l’angolo 16 dei profumi i - istituto pangea onlusaromatiche come il rosmarino, la lavanda,...

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16 L’angolo dei profumi I l sole forte e deciso dell’estate mediterra- nea le fa crescere rigogliose e abbondanti, per la gioia degli occhi, del palato e, so- prattutto, del naso. Stiamo parlando delle erbe aromatiche come il rosmarino, la lavanda, l’o- rigano, il timo, il finocchio selvatico, la ruta: tutte piante spontanee che possono, però, es- sere coltivate con successo nei giardini e ne- gli orti accanto al basilico e al prezzemolo, profumatissimi anch’essi ma più casalinghi, capaci di adattarsi anche a un semplice vaso sul davanzale. Nell’allestire, all’interno dell’Aula Verde, un piccolo giardino di aromatiche, do- vrete armonizzare le loro esigenze con le ca- ratteristiche dell’angolo di terreno scelto che, in questo caso, avrà un’esposizione soleggiata o a mezzombra, in modo da ricalcare l’habitat naturale di provenienza. La posizione ottimale di ogni singola pianta o arbusto risulterà chia- ra solo in un secondo tempo, quando l’espe- rienza vi avrà insegnato l’importanza della pro- tezione di un vecchio muretto per una pianta un po’ delicata o l’eventuale effetto negativo dell’ombra di un grande albero. Le piante aro- matiche si possono propagare sia per seme sia per talee (vedi pag. 8 e 10). Per conoscere il mo- mento giusto per l’operazione, potrà es- servi d’aiuto la consultazione di un buon catalogo; ricordate, però, che sperimen- tare è sempre la cosa migliore. A titolo di esempio, co- munque, si può dire che per seminare il rosma- rino va bene il mese d’agosto, mentre per la lavanda è adatto il tar- do autunno o l’inizio della primavera. I suoi semi, inoltre, come la maggior parte di quelli di piccole dimensioni, non devono esse- re interrati in profondità. Dopo averli sempli- cemente appoggiati sulla terra, dovrete rico- prirli con un velo di terriccio leggero, un po’ come si fa quando si cosparge la pasta con il parmigiano. Secondo la tradizione popolare, in- fatti, tutti i semi piccolissimi devono essere po- sti tanto in superficie da poter “sentire il suo- no delle campane”. Dopo aver provveduto all’impianto di un ango- lo aromatico, avete acquistato il diritto di ab- bandonarvi... al piacere dei sensi. Concedete- vi, quindi, una sosta o una passeggiata “in favore di vento” rispetto al vostro giardino e go- detevi un riposo meritato (e profumato) secon- do la migliore tradizione inglese. Le dame dei secoli passati amavano, passeg- giando, sfiorare con l’orlo delle loro lunghe gonne le bordure di lavanda dei viali, per ru- bare un po’ del loro profumo persistente e de- licato; un lord inglese, poi, divenne famoso per aver piantato un prato con ben 25 varie- tà di timo al solo scopo di poterci passare so- pra il cappello ogni mattina, così da conser- vare il ricordo di quel delizioso profu- mo per l’in- tera gior- nata.

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Page 1: L’angolo 16 dei profumi I - Istituto Pangea Onlusaromatiche come il rosmarino, la lavanda, l’o-rigano, il timo, il finocchio selvatico, la ruta: ... in modo da ricalcare l’habitat

16L’angolodei profumi

Il sole forte e deciso dell’estate mediterra-nea le fa crescere rigogliose e abbondanti,per la gioia degli occhi, del palato e, so-

prattutto, del naso. Stiamo parlando delle erbearomatiche come il rosmarino, la lavanda, l’o-rigano, il timo, il finocchio selvatico, la ruta:tutte piante spontanee che possono, però, es-sere coltivate con successo nei giardini e ne-gli orti accanto al basilico e al prezzemolo,profumatissimi anch’essi ma più casalinghi,capaci di adattarsi anche a un semplice vasosul davanzale. Nell’allestire, all’interno dell’AulaVerde, un piccolo giardino di aromatiche, do-vrete armonizzare le loro esigenze con le ca-ratteristiche dell’angolo di terreno scelto che,in questo caso, avrà un’esposizione soleggiatao a mezzombra, in modo da ricalcare l’habitatnaturale di provenienza. La posizione ottimaledi ogni singola pianta o arbusto risulterà chia-ra solo in un secondo tempo, quando l’espe-rienza vi avrà insegnato l’importanza della pro-tezione di un vecchio muretto per una piantaun po’ delicata o l’eventuale effetto negativodell’ombra di un grande albero. Le piante aro-matiche si possono propagare sia per seme siaper talee (vedi pag. 8 e 10). Per conoscere il mo-mento giusto per l’operazione, potrà es-servi d’aiuto la consultazione di un buoncatalogo; ricordate, però, che sperimen-tare è sempre la cosa migliore. A titolo di esempio, co-munque, si può dire cheper seminare il rosma-rino va bene il mesed’agosto, mentreper la lavandaè adatto il tar-do autunno ol’inizio dellaprimavera.

I suoi semi, inoltre, come la maggior parte diquelli di piccole dimensioni, non devono esse-re interrati in profondità. Dopo averli sempli-cemente appoggiati sulla terra, dovrete rico-prirli con un velo di terriccio leggero, un po’come si fa quando si cosparge la pasta con ilparmigiano. Secondo la tradizione popolare, in-fatti, tutti i semi piccolissimi devono essere po-sti tanto in superficie da poter “sentire il suo-no delle campane”. Dopo aver provveduto all’impianto di un ango-lo aromatico, avete acquistato il diritto di ab-bandonarvi... al piacere dei sensi. Concedete-vi, quindi, una sosta o una passeggiata “infavore di vento” rispetto al vostro giardino e go-detevi un riposo meritato (e profumato) secon-do la migliore tradizione inglese.

Le dame dei secoli passati amavano, passeg-giando, sfiorare con l’orlo delle loro lunghegonne le bordure di lavanda dei viali, per ru-bare un po’ del loro profumo persistente e de-licato; un lord inglese, poi, divenne famosoper aver piantato un prato con ben 25 varie-tà di timo al solo scopo di poterci passare so-pra il cappello ogni mattina, così da conser-

vare il ricordo di queldelizioso profu-

mo per l’in-tera gior-

nata.

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Odori, sapori, saperi 17I

Romani riservavano alle piante aromati-che uno spazio all’interno della casa; il vi-ridarium, che riforniva contemporanea-

mente la cucina, l’armadietto dei farmaci, equello dei prodotti di bellezza. Dalle piante delviridarium la domina (ovvero la padrona di casa)prelevava foglie, fiori, semi per aromatizzarecibi, ma anche per preparare acque profuma-te o prodotti medicinali e cosmetici (un infusoper il mal di stomaco, o una pasta vegetale persbiancare i denti). Ce lo ricorda il nome dellaprofumata lavanda, i cui fiori venivano aggiuntiall’acqua usata per lavarsi, o quello della sal-via, che aveva la fama di salvare, ovvero di gua-rire da tanti piccoli malanni.A partire da quel-l’epoca, le pian-te aromatichehanno at-traversa-to i seco-li, e dagliorti delleabbaziemedioevali,dove i monacibenedettini colti-vavano le erbe medi-cinali, passando per i gran-di giardini storici cari a nobili e regnanti,hanno continuato a mantenere viva la loropresenza. Oggi, hanno addirittura un rilan-cio, non solo in erboristeria o in farmacia, maanche nella cosiddetta “nuova cucina” dove,accanto a veri e propri “classi-ci”, come il rametto dirosmarino nel-

l’arrosto o nelle patate al forno, possiamo tro-vare anche i fiori di lavanda da aggiungere amacedonie, dolci e marmellate. Molte piantearomatiche, infine, sono legate a feste, rituali,canzoni e proverbi popolari. In tutta Italia sononote le cosiddette “erbe di San Giovanni” (ilrosmarino, la lavanda, la ruta, l’iperico e altreancora) che a Roma venivano vendute in Piaz-za San Giovanni in Laterano alla vigilia dellafesta del Santo; ad esse ci si affidava per ave-re salute e buona fortuna e le ragazze le con-sultavano per conoscere l’identità del loro fu-turo fidanzato. Se volete saperne di più e farviun archivio delle erbe aromatiche del vostro

territorio, utilizzate la scheda di pagina 18,aggiungendo alle notizie scientifiche

anche quelle relative alla storia,alle tradizioni domestiche e ar-

tigianali, al folklore.

Secondo un’antica tradi-zione, se una ragazza siaddormenta nella magi-

ca notte di San Giovanni,con un ramoscello di ro-

smarino fiorito dietro l’orec-chio vedrà apparirle in sogno il

futuro marito.

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Identikit di una piantaaromatica18Nome italiano e dialettale

Nome scientifico

Caratteristiche che permettono di riconoscere la pianta(fiori, foglie, frutti, fusto, semi, radice, dimensioni)

AntiparassitarioVeterinarioMedico/erboristico

AromatizzanteLiquoristicoCosmetico

Artigianale*TintorioGiochi infantili

Altro

* Per scopo artigianale si intende: pianta o parti di essa utilizzate per la costruzione di utensili di uso domestico e agricolo (pulire, lavare o profumare recipienti, cagliare il latte, conciare le pelli, impagliare, legare...)

Usi e impieghi

Qual è la sua diffusione sul vostro territorio?

Qual è l’ecologia della pianta? (tipo di terreno, temperatura, umidità, esposizione preferita)

Periodo di raccolta

Profumi o aromi:cercate di descrivere le sensazioniprovate con degli aggettivi opportuni(fresco, pungente, acuto, delicato, ecc.)

Se ne trovano tracce in proverbi, canzoni, ricorrenze, riti, credenze?

Parti della pianta utilizzabili

Conoscete almeno una ricet-ta caratteristica che la contiene?

Metodi di conservazione (essiccazio-

ne, congelamento, in polvere, sott’olio,...)

Metodi di consumo(fresca, essiccata, ecc.)

disegno o foto della pianta

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A misura di farfalla

Minois dryas

Cynthia carduiPavone - Inachis ioAglais urticae

Cavolaia - Pieris brassicaeAphoria crataegiMacaone - Papilio macaon

19O

ltre ai colori e agli odoril’angolo delle aromati-che vi offre anche un al-

tro dono inatteso: la presen-za delle farfalle che, ospitifisse dei campi e dei giardinidi una volta, sono diventate,purtroppo, negli ultimi anni,sempre più rare. L’inebriantecocktail di profumi delle erbearomatiche costituisce, però,un richiamo quasi irresistibile,soprattutto se, fra di esse, cisono il finocchio selvatico e laruta che è chiamata addirittu-ra “nutrice del macaone” (Pa-pilio macaon) perché preferitadalle femmine per la deposi-zione delle uova. La lavanda,poi, piace particolarmente allaMinois dryas, una farfalla che,al centro delle sue macchie ala-ri a forma di occhio, presentauna “pupilla” azzurra, quasidello stesso colore dei fiorelli-ni della pianta prediletta.

Siepi e orti sono visitati, inve-ce, da farfalle dai gusti meno...raffinati, come la comune ca-volaia (Pieris brassicae), fre-quente anche sulle varietà ornamentali dei cavoli e la far-falla del biancospino (Aporiacrataegi) che preferisce que-sto rustico arbusto, indispen-sabile nella composizione diuna siepe (vedi pag. 24).In generale, comunque, le far-falle amano soprattutto un belprato spontaneo soleggiato egradiscono anche la presenzadi un pozzo o, comunque, diun punto d’acqua.Un consiglio: conservate inun angolo del vostro prato, al-cuni cardi selvatici e qualcheciuffo di ortica che, si sa, èuna pianta da... trattare con iguanti, ma ha pregi inso-spettati. Non solo l’ortica sim-patizza con le piante vicine,favorendone la crescita, ma è

anche prediletta dai bruchi diparecchie farfalle, soprattut-to delle Vanesse, come quellacosiddetta “dell’ortica” (Aglaisurtica), e la Pavone (Inachis io).Evidentemente si tratta di far-falle che non si lasciano inti-midire dagli ostacoli, giacchéanche la Vanessa del cardo(Cynthia cardui) sceglie, perdeporre le sue uova, proprioquesto fiore... pungente.

Chi le ha viste?

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Ma le farfalle sono volubili? No, non si trat-ta di una curiosità relativa alla loro vitaamorosa, ma di una domanda del tutto

legittima.Volubile, infatti, significa, alla lettera, “capa-ce di volare” e certamente, nessun aggettivopotrebbe adattarsi meglio a queste belle crea-ture alate, ed al loro volteggiare leggero e ap-parentemente capriccioso.Provate, però, a restare fermi qualche minu-to ad osservarle, e vi accorgerete che seguo-no un piano di volo ben definito. Se, ad esem-pio, due farfalle si incrociano e si sfioranoparecchie volte, in una specie di aereo “pas-so a due” e finiscono poi per posarsi insie-me su una pianta, è probabile che stiano peraccoppiarsi e che, in seguito, le femmina videponga sopra le uova.Aspettate con pazienza che la farfalla voli via, e avvicinatevi alle piante in questione.

Se trovate delle uova, provate ad esaminarealtri esemplari di piante dello stesso tipo. Potrà capitarvi, nel corso della vostra ricerca,di vedere anche qualche bruco: sarà un buonpunto di partenza per studiare il ciclo ripro-duttivo delle farfalle (vedi figura).Una raccomandazione importante: non pren-dete mai in mano una farfalla per osservar-la meglio, sia pure con l’intenzione di li-berarla in seguito: le delicatissime ali ne sarebbero danneggiate irreparabilmente.

Ciclo riproduttivo del macaone (Papilio macaon): in senso orario, partendo dain alto a sinistra, sono illustrati l’adulto, l’accoppiamento, la deposizione delleuova su un finocchio selvatico, l’uovo, l bruco e la pupa da cui uscirà unnuovo adulto alato.

Leggera comeuna farfalla20

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Irifiuti fossili scoperti accanto alle palafittehanno fornito molte informazioni sulla vitaquotidiana dei nostri antenati preistorici.

Le ossa di animali, i semi, i resti vegetali cori-acei o legnosi e perfino gli escrementi fossili,in una parola tutti i rifiuti domestici che sonoriusciti a superare la prova del tempo, dannoinfatti indizi importanti per conoscere le abi-tudini alimentari e lo stile di vita dei nostri an-tichi progenitori. Un esame attento del conte-nuto di un attuale bidone della spazzatura,però, potrebbe essere quasi altrettanto istrut-tivo. Supponete di trovarvi in una delle zone(per fortuna sempre meno frequenti) dove nonsi fa ancora la raccolta differenziata; gli scar-ti più abbondanti sarebbero certamente quel-li tipici della nostra civiltà tecnologica, defini-ti sintetici perché “inventati” dall’uomo e nonriconducibili direttamente al mondo naturale.Accanto a bottiglie, barattoli e contenitori diplastica di ogni genere, trovereste, tuttavia,ancora oggi una quantità di altri materiali cheprovengono soprattutto dagli scarti della cu-cina e della tavola, e che non si possono de-finire sbrigativamente “rifiuti”. Come sa beneogni agricoltore e ogni amante del giardinag-gio, sono proprio questi scarti che, messi a

fermentare insieme ad altri materiali biode-gradabili, come la carta, il cuoio, il legno, l’er-ba secca, andranno a formare il compost, unarisorsa insostituibile per il terreno, che ne èavido quasi insaziabilmente. Il primo passoper accingervi a ottenere il compost in un an-golo dell’Aula Verde è, naturalmente, la sele-zione dei materiali di scarto portati da casa oprodotti a scuola, in modo da avere la certez-za di usare soltanto “cose buone che marci-scono”. Sembra piuttosto facile, ma siete pro-prio sicuri di riuscire a non fare errori? Alcunioggetti, ad esempio, potrebbero essere bio-degradabili solo in parte e, altri, potenzialmente“buoni”, potrebbero essere rovinati (almenodal nostro punto di vista) dalla presenza dismalti o vernici. Esaminate, quindi, con at-tenzione l’elenco che vi proponiamo e scri-vete accanto ad ogni prodotto di scarto unsì e un no a seconda se lo ritenete adatto omeno per il compost. Nei casi dubbi traccia-te un asterisco e spiegate poi brevemente ilmotivo della vostra incertezza. Naturalmente,potete anche provare a fare un “vostro” elen-co, esaminando il contenuto del bidone dei ri-fiuti della scuola: in questo caso, però, ricor-datevi di indossare un paio di guanti da lavoro!

• trucioli di legno

• ossa di pollo

• pezzi di legno verniciato

• giornali (quotidiani)

• stivali con suola di gomma

• riviste illustrate, con carta patinata

• cartone da imballaggio

• scatole contenenti farmaci scaduti

• scarti del giardino (erba da sfalcio, rametti)

• bucce di frutta, torsoli o simili

• aghi di pino

• vecchie scarpe di cuoio

• vecchie scarpe da ginnastica

• pane secco

• fondi di caffe e bustine di tè usate

Cose buone che marciscono:il compost 21

Ed ecco a voi la lista

Soluzione: si, no, no, si ma in quantità minima, no, no, si ma in quantità minima, no, si, si, si,si ma in quantità minima, no, si, si.

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Impiantare uno stagno all’interno dell’AulaVerde può essere meno difficile di quan-to pensate. Lo spazio necessario, ad esem-

pio, non costituisce un grosso problema. Un bacino di appena 1 mq di superficie,contenente circa 100 litri d’acqua (poco piùdi una piscinetta per far giocare un bam-bino!) può, infatti, ospitare insetti come lelibellule, le notonette, il vorace ditisco e of-frire alle rane la possibilità di deporre leuova (pensate che, in Inghilterra, le rane sono

sopravvissute solo grazie alle vasche e ai la-ghetti artificiali dei numerosissimi giardini!).A mano a mano che la superficie dello sta-gno aumenta, si avranno, naturalmente, ca-tene alimentari più complesse che, per unasuperficie d’acqua di 50 mq comprenderan-no anche piccoli mammiferi. In ogni caso, però, dovrete prepararvi ad af-frontare una buon numero di ore di lavoromanuale.

22 Uno stagno fatto a... mano

• picchetti• stivali • spago• guanti di gomma• pala• giornali vecchi• piccone

• rete metallica • vanga• pezzi di moquette odi tappeto• tubo di gomma• telo di plastica pesante (PVC) nero

• secchio• acqua piovana• alcuni grossi sassie inoltre...• uno o due secchi con l’acqua e un po’ di melma prelevati da

uno stagno naturalenon inquinato;• alcune piante acquatiche e ripariali raccolte in zone naturali, fatte crescerein un contenitore.

Cosa occorre

1) Disegnate sul terreno e picchettate con uno spa-go il contorno dell’area scelta, che dovrà avere unaforma “naturale”, cioè irregolare;2) Scavate la buca (per circa 2 m di diametro la pro-fondità dovrà variare da 50 cm a 1m). È opportuno scavare dei piccoli gradoni degradantiverso il centro.

3) Ricordatevi di scavare per qualche centimetro in più rispetto alla profondità definitiva, in modo da poter distribuire sul fondo prima una rete me-tallica, poi strati di giornali, pezzi di moquette etc.4) Disponete il telo di plastica, le cui dimensioni devono essere calcolate “in abbondanza” ovveroin modo che rimanga un bordo almeno di circa 30 cm da fermare con dei sassi.

Come fare

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235) Disponete sul telo, come substrato per le pianteacquatiche, uno strato di circa 10 cm di terreno e,inoltre, un po’ di paglia o fieno che saranno uti-lizzati dagli organismi biodecompositori.6) Poggiate sul fondo e sui gradini qualche grossosasso.

7) Riempite lentamente la buca con l’acqua, ser-vendovi del tubo.8) Aggiungete l’acqua prelevata da uno stagno na-turale, con il suo contenuto di alghe, semi, e picco-li organismi animali, che servirà a“mettere in moto”le catene alimentari e i cicli biologici principali.

9) Sistemare le piante acquatiche.

IMPORTANTEIl riempimento deve essere lento e graduale(in un arco di tempo di qualche ora).

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Un “bosco lineare”nell’Aula Verde24

Se lo scopo principale è quellodi attirare la fauna selvatica, sipreferiranno gli arbusti sem-preverdi (per il rifugio inverna-le) e quelli che producono frutti

in epoche diverse. Ad esempio:il gelso, il mirabolano, il sambu-co danno frutti da giugno a set-tembre, il biancospino, invece,per tutto il periodo autunnale e

invernale. Inoltre, mirabolano e biancospino, che fioriscono amarzo/aprile, attireranno le apicon la loro produzione di pollinee di nettare.

Per secoli le siepi hannocaratterizzato il paesag-gio agricolo, delimitando

i campi e fornendo una seriedi “servizi” che nessuna strut-tura artificiale è stata in gradodi eguagliare. Infatti le siepi:• proteggono le colture dalvento; • frenano l’erosione del suolo; • producono bacche e legnaper l’uomo e offrono cibo e riparo a molti piccoli animali; • isolano dai rumori; • creano una barriera riccadi spine, difficilmente supe-rabile dai grandi animali che

danneggiano i campi coltiva-ti (mucche e pecore al pasco-lo, ma anche caprioli e cervi); • offrono ombra e rendonol’aria più fresca d’estate; • permettono agli alberi dicrescere indisturbati al riparodai “morsi” degli erbivori; • sono un serbatoio di spe-cie rare, o di varietà di alberida frutta ormai dimenticati; • sono un piacere per la vi-sta, un “bosco lineare”(come dicono i fore-stali francesi) cheborda le campa-gne e i nostrigiardini.

Nonostante tanti pregi, le sie-pi sono state progressivamen-te eliminate per favorire il pas-saggio dei grandi macchinariutilizzati per lavorare i campi e solo ultimamente si è comin-ciato a rivalutarne l’importan-za. Impiantare una siepe nel-l’Aula Verde vuol dire assi-curarsi tutti questi “servizi”, a patto di scegliere e posizio-nare con cura gli alberi e gli

arbusti che ladovrannocomporre.

Un muro non è veramenteutile per frenare il vento;

una siepe, invece, impedi-sce la formazione di vorticifacendo passare parte del-

l’aria attraverso i suoi rami.Se volete evitare che la

siepe faccia troppa ombra ai vostri fiori, piantatela in direzione Nord - Sud

(vedi figura in alto).

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Resistereagli invasori 25

I pidocchi delle piante, o, comesarebbe più corretto dire, gliafidi, sono insetti visibili ad oc-chio nudo che, a seconda del-le specie, hanno forma sfericao allungata e sono gialli, verdi,oppure neri. Preferiscono at-

taccare le parti tenere dellapianta (boccioli, gemme, gio-vani rametti), di gerani, olean-dri, edere, ortensie, limoni erose, succhiandone la linfa fi-no a farli ingiallire e seccare.Spruzzare le parti colpite con

sapone di Marsiglia diluito inacqua, però, può salvare le vo-stre piante: infatti, il saponescioglie la sostanza collosa chetiene uniti gli insetti, li uccidee, infine, disinfetta.

Pidocchi delle piante

Il segno più evidente della pre-senza dei ragnetti rossi, chesono in realtà acari, è una fit-ta ragnatela che avvolge le fo-glie. Anche in questo caso gliacari succhiano la linfa fino a far seccare boccioli e defor-mare le foglioline giovani. Que-sti animali temono l’umidità,quindi il metodo più sempliceper eliminarli può essere quel-

lo di mutare le condizioni am-bientali: dopo aver eliminatole parti danneggiate, spruzza-te la pianta con un vaporizza-tore e poi inseritela in un sac-chetto di plastica trasparente(facendo attenzione che nontocchi foglie e fiori) per alme-no due ore. L’operazione va fat-ta all’ombra.

Ragnetti rossi

Le piante e le strutture del-l’aula verde sono spessoun esplicito invito per ani-

mali grandi e piccoli, ma nontutti sono i benvenuti: pidoc-chi delle piante, cocciniglie, ra-gnetti rossi e bruchi minac-

ciano la salute delle nostrepiante e non sono i soli! A que-sti ed altri insetti parassiti, in-fatti, si aggiungono funghi evirus. Per resistere a questi at-tacchi indesiderati, però, nonè sempre necessario ricorrere

a composti chimici pericolosiper chi li usa e, spesso, dan-nosi per l’ambiente: alcuni ri-medi naturali ci possono veni-re in aiuto.

Le cocciniglie hanno l’aspettotipico di un minuscolo fioccodi cotone bianco, oppure dimezzo grano di pepe nero; at-taccano quasi tutte le piante,fissandosi a rami e rametti ene succhiano la linfa fino a far-le morire nel giro di pochi gior-ni. La prima cosa da fare è eli-minare le parti colpite avendocura, poi, di chiuderle in un

sacchetto, o di bruciarle, e dilavarsi accuratamente le maniper evitare di contagiare altrepiante. Se questa misura dra-stica non fosse possibile, po-tete rimuovere gli animali conun batuffolo di cotone imbe-vuto con una soluzione di ac-qua, sapone di Marsiglia, e al-cool.

Cocciniglie

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26 Bibliografia

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AA VVIl divulgatore - Alberi,Siepi e MaceriPeriodico di Inf. Agricole e zootecnica forestaledella Provincia di Bologna - Settembre 1993

AA VVIl giardino naturaleWWF

AA VVIl manuale dell’AlberoLegambiente, ottobre 1996

AA VVOrto biologico, schedepratiche per iniziareWWF, 1985

AA VVFiori da balcone eda giardinoOrsa maggiore Editrice

AA VVIl campo e la siepeOsservatorio agroalimentare di Cesena, 1995

AA VVQuaderni di educazione ambientaleWWF

BENVENUTI V.Agricoltura ecocompatibileProvincia di Roma, 1995

DIERL W.Farfalle d’Italia e d’Europa Gremese editore, 1990

FITTER, MANUELLa vita nelle acque dolciFranco Muzio Editore

FOWLER C., MONEY P.Biodiversità e futuro dell’alimentazioneRED Edizioni

GABRIEL I. La serra biologicaGiunti 1987

HAMILTON G.Orto e giardinosecondo naturaIdea libri, 1997

HARGREAVES B.,CHINNERY M.FarfalleCollins - A. Vallardi, 1990

KIDMAN COX R., CORK B.Farfalle e faleneUsborne, 1989

MANCINI A.Piante acquatichee palustriEditoriale Olimpia, 1991

OLIVUCCI A.Salva i semi coni seed savers Distilleria Ecoeditoria, 2000

PETRETTI F.Manuale dell’agricoltore e del naturalistaEdagricole 1996

PIZZETTI I. Enciclopedia dei fiorie del giardinoGarzantine, Garzanti 2003

POLUNIN O., WALTERS M. Guida alla vegetazione spontanea d’EuropaZanichelli, 1992

RIX M., PHILLIPSLe piante da bulboIstituto GeograficoDe Agostini Novara

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Appunti

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Studenti in... erbaClelia CaprioliStefano Menin

Giulia Sirgiovanniillustrazioni

Luciano Bracci

revisione didattico-scientificaRita De Stefano

progetto graficoGabriella Monacostampa e fotolito

Poligrafica Mancini

Labnet Lazio

C.so V. Emanuele III, 8 04016 Sabaudia (LT)

telefax 0773 520027

[email protected]

Istituto Pangea onlusc/o Centro Visitatori del Parco Nazionale del Circeo

Via Carlo Alberto - 04016 Sabaudia (LT) telefax 0773 511352

[email protected] www.istpangea.it

REGIONE LAZIO Assessorato all'AmbienteDipartimento Ambientee Protezione Civile

Comune di SabaudiaCITTÀ DI FONDAZIONE