la storia della mesopotamia - rassegna.be.unipi.itrassegna.be.unipi.it/20150727/si11122.pdfla storia...

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La pazza idea di cancellare la storia della Mesopotamia In nome dell'islam "puro" e di un monoteismo totalitario, l'Isis distrugge i resti dell'antica civiltà pagana, patrimonio universale. <dúutiamo gli archeologi siriani e iracheni che rischiano la vita per difenderlo», dice l'archeologo Paolo Matthiae, scopritore di Ebla di Simona Maggiorelli - foto di Filippo Trojano

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La pazza idea di cancellarela storia della Mesopotamia

In nome dell'islam "puro" e di un monoteismo totalitario, l'Isis distrugge i resti dell'anticaciviltà pagana, patrimonio universale. <dúutiamo gli archeologi siriani e iracheni

che rischiano la vita per difenderlo», dice l'archeologo Paolo Matthiae, scopritore di Ebla

di Simona Maggiorelli - foto di Filippo Trojano

a scoperta di Ebla, grande centro urbano fio-rito tra il 2600 e il 1600 a.C, nel cuore della Si-ria e dei suoi archivi reali, compiuta da Paolo

Matthiae, è stata la più importante del secon-

do Novecento. Del significato di quel suo stra-ordinario ritrovamento che ha rivoluzionato la

nostra conoscenza dell'antica Mesopotamia

l'archeologo de La Sapienza ha scritto in im-

portanti saggi come Ebla, la città del trono (Ei-naucli) e Gli archivi Reali di Ebla (Mondadoriuniversità). Ma il suo lavoro non è stato solodi studio. Nel 2010 stava gettando le basi ciel

parco archeologico mentre già si parlava della

nascita del nuovo museo di Ebia, quando l'a-

cuirsi della crisi siriana ha bloccato tutto. Ne-gli ricucini mesi si è parlato molto dell'attaccodell'isis a Palnlira e sui Left abbiamo raccoltole voci di archeologi in prima linea in Iraq per

difendere il patrimonio artistico dalla furia di-

struttrice dei fondamentalisti. Ma il quadro diquanto sta accadendo in Siria appare ancora

sfocato e frammentario. Per questo ci siamorivolti al maggior esperto di quell'area, che ci

ha generosamente aperto il suo studio,

Professor Matthiae qual è l'entità ciel dannooggi e quali sotto le aree più in pericolo?T danni al patrimonio culturale mondiale sonogravi e potrebbero diventare gravissimi. Comehanno disperatamente denunciato le autorità

I culturali di Damasco e molte organizzazioniculturali. I rischi maggiori vengono dall'inere-I

1 mento di scavi clandestini e dal fatto che sitistorici importanti sono stati usati conce sedi

di comandi o di distaccamenti militari espo-nendoli ad attacchi e bombardamenti. E poi,

come sappiamo, ci sono state distruzioni dii monumenti e di opere di grandissimo pregio,

compiute da gruppi fondamentalisti in noinedi un rigorismo religioso d'ispirazione salafi-ta. G li scavi Clandestini, non pitt occasionati,

ma organizzati su Comm issione e protetti da

bande armate, hanno già portato devastazioninegli importantissimi siti archeologici di Apa-mea, Palnlira, Dura Europos di età greco-ro-mana, ina anche in siti delle culture preclassi-clle, coree Marti sull'Eufrate e Ebla stessa nellaregione di Idlib. Siti storici di ineguagliabile fa-scino e valore architettonico, come il Krak deiCavalieri e la Cittadella di Aleppo, non hannosubito danni gravissimi. Ma gemme dell'archi-tettura islamica, come la Moschea Kllosrofiyaad Aleppo di età ottomana e il minareto me-dievale della Moschea degli Unlayyadi, solfoandati completamente distrutti.Che cosa rischia l'antica Palnlira?Rischia il suo spettacolare campo di rovine

dell'età imperiale romana. L rutto dei luoghiarcheologici pili suggestivi al mondo. La stia

distruzione sarebbe una catastrofe di gravità

estrema. Non a caso l'1Jnesco e il Consiglio di

sicurezza dell'Onu hanno denunciato questedistruzioni come crimini di guerra contro l'u-manità.

L'impero Ottomano è stato a lungo tolleranteverso altre culture , l'arte di Istanbul lo testi-monia. L'Andalusia è un altro esempio. Men-tre Qusayr 'Atura in Giordania dimostra che,nella primissima fase, l'arte islamica anico-nica conviveva cori quella di altre tradizionifigurative. Cosa tre pensa?Penso che una pazzia antiutnanistica, sorrettada un fanatismo religioso estremistico, percor-re oggi una parte certo minoritaria, ma non in-

significante del mondo islamico, anche come

conseguenza di infiniti errori compiuti dalle

maggiori potenze dell'Occidente nell'ultimosecolo e a seguito ciel sostegno, equivoco maconsistente, di ricchissimi Paesi arabi. Sono

innumerevoli le testimonianze della tolleran-

za di governi e potentati islamici, verso le ope-

re e i monumenti del passato. C'è una sidera-le distanza tra le concezioni profondamente

II

I

I

umanistiche di quei governanti e di quei dotti

della legge coranica e le concezioni dei fanati-ci che oggi distruggono non solo monumenti

pagani, nna anche opere architettoniche erette

da magnati di fede islamica per commemorare

grandi uomini dell'islam, perché ritenuti inci-

tamenti a un sostanziale politeismo. L'impero

Mogliul in india, retto da imperatori di fede

musulmana, è forse, in assoluto, il massimo

esempio mondiale di tolleranza di fedi diver-

sissime, di promozione di tutte le arti, di favore

indiscriminato per tutto ciò che l'uomo è ca-pace di creare in quanto questa straordinaria

capacità umana era sentita come uno dei doni

più mirabili attribuiti all'uomo da Dio.

1 iniliziani vendono preziosi reperti per au-tofinaziarsi . Ma accanto a queste ragioni

"pragntaticlte" ce nesono altre ideologi-che. Perché i fonda-mentalisti dell'Isisdistruggono i restidell'antica Mesopo-tamia? Vorrebberocancellarne la storia?P certo un paradossoche l'Iris, al tempostesso o alternativamente, distrugga epronntova la vendi-

«E gravissimo chei programmi delle scuole

europee abbiano ancora unaprospettiva eurocentrica, che

esclude ciò che non appartienealla tradizione greco-romana

e giudaico crisfianan

I

I

II

ta di beni archeologici. Da un lato annienta

le opere che potrebbero incitare all'idolatria,

dall'altro, facendone smercio esalta e diffon-

de quelle stesse opere. La distruzione (lei mo-numenti e delle opere che, secondo i salanti,

incitano all'idolatria, cioè a qualunque tipo di

religiosità che possa indebolire il fortissimo

senso dell'Assoluto della fede islamica e la sua

struttura monoteistica, priva di ogni possibi-lità di compromesso, si spiega nell'ambito di

questa interpretazione estremamente rigo-

rista e fanatica, intollerante ed esclusivista,

dell'Islam. Né può destare troppa meraviglia

se solo si pensa all'ecatombe di opere d'arte distraordinario pregio che furono distrutte con

accanimento tra gli anni di Costantino il Grati-

de e diTeodosio nei decenni in cui tramontava

l'Impero di Roma e dell'assunzione della feriecristiana a religione dell'impero. Per tuta fede

monoteista intransigente e intollerante, tut-to ciò che precede la rivelazione divina dellapropria religione, è uni epoca di tenebre chesi oppone all'epoca della luce apportata dallarivelazione apptmto. E quindi, in questa pro-spettiva, tutto ciò che esalta il paganesimo,ritenuto falso ed odioso deve essere distrutto.Certo, l'Isis non opera nel VII o VIII secolo d.C.quando peraltro, dovtuxlue, i grandi conqui-statori arabi di metà dei resti dell'Impero diRoma si comportarono in modo assai più tol-lerante e magnanimo dei loro barbari epigoniodierni, e quindi non si può escludere che altremotivazioni siano presenti in queste decisioniinaccettabili di annientamento del patrimo-nio culturale. Tra queste, si possono indicare,da utn lato, la convinzione che il rispetto delpatrimonio culturale è qualcosa che ha avutoorigine nell'esecrato Inondo dell'Occidente e,dall'altro, la considerazione che le popolazio-ni di Iraq e di Siria, per tornare all'origitnariafede islamica "pura" dei decenni dei Califfi or-todossi, devono cancellare la memoria del loropassato secolare.La distruzione talebana dei Budda delBamyan, il saccheggio del museo di Bagdad,le ferite inferte dall'Isis ai tesori di Nimrud erii Ninive e poi della tomba ciel profeta Gionae di reperti cristiani e sufi in Siria. Un filo ros-so unisce questi attacchi?C'è senz'altro un filo rosso che collega tutte

queste inammissibili atrocità contro il patri-

monio culturale mondiale proprio per l'estre-

ma, totalitaria, indiscritnlirtata intolleranzadegli estremisti fanatici e per altri motivi a cuti

accentlavalno prmla.

L'epopea di Gllgamesh per secoli non è stataconosciuta in Europa, mentre si ricordanoSerse e Dario perché combattuti da Alessan-dro Magno . Quando Umberto Curi scrive chela Grecia non era la culla della democrazia,ma una società fondata stigli schiavi e cheescludeva le donne, ne offre un quadro piùveritiero?Le democrazie dell'Occidente, certo tanto di-verse da quella del mondo greco, hanno inizia-to a percorrere un lungo e lento cammino direalizzazione dopo la rivoluzione francese e ladiffusione di alcuni suoi principi con le arnia-

te di Napoleone. ¡;affermazione delle nazionieuropee ha trovato legittimazione ideologi-ca tra Classicismo e Romanticismo , quandomassima fu l'idealizzazione della civiltà grecanel mondo occidentale . Pensiamo a Winckel-mann, a Goethe e a Hölderlin . Dal mondoclassico noi abbiamo ereditato l'interpretazio-ne che, prima, la Grecia si oppose alla barbariecon le guerre persiane e, poi , Alessandro fecetrionfare l'Occidente civilizzato sull' Orientebarbaro . L'Occidente ha sempre adottato que-sto schema interpretativo sia che si trattassedelle guerre di Roma contro i Parti o i Sasanidio di Bisanzio contro i Barbari in Occidente epoi contro gli Arabi e i Turchi in Oriente. Nonc'è dubbio che rispetto al modo di pensare dioggi molti sono gli aspetti inammissibilmentenegativi della civiltà greca e romana. Ciò cheè gravissimo è la prospettiva ossessivamente"eurocentrica", tipica di tutti gli ordinamentidelle scuole dell'Unione europea: per cui diciò che non appartiene alla tradizione greco-romana o giudaico - cristiana è accettabile solociò che preannuncia o condivide valori di quel-le due tradizioni, mentre ciò che è estraneo, oè sentito come estraneo , non solo è privo diinteresse, ma è negativo ed è un disvalore. Per

questa via tutto ciò che riguarda buona partedell'islam, la Cina, l'india, le culture origina-rie dell'Africa, le civiltà pre-colombiane delleAmeriche non è, di fatto, che un disvalore perl'Occidente.

Lei ha forviato nuove generazioni di arche-ologici in quei territori , non potendo più la-vorare con loro (la quando la crisi siriana èdegenerata . Cosa è possibile fare per aiutarequegli archeologi e funzionari siriani e ï.ra-elieni che oggi rischiano la vita per difenderereperti che sono patrimonio dell'umanith ?Dopo la fine di queste crisi gravissime l'arche-ologia orientale diverrà certamente qualcosadì diverso da quella che hanno conosciuto epraticato gli studiosi della mia generazione.Che cosa sarà è difficile dire, ma è certo chein tempi relativamente rapidi il suo caratterepost-coloniale si accentuerà e il mio auspicioè che, in luogo dell'unilaterale lettura prodot-ta da Europa e Usa, si affermino sistemi in-terpretativi arricchiti da esperienze snaturate

nelle università e nei centri di ricerca di Paesiextraeuropei e in particolare dei cosiddet-ti Brics. Intanto, però, dobbiamo sostenere,senza alcuna discriminazione ideologica opolitica tutti i siriani e gli iracheni che si pro-digano a favore del patrimonio culturale delloro Paese , senza intenti speculativi , ma soloper salvaguardare ciò che rischiano irrepa-rabilmente di perdere. Borse di studio, faci-litazioni nelle pubblicazioni , collaborazioni,agevolazioni nell'accesso ai dottorati sono al-cune delle azioni che possono aiutare giovaniche si trovano fuori dei loro Paesi, perlopiù insituazioni difficili. Molto più complesso è for-nire aiuto tangibile a chi - sono tanti - e impe-gnato a rischio della vita a proteggere ciò cheresta ciel patrimonio di Siria e di Iraq. Anchein questo caso , sia sti base solidaristica, sia subase governativa, si deve tentare ogni stradache permetta di sostenere questi sforzi eroicie talora disperati per il salvataggio di opere,monumenti, siti che sono parte integrantedell'identità di quelle popolazioni di Siria e diIraq, ma sono anche e soprattutto patrimoniouniversale. cot