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Mario Zisa STORIA DELLA DEA MADRE E DELLA TRIADE PRIMEVA Ricerca sull’origine dei miti e delle leggende antiche 1

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  • Mario Zisa

    STORIA DELLA DEA MADRE

    E DELLA TRIADE PRIMEVA

    Ricerca sulloriginedei miti e delle leggende antiche

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  • PREMESSA

    Molti degli scrittori, che, sino ad ora, si sono occupatidella storia delle religioni, quando hanno iniziato a trattarelargomento, esaminando il periodo paleolitico, hannoattribuito paradossalmente, a quei nostri lontani antenati,idee, concezioni, modi di fare, istinti, che sono invece deltutto tipici del mondo contemporaneo. E come se questiautori avessero abbracciato la teoria delle idee innate, percui ci che oggi presente nelle idee degli esseri umani, viera gi presente fin dalle loro origini, perch la creazionedelle idee sarebbe avvenuta allora, una volta per tutte.Naturalmente una simile concezione filosofica nonverrebbe sottoscritta nemmeno da quegli esperti che ora siriprendono, i quali peraltro, va qui rimarcato, ed in seguitosar sottolineato vigorosamente, hanno ripetutamente fattoprogredire lanalisi della storia delle religioni. Tuttavia il lettore di quelle opere davvero indottoallimpressione che gli uomini dellantico passato avesseropresupposti di pensiero analoghi ai nostri.A ci si aggiunga che le epoche che stiamo per esaminare,sono durate centinaia di migliaia di anni, e che, in tuttoquesto tempo, luomo si evoluto da primate in variespecie di homo, che, solo da ultimo, duecento mila anni orsono, hanno generato il sapiens sapiens. Se appena si d una scorsa agli straordinari mutamenti chesi sono verificati negli ultimi duemila anni, nel quadro difasi ben concatenate, risulta evidente che anche illentissimo cambiamento evolutivo, a cui stato sottopostoil genere homo, deve essersi manifestato attraverso tappeprogressive ben scandite, non solo per quel che riguarda lastruttura fisica e le condizioni di vita, ma anche per quelche riguarda levoluzione del pensiero.

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  • Mentre la massa cerebrale aumentata con accrescimentodelle sue possibili funzioni, la loro esplicazione in viasuccessiva ha consentito ai nostri antenati di svilupparesempre meglio i processi di concatenazione delle idee.Cos le nuove specie hanno imparato a valersi meglio diprima degli strumenti immediati del corpo, i cinque sensi,e a far uso specifico di uno dei pi importanti sensi per ilmondo animale, fino a quel momento, ludito, perassociare un suono ad un certo evento, e, per questotramite, tentare la riproduzione del suono con lausilio delproprio naturale strumento sonoro, la bocca. Risulta del tutto plausibile lipotesi di Phillip Tobias che illinguaggio sia frutto di unevoluzione graduale iniziata altempo di homo habilis1. Lonomatopea, lo specchio della realt sonora, dovetteessere il primo veicolo sociale per la nascita della parola,in unepoca in cui verbi, aggettivi ed avverbi erano benlungi dallessere ipotizzati. Eppure, per questa stradaapprossimativa e imprecisa, si cominci a dar vita allacomunicazione interpersonale. Non che prima non fosseesistita la comunicazione. Essa era attuata per altra via, ingran parte come la attuano i primati e gli altri animali nelbranco.Ma la nuova forma di comunicazione presentavapossibilit insospettabili alla sua lontana origine.Ad un certo punto dello sviluppo, la parola-suono,generalizzata ad una certa quantit di esseri umani, agprodigiosamente sulla loro memoria, richiamandolattenzione dei nostri progenitori su ogni associazione di

    1Evolution of brain size, morphological restructuring and longevity inearly Hominids, in Principles of neural aging, Amsterdam, 1997,pagg. 153-174.

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  • idea e suono, generata in precedenza, e questo patrimoniodi ricordi venne consegnato alle generazioni successive,per via della memoria. Anche questo fu un fenomenosociale, perch il ricordo di ogni parola era questione chefiniva per coinvolgere tutti indistintamente i componentidel gruppo, e la stessa memoria cominci ad essereconsiderata un fattore rilevante nel meccanismo sociale.Non chiaro quando questo elemento inizi a svilupparsi,ma, di certo, al momento del controllo del fuoco, esso eragi alquanto evoluto, pur essendo ancora ben lontano dallosviluppo registrato nelle epoche successive.Ad un certo punto di estensione e di generalizzazione, laparola cominci tuttavia ad entrare in conflitto con sstessa.La parola, sviluppatasi dal suono, appariva come lospecchio (onomatopeico) della realt, ma gli esseri umanisi accorsero presto che, di tanto in tanto, quello specchiorifletteva diverse immagini, e non pi una sola, e ci presea costituire un grave problema. E come se, al giorno doggi, e come effettivamenteaccade in talune lingue, la parola acqua, potendoindicare sia il liquido che il fiume, ponesse gli esseriumani davanti alla scelta di mantenere unica la parola, macon due diversi significati, oppure di variarla con unadiversa emissione sonora. La nuova parola per il nuovo significato non fu maiinventata: essa deriv quasi naturalmente dalloriginecomune.In entrambe i casi si gener la possibilit di confusione traci che era detto, la parola, e ci che essa significava, glioggetti richiamati, e tale possibilit di confusione aumentin tutti i casi, in cui la parola non era unimmediatapronuncia effettuata in presenza delloggetto, ma era

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  • invece leffetto di un ricordo, o magari della memoriatrasmessa da altri.In questo secondo caso, invece che lacqua cadde dalcielo era data la possibilit di intendere che il fiumecadde dal cielo.Giocato sulla memoria, fin dallorigine, questoscollamento della parola e dei suoi significati, fininsensibilmente per costituire la prima delle basi per ilformarsi di una concezione nuova, caratterizzata dallamancata aderenza alla realt e, per lesattezza, per quelfenomeno che i filosofi avrebbero pi tardi chiamatoidealismo. Gli esseri umani credevano sulla parola dei loropredecessori, ma non si accorgevano di fraintenderneormai il significato originario.Tale fenomeno da collocare allorigine dellevoluzionedi tutte le religioni ed in particolare alloriginedellevoluzione dei miti.Il linguaggio stato il frutto di uno stimolo sociale. Gi laprima onomatopea doveva servire per comunicare aimembri del gruppo il pericolo imminente, forse inaggiunta od in sostituzione del senso olfattivo scemato. Dicerto, per ora estremamente difficile ricostruire le fasiche portarono dallonomatopea ai livelli di comunicazioneorale attuale. Ma tali tappe, emergenti con chiarezza daldibattito scientifico sullargomento, vi furono e furonoindubbiamente collegate ai grandi eventi che segnarono letappe conoscitive dellumanit.La stessa creazione di strumenti e generalizzazione delletecniche di lavorazione evoluta della pietra assolutamente impensabile senza un determinato livello dilinguaggio, che gi ben s distaccato dalle forme dicomunicazione non verbali attribuite allaustralopiteco evicine ai sistemi dei primati. Senza parlare poi del

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  • controllo del fuoco o della creazione di statuette.Certamente, in tutte queste fasi, tale linguaggio nonassomigliava per nulla alla combinazione complessa di unarticolato vocabolario, a cui siamo immediatamente portatia pensare e, tanto meno, a proposizioni tra loro collegate,in via ipotattica e paratattica. Pur mancando infatti un verodizionario, gli embrionali termini di comunicazione, chesolo fino ad un certo punto possono essere chiamatiparole, svolgevano una funzione essenziale nellatrasmissione reciproca delle idee. Tuttavia le varie fasipaleolitiche devono aver evoluto progressivi livelli disviluppo della comunicazione orale, proprio sotto la spintadelle successive scoperte.Il mondo paleolitico infatti, anzich presentarsi come unosfondo indefinito, contro il quale si schiacciano tutte leprime conquiste dellumanit, quali macchie di coloreirregolari e mescolate tra loro, va identificato comeunimmenso puzzle, nel quale devono trovare collocazionetemporale ordinata le scoperte, le invenzioni, le tecniche, iprogressi di quei progenitori che, bench cos diversi danoi, si muovevano in avanti in progressione assolutamentelogica, forse tanto logica che anche noi, evoluti e sapientisuccessori, abbiamo ancora da imparare da loro.Senza la ricostruzione storica di quel tempo cos lontano,non poi possibile darsi conto delle forme assuntedallevoluzione umana nelle epoche pi recenti, ma ancoratanto distanti dallevo presente, n collegare fra di lororigorosamente le fasi evolutive successive.

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  • PARTE PRIMA

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  • CAPITOLO ILA PRIMA DEA

    La concezione di una divinit originaria, nella formaspecifica e generale di una Dea Madre, cominci adelinearsi nella mente degli esseri umani, con tuttaprobabilit, solo ad un certo punto della Preistoria e, cometanti altri fenomeni della creativit umana, in luoghidifferenziati e distanti tra loro. Ci, che non devesorprendere, che la concezione della Dea, si dovetteformare ovunque in maniera omogenea, fino arappresentare una Divinit non solo unica dappertutto, macaratterizzata ovunque, grosso modo, dagli stessiconnotati2. Quel momento iniziale di emersione di una specificaconcezione della divinit pu forse essere fissato all'epocadi Homo Erectus (o Homo Ergaster), oltre 300.000 anni orsono (assumendo come punto di riferimento i ritrovamentidella Venere di Tan-Tan in Marocco e della Venere diBerekhat Ram, sulle alture del Golan), con probabilit nonlontano dal momento in cui i nostri progenitoricominciarono a controllare il fuoco.

    2 La teoria del sacerdote austriaco Wilhelm Schmidt, enunciata nellasua opera Der Ursprung der Gottesidee, 1912, circa il cosiddettoUrmonotheismus, fu costruita su dati parziali, tutti relativi al periodoneolitico, e mirava ad una conferma della preesistenza di una divinitmaschile, in sostanza del Dio Padre, visto in origine come Dio delCielo.Quel che venne trascurato dallo studioso predetto fu proprio il mododi procedere dei nostri lontani progenitori, che non elaboravano le loroidee con lausilio di ben pi moderne astrazioni, ma si valevanounicamente di quei presupposti, che erano rinvenuti nella loro comuneesperienza di vita.

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  • La Dea Madre venne identificata con la totalitdell'esistente: non c'era fenomeno che non le appartenesse.N c'era modo di pensarla altrimenti. Gli esseri umani delPaleolitico Inferiore devono aver scoperto la religionenaturale della Dea Madre, come risposta "scientifica", peril loro mondo, agli interrogativi emergenti dalle analisiprimitive dei principali fenomeni naturali. In primo luogonon l'uomo, ma la donna era in grado di generare, diriprodursi e di riprodurre sia femmine che maschi.Per altro verso, sino a quel momento, il maschio era vistocome sterile: infatti non aveva il potere della donna diriprodursi. Per giunta era considerato del tutto inessenzialealla riproduzione. La scoperta della funzione del maschionella riproduzione fu un fatto rivoluzionario, e dovetteavvenire molto tempo dopo, a ridosso delladomesticazione delle specie animali e vegetali.In origine il maschio invece non era considerato parte delciclo riproduttivo. La sua partecipazione alla sessualitdoveva essere considerata lo strumento di un gioco,apprezzato anche dalle femmine, in cui veniva a riversarsispesso il carattere aggressivo dei maschi. Ma in definitivaun gioco, e nullaltro.Queste ragioni spinsero la donna ad essere consideratacome il clich del rinnovamento nel mondo, di vita nuova,come il clich per la comprensione dapprima dellariproduzione degli animali, poi dei vegetali ed infine ditutte le altre cose.La donna, per la prima volta, fin per esprimere, attraversoil concetto di generazione, il concetto di causa, e, comeessere superiore, di causa prima.Tuttavia questi contenuti non si espressero, nel loroesordio, nelle forme filosofiche e teologiche. La ragioneinduceva i nostri antenati a vedere ogni essere vivente

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  • come prodotto da una madre, e, pertanto, allorigine dellavita di ogni essere vivente ci doveva pur essere una primamadre. Tale Madre doveva aver messo al mondo non sologli esseri umani, ma tutte le forme viventi, inclusa lamateria inorganica, anchessa considerata vivente. Tutte le altre idee, in ordine al mondo, non venneropresumibilmente toccate da questa iniziale concezionedella Divinit. Gli animali, come prima, erano o preda opredatori, ma tutti emanavano dalla Grande Dea. Cos lepiante, eduli o meno. La Dea includeva ed eraresponsabile del bene e del male. Nessuno pensava diinnalzare critiche o di protestare, o di lamentarsi o ditormentarsi, perch la Dea era generatrice di vita come dimorte. La Dea infatti era solo il primo elemento delquadro naturale, posto sotto gli occhi degli esseri umani.La Dea, come Divinit, non era considerata d'altrondecome una specie diversa rispetto alluomo o agli animali,che essa incorporava. Essa era considerata come un esseredello stesso tipo, della stessa qualit e della stessa materia.Era assente del tutto una concezione astratta dellaDivinit, che immagina un Dio trascendente. Questaconcezione si form parecchi milleni pi tardi,attraversando stadi storicamente individuabili.Infine la Dea, essendo collocata allorigine della vita, erapure collocata allorigine della storia degli uomini, non pilontano di alcune generazioni, e, pertanto, era identificatacon lAntenata comune del gruppo. Anzi, fu proprio la suaassimilazione con lAntenata primeva, che la fecegradualmente individuare come un qualcosa di diverso dauna qualunque madre precedente, da unantenataqualunque, facendo autonomizzare i caratteri specificidella divinit.

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  • CAPITOLO IILA DEA DEL MONDO

    La concezione embrionale della Dea Madre, come vergineoriginaria (parthenos) e quale Antenata comune delgruppo, ebbe certamente a tramandarsi invariata per secolie per millenni. Gradualmente, sulla scorta di progressiveriflessioni, venne quindi arricchita di ulteriori spunti,come, in primo luogo, dal fenomeno del ciclo mestruale.Ai nostri antenati esso appariva del tutto inspiegabile. Lafemmina dellaustralopitecus era ancora soggetta allestro,come tutti primati, e non al ciclo mestruale, ma,modificandosi la dieta alimentare, pare gi con homohabilis, comparve, sempre pi marcatamente, il flusso.Ancor pi arcana risultava la faccenda del carattereciclico. Si fin per associare il fenomeno miracoloso allaLuna e alla ritmicit del ciclo lunare, la qual cosa, lungidal costituire una soluzione, dovette portare a rafforzare laconclusione della sussistenza di un legame donna-Luna, daassociare al legame donna-Terra, implicito nel fenomenogenerativo.Per giunta, il flusso mestruale era costituito da sangue, etale elemento venne associato strettamente alla DeaMadre. La Dea diventava cos espressione generale di unfenomeno di vita e di morte. Nella donna il sangue nondeterminava crisi, ma scompariva dopo un certo tempo,come una qualunque ferita, che si rimarginasse. Il sangue,che non era ovviamente concepito come fluido corporeocomplesso, come la medicina insegna, era identificato,puramente e semplicemente, con unacqua rossa, del tuttoanaloga alle altre acque, ma individuabile espressamentenel suo colore.

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  • La donna generava esattamente come si vedevanogenerare le femmine di tutte le specie animali, e, per quelche concerne la vegetazione, si cominci ad avanzarel'idea che la riproduzione delle specie vegetali avvenisseper effetto della presenza di piante femmina.Il mondo inanimato inanimato per noi, ma per i nostriantenati paleolitici, dovette invece pian piano essereipotizzato animato, dal momento che fenomeni naturalimodificavano lo stato di quiete apparente, risolvendosi inclamorose trasformazioni, come vulcani, terremoti,alluvioni, tempeste.L'attribuzione della vita di tutta la materia inanimata vennefatta alla Dea Madre, in quanto responsabile degli altricambiamenti gi descritti. La terra, con i suoi anfratti, conle sua cavit naturali, d'altronde, conteneva forme di vita,vermi, serpi, piccoli animali. Nella terra si allungavano leradici dei vegetali, e non sempre era chiaro dove questeradici andassero poi a finire. Sotto la terra scorrevanofiumi nascosti, e dalla terra fuoriusciva lacqua,indispensabile al ristoro degli organismi umani. Dalla terrafuoriusciva il fuoco, la cosa misteriosa che portava caldo emorte: i vulcani, come spesso i fulmini, dovetteroimpressionare enormemente i nostri antenati paleolitici, iquali collegarono le eruzioni alla presenza della DeaMadre nella terra, o pi esattamente identificarono il corpovivo della Dea con la terra.Le pietre, di cui gli uomini si valevano per costruirestrumenti, erano considerati parte viva del corpo dellaDea, financo le ossa della Madre. La presenza di resti appartenenti a specie animali nelterreno, anche a relativa profondit, port gli esseri umania pensare che la Dea Madre, entro il terreno, raccogliesseanche il mondo della morte. Ma la morte, per i cacciatori

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  • del Paleolitico Inferiore, non doveva rappresentare unfenomeno cos penoso e doloroso, come essa rappresentanel mondo centinaia di migliaia di anni dopo.Essi tesero in un primo, ma ben lungo momento, arappresentarsi il mondo della morte non come un "al dil", ma come un "al di qua", come una continuazione delmondo vivo, e, alla domanda: "dove vanno a finire idefunti?", essi dovettero dare una risposta molto semplice,ma a quell'epoca sufficiente: "essi tornano dalla Madre".Nella sua prima fase originaria, la concezione della Deanon aveva sviluppato un problema relativo al ritorno allavita degli uomini, che morivano. Essi puramente sispegnevano come tutte le cose e ritornavano alla Madre.Non era ancora nata l'epoca delle sepolture. Quando vennesviluppata la concezione primitiva della Dea Madre, gliesseri umani, che decedevano, non era ancora importanteche fine facessero, e venivano puramente e semplicementeabbandonati dove capitava, come era sempre stato. Solomolto tempo dopo, si sostenuto addirittura 60.000 annifa, ad opera dei Neanderthaliani, appaiono le primeinumazioni, ma nel frattempo, la concezione della DeaMadre aveva fatto dei prodigiosi passi in avanti, si eraarricchita e specializzata, aveva subito la sua evoluzione.

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  • CAPITOLO IIIGLI ULTERIORI ARRICCHIMENTI

    DELLA PRIMA DEA

    La concezione iniziale della Dea Madre forse comincipresto ad ampliarsi ulteriormente, quando homo erectusebbe a sviluppare una coscienza geografica pi precisa perquel tempo, che lo port a prendere in considerazione ifiumi, i monti, il mare, il cielo, il sole, la luna, le stelle, lenuvole, il vento, la pioggia. Tutti questi fenomeni vennerogradualmente incorporati nella concezione originaria e laDea cominci ad essere immaginata come una donna intutto e per tutto. Ci nel senso che le donne o le femminedegli animali costituirono il modello su cui ritenereformato lintero corpo della Dea Madre.Nella fase primeva lidea della Madre era un dato di fatto,privo di ogni elaborazione, frutto dellassimilazione conuna Prima Antenata. Pi che Madre, la Dea era unprincipio femminile, a cui corrispondeva il nome Madre,per la concretezza a cui non potevano non essere adusi inostri antenati. Ma, poco a poco, la concretezza spinse allaspecificazione, e proprio in funzione dellaccrescersi delleconoscenze.Le acque in tutte le loro forme dovettero ben presto essereconsiderate corpo della Dea o sue secrezioni, e piene dellavita animale prodotta dalla Dea. La luna, che doveva averattirato lattenzione degli esseri umani fin dal principio,per i nessi con i flussi mestruali, venne identificata conlocchio della Dea. Mentre il sole dovette essere prestoconsiderato come il secondo occhio, e dunque associatoalla Madre, per il fatto che produceva caldo al pari delfuoco. Le stelle costituivano solo un fondale per il cielonotturno, ma l'alternanza dei due fondali, quello diurno e

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  • quello notturno, era la pi chiara manifestazione per iprimitivi che il cielo era vivo, e come tale, ospitando gliocchi della Dea, doveva far parte del corpo stesso dellaDivinit. Cos le nuvole ed il vento, con i loro fenomeniterribili, le tempeste con lampi e tuoni, gli allagamenti, glistraripamenti. Tutto ci venne individuato come corpoulteriore della Dea ed emanazioni di questo corpo vivo.Ci si form gradatamente la convinzione che le parti cavesotterranee, caverne, grotte, spesso e volentieri invasedalle acque di fiumi sotterranei o dal mare,rappresentassero una parte importantissima del corpo dellaDea, il suo apparato genitale interno. Lentamente questaconcezione port ad uno sviluppo: quello di pensare che lecaverne non costituissero solo uno strumento della Dea perarrivare agli uomini, ma che potessero anche costituireuno strumento degli uomini per arrivare alla Dea.Entrare nella caverna, lungi dal costituire un'empiet, eraper loro un andare piu' vicino alla Dea, un ricongiungersida vivi con essa.Non esisteva ancora un "senso del peccato", come nonesisteva ancora il senso di colpa, e la relazione tra gliuomini e la loro Dea era improntata a canoni semplici,naturalistici, in accettazione positiva della vita, pur contutte le cose strane che succedevano. Il controllo del fuocodovette confermare per gli esseri umani la positivitdell'esistenza ed il pieno accordo con la Grande Dea, cheaveva concesso agli uomini il fuoco.La terra, con le sue componenti sabbiose e rocciose, qualecorpo della Dea, dispensava regali. Le pietre, pezzi vividella Dea, potevano essere lavorate dagli uomini perottenerne tutti gli strumenti litici, che costituivano laiutodei cacciatori paleolitici nella caccia e nella difesa dalleostilit altrui, ma soprattutto laiuto delle donne

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  • paleolitiche nellelaborazione di tutte le funzionidomestiche, dalla preparazione dei cibi, alla concia dellepelli, alladattamento dei luoghi alle esigenze della vitanomade dei cacciatori e dei raccoglitori.Il fuoco fu il primo tangibile regalo della Dea. Quando sifissano le date di questa scoperta, il riferimento alluomodi Chu Ku Tien, come ai siti africani, forseestremamente labile. Homo erectus scopr il fuoco, innanzitutto come fenomeno controllabile, ma non riproducibile.Per arrivare a questo stadio dovette passare del tempo,forsanche un milione di anni. Nel mentre, il fuoco dovevaessere mantenuto sempre acceso: se si spegneva, neandava della sopravvivenza del gruppo umano. Dovrebbeessere pi probabile che una certa generalizzazione ed uncerto controllo del fuoco possano essere avvenuti nelperiodo fra due glaciazioni, forse 500.000 anni or sono,quando la terra non era pi coperta dai ghiacci dellaglaciazione di Gnz. Il miglioramento alimentare, difensivo ed ambientaleapportato dal fuoco, dovette non solo determinarelincremento quantitativo degli esseri umani elaccrescimento della capacit fisica, ma anche stimolarele prime riflessioni sulle cause dei fenomeni a cui essiripetutamente assistevano, deducendone lesistenza di unaGrande Dea, che si esprimeva attraverso questi doni.Il dono del fuoco probabilmente indusse gli esseri umaniad una visione positiva ed ottimistica della realt, del tuttopriva di quella drammaticit e di quelle tensioni sociali,che si svilupparono invece nei millenni successivi. Al fuoco ed al suo controllo va anche connessa la nascitadella casa. Le prime abitazioni furono costruite propriocon lo scopo di tener vivo il fuoco. Paradossalmente era ilfuoco che aveva bisogno di una casa. Questa esigenza fu

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  • avvertita principalmente nei periodi di glaciazione.Pertanto occorreva un luogo appropriato, dove ipartecipanti del gruppo potevano controllare lacombustione ignea, senza lasciare il fuoco privo dellanecessaria alimentazione. La scelta pi opportuna divennequella di erigere una protezione permanente attorno alfuoco, cio circolarmente, protezione che fin ben prestoper essere sfruttata dai membri del gruppo, per trarne ilvantaggio principale del fuoco, il calore emanato.Non si ritiene sia un caso che i reperti pi antichi diabitazione, al di l dei cosiddetti ripari, siano costituitida capanne o tende, del tipo Terra Amata, presso Nizza,risalente a 380.000 anni or sono, in piena glaciazioneMindel.Corrisponde invece a questo periodo la scoperta dellastruttura circolare dellabitazione, che successivamente sitrasform nellelemento circolare architettonico, rimastotalora nellabside delle abitazioni, ovvero nella universalecircolarit della pianta del Tempio del fuoco.La manutenzione del fuoco acceso fu compito gestito dalledonne allinterno del gruppo.Anzi, proprio da quel momento, in cui la donna comincia sviluppare stabilmente la posizione di salvaguardia delfuoco, inizi la separazione dei sessi sotto il profilo dellefunzioni e la prima radicale divisione del lavoro. Le donnenon avrebbero pi coltivato la caccia come fonte primariaalimentare, n avrebbero condotto continue peregrinazionidistanti dal nuovo punto di stabilit del gruppo. Avrebberoinvece raccolto le loro forze nellambito della casa delfuoco, per provvedere allincombente primario chelesistenza destinava a loro, la generazione della prole e lasua cura, valendosi dellaiuto che il calore del focolaredispensava ai loro corpi, in regioni e stagioni avverse.

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  • Avrebbero inoltre trovato una nuova occupazionenellaumentata vita di relazione della parte femminile delgruppo, che cos tendeva ad autonomizzarsi da quellamaschile, intensificando le funzioni del linguaggio nellaconversazione comune, intensificando lo scambio dicomunicazioni e cos di informazioni e di osservazioni,facendo progredire la coscienza che la parte femminile delgruppo poteva coalizzarsi nei confronti di quella maschile,sostenendo il comune interesse femminile. Fu proprio inqueste circostanze ed in queste condizioni che laconcezione originaria della Dea Madre dovette prenderecorpo stabile e mantenersi inalterata nei millenni a venire.Una concezione che venne elaborata principalmente dalgruppo delle donne, dentro la casa del fuoco, sfruttandotutte le conoscenze fondamentali, di cui esse si eranoimpadronite, anzi a coronamento di quelle medesimeconoscenze.

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  • CAPITOLO IVLA SOCIETA PALEOLITICA ALLEPOCA DELLA

    PRIMA DEA

    Si visto che il maschio, essendo ritenuto inessenziale allaprocreazione, non poteva che essere figlio della Dea, laquale, per converso, non aveva bisogno di un maschio pergenerare. La Dea aveva generato e generava tutto, per unpotere suo proprio: era lelemento primo, che non avevabisogno di nessun altro, era lAutonomia fatta Divinit, erala verginit iniziale, che scompare per la propria decisionedi creazione.Il maschio, nella considerazione sociale, doveva esserevalutato in termini ben diversi da quelli della donna:mentre ogni donna era un modello della Dea e ripetevadirettamente i caratteri della Dea, con il potere generativonascosto, il maschio era mero figlio, mero prodotto dellaDea. La sua funzione sociale, di cacciatore, doveva essereconsiderata meno importante di quella di generare. Fin dalmomento del controllo del fuoco, le attivit della vitacomune del gruppo tesero a scindersi: quelle attinenti allavita domestica, a cui era intimamente collegata lariproduzione, con il mantenimento del fuoco, a cui eranopreposte le donne, si staccarono da quella della caccia,appannaggio del maschio. Le funzioni femminili presero agodere invece della massima considerazione. Il ricordodelle tecniche nascenti dallosservazione continua dei fattidomestici e del parto, svilupparono una tradizione cherimase racchiusa, per la sua totalit, nella cerchiafemminile del gruppo paleolitico. In un periodo in cuilentit del gruppo era ancora limitata a due, forse tredecine di componenti, le donne pi anziane ricordavanoci che era successo nel passato e lo trasmettevano a figlie

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  • e nipoti, ed il sapere si trasmetteva per via femminile conesclusione del maschio. Usando termini moderni, del tuttoinappropriati per quellepoca, ma sufficientementerapresentativi, si pu dire che il medico, il ginecologo e ilbotanico erano allora tutte donne. La loro letteratura era latradizione (nel senso proprio del latino trado, consegno); eda tale letteratura non ci si poteva discostare, per noncommettere errori, che avrebbero determinato linsuccessodelle terapie e delle tecniche. Bisognava ricordare gliantichi insegnamenti, e bisognava ripeterli attentamentesenza sbagliare: bisognava dunque mandare a memoria ebisognava insegnare che bisognava mandare a memoria.Lo strumento dellepoca, la parola, il linguaggio, non eraper nulla evoluto. La rosa dei termini a disposizione eramolto limitata. Una parola poteva significare una pluralitdi cose, tutte diverse, ma unite da una relazione comune ediversificate talvolta dallintonazione della voce. Laconfusione era facile. Proprio le nostre antenate, immaginabile, dovendo ripetere obbligatoriamente e congrande difficolt i contenuti di un discorso, dovetterosviluppare davvero una letteratura. Esse cercarono difissare con precisione il senso delle loro poche parole.Cercarono di adeguarle alla serie dei casi diversi da loroincontrati, cominciarono a crearne delle nuove. Questaconoscenza letteraria e grammaticale primordiale esse latrasferirono alle ragazze, figlie e nipoti, in forma di frasiossificate, che doveva fin dallorigine assomigliare aformule, a versetti, a mantra, e le ragazze eranoobbligate a ricordarle, con esattezza, in quella forma. Latradizione fu cos creata, anche come ripetizione precisadel passato.Al maschio paleolitico questo mondo dovette rimanereestraneo: estranea la conoscenza della Dea, i cui fenomeni,

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  • miti, spiegazioni, erano tutte di pertinenza della donna;estranea la cultura, cio la tradizione delle tecniche e laloro ripetizione; estraneo il potere, che gravitandopraticamente intorno al fenomeno domestico econoscitivo del Divino, non lasciava spazio al maschio cheper lunico suo appannaggio: le decisioni sulla caccia. Masi badi bene, le decisioni su come condurre la caccia. Perquel che riguardava il se ed il quando, facile immaginarele pressioni sui maschi, le critiche (si fa per dire) alcarattere pigro degli individui, e le tensioni tra le due metdel cielo di allora. Queste tensioni dovettero cominciare a svilupparsi anchenellambito della sessualit.La funzione di questa non venne capita, fintanto chemanc la comprensione della funzione del maschio nellariproduzione. Mancando limiti psicologici alla sessualit,tutto era lasciato al caso e, per quasi tutto il PaleoliticoInferiore, listinto sessuale di maschi e femmine si facevavalere spontaneamente, e spesso anche violentemente. Laforma della famiglia paleolitica, per quellepoca, eracaratterizzata ancora dalla relazione sessualeindifferenziata. Infatti non esistevano remore di alcun tipo,determinanti una selezione del partner, dal momento chenon si comprendeva limportanza del maschio nellafecondazione. Pi che altro, la base animale riproponevain continuazione la dominanza di un maschio sugli altri,gli scontri per verificare tale controllo allinterno di ognigruppo umano, la concessione delle femmine solamentedopo la piena soddisfazione del maschio dominante.La concentrazione delle femmine nella casa del fuocodetermin unimportante cambiamento in questo retaggiodel mondo animale. Ora le donne avevano nelle mani unacrescente forza di gruppo e lopportunit di condizionare,

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  • seppure in parte, lesuberanza sessuale del maschiopredominante, dellelemento alfa.Esse cominciarono con lintrodurre regole a disciplinadelle unioni, regole che comportavano il successonellattivit degli uomini, per potere accedere allasessualit. Tale accesso doveva avvenire solamente dopo ilpasto rituale comune nella casa del fuoco.In quel periodo i gruppi di homo erectus erano formati dipochi individui, forse anche una trentina. Gli esseri umaniriuscivano a sopravvivere, per circa 35 anni gli uomini eper minor tempo le donne. Le cause dei decessi, oltre aragioni fisiologiche, erano dovute alla vita rischiosa che inostri progenitori dovevano affrontare. E anche possibile che, per un lungo periodo, gli ominidiavessero seguito il comportamento dello scimpanzbonobo, dove la femmina va a cercare il proprio partner inun gruppo diverso da quello familiare. Ma, ad un certopunto, questo non fu certamente pi possibile. Infatti igruppi umani cominciarono a distanziarsi nello spazio sututto il globo e la possibilit di incontrare altri vennedecisamente preclusa. Lentamente i gruppi umanidovettero formarsi unidea di estraneit reciproca, seppurquesta non dovette di per s assurgere al livello di ostilitdi principio. Il concetto di nazione era loro estraneo edovette forgiarsi solo nel periodo neolitico inoltrato,quando le nazioni vennero ad inevitabile conflitto. Nelcontempo cominci a formarsi una coscienza dei carattericomuni al gruppo, collegati ai legami di sangue conlantenata comune, genitrice prima, le cui fattezze finivanoancora per rimanere confuse inevitabilmente con quelledella Dea Madre.

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  • CAPITOLO VLIMPORTANZA DELLA PERIODIZZAZIONE.

    Quando si ha a che fare con la preistoria, si hanno dellepossibilit di errore di centinaia o migliaia di anni.Bisogna convenire che i progressi scientifici le aiutano (ele aiuteranno) a ridurre, riducendo il margine diimprecisione a cui siamo abituati.Tuttavia, gi oggi, in funzione dei dati di cui possibiledisporre, non ammissibile discostarci da taluni puntifermi nella periodizzazione degli avvenimenti e delleconcezioni umane, introducendo commistioni temporalitra i fenomeni, al fine di suffragare una tesi scientifica.Il grande storico delle religioni romeno, Mircea Eliade, lecui opinioni saranno ancora prese in esame nel corsodellopera, per il grande acume intuitivo con cui haripetutamente affrontato il problema della genesi delleDivinit, a conferma del suo punto di vista idealistico,forza la portata degli avvenimenti, per arrivare a sostenere,nella sua opera Storia delle credenze e delle ideereligiose,3 oggi si concordi nellammettere che ipaleoantropi avessero una religione . Vengono assuntealla rinfusa (come prove della citata tesi) riferimenti adepoche distanti nel tempo decine di migliaia di anni, taloradel tutto imprecise, quali ossa umane, soprattutto crani,strumenti di pietra, pigmenti (prima di tutto locra rossa,lematite), vari oggetti trovati nelle tombe. Solo a partiredal Paleolitico recente si dispone di graffiti e di pitturerupestri, di ciottoli dipinti e di statuette dosso e dipietra)4.

    3 Milano, 2006, pag. 16.4 Op. cit., pag. 16.

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  • E pur vero che Eliade, in continuazione, avanza dubbisulla validit della prova, in ordine a ritrovamentiantecedenti il Paleolitico Superiore, ma altrettanto incontinuazione ripropone la credibilit della propria tesi,assunta in un contesto del tutto privo di frontieretemporali, affermando, ad esempio, E tuttavia inconcepibile che gli strumenti non siano mai stati dotatidi una certa sacralit5.Gli uomini del Paleolitico Superiore di 30.000 anni orsono, non sono gli stessi e non la pensavano come i loro enostri antenati di 150.000 o 500.000 anni fa.Non assolutamente vero che quanto allattivitdellinconscio sogni, fantasie, visioni, affabulazioni,ecc.- si presume che si distinguesse solo per intensit edampiezza da quella riconoscibile nei nostricontemporanei )6. Il materiale onirico dei nostriantenati si assolutamente differenziato in ogni epocadella preistoria e della storia, traendo alimento non solodallevoluzione fisiologica del cervello, ma anchedallevoluzione sociale del gruppo, inclusa levoluzionelinguistica.E noto dalla teoria freudiana7 che il cervello, operandocon associazioni, si vale eminentemente della parola e delsuo ricordo, per suscitare il contenuto dei sogni, edaltrettanto noto che parte delle paure e delle ansie,ricorrenti tra gli esseri umani, derivano da situazionisociali, o pi esattamente, da rapporti sociali, che si sonomanifestati anchessi solo nel corso dellevoluzionestorica.

    5 Op. cit., pag. 16.6 Op. cit., pag. 14.7 S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, Torino, 1969, pagg. 77 e ss.

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  • Risulta dunque del tutto impossibile che il linguaggio,evoluto sino al livello di 100.000 anni or sono, combinatocon la vita sociale di quel momento specifico, abbia potutoindurre una produzione onirica o fantastica, manifestanteuna qualche analogia o similitudine con quanto si verificaal giorno doggi. Piuttosto, nel corso dei millenni, gli accrescimenti limitati,ma continui, di parole e di suoni, combinate in nuovi flussidi ricordi, incrementarono il materiale onirico,diversificando il contenuto del sogno nelle epochesuccessive.Tale procedimento si svilupp in forma identica a quellodel pensiero, con la formazione delle idee in svilupposuccessivo.La stessa idea della Dea Madre, come concepita al tempodella scoperta e del controllo del fuoco, ad un certo punto,fu superata nella mente degli uomini e dovette essereaggiornata.

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  • CAPITOLO VI IL PALEOLITICO SUPERIORE

    E LA NASCITA DELLA DEA NUOVA

    La prima concezione generale della Dea Madre, Divinitautonoma ed ingenerata, dovette restare grosso modoinalterata sino al Paleolitico Superiore.Questa fu unepoca di grandi cambiamenti, che gettaronole fondamenta proprie della successiva rivoluzioneneolitica.Tuttavia, gi prima di arrivare a quel periodo, va rilevatocome l'uomo di Neanderthal avesse cominciato, forse60.000 anni or sono, ad inumare i cadaveri. La ragione diquesta scelta , da un lato, il ritorno alla Madre, ma,dall'altro, un nuovo atteggiamento nei confronti dei morti.Quale fosse il nuovo atteggiamento impossibile stabilirloin tutte le sue sfumature, ma di certo la sepolturaimpedisce al cadavere di essere danneggiato, smembratodalle fiere, mantenendo la propria unit in relazione con laDea Madre, l'unica, che pu disporne.E' immaginabile invece che l'uomo di Neanderthal avesse,gi nel Paleolitico Medio, sviluppato una spiritualitdell"al di l " e che vedesse il defunto mantenere una suaidentit come trapassato? Questi concetti, molto pi tardi,nel Paleolitico Superiore, quando la Dea Madre ha subitouna fondamentale trasformazione, si presentano concertezza in casa delluomo di Cro Magnon, nostroantenato diretto.Per il Neanderthaliano rimangono aperti invece parecchiinterrogativi. La concezione originaria della Dea non nefaceva una Divinit ctonia pi di quanto fosse logicopresumere, e ci che, al momento della scoperta del fuocoera logico presumere, era solo che vi fosse un continuo

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  • ritorno alla Madre: la Dea generava i suoi figli (uomini,bestie, fenomeni naturali) e poi li richiamava a s. Perqueste ragioni non era importante il luogo dove riporre ilcorpo del defunto. Come era sempre stato sino ad allora, ilcadavere veniva abbandonato e le fiere e gli uccelli se neoccupavano.Solo nel Paleolitico Superiore questo ciclo originario fucollegato ad un secondo ciclo: la Dea non creavaillimitatamente, non generava sempre il nuovo: la Madrerimetteva in circolazione i vecchi figli dando vita a unarigenerazione. I morti ritornavano a vivere. Ma come?Questa idea era veramente rivoluzionaria e non riguardavaminimamente un fenomeno simile alla metempsicosi:lanima non era ancora stata inventata, ma il ritorno in vitas. Tuttavia occorre arrivare alle soglie della domesticazionedelle specie vegetali, per trovare una rispostaallinsuperabile problema di come abbia potuto formarsi,nella coscienza degli uomini, la specifica idea di unarigenerazione della vita. La chiave dellenigma costituitadal seme: come il seme, tornato nella terra dopo che lapianta scomparsa, genera una nuova pianta, cos le ossa,sepolte nella terra, presso la Dea Madre, possono generare,esattamente come i semi, un nuovo essere vivente. E,siccome lessere umano formato di tante ossa, tuttenecessarie, importante conservare tutti i semi (le ossa),nessuno escluso, per avere una futura rinascita di un essereefficiente.Come faceva dunque il Neanderthaliano, ben 60.000 annior sono, a svolgere una concezione evoluta della Dea edella morte, quando tale concezione presupponelacquisizione di cognizioni sufficientemente precise inordine alla germinazione delle specie vegetali e quando

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  • essa risulta difficile da immaginarsi in uno sviluppoantecedente al Paleolitico Superiore? O si deve ammettere, come recenti indagini sembrerebberoindicare, che luomo di Neanderthal avesse evoluto unapropria capacit conoscitiva ben prima del sapiens, edantecedentemente al Paleolitico Superiore, tanto da avergi osservato il fatto che i semi delle piante, interrati,hanno forza generativa8.Oppure bisogna ricondurre la datazione delle sepoltureneanderthaliane ad unepoca successiva. Il problemarimane aperto.Nel Paleolitico Superiore le inumazioni hannoindubbiamente il significato di favorire il ritorno alla vita.Tale nuovo significato pu per essere ora messo inrelazione con la scoperta della specifica funzione dei semiper i vegetali e lipotesi conseguente che anche le ossacostituiscano i semi di una vita futura.La vita dei morti continua nel mondo di sotto, dentro laterra, nel grembo della madre, ma come in forma di seme.Il lasso di tempo che separa il defunto da una rinascita,non costituisce un problema, esattamente come il luogodove si trova il defunto. Infatti questi non vive pi, comela pianta non vive pi, ma ha assunto la forma del seme.Non ancora stata ideata n lombra del morto, nlanima, n lAde. E del tutto assente ogni forma diretribuzione per il comportamento tenuto in vita.Le ossa del defunto, che vengono generalmente equiparateai semi ed alla loro funzione, vengono ora ricoperte diocra, il colorante che si avvicina al colore del sangue. Cosluomo paleolitico immaginava che sarebbe bastato che laMadre avvolgesse i semi nei suoi liquidi chiari e

    8 Luca Bondioli, David Frayer e Massimo Vidale, Archeo 2012, Milano, pagg. 66 e ss..

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  • trasparenti, lacqua della Vita, per agevolare lariattivazione del sangue e la rinascita del defunto. Ma lafervida immaginazione del nostro antenato doveva andareben oltre. Di fronte allevidenza che le femmine delgruppo partorivano esseri umani a prescindere dalcomplicato meccanismo utilizzato dalla Dea, essiimmaginavano che la strada della rinascita doveva essererealizzata al di fuori del gruppo ed era testimoniata, contutta evidenza, dalla presenza di aggregati di esseri umanidel tutto simili, ma del tutto sconosciuti.Conseguentemente i loro componenti non potevano essereconsiderati nemici di principio. Al contrario dovevanoessere visti come parenti, ma tali da aver perso ogniricordo della vita precedente.Nel periodo Paleolitico Superiore la frequentazione dellecaverne registra una nuova evoluzione: gli uomini siritrovano e dipingono scene di caccia sulle pareti. Da unlato la nascita dell'arte pittorica (Altamira, Lascaux,etc.), dall'altro lato la manifesta espressione di quanto sipu chiamare "culto". Le forme tuttavia non vengonodipinte da homo sapiens, come pur stato sostenuto, perfare arte, cio, evidentemente, arte per l'arte9.Per contro, noi siamo abituati a considerare, quale essenzadel rapporto mistico, la preghiera, il fatto di chiamare incausa la Divinit, per chiederle ed ottenere qualcosa.Questo atteggiamento specifico costituisce l'essenza delculto. Ma la preghiera, come il culto in questa particolareaccezione, non esiste dalla notte dei tempi: hannoanch'essi una loro storia. Ed davvero forzato volerimmaginare la nascita della preghiera come coincidente

    9 Le origini dellarte, Dossier n. 4 della rivista Archeo, Milano, 1985, con interventi di vari autori.

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  • con la decisione di homo sapiens di mettersi a dipingere lepareti delle grotte. Certamente la scelta di decorare le caverne era legata allaconcezione dominante, che quei luoghi costituissero gliinterni genitali della Dea. Ma tale convinzionegeneralizzata non induceva l'antenato paleolitico allaconclusione unica che la spelonca fosse il luogo, ovedeporre i morti. Principalmente la caverna era il luogo dacui doveva sgorgare la vita, anzi era il punto noto pivicino alla Dea Madre. Dipinti e graffiti potevano dunquemanifestare alla Dea anche il ringraziamento per la cacciagi avvenuta, oppure esternare alla Dea la felicit delgruppo per il risultato della caccia stessa. Insomma: ilculto, anzich essere ridotto al meccanismo della richiesta(nel che si sostanzia la preghiera), rivolta alla Dea, potevabenissimo assumere altri contenuti, lontani dal modo diintendere il rapporto con la Divinit, come vennesuccessivamente formalizzato dalle religioni storiche.Di certo luomo del Paleolitico Superiore non avevaalcuna idea di cosa fosse il bello. Le basi di un problemaestetico, che tanto travaglia il mondo contemporaneo, nonfiguravano, nella sua coscienza, neppure accennate. Lideadel bello, il concetto di bello, si form parecchi millennidopo, nellet dei metalli inoltrata. Se noi consideriamo leopere pittoriche del Paleolitico Superiore dei veri prodigiartistici, dobbiamo tuttavia rendere un adeguato tributo aquei nostri antenati, evitando di immaginarli lavorare conun fine estetico. Il loro fine era un altro, che, se vogliamo,costituisce anchesso la base dellestetica. Il loro fine eradi sviluppare una comunicazione. Ma con chi? Lalocalizzazione dei reperti lo dice chiaramente. Lacomunicazione doveva avvenire tra il gruppo e la Dea, allacui intima presenza, i genitali interiori, lopera era

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  • compiuta. Ma quale era il contenuto della comunicazione?Gli uomini di quellepoca gi comunicavano oralmente tradi loro, ma i loro strumenti dovevano essere estremamenteridotti, sia come quantit di termini presenti nel lorodizionario, sia come operazioni grammaticali chepotevano sviluppare. Per loro lastratto era ridotto aiminimi termini. La comunicazione avveniva sul concreto,per mezzo del concreto. Le forme verbali embrionaliconcepivano solo il tempo presente. Concepire edesprimere passato e futuro era per loro unoperazioneestremamente complessa.E per questo che la comunicazione figurativa,rappresentata ad Altamira, Lascaux, ecc., nella misura incui si attua attraverso la riproduzione della realt, assumeun significato descrittivo, come se venisse usato il tempopresente e fa presumere che i cacciatori volessero soloringraziare la Dea per quello che dava loro.Per rappresentare lauspicio di una caccia migliore essidovevano scoprire il tempo futuro, cio il modo diesprimere il tempo futuro. Ma il tempo futuro era, perloro, una cosa che non esisteva, e, pertanto, non potevaessere espressa con una mera riproduzione del reale.Per questo nasce il simbolo. Il simbolo rappresenta unqualche cosa che non si vede e che non presente accantoal cacciatore. Tuttavia, per luomo paleolitico, questoqualche cosa esiste da una qualche altra parte, come esistenel dopo.Il simbolo nasce nella testa del paleantropo, al fine dipoter raccontare il movimento, il divenire della natura. Larappresentazione del movimento, cos come quella deglioggetti in movimento, ha sempre rappresentato unoscoglio insuperabile per gli esseri umani. Per uscire da tale

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  • difficolt estrema, i nostri antenati hanno escogitato iprimi simboli.Essi sono dunque nati nellattivit pratica di raffigurazionegrafica, con lutilizzo di un segno che potesse risultarechiaro nellindicare agli altri che la realt rappresentata insufficiente ad esprimere ci che accadr dopo.La giumenta gravida guarnita di linee doppie, provenientedalla grotta di La Pineta, presso Gibilterra e risalente al10.000 circa a.C., 10 ed il bisonte femmina da Bernifal,Francia del Sud, risalente al Magdaleniano medio (13.000-11.000 a.C.)11, dunque solo alla fine del PaleoliticoSuperiore, rapprentano in tutta evidenza la soluzionecomunicativa adottata: lanimale gravido partorir,diventer due. E data, in questa soluzione pittorica, lachiave per esprimere il tempo futuro, e, con esso,lauspicio, la richiesta di un qualcosa alla Dea, unapreghiera.Nel Paleolitico Superiore sintensifica pure la produzionedelle statuette della Dea Madre, le Veneri. Anche per leVeneri possibile fare delle ipotesi, in ordine al fine diquesta produzione.La presenza generalizzata delle Veneri, in un periodo diestesa glaciazione, in assenza di altri reperti cultuali, laprova che il fenomeno religioso ha assunto una nuovadimensione. La statuetta uno strumento mobile, utile alsuo trasporto ovunque, e soprattutto pratico per tenerlo inmano o conservarlo presso di s.Da un lato la pietra, la terra cotta o losso rappresentanodirettamente la Dea Madre, nel senso che sono parti diessa. Dallaltro i connotati specifici, il seno, il ventre e le

    10 Marija Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Roma, pag. 168, fig. 265.1.11 Op. cit., id., fig. 265.2.

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  • cosce, esplicitano le caratteristiche della femminilit chegli uomini ben conoscono. Del tutto ignoti rimangono idettagli del volto, che nessuno poteva in qualche mododescrivere e degli arti, inferiori e superiori, che lartistaprimitivo non ritrae, forse perch questi arti sono il mondostesso e si perdono nel mondo stesso, per cui sarebbefuorviante accennarvi, riproducendo le fattezze di unadonna qualunque. In altri termini la statuetta riproducevanaturalisticamente la Dea, per quel che gli scultoripaleolitici potevano immaginare.Ma proprio al Paleolitico Superiore sono da ricollegare igraffiti e le statuette che riproducono uccelli. I primireperti di questo genere sono costituiti dalle statuetteprovenienti da Malta, a Nord Ovest del Lago Baikal edatano 24.000 anni a. C.12.Il contributo di Marija Gimbutas in proposito statoilluminante13.Tra tutti gli animali, gli uccelli e, successivamente, alcunespecie di uccelli, vennero individuati come il collegamentocol mondo ctonio e, pi esattamente come la formaassunta dalla Dea Madre per accompagnare a s il defunto.Ci venne indotto dalla presenza sistematica di uccelli suiluoghi dove si trovavano i cadaveri abbandonati e la loroopera di scarnificazione degli scheletri. Lungi dalrappresentarsi la scena con la drammaticit che propriadelle epoche moderne, i nostri antenati vivevano anchequesto fenomeno in maniera naturalistica, fino aconsiderarlo positivamente, nel Paleolitico Superioreavanzato, come una partecipazione della Dea allapreparazione del seme futuro.

    12 Op. cit., pag. 4, fig. 1.8, a, b, e c.13 Il linguaggio della Dea, Roma, pag. 3 e ss. - The Goddesses and Gods of old Europe, Londra, 1974, pag. 136 e ss.

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  • La Dea Madre in forma di uccello, ovvero la Dea Uccello,venne a rappresentare progressivamente lestensione dellaDea al fenomeno della morte ed i nuovi connotati che ilfenomeno della morte aveva assunto per gli esseri umani.La nuova Dea era doppia perch era doppia la suamanifestazione, ma in realt, nella coscienza deipaleoantropi, era sempre una. La Dea cambiava solo lafaccia o laspetto esterno, presentandosi come partoriente,in funzione di generatrice della vita, e presentandosi comeuccello, in funzione di accompagnatrice della morte.E anche lepoca in cui gli uomini, ripercorrendo ilcammino della Dea, scoprono il travestimento e lamaschera, che sono innanzi tutto, travestimento emaschere di uccelli. La Dea infatti non era nota per il voltoche aveva come generatrice di vita, perch nessunolaveva mai vista, anche se il suo corpo non poteva nonidentificarsi che con quello di una donna partoriente. Mala Dea era ben nota nel suo aspetto di morte, perch eraidentificata, da tutti gli esseri umani, negli uccelliprincipalmente (ma anche fiere, vermi, etc.), che sioccupavano invariabilmente del cadavere, fino a farnesparire ogni traccia, ad eccezione delle ossa. Lattenzione che Marija Gimbutas richiama sul fenomenodelle maschere unaltra delle brillanti osservazionidellarcheologa lituana sullevoluzione della divinit14.Ladozione delle maschere ha permesso agli uominipaleolitici di esprimere il concetto del divenire: la Deaassume questa o quella figura nelle diverse situazioni,mettendosi indosso questa o quella maschera, cambiandoquesta o quella pelle. Altrettanto gli uomini, mettendosiquesta o quella maschera, si avvicinano, per imitazione, al

    14 The Goddesses and Gods of old Europe, Londra, 1974, pag. 57 e ss.

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  • comportamento della Dea, e, ci facendo, la ringrazianoper i doni ricevuti, dimostrando di aver capito e di averlacapita.Ladozione delle maschere ha pure facilitatolautonomizzazione dei singoli aspetti della Dea, delle suesingole funzioni, aggiungendo nuove distinte personalitalla Dea Uccello.E impensabile che la funzione di gestione dellazionemascherata dovesse essere appannaggio dei maschi nelgruppo paleolitico: la religione era spettanza prima dellacomunit delle donne ed per questo che dobbiamoimmaginare lo sciamano o lo stregone principalmentecome una sciamana, come la donna (o le donne) pianziane del gruppo, capaci di esprimere compiutamente ilsenso della realt, come percepito dalla parte intellettualedella famiglia.

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  • CAPITOLO VIILE SCOPERTE CHE PRELUDONO LA NASCITA DELLA DEA NUOVA

    La nascita della Dea nuova, o piuttosto levoluzione dellaDea Madre e della sua concezione originaria, inclusiva delculto dei morti, rappresenta un mutamento ideologico chenon pu non essere messo in relazione con levoluzionesociale verificatasi nel corso del Paleolitico Superiore.Questo periodo apparso immediatamente agli studiosicome unepoca assolutamente nuova rispetto alleprecedenti fasi paleolitiche e ricca di sviluppi della vitamateriale, del tutto assenti nelle epoche antecedenti: unavera accelerazione dellevoluzione storica.Ne vanno individuate le cause in alcune scoperte prestogeneralizzate. Sul finire dellepoca paleolitica gli esseriumani assunsero cognizioni essenziali sulla germinazione,che cambiarono radicalmente la loro concezione originariadel mondo, al punto di ritenere il principio dellagerminazione quale principio della vita, e, per questastrada, ipotizzarono la rinascita dei defunti a partire dalseme-osso. Successivamente diedero inizio alle prime fasidella domesticazione delle specie vegetali ed animali e siaccorsero della necessariet del maschio nellagenerazione.La scoperte devono essere attribuite proprio alle donne, lequali raccoglievano sistematicamente le osservazionirelative alle specie vegetali ed al parto. Forse furonofacilitate in questo dal fatto che era comune concezioneche tutto ci che generava dovesse essere femmina, e checi accadeva non solo tra gli animali, ma anche tra lepiante. Nelle piante il seme facilmente individuabile ed ben visibile. Lindividuazione del seme delle specie

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  • vegetali fu la base per la loro domesticazione. Lidea chepotesse esistere un seme anche per gli animali e perluomo, dovette essere messa a fuoco, in strettacorrispondenza con le scoperte di cui s detto. Per quanto riguarda la notizia della necessit dellapportomaschile, al fine della procreazione, per quanto tenutanascosta nei ginecei, dovette presto trapelare, ma, sulleprime, nulla cambi: la vita ed i rapporti sociali, incomunit ancora estremamente limitate, quanto al numerodei componenti, continuavano a fluire sulla tradizionalebase matriarcale, esattamente come prima, e cos fu ancoraper centinaia di anni. E cos il gruppo sociale mantenne lasua vecchia coesione, o meglio, il suo precedenteequilibrio, nel quadro sostanziale di ununica famiglia.Anche la domesticazione di specie vegetali ed animali nonalter sulle prime la situazione di fondo su cui si reggevala societ primitiva.Dalle datazioni con radioisotopi risultato che le piantiche specie vegetali domesticate risalgono al 9.000 a.C.. Per contro il cane fu il primo animale reso domestico14.000 anni or sono; mentre la capra e la pecora loseguirono nella domesticazione allincirca 10-12.000 annifa. A fronte di unimmediata conclusione, per cui i datidebbano individuare anche il momento iniziale delladomesticazione, risulta invece altamente probabile che ilcontrollo di entrambe le specie sia stato costituito da unlungo processo, che ha visto fasi alterne di sviluppo, indifferenti parti del globo, per tutto il Paleolitico Superiore,determinato in un primo tempo dallosservazione delprocesso di germinazione delle specie vegetali, ma cheabbia raggiunto livelli di applicazione sistematica solo altermine del Paleolitico, in una miriade di tentativi didomesticazione.

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  • CAPITOLO VIIILA DIADE

    La Dea Madre per lungo tempo rappresent la funzionedella vita come quella della morte. Ai nostri lontaniantenati gi dovette costare fatica ed acume associare, adun certo punto, le due funzioni in un unico essere. Maquesta idea del carattere bivalente della Dea dovette farsistrada, comportando profonde modifiche sul pianoideologico.La Dea della vita era una Dea partoriente, della quale,esattamente come nelle pi antiche statuette, non vieneevidenziato il carattere del volto, ma solo le funzionisessuali ben marcate.La Dea della morte, per contro, ben conosciuta in voltoed assume la fisionomia delluccello, tanto da far divenireluccello, dovunque lo troviamo, graffito o scolpito, laforma assunta dalla morte, la forma assunta dalla Dea.Il fatto che i due fenomeni, quello della vita e quellodella morte, gli esseri umani li avevano percepiti per lungotempo, come essi si presentano, cio fenomeni separati,non collegati da alcun nesso. Fu solo ad un certo punto,che si pu individuare con la mutata coscienza delPaleolitico Superiore, che venne costruito mentalmente ilponte tra la vita e la morte. E questo ponte altro nonpoteva avere come supporto che la scoperta dellagerminazione, lo studio dei semi, la scoperta che il seme,immerso nel terreno (ovvero nel corpo immaginato dellaDea Madre), apparentemente morto, prendeva nuovavita, magari per la mediazione proprio degli uccelli.Lassociazione sempre pi stretta della Dea della vita e diquella della morte diede origine ad una Diade, che, se nonfu espressa in forme figurative, dovette cominciare a

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  • rappresentare un punto fermo ideologico. Tale puntofermo venne espresso invece nella forma del numero due.Per gli esseri umani di quel tempo lastrazione era unfenomeno ancora difficile. Ma i numeri cominciarono aimporsi per il loro contenuto concreto, eminentementepratico.La Dea, che gi era lUno, ora era meglio descritta dalDue. Essa era infatti due cose e si valeva sempre del Due.Due indica la filiazione, ma due indica, nel semplice gestodella mano, la V che Marija Gimbutas non ha esitato aidentificare nella vulva femminile15. Due sono gli occhi,due le orecchie, due le braccia, due le mani, due le gambe,due i piedi. Due sono i seni negli esseri umani. E due, nelcielo, sono i fondali, il giorno e la notte, il Sole e la Luna.Il Due divenne dunque il numero sacro della Dea16,numero che fin per scalzare lUno, in quanto gi inclusonel Due, o meglio, spiegato, analizzato dal Due, pi chiaroconcettualmente dellUno.LUno rimase ad esprimere ci che i nostri antenatipaleolitici pensavano residualmente della Dea Madre, valea dire lorigine, la funzione di madre come partoriente ditutto lesistente, la funzione di una Madre che non si vedemai sola, la funzione di una madre che non si pu ritrarrein volto, la funzione di una madre che cambia forma, chemuta.Ma i gruppi paleolitici non avevano una concezione dellastoria. Acquisire la coscienza del tempo che trascorre e diquello gi trascorso ha richiesto per gli uomini la necessitdi stabilire punti fissi. Tale coscienza si formatalentissimamente ed ha cominciato a progredire solo dopolevoluzione della scrittura.

    15 Op. cit., pag. 3.16 Op. cit., pag. 161 e ss.

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  • Prima, quando la scrittura era di l da venire, luomo delPaleolitico Superiore si vedeva limitata la propriacoscienza dalla memoria. Fin dove arrivava la memoria, larrivava la storia ed un prima forse non esisteva neanchecome interrogativo.Limportanza del gruppo familiare non era costituitasoltanto dalle necessit di difesa e di attacco, collegateimmediatamente con le esigenze materiali: essa era datadal ricordo collettivo, dalla conoscenza della storia propriache il gruppo conservava.E questa conoscenza non poteva andare a ritroso che dipochissime generazioni. Mancando una distinzione precisa tra la Dea e gli esseriumani, ritenendo quei nostri lontani antenati che la Deanon potesse che essere come loro, sotto il profiloqualitativo, finirono per considerare normale che la Deafosse una di loro, una loro antenata, la prima Antenatageneratrice di tutti gli uomini.La Dea dunque veniva storicizzata ed inclusa comecapostipite del gruppo. E con ci si chiudeva il sensodellUno nella coscienza degli esseri umani.La Diade, secondo passo della concezione metafisica, eraper una concezione instabile della Dea. Essa si sviluppcoerentemente per tutto il Paleolitico Superiore, fino aquando gli esseri umani furono costretti ad integrare ildilemma tra la vita e la morte, per le stesse ragioni che liavevano spinti a considerare le due forme non separate,ma saldamente unite. A fianco della Dea della Morte sigenerava ancora la Dea della Vita. O, pi esattamente,dalla Dea della Morte si generava ancora la vita. La Diadecon ci si trasformava in una nuova entit a tre: la Triade.Questo passaggio fu tuttavia permesso solo dalla nuovaattenzione posta sulla generazione: i figli erano diventati

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  • importanti. Essi non costituivano pi mere parti della Dea,come tutti gli esseri umani, oltre ai fenomeni naturali: essirappresentavano il senso proprio della vita, etrasmettevano, grazie al duplice apporto di madri e padri,il legame con lAntenata comune.Furono cio il passaggio progressivo allallevamento dispecie animali ed alla coltivazione di specie vegetali, edunque levoluzione che attraversa il Mesolitico e conduceal Neolitico, a spingere in primo piano il completamentodella Diade, con lelaborazione del terzo elemento: la DeaFiglia.

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  • CAPITOLO IXLEVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA

    E LINTRODUZIONE DEL MATRIMONIO DIGRUPPO

    Prima di andare oltre nella storia della Triade, necessariopassare ad esaminare la complessa rivoluzione sociale, cheebbe a verificarsi nei rapporti familiari dei gruppi umani esua ripercussione sui gruppi stessi tra la fine delPaleolitico Superiore ed il Neolitico.La relazione sociale indifferenziata aveva accompagnatola vita degli esseri umani fino alle soglie del Mesolitico.Essa dur fintanto che i nostri antenati (o meglio: le nostreantenate) non misero a fuoco la necessariet del maschionella riproduzione. E dur anche oltre, fino al momento incui divenne importante identificare i propri figli e a daread essi un valore nuovo di unit delle origini del gruppo.Ben prima che si sviluppasse laddomesticamentosistematico di piante ed animali, certamente in relazionecon il miglioramento delle condizioni climatiche, pereffetto del concludersi del periodo glaciale, nonch per lenuove tecniche di elaborazione degli strumenti litici, lapopolazione cominci gradatamente a crescere ecominciarono a crescere i nuovi nati. Sino ad allora non era stato cos importante sapere se ilnato fosse figlio o figlia di un maschio specifico, n sefosse figlio o figlia di una famiglia specifica, dal momentoche la famiglia era il gruppo ed il gruppo aveva comunquelimitate dimensioni, e dunque i nuovi nati eranofacilmente individuabili e non era possibile sbagliarsi: tuttierano i figli delle sorelle, le sole che fossero in grado digenerare, nella misura in cui le loro madri non erano pifertili. Fino a quel momento non era esistita alcuna

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  • ragione, da cui desumere lidea che la costituzione dei figligenerati da consanguinei fosse pi debole di quella deigenitori e che essi fossero soggetti a maggiore mortalit.Lidea dellincesto per ragioni eugenetiche dovetteformarsi successivamente e gradualmente.Cominci invece in questepoca una rivoluzione dellafamiglia, come era stata sino ad allora, e, con essa, dellasessualit, rivoluzione che spian la strada a nuoveconcezioni morali e sociali dei gruppi umani.La famiglia, o meglio, quella che noi possiamo chiamarefamiglia, coincidente con il gruppo umano, formatoessenzialmente da consanguinei ben noti, esplose per ilsuo incremento numerico e, pertanto, si trasform.Fu trascinata in questa vicenda la sessualit originaria,cio la sessualit, sviluppata in maniera naturale sino adallora dai gruppi preistorici, e costituita di rapportiindifferenziati tra i sessi.Sviluppandosi lestensione della famiglia originaria edividendosi questa stessa in sottofamiglie, che siseparavano tra di loro, per collocarsi anche nelle vicinanzedella famiglia primitiva, messa a fuoco, daltro canto,limportanza del maschio nella generazione, il gruppocerc di mantenere lunit originaria, immettendo la nuovaregola che gli accoppiamenti potevano formarsi solo nelquadro della famiglia allargata e non in quello dellafamiglia originaria. Tale regola non tard a generalizzarsi,diffondendosi pressoch ovunque.Dovette rafforzare la convinzione della necessit dimantenere lunit originaria, proprio la nuovaconsiderazione in cui erano tenuti i figli, dopo la scopertadellimportanza del maschio nella generazione, e lacircostanza che i figli recavano sul proprio corposomiglianze, talvolta marcate, con i propri predecessori.

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  • Per questa strada non doveva essere difficile immaginareche la Dea, propria Antenata, trasmetteva, attraverso lagenerazione, quel fluido vitale, che nel passato si eradiffuso attraverso i successivi progenitori.Si fin anche per immaginare che la sopravvivenza allamorte si realizzasse precisamente per questa via e che aimortali fosse dato risorgere, dopo una serie di generazioni,nella veste di proprio discendente.Sulla base del nuovo sistema, come giustamente scoprLewis Henry Morgan17, i figli maschi non potevano piaccoppiarsi con le proprie sorelle, n le figlie con i fratelli.Quelli dovevano invece accoppiarsi con le figlie diunaltra famiglia derivata dal gruppo familiare dorigine,vale a dire con le proprie cugine, e viceversa. Nacque cioin un solo momento, presso tutti i gruppi umani, lideadella gens, del popolo e del matrimonio. La gens altro nonpoteva essere, in origine, che il gruppo matriarcale,discendente dalla Dea o dallAntenata comune. Il popolo,in queste condizioni, quale somma delle gentesconsanguinee, altro non era che il contenuto della gensrivolto verso lesterno, vale a dire nei suoi caratteridifensivi. Con lintroduzione del divieto di accoppiamentotra figli, il gruppo originario, che aveva cominciato aframmentarsi nelle nuove famiglie destinatarie dei divieti,venne ad assumere autonomia nella considerazionesociale, quale tronco genealogico principale, i cui ramifamiliari (le gentes matriarcali appunto) diventavano ilperno della nuova organizzazione della sessualit. Ognigens si caratterizzava per la vita in comune compiuta dallafamiglia in uno stesso ambito territoriale. Staccandosi unafamiglia da una gens, per andare a collocarsi a distanza

    17 Ancient society, Researches in the lines of human progress from savagery through barbarism to civilization, Londra, 1877.

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  • dalla precedente, si veniva a creare una nuova gens.Tuttavia la rilevanza esterna di questa gens, vale a dire ilcarattere differenziale tra la gens e la famiglia, siesplicitava solo dopo un certo lasso di tempo, quando lanuova entit sociale veniva coinvolta nei divieti diconnubio.Il matrimonio nacque come lapporto specifico, dato dauna gens matriarcale ad unaltra gens matriarcale, e fucostituito essenzialmente dallintero gruppo di fratelli. Ed assolutamente logico che i giovani uscissero dallafamiglia allargata originaria, per trasferirsi fisicamentepresso laltra famiglia, a cui appartenevano le loro mogli.Anche se questo, a rigore, non era un fatto obbligato, dicerto questa pratica divenne dominante e poi rituale,perch le circostanze stesse spingevano i fratelli agravitare in continuazione verso la casa del fuoco delleproprie mogli, ed a limitare gli incontri con la famigliadorigine ed il gruppo delle proprie madri, che invece laveva il suo centro stabile. Questa pratica, tesa alrafforzamento del vincolo familiare originario,comportava comunque la permanenza dei gruppi entro unraggio territoriale abbastanza ristretto. Da essa sipretendeva la generazione di una stirpe che avesseantenate comuni, e che potesse facilmente riconoscere talecomunanza. Ecco perche la famiglia allargata (la gens)era essenzialmente esogama, mentre il popolo (la trib)era endogamo.Se pu sembrare strano, a tutta prima, che fossero i figlimaschi a dover allontanarsi dal gruppo originario, bisognaconsiderare che il sistema assumeva questa forma, per ilfatto che la famiglia (e con essa la gens) era una famigliaancora matriarcale. In essa spettava alla donna ognidecisione importante, relativa alla gestione della cosa

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  • comune domestica, cosa che includeva originariamenteanche i figli. Inoltre il gruppo delle donne da tempoimmemore, aveva assunto una posizione statica nelladinamica sociale: le donne gestivano la procreazione e lavita del nucleo sociale nella casa del fuoco e gli uomini simuovevano in continue battute di caccia per procurare glialimenti necessari. Per questo non si poteva pensare altrodi diverso, rispetto al fatto che fossero proprio i giovanimaschi a doversi muovere verso un altro nucleoimparentato, per trovarvi le mogli. Va anche fatto osservare che, con tutta probabilit, lapratica dei maschi di uscire dal gruppo familiare, perandare a cercare, se non le proprie future consorti, per lomeno fortuna, doveva essere un fenomeno gi presenteda tempo immemore, presso i gruppi paleolitici. Sullastessa base animale, gli scimpanz, conoscono spessolallontanarsi dal gruppo da parte dei giovani intollerantidella primazia del cosiddetto elemento alfa, per cercarealtrove cibo e compagne. Per contro i bonobo, gliscimpanz pigmei, conoscono la formadellallontanamento dal gruppo delle femmine, alla ricercadi partners. Luomo, che si autonomizzato dal ramocomune in mezzo a scimpanz e bonobo, ha mantenutoforse per milioni di anni lusanza dei giovani maschi (oforse solo la tendenza) di uscire dal gruppo. Per lo menofino a che ha potuto farlo. Le dimensioni limitate deigruppi ed il loro isolamento, gli uni dagli altri, devonoaver limitato per millenni, in maniera estremamenterilevante, ogni fuoriuscita dalle famiglie pi ristrette.Quando le istanze sociali, collegate alla crescitademografica, ripresero a farsi sentire, i vecchi sistemivennero riscoperti, ma furono associati alla regoladellaiuto reciproco tra le famiglie consanguinee, che

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  • organizzarono tra di loro in maniera sistematica la nuovacollocazione dei giovani.Proprio da questa tendenza spontanea, che divenne stabilee tradizionale, derivarono le successive (di moltosuccessive) forme, individuate da J.F. Mac Lennan18, comeil matrimonio per raptum.I maschi quindi venivano dati alla famiglia diconsanguinei, proprio per figliare, e per mantenere, perquesto tramite, il legame comune, legame di discendenzadallAntenata comune e/o dalla Dea. Ci facendosi, siscaricava anche parte della tensione interna al gruppo, tra ipadri, specialmente lelemento dominante, ed i giovanifigli, loro concorrenti.Nella parola latina matrimonium rimasta una traccia diquesta lontana trasformazione. La si nota se la si pone inrelazione con laltra parola patrimonium, che ha datofilo da torcere agli interpreti, dal momento che non v chinon vede che le due espressioni sono formalmenteidentiche, prescindendo dallo scambio di madre conpadre, ma di questa sostanziale identit nulla pi emergein sede storica, dove tali termini assumono significati deltutto diversi.Anche la seconda parte della parola -monium assume uncarattere enigmatico, perch, essendo la sola che sia ingrado di spiegare lantica identit, dotata di significatoincerto.Generalmente la si pone in relazione con il terminemunus, il quale sembrerebbe fornire una spiegazionenellaccezione ben nota di ufficio, o dovere. Talespiegazione sarebbe per limitata a chiarificare il solomatrimonio, inteso come un istituto, collegato, inqualche maniera, con il fatto di essere madre.

    18 Il matrimonio primitivo, Edimburgo, 1865

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  • In realta il termine munus il frutto di uno sviluppolinguistico, diverso da quello indicato nel suffissomonium. Lelemento comune costituito dalla sillabamon-mun, con la vocale lunga. In realt la sillaba siincontra anche nel verbo munio, ed in tutti i derivati, e ilverbo munio si caratterizza per una vicinanza sonoraimmediata con il suffisso monium.Questo potrebbe procedere da una radice originaria deltipo on-un o mon-mun, indicante lunit come laDivinit, e, pi in generale, significare lunione con laDea, in quanto madre ed Antenata comune, il legame conla Dea, o, pi esattamente la consacrazione alla Dea, ildono alla Dea, lapporto alla Dea. Come il suffisso monium, cos il verbo munio, cos ilvocabolo mons, montis, forse la stessa parola moneta(Juno Moneta).Il matrimonio esprimerebbe dunque la consegna dei figli,per mantenere lunit propria della Madre comune.Questo sviluppo generalizzato della famiglia, per effettodella crescita della popolazione non fu limitato ai gruppiche si muovevano in aree geografiche fertili e favorevoliper il futuro sviluppo agricolo.Nelle zone pi sfavorite per il sorgere dellagricoltura,dove i gruppi umani stavano sviluppando i presuppostidella pastorizia, il processo evolutivo della famigliascopriva ovunque il matrimonio di gruppo. Sebbene il meccanismo matrimoniale a gruppi, perconsentire la riunificazioni dei discendenti dellantenatacomune, introducesse il primo grande divieto in materiasessuale, tale obbligo di esclusione non garantivaminimamente che i figli di una famiglia allargatatrovassero poi in ogni caso unaltra gens con figlie libereda altri impegni coniugali. Essendo tutto basato sul caso,

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  • le madri delle gentes si promettevano reciprocamente ifigli. Questo impegno dovette essere assunto con grandesolennit davanti alla madri dei gruppi parenti, chiamandola Dea a testimone della propria promessa e ricollegando ilnon tenervi fede proprio alla sventura, che la Dea avrebbeindotto per il tradimento del sangue. Si trattava diunanticipazione della vera e propria cerimoniamatrimoniale, nella quale si fondava contestualmente ognivolta il taboo sessuale del divieto di unioni endofamiliari.Il ricordo di questi sacri accordi tra le madri rimaseperennemente scolpito nella storia per il tramite dellegame di continuo riaffiorante tra la Dea Madre,lAccordo, il Contratto, la Pace e lAmicizia, comeritroveremo, ad esempio, nel Dio iranico Mitra.Certamente la promessa solenne, per una miriade dicircostanze, poteva trovare intoppi alla sua realizzazione.In un primo momento questi problemi non furonominimamente avvertiti.I nuovi gruppi familiari si costituivano e dimoravanoancora a limitate distanze gli uni dagli altri.La creazione della famiglia di gruppo presupponelindividuazione del maschio come potere generantenecessario, in aggiunta a quello della femmina, e non puessere anteriore alla domesticazione delle prime specieanimali. Pertanto, considerando anche il tempo necessarioper la messa a fuoco dei problemi e le epoche favorevoliallo sviluppo, da considerarsi necessariamente connessocol finire della glaciazione, tale creazione non pare averavuto luogo prima del 14.000 a.C., ma forse anche qualchemigliaio di anni dopo, a ridosso del Mesolitico.Col passare del tempo cominci a diventare evidente chetutto poteva incrinare lequilibrio attuato nella promessasolenne, non per la rottura della promessa da parte di una

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  • famiglia, ma per una qualche circostanza del tuttoimprevista, per cui scompariva la famiglia interapromittente, per unepidemia, per un disastro dovuto acause naturali, per la semplice e sola differente velocit diriproduzione dei gruppi, senza neanche il bisogno diimmaginare un conflitto bellico. La crisi di questoequilibrio, insita nel meccanismo anarchico, introdotto conil matrimonio di gruppo, era destinata, a distanza di tempo,a determinarne la dissoluzione, o meglio, la suatrasformazione in unaltra formazione sociale.Un secondo squilibrio, presente nella famiglia di gruppo,era dovuto al fatto che il meccanismo del matrimonio digruppo non escludeva le unioni sessuali con persone deltutto estranee alla gens ed al popolo. Il taboo introdotto silimitava ad escludere le unioni endogentilizie. La suarigidit era dovuta al fatto che le madri dovevano garantirela consegna dei figli alle madri dellaltra gens e dovevanosalvaguardare le proprie figlie dallessere ingravidateproprio dai loro fratelli, che vivevano assieme a loro, oltreche dai loro propri mariti. Ma, in questo quadro e conqueste limitazioni, ununione sessuale dei figli di famigliacon le femmine di un gruppo umano, estraneo alla gens,era assolutamente possibile e lecita. Ben diversa era lasituazione delle figlie di famiglia, le quali non erano spintea muoversi dalla casa comune o dalle case del gruppo.Esse dovevano restare presso la madre, perch i futurisposi avrebbero dovuto venirle a cercare presso la lorofamiglia per unirsi ad essa, secondo la regola matriarcale.In realt la nascita del matrimonio a gruppi, per favorirelunit gentilizia, sulla base del matriarcato, avevaconfermato la fissazione del ruolo femminile pressolambiente domestico. La collocazione delle donne nellacasa del fuoco era nata, come si detto, con la

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  • domesticazione del fuoco da oltre 500.000 anni: nessunoera in grado di distruggere la tradizione, ma lo sviluppofamiliare, entro lo stesso ambito matriarcale, avevarafforzato la cristallizzazione della posizione della donna.Gli stranieri, in quanto estranei alla famiglia, potevanoliberamente stringere vincolo matrimoniale con le figliedel gruppo gentilizio, ma alla ovvia condizione chefossero libere da promesse verso la propria gens.Qualora ci non fosse stato possibile, gli stranieripotevano intervenire ovviamente solo con la forza. C da ritenere che, quando nasce e si sviluppa ilmatrimonio di gruppo, tali casi fossero del tutto inesistenti,o, quanto meno, estremamente ridotti. La seconda fonte di squilibrio non dovette perci crearesul principio gravi problemi alla nuova istituzione, ma,con il tempo, fu destinata a manifestare compiutamentelinstabilit della riforma dei rapporti tra i sessi. Ma il matrimonio di gruppo rappresent anche il sorgeredi un profondo ed inevitabile terzo squilibrio, che ebbe aripercuotersi sulla storia successiva, fino ai giorni nostri.Il matrimonio di gruppo era costituito dallintroduzione diuna regola nuova, imposta socialmente nella famigliaallargata, destinata farsi valere, se non con la forzacoercitiva dello stato, che allora era ancora lontano dalgenerarsi, con la forza coercitiva del gruppo, nella speciedel gruppo delle donne.La regola nuova aveva dei precedenti, che andavanorinvenuti nella limitazione dellattivit sessuale nei periodisuccessivi alla caccia, nel quadro del pasto rituale, come ledonne avevano imposto.Ma la regola era ora ben diversa dal passato: per la primavolta si imponeva un divieto alle relazioni sessuali, che inprecedenza non era mai esistito. Se vero che il divieto

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  • era solo presidiato dalla vigilanza delle donne e dal rilievo,che gli doveva essere tributato in ambito religioso, con lapredizione di gravi sciagure per lintera comunit, in casodi violazione, o, quanto meno, dalle proteste dei membridella contrapposta gens dei nubendi, il taboo, sostenutoda queste paure, operava lo stesso, creando, per la primavolta nella storia, una poderosa barriera psicologica, inprecedenza mai esistita.Da quel momento i meccanismi psicologici degli esseriumani non furono pi gli stessi e vennero sconvolti: nelgruppo cominciarono a manifestarsi tensioni, dovuteallabbandono di quel sistema di vita naturale, che avevaaccompagnato lumanit per milioni di anni.

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  • CAPITOLO XLA GENESI E LEVOLUZIONE

    INIZIALE DELLA TRIADE

    La Dea Madre aveva subito sostanziali cambiamenti, gidalla fine del Paleolitico Superiore.Ma fu la nuova considerazione che avevano acquisito ifigli, nel quadro della nuova famiglia di gruppo, chespinse innanzi tutto a specificare le antiche caratteristichedella divinit. Se nel passato la natura e la vita siarticolavano in parti costitutive del corpo della Dea, orasi divenni propensi a sottolineare il rapporto di maternit,individuando quelle che prima erano considerate sempliciparti, come figli della Madre. Venne sottilineato il carattere della Dea, come madre ditutti gli animali. Si evidenzi il rapporto privilegiato contaluni suoi figli selvatici possenti, il leone, il serpente, iltoro, lorso, la civetta (o il gufo) e lariete.Venne sottilineato il suo carattere, come madre di tutte lespecie vegetali, mentre, in prosieguo di tempo, la Dea sipreparava a diventare la madre delle specie cereali.Essa venne ritenuta la madre delle acque e del fuoco, lamadre delle componenti della crosta terrestre, come dellaluna e del sole.I suoi figli cominciarono, per questa strada, quel distacco,che permise la trasformazione della Diade nella Triade.Tale evoluzione nella concezione della divinit finivatuttavia per mettere in evidenza un grave problema, sino aquel punto insussistente: prima della scoperta dellanecessariet del maschio alla procreazione, era scontatoche la Dea avesse generato tutti e tutto per partenogenesi.Ora, laccento posto sui figli, induceva ad interrogarsi sucome fosse stata possibile una generazione da parte della

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  • Dea Madre senza lausilio di un partner maschile. Difronte allenigma posto dallo sviluppo della conoscenza, inostri antichi antenati non si sentirono di negare alla anticaDea la capacit di autogenerazione. Una simile opzioneavrebbe significato la deflagrazione della Dea, il suoannullamento come divinit, addirittura lannullamento diogni divinit. Gli uomini, o meglio, le donne, risolsero ilproblema in maniera semplice, in perfetto accordo con latradizione orale, considerata assolutamente veritiera,indubitabile e, pertanto, intangibile: essi mantennero laconvinzione che la Dea generasse ingenerata. A partire daLei, come Sua creazione, la vita si generava in altro modo;a partire da Lei, era creata e resa necessaria la dualit,nella forma della necessariet anche del maschio.Il maschio, di principio, non sarebbe stato necessario.Tuttavia cos si ritenne che la Dea aveva voluto,generando la contrapposizione tra i sessi.Questa concezione corrisponde perfettamente allultimafase del dominio matriarcale, quando si gi scoperta lafunzione maschile nella riproduzione, ma tuttavia ilmaschio non ha ancora maturato la forza sociale e politica,per imporre il proprio predominio.Il maschio, allinizio di questo processo evolutivo, che sibasava sul neonato matrimonio di gruppo, dovette apparirecome semplice figlio e la sua collocazione non dovettemanifestare alcuna autonomia da quella della propriasorella, che compariva, innanzi a lui, nella veste di figliadella Dea. Questa originaria concezione triadica mettevain luce la Dea Figlia, come comprensiva anche del propriofratello. La Triade si articolava pertanto nelle due Dee, componentila vecchia Diade, la Dea della Nascita e la Dea della

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  • Morte, con linserimento dellelemento dinamico dellaDea Figlia, la Dea della Rinascita.La Dea Figlia, passando attraverso la morte come il seme,tornava in vita, per cominciare un nuovo ciclo. La Deadella Morte acquisiva un valore specifico, proprio perchnecessaria alla nuova vita della Dea Figlia. Senza la mortenon era ritenuta possibile la rigenerazione. Mentre nellontano passato la funzione generatrice della Madre era unfatto automatico a s stante, e la Morte apparivasemplicemente come laltra faccia della Dea Madre, ora, afianco alla funzione generatrice della Madre, ne venivaprevista la morte, come forma specifica della Dea dellaMorte, ed inoltre veniva introdotta una nuova funzionerigeneratrice, attuata attraverso la Figlia. Quello che nella germinazione dei vegetali rappresentavaun vero mistero per luomo paleolitico, veniva in ciriprodotto fedelmente sul piano della conoscenza delladivinit.Le tre Dee erano dunque, in realt, tre aspetti dellunicaDea Madre, ma visti nella funzione di vita, quando si cercadi immaginare dinamicamente il procedere della vita, peril tramite della morte stessa. Per questo, la Dea Figlia, che passava attraverso la morte,era, essa pure, figlia della Dea della Morte. E non potevaessere confusa con la Dea Madre, perch solo la DeaFiglia era passata attraverso la morte. La Madre costituiva,in questottica, il prima nellintera vicendacosmogonica.La Dea Figlia, per questa strada, tendeva paradossalmentea passare in primo piano, nella concezione che gli uominiavanzavano in ordine alla divinit. Da un lato la Dea Figlia evidenziava il carattere zoppodella Diade, la quale rappresentava solo unorigine dei

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  • principali fenomeni, ma non metteva in risalto proprioquanto la Dea Madre avrebbe dovuto esprimere, cio lavita nella sua continuazione. Infatti latto di produzione della vita (la creazione delmondo) in via originaria, allinizio dei tempi, finiva perscivolare in secondo piano, rispetto alla creazione costantedella vita giorno per giorno.Lantica contrapposizione paritetica della Dea della Mortealla Dea Madre, non riusciva inoltre ad espr