rinascita del Rwanda. Difattiquesto paese, guidato dal presiden-te Kagame, sta seguendo un inten-so programma di riconciliazione na-zionale, per cui tutto ha cominciatoa rifiorire, perfino il turismo. E laChiesa gode di piena libertà.Vorrei terminare con una dichiarazio-ne di un Rwandese scampato all'ec-cidio: «La nostra speranza oggi èche noi Rwandesi possiamo tuttimorire di vecchiaia ed essere sepol-ti dai nostri figli e non viceversa».

p. Benedetto M. Biagioli, osm

La penitenza

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Il pellegrinaggio della Compagnia di san Filippo di Firenze aLoreto e a Todi nel 1641 - Il miracolo del grano

contro pricissionalmente tutte le compagnie, le fraterie e pretidella città, non restando mai di sonare a doppio le campane ditutte le chiese di quella, con continui spari di muschetteri e mor-taletti, e concorso indicibile di ogni ordine di gente accompa-gnandosi sino alla cattedrale dove furono sentite suavissime mu-siche et armonie, e di poi sino alla chiesa del nostro beato con

lietissime acclamationi, dove venera-to il s. deposito del beato, il p. corretto-re fece un breve e divoto ragionamen-to che terminò nella oblatione allo stes-so beato dell�affetto devotissimo de�suoi concittadini, e di una lampadad�argento di molto pregio, consegnatanelle mani del r. p. m. Filippo da Todipadre di molta bontà e stima, et al-l�hon. priore di quel convento; in 3 scu-di della quale lampada era la infrascrit-ta inscrittione intagliata. Nel primo: B.PHILIPPO / BENITIO FLORENTINO / ORD.SERV. B. MARIAE / S. V.Nel secondo: SODALITII /EIUSDEM PIICONFRATRES / S. LAURETANAM DOMUM /PETENTES.Nel terzo: CONCIVEM /PATRONUMQUECORAM VENERATI / HUMILLIME OFFERE-BANT / A. S. M. DC. XLI.E si vedde risplendere in quei buonicittadini e gareggiare con la devozioneal b. la generosità dell�animo, non la-sciando espressione alcuna di straordi-naria cortesia, et affetto, con ricevere agara ciascheduno di quei nobili nelleproprie case uno o più di fratelli pelle-grini, trattandoli honoratissimamente;

e la mattina seguente, che doppo la celebratione della messaall�altare del b. e la santa comunione, accompagnandone sinofuori della detta città con mille benedittioni.Né posso qui tralasciare, che tra le molte consolationi spirituali,che ricevé la nostra devota compagnia, una fu incontrarsi a ve-dere il miracolo che segue ogni anno di una possessione lontanada Todi poche miglia, di una strada, che si vede per il grano natoin detta possessione per la quale si alza poco più di una spanna,dove per tutto il rimanente si vede alto alla statura di un huomo,e segue questo da che essendo stato una sera da persona desidero-sa trasportare il ricco tesoro del corpo del b. Filippo da Todi aFiorenza star caricato dentro la sua cassa sopra un mulo senzaalcuni e altri dirni tale mulattiere nascostamente; quando uscitola sera di Todi, tutta la notte si raggirò con li suoi muli per dettocampo e la mattina levatosi miracolosamente il rumore nellacittà che il loro beato protettore se ne andava, corsi li cittadinialla sua chiesa, né ritrovatovelo si mossero per detta strada etrovorono il mulattiere, che pensando di essere molte miglialontano, stava raggirandosi per detto campo e ripreso il s. depo-sito tutti lieti lo riportorono nella loro città, e riposero nelloaltare maggiore della nostra chiesa racchiuso con grosse pietre;con fare nel luogo dove annualmente segue detto miracolo unnobile tabernacolo, con la pittura del seguito et una bella inscrit-tione, che distintamente spiega detto miracolo 8».

trascrizione e note di P.I.M.

Note.1 La Compagnia di S. Filippo Benizi della SS. Annunziata eraformata da uomini e donne; nel 1594 ebbe la sepoltura intornoal Coro, tra le cappelle di S. Andrea e di S.Michele.

1641: le Ricordanze della SS. Annunziata (Archivio di Statodi Firenze, Corp. soppr. 119, 53) conducono il lettore sulleorme di un pellegrinaggio a Loreto e a Todi e a scoprire, più ditrecentocinquanta anni dopo, gli effetti di un miracolo di SanFilippo: il grano cresciuto «alla statura di un huomo» ...

«A 18 [maggio 1641]. Ricordo comepartì di Fiorenza in peregrinaggio perla S. Casa di Loreto la venerabile Com-pagnia del nostro b. Filippo 1 moltonumerosa essendone correttore e gui-da il r. p. p. Ridolpho Gugliantini 2,portando un devotissimo Crocefisso etun bellissimo stendardo nel quale sivedeva dipinto da ogni parte il B. Fi-lippo di quella, opera di Carlino pitto-re fiorentino 3 molto lodata da tutti;quale Compagnia per tutto dove passòfu ricevuta con maraviglioso applau-so, incontri di Compagnie e di PP. de�Servi nelle città e luoghi dove eranoconventi di nostra Religione, suoni dicampane, e concorso grande di popu-lo, che con molta divozione correva abaciare li piedi del crocifisso, da qualidentro un reliquiario di christallo pen-deva una delle spine della corona dinostro Signore Giesu Christo ornatadi perle nel d�intorno 4, e molte perso-ne indemoniate si veddero molto ri-sentire alla presenza e vista di dettoCrocifisso e sante reliquie, e furonoofferti sino a otto voti d�argento, e nel-l�uscire dalla porta del Duomo di Pe-saro da un fanciullo di nobile presenza e molto divoto con lagri-me in ginocchioni, fu offerto un cuore di drappo di seta circon-dato d�oro.Nell�ingresso di Loreto fu incontrata fuori della porta della cittàdalla venerabile Compagnia de� Neri delle più honorate di quel-la città pricissionalmente et accolta et accompagnata dentro la S.Casa, e poi nel loro hospitio con ogni espressione di carità servi-ta et honorata di riceverla, nella solenne processione del CorpusDomini intromessi a coppie con li fratelli della stessa Compa-gnia a man dritta, precedendo ambedue li stendardi e crocefissipure il nostro a man dritta, e finalmente nella partenza da Loretoaccompagnandola fino fuori delle porte pricissionalmente, di-spensando carte di Indulgenze e privilegi di aggregatione allastessa Compagnia.Lasciò la nostra Compagnia alla sagrestia della s. Casa un regalohonorato di panni lini per servizio de� rr. sacerdoti, e del sagroaltare di detta S. Casa.Con mirabile applauso fu ricevuta la nostra Compagnia dallacittà di Todi, alla quale doppo la visita della S. Casa indirizzò ilsuo divoto peregrinaggio per riverire il s. deposito del b. FilippoBenizzi suo compatriotta 5, e titolare, venerato da quella città trali altri suoi protettori, e perpetuo suo gonfaloniere; atteso cheavvesati dal p. correttore li PP. de� Servi di Todi 6 del giornopreciso della nostra venuta e questi divulgatala per la città, qual-che miglio fuori di essa fu la Compagnia incontrata da due genti-lhomini in luogo di ambasciadori spediti dalla stessa città, acongratularsi della nostra venuta, e d�invitarci a pigliar confor-tamento ad un casale posto a capo di una bella pianura avantil�ingresso di Todi fuori di Porta Piana 7 contigua alla chiesa delb. et al convento de� nostri PP.; nel qual tempo ci uscirono in-

Carlo Dolci, Lo stendardo della Compagnia di SanFilippo Benizi, 1641, Brest, Musée des Beaux-Arts,

acquistato nel 1982 (da Internet).

cont. a p. 5

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Ventura Salimbeni e fra Manetto Pierozzi dei Servi miniatore

Un cavalieresempre in viag-gio.

Ventura Salim-beni, figlio di Ar-cangelo e diBattista Morellivedova di Euge-nio Vanni, nac-que a Siena nel1568 e appresedal padre la tec-nica della pittu-ra insieme al fra-tellastro Fran-cesco. Dopo lamorte del geni-tore viaggiò inLombardia dovestudiò le operedel Correggio.Nel 1585, nonancora ventenne, dipinse, su disegno del fratello, unafigura di San Giorgio sulla facciata dell�omonima chiesasenese. Lo stesso anno si trasferì a Roma dove nel 1591sposò Antonia Focari e lavorò nelle chiese di Santa Ma-ria della Pace e di Santa Maria Maggiore (la Vita dellaVergine, 1592). Nel 1595 tornò in patria e nel 1599 di-pinse in San Pietro di Montalcino. Invitato poi dal cardi-nale Bevilacqua, legato del papa a Perugia per la deco-razione di San Pietro in Cassinense, fu molto apprezza-to da questo generoso prelato che gli conferì l�ordinedello Speron d�oro e la facoltà di portare il cognome del-la sua casata, Bevilacqua. In Umbria Ventura lavorò an-che in Santa Maria degli Angeli di Assisi. Di nuovo a Sie-na, nel 1602 eseguì il soffitto della cappella della S. Tri-nità e successivamente a Pisa dipinse nel palazzo delConsiglio dei Dodici dei Cavalieri di Santo Stefano e unafigura raffigurante la città nel palazzo Comunale. Altriviaggi e soggiorni di lavoro ebbero luogo a Roma, doveeseguì opere al Gesù, a Firenze, di nuovo a Pisa e anco-ra a Siena, nella cui cattedrale nel 1608 ultimò quattroaffreschi. Trasferitosi con il collega Agostino Tassi a Ge-nova, decorò qui alcune chiese e casa Adorno, ma rima-se poco soddisfatto dell�accoglienza ricevuta. Definiti-

Ventura Salimbeni, Visione di san Filippo Benizi della Beatissima Vergine su di un carrosplendente tirato da un leone e da un�agnella, 1608, Chiostro Grande della SS.Annunziata.

vamente in pa-tria, disegnò, inonore del retto-re di Santa Ma-ria della Scala,un monumentoche fu eseguitodallo scultoreAscanio da Cor-tona.

Morì a Siena nelnovembre 1613e fu sepolto nel-la chiesa di Ca-maldoli dettadella Rosa.

Le lunette nelchiostro Gran-de della SS.Annunziata.

Nel 1605 il Salimbeni dipinse, su istanza di Piero Falco-nieri, la lunetta nel Chiostro Grande della SS. Annunzia-ta intitolata Chiarissimo Falconieri fa disegnare la fabbricadella chiesa.Per il conte di Pitigliano affrescò poi il beato Manetto del-l�Antella generale dell�Ordine ottiene le prime indulgenzeda Clemente IV, e per il dott. Raffaello Ansaldi, La mortedel beato Bonfiglio Monaldi.Tornato al lavoro nel chiostro nel 1608, dipinse la tantocelebre e misteriosa Visione di san Filippo Benizi della Be-atissima Vergine su di un carro splendente tirato da unleone e da un�agnella (v. la fotografia).Per l�intera sua opera ricevette 175 scudi.

L�autoritratto e fra Manetto Pierozzi della SS. Annun-ziata.

Secondo il Baldinucci, l�autoritratto del Salimbeni, assie-me al dipinto di una donna nelle vesti di Flora, venne inmano di fra Manetto Pierozzi dei Servi di Maria della SS.Annunziata, miniatore, il quale aveva col Salimbeni con-tratta stretta amicizia e familiarità, ed oggi [i dipinti] sonoin potere di Michelagnolo Corsi consorte di Caterina AngiolaPierozzi nipote di esso fra Manetto, anche lei miniatrice.Il Baldinucci non fornisce altre notizie su questo padreche invece è ricordato nei documenti d�archivio della SS.Annunziata. Entrò nell�Ordine dei Servi di Maria nel 1612,a 16 anni (un anno prima che l�amico pittore morisse), fudiacono nel 1618, sacerdote nel 1621, maestro dei pro-fessi a Firenze nel 1640 e definitore provinciale nel 1647(SPOGLI TOZZI), incarico che forse costituì il punto più altodella sua carriera ecclesiastica. Morì il 7 maggio 1674 ele RICORDANZE del convento scrissero su di lui:

«Passò all�altra vita il ven. p. fra Manetto Pierozzi no-stro fiorentino in età di anni 78. Fu celebre questo Pa-dre nel miniare, ond�é che le sue Nunziatine, all�operadelle quali più che ad ogni altra cosa applicava, furnosempre tenute in grande stima. Iddio l�habbia ricevutonelle sue sante braccia».

Che fra Manetto fosse un artista piuttosto noto si puòvedere anche da un documento trascritto nel numeroscorso del nostro periodico: vi si parla di un aiuto da luidato nel 1660 nella fornitura di tele e colori ad alcunipittori fiorentini incaricati dal p. Prospero Bernardi di ri-produrre i miracoli della SS. Annunziata in grandi tele di«memoria ex voto».

Paola Ircani Menichini

2 Ridolfo Gugliantini, teologo e predicatore, fu priore della SS.Annunziata nel 1636-37 e Provinciale di Toscana tra il 1650 e il1652. Reggente degli Studi e priore del convento di Reggio Emi-lia, ricoprì anche l�incarico di vicario del p. generale in Lombar-dia. Morì a Firenze il 29 agosto 1657.3 Carlino è Carlo Dolci (Firenze 1616-1686), uno dei più grandipittori fiorentini del Seicento, allievo di Iacopo Vignali.4 La Spina della Corona di Cristo non è più presente tra le reli-quie della SS. Annunziata; anche il suo reliquiario non è reperibi-le e non si trova ricordato nemmeno negli inventari dell�Ottocen-to.5 Il corpo di San Filippo è ancora conservato nella chiesa deiServi di Maria di Todi.6 I Servi di Maria giunsero a Todi verso il 1273-74; nel 1599, acausa della rovina dell�antico convento di San Marco, si trasferi-rono in Santa Maria delle Grazie.7 Porta Piana a Todi è oggi Porta Romana.8 sul furto e il miracolo, v. gli Annales OSM, I, 235 e II, 449. Avven-ne al tempo di papa Onorio IV, tra 1285 e 1287. Nel 1617 ne fufatta scolpire una lapide commemorativa. Gli Annales ricordanoche si raccoglieva abbondante frumento nel campo del miraco-lo, grazie all�intercessione di san Filippo.

cont. da p. 4 - Il pellegrinaggio ...

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Questo anno l'Ordine dei Servi di Mariasi appresta a celebrare il suo 213° Capi-tolo generale. Cogliendo l'occasione, vo-gliamo riportare alcuni particolari rica-vati dalle note di spesa di un registrod'uscita del convento della SS. Annun-ziata per gli anni 1333-1335, riguardan-ti la celebrazione di un altro Capitologenerale, quello del 1335. Il manoscrit-to è conservato presso l'Archivio Gene-rale dell'Ordine dei Servi di Maria aRoma.Il Capitolo generale del 1335, svoltosinel convento di Santa Maria di Cafaggio(SS. Annunziata) a Firenze, non fu deipiù semplici. Appena un anno prima,forti dissidi nell'Ordine avevano provo-cato una scomunica del priore generalefra Pietro da Todi. A questa situazione siera provato a porre rimedio con la cele-brazione del Capitolo proprio a Firenze.Ma come veniva fatto un Capitolo gene-rale nei primi tempi dell'Ordine? Le Con-stitutiones Antiquae dei Servi di Mariastabilivano alcune normative per la suacelebrazione, che fino al 1346 aveva luo-go annualmente e di solito alle calendedi maggio, ossia il 1° maggio. Durantel�assemblea, era prevista la correzionedel priore generale, poi dei definitori equindi dei priori provinciali in caso diabusi. Era prevista anche la possibilitàdi nuovi decreti da inserire nelle costitu-zioni, e si stabiliva la composizione del-le comunità, l'elezione dei priori provin-ciali e conventuali.Diventa interessante notare chi potevapartecipare al Capitolo generale. Eranoammessi di diritto il priore generale coni suoi soci, oltre a tutti i priori provin-ciali e conventuali. Ogni priore di unconvento con più di tredici frati, dovevaportare due frati delegati, mentre dallecase con meno di tredici frati, veniva soloil priore con un delegato. I frati doveva-no arrivare nel luogo in cui doveva cele-brarsi il Capitolo, il giorno precedentele calende di maggio e non prima. Nonera una scelta casuale, se pensiamo chenel 1335 l'Ordine dei Servi di Maria po-teva contare circa una sessantina di con-venti, e quindi come minimo centoventifrati partecipanti. Di conseguenza, tenen-do presente che la comunità fiorentina inquegli anni era composta da un trentina direligiosi, si può ben capire le difficoltà adover ospitare e sfamare il numero deiconfratelli presenti�Proviamo ora a sfogliare il nostro registronel maggio del 1335. La prima cosa cheosserviamo è che il Capitolo generale del1335, viene celebrato non alle calende dimaggio ma più avanti nel mese, ossia ver-so il giorno 25.

SANTA MARIA DI CAFAGGIO NEL SECOLO XIV (5)

tavole portate per 8 soldi e panche pre-state per soldi 5 e denari 4. Tutti questitrasporti di tavole e panche servivanoprobabilmente per la mensa e per l'aulacapitolare.Per i giorni del Capitolo, si fissa un con-tratto per 8 giorni con magistro Fontanail quale lavora preparando pro capitulotripodes et alia necessaria: la spesa è di lib-bre 3 e soldi 12. Un soldo lo guadagnaanche un certo Salvino che presta i suoiservizi durante l�assemblea.La presenza del Capitolo generale causaanche una visita, con relativa celebra-zione, del vescovo di Firenze. Così sispendono libbre 1 e soldi 5 per pagareun tale che presta delle panche quandoepiscopus fecit hic sermonem. E appenadopo occorre pagare 3 soldi per ripor-tarle�L'arrivo di tanti frati richiede uno sfor-zo maggiore a tutti i livelli, in particola-re in cucina. Troviamo così due speseper due sub coquis (sottocuochi), cheaiutano rispettivamente per sei e percinque giorni. Quindi quattro aiutan-ti� Non basta: poco oltre troviamo duecuochi che preparano in cucina al tem-po del Capitolo. E costano al conventoben 14 libbre�E naturalmente occorre dar da mangia-re ai tanti ospiti. Succede così che si aqui-stano: XVI castronibus per il Capitolo casotabernarie vel macellario. Anche qua la spe-sa è sostenuta: 47 libbre, 14 soldi e 6denari. Non manca poi da bere: ben trecongnis cum dimidio, tre congie e mezzodi vino sono acquistate per il Capitolocon libbre 45 e soldi 10. E ancora carnesecca con libbre 3 e soldi 19. Si pagainfine a Bartolo nostro laboratori per for-maggio e uova altre libbre 9 e soldi 2.Quali furono le decisioni del Capitolofiorentino? Per certo, quella più clamo-rosa al momento fu la cancellazione deidecreti del Capitolo generale di Siena del1328. Non era una cosa da poco, in quan-to indicava una sorta di sconfessione del-l'opera del priore generale Pietro daTodi. Difatti, le disposizioni eliminatecontenevano forti e stringenti richiami

ad un recupero della vita conventuale, cheaveva subito un certo rilassamento�Ma intanto i frati già prendevano la via diritorno, e al procuratore del convento diSanta Maria di Cafaggio non restava cheannotare una spesa di soldi 13 e denari 8per la restituzione di panche e assi utiliz-zate�Il Capitolo generale era finito e la vita con-ventuale riprendeva il suo corso�

p. Emanuele M. Cattarossi, osm

Il Capitolo generale del 1335

La comunità intanto prepara la parte ma-teriale dell�evento. Si comincia con pic-coli lavori, ad esempio il 3 di maggio sipagano otto soldi per tagliare l'erba nelprato e nell'orto. Più a ridosso dell�avve-nimento i lavori diventano importanti: ilgiorno 20, si paga un soldo e otto denariper far portare delle tavole con motiva-zione pro capitulo. In seguito si pagano lib-bre due, dodici soldi e sei denari per carneper i frati che venivano al Capitolo il gior-no 22, e si portano assi d'abete e di faggiospendendo soldi 3 e denari 6. E ancora

Frate in preghiera scolpito in un peduccio nelsecondo chiostro della SS.Annunziata (sec. XIV).

Finestra dell�ultimo ventennio del secoloXIII,secondo chiostro della SS.Annunziata.

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Un grande cielo, la luce e un appiglioper una mano, l�altra, uno pel piedenella roccia che sale. Null�altro oravale fino alla cima, nient�altro. Aridafessura, dente del sasso che affiora,che l�occhio attento, duro, cerca in alto,a lato per una mano, l�altra, il piede;a guai, a temere, a cedere. Ma questo,tutto questo perché? Non saprei dirlo(gli altri lo sanno?) forse per maggiorecielo e più sole. Così noi diciamo,si deve dire, affinché troppa gentenon rida; ma né il cielo e non il solemuteranno nei pochi ancora centometri più in alto. Eppure ci sentiamocrescere noi di luce ad ogni metroconteso e tolto alle astruse difesedella roccia. Anche il rischio ci dà luce,è luce. Nasce alla vittoria l�uomo,s�innalza alla bellezza. Splende e ridel�angelo estremo, vigile ad accoglierci.

UGO FASOLO (da L�isola Assediata).

Un grande cielo

Il Del Giocondo e gli Anforti sepolti alla SS. AnnunziataIl 9 agosto 2013 un gruppo di studiosi e giornalisti con alseguito alcune televisioni hanno aperto la tomba della cap-pella di S. Lucia in tribuna per cercare le ossa dei Del Gio-condo e in particolare di Piero figlio di Francesco e di monnaLisa Gherardini. Questo allo scopo di fare delle comparazionidi DNA con i resti presunti della donna trovati in Sant�Orsola.Esplorato il vano, sono state rinvenute alcune parti di schele-tri e una lapide con su scritto: CINERES DEFUNCTORUMFAMILIAE IUCUNDI (Il Corriere fiorentino, 10 agosto 2013).Anche se è vero che le vicende di Leonardo da Vinci alla DanBrown sono popolari e fanno «ascolto», tuttavia occorre ricor-dare per amor di verità alcune particolari notizie storiche sullacappella di S. Lucia, detta già dei SS. Martiri e di S. France-sco, e sulle sue sepolture, compresa quella Del Giocondo.Secondo la Guida del p. Pellegrino Tonini (1876), Francescodel Giocondo, o più probabilmente il padre Bartolomeo, neottenne il patronato dai Padri e, per memoria, sul pavimentopose una lapide non più esistente che recitava: DE GIOCHON-DI MCCCCXXXXV. La famiglia si riservò anche la sepolturanel vano sotto il pavimento e diversi suoi componenti vi furonoinumati. Così risulta dal Libro degli Obblighi di Chiesa compi-lato dal p. Costantino Chellini (� 1676) che ne fece il riordina-mento e che per questo spogliò i numerosi documenti dell�ar-chivio del convento (vedi le fotografie e l�elenco dei nomi).Verso il 1720, estinti i del Giocondo, la cappella passò perbreve tempo al Magistrato delle Stinche e poi agli Anforti iquali nel 1728 finirono di abbellirla e vi posero la lapide dietrol�altare. Sulla pietra a chiusura della tomba incisero la fraseOLIM FAMILIAE IUCUNDI NUNC DE ANFORTIS (un tempodella famiglia del Giocondo ora degli Anforti). Il vano inferiorenaturalmente ospitò i loro morti e questo per una cinquantinad�anni, fino alla proibizione del granduca Pietro Leopoldo diinumare i cadaveri nelle chiese.Al tempo del p. Tonini la cappella era detta dei Sette SantiFondatori e presentava, dipinto da Niccolò Nannetti, un qua-dro d�altare che oggi è collocato nella cappella della navatadestra a loro intitolata. La cappella Anforti, mutato il nome,attualmente si chiama di S. Lucia e ospita l�omonimo quadrodi Iacopo Vignali che - è opportuno segnalarlo agli enti com-petenti - ha bisogno di ripulitura e restauro.

Paola Ircani Menichini

Ugo Fasolo (Belluno, 1905 - Vicenza, 1980) è considerato un poeta «dellabellezza». Stabilitosi a Venezia nel 1950, scrisse anche opere di saggisti-ca e diresse la rivista «Lettere venete».

La Pania della Croce (AlpiApuane) e il mare nello sfondo.

Nella prima fotografia in alto si leggono nomi dei defuntisepolti nella cappella trascritti dal p. Chellini nel manoscrit-to «Obblighi di Chiesa»: Del Giocondo / Antonio del Gio-condo c. 7 / Amadio di Pier Francesco c. 102 / Andrea diBartolomeo Giocondi c. 291 / Giuliano del Giocondo c. 89/ Guasparri di Bartolomeo Giocondi c. 115 / Girolamo diVincenzio del Giocondo c. 359 / 1580 Lucrezia di Anto-nio del Giocondo c. 8 21 dicembre S. Lorenzo / Lucreziadel Giocondo c. 186 / Maria di Bartolomeo del Giocondoc. 93 / 1516 (?) Ginevera del Giocondo c. 100 30 genna-io non c�è popolo [non si conosce la parrocchia di residen-za] / 1536 (?) Gostanza del Giocondo donna di BardoBardi c. 100 30 gennaio non c�è popolo / 1555 Bacciodel Giocondo lib. E c. 106 quegli dell�Olio marzo.Nella seconda fotografia in basso si legge: Del Giocondo /1642 Baccio 26 gennaio / 1670 M(onn)a Mad(dalen)amoglie di Paolo Guidi / 1676 Giocondo 16 febbraio / 1691Borgianni 16 febbraio.

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Incontri

Liturgia delle ore. Dal lunedì al venerdì, ore 7,30: Canto delle Lodi (coro); ore 18: S.Messa, ore 18,30 Vespri - il venerdì, dopo la S. Messa, al posto dei Vespri viene cantatala Benedetta all�altare della Madonna - il sabato i Vespri sono alle 17,30; la domenica,ore 8: Canto delle Lodi (coro), ore 17,30: Vespri (all�altare della Madonna); ore 18: S.Messa.

La Domenica, SS. Messe: ore 7 - 8,30 - 10 - 11,30 - 13 - 18 - 21; ore 10,30 Capp. deiPittori: S. Messa in inglese - English Mass dall�8 settembre al 13 luglio 2014 (p. ScottMurphy LC per confessioni e catechesi).

Con approvazione ecclesiastica

Direttore responsabile: Alberto CeragioliRedazione: M. Anghinoni, E. Cattarossi, I. Da ValleCaporedattore: P. Ircani MenichiniRegistrato al Tribunale di Firenze n. 2926 del 4-4-1981Via C. Battisti, 6 - Firenze - Tel. 055/266181 - fax 0552661894

Emmeci Digital Media - Sesto Fiorentino (FI)

Parrocchia (p. Massimo M. Anghinoni), informazioni: tel 055 266181. Coro della SS.Annunziata (dir. p. Alberto M. Ceragioli) tel. 055 578001 (prove il giovedì, ore 21) - Coro«Ecce Ancilla Domini» (dir. p. Alessandro M. Greco) tel. 055 266181 - Piccolo CoroMelograno (dir. m.° Laura Bartoli) tel. 347 6115556.

A cura di p. Aurelio M. Marrone, osm e Matteo Moschini -foto di fra Franco M. Di Matteo, osm.

FAIUNDONOALPERIODICOSULC.C.P. N° 67862664 INTESTATOA«PROVINCIATOSCANASERVIDIMARIA», VIAC. BATTISTI, 6 -

50122FIRENZE

Cronaca del Santuario

3-5 luglio, convento di San Tolomeo a Nepi, riunioneannuale della Provincia «Santissima Annunziata».6 luglio, ore 21, Meditazioni Sonore 2013 ha presenta-to il concerto del Duo dissonAnce che con i mm. fisar-monicisti Roberto Caberlotto e Gilberto Meneghinha interpretato Johann Sebastian Bach.6-27 luglio, Montesenario, tutti i sabati, ore 18,30,ciclo di riflessioni Tante voci per dire Dio, relatori Gian-carlo Bruni (La fede in Dio e impegno verso l�uomo, 6luglio), Giuliana Fabris (La fede di Maria come donodi sé, 13 luglio), Armido Rizzi (Fede e non fede. Leragioni dei non credenti, 20 luglio), Maria Cecilia Vi-sentin (Maria e la bellezza del credere, 27 luglio).7 luglio, Montesenario, incontro organizzato dall�UNI-FASI sul tema Insieme sul Monte a 50 anni dall�inizio delConcilio Vaticano II, con le relazioni: I laici dopo il Con-cilio Vaticano II (prof. Marinella Perroni) e un Ricordodel 50° anniversario della canonizzazione di s. AntonioM. Pucci (p. Sergio M. Ziliani). A conclusione la S.Messa presieduta dal priore Generale, p. Angel M. RuizGarnica.11 luglio, ore 16, la tela restaurata della Pietà del pit-tore Iacopo Ligozzi è stata riportata e collocata nellacappella del Giambologna (Soccorso) in tribuna.20 luglio, Sala dell�Annunciazione, a cura di Internatio-nal Workshop on Urbanization and Cultural Landscape,relazione di Gabriele Corsani: On the importance ofthe city life, with reference to the history of Florenceand especially of its district Santo Spirito.

27 luglio, ore 12, nell�ambito di A Firenze con bRio (aRio de Janeiro per la GMG, per incontrare papa France-sco ... restando a Firenze), S. Messa in basilica e �pranzoinsieme� dei giovani partecipanti. L�evento, che si è svoltodal 25 al 28 luglio e ha coinvolto chiese e monasterifiorentini, è stato organizzato dai Centri di PastoraleGiovanile dell�arcidiocesi e di San Miniato.1-14 agosto, ore 21 (giorni feriali) e ore 17,30 (dome-nica 4 agosto e 11 agosto), Quindicina dell�Assunta,celebrazioni mariane con i Canoni di supplica alla Madredi Dio della liturgia bizantina. La vigilia dell�Assunta sonostati cantati i primi Vespri della solennità (ore 17,30) ecelebrata la S. Messa vespertina (ore 18).23 agosto, consueta festa di S. Filippo Benizi con la S.Messa e la benedizione del pane e dell�acqua, celebra-te dal priore p. Gabriele M. Alessandrini. A Todi fraEmanuele M. Cattarossi ha predicato il triduo del 20-22 agosto e partecipato alla S. Messa solenne del 23.È in corso nel chiostrino dei Voti il restauro da parte delComune di Firenze di due affreschi staccati: L�Assun-zione della Vergine del Rosso Fiorentino (1517) e il Cor-teo dei Magi di Andrea del Sarto (1511). Il contratto direstauro è stato stipulato da Friends of Florence conGioia Germani e con SAR Scienza Arte e RestauroFirenze. I restauri sono a cura di Laura Corti, LidiaFornaciari, Gioia Germani, Cristiana Conti e Ales-sandra Popple. Termine dei lavori: gennaio 2014.

Il restauro del Corteo dei Magi diAndrea del Sarto. La Pietà di nuovo collocata nella cappella del Soccorso.