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La voce del Maestro

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Lavoce

delMaestro

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sommario

Periodico delle Suore Discepole diGesù Eucaristico

Responsabile:Suor Marcella Antonelli

Redazione e Amministrazione:Istituto Suore Discepole di Gesù Eucaristico

00145 RomaVia delle Sette Chiese, 91tel. 06 5126150 - fax 06 [email protected]/c 57471005

autorizzazione del tribunale Civile di Roma n.00140/97 del 14/03/1997

Hanno collaborato:Madre Maria Giuseppina LeoVincenzo ComodoDon Domenico FacciorussoDon Vincenzo PellicaniSr Maria Chiara SacquegnoDon Paolo CombaSr Speranza Caporaso

Abbonamentoordinario € 15

Progetto grafico, realizzazione estampa:Tipografia EurosiaPiazza S. Eurosia, 3tel. 06 5135057

Avviso ai lettori:Gentile lettore/lettriceil suo indirizzo fa parte dell’archivio della nostra rivista.Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996per la tutela dei dati personali, comunichiamo che tale ar-chivio è gestito dall’Istituto delle Suore Discepole di Ge-sù Eucaristico. I suoi dati, pertanto, non saranno oggettodi comunicazione o diffusione a terzi. Per essi lei potràchiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamen-to, integrazione o cancellazione scrivendo al nostro indi-rizzo: Istituto Suore Discepole di Gesù Eucaristico, Viadelle Sette Chiese, 91 - 00145 Roma.

Lettera della Madre… pag. 2Madre Maria Giuseppina Leo

Costruire la paceripartendo dalla persona umana pag. 4Vincenzo Comodo

Capodanno di solidarietà pag. 7Don Domenico Facciorusso

I centri eucaristici oasi di pace pag. 10Don Vincenzo Pellicani

Nel profondo di te pag. 12

Vita della congregazione pag. 13

Missioni delle Discepole: Brasile pag. 14Sr Maria Chiara Sacquegno

Quaresima: dall’esperienza del misterodi Cristo, la conversione di vita pag. 16Don Paolo Comba

Un anno liturgico insieme pag. 21

Gesù lava i piedi agli apostoli pag. 22Mons. Raffaello Delle Nocche

Dio mio, Dio mio… pag. 23

Quando l’amore si fa offerta pag. 24Sr Speranza Caporaso

Gli scritti pag. 28

Particolaredel Campaniledel ConventoSant’Antonio,Tricarico (MT)

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La voce del maestro

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La lettera della Madre...

“La persona umana, cuore della Pace” è il titolo dell’appassionata lettera che il SantoPadre Benedetto XVI ha inviato ai Governanti, ai Responsabili delle Nazioni e a tutti gliuomini di buona volontà, in occasione della giornata mondiale della Pace il 1° gennaio2007.

Spetta a noi cristiani il compito e il dovere di fare di questa ricchissima lettera il leit-motiv della nostra costante e amorosa ricerca della pace.

Leggere la lettera è sentire risuonare nel proprio cuore l’estasiato grido del Salmista:Cos’è l’uomo perché te ne ricordi?… l’hai fatto poco meno degli Angeli, di gloria e di onore l’haicoronato (Sal 8).

A quest’uomo, fatto per amore simile al suo Creatore, è affidato il dono e il compito diessere operatore di pace, di realizzarsi cioè nell’alleanza d’amore con il suo Dio e nellarelazione di comunione con i propri simili, dei quali riconosce la pari dignità e promuo-ve la magnificenza, eliminando ciò che ne ostacola o offusca la realizzazione.

La pace, afferma il Santo Padre, è minacciata oggi da gravissime e sottili insidie checolpiscono al cuore la dignità dell’uomo e lo costringono a umilianti mutilazioni. È do-veroso denunciare lo scempio che è alla radice del diritto alla vita: accanto alle vittime deiconflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provo-cate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall’eutanasia ( S. PadreMess. Per la Pace 2007).

È sotto gli occhi di tutti come da ogni parte apertamente o segretamente buona par-te dell’umanità è impedita nel vivere la propria scelta religiosa e come siano conculcati ipiù basilari diritti della dignità di ogni persona quanto all’uguaglianza e come da ciò de-rivino gravissime tensioni che sfociano in inenarrabili tragedie. A molte popolazioni ènegato l’accesso ai beni essenziali, come il cibo, la casa, l’acqua, la salute l’istruzione a causadell’ingiusta distribuzione delle risorse e del sopruso con cui vengono sottratti i beni aipopoli più poveri. Di fronte ad uno scenario così complesso, così difficile, così superiorealle possibilità dei singoli sembra inutile qualsiasi intervento. Eppure il Santo Padre affidaad ogni uomo di buona volontà il compito di far fruttificare il dono della pace destinatoai popoli, a cominciare dalla dignità dei singoli.

Il cuore di ogni donna e di ogni uomo è il terreno fertile dove il seme della pace èdepositato e custodito. In esso si compie quel misterioso processo che lo rende vitale,lo fa crescere e lo espande attraverso una conversione che contagia e dilaga segreta-

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mente da cuore a cuore purificando la terra, sanando le ferite e rendendo ad ognuno lasplendida immagine di figlio di Dio. I cieli nuovi e le terre nuove, promessa che non pas-serà, iniziano la loro realizzazione quando nel segreto dell’anima ogni cristiano decide diessere dalla parte dell’uomo, vivendo col Figlio la passione del Padre per la salvezza delmondo.Allora, di notte o di giorno, che dormiamo o vegliamo, la pace cresce e noi nonlo sappiamo neppure, ma ne cogliamo il benefico dilagare attraverso il sorriso tornatonegli occhi dei soli, degli ultimi, degli abbandonati.

A Maria, Donna tutta rivestita di pace, affidiamo le nostre fatiche, il nostro voler sin-ceramente aprire la nostra vita e il nostro cuore a Dio per essere la terra fertile che fafiorire la pace.

Madre Maria Giuseppina Leo

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Costruire la pace ripartendodalla persona umana

Proviamo ad analizzare la questione dellapace, senza far riferimento alle interpre-tazioni tradizionali - ad esempio, “la pacedipende unicamente dai potenti”. È possi-bile che si osservino altri aspetti non visi-bili attraverso le consuete prospettive diriflessione. È possibile che si scopra co-me questa problematica sia vicina a noimolto più di quanto non s’immagini. Pro-viamo, dunque, a pensare diversamente lapace, non soltanto “contrapponendola”alla guerra, ma guardandola come unaquestione di tutti, alla luce della dignitàumana e del valore della vita.

La pace non è solo il contrariodella guerraIntendere la pace come l’esatto contra-rio della guerra è corretto, ma, nello stes-so tempo, riduttivo. Impulsivamente, sipuò pensare che l’una costituisca la seccanegazione dell’altra. E non a torto: l’ideadella pace è stata sempre abbinata a quel-la della guerra, a causa di una interpreta-zione dominante, scaturita dal continuosusseguirsi dei conflitti tra stati e dal vi-verli - più o meno - in prima persona.A ben riflettere, però, non è difficile di-mostrare che questo è vero soltanto inparte. E non perché oggigiorno non si

combattano più guerre (anzi!) o che nonsi sia indirettamente “colpiti” dalle vicen-de belliche che si verificano lontano da noi,ma per la semplice - e non banale! - ragio-ne che la pace è invocata, desiderata, vo-luta anche dove non vi sono autentichebattaglie in corso, con relativi spargimentidi sangue e caduti sul campo. In concreto,si pensi alle diverse realtà in cui viviamo:quella lavorativa, quella familiare, quellaamicale - citando quelle più rilevanti edimmediate. Si pensi, quindi, a quanto la pa-ce sia avvertita come un indispensabile bi-sogno per interpretare correttamente iruoli che la vita sociale ci assegna; si pensia quanto sia sentita come un’essenzialecondizione per dare il meglio di se stessinei vari contesti in cui operiamo. Quanticonflitti e scontri nell’ambiente di lavoro!Quante incomprensioni e sfide in famiglia!Quante invidie e ipocrisie tra amici! Tuttidati e percezioni di fatto, questi, che atte-stano come la pace non può essere recin-tata in un’unica area di senso e in unesclusivo campo di significato, ma che vaulteriormente estesa, maggiormente“sentita” e, soprattutto, fortemente valo-rizzata anche in altri ambiti relazionali.Considerando tali tendenze, risulta agevo-le affermare che la pace è una questione

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che riguarda ogni uomo e che lo coinvolgepersonalmente. Ecco perché è necessarioribadire che il suo significato non si ritrovaesclusivamente nel “luogo comune” delconcetto di guerra, ma che caratterizza ilvivere dell’uomo, in ogni sua dimensione:collettiva e individuale, esteriore ed inte-riore. Pertanto, al fine di evidenziare la suaampiezza e di non avere una sua visioneesclusivistica, è conveniente cogliere il suosignificato non solo nel suo contrario, mapure in quei contesti e in quelle dimensio-ni dell’esistenza laddove essa non c’è.

Siamo tutti costruttori di paceDa un punto di vista sociale, il tema dellapace può essere osservato in una dupliceprospettiva: quella del rapporto tra i po-poli e tra le etnie (denotato prevalente-mente dall’essere o dal non essere inguerra) e quella delle relazioni interperso-nali (definito principalmente dalla mancan-za o dalla presenza di conflitti). Il fatto chela prima riguardi i governanti delle nazioni,mentre la seconda riguardi ogni singolapersona non inganni a classificarle comedue prospettive staccate e senza punti dicollegamento. Sono, sì, distinte, ma nonper questo distanti.Anzi, tra loro sussisteuna grande correlazione.Viene spontaneodomandarsi, allora, quali sono i fattori chela caratterizzano. Perché non bisogna in-tenderle come separate e a sé stanti?Qual è il loro anello di congiunzione?Entrambe, provocano vittime, attraversola violenza. Una risposta, questa, che ri-

chiede, però, una dovuta delucidazione.Infatti, è opportuno precisare che quan-do si parla di vittime non bisogna far uni-camente riferimento a chi ha perso la vi-ta.Vittima può essere anche un parente,un collega, un amico, in quanto bersagliodi una o più forme di violenza, esercitatain famiglia, al lavoro, nella cerchia amicale.E, dunque, non soltanto un soldato inbattaglia, una persona in un attentato, unuomo morto ammazzato.Tale svista, piuttosto diffusa, probabilmen-te deriva dal significato di vittima “inviato”dai mezzi di comunicazione sociale e dallamancanza di critica dei telespettatori, let-tori, radioascoltatori, internauti che siano.Altrettanto verosimilmente, anche il signifi-cato di morte umana viene fortemente in-fluenzato dalle immagini “trasmesse” daimedia. Immagini massificate, radicate nel-l’immaginario collettivo. Immagini, però,che escludono altre immagini della morteumana meno conosciute o, meglio, ri-co-nosciute - legate, comunque, alla pace.Nona caso, Benedetto XVI, nel Messaggio invia-to in occasione della recente GiornataMondiale della Pace, fa notare che “accan-to alle vittime dei conflitti armati, del ter-rorismo e di svariate forme di violenza, cisono le morti silenziose provocate dalla fa-me, dall’aborto, dalla sperimentazione sugliembrioni e dall’eutanasia. Come non vede-re in tutto questo un attentato alla pace?"(cf. La persona umana, cuore della pace, n. 5).Dinanzi a tale quesito, si può dedurre cheanche chi decide di interrompere una

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gravidanza, chi dichiara di voler morire,chi uccide embrioni in nome del progres-so scientifico è un attentatore della pace.E pure colui che, nel suo quotidiano,adotta comportamenti violenti, nei con-fronti delle sue vittime, non si adopra af-fatto alla sua costruzione.Alla luce di tali affermazioni, dunque, èpiuttosto agevole evidenziare come lacostruzione della pace non costituisca unimpegno spettante solamente ai gover-nanti e ai potenti della terra, ma riguardatutti. Ognuno interpretando le proprieparti, nelle rispettive realtà e nella consa-pevolezza che un’autentica cultura dellapace si costruisce nel vissuto di ognuno,partendo dalla base della società. E quan-do la base è solida, il vertice della pirami-de sociale ha un sostegno resistente: èquesto l’anello di congiunzione.

La persona umanaè il cuore della paceC’è chi tesse la tela della pace,ma c’è purechi la disfa. E sono tanti: i governanti deipopoli in guerra o in procinto di combat-tere, i vari terroristi internazionali, moltis-simi altri personaggi sconosciuti che inqui-nano la storia dell’umanità e anche le ordi-narie storie di vita.A seconda dei casi, essiagiscono a livello globale oppure operanonelle piccole realtà della vita quotidiana.A ben pensare, pur considerando le lorodiversità, se volessimo trovare un fattorecomune nel loro modus disfacendi, si fati-cherebbe abbastanza ad individuarlo nella

mancanza di rispetto della persona e dellavita umana. Questo, probabilmente, perchés’impongono le classiche e tradizionalispiegazioni, quali la conquista del poterepolitico, la necessità di diventare o consoli-darsi una potenza economica, l’inappagabi-le bisogno di ricchezza. E la persona uma-na? Quale considerazione avrebbe in que-sta analisi? Sarebbe “valutata” in rapportoal suo valore umano, alla sua dignità, ai suoidiritti, al suo diritto alla vita, al suo esserecreatura fatta a immagine e somiglianza diDio? O sarebbe praticamente ignorata?Al fine di evitare certe spiegazioni di ten-denza e di segnalare un essenziale presup-posto per edificare una vera cultura dellapace, sempre Papa Ratzinger, nel messag-gio già citato, afferma che proprio “rispet-tando la persona si promuove la pace, ecostruendo la pace si pongono le premes-se per un autentico umanesimo integrale.È così che si prepara un futuro sereno perle nuove generazioni”. Una chiave di lettu-ra, questa, che dovrebbe essere impugnatada chiunque, per aprire la mente e il cuoreal valore della vita; una indicazione che do-vrebbe essere seguita da tutti, per realiz-zare un progetto di pace sociale, a comin-ciare da sé stessi. In ogni contesto. In ognirealtà. È questa la grande novità di tale in-dirizzo. Facciamo nostra questa esortazio-ne, dunque, e seguiamola: per farci veri co-struttori di pace e vivere in essa.A partiredal nostro piccolo.

Vincenzo Comodo

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Caro…,prima di ricominciare gli impegni di ognigiorno, voglio soffermarmi un attimo percomunicarti le sensazioni, le emozioni delpost-esperienza.Credo che davvero non avrei potuto spe-rare di passare una fine dell’anno miglioredi questa; una fine, ma anche un inizio: l’ini-zio di qualcosa di nuovo.Perché le personeconosciute in quei giorni, i volti visti, le sto-rie ascoltate, non saranno dimenticati, anzi.In un centro così piccolo, una parrocchiacosì modesta capace di così grandi cose.Questo lascia molto da pensare. Davvero

molto.Se volevi “smuovere le anime” con que-st’esperienza, beh, ci sei riuscito!Io, da parte mia, ho vissuto l’esperienzanon bene come avrei voluto, perché eroio a non essere serena. Non sto attraver-sando un momento facile, e infatti piùche dare in quei giorni ho preso, anzi hosolo preso. Purtroppo credo di aver datoben poco. Però, durante quei giorni stes-si, mi sono detta che forse sono stata so-lo uno strumento per far conoscerequella realtà ai miei amici, per far fare lo-ro la tua conoscenza.Al di là di tutto, per

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Capodanno di solidarietàDal 31 all’1 gennaio 2007 la Caritas di Borgo Mezzanone ha ospitato una singola-re esperienza di servizio verso i profughi del territorio denominata: “Weekendsolidale, Metti in Moto la Speranza”. L’iniziativa, promossa nel territorio diocesa-no dalla Caritas, ha raccolto la generosa adesione di ben 38 giovani, di cui 8 dellaborgata e 5 provenienti dalla provincia di Brindisi; il resto da diversi paesi dell’ar-cidiocesi: Rodi Garganico, Manfredonia,Vieste. Con loro si è riflettuto sul mes-saggio del Papa per l’annuale giornata per la pace, si è pregato (soprattutto conla veglia di fine anno animata dai giovani!) e si è vissuto il servizio per gli immi-grati favorendo, in diversi modi, l’incontro interculturale, soprattutto con il ceno-ne di fine anno con 85 persone! Dopo Mezzanone, grazie alla disponibilità dellaCroce Rossa, è stato possibile accedere al vicino Campo di Prima Identificazionedella Prefettura di Foggia, che attualmente ospita 354 immigrati.All’iniziativa hanno partecipato anche due Suore Discepole di Gesù Eucaristico.

In allegato c’è una singolare “testimonianza” di una giovane che ha sentito il biso-gno di “raccontarsi”.

Don Domenico Facciorusso

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me è stato molto bello mettere “le maniin pasta”, toccare con mano, semplice-mente avvicinarmi ad un mondo che avolte, a causa dei pregiudizi, fa un po’paura. Lo stesso mondo che ora, devodirti la verità, un po’ mi manca.Ho pensato molte cose in quei giorni eanche dopo: il vostro esempio dimostrachiaramente che è solo questione di vo-lontà, che se si vogliono realizzare grandicose non occorrono grandi mezzi; bastacrederci, ma crederci davvero! Credereche se quel che si desidera è Sua volontà,è cosa buona, i mezzi, i modi, verranno dasé, perché c’è Chi penserà a tutto ciò.Mi mancano un po’ tutti i nuovi amici. Inquesti giorni di “post”, in cui si fa un po’un bilancio a mente lucida su quanto si èvissuto, mi è capitato di pensare a tuttiloro: Kikoko, Mattew, Sultan e tutti gli al-tri di cui non saprei scrivere il nome, mache però è rimasto stampato nel cuore.Fare festa con chi non può far festa èdavvero meraviglioso.Quando sono tornata a casa, mi sonotrovata di fronte ad una strana situazioneche voglio raccontarti brevemente.I miei amici di qui hanno deciso, comeogni anno, di far festa stando tutti insie-me. Noi eravamo a conoscenza dei loroprogrammi, così, appena siamo tornati,dopo gli auguri, abbiamo chiesto comeavevano passato l’ultimo dell’anno, comeerano andati i festeggiamenti. La rispostaè stata: “Malissimo!”. Infatti, non hannofatto altro che litigare per tutta la serata,

per motivi, te l’assicuro, davvero futili.Mentre loro mi raccontavano i particola-ri, mentre l’uno o l’altro mi portava lesue buone ragioni per aver detto quello eper aver fatto poi quell’altro, io non face-vo altro che pensare al mio, al nostro ca-podanno, a tutte quelle persone cheavrebbero voluto festeggiare coi loro carie che non hanno potuto, a noi che conpoco abbiamo condiviso nella gioia since-ra il passaggio al nuovo anno, e mi sonotornati in mente, in particolare, gli occhidi 3 dei “nuovi amici (Saki, Mattew, Mars-ha). Quando siamo tornati dal centro, do-po la mezzanotte, noi eravamo tutti fuoria festeggiare e loro erano seduti dentroe, nonostante fossero contenti di festeg-giare con noi, nei loro occhi c’era un filodi tristezza. Li ho guardati con rispettosadistanza, sentendo la loro tristezza in me,condividendola. Ho visto i loro occhipersi lontano, ho pensato che avrebberovoluto dare gli auguri alle persone cheamano, vicinissime nei loro cuori, ma fisi-camente lontane. Vedevo triste in parti-colare Marsha, proveniente dalla Costad’Avorio, appena 25enne. Sono certa chestesse pensando alla sua fidanzata, la stes-sa di cui poco prima mi aveva parlato, lastessa delle iniziali stampate sull’anelloche portava al dito, la stessa stampata nelsuo cuore malgrado così lontana. Malgra-do tutto. Ed ho pensato a quanto sonostata fortunata a vivere così il capodanno,a non essermi persa in stupide discussio-ni prive di senso, vuote e futili; per un at-

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timo avrei voluto che tutti fossero venutia Borgo per capire cosa è importante ecosa non lo è!Spesso ci rendiamo conto del valore del-le cose e delle persone che abbiamo ac-canto solo quando le perdiamo, o quan-do vediamo che altri come noi, uguali anoi in tutto e per tutto (paure, sentimen-ti, speranze) non le possono avere. Hofesteggiato il mio primo dell’anno con lepersone a me più care e con la Persona ame più cara, presente in ognuno di queivolti tristi.Forse te l’ho già detto, ma non mi stan-cherò di ripetertelo: grazie per essertifatto strumento, per aver reso possibiletutto questo; grazie per il tuo sì conti-nuo, quotidiano alla Sua volontà. Sono

certa, che questa sia la Sua volontà, per-ché cose così belle e grandi non possonoaccadere se non è Lui a volerle.Grazie di cuore! Ti raccomando una co-sa: un saluto a Kikoko, a Saki, a Marsha ea tutti i loro amici che hanno reso davve-ro speciale il primo giorno dell’anno e mihanno donato la speranza, un piccolo spi-raglio, una nuova indicazione verso unastrada diversa, per me che della stradagiusta sono alla continua ed affannosa ri-cerca.Ti abbraccio e ti ricordo nella pre-ghiera.Sei tu stesso speranza, per tutti coloroche sentono nel proprio cuore di poterfare qualcosa di più!

L.

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I centri eucaristici oasi dipace

Nel frenetico andare quotidiano vi sarà senz’altro capitato di desiderare postidove regna sovrano il silenzio, lontano dai rumori della città che coprono ognialtra voce.Eppure ci sono luoghi in cui è bello sostare per riposarsi un po', per riprenderela propria dimensione spirituale nonostante il tram tram quotidiano.Nell’arco della giornata basta guardarsi attorno e si scopre che c’è qualcunopronto ad accoglierci a braccia spalancate per farci assaporare un’amicizia dasempre cercata e pur presente.Forse non ce ne accorgiamo ma ciò che stiamo cercando è a pochi passi dallanostra casa, dal nostro ufficio, dalle nostre scuole, dal nostro supermercato…Sono cappelle o parrocchie in cui Gesù Eucaristia è solennemente esposto pertutta la giornata ed entrando, un silenzio divino avvolge tutto il nostro essere:ogni voce tace, si fa largo solo la voce del cuore ed è un parlare cuore a cuore.I Centri Eucaristici sono realtà che fanno assaporare la bellezza dello stare insie-me a Gesù Sacramentato. Ecco l’esperienza di una comunità.

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Ruvo di PugliaLa notizia sorprendente, che attraversotutto il tempo dell’uomo “Il Verbo si fececarne e pose la tenda fra noi” (Gv. 1,14).Il testo greco parla di “tenda” per sottoli-neare che Dio condivide la vita di nomadedel suo popolo in cammino verso cielinuovi e terra nuova.C’è l’affermazione di Gesù: “Io sono convoi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.(Mt. 28,20).Se è così, qual è il Suo recapito per incon-trarlo? È l’Eucaristia.“Questo è il mio corpo”.

Nella bibbia il corpo indica l’intera perso-na. Gesù vuol dire: “Questo sono Io” -“Qui abito Io”.A coabitare l’ha spinto l’amore.L’amore per natura predilige lo “stare in-sieme”.Gesù Cristo, l’Emanuele, è interessato anoi; anzi veste i nostri stessi connotati,escluso il peccato.L’avventura dei due discepoli di Emmauscontinua.Davanti a questa attenzione del Signoreverso di noi ci resta da dire col salmista:“Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei

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tu che agisci”. (Sal. 38,10)Il Centro Eucaristico, voluto dal vescovoMons. Donato Negro è giornalmente animato dalle Suore Discepole di GesùEucaristico, ed è per la città di Ruvo unpunto di riferimento, dove ci si riempiesempre di speranza.L’Eucaristia è esposta ogni giorno e la gen-te entra, si ferma, ascolta, parla con Lui eritorna alle cose di ogni giorno come ri-messa a nuovo.Ci si ritrova dopo con una logica e un rap-porto diversi con tutto e con tutti.La gente ha il senso di Quella Presenza eLa cerca.La gente di Ruvo è sensibile alla presenzaeucaristica di Gesù : l’ottavario del CorpusDomini è festa patronale, i momenti diadorazione sono partecipati.Significativa l’esperienza vissuta dalla par-rocchia S. Domenico.In occasione del 2° congresso eucaristico

parrocchiale è stata allestita una tenda mo-bile, dove è stata esposta l’Eucaristia perdue ore nel pomeriggio per due giorni.Da tutti silenzio religioso, partecipazionenumerosa.

Don Vincenzo Pellicani

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Nel profondo di teDio,che non suole parlare ad alta voce,non gradisce parole altisonanti e forme rituali per entrare in contatto con Lui.Certamente è presente nel profondo di te.È presente,e lo trovi e lo senti e lo vedi con gli occhi dello spirito,quando taci al mondo e il mondo tace a te,e in quel silenzio profondo,con il conforto d’altre anime meditanti ecco l’incontro fra Lui e te,fra Lui e noi.E la paura si dissolve,il rancore non è più,la verità, l’amore, la pazienza si fanno avanti,un passo dopo l’altro,e tu non sei più lo stesso,dubbioso, smarrito, brancolante,ma salmodiante,intento a riempire il vuoto.Sei nato di nuovo nel silente spirituale rapporto con Lui.

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ITALIAITALIA

BRASILEBRASILE

MOZAMBICOMOZAMBICO

RWANDARWANDA

FILIPPINEFILIPPINE

INDONESIAINDONESIA

Vita dellacongregazioneVita dellacongregazione

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Il diario di bordo di Sr Gabriella Schilar-di, riassunto nel numero precedente, e lapromessa continuazione nel prossimonumero del bollettino, avranno, immagi-no, creato un’attesa nei lettori che ac-compagnano le nostre missioni…Lanciarsi in un’avventura, verso l’ignoto,lasciare la propria terra alle spalle, co-minciare un capitolo del tutto nuovo del-la propria vita, e tutto su una base di in-certezze accompagnate da giustificati ti-mori non è cosa da poco e si comprendemeglio solo con l’esperienza diretta.Ma tutto questo non riesce a indebolirela volontà di servire, di aiutare, di amare,di andare incontro all’umanità che scrivenel dolore le pagine della sua storia. Cri-sto è rimasto fra noi, nell’umiltà e silen-zio dell’Eucaristia, per questo motivo, e ilsuo esempio e il suo amore sono il no-stro progetto e la nostra forza.Egli ha lasciato il Cielo e ci ha portato lavita e la speranza; noi vogliamo aiutare inostri fratelli, come possiamo e abbiamolasciato le nostre povere barche e la no-stra piccola storia, come i Suoi primi di-scepoli, e come loro siamo animate adandare incontro alle lacrime silenziosedei poveri, raggiungendo con la preghierae con la vita le infinite povertà attuali.

E questa è la viva espressione e attuazio-ne del nostro Carisma eucaristico: porta-re l’Eucaristia nei luoghi più lontani, dif-fondendone conoscenze e culto, e porta-re l’umanità a Cristo, l’unico Maestro chesa dare un senso alla vita, trasformare inricchezza tutte le carenze umane, fortifi-care i deboli, sa amare con amore infini-to, caricando su di sé le nostre infermità,donando a tutti la gioia di vivere.E si compie così anche il desiderio delnostro fondatore di erigere un Taberna-colo nei cuori e negli spazi remoti delmondo.È come aprire il cammino perché la gra-zia trovi la via preparata per attingerel’intimo del dolore trasformandolo in se-renità, pace e fraternità, illuminando voltiche non sanno più sorridere, ridandoenergia e speranza a chi ogni giorno in-contra la fame sul suo cammino, e uncammino senza meta e senza speranza.È chiaro che noi non possiamo raggiun-gere le infinite necessità del mondo, macon la forza che ci viene dalla grazia diDio e dalla Sua Presenza Eucaristica tranoi ed in noi, arriviamo allo scopo: di par-tecipare al lavoro di tutti gli operai cheedificano il Regno. La maggior parte diquesti operai sono e saranno sempre

Missioni delle Discepole:Brasile

Vita della congregazione

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sconosciuti, si donano e lavorano nel si-lenzio; non saranno idoli delle folle creatidalla televisione o sostenuti da interessinascosti, perché il vero amore per ilprossimo non cerca propaganda, né glo-ria per sé, ma vede nel proprio fratello,povero di tutti quei beni morali e spiri-tuali che sono le basi della vera ricchez-za, la presenza de Maestro che invita acontinuare l’opera da Lui cominciata, eora affidata a noi, di ricondurre l’umanitàsul cammino del bene, della giustizia,dellapace e dell’Amore.Per ingaggiarsi in questo lavoro non c’èun ufficio proprio. Il Battesimo è il nostro“libretto di lavoro” che non esige dispo-nibilità, carità, donazione e animazionesolo dalle persone consacrate, ma tutti ibattezzati sono potenzialmente operaiinfaticabili e fedeli de Regno. Leggiamo ilvangelo, entriamo nelle file di questi lavo-

ratori, seguiamo le orme di Cristo e daLui impareremo bene ad amare ed a mo-strare al mondo che l’Amore è capace divincere ancora.Di strada se n’è fatta tanta e oggi conl’aiuto di Dio, le Suore Discepole di Ge-sù Eucaristico operano in vari punti delBrasile, rispondendo ai bisogni di cui ilterritorio ha maggiormente bisogno: Be-lo Horizonte, Araxà, Campos Altos, Ge-neral Carneiro, Patos de Minas, Rio de Ja-neiro.Il servizio ai poveri nelle favelas, l’assi-stenza alle ragazze che vivono situazionidi disagio familiare, l’opera educativa nel-le scuole, il servizio nelle parrocchie, oc-cupano gran parte della giornata della Di-scepola.

Sr Maria Chiara Sacquegno

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Quaresima: dall’esperienzadel mistero di Cristo,la conversione di vita

Il tempo che la Chiesa vive nella sua sto-ria è abitato dal mistero di Cristo: miste-ro di redenzione che fonda e motiva tut-ta la vita della Chiesa.Per questa ragione lo scorrere del temponella Chiesa è un tempo santificato e disantificazione: il giorno come l’anno, cosìcome ogni ora scandita dalla liturgia delleore: tutto è tempo santificato e santifi-cante perché tempo di incontro con ilmistero di Dio. E la santificazione delcorso dell’anno è tempo nel quale laChiesa “distribuisce tutto il mistero diCristo, dall’incarnazione e dalla nativitàall’ascensione, al giorno della pentecostee all’attesa della beata speranza e del ri-torno del Signore”. (Sacrosantum Conci-lium 102).Così la liturgia è lo spazio in cui è vissutoil tracciato della storia della salvezza; ènella pedagogia della ripetitività, scanditanel ritmo del tempo dell’anno liturgico,che l’uomo è attratto e immerso nel mi-stero di Cristo.Il cuore di tutto l’anno liturgico, lo sap-piamo bene, è la Pasqua. Avvenimento

sempre presente che ci proietta in un fu-turo di speranza e di gloria dove la vitavince sulla morte e la creazione rinascein una vita nuova con il Risorto.Perché il cuore dell’uomo si prepari conintensità all’incontro con il Risorto, vie-ne il tempo della Quaresima come un“tempo forte” per vivere l’incontro conil Volto dell’Amore bello e salvifico:“tempo privilegiato del pellegrinaggiointeriore verso Colui che è la fonte del-la misericordia. È un pellegrinaggio in cuiLui stesso ci accompagna attraverso ildeserto della nostra povertà, sostenen-doci nel cammino verso la gioia intensadella Pasqua.” 1

Perché, se il tema dell’Avvento è quellodell’attesa globale, tempo scandito dal-l’invocazione della Chiesa: “Vieni, SignoreGesù!”, se il tempo del Natale è caratte-rizzato dall’annuncio della salvezza che siè manifestata al mondo, la Quaresima sirivela quale tempo del sovrano affermar-si di questa salvezza avvenuta in Cristoquale risposta amorevole al grido dell’uo-mo:“Abbi pietà di me peccatore!”. Una mi-

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1 Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2006.

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sura nuova è entrata nel mondo, una pro-posta nuova è entrata nella vita, una mi-sura e una proposta così nuove che tuttoil gioco della vita sta nell’accettare questanovità di vita: “All’inizio dell’essere cri-stiano non c’è una decisione etica o unagrande idea, bensì l’incontro con un avve-nimento, con una Persona, che dà alla vitaun nuovo orizzonte e con ciò la direzio-ne decisiva.” 2

La misura del mistero di Dio è una per-sona, una Presenza che si impone nellanostra vita e tutta la fede è nel volto cheassumiamo, nello sguardo che portiamodi fronte a questa persona, nella reazioneche abbiamo a questa presenza. Tutta laliturgia quaresimale illumina questa Pre-senza, l’imponenza della sua proposta, laconcretezza della sua figura attraverso iVangeli delle singole domeniche di Qua-resima.Quello delle tentazioni (I domenica):quest’Uomo che rivela la sua umanità esolidarietà con l’uomo, rivela la vittoriasul male e la sovranità della vita sullamorte, della libertà dei figli di Dio sullaschiavitù del peccato.Il vangelo della Trafigurazione (II domeni-ca): Cristo, misura nuova, si rivela come lasperanza gloriosa del destino dell’umani-tà. I tre discepoli che vivono l’esperienzadel Tabor parlano al nostro quotidiano

per dirci che il cammino discepolare nonè esente dalla fatica, dalla sofferenza, dallacroce, ma è sempre destinato alla gloria.La pagina evangelica che ci accompagnanella III domenica ci presenta l’incontrocon la Samaritana: quest’Uomo che leggeveramente fino in fondo per cui nulla glisfugge, nulla si può sottrarre, per cui nonsi può stare a metà, ma è necessario an-dare fino in fondo, lasciare che l’umanodiventi lo spazio dell’opera salvifica delRedentore; e quest’opera è creazionenuova, luce nuova che risplende all’oriz-zonte dell’umanità (IV domenica - il cieconato), criterio nuovo per leggere la storiadel mondo. L’ultima domenica della Qua-resima (V domenica) ci presenta il rac-conto della risurrezione di Lazzaro, quasiun accostarci a piccoli passi alla Pasqua: lamisura nuova si impone come grido chelibera, che dona vita, che fa rinascere a vi-ta nuova, che sconfigge la morte facendopassare alla vita. Significativamente il Pre-fazio di questa messa ci fa dire:“Vero uo-mo come noi, egli pianse l’amico Lazzaro;Dio e Signore della vita, lo richiamò dalsepolcro; oggi estende a tutta l’umanità lasua misericordia, e con i suoi sacramentici fa passare dalla morte alla vita.” 3

I Vangeli delle domeniche di Quaresimacostituiscono così i tratti del profilo diCristo, di Colui che porta a compimento

2 Benedetto XVI, Deus caritas est. [DCE] Lettera Enciclica sull’amore cristiano. (25 dicembre2005), n. 1.3 Messale Romano, Prefazio della V domenica di Quaresima (di Lazzaro).

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il piano di salvezza custodito nel cuoredell’Eterno.I giorni di questo tempo santo sonogiorni indicati da Leone Magno come“quadraginta dierum exercitatio”, giorni di“esercizio” per vivere nuovamente nelcuore dell’anno liturgico il mistero dellaPasqua per incontrare il Volto del Figliorivelazione dell’amore infinito del Padre:dal Cenacolo (amore che si offre), al Get-semani (amore che perdona), al Calvario(amore che si consegna) fino al sepolcro(amore che glorifica).Ogni istante dovremmo convertire il no-stro cuore alla contemplazione del Voltodel Figlio; di fronte a quel Volto tutta la vi-ta umana è racchiusa nel grido quaresi-male: “abbi pietà di me peccatore!”. Gri-do che è il punto di partenza dell’autenti-ca conversione e per questo è grido chesi fa supplica e desiderio.Supplica, domanda, mendicanza, perché dasolo l’uomo non ce la può fare; la domandaè il fondamentale atteggiamento dell’uomoin cammino. “Abbi pietà di me!” sono leparole che domandano la vicinanza del Mi-stero che è misericordia per un autenticocammino di conversione, di purificazioneper una novità di vita. Di vita vera.Un grido che si fa desiderio perché nelcuore, ferito dalla bellezza dell’amore ri-velato nel Volto crocifisso, c’è il desideriodi una vita bella e vera, eterna.Tutta la vi-ta chiede l’eternità!

L’eternità è il dono per eccellenza cheviene offerta a noi nel Battesimo. Da quil’esigenza di vivere il tempo della Quare-sima come tempo di “ricordo o prepara-zione al Battesimo”. 4

Tempo per prendere sempre più coscien-za del grande Mistero di grazia in cui tuttala nostra esistenza è immersa in un’al-leanza d’amore e di misericordia infiniti.La Chiesa rivive e contempla nell’azioneliturgica l’incontro con la presenza diCristo e, professando la propria adesioneal Suo mistero, si impegna nella testimo-nianza e nell’annuncio della redenzioneche sgorga dal Mistero Pasquale. Per noncadere nella banalizzazione dei gesti edelle parole della liturgia, vale la pena im-pegnarci a recuperare nelle nostre cele-brazioni le sfumature del tempo dellaQuaresima fin qui brevemente accenna-te. Mi permetto, in conclusione, di sugge-rire alcune attenzioni per la liturgia do-menicale della Quaresima (non solo nellacelebrazione eucaristica, ma anche in al-tre celebrazioni come ad esempio la li-turgia delle ore o l’adorazione):- vivere il silenzio: processione di ingres-so, dopo l’omelia, dopo la comunione…

- valorizzare l’atto penitenziale: canto delKyrie (anche più volte, ad esempio agruppi di tre invocazioni, da farne una li-tania penitenziale)

- valorizzare il canto dell’Agnello di Dioprima della comunione

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4 Sacrosanctum Concilium, 109.

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- valorizzare gli elementi battesimali:aspersione (segno di purificazione), pro-fessione di fede…

- sobrietà e semplicità nell’azione liturgi-ca (fiori, paramenti, luci…)

Segni e gesti che ci possono aiutare a vi-vere nella nostra povertà l’incontro conla ricchezza del Cuore di Dio per rispon-dere amorevolmente al dono di grazia:Con cuore aperto e colmo di fiducia,dinanzi a te, Signore, ci prostriamo:

allora l’umiltà diviene luce,la via alla verità a noi dischiude.Nel nostro nulla solo in Te speriamo,in Te la vita è nella sua pienezza:la doni a noi per sempre nel Tuo Figlio,che nel suo grande amore s’è immolato.Rifioriranno in Lui tutte le cose,nel giorno della luce e della gloria.Verrà quel giorno, lo celebreremo,un canto nuovo allora canteremo. 5

Don Paolo Comba

5 Inno delle Lodi del Tempo di Quaresima (Trappiste di Valserena).

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Il Servo di DioRaffaello

Delle NoccheVescovo di Tricarico Fondatore delleSuore Discepole di Gesù Eucaristico

ImprimaturRoma 24-10-1963 Bruno M. Pelaia Vescovo

Coloro che ricevono grazie sono pregati didarne notizia alla Postulazione

Postulazione delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico -Via delle Sette Chiese, 91 - 00145 Roma - tel. 06

5126150 - fax 06 5132840

c/c p n° 57471005 intestato a Istituto delle SuoreDiscepole di Gesù Eucaristico - Via delle Sette Chiese, 91

- 00145 Roma

Preghiera per ottenere dalSignore la beatificazione del

Servo di Dio

O SS.Trinità per la tua maggior gloria e per lanostra edificazione, ti preghiamo di glorificare il

tuo servo Raffaello, che, con umiltà e carità, molteanime guidò nelle vie del tuo amore. Se la sua

glorificazione è conforme alla tua santa volontà,concedici la grazia che ti chiediamo.Amen.

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Un anno liturgicoinsiemeUn anno liturgicoinsieme

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Gesù lava i piedi agli apostoliMeditiamo su quanto ci dice il Servo di Dio Mons. Raffaello delle Nocche all’ini-zio di un forte cammino di conversione per tutti i battezzati, partendo dal gestodi profonda umiltà e di servizio: la lavanda dei piedi.Facciamo tesoro della sua parola, perché solletici ognuno di noi a intraprendereun serio cammino di conversione.

Tricarico, 28 Febbraio 1930

Prima che incominci la Quaresima voglioinvitarvi a fare qualche riflessione su Ge-sù, che lava i piedi agli Apostoli; tratto bel-lissimo del Vangelo, che dovremmo moltospesso meditare.Il racconto comincia così: Sapendo Gesùche il Padre aveva dato tutto nelle sue mani,che Egli era venuto da Dio e a Dio ritornava,si levò da tavola, depose le sue vesti ecc.Perché, ci si può domandare, un introitocosì grandioso, per descrivere un atto ditanta umiltà? Non è senza ragione.L’Evangelista, per far risalire meglio il va-lore dell’umiliazione, vuol farci considera-re chi era Gesù: Era Dio il padrone ditutte le cose.Se Egli si è umiliato così, che cosa do-vremmo fare noi?Egli era Dio - Che cosa siamo noi?Dice la Santa Scrittura: tutte le genti so-no dinanzi a Dio, come se non esistesse-ro - Tutte le genti… Che cos’è dunqueognuno di noi?Eppure chi di noi si umilia davvero, tantoda riconoscere il proprio nulla e da agire

riconoscendosi nulla? (…)Gesù va da Simon Pietro: il carattere im-pulsivo dell’apostolo gli fa dare quellabella risposta, in cui mostra di riconosce-re in Gesù il suo Dio:- Signore, tu lavare i piedi a me? Tu, Dio,Tu così grande lavi i piedi a me così me-schino? - Riflessione perfetta, riflessioneche dobbiamo fare anche noi:Tu Signoreti degni di venire a me; tu hai chiamatome, misera creatura, alla vocazione reli-giosa, mi hai arricchita di grazie.

Gesù insiste:“Quello che io fo, tu adessonon sai, lo saprai dopo” - Pietro avrebbedovuto piegarsi, ma volle discutere:“Nonmi laverai i piedi mai” - Al che Gesù: “Senon ti laverò, non avrai parte con me” - Eallora Pietro: “ Signore, non solo i piedi,ma anche il capo e le mani”.Da tutto questo racconto dobbiamo ri-cavare dei propositi. Come Pietro, dicia-mo anche noi a Gesù:“Signore non solo ipiedi, ma anche il capo e le mani”.Da tutto questo racconto dobbiamo ri-cavare dei propositi. Come Pietro, dicia-

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mo anche noi a Gesù:“ Signore, non soloi piedi, ma anche il capo e le mani” - Cilavi il capo, perché si purifichino le nostreintenzioni, i nostri pensieri; diventino puri

gli affetti del nostro cuore; le mani, per-ché le nostre azioni siano perfette, sianocome piacciono a Gesù, siano fatte conordine, con celerità, senza precipizio.(…) pregate in questa Quaresima Gesù,perché v’insegni a mortificare i vostri af-fetti; siano tutti secondo il Cuore di Ge-

sù, niente di terreno entri in essi; mortifi-catevi tutti i giorni, togliete la polvere daivostri cuori.Esaminate le vostre intenzioni; troverete

tanto da cambiare: agite sem-pre per Dio? Molte volte, sotto false vesti,si nasconde il demonio; cre-dete cercar Dio e cercatevoi stesse. È facile che l’ira-scibilità si chiami zelo; la pi-grizia prudenza; gli attacca-menti carità.Che Gesù lavi le nostre meni:le nostre azioni siano fatteper lui, come Egli vuole. Nonvi contentate di quello cheavete fatto finora; nessuna di-

ca che queste cose non sono per sé. (…)Cerchiamo di lavorare molto in questaquaresima, per la nostra perfezione.Il Signore vi conceda di meditare benequeste parole. (…)

Raffaello Vescovo

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Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?Improvvisamente un’immensa pesantezza è caduta su di me,

e non so dove fuggire. Non ho più voglia di vivere.Dove sei Signore?

Trascinato senza vita, verso un deserto immobile,soltanto ombre circondano le mie frontiere. Come posso uscirne?

Pietà di me, mio Dio...Come una città assediata, mi circondano, mi opprimono,mi soffocano l’angoscia, la tristezza, l’amarezza, l’agonia.Come si chiama tutto questo? Nausea? Tedio della vita?...Non dimentico, Gesù, Figlio di Dio e servo del Padre,che là, nel Getsemani... il tedio e l’agonia ti oppressero

fino a farti versare lacrime e sangue.Una pesante tristezza di morte inondò la tua anima,

come un mare amaro... Ma tutto passò!Io so, che anche la mia notte passerà.

So che squarcerai queste tenebre, mio Dio,e domani spunterà la consolazione.

Cadranno le grosse mura e di nuovo potrò respirare.La mia anima sarà visitata e tornerà a vivere...Grazie, mio Dio, perché tutto è stato un incubo,soltanto l’incubo di una notte che è già passata.

Adesso donami pazienza e speranza.E si compia in me, la Tua volontà, mio Dio.Amen.

Ignacio Larranaga

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Dio mio, Dio mio…

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Quando l’amore si fa offertaNell’anniversario della morte, vi proponiamo la viva testimonianza di una fanciul-la che militò tra la gioventù femminile di A.C. durante gli anni di Mons. RaffaelloDelle Nocche.Ella fu uno dei fiori del giardino curato dal servo di Dio e nonostante la sua gio-vanissima età si offrì come vittima gradita a Dio .Melina de Leonardis nacque a Corleto Perticara, Diocesi di Tricarico, nel gennaio1933 e ivi spirò in odore di santità nell’aprile 1958, visse 13 anni dei suoi 25 tor-mentata da un male misterioso che le faceva sanguinare, corrodendoli, bocca evie respiratorie.Aveva imparato che il sacrificio accolto con gioia e offerto con fede è quasi onni-potente mediazione di grazie.Confidò poi alla sua educatrice di avere umilmente chiesto al Signore di potersoffrire un male incurabile per offrirlo per la santificazione dei sacerdoti.La sua casa divenne allora scuola di sorridente accoglienza al mistero della Croce,quasi meta di pellegrinaggio per imparare le verità più difficili delle beatitudinievangeliche da quella creatura umile e fragile ma cresciuta eroicamente nella fede.

23 Aprile 1958Quella notte tessuta di fili lunari e per-corso da ruscelli di stelle irruppe nellastanzetta di Melina, per cogliere il suo re-spiro di cielo immerso nell’infinito di Dio.È la magia del tempo che trascorre: è no-stalgia di quel passato che attende di es-sere raccontato.O Dio,Tu che hai il tempo nelle mani fache sappiamo cogliere il momento senzacalcolo di un’offerta scelta, vissuta daquesta dodicenne, affacciata appena allesoglie della vita.Appartenente all’Azione Cattolica, fre-quentava le suore Discepole di Gesù Eu-

caristico, che ne curavano la formazionecon tutti i mezzi a disposizione, tra cuianche modeste rappresentazioni teatrali,in un clima di grande semplicità: era untrovare motivazioni con un linguaggionuovo, per canalizzare la mente e il cuoreverso finalità di bene e di fervore.Melina cresceva molto bella e sensibile: alei si chiedeva sempre d’interpretare ipersonaggi più salienti.Fu un’esperienza coinvolgente quando sicalò come protagonista nella storia e nel-la vita di S.Agnese, da cui coniò decisa ilsuo progetto, per ricalcare fedelmente lesue orme.

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Questo filo conduttore la indusse a rit-mare la sua fanciullezza col desiderio ar-dito di soffrire.È stata una follia la sua capace di saltaresenza corda di certezza l’incognita dellasua richiesta a Dio; ciò che nessuno do-manda mai, non il successo, non la ric-chezza, non la salute ma il dono della sof-ferenza, che amò profondamente e difesecon un riservato e geloso silenzio, tale daritenerlo come compagna inseparabiledelle sue giornate “che non avrebbe cam-biato con nessuna ricchezza del mondo”come mi scrisse un giorno su un minu-scolo bigliettino.Il suo letto diventò un altare su cui preselentamente coscienza che il Signore ave-va subito risposto alla sua richiesta.La sua vita così breve è apparsa comeuna meteora: non ha fatto parlare di sé,non ha ostentato la sua immagine di vitti-ma volontaria, non ha lasciato altra trac-cia che un piccolo letto, con un crocifissoa capo, su cui nell’ombra silenziosa, perdodici lunghi anni, ha fecondato e consu-mato la sua offerta.Forse non entrerà mai nella storia cono-sciuta di altri beati, ma la sua vita riempiespazi infiniti della carezza di Dio.Non sempre il mondo sa capire gesti dicoraggio in questo tempo così fragile disperanza.L’amore vero vacilla nei giovani di oggifermi sui crocicchi di strade sbagliate do-ve affiorano lusinghe, che il vento spazzaquando vuole nei labirinti di parole vane.

Tanti ancora ha chiuso il cuore ai suoi af-fluenti, per diventare letti di un fiumemorto pieno di erbacce e rovi.Un granello di quella vita offerta, che la-scia un senso di stupore, è più preziosa ditanti sogni infranti, perché Dio è l’eternagiovinezza, che non delude mai.

Melina, di te direi ancora tanto;Tu che hai saputo scorgere la luce al di làdelle nostre ombre e fatui tentennamen-ti, indicaci il percorso che il tuo amore hatracciato nel solco dei tuoi anni.Non furono neanche facili i tuoi giorniattraversati in principio dalla notte deldubbio, dalla rinunzia alla tua primavera,che si presentava dolce come una carez-za: un frullo d’ali pieno di fiducia come illibrarsi in volo d’un gabbiano.

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Ma poi il sacrificio fu per te incanto per-ché avevi puntato tutto su ciò che vera-mente vale.Tienici per mano per infonderci quel co-raggio che ci vien meno.Prega perché la nostra vita abbia un si-gnificato di profonda gioia nel silenziodi una donazione senza riserva come l’-hai vissuta tu.Queste mie parole sono piccoli fram-menti di ricordi, che mi permettono divedere nella filigrana dei tuoi giorni mo-menti irripetibili, trascorsi insieme, conl’affetto di famiglia che ci lega.

E venne aprile…con tutti i suoi colori di-pinti in mille fiori nei giardini: in ogni zollaun ciuffo d’erba con le viole profumatenei cespugli.Quella sera… un vento lieve spense l’az-zurro e i voli e cominciò col suo linguag-gio una quiete di mistero, pervaso dalsorriso sopito delle cose.Melina, questa era la tua ora, che tu avevipresagito, stringendo tra le mani il croci-fisso.L’ultimo respiro si fece sommessamentepreghiera.

Sr Speranza Caporaso

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AA.VV.: Raffaello Delle Nocche Vescovo di Tricarico - Giannini, Napoli 1961.

Questa prima pubblicazione su Raffaello Delle Nocche è stata realizzata, ad un anno dalla sua morte,"in uni-tà di intenti” dalla Congregazione delle Discepole di Gesù Eucaristico e dalla Diocesi di Tricarico ,scrive Ma-dre Maria Machina nella Presentazione, in onore del compianto Fondatore e Vescovo, dedicata a “quelli chelo conobbero e lo amarono e a quanti, avendolo conosciuto solo indirettamente, sono desiderosi di acco-starsi alla sua figura”.“È una raccolta di preziosi, autorevoli attestati, di ricordi vivi e ancora impregnati di profonda commozione,di riflessioni intime suscitatesi nell’anima di figli devotissimi alla scomparsa del Padre Venerato”.Riporta testimonianze di Mons. Antonio Zama, del Cardinale Arcivescovo di Napoli Alfonso Castaldo, diMons.Augusto Bertazzoni,Arcivescovo di Potenza, dell’Onorevole Emilio Colombo, del dott. Gildo Spazian-te, di Mons.Angelo Mazzarone, di Mons. Pancrazio Perrone e di tantissimi altri, tutte scritte “a caldo”, consincerità e passione.

Trattenimenti spirituali di Mons. Raffaello Delle Nocche alle Discepole di Ge-sù Eucarisitco - Giannini, Napoli 1962.

Questa pubblicazione raccoglie i “discorsi” tenuti dal Fondatore alle Discepole per la loro formazione spiri-tuale e religiosa fin dai primi tempi della Fondazione, ricavati dagli appunti delle suore.I “Trattenimenti” in quei primi tempi erano anche più frequenti di quelli pubblicati , ed essendo le suore an-cora poche, avevano il carattere di semplici e familiari conversazioni.“Sono Trattenimenti pieni di soavi ricordi, scrive Madre Maria, indirizzi e direttive sicure, esortazioni sempreattuali alle esigenze dello Spirito: un consiglio che scioglie ogni dubbio, uno sprone che invita alla maggioredonazione di sé… suggerimenti sull’unione e la carità fraterna che dimostrano tutta l’attrattiva e la gioiache scaturiscono dalla vita comune, vissuta nel reciproco amore, nel rispetto e nell’aiuto scambievole per ilraggiungimento del medesimo ideale”.

Lettere con introduzione e a cura di V. Ippolito - La Nuova Cultura Editrice,Napoli 1973.

È una prima pubblicazione di alcune delle numerosissime lettere del Servo di Dio, curata dal prof.VittorioIppolito che , come scrive il Cardinale Corrado Ursi nella Presentazione, ha voluto aprire alle Discepole itesori di luce, di saggezza e della gioia cristiana e apostolica che fluiscono ancora dalla voce e dal cuore delloro Fondatore. E non soltanto a loro, ma anche a tutti quelli che sanno cogliere autentici valori e sodo nu-trimento per lo spirito dal colloquio familiare di un Servo di Dio del nostro tempo.Il professor Ippolito non si è limitato a pubblicare le lettere nella loro genuinità, ma vi ha premesso uno stu-dio che le ambienta nel mondo e nel tempo vissuto dal Servo di Dio e che aiuta i lettori a individuare la sca-turigine di tante belle e forti ispirazioni nel mistero della sua vita interiore, e precisamente nell’umiltà.Leggendo le lettere, afferma il Cardinale Ursi, mi sono domandato a chi veramente esse erano state dirette,se soltanto alle persone che corrispondevano con lui, o a me, che mi sento agganciato al suo colloquio.E molti, come me, saranno agganciati da lui ad un colloquio che sfocia in Dio e nella gioia cristiana.

Raffaello Delle Nocche Vescovo di Tricarico Lettere con introduzione e a cura didon Gaspare Sarli - Fratelli Montemurro, Matera 1974.

Le lettere di Mons. Delle Nocche fanno parte viva ed integrante della sua personalità: senza di esse non si potràcapire il suo animo, la sua vita, la sua santità.Ecco perché hanno ancora il loro fascino, sono ancora valide, sono an-cora attuali, vive e vere.Quante sono le lettere di Mons.Delle Nocche? È possibile la catalogazione? Già quello dicui siamo in possesso, quelle dirette alle Discepole e quelle riguardanti la Diocesi, costituisce un deposito consi-stente e grandioso… Il titolo di Lettere dato alla presente raccolta,non sarà mai esaustivo, avrà sempre il caratte-re della incompletezza e della parzialità rispetto all’intera produzione epistolare… Le lettere qui raccolte sonostate ordinate in due grandi categorie:quelle rivolte alla Diocesi (che riportano, in ordine cronologico, i documen-ti ufficiali del lungo episcopato, sono 84: lettere pastorali, comunicazioni disciplinari ed indirizzi personali); e le let-tere ai fedeli, sacerdoti e autorità che riportano, sempre nell’ordine cronologico, la corrispondenza privata e per-sonale del grande Vescovo. Che cosa sono? Vogliono essere un libro di meditazione per sacerdoti, anime consa-crate a Dio, laici impegnati nell’apostolato,perché risentendo la parola del grande Vescovo che arriva al cuore,sco-prano e vivano la gioia della propria vocazione… vogliono essere una testimonianza di cristianesimo vissuto nellasemplicità del cuore e della vita,ma nell’impegno al massimo livello. (Dalla Presentazione di don Gaspare Sarli)

Gli scrittiIn questa rubrica vogliamo presentare in breve tutte le opere pubblicate finora di e su Raffaello Delle Noccheper facilitare ai nostri amici lettori una maggiore conoscenza della sua personalità e dei suoi insegnamenti.

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Buona Pasquaper una

Auguri

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periodico delle

suore discepole di gesù eucaristico

anno L - nn .. 11 - 2007Poste italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Il Principe della paceallontani dal cuore degli uomini

ciò che può mettere in pericolo la pacee li trasformi in testimoni di verità,di giustizia,

di amore fraterno.Illumini i responsabili dei popoli affinché,

accanto alle sollecitudini per il giusto benesseredei loro cittadini,

garantiscano e difendano il gran dono della pace;accenda la volontà di tutti a superare le barriere che dividono,

ad accrescere i vincoli della mutua carità,a comprendere gli altri,a perdonare coloro

che hanno recato ingiurie;in virtù della sua azione,si affratellino tutti i popoli della terra

e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace.Papa Giovanni Paolo II

Il Principe della pace