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Novembre 2008 – 2,00 Anno 60 – N. 11 Mensile indipendente fondato a Venezia Poste Italiane s.p.a. spedizione in A.P. – D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1. comma 1, CNS VE Città in Cartolina STORIA ILLUSTRATA DELL’ACQUA ALTA Arte CARDAZZO: UNA VITA CON LE AVANGUARDIE Il Personaggio LA CLASSE DI LAURENT CANTET DYLAN DOG A VENEZIA L’ISOLA DELLE IDEE

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Novembre 2008 – € 2,00Anno 60 – N. 11 Mensile indipendente fondato a Venezia

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Adriano Màdaro e la Via della Seta

SULLE ORME DIMARCO POLO

Città in CartolinaSTORIA ILLUSTRATA

DELL’ACQUA ALTA

ArteCARDAZZO:

UNA VITA CON LE AVANGUARDIE

Il PersonaggioLA CLASSE DI

LAURENT CANTET

DYLAN DOG

A VENEZIA

L’ISOLADELLE IDEE

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La disponibilità di una vasta gamma di mezzi ed attrezzature tecnologicamente avanzate e l’esperienza acquisita da tecnici e addetti operativi consentono alla R.I.S. s.r.l dipartecipare ad importanti lavori appaltati da varie amministrazioni pubbliche.

La R.I.S. s.r.l opera nei servizi di manutenzione e bonifica di reti ed impianti fognari con il trasporto dei rifiuti speciali agli impianti di smaltimento; nell’espletamento di questi servizi, la R.I.S. s.r.l.è organizzata anche con un pronto intervento telefonico per garantire la massima tempestività.Altro importante settore di attività della R.I.S. s.r.l. è quello delle costruzioni civili e manutenzioni in genere, dove in particolare si è specializzata nella costruzione di:

• sistemi di trattamento delle acque reflue (fosse biologiche e condensa grassi)• impermeabilizzazione di edifici• vasche di tenuta a contenimento maree• costruzione e manutenzione impianti fognari

R.I.S. s.r.l. è inoltre in grado di offrire, proprio per la sua alta specializzazione e parco attrezzature, manutenzioni programmate, controllo e verifica di linee di scarico, con esecuzione di videoispezioni, monitoraggi e riparazioni non distruttive dall’interno, ricerche tramite sonar.La scelta di dotarsi di un Sistema di Qualità e, successivamente, di certificarlo s’inquadra in una prospettiva di sviluppo ed obbedisce alla scelta strategica di puntare su una struttura organizzativain grado di migliorarsi nel tempo e di operare con procedure controllate ed efficienti.

R.I.S. via Elettricità, 5 - 30175 Marghera MESTRETel. 041.5383176 - Fax 041.5383172 - [email protected]

La società RIS s.r.l. opera da vent’anniin Venezia centro storico e terraferma

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sommarioIl Gazzettino Illustrato 3

Il Gazzettino IllustratoDirettore:

Daniele Pajar

Direttore responsabile:Yuri Calliandro

In redazione:Shaula Calliandro

Aldo Andreolo

Hanno collaborato:Antonio Velleca, Lieta Zanatta,

Paola De Troia,Carlo Sopracordevole,Elisabetta Ravegnani,

Gaia Pajar,Lucio Maria D’Alessandro,

Andrea Martinello,Giacomo Garbisa,Federica Ameglio,Espedita Grandesso

IllustrazioniNora Moretti, Francesca SaccaniSofia Boccato (Veneziacomix)

ImmaginiCarlo Sopracordevole (coll. personale),

Luca Zanon (San Marco/Certosa),Image.net

Archivio IEDArchivio VdV

G. Crozzoli

SedeCastello 4439/C, 30122 Venezia

3494332873

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Per pubblicità e abbonamenti:[email protected]

Il Gazzettino Illustrato

Editore: Giuseppe CalliandroGiornale iscritto al Tribunale

di Veneziain data 23 agosto 1949 al n. 58 del

registro pubblicazioni del ruolo stampa

Grafica: CompuServiceImpaginazione: Fabrizio Capigatti

Tipografia: Grafiche Veneziane

Nov

embr

e EditorialeA VOI IL CINEMA LOW-COST /VENEZIA UNICA ANCHE A FUMETTI p. 4

Cronache Veneziane“CORNOLDI, QUI SI FA CULTURA” p. 5

SAN MARCO? ANZI NO... RIVO ALTO p. 6

il PersonaggioLa Palma d’Oro racconta la società che cambia con un “docu-reality” sulla scuola

LA CLASSE DI LAURENT CANTET p. 8

CopertinaL’ISOLA DELLE IDEE p. 10Parla Sonino, l’amministratore unico di Vento di Venezia

ALBERTO & VDV p. 12Tutti i segreti del master in Yacht Design

SEBASTIANO & IED p. 13Studi di Progettazione

I CREATORI DI YACHTS p. 14Dylan Dog in Laguna. Parla lo sceneggiatore Gianfranco Manfredi

“PRIMA VOLTA IN ITALIA? A VENEZIA” p. 16Alla Guggenheim

CARDAZZO: UNA VITA CON LE AVANGUARDIE p. 18Storia dell’evento più pittoresco ed incredibile della città, da sempre

NOVEMBRE, MESE D’ACQUE ALTE p. 20Un caffè a san marco con...

ALDO VIANELLO p. 25CORREGGIO, IL PITTORE DELLA LUCE p. 27

Il Gazzettino IllustratoIl Gazzettino Illustrato

L’INDUSTRIAGLAMOUR

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In questo numero

Scrivi alla redazioneItinerari

LA SCUOLA DEI MEDICI

A VENEZIA

p. 22

Storia / 1MOROSINA MOROSINI GRIMANI

L’INCORONAZIONE DELLA DOGARESSA

Storia / 2QUANDO BOCCIONI FU

BOCCIATO A CA’ PESARO

p. 24

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editoriale4 Il Gazzettino Illustrato

Da collezione

VENEZIA UNICA ANCHE A FUMETTI

di YURI CALLIANDRO

Ci piace pensare che ogni numerodel Gazzettino Illustrato sia dacollezione. Che chi lo acquista non lolascia spiegazzato e dimenticato su undivano qualsiasi, in attesa che vengagettato nella raccolta differenziata,settore carta. Ma lo conservigelosamente nella sua libreriapreferita, in modo tale da poterlorilegare, assieme agli altri, ad annataconclusa. Senza fare torto allecopertine precedenti però, cipermettiamo di considerare lacopertina del numero di ottobre,dedicata al mito di Hugo Pratt, un po’più “da collezione” rispetto alle altre. Ilperché è presto spiegato. L’ecomediatica avuta dalla nostra coverstory è stata, tanto per cambiare, a dirpoco clamorosa. Oltre a tutte lemaggiori agenzie di stampa nazionali,le dichiarazioni di Silvina Pratt sonostate riprese dai quotidiani Il Giornalee Libero e dalle testate locali di Rimini,città natale di Hugo. Da quel momentoin poi, Il Gazzettino Illustrato è statotempestato da decine di richieste daogni parte d’Italia: così tante chestiamo ancora rispondendo a chidesiderava una copia del nostrogiornale. Ma c’è di più: qualcuno haavuto l’idea di mettere all’asta su Ebayuna copia del Gazzettino Illustrato, echi è riuscito ad aggiudicarsela ha

Il Gazzettino Illustrato: in edicola l’ultima settimana del mese

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a 20,00 euroversamento di 20,00 euro sul c/c postale: 78002979

intestato a “Il Gazzettino Illustrato”,causale “quota annuale rivista il Gazzettino Illustrato”

VENEZIA OGGI HA ABITANTI

A VOI IL CINEMALOW-COST

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L’INDUSTRIAGLAMOUR

La scommessa

-3 RISPETTO AL MESE SCORSO

Un anno de

di DANIELE PAJAR

Con la musica sta succedendo, e' gia successo: gruppi musicali che siautoproducono, che registrano i loro demo nella loro cameretta e poi,grazie a internet, con quattro soldi, riescono a promuoversi ed entrarenell'olimpo dei download richiamando l'attenzione di pubblico e casediscografiche. Con i film la strada non e' cosi semplice: distribuire unapellicola via web e' ancora un concetto utopico; la proiezione al cinema e'ancora la vera cartina di tornasole per l'avvio, o meno, al successo di unaopera filmica. Quello che resta ai registi in erba, come possibilita', e'coltivare la strada dell'autoproduzione (et autofinanziamento,naturalmente) e sperare che vada bene. Si stanno moltiplicando i casi difilm prodotti con pochi spicci. L’ultimo della serie, “Un altro pianeta”,promosso dal festival di Venezia, è costato solo mille euro, è piaciuto, e lapellicola sara' distribuita in una ventina di copie nei nostri cinemaspendendo circa 150mila euro. Una scommessa non da poco per ildistributore, la Ripley’s Film, che si prende un doppio rischio producendouna pellicola fatta in casa e che verte su teamtiche impegnative. Speriamoche questa partita non si trasformi in un azzardo ovvero in un ritornoeconomico al botteghino misero e povero. Questo non deve accadere:allora adesso l'azzardo provo a proporlo io; lasciamo perdere le critiche suigiornali o i trailer (tanto ce ne saranno pochini) e facciamo fagotto epromuoviamo il cinema “low cost”. Pochi euro (nostri) per contribuire allacrescita di giovani registi e alla nascita di un filone nuovo. Gajardo.Potrebbe allora accadere il miracolo che le case cinematografiche, anche lepiù grandi, intuto il business, aprano le porte a nuove idee e nuovi prodotti;diversamente continueremo a veder fare a gara chi spende di più per i solitimega filmoni Usa e le solite cinepallate che il circuito ci impone.

A noi la scelta.

dovuto sborsare la bellezza di 10,51euro, cioè oltre cinque volte il prezzodi copertina, a giornale ancora inedicola! Un dato che la dice lunga suquanto Hugo Pratt, ma anche IlGazzettino Illustrato, siano amati inogni angolo d’Italia e oltre. Dunque ilmio personale consiglio è: tenetevistretta quella copia e affiancatela aquelle che avete già. E se avete soloquella beh…acquistate anche lesuccessive, non ne resterete delusi.

Con il numero che avete tra lemani, inauguriamo pertanto un nuovo

spazio dedicato alla rappresentazionedi Venezia nei fumetti, e lo facciamocon un altro personaggio mitico,Dylan Dog, nato dal genio di TizianoSclavi. Il nostro Lucio D’Alessandroè andato a scovare lo sceneggiatoreche scrisse la prima storia di DylanDog ambientata a Venezia, per farsiraccontare tutti i segreti di “La morterossa”, cupa vicenda dove passato epresente si intrecciano in un mixunico, come la Serenissima. E presto,molto presto, altre storie allieterannole vostre giornate.

L’editore di Tex e Dylan Dog, Sergio Bonelli, con il direttore responsabile de“Il Gazzettino Illustrato” Yuri Calliandro.

Sullo sfondo un “Corto Maltese” originale di Hugo Pratt

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cronache venezianeIl Gazzettino Illustrato 5

cronacheVenezianEdi YURI CALLIANDRO

Mostre d’arte e fotografia,conferenze, presentazioni di libri,concerti, congressi. Il PresidioMilitare dell’Esercito, presso laCaserma Cornoldi di Venezia, non èsolo un’importante sedeistituzionale e militare, marappresenta sempre di più un attoredi primo piano nella vita culturaledella città. Lo dimostra il riccoprogramma di eventi che ha appenapreso il via con un concerto dimusica napoletana e una suggestivamostra di icone bizantine di IuliaTarciniu, e che nei prossimi mesiporterà nella splendida sede diPalazzo Molin delle Due Torri(dove soggiornò anche il Petrarca,come ricorda una lapide posta sullafacciata in Riva degli Schiavoni),appuntamenti culturali di primopiano, segnando una continuità conquanto già fatto in questi anni. Una“missione” – è proprio il caso didirlo – che sta molto a cuore alGenerale Stefano Orti, Comandantedel Presidio Militare di Venezia, cheil Gazzettino Illustrato ha incontratoin esclusiva: “Perché fare cultura inuna sede militare? Nelle città piùimportanti, i circoli militari siintegrano perfettamente con iltessuto sociale circostante, e questodeve valere a maggior ragione perVenezia, città culturale pereccellenza. Con la nostra attività,dimostriamo come il Circolo nonsia un’entità chiusa in sé stessa,bensì aperta alla città e vicina aisuoi cittadini, poiché gli eventi cheospitiamo non hannonecessariamente attinenza con ilmondo militare, ma abbracciano ipiù diversi campi della cultura. Citosoltanto come esempio l’evento cheha aperto la nuova stagione, il

“CORNOLDI, QUI SI FA CULTURA”fanno richiesta, un’attenta opera diriqualificazione e restauro delmeraviglioso Chiostro restituirà ilprossimo anno alla città un luogostorico oggi dimenticato. “Laristrutturazione del Chiostro –spiega il Gen. Orti – realizzatagrazie alla sponsorizzazione diPoste Italiane e in futuro da altriimportanti enti, terminerà sei mesidopo l’inizio dei lavori, e ciregalerà ancor più lustro, prestigioed eleganza”. Uno spazio chetuttavia potrà essere utilizzato pereventi culturali – si pensa adesempio a concerti estivi -solamente quando verrà restaurataanche l’adiacente sala riunioni, unprogetto per il quale manca ancorauno sponsor.

Infine, non bisogna dimenticareun’ulteriore, importante funzionesvolta dal Presidio nei mesi estivi:quella di Centro di PrimoSoccorso, in collaborazione con laCroce Rossa, il Comune di Veneziee infermiere volontarie. Un’attivitàche, data l’ubicazione dellaCaserma Cornoldi, si rivela quantomai vitale visto l’imponenteafflusso di turisti.

Il programma della nuovastagione culturale al Presidioprevede, il 28 ottobre, unaconferenza in occasione dei 90 annidalla Grande Guerra dal titolo“L’aviazione dell’Armata eVenezia”, con Maurizio Pagliano.Fino a metà novembre è aperta alpubblico (ingresso gratuito) lamostra del pittore GianamedeoTrabucco, mentre il 28 novembre èprevisto l’incontro “Il mondoglobale e l’informazione locale”,con il vice-direttore del GazzettinoVittorio Pierobon. In attesa delconsueto concerto di Natale che citraghetterà verso il nuovo anno.

concerto ‘Viva Napoli’, un omaggioalla rinascita di questa splendidacittà dopo i problemi che tutticonosciamo”.

E anche il 2009, per il Presidio,si preannuncia come un annomolto importante a livelloculturale. Sono già in programma

infatti la mostra della fotografaDonatella Rigon e, da febbraio adaprile, un ciclo di conferenze daltitolo “Lo spirito della civiltàveneziana ai tempi dellaSerenissima”, oltre ai consuetiappuntamenti organizzati dal ClubUnesco. Inoltre, quasi sicuramente

il cortile del Presidio tornerà adospitare gli eventi collaterali dellaBiennale di Venezia. Ma c’è di più.Dopo i lavori che hanno fattonascere, poco più di anno fa, uncentro congressi all’avanguardiache il Presidio mette a disposizionedegli organismi istituzionali che ne

Il Generale Orti racconta una caserma veneziana sempre più aperta alla città. E intanto prende il via il restauro del Chiostro

Il Generale Stefano Orti, comandante del Presidio Militare dell’Esercito di Venezianella sala principale del Circolo

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cronache veneziane6 Il Gazzettino Illustrato

Stratton, leader mondiale nellaproduzione di motori da giardinaggio, èstato importato anche in Europa doveogni anno i più bei parchi e giardininazionali concorrono per il titolonazionale. Scopo dell'iniziativa è quellodi valorizzare, attraverso questo evento,l'inestimabile patrimonio verde cheoffre la nostra penisola, contribuendo astimolare l'interesse e la sensibilitàcomune verso il verde, nelle sue formepiù eccelse. Grazie a questo prestigiosorisultato, il parco di Villa NazionalePisani parteciperà, assieme ai vincitoridelle altre edizioni nazionali,all’edizione 2008 del concorso “IlParco più Bello d’Europa”.

S.C.

Villa Nazionale Pisani a Stra èil vincitore dell’edizione 2008 delpremio “Il Parco Più Bellod’Italia”, selezionato da una giuriaformata da noti botanici, architettipaesaggisti, storici e giornalisti.

La giuria, presieduta dal Prof.Vincenzo Cazzato ha elettovincitore il parco di Villa NazionalePisani in quanto splendido esempiodi monumentale complessobarocco oggetto di un esemplare,recente restauro. Il Concorso “IlParco Più Bello” è nato negli StatiUniti negli anni Novanta perpromuovere al grande pubblico learee verdi e, nel 2003, grazie allasponsorizzazione di Briggs &

Il Premio

di ANTONIO VELLECA

Di San Marco ormai è già statodetto tutto, il “salotto più bello delmondo” continua ad affascinare dasecoli generazioni di viaggiatori conla sua bellezza effimera, la suaimmutata eleganza e le suemillenarie leggende. Ogni masegno,ogni pietra di quest’angolo dellacittà, conosciuto ed apprezzato intutto il mondo, racconta una storiacentenaria dai mille risvolti.

Anticamente questa zona dellacittà, che ne rappresentava tra l’altroil nucleo originario, aveva il nome di“Rivo alto”, da cui anche il nomeRialto. Nei suoi primi secoli di vitainfatti la città di Venezia eradenominata “Civitas Rivolti”proprio in riferimento alle isole sucui venne fondata e Piazza SanMarco per quasi un millennio fu ilvero e proprio centro politico egiudiziario della Repubblica diVenezia.

La Piazza sorse e si sviluppòsull'area occupata dagli antichi orti(Brolo) curati dalle suore del vicinoconvento di San Zaccaria, attornoalle due chiese originariamentepresenti in questa area, la chiesa diSan Teodoro (primo patrono diVenezia), poi demolita per far postoalla Basilica di San Marco e la primachiesa di San Geminiano,originariamente posta all'incirca ametà lunghezza della piazza attuale,di fronte alla Basilica. Conl'allargamento della Piazza, laChiesa di San Geminiano venne poiriedificata all'altezza dell'attuale AlaNapoleonica, ora parte del MuseoCorrer, per costruire la quale lachiesa venne demolita nel 1807 suordine di Napoleone.

San Teodoro fu soppiantato daSan Marco nell'anno 828 quando ipescatori Buono da Malamocco eRustego da Torcello trafugarono daAlessandria d'Egitto la salma di SanMarco Evangelista e la portarono aVenezia dove è tuttora conservata

Viaggio tra i Sestrieri / 6

VILLA PISANI A STRA È IL PARCO PIÙ BELLO D’ITALIA

Il Museo Correr in Piazza San Marco

La Chiesa di San Zaccaria

SAN MARCO? ANZI NO

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cronache venezianeIl Gazzettino Illustrato 7

La chiesa quattrocentesca diSanta Maria della Visitazione alleZattere, conosciuta anche comeChiesa degli Artigianelli o SanGerolamo ai Gesuati, si arricchiscedi nuove opere d’arte. Meritodell’associazione artistico-culturaleCentro dell’Arte, che alla chiesadonerà una nuova Via Crucis, operadegli artisti associati guidati dalprof. Maurizio Favaretto. La

nella Basilica a lui dedicata. Daallora il santo divenne il patronodella città e diede il nome allaPiazza.

Le statue sulle Colonne di SanMarco e San Teodoro ricordanoentrambi i Santi protettori della città.

Leggenda e realtà si incrocianospesso rievocando le vicende legatealla Piazza, l’unica degna di questoappellativo in città, dalla partenzadelle navi veneziane per i porti ditutto il Mediterraneo, al miticoviaggio di Marco Polo, dallarocambolesca fuga dell’avventurieroGiacomo Casanova dalle terribiliprigioni dei “Piombi”, fino ai nostrigiorni con l’occupazione delcampanile da parte del commandodei “Serenissimi”.

Ma parlare di San Marco facendoriferimento solo alla sua storiamillenaria sarebbe un erroregrossolano, ai giorni nostri la Piazzadei veneziani fa ancora notizia. E’recente la decisione dell’assessoreSalvadori di transennare la Piazzettadei Leoncini per dissuadere i turistidallo sporcarla con gli avanzi dei lorobivacchi a cielo aperto. L’ammini stra -zione comunale ha fatto ricorso alle“maniere forti” solo dopo aver messoin atto alcune misure dissuasive piùsoft come quella delle volontariedegli “angeli della Piazza”, semprepronte a dare una tiratina d’orecchieagli ospiti poco rispettosi, ma non perquesto davvero incisive. Anche ilquotidiano “Il Giornale” con una suainchiesta l’anno scorso avevalamentato la situazione di degrado incui versa la Piazza in certe giornated’estate con la gente che, nonostante idivieti, continua tranquillamente abanchettare usando come tavolini icartelloni che annunciavano il“divieto di consumare cibo nell’area”.

Stiamo diventando “la città deidivieti”, o questo è solo il prezzo chei veneziani devono pagare per avereindietro il rispetto che hanno semprepreteso giustamente?

IL CENTRO DELL’ARTEDONA UNA VIA CRUCIS

fino al 10 novembre una mostra diopere di arte moderna con soggettola passione di Cristo, eseguite davari artisti dell’associazione fra cuiSerena Nono. Centro dell’Artenasce con la precisa intenzione dicreare, a Venezia, un centro diincontro tra gli artisti e le persone dicultura. Vengono promosse attivitàdi incontro, collaborazione esviluppo di progetti

Alla Chiesa degli Artigianelli

La Chiesa di Santa Maria della Visitazione degliArtigianelli

... RIVO ALTO

donazione contempla un corpo di 16opere: 14 canoniche riguardanti tuttele tappe della Via Crucis, unaraffigurante la Resurrezione di GesùCristo e una l’Assunzione dellaBeata Vergine. Le opere, realizzate aolio, sono eseguite nel rispetto dellatradizione e della sacralità del luogodove verranno collocate. Inoltre, nelchiostro adiacente alla chiesa si terrà

multidisciplinari. I due ambitiprincipali che impegnanol’associazione sono la musica e lapittura, allo scopo di studiare,promuovere e divulgare le musichee le opere d’arte figurativa prodottedagli stessi associati. Lapartecipazione all’associazione èlibera

G.P.

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il personaggio8 Il Gazzettino Illustrato

Ndi ANDREA MARTINELLO

Non si dà certo le arie di chi havinto la Palma d’Oro. I riflettori diCannes, il successo al botteghino, e ilplauso della critica non l’hannocambiato. Laurent Cantet rimane unregista con i piedi per terra, attentoosservatore della realtà. Riservato,riflessivo e mai banale. Perché – comelui stesso ama precisare – per capire lecose bisogna prima osservarle, dadentro. È così che nel suo ultimo film“La classe” il regista si immergenell’universo della scuola, seguendocon sguardo da sociologo ciò cheaccade “Entre les murs” (titolooriginale del film). La macchina dapresa entra in un vero istituto di Parigi,per raccontare un anno tra i banchi discuola. Non un documentario, ma unfilm che ha per protagonisti glistudenti di quella stessa scuola.

La vita di classe, il rapporto traalunni e professori, la dimensionemultietnica della scuola d’oggi,diventano “cassa di risonanza” deiproblemi di una società sempre piùcomplessa e intrasformazione, dovesi fatica a trovare ilproprio posto. ACantet nonpiacciono legeneralizzazioni e iluoghi comuni, evitagli “a priori” e leschematizzazioni. Ilsuo è uno sguardonitido e sincero, che gli è valso lastima anche di un pubblico giovane,che si riconosce negli adolescentidescritti nel film.

Abbiamo incontrato monsieurCantet a Venezia, alla vigiliadell’uscita nelle sale italiane del suoultimo lavoro. La nostra città gliricorda uno dei momentifondamentali della sua carriera:Venezia è stata infatti tra le prime adavergli tributato un riconoscimentointernazionale come il Leonedell’Anno, nel 2001.

Se l’aspettava di vincere ilFestival di Cannes?

Sinceramente no. È stata una verae propria sorpresa. La settimanaprecedente alla premiazione avevamosaputo che il film si stava vendendomolto bene sul mercato distributivo, equesta era già di per sé una buona

notizia. Quando poi c’è stata laproiezione ufficiale a Cannes la salaha avuto una reazione particolar mentesentita: ho subito notato un grandecoinvolgimento, segnale che il filmnon lasciava gli spettatori indif feren ti.

Un film che inFrancia stariempiendo le sale.Cosa pensa di untale successo?

La cosa che mi fapiù piacere è che tragli spettatori ci sonom o l t i s s i m iadolescenti. C’è statoprobabilmente un

passa-parola nelle scuole, e tra iragazzi si è creato un vivo interesseper questo film. Sono felice che la loroattenzione non sia rivolta solamente afilm commerciali o d’azione. Credoche del mio lavoro apprezzinosoprattutto lo sguardo privo dipregiudizi e stigmatizzazioni con cuisono ritratti. Non per questo si tratta diun film compiacente nei loroconfronti: ho voluto semplicementeattenermi alla realtà, senzageneralizzare o banalizzare. Quandosi osserva qualcuno si scopre un’altrarealtà, quella vera.

La scuola, in questa pellicola,non viene certo idealizzata. Anzi, siavverte una sottile critica ad unsistema scolastico troppotradizionalista…

Premetto che questo film non siarroga di analizzare il sistema

Come è cambiata oggi la scuolarispetto a quando ci andava lei?

Mio figlio, che ha 13 anni, è inuna classe multietnica, a contattocon culture e situazioni socialidiverse. Questo secondo me è unaricchezza, che può aiutare a

maturare, ad averemaggiore sensibilitàe comprendere ilmondo. Nella miaclasse venivamo tuttida situazioni simili,non c’era diversità.Sono cambiatiinoltre i modelli dit r a s m i s s i o n eculturale. Professori

e genitori devono accettare che nonsono più gli unici vettori del sapere,come accadeva un tempo. Ora larealtà è più complessa, c’è internet,la TV, e la cultura di massa è parteintegrante dell’universo giovanile.

Quali sono i registi che hannoinfluito sulla sua formazioneartistica?

Non credo di avere un “padre”,anche se ovviamente sono molti iregisti che rappresentano un punto diriferimento . Tra questi ci sonoregisti americani come Ford, ecineasti francesi come Renoir. Devomolto anche a Rossellini.

Meglio Cannes o Venezia?È una domanda trabocchetto?!

Non voglio entrare nell’eternaguerra tra i due festival. Entrambi mihanno dato moltissimo, uno dei

scolastico tout court. Mi interessavapiù che altro capire cosa succede“entre les murs” di una classe dellebanlieue parigine. La classe è infattiun microcosmo dove entrano iproblemi della società, una palestra divita dove si confrontano ragazzi diorigini, estrazione sociale e culturediverse. Per questo dovrebbe essereinnanzitutto uno spazio dove riflettere,comprendersi, trovare un punto dicontatto tra studenti e professori.Spesso si tende invece a dare piùimportanza al rispetto dei programmie alle norme disciplinari, irrigidendola scuola e trasformandola in una sortadi “santuario” dove si dispensa ilsapere. La scuola dovrebbe essere illuogo dell’integrazione, ma può anchetrasformarsi nel luogo dell’esclusione,isolando i ragazzi più problematici.Nel film ho messo in luce che se lascuola vuole aiutare gli studenti nondeve escludere i loro problemi, maaffrontarli. Non si tratta di parlare opensare come loro, ma comprendere illoro stato d'animo.

Una classe di 25 alunni “veri”da dover dirigere come attori. Èstata un'impresa difficile? Hascoperto qualcosa in più di questagenerazione?

I ragazzi sono stati davveroeccezionali, mi hanno sorpreso per laloro capacità di concentrazione eimprovvisazione. L’interesse chehanno dimostrato per questo progettosperimentale è stato notevole. Per unanno, il mercoledì pomeriggio, sonostati organizzati dei laboratori nella

loro scuola, nel XX arrondissement diParigi. Abbiamo definito insieme iruoli, ognuno è entrato nel propriopersonaggio, chi amplificando alcunitratti della sua personalità, chientrando in un ruolo completamentediverso e chi essendo semplicementese stesso. I 25ragazzi – tutti tra i13 e i 15 anni – chesono andati fino infondo hannosacrificato le proprievacanze estive pergirare il film, standoin scena sei ore algiorno. Spesso sitende a ritrarrequesti ragazzi come degli incapaci,pigri e senza interessi. Non è affattovero, e posso dire di aver imparatomolto da loro.

E il professore?Il professore è Francois

Bègaudeau, l’insegnante di franceseche ha scritto il libro da cui è tratto ilfilm e che mi ha aiutato nellasceneggiatura. Anche lui è statofantastico: essendo nella vita unprofessore, gli bastava improvvisareciò che normalmente faceva in classe.Il suo modo di insegnare nel film haovviamente sollevato qualche critica.È un personaggio umano, con difettie debolezze, che cerca tuttavia dicomprendere e far riflettere i suoialunni, di trovare un terreno diconfronto, scontrandosi tuttavia conla rigidità del sistema scolastico. Unidealista che urta contro la realtà.

Ha vinto la Palma d’Oro ma ha scelto di raccontare la società che cambia con un “docu-

LA CLASSE DILAURENT CAN

“ Piaccioai ragazzi perchè

racconto larealtà, senzageneralizzareo banalizzare

“ Classimultietniche?

Sono una ricchezzache può aiutarea comprendere

il mondo

Venezia si conferma unodegli scenari più ambiti per leproduzioni cinematografichenazionali ed internazionali. Direcente Laura Chiatti e Nicolas

Cinema

A VENEZIA SET PER IAGO CON NICOLAS VAPORIDIS E LAURA CHIATTIVaporidis, star emergenti delcinema italiano, e il veteranoGabriele Lavia, si sono vistiaggirare per calli e campielli pergirare il film “Iago”, una riletturadell’Otello di Shakespeare.

"Io comprendo il punto di vistadi Iago, lo condivido e logiustifico. Finora e' sempre statodipinto come colui che inganna perinvidia e gelosia, ma nel film chestiamo girando nelle sedidell'Universita' veneziana di Ca'Foscari ne vien fuori tutta un'altrastoria". Nicolas Vaporidis, gia'noto al grande pubblico come

protagonista di 'Notte prima degliesami' di Fausto Brizzi, parla cosi'del nuovo film di Volfango DeBiasi (il regista di 'Come tu mivuoi'), coproduzione di Medusa,Ideacinema, Cattleya. "Nellanostra rilettura - ha spiegatoVaporidis - Iago e' uno studente diArchitettura, ha un grandissimotalento ma non ha mezzi finanziari.

Otello invece e' figlio di ungrande architetto, Desdemona e' lafiglia del rettore. Oscurato daOtello che e' facilitato dalla fama edal potere del padre, Iago fa ditutto per riprendersi quello che si

merita: fa quello che facciamo noitutti e lo fa con carattere, senzapiegarsi a quanto la vita gliriserva".

"Con questo film - haaggiunto Vaporidis - cerchiamo diportare il teatro classico al cinema,che oggi e' un mezzo piu' potente.Non usiamo il linguaggio classicoma una prosa moderna. Per il resto,pero', attualizziamo un'opera chein realta' e' molto attuale: ledinamiche sono le stesse chefurono messe in scena daShakespeare".

Y.C.

Sopra: Gabriele Lavia“sorpreso” mentre sfoglia ilnostro giornale; a sinistra: LauraChiatti, Lavia, l’editore GiuseppeCallian dro e Nicolas Vaporidis, aVenezia

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il personaggioIl Gazzettino Illustrato 9

-reality” sulla scuola

TETprimi riconoscimenti internazionalil’ho avuto proprio a Venezia, dovenel 2001 il mio film “A tempopieno” ha ricevuto il Leonedell’Anno. Un premio che, se nonsbaglio, è stato assegnato solo inquell’anno.

L’ultima edizione di Cannes havisto una selezione molto ancorata alreale, con numerosi film che hannoaffrontato fatti e problemi concreti.Come ad esempio “Gomorra”, diGarrone, che ho apprezzato.Purtroppo non ho potuto seguirel’ultima Mostra di Venezia, visto cheil periodo coincideva con lapromozione del mio film.

Le è mai passato per la mentedi girare un film a Venezia?

Il 6 dicembre l’appuntamen -to con il grande blues è aPadova: dopo la trionfaletournée dell’anno scorso,chiusasi proprio a Padova conun memorabile sold out,Zucchero torna sul palco delPalanet. Il blues, il soul e ilgospel, disegnano la mappa diquesto nuovo show, unospettacolo costruito sullesonorità mature di Zucchero, maanche sulla straordinaria qualitàmusicale degli artisti presenti sulpalco, capaci di rendere ogniserata unica, improvvisando e

Musica

soprattutto divertendosi, comechiaramente si percepisce assistendoad uno di questi eventi musicali.

I ritmi ruotano intorno allatastiera di David Sancious, excolonna della E-Street Band diSpringsteen oltre che di PeterGabriel, Santana, Sting e EricClapton, ai chitarristi MarioSchilirò, storico della Band, a KatDyson, già chitarra di Prince (NewPower Generation), che improvvisacome una fuoriclasse dando allecanzoni accenti black, al bravissimobatterista Adriano Molinari, almitico Polo Jones al basso e alla

nuova vocalist, potente e sicura,Sara Grimaldi. I biglietti sono inprevendita presso COIN Padova eTreviso, Box Office, Primi allaPrima (banca del Veneziano, bccvenete e casse Rurali Trentine),Unicredit, Cassa di Risparmio diPadova e Rovigo, HappyTicket eCharta. (info 049/8644888www.zedlive.com).

Sempre a dicembre un altrogrande evento di musica italiana aTreviso: al Palaverde sono di scena iNegramaro. Il concerto èorganizzato da Azalea (infowww.azalea.it).

Ho prima bisogno di conoscerela realtà di un luogo, di immergermicompletamente in esso. Ora come orasarei in difficoltà a girare un film aVenezia, ma non escludo un giorno dipoterlo fare. Dovrei innanzituttovenire a vivere qui per un anno,capire come funzionano le cose,comprenderne le dinamiche.Ogni mio film, infatti, è unsistema che guardo funzionare:può essere la famiglia,un’azienda, una classe, lapiccola spiaggia di “Ves leSud”. Effettivamente ancheVenezia è un sistema a séstante, una città unica, con lesue particolari dinamiche e lesue regole.

Potrebbe dunquetrasferirsi per un po’qui…Che rapporto hacon la nostra città?

Mi piace molto Venezia,ho passato giornate intere aperdermi per le calli. Ognivolta che torno si rinnoval’emozione della prima volta,quando uscito dalla stazione mi si èpresentata davanti, all’improvviso.Per ora, tuttavia, ho sempre fatto ilturista, non mi sono mai potutofermare per lunghi periodi. Ci sonovenuto più volte, in occasione dellaMostra del Cinema, e nonostante gliimpegni e i ritmi serrati mi sonosempre concesso ore di passeggiatesolitarie, senza sapere dove stavoandando.

DICEMBRE ITALIANO: ARRIVANO ZUCCHERO E I NEGRAMARO

Laurent Cantetinterpretato dalla matitadi Francesca Saccani

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copertina10 Il Gazzettino Illustrato

VdVCostituita da giovani navigatori veneziani esperti di nautica allo scopo di promuovere la fruizione

sostenibile dell’ambiente lagunare, Vento di Venezia offre una serie di servizi presso il polo nautico dellaCertosa che vanno dall’assistenza ai diportisti alla ricettività e ristoro, dalla costruzione navale tradizionalealla didattica e organizzazione di eventi. Tre le anime di VdV: Alberto Sonino e Matteo Vianello, veneziani,e il velista Giovanni Soldini. Al centro del progetto VdV c’è il rilancio della laguna e la rinascita della Certosafa parte progetto del progetto che dovrà portare alla nascita del Parco della Laguna. Dopo aver ottenuto dalComune di Venezia nel 2004 la concessione degli spazi per diciotto anni, VdV oggi dispone di 120 ormeggiper imbarcazioni da 5 a 20 metri con un progetto di ampliamento che riguarderà la parte nuova dell’isola.Sull’isola si svolge anche attività cantieristica, alla quale si affianca quella di progettazione e costruzione dinuovi scafi a vela e a motore. Dai cantieri VdV sono già usciti otto motoscafi LS7 su disegno Dalla Pietà e

tre barche a motore elettrico, di cui una fa attualmente la spola fra le Gaggiandre e Thetis. Ma l’isola è anchepalcoscenico di eventi internazionali: nel febbraio 2005 la presentazione del progetto “Una vela per la Pace”ed il varo dell’imbarcazione oceanica Emergency; nell’agosto 2006 il raduno biennale dei motoscafi d’epocaRiva; nel maggio 2008 la ventesima edizione della “Patent Cup”, regata velica internazionale riservata adavvocati; nell’agosto 2008 la prima edizione del “Venice Golf Water Challenge”, seguita lo scorso settembre,in collaborazione con Cino Ricci, dalla seconda edizione della regata Unicredit con 17 imbarcazioni e 34equipaggi; senza dimenticare i corsi di vela per bambini in collaborazione con l’associazione “Les Glenans”,la più celebre scuola di vela d’Europa. Attualmente VdV impiega una trentina di dipendenti.

G.G.

Sdi GIACOMO GARBISA

Sospesa tra un passato fatto diordini monastici e presidi militari, unpresente di attività produttive e opere didesign ed un futuro che la vuoleincludere fra le più importanti oasinaturalistiche d’Europa, strizzandol’occhio allo sviluppo della nautica ealla ricettività alberghiera, l’isola dellaCertosa – più semplicemente la Certosa– è uno degli esempi più concreti, emeglio riusciti, del recupero storico,naturalistico ed architettonico dellalaguna veneziana. Collocata nellalaguna centrale di Venezia, a meno di250 metri ad est da San Pietro diCastello, a 500 metri ad ovest dal Lidoe a nord separata da un canale di ventimetri dall’isola delle Vignole, la Certosasi sviluppa su una superficie di 22 ettari.Costituita anticamente da due piccoleisole, divise da un canale interrato nel1199, che assieme alle Vignole e aSant’Erasmo costituivano unosbarramento naturale di fronte al portodel Lido, l’isola inizialmente ospitòl’ordine dei canonici agostiniani. Allafine del XII secolo, infatti, il vescovo diCastello affidò l’isola a DomenicoFranco, sacerdote della chiesa di SantaSofia di Venezia, affinché vi erigesse untempio ed un monastero agostiniano inonore di Sant’Andrea Apostolo, chediede inizialmente il nome all’isolastessa. Nel 1419, i pochi agostinianirimasti lasciarono l’isola e nel 1424, suconsiglio di San Bernardino da Siena,presbitero dell’Ordine dei Frati Minori,sull’isola di Sant’Andrea vennerochiamati i Certosini di Firenze. Daallora l’isola di Sant’Andrea vennerinominata di San Bruno, monaco natoa Colonia nel 1030 e fondatore deiCertosini di Francia, o piùcomunemente della Certosa. I fraticertosini restaurarono gli edificidell’isola, ricostruirono la chiesa sudisegno di Pietro Lombardo, ornatasuccessivamente con opere di numerosimaestri tra i quali spiccano Tiziano,Tintoretto, Andrea da Murano, MarcoBasaiti e Bartolomeo Vivarini, ededificarono nuove costruzioni, su tutte ilmonastero con quindici cellette, ognunacon pozzo e giardino, attorno a unchiostro usato dagli agostiniani comecimitero. Destinata a luogo di sepolturadi alcune famiglie patrizie veneziane –basti pensare ai monumenti deiBarbarigo, Giustinian, Morosini,Marcello, Loredan, ma anche di NicolòCornaro, procuratore di San Marco,Giorgio Nani, Andrea Pisani e OrsatoGiustinian, capitano generale in Moreanel 1463 – l’isola venne abbandonatadai padri certosini nel 1806 e, con lasoppressione degli ordini religiosi,all’inizio del IXX secolo venne destinatadagli editti di Napoleone a uso militaree, al pari del centro storico veneziano,

spogliata delle sue opere d’arte. In epocamoderna, l’esercito italiano utilizzò laCertosa come stabilimento per lalavorazione degli esplosivi e comepoligono fino alla fine degli anniSessanta, ma con la chiusuradell’opificio pirotecnico nel 1958, e nel1968 delle residenze militari, l’isolaandò incontro a un generale degrado acui non si sottrasse nemmeno ilcinquecentesco Casello delle Polveri,posto all’estremità dell’isola in direzionedi Sant’Elena. Fino al 1997, la porzioneesterna alle mura dell’isola, caratterizzatada un’ampia radura sabbiosa, è statausata come poligono di tiro dalreggimento Lagunari “Serenissima”. Larinascita della Certosa prendeufficialmente il via nel 1985 con lacreazione del “comitato Certosa”, che simobilita per salvaguardare l’isola daldegrado e recuperarla come parcourbano, organizzando il “Certosa Day”,una giornata di festa che prevedeva unaserie di attività a tutela dell’isola, acominciare dalla pulizia e dalla raccoltadei rifiuti. La costituzione del comitatosi affianca alle iniziative del Comune diVenezia che, nel 1997, portano all’iniziodegli interventi ad opera del Magistratoalle Acque, del Consorzio VeneziaNuova e della stessa amministrazionecomunale. Finanziati dall’UnioneEuropea, dalla Legge Speciale per

L’ISOLADE

Una vista aerea “rivisitata” dell’isoladella Certosa

(foto G. Crozzoli) che ospita la sededello Ied e di VdV

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copertinaIl Gazzettino Illustrato 11

nascituro Parco della Laguna, sipropone di essere uno degli elementipiù dinamici dello sviluppo del parcostesso. “Da veneziano volevo farequalcosa per il bene della mia città –spiega Matteo Vianello, socio efondatore di VdV assieme a AlbertoSonino e Giovanni Soldini – esoprattutto non mi capacitavo del fattoche a Venezia, città di mare perantonomasia, tutti pensassero adaprire miriadi di attivitàimprenditoriali che col mare nullaavevano a che fare. Così ci siamorimboccati le maniche, alla fine cel’abbiamo fatta e ne siamo orgogliosi,perché la Certosa si trova in unaposizione strategica all’interno dellalaguna e pian piano siamo ancheriusciti a invogliare i veneziani avisitare l’isola. Molto importante èstata la realizzazione del pontiledell’Actv, prima facevamo noi laspola con una navetta che avevamochiamato “Caronte” e che ancoraoggi, terminato il servizio di trasportopubblico, traghetta i visitatori e ilavoratori dell’isola. Unringraziamento speciale va al Comuneche ha capito il nostro intento e ci hasempre sostenuto appoggiando ilnostro progetto. Perché noi vogliamoridare quest’isola ai veneziani affinchéla Certosa, e tutta la laguna, possadiventare una realtà aperta”. Ma laCertosa, dal 2007, è diventato anchecontenitore di arte e design, grazieall’apertura di una sede dell’IstitutoEuropeo di Design (IED) che, a oltrequarant’anni dalla sua fondazione edopo le sedi di Milano, Roma, Torino,Madrid, Barcellona e San Paolo, hadeciso di contribuire fattivamente alpiano di trasformazione dell’isola.“Abbiamo ottenuto da subito ungrande riscontro in termini di adesioniai corsi – spiega Elena Semenzato delservizio informazioni e orientamento –.Al master in Yacht Design, quest’annoattivo assieme a uno in fotografia,partecipano quattordici ragazziprovenienti da tutto il mondo. Ci sonodue ragazzi brasiliani, un turco, uncoreano, un americano, ma anche gentedel posto, da Mestre e da Treviso. Lelezioni si tengono in inglese, ma questonon è stato affatto uno scoglio, bensì unagaranzia della qualità del corso e delprogetto nel suo complesso. Il prossimoanno attiveremo altri corsi e ipotizziamodi portare sull’isola oltre sessantaragazzi che seguiranno i master, i corsidi perfezionamento e post diplomaorganizzati dallo IED”. Una serie diattività e servizi che contribuiscono adavvalorare ed accelerare il processo chedovrà portare alla nascita del Parco dellaLaguna, per ora solo sulla carta con ladelibera numero 99 del luglio del 2003che ha approvato l’Istituzione Parcodella Laguna.

Venezia e dal bilancio comunale, ilavori alla Certosa non solo hannoavuto lo scopo di risanare e recuperarel’assetto morfologico ed ambientale delsito naturalistico, ma anche diriutilizzare e soprattutto rivitalizzarel’economia del sito. In questo contestorientra infatti il restauro del Casellodelle Polveri – oggi ospita meeting econvegni anche di naturainternazionale – che, assieme agli altriedifici storici, dal novembre del 2004è stato affidato in gestione a Vento diVenezia, una società composta daprofessionisti appassionati del mare edella nautica, che hanno realizzatosull’isola un polo in grado di offrireservizi di scuola vela, cantiere nautico,ormeggio, rimessaggio delle barche e

ricettività alberghiera e che, inpiena osmosi col

ELLE IDEE

IEDFondato a Milano nel 1966 dall’attuale presidente Francesco Morelli, l’Istituto Europeo di

Design, meglio conosciuto come IED, è un network internazionale di formazione al design. Consedi a Milano, Roma, Torino, Madrid, Barcellona e San Paolo, in attesa di aprirne una a Rio deJaneiro, dal 2007 l’Istituto ha inaugurato una scuola anche a Venezia, sull’isola della Certosa,offrendo un percorso di studi e formazione che si integra col tessuto socio-economico veneziano.La scuola lagunare ha l’obiettivo di porsi come un centro sperimentale in contatto con le realtàartistiche, artigianali e industriali tipiche del territorio e fra i percorsi didattici grande attenzione èrivolta al mondo della nautica. Il corso in “Yacht Design”, coordinato da Sebastiano RechMorassutti, si propone di formare i professionisti della progettazione delle imbarcazioni per lacreazione di nuove forme di lifestyle marino. Il master, frequentato nella sua prima edizione da 14

studenti provenienti da tutto il mondo, offre anche la possibilità di lavorare a contatto col polonautico Vento di Venezia, grazie a una collaborazione che consente agli studenti IED diconfrontarsi coi maestri d’ascia della carpenteria dove vengono restaurate e prodotte leimbarcazioni VdV. Ogni anno nel mondo si iscrivono allo IED circa 9.000 studenti, provenienti daoltre 90 diverse nazioni. Accanto alle quattro scuole Moda, Lab, Design, Arti Visive eComunicazione, il network comprende anche “Genesio Istituto Tecnologie e Multimedia”, primascuola in Italia che affronta in modo sistematico la formazione alle professioni connesse a internete alle nuove tecnologie, la “Fondazione Francesco Morelli” e IED Centro Ricerche per laconsulenza alle imprese.

G.G.

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12 Il Gazzettino Illustrato

copertina

L“L’acqua non è un elemento che

divide, ma unisce. E la Certosa èl’emblema di questo messaggio”.Sembrano fluttuargli negli occhi le ondedel mare, in quel parlare a fiume tipicodi chi ha mille cose da dire, nessunabanale, ma tutte ponderate e ingrado di trasmettere le suedue più grandi passioni: ilmare e Venezia. Più voltecampione italiano edeuropeo, specialista inbarche piccole e velociHobie Cat, F 18, classiolimpiche e Tornado(campione del mondo nel 2001),tattico e timoniere in regate oceanichedell’amico e socio Giovanni Soldini,Alberto Sonino, trent’anni, èl’amministratore unico di Vento diVenezia. “Venezia ha basato la propriastoria sull’acqua, ma questo legame si ècompletamente perso, anzi ora l’acqua èvissuta come un problema, un elementodi divisione e disagio. Sembra quasi chela gente si sia dimenticata la valenzapositiva dell’acqua, che è elementod’unione e di condivisione d’esperienze.E dall’acqua si possono avere ancoraopportunità economiche e di svilupposociale. L’acqua lega la Certosa aVenezia, di cui è figlia, ma anche allealtre isole della laguna nord come ilLazzareto Nuovo, Mazzorbo, Burano,San Francesco del Deserto, ma pure SanGiuliano e il Parco di Mestre”. Lanascita di Vento di Venezia parte proprioda questo presupposto, sintesi perfetta dicome pubblico e privato (proprietà delDemanio, la Certosa è in concessionegratuita al Comune che a sua volta haassegnato gli spazi in convenzione aiprivati) possano convivere e sostenersil’un l’altro per il bene di una città e perun progetto tanto ambizioso quantodifficile da realizzare. Ma la laguna è unambiente dinamico, vivo, con la suaricchezza naturalistica e la suaantropizzazione, nella sua accezionepositiva ma anche in quella negativa. “Ilvero Parco Regionale della Laguna sta

andando a rilento, sono venticinque anniche si tenta di realizzarlo. E’universalmente riconosciuto che lalaguna di Venezia ha delle valenze

naturalistiche e socio-economichetali da poterla pensare

come parco, purtropposiamo ancora in una

fase preliminare ela nascitadell’istituzionecomunale delParco della

Laguna è un ottimosegnale che dovrebbe

contribuire a velocizzarequesto iter. La nostra fortuna è

l ’ o t t i m acomunicazioneche si èinstaurata dasubito congli Entip u b b l i c ic o m eC o m u n e ,P r o v i n c i a ,Magistrato alleAcque, e le Associazionidi categoria: il servizio pubblico di lineapresso la Certosa credo possa esserel’emblema di questa collaborazione. Unparco deve essere interpretato inmaniera intelligente e moderna. Inquesti termini l’auspicio è che la Certosapossa essere un punto d’approdo da cuiiniziare un percorso naturalistico in unalinea d’unione tra mare e terra”. Intantoil primo tassello porta il nome di Ventodi Venezia, la società costituita nel 2004assieme a Matteo Vianello e GiovanniSoldini. “L’idea di un progetto comeVento di Venezia mi è venuta mentrefacevo le mie regate in barca a vela. Unaserie di circostanze hanno combaciatoed è stato quindi possibile insediareall’interno della Certosa il progetto cheavevamo già pronto. Gli obiettivi sonorimasti gli stessi del nostro documentoprogrammatico, ossia il recuperodell’isola attraverso l’insediamento di

attività legate alla nautica da diportononché altre iniziative sinergiche ecompatibili con le peculiarità del luogo.C’è una certa aspettativa da parte dellacittà nei confronti dell’isola che, percinquant’anni, è stata completamenteignorata, ma a monte c’è anche unadiffusa ignoranza, nel senso che moltiveneziani non sanno neppuredell’esistenza della Certosa. Il nostroobiettivo è far conoscere le valenze e lepotenzialità di questo pezzo dimenticatodi città rendendola fruibile, con giochiper bambini e attrezzature per lo sport, losvago, il tempo libero. La Certosa deveessere riannessa alla città, ma può ancheessere un modello da seguire per lariqualificazione e il riutilizzo socio-

economico delle tante aree lagunaridismesse o sottoutilizzate”. E

come tutte le porte, anche laCertosa, grazie all’attività diVento di Venezia, è destinata adaprirsi verso nuovi orizzonti.“Tra i nostri obiettivi c’è

l’ampliamento degli ormeggi nonsolo per le barche stanziali, ma

anche per poter ospitare un vero eproprio transito di imbarcazioni.Promuovere il settore della nautica nonvuol dire aumentare il numero di barche

che circolano in laguna, non

significaaumentare ilmoto ondoso,bensì incentivare leimbarcazioni a fermarsinei pressi delle bocche diporto. Poi il nostro grandeprogetto è quello di aprire unascuola di artigiani per le maestranzelocali. Una barca è un microcosmo cheha bisogno di mille competenze, dalcarpentiere all’elettricista, fino almotorista e all’elettronico, per nonparlare di pittori e tappezzieri. In unafase problematica come l’attuale, in cui

m a n c as o p r a t -tutto lam a n o -d o p e r as e n z aapprendistiartigiani, unascuola inquesto settoreè molto im -portante.

Assiemealle Associazio -ni di categoriaavvieremo unascuola che pre -pari una quindi -cina di personein ogni settoreper un totale dicirca 80 personeall’anno pronte adentrare nel mondo dellavoro. Sulla Certosacontiamo poi di riuscire arealizzare un centro sportivo conpalestra, piscina e campopolivalente che supporti ecompleti le attività attuali legateagli sport nautici come la vela ela voga”.

G.G.

Parla Sonino, l’amministratore unico di Vento di Venezia

ALBERTO & VdV

Sopra: Alberto Sonino, amministratore unicodi VdV; a sinistra due scorci dell’Isola dellaCertosa che ospita VdV

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13

La Cantina Levorato s.r.l. è stata fondata nel 1928 a Dolo, nella rinomata zona della Riviera del Brenta. Sorta inizialmente sotto la guida di Giuseppe Levoratocome cantina di pigiatura, vendeva i propri vini in botti o damigiane nei paesi lungo il Naviglio del Brenta e soprattutto nella città di Venezia. Nel 1944 inizia lacostruzione della cantina attuale. Gino e Giovanni, rispettivamente fratello e figlio di Giuseppe, con tenacia ed impegno hanno saputo creare una clientela semprepiù ampia in territorio nazionale, aprendo anche il commercio del vino in bottiglia. Oggi il titolare dell’azienda è Carlo, figlio di Giovanni. persona intraprendentee dotata d'intuito, che ha saputo riqualificare la Cantina Levorato, modificandone la struttura produttiva e portando l’azienda ad affermarsi sul mercato nazionaleed estero. Lo affiancano nell’attività la sorella Silvia e recentemente anche il fratello Marco. L’85% della produzione viene venduto all’estero, in 20 paesi europeied extra-europei. La Cantina Levorato commercializza un’ampia gamma di vini veneti (Merlot, Cabernet, Pinot Bianco e Grigio, Verduzzo, Valpolicella,Bardolino, Soave, Prosecco) ed anche diversi vini provenienti da altre importanti regioni vitivinicole italiane, come il Friuli, il Piemonte, l’Abruzzo, la Puglia ela Sicilia. Recentemente l’azienda ha ottenuto il primo premio per il miglior Chardonnay delle Venezie IGT barricato.

30031 Dolo (VE), Via Vego Scocco, 5 - Tel: 041 410053 - Fax 041 5100016, e-mail: [email protected]

Il Gazzettino Illustrato

copertina

invitatoi ragazzi ad i s e g n a r e

un’imbarcazione, diqualsiasi tipo essa fosse.Quindi abbiamo creato dei modelliniportando un disegno in scala uno auno, costruendo i singoli componenti.Nel giro di una settimana tutti i ragazzihanno dato vita alla loroimbarcazione. Poi abbiamo sviluppatoprogetti creando gruppi di lavoro efacendo confrontare i ragazzi con i

professionisti che tenevano lelezioni. Sono convinto che la

lezione teorica fine a sestessa senza una parte

applicativa non siaefficace nellaformazione”.

Cosa puòoffrire il mercatodel lavoro a unostudente che hafrequentato unmaster in Yacht

Design?“Per quanto ho

potuto vedere, il mercatodel lavoro richiede gente

con esperienza, cosa difficilenel momento in cui un giovane

laureato o post master termina glistudi. A volte capita di avere a che farecon laureati in ingegneria che però nonhanno mai visto una barca nel suocomplesso. Per conto mio il mercato,soprattutto i cantieri, sono sempre allaricerca di qualcuno che integri ilpersonale tecnico, ricoprendo il ruolo diproject manager o disegnatore

Nato aMilano il

9maggiod e l1956, inbarca a

v e l adall’età di

14 anni,g i o r n a l i s t a

pubblicista e fotografoprofessionista, Sebastiano RechMorassuti dagli anni Settanta sioccupa di costruzione di yacht dacompetizione e da crociera. Nel1995, assieme ad altri due soci, fondala “Trimarine Ltd”, con una sede inInghilterra e una a Belluno, che offreconsulenza, progettazione e projectmanagement nel campo dellecostruzioni marine in compositiavanzati. Amico dei fratelli Giovannied Emanuele Soldini, il primo notovelista nonché socio del polo “Ventodi Venezia”, il secondo ex direttoredello IED, grazie alle suecompetenze nell’ambito dellaprogettazione e della costruzione diyacht, Sebastiano è stato nominatocoordinatore scientifico del masterveneziano in “Yacht Design”.

Come è nata l’idea di unmaster in Yacht Design?

“La domanda andrebbe girata aEmanuele e Giovanni Soldini. Unpaio d’anni fa Giovanni mi chiamò:“Ti passo mio fratello (all’epocadirettore dello IED ndc)”. Emanuelemi mise a conoscenza della lorointenzione di dar vita a un master inYacht Design nella nuova sedeveneziana e cercavano uncoordinatore. La cosa mi ha

interessato da subito, a unacondizione: doveva esser un masterpratico. La barca non è soltanto unacarena che sta dritta o storta, bensìuna miriade di altre cose. Quindibisogna far capire ai ragazzil’insieme di una barca, se poiqualcuno vuole specializzarsinell’idrodinamica, negli interni, neldisegno dei piani velici va bene, maquando lo farà si ricorderà cheall’interno di una barca esistonoanche tubi, cavi, buchi nelle paratie.Quindi teoria legata alla pratica”.

Nello specifico, cosa siinsegna in questo master?

“Si offre unaconoscenza a 360 gradi.Abbiamo orientato ilcorso con lezioniteoriche, ma anchecon numerosiincontri tenuti daprofessionisti delcampo nautico chesi occupano disistemi, dicostruzione dellechiglie, diprogettazione deipiani di coperta. Ilconcetto è quello didare agli studenti unquadro generale, poidovranno metterci del lorostudiando quegli aspetti cheincontrano di più il loro interesse,però serve una panorami ca gener ale.Anche sul fronte dell’interior designabbiamo avuto disegnatori che sonovenuti a tenere lezione in manieradistinta, così da far vedere aglistudenti modi diversi di approcciarsialla materia. Abbiamo organizzato

visite in cantieri per vedere come silavora, dalle piccole imbarcazioniagli yacht e alle mega navi. In piùavevamo il vantaggio di avere a duepassi il cantiere di Vento di Venezia eabbiamo potuto fare una parte deilaboratori col loro capo carpen tiere”.

E proprio in quest’ottica avetesperimentato un progettoinnovativo fin dalle prime lezionidel master…

“Nei primi giorni abbiamo

dell’ufficiotecnico, per cui

sono interessati adentrare in contatto con ragazzi

che poi potrebbero assumere.Comunque è un mercato abbastanzaaperto. Anche l’idea di tenere le lezioniin inglese risponde a un’esigenzaglobale. Se uno pensa di lavorare nelmondo dello yachting, oggi come oggi,è impossibile farlo senza conoscerel’inglese, perché progettisti, cantieri efornitori sono solo in minima parte inItalia e anche quelli italiani hannonecessità di rivolgersi all’estero perquasi il cinquanta per cento deimateriali”.

Che progetti avete per leprossime edizioni e quali vantaggipuò trarre Venezia dal master delloIED?

“Il prossimo anno vorremmoprendere subito i ragazzi e cacciarli abordo di una barca per una settimana.Ho notato che alcuni sono stati inbarca, alcuni magari anche esperti diregate, ma la maggior parte ha bisognodi vivere la barca, anche per faregruppo e capire le singole componentidi un’imbarcazione. Per quantoriguarda Venezia, anche quest’anno iragazzi hanno espresso ideeinteressanti e nel futuro vorremmopensare a qualcosa che leghi con gliinteressi della città. Già quest’anno icantieri della zona si sono mostratiinteressati e qualcuno dei nostriragazzi ha già svolto dei periodi diprova”.

G.G.

In alto a sinistra il professorSebastiano Morassuti; in alto a

destra un prospettotridimensionale di uno scafo;sopra: un curioso progettodenominato “Bubble Boat”

Tutti i segreti del master in Yacht Design

SEBASTIANO& IED

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copertina14 Il Gazzettino Illustrato

C l u b 9 4 7 - C a s t e l l o 4 3 3 7 V e n e z i a - S o l o s u p r e n o t a z i o n e - O r a r i o 1 9 - 2 4 - i n f o l i n e 3 4 0 4 7 7 3 6 9 3

Odi FEDERICA AMEGLIO

Ora che il Salone nautico diGenova è terminato, e che anche ilsettore delle barche ha rivelato disentire i primi scricchiolii economici,proviamo a fare il punto dellasituazione.

Gli yacht grandi vanno bene, nonc’è dubbio. Dai 40 piedi in su(parliamo, cioè, di barche di oltre i 20metri) non ci sono problemi.

I piccoli cantieri, invece, soffrono.Anche se la situazione di mercato nonè rosea, la nautica però ha motivo diguardare al futuro con serenità. C’è,infatti, tutto il settore dell’indotto avivere un felice momento diespansione. Trascinato dalla nauticamaggiore, questo ramo collateraleprocede a gonfie vele, graziesoprattutto al fatto che uno yacht, piùgrande è, più necessita di cure eabbellimenti particolari, e diaccorgimenti che lo rendano semprediverso ed eccezionale. Il lusso, si sa,non può essere troppo uniforme.Insomma, chi vuole primeggiare nellanautica, da adesso in poi dovrà puntarea innovare e distinguersi.

E così, oggi la concorrenza fra igrandi cantieri si gioca tutta sullaprogettazione e sul design degli interni,sulle linee dello scafo e sullecompartimentazioni degli spazisottocoperta, sulla capacità di innovareed offrire un prodotto custom osemicustom, cioè fatto ad hoc secondole esigenze di ogni singolo armatore.Da notare, poi, che quasi sempre ibrand si affidano a un designer per gliinterni e a un altro per gli esterni. Sonopochi i casi in cui uno studio possaoffrire un servizio completo. Ma fra glistudi all’avanguardia nel campo dellaprogettazione di megayacht, ce ne èuno in grado di offrire l’intera gammadi assistenza sia per la progettazionedegli interni che degli esterni. E questostudio sorge proprio non distante da

Venezia. E’ lo studio Nuvolari &Lenard, che ha sede nell’entroterra, aScorzè. La loro “firma” ha dato vita amolte imbarcazioni supergiganti, comela Baronessa, un maxi yacht di 60 metriin alluminio, o il Felicita West, unelegantissimo 64 metri dalla lineafilante che è la seconda più grandebarca a vela del mondo. Ma lo studionon si propone esclusivamente nelsettore dei megayachts: per il cantiereCRN del Gruppo Ferretti, Nuvolari &Lenard hanno sviluppato unapiattaforma in acciaio di 43 metri e unada 46, da cui sono nati "Magnifica","Magnifica2" e "Saramour". Loro èanche il Palmer Johnson 120', un fastcruiser dalle linee aggressive ma da undecor interno classico in stile inglese.Nel loro background c’è moltodell’amore per il mare. Carlo NuvolariDuodo (lontano parente del celebrecorridore automobilistico) è nato aGenova da padre veneziano. Laureatoin ingegneria navale, è appassionato dibarche sin da bambino. Altrettantoforte è l’amore per il mare di DanLenard, architetto di Lubiana che haprogettato il suo primo yacht a 19 anni,e che da anni risiede a Treviso. Perquesto, la loro competenza progettualeè fatta, oltre che di creatività, anche disolidità e di valide competenzeingegneristiche. Niente elaborazioniastratte, niente spazio per slanciarchitettonici poco adattabili allapratica marinaresca: ogni lorocreazione nasce prima di tutto pernavigare.

Abbiamo avuto occasione di fareuna chiacchierata con Carlo NuvolariDuodo.

Ingegner Nuvolari, Lei progettaquelle mitiche imbarcazioni dasogno che si vedono ormeggiate pocodistante da qui, a Venezia. Comevede questi veri oggetti da fiaba?

Oggi chi investe nel progetto di unagrande imbarcazione, lo vive come la

costruzione di unavilla. Una villagigantesca e unica,ma sull’acqua.

A cosa si devequesto gigantismonegli yachts? Soloqualche decennio fa,una barca di 35metri era considerataenorme. Oggi se nevedono centinaiagrandi il doppio e iltriplo.

Sì, oggi si assiste adun’estensione delledimensioni delle barche.Barche che dieci anni faerano custom oggi sono diserie. Ma tutto questo fa partedell’evoluzione nautica.D’altronde, i grandi yacht untempo appartenevano agli Stati,i panfili reali e presidenzialierano una dimostrazione dellapotenza di una nazione sul mare:non a caso di solito avevanoequipaggi militari. Oggi laclientela di questi “frutti proibiti” èfatta di sceicchi, super ricchi come ilsocio di Bill Gates, Paul Allen, o ilmagnate russo Roman Abramovich.

C’è una differenza fra questiclienti?

C’è la categoria di chi vuoleostentare il più possibile e quella,all’opposto, di chi vuole apparire ilmeno possibile. In mezzo niente. Sipassa da chi chiede per esempio loscafo color oro che abbaglia tutti quelliche incontra a chi ama il basso profilo,la sobrietà spartana. I primi usano labarca per le pubbliche relazioni, comeproiezione del proprio successoeconomico o anche per circondarsi diamici. Gli altri vivono la barca comeun tempio privatissimo e l’aprono apochissimi, a volte a nessuno.

Ma su quali progetti, in base allasua esperienza, ama di più

Nel quartier generale di “Nuvolari & Lenard”, intervista a Carlo Nuv

CREATORI DI YA

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copertinaIl Gazzettino Illustrato 13

Lo sapevate che...come esistono la carta dei vini, dell'acqua minerale,degli oli, in gelateria il menu delle coppe, nei pub quello delle birre, c'e'già chi in bar presenta venti macinadosatori con altrettante miscele differenti e con macinatura diretta dose per dose perconsentire al cliente di scegliere ed avere subito l'espresso con la miscela preferita, ovvero più o meno dolce, decaffeinata,aromatizzata;

che...Antigna e' la più antica e rinomata regione del Guatemala per coltivazione del caffè. Il ricco suolo vulcanico, il basso tassodi umidità ed il sole e le fresche notti sono le caratteristiche della zona, permette di avere una eccellente qualità di caffèdolcissimo, di media acidità, dall' aroma intenso e cioccolatato.

Gigliola Girani

S. Croce, 1985 – 30135 Venezia Tel/Fax : (+39) 041721500 - www.caffegirani.it - [email protected]

lavorare? E ’

indifferente,

sostanzialmenteè altrettantobello progettareuna barca di serieche unmegayacht di 80metri. Certo, unabarca da 50 metrila vedo più mia,ma d’altronde unabarca di 80 metri tipermette molta piùlibertà. Io moltospesso accomuno laprogettazione diserie, che per me èmolto appassionante,quasi ad unap r o g e t t a z i o n ea u t o m o b i l i s t i c a .Invece, lo studio per larealizzazione di unmegayacht èdecisamente più simileall’architettura civile.Però sono due contestic o m p l e t a m e n t edifferenti.

Quali sono ledifferenze tra il customvero e proprio e larealizzazione di modellidi semi-serie?

Sostanzialmente larealizzazione di una barca“custom” richiede, usando

una perifrasi, una piattaformanavale ben precisa, e cioè un

approccio alla progettazione, edalle fasi costruttive seguenti, ben

preciso e particolare. Lo studiodeve assumersi l’onere di seguire

e garantire la buona riuscita di tuttele fasi di realizzazione, compresa

l’individuazione del cantiere checostruirà l’imbarcazione e la corretta

costruzione dello stampo. Dovràinoltre seguire il cantiere in ogni fasedel progetto, controllare gli stati diavanzamento dei lavori, curare chetutto venga realizzato correttamente.Insomma, lo studio si assume tutti iproblemi, i costi ed i rischi di unacostruzione one-off.

La progettazione preliminare,quindi, costituisce una discreta quotadel progetto, direi la più rilevante.Quindi si procede a ricerca e selezionedel cantiere navale cui affidare la

costruzione, e si predispone uno studiodi fattibilità per l’esecuzione delprogetto. E’ in questa fase che si rivelal’efficacia di una buona progettazionepreliminare: se il progetto è valido, siva avanti, altrimenti tutto diventa piùdifficile. e può succedere che i costi direalizzazione si rivelino ben più alti diquanto stimato. Se tutto procede almeglio, si passa poi alla realizzazionevera e propria. Bisognerà assicurarsiche lo stampo riesca bene, tenere icontatti con il cantiere e aiutarlo intutte le fasi successive.

Nel secondo caso, invece, e cioèquello delle progettazioni di semi-serie, il progetto esiste già, ed ilcantiere sa già come realizzarlo.L’intervento dello studio si limita aprogettare gli interni col costruttore eseguire il cantiere nellepersonalizzazioni create ad hocunicamente per l’acquirente, sipossono cambiare alcuni dettagli(interni, colori ecc.), curare ledecorazioni, intervenire su tutta unaserie di elementi che permettono aldesigner di esprimere la propriacreatività, anche se l’idea è sempresviluppata fianco a fianco conl’armatore.

Ovviamente anche i tempi, oltreche le modalità di realizzazione, sono

diversi per i due tipi di attività. Maentrambe sono divertenti.

Ma che cosa la attrae di più?Dipende dall’entità della

progettazione, non dalla progettazione.

Lavorare per armatori italiani estranieri pone delle grandidifferenze in termini diprogettazione e di stile?

Generalmente il clienteanglosassone sa che deve investiremolto nel progetto, comprende ilmeccanismo con cui si affronta larealizzazione, sa che il prezzo puòessere superiore a quello preventivato.Il cliente italiano invece non sempre ècosciente di quanto sia preponderantel’elemento progettuale, di comeavvengano le varie fasi, è più difficilefargli capire come possano ancheaumentare i costi.

Ma Lei che in barca ci va, qualeconsidera la “sua” barca ideale?

Personalmente io vado su unabarca a vela, ma amo anche molto lebarche a motore. A me piace tuttoquello che è andare per mare, quindi èindifferente quale sia la barca ideale.L’importante è andare per mare. Senon si pratica il mare, come si fa adavere le idee e le soluzioni giuste?

Vela più che motore, dunque?Eppure i due mondi, nel compartodei grandi yacht, si stanno semprepiù avvicinando.

In effetti, c’è solo una componentedi diversità fra i due comparti, ed èl’aspetto sportivo. La vela fa andareper mare e permette di fare sport, labarca a motore ti permette di vivere ilmare in un modo diverso, maentrambe sono affascinanti.

Una riflessione sul mercatoattuale della nautica?

È un po’ come chiedere comeandrà la borsa domani. Il settorecomunque continua ad averepotenzialità enormi. Crescono i grandiricchi, ne stanno arrivando sempre dipiù. La prospettiva è la stessa del realestate: poniamo che tu vuoi una villa inCosta Azzurra. Devi impiegare forseun paio di anni per trovare il terreno.Poi ci vogliono dai tre ai cinque anniper progettarla e costruirla, e poi non simuove più. Oggi, invece ,con menotempo e forse anche minori costi, puoiavere una nave che è grande come unavilla. E una volta che ce l’hai, la puoispostare dove e quando vuoi. Questo èil concetto che influenza le prospettivedi crescita della nautica.

volari Duodo

CHTS

Sopra: Carlo Nuvolari Duodo eDan Lenard fondatori dello studio

“Nuvolari & Lenard”

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16 Il Gazzettino Illustrato

comics

Ndi LUCIO MARIAD’ALESSANDRO

Nel 1997, per la prima volta nellastoria di Dylan Dog, vieneambientato in Italia e in particolare aVenezia un episodio della celebresaga edita da Sergio Bonelli. Il titoloè “La morte rossa”, ispirato alromanzo del 1842 di Edgar Allan Poe“The Masque of the Red Death”.L’investigatore dell’incubo si trova adindagare sullo strano caso di unaterribile epidemia che sta perscoppiare a Venezia durante gli ultimigiorni del carnevale, il cui portatoredel contagio sembra essere il dipintodel pittore maledetto Jacopo daVerona, morto di peste alla fine delCinquecento. Il Gazzettino Illustratoha intervistato in esclusiva lo scrittoreGianfranco Manfredi, autore disoggetto e sceneggiatura.

Perché la scelta proprio diVenezia per la prima trasfertaItaliana di Dylan Dog?

Di certo come motivazioneprevale l’aspetto visivo rappresentatodalla città. Inoltre Dylan Dog è diorigine inglese, quindi è un fumettointernazionale, e non a caso la scelta èricaduta proprio su Venezia perché èuna delle città più conosciute almondo. E sicuramente si prestava piùdi altre per atmosfere e immagini.

Tra l’altro avevo visto, tempoprima di scrivere la sceneggiaturadella storia, una mostra di pittura aVenezia proprio sulla peste. E quellestesse informazioni le ho utilizzateanche per scrivere il mio romanzo“Cromantica”. Poi Venezia è stata dasempre uno scenario eccezionale,specialmente cinematografico, bastipensare al film “Un dicembre rossoshocking (don’t look now)” di NicolasRoeg, che per me è un capolavorodell’horror. E anche questo ha influito.

Come è stata ideatal’ambientazione dellasceneggiatura? La storia si svolgesull’isola del Lazzaretto Nuovo, siparla anche di un hotel al Lido(Excelsior, ndr) dove è stato girato“La morte a Venezia” di LuchinoVisconti, film a sua volta tratto daun libro di Thomas Mann. Si èdocumentato sul campo? Fontid’ispirazione?

L’ambientazione è stata casuale.

particolarmente adatta perché daitaliano dico che noi siamo abituati adun’architettura più pesante, mentre lacittà lagunare è eterea, lineare. In piùall’estero la Serenissima è familiare esorprendente non solo per il Carnevaleo per la particolare struttura, ma

Intervista a Dylan Dog, l’investigatore dell’incubo parla della Serenissima

“PRIMA VOLTA IN ITALIA

La città l’ho visitata spesso. Inoltre erogià stato alcuni anni prima proprioall’Excelsior, quando cantavo. Miavevano invitato lì per un festivalGiorgio Gaber e Ricky Gianko. Hoanche recitato a Chioggia nel film“Fotografando Patrizia”. Quindi sono

posti che conoscevo bene.I riferimenti in realtà sono molto

più dovuti all’atmosfera: ho tentatoquanto più possibile di rendere la cittàavvolta da un’aria gotica, cercandosempre di avere una coerenza conDylan Dog sia nel carattere inglese del

personaggio, che negli ambienti chericorrono nelle storie del fumetto.Ovviamente tenevo bene a menteanche il libro di Poe, oltre che per lastoria anche per il modo anglosassonedello scrittore di vedere una città. Hopensato che Venezia era

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comicsIl Gazzettino Illustrato 17

soprattutto perché è una testimonianzaintatta del passato. Ha un paesaggioche riporta indietro nel tempo. Quindiera perfetta per la storia di Dylan Dogambientata tra il presente ed il 1575.

Altra documentazione l’ho trattada un episodio di un mio romanzo in

romanzi come lei per scriveresoggetto e sceneggiatura di unfumetto?

Credo di aver letto e visto le stessecose di Tiziano Sclavi (ideatore diDylan Dog, ndr.) e di certo sono statochiamato a scrivere una storia diDylan Dog perché Sergio Bonelli ealtri della casa editrice sapevano cheio avrei scritto bene e con competenzaun horror.

Questo personaggio è semprestato un fenomeno di massa ma allostesso tempo un “prodottosofisticato”, per il quale non èassolutamente facile trovaresceneggiatori. A me tra l’altro questofumetto è sempre piaciuto.

I suoi libri sembrano tutti legatida un fil rouge: scenari cherichiamano la paura, l’incubo. Vistoche Dylan Dog è l’indagatoredell’incubo per eccellenza trovaaffinità tra lei e questo personaggio?

No, non trovo identificazione inlui. È introverso, con caratteristichetipiche degli anni ’80, che richiamanoun po’ lo yuppismo. Ad esempio inogni episodio porta a letto una donnadiversa, una donna con dei canoni damodella. Anche se, ahimè, poi fannotutte una fine tragica. Tutto questo noncorrisponde a me, io, a differenza diDylan, sono positivo, meno paranoicoe non ho fobie. Adesso scrivo unfumetto western (Magico vento, ndr),che richiama la paura, è fortementedrammatico. Ma in questo caso lapaura è un passaggio, c’è un senso delfuturo. Dylan Dog invece si crogiolanell’incubo. Ma è proprio questo cheha fatto il suo successo.

Tornando a “La morte rossa”...la storia, che si svolge tra la Veneziadel 1575 e quella moderna, è unadenuncia della corruzione dellasocietà? È solo una metafora o haconnotati storici?

C’è una vera e propria partestorica: la rievocazione della festa delCarnevale rimanda al racconto diEdgar Allan Poe ma allo stesso tempoè legato al concetto del“Decamerone” di Boccaccio. C’è unasimilitudine, rappresentano entrambiuna fuga dal male attraverso lacarnalità. Quindi anche laconnotazione simbolica è molto forte.

La storia di Poe si ispira alle “festedel vaiolo” che venivano fatte alla sua

per voce di Gianfranco Manfredi

cui sip a r l apropriodi Vene ziacolpita dallapestilenza nel 1647. Avevo studiatoper questo su un libro di graffiti

monumentali del Lazzaretto Nuovo.Infatti li abbiamo rappresentati anchein alcune vignette de “La morte rossa”.

Ho comunque evitato di riportarela Venezia dei luoghi comuni,provando a mettere in scena gli angolisconosciuti, dal sapore antico, i piùparticolari. Ecco mi interessava

ritrovare proprio la radiceantica di Venezia, cosache oggi si è persa.

In che senso si èpersa?

Ormai è una cittàdistrutta dal turismo dimassa, dove non sicircola più. Si soffre nelvisitarla. Tutto questoostacola il turismo dellascoperta. Nemmeno sidistinguono più lepersone del luogo, chevivono sempre piùlontane dalla città.Sinceramente ora non c’ènemmeno più il clima diquindici o venti anni fa.

Perché la scelta diuna storia di EdgarAllan Poe e proprio“La maschera dellamorte rossa”?Connessioni conVenezia?

Io sono un adoratoredi Poe. È la mia primalettura da piccolo. Spessonello scrivere mi ispirotanto a lui. Per merappresenta un repertorioa cui attingerefrequentemente, lorileggo spesso e ognivolta scopro cose nuove.Essendo io sempre statouno scrittore“visionario”, misembrava che Poe fosseparticolarmente indicato.Dell’horror non mi piacelo splatter ma miappassiona il gotico, lestorie visionarie. Questo

dunque si riflette nella scelta di storie,posti, ambienti e situazioni.

Lei è un artista eclettico, ha fattomusica e cinema, ha scritto sia perFeltrinelli che Mondadori. Comemai proprio uno scrittore di

epoca a Boston. Erano dei ritrovi perle èlite in cui medici provavano a vac -cinare pre venti vamente le per soneattraverso l’i n o cu lazione. Nella festaav veniva l’in fezione per creare glianticorpi al virus. Ecco gli aspettistorici così assu mono grande im por -tanza e la sceneg giatura è molto reale.

Anche se c’è un senso piùprofondo: quando la società vivegrandi sconvol gimenti, così co meun’epidemia o l’attuale crollofinanziario, c’è sempre il cenacolo deiricchi che si ritrova a festeggiare e adifendersi mentre altre persone sonosul lastrico. C’è una skizofrenia neicomportamenti.

Quindi questo messaggio è statotradotto in fumetto...

Si, poi i fumetti sono opere visive.Sapevo che Corrado Roi avrebbecurato i disegni e lui è un artista cheapprezzo moltissimo, in particolareper la capacità di creare atmosferegotiche. Già solo per come usa i tonineri. Così io mi sono sforzato il piùpossibile di scrivere una storia che siprestasse bene a tutto quest’insieme dicose, mentre Corrado habrillantemente evitato di rappresentareuna banale Venezia da cartolina.

Qual è il vero senso della frasedel fumetto “Di un Morto aCalcutta non frega a nessuno, uno aVenezia getta il mondo nelloscompiglio!”?

L’allusione evidentemente è alperiodo in cui ho scritto soggetto esceneggiatura. Pochi anni prima eravenuto fuori il grido “SalviamoVenezia!”. Ancora non esisteva ilprogetto del Mose, altrimenti l’avreianche citato nella storia. Tuttaviaspero che non faccia danni.

Guccini, sempre in quel periodo,aveva interpretato la canzone “Veneziache muore”. Aleggiava insomma unacerta aria funebre attorno alla cittàmista alle preoccupazioni per il suodestino-condanna.

La battuta ovviamente ha ancheun sapore ironico.

È comunque evidente che undelitto a Venezia fa molto più notiziarispetto a migliaia di altre città senzafascino. Anche se quando si parladegli incidenti chimici di PortoMarghera la stampa mette la sordina...Ma questa è l’ideologia del nostrotempo.

? A VENEZIA”

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ICardazzo. Una nuova visionedell’arte”. Una mostra insolita ecoinvolgente, curata da Luca MassimoBarbero, che racconta, con dipinti,disegni, fotografie e documenti, lastraordinaria avventura di colui che ful’infaticabile animatore delle vicendeartistiche del secondo Novecento mache vuole anche ricordare l’intensorapporto di amicizia e dicollaborazione, ch’egli ebbe conPeggy Guggenheim negli anni in cuiVenezia si stava scoprendo comecentro culturale aperto alle istanze piùavanzate dell’arte contemporanea.

Non deve sorprendere cheVenezia, ritenuta dai futuristi la culladel passatismo, abbia in realtàrivelato, fin dai primi anni del ‘900,una insospettata vocazione per l’arted’avanguardia, a cominciare dalleormai leggendarie mostre capesarine,che hanno segnato la nascita dell’artemoderna nella città lagunare. Maanche le Biennali del secondodopoguerra hanno consacrato eventimemorabili, quali il “Fronte nuovodelle arti” nel 1948 e la “Pop art” nel1964. Anche l’apertura della primaGalleria del Cavallino di CarloCardazzo in Riva degli Schiavoni aVenezia s’inserisce in questo filonedi aggiornamento culturale.Un’avventura che allora – eravamonel 1942, cioè in pieno periodobellico – poteva apparire un po’ follema che in realtà era un atto di lucidaconsapevolezza della supremazia deivalori culturali e di fiducia nel futurodell’arte. Sugli scaffali della nuovagalleria, progettata da Carlo Scarpa,figuravano i libri delle Edizioni delCavallino, che avevano cominciato auscire già sette anni prima e cheriflettevano nel nuovo e raffinato

di ALDO ANDREOLO

I personaggi che popolano lastoria dell’arte non sono solamente gliartisti. Ce ne sono altri, i cui nomi nonfigurano quasi mai nei dizionari mache in realtà hanno svolto un ruolo avolte determinante per i destinidell’arte. Sono i mecenati e i mercantid’arte. A volte le due categoriecoincidono, come nel caso, ormaiquasi paradigmatico, di Joseph Smith,console britannico a Venezia nelSettecento, che ha legato il suo nome aquello di Giovanni Antonio Canal,detto il Canaletto, inventando la figuradel moderno mercante d’arte. Iltermine è stato usato talvolta, e lo ètuttora, nella sua accezione menonobile, per sottolineare che si tratta infondo di un’attività non del tuttodisinteressata. Ma se è vero che ilmercante d’arte non è un filantropo, èanche vero che la metamorfosi subitadalle poetiche artistiche nel corsodegli ultimi due secoli, iniziata con larivoluzione impressionista eproseguita poi dalle avanguardiestoriche, è avvenuta non solamente adopera degli artisti ma anche grazie alcontributo e talvolta all’abnegazionedi mercanti illuminati. È difficile, adesempio, immaginare quale sarebbestato il destino dell’arte italianaintorno alla metà del secolo scorsosenza l’opera appassionata elungimirante del veneziano CarloCardazzo, mecenate, collezionista,gallerista, mercante d’arte ed editore,di cui ricorre quest’anno il centenariodella nascita. Evento che la CollezionePeggy Guggenheim, che a sua voltafesteggia i sessant’anni dell’arrivo diPeggy a Venezia, ha voluto celebrarecon un’importante mostra: “Carlo

design e nella scelta degli autoril’inconfondibile indirizzo estetico eculturale, che avrebbe guidato tuttele iniziative del giovane impresarioveneziano. Alle coraggiose scelteletterarie (Proust, Mallarmé,Apollinaire, Breton, Jarry, Cocteau,Joyce) si affiancavano le opere degliartisti della sua collezione, cioèquella schiera di pittori e scultori,che rappresentavano alloral’avanguardia dell’arte italiana: DePisis, Morandi, Carrà, Sironi, DeChirico, Campigli, Cesetti, ArturoMartini, Marino Marini (ma nellacollezione c’era anche uno splendidoModigliani). Dopo la guerra, nel1949, Cardazzo apre la nuovaGalleria del Cavallino in Frezzeria,ricorrendo ancora, per laprogettazione, a Carlo Scarpa. Alquale, sei anni dopo, affiderà anchel’incarico di costruire il Padiglionedel Libro ai Giardini della Biennale.Ma già nell’immediato dopoguerra(1946) aveva inaugurato a Milano laGalleria del Naviglio, che sarebbediventata di fatto la sede ufficiale delmovimento dello Spazialismo e dovenel 1950 si terrà la prima mostraeuropea di Jackson Pollock. Nel1955, infine, Cardazzo apre una terzagalleria a Roma, la Selecta.

È impossibile ricordare tutti gliavvenimenti espositivi e culturali, chesi sono succeduti nelle tre gallerie diCarlo Cardazzo. Alcuni, oltre alla giàcitata esposizione di Pollock, meritanocomunque di essere menzionati.Soprattutto le mostre dei grandimaestri contemporanei, come Picasso,Kandinskij, Matisse, Braque e leprime personali in Italia di Joan Mirò,Asgern Jorn, Jean Dubuffet. Ma anchele mostre dei protagonisti del

surrealismo e delle nuove correntiartistiche, che si stavano alloraaffacciando alla ribalta internazionale:Sebastian Matta, Victor Brauner, JeanArp, Mimmo Rotella, Franz Kline, CyTwombly, Jasper Johns, Arnulf Reiner.

Come si vede, un’attività senzarespiro, che impegnerà il galleristaveneziano in continui viaggi tra

l’Europa e gli Stati Uniti, intento adinseguire gli esiti più temerari dellenuove avanguardie artistiche e asvolgere una fitta azionepromozionale della giovane arteitaliana. Anni frenetici, consumatinell’affanno di una ricerca incessante,che si concluderà nel 1963,improvvisamente, con la morte.

Alla GuggenheimAlla Guggenheim

CCAARRLLOO CCAARRDDAAZZZZOO::UUNNAA VVIITTAA CCOONN LLEEAAVVAANNGGUUAARRDDIIEE

La mostra

“CARLO CARDAZZO. UNA NUOVA VISIONE DELL’ARTE”Venezia, CollezionePeggy Guggenheim1/11/2008 – 9/2/2009Orario: 10-18.Chiuso il martedì.

Sopra: “La famiglia Cardazzo”, 1938, olio su tela (Massimo Campiglicopyright, by SIAE 2008); foto grande: Carlo Cardazzo nella suaGalleria del Cavallino, Venezia, negli anni Sessanta (CourtesyEdizioni del Cavallino, Venezia)

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Al Candiani

Il Gazzettino Illustrato 19

di PAOLA DE TROIA

Non fosse per il logo del CentroCulturale Candiani, le parentesigraffe a più riprese ripetute lungo icorridoi a incorniciare il titolo dellamostra, si crederebbe di essere aVenezia, alle Galleriedell’Accademia, o nelle sale degliUffizi, a Firenze. È impeccabile,infatti, l’allestimento della mostra lecui pareti virano dal rosso scurodelle prime sale, al grigio e al bludelle successive, in cui sono allestitele opere più grandi. È unallestimento da museo, così ca -denzato e ordinato, lineare e im -peccabile, da evocare appunto ilconcetto di museo in tutta la suaoriginaria semplicità. Vengono inmente le gallerie civiche, meta dellepiù canoniche gite delle scuoleelementari a cui tutti siamoinconsciamente affezionati. È stra -no, invece, trovarsi in uno spaziotale dopo aver superato le scale delCentro Culturale Candiani che fa delcontemporaneo, in tutte le suedeclinazioni, il suo principale pro -tagonista. Segnaletica dai colori ac -cesi, informazioni e manifesti so -vrapposti, scale intrecciate, un’ar -chi tettura di per sé originale, sem -brano quasi stonare con una mostradi questo tipo, così pulita e classicanella sua realizzazione. È unamostra che forse non ci aspet -teremmo a Mestre, non di certo alCandiani. Eppure il contrasto tiene.Superato infatti lo straniamentoiniziale, il piacere è grande. Comesottolinea Fausto Bonini in catalogo,San Michele è frutto di unadevozione dal basso, “simbolo eprotettore della città che lavora, dellaMestre vitale e dinamica di untempo, che come la città di oggi,viveva di traffici ma anche dicultura, di eventi, di festa”. Quasi untributo al comandante delle miliziecelesti, la città celebra il suo santopatrono con una serie di iniziativeche corroborano e affiancano lamostra al Candiani. L’esposizione siapre con una suc cinta introduzionestorico-geogra fica che funge dainquadramento alle opere espostenelle sale successive. Parte da qui lacarrellata di quadri, miniature,monete e sculture che ruotanoattorno alla figura di San Micheleper dar conto della sua ricca emutevole iconografia. Sicura mentecertosino il lavoro del curatore,Filippo Pedrocco, che haselezionato, tra le tante declinazionipossibili, una quarantina di opereper riassumere, in modo agile, leiconografie vigenti di San Michele ele rispettive mutazioni. Ha unatradizione molto antica la rappre sen -tazione dell’arcangelo Michele ed èvincolata a tre tipi iconograficiprincipali, ovvero orientale (o bizan -tino), occiden tale (o latino) e del

“GIOVANNI BELLINI”Roma, Scuderie del Quirinale, fino all’11 gennaio 2009

Sono una settantina le opere provenienti da musei ecollezioni di tutto il mondo per questa importante mostra suGiovanni Bellini (Venezia 1431/36-1516), che trova un

precedente illustre nella storica esposizione veneziana di Palazzo Ducale disessant’anni fa, curata da Rodolfo Pallucchini. Si sa che i musei non concedonofacilmente in prestito opere dei grandi maestri del passato, specialmente se sitratta di dipinti su tavola, per cui è davvero un fatto eccezionale che i curatoridella mostra siano riusciti ad assicurarsi un così cospicuo numero di operedell’artista veneziano, che era stato pittore ufficiale della Serenissima. Unaproduzione, che attraversa quasi tutto il ‘400 e arriva al secondo decennio delsecolo successivo, riflettendo tutti i momenti topici della pittura rinascimentaleveneta, dagli esiti tardogotici del padre Jacopo all’affermarsi del classicismoeroico di Mantegna e, successivamente, della rivoluzione tonale di Giorgione,senza trascurare le suggestioni di Piero della Francesca, dei fiamminghi e diAntonello da Messina. Tra i dipinti esposti: la “Crocifissione”, del Museo Correrdi Venezia, la “Sacra allegoria”, degli Uffizi di Firenze, la “Venere allo specchio”,del Kunsthistorisches Museum di Vienna (v.foto) e l’”Ebbrezza di Noè”, delMuseo di Besançon, sconvolgente opera della maturità, che supera tutti iprecedenti modelli iconografici per approdare a una nuova, anticipatrice visionepittorica.

“LA MAGIA DELLE COSE.NATURE MORTE 1500-1800“Basilea, Kunstmuseum, fino al 4 gennaio 2009Con oltre novanta opere di pittura la mostra ripercorre quattrosecoli di storia della “natura morta”, un genere che ancora oggi

esercita un irresistibile fascino sul pubblico. È nel ‘600 - soprattutto nei PaesiBassi - che la natura morta si afferma con particolare fortuna, diventando lospecchio di quella opulenta società borghese, che aveva trovato nel commerciola fonte della propria ricchezza. Nasce così una pittura sontuosa, che affianca almondo inanimato degli oggetti altri elementi, come fiori, frutta, selvaggina, pesci,ostriche, crostacei, in cui il virtuosismo illusionistico degli artisti approda talvoltaa esiti stupefacenti. Sbaglierebbe tuttavia chi volesse leggere queste opere inchiave puramente mimetica. In realtà vi si celano richiami e simbologie, chealludono talvolta alla precarietà delle cose e della vita. Come ad esempiol’immagine del limone tagliato e sbucciato, diventata col tempo un abusatostereotipo. O come la metafisica natura morta di Justus Juncker del 1765 (v.foto),che ha come soggetto un’unica pera, posta sul tavolo ancora intatta e sana ma giàpreda degli insetti, che si apprestano a intaccarne l’integrità fisica. Con unlinguaggio altrettanto sobrio e castigato, ma carico di poesia e di commossapartecipazione agli accadimenti della quotidianità, operava in Francia negli stessianni Chardin, autore di nature morte immerse in una temperie sospesa e intrisa dimalinconia. Una lezione, quella del pittore francese, sorprendentemente“moderna”, alla quale hanno guardato molti pittori moderni, da Manet a Cèzannee Matisse, fino al nostro Morandi.

Notes

LE MOSTREIN ITALIA E ALL’ESTERO

a cura di Aldo Andreolo

arte

Goccia di Carniapura e leggera come

un fiocco di neve

Sangemini

FiuggiFabia

PannaLevissima

TavinaUliveto

Goccia di Carnia

PUBBLICITA’ COMPARATIVA TRA ACQUE MINERALI - Dati desunti direttamente dalle etichette

Sodiomg/l

Residuo fissomg/l

19,6 7,0 17,0 6,5 1,8 10,6 89,2

988,0 123,0 441,0 137,0 75,5 352,8 890,0

1,2

69,0

Pa

rtic

olar

mente indicata nell’a

limentazione dei neon

ati

Acqua minerale naturaledi alta montagna.

Equilibrata e leggerissima, liscia,frizzante e lievemente frizzante.

Goccia di Carnia spa - Forni Avoltri (UD) Regione Friuli Venezia Giulia - Tel. 0433 72074 - Fax 0433 72320 - www.gocciadicarnia.it

A Venezia il ristoranteAntica Sacrestia sceglie Acqua Goccia di Carnia

santo guaritore, tuttirappresentati nel leopere in mo stra. Benilluminata, si stagliadal rosso dello sfondo, l’icona diprovenienza costantinopolitana econservata nel Tesoro di San Marco, incui l’arcangelo è rappresentato a mezzobusto, con le ali spiegate e la vesteimperiale, vero e proprio tratto distintivodell’iconogra fia orientale: San Michelecome alto dignitario di corte. Possiamoapprezzare in questa piccola icona unsaggio dell’arte bizantina in tutto il suosplendore di pietre dure, materialipreziosi e dettagli minuti. A noi piùfamiliare è invece il tipo iconograficooccidentale rappresen tato in mostra conun maggior numero di esempi. Si trattadel San Michele guerriero e pesatore dianime, invin cibile nella lotta contro ildrago. “La potenza del bene”, appunto,chiara metafora del bene che trionfa sulmale. San Michele domina Satanaschiacciato ai suoi piedi assicurandosi,anche visivamente, il ruolo principalenella parte centrale dell’opera.All’interno di questo filone la mostrasvela una grande varietà di esempi traloro diversi. In Palma il Giovane, adesempio, troviamo un arcangelomuscoloso e aitante che, brandendo laspada nella mano destra e la bilancianella sinistra, tiene fermo ai suoi piedi undiavolo alato. Il dipinto del Guercino cimostra invece un giovane arcangelosinuoso dalle vesti svolazzanti pronto acolpire un Lucifero appena caduto aisuoi piedi. Molto originale è poi il Lottoche lascia a Lucifero quasi metà dellatela, dipingendolo però con fattezzeangeliche, tradite solo dallo spuntar diuna coda, frutto della ribellione allavolontà divina. Pur restando fedeli a uncerto tipo iconografico, gli artisti mutanola composizione d’insieme, l’interpreta -zio ne del Santo e del Male, con esitianche molto diversi tra loro. La presenzamassiccia dell’arcangelo Michele in cosìtante opere di ambiti diversi dimostraindubbiamente il valore del suo cultolungo un vasto arco temporale a riprovadi quanto questa devozione sia radicataall’interno del tessuto sociale. A renderela mostra particolarmente piacevolesono proprio i passaggi apparentementebruschi tra artisti, tecniche e stili diversi.Opere tenute insieme grazie allapresenza di un unico soggetto. È unamostra raccolta, breve e densa che per lamisura e gli spazi invoglia a essere vistalentamente. Con calma, soffer mandosisu ogni opera e godendo appieno di ognipiccola sfumatura, per poi tornareindietro e confrontarla con quelle delle

sale precedenti. Dispiace chemanchi ogni sorta di supportoesplicativo. Sono presenti solo icartellini con le poche informazionisterili, come nome dell’autore etitolo dell’opera, che lasciano delusoil visitatore desideroso di unapprofondimento. Una mostra cosìmisurata nel numero delle operesarebbe stata sicuramente il luogoideale per fornire qualche ulterioreragguaglio al visitatore volenterosodi capire meglio l’evoluzione nellarappre sen tazione del patrono dellacittà. Di avere una guida neimeandri iconografici e nelle sceltecom positive. Temo, purtroppo, chesenza nessun tipo di ausilio si perdauna parte di significato che, proprioin questa mostra, sarebbe invece diprimaria importanza. Se all’inge nuacontemplazione, sem pre importantee insostituibile, si ab binasse lapossibilità di aggiungere unsignificato con delle infor mazionisupplementari, credo che la visitarisulterebbe ancora più gradevole.Pannelli informativi po trebberoaiutare il visitatore curioso ascindere i diversi tipi iconograficiadottati nel tempo, individuando, adesempio, le variazioni e i mutamentisopraggiunti nel tessuto delle tele edelle narrazioni.

La mostra“LA POTENZA DEL BENE.SAN MICHELE ARCANGELONELLA GRANDE ARTE ITALIANA”Mestre, Centro Culturale Candiani

Fino al 6 gennaio 2009Info: 041.2386138 -www.centroculturalecandiani.it

LA POTENZA DEL BENE

Sopra: Scultore veneto: “SanMichele Ar cangelo”, Statua lignea;sotto: Francesco Bar bieri, detto ilGuercino “S. Mi chele Arcangelo”,olio su tela, Chiesa di S. Nicolò,Diocesi di Fabriano - Matelica (An)

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città in cartolina20 Il Gazzettino Illustrato

Pdi CARLO SOPRACORDEVOLE

Penso sia opportuno cominciare conuna domanda: cosa si intendeesattamente per “acqua alta”? Come sipuò leggere su un libretto del CentroPrevisioni Maree del Comune diVenezia, “si denomina acqua alta unamarea che supera a Venezia il valore di80 cm sopra lo zero mareografico”. Alsuperamento del metro, si comincia atrovare difficoltà di transito nei punti piùbassi della città. A 110 già il 12% circa“va sotto”, mentre a più 120 si arriva al35%. Al raggiungimento dei 140 cm.soltanto il 10% del piano di calpestiorimane all’asciutto. Il flusso di marea ècausato sostanzialmente da eventiastronomici: l’attrazione gravitazionaleesercitata da grandi corpi celesti come ilSole e la Luna: episodi che possonoessere calcolati anche con anticipo dimolti anni. Ma poi è il fattoremeteorologico quello che altera laregolarità di quel flusso, in particolare ilvento e la pressione atmosferica. Infatti,combinato spesso con la bassapressione, il vento di scirocco spinge ilvolume acqueo verso l’alto Adriatico,che come noto è un mare chiuso asettentrione. I due fattori, abbinati allefasi di marea astronomica producono ilfenomeno dell’acqua alta e, incondizioni opposte, quello dell’acquabassa. Un influsso abbastanzasignificativo può provocarlo anche unaltro elemento tipico del mare Adriatico,la sessa, che si manifesta con una serie dioscillazioni longitudinali e trasversaliche si smorzano nel tempo. Alledimensioni attuali della mareacontribuiscono anche la subsidenza,ossia lo sprofondamento del suolo, el’eustatismo, ossia l’innalzamento dellivello del mare: due processi fisico-geologici ormai ben studiati negli ultimitempi e, purtroppo, sfavorevoli aVenezia. Tutte le stagioni sono buoneper il verificarsi dell’acqua alta ma ilmese di novembre si è dimostrato

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Storia dell’evento più pittoresco ed incredibile della città, da sempre

NOVEMBRE, MESE D’ACQUE

storicamente il più indiziato almanifestarsi di questo fenomeno. Ed ègiusto ricordare come sia stato proprio inun mese di novembre, nei giorni 3 e 4,che sì è dovuto assistere alla famigerata“Acqua Granda”, la marea altissima del1966 che arrecò tanti danni a Venezia erischiò di distruggere la città stessa,infrangendo quel fragile equilibrio framare e terra che ne caratterizza dasempre la realtà. Di quell’episodio tantosi è parlato e scritto; dei marosi che sigettavano come pugili contro i murazziposti a difesa della laguna; della pauradella gente nel buio di una notte priva diogni luce; della sensazione di sgomentoche faceva paventare la fine di tutto. Hoaccennato solo velocemente a quella

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città in cartolinaIl Gazzettino Illustrato 21

attraverso il procedimento della stampacelere al bromuro. Non deve sfuggire unparticolare rimarchevole: l’assenza delcampanile, crollato nel luglio 1902,mentre la palizzata che si scorgepermette di datare lo scatto al 1903. Misembra particolarmente simpatica lacartolina della fig.5 che mostra ungruppo di bambini, forse giunti aVenezia dalla Terraferma, chesguazzano sull’acqua. Ci spostiamodall’area marciana ed ecco in fig.6l’acqua alta al mercato di Rialto,integrata anche dai resti di una nevicata.Desidero finire con una rievocazionefilatelica. Nel 1973, nell’ambito dellaserie di 5 francobolli italiani sul tema“Salviamo Venezia”, due di essi, il piùbasso da 20 lire e il più alto da 300,rappresentavano il Molo e la Piazzettasotto l’acqua. Eccoli entrambi nellafigura n. 7.

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perniciosa acqua alta, ma è ovvio che ilproblema dell’alta marea si è presentatotantissime altre volte nella lunga storiadella nostra città lagunare. Unadocumentazione presa da antichecronache è stata raccolta nel volume diAntonio Giordani Soika, “Venezia e ilproblema delle acque altre” pubblicatonel 1976. Uno stralcio di quelle vetustenotizie, espresse un po’ in tardo latino eun po’ in veneziano e/o italiano antico, èreperibile nel sito del citato CentroMaree. Sono riportati gli eventi che sipresume abbiano destato particolareimpressione negli antichi cronisti, chetrascurarono di certo di citare episodi diminore rilievo. Consultandolo, si scopreche già nel 588 o 589 ci fu chi prese notache “crebbero a dismisura le acque ecosì durevole fu l’inondazione che queipopoli dicevano non in terra neque inaqua sumus viventes”. Tutta l’idrografiadella regione veneta ne venne alterata.

Ancora nel primo millennio sappiamodi tre segnalazioni del 782, del 840 e del885 che informano che “c’era tantaabbondanza d’acqua che tutte le isolefurono sommerse”. Nel 1240 “l’acquainvase le strade più che ad altezzad’uomo”. Altre notizie parlano dei dannicome quella del 1341 quando “l’acquacrebbe più che si ricordasse, guastandopozzi infiniti e arrivando fino alla loggiadi Mestre”. Peggio ancora nel 1410 chevide “aqua grande crescente per tutta laterra, che non fu mai veduto plui aquesto tempo inondation de aque.Perirono molte barche e di quelli chevenivano dalla fiera di Mestre e altriluoghi s’annegarono quasi millepersone”. Caddero anche camini epersino un paio di campanili (!). Nel1442 “V’ebbe una mai soffertainondazione d’acqua di mare che crebbequattro passi sopra l’ordinarietà.Soffersero terribilmente i magazzini di

mercantatura. Il danno delle merciascese a oltre un million d’oro. Furonosubito creati Sei Savi sopra le Lagune”.Un secolo dopo, nel 1535, si registraun’acqua alta simile a quella del 1966. IlBressano, Proto ai Lidi, ci dà questadettagliata descrizione: “La causa che leacque ha cresiuto tanto si sta che quandofece quel sirocho le acque si imbatté aessere in felle in l’oto della luna che sonoil mazor felle, la qual cosa accaderarissime volte et il vento da sirochopincipiò da sera prima e durò tutta lanote fino al zorno seguente a ore XVII ecazzò tanto le acque che fece do acqueuna sora l’altra …”. Mi sono limitato ariportare solo alcune di queste cronachee osservare che se esse annotaronosoltanto gli eventi di maggiore rilevanzae danneggiamento a persone e cose conun rigore documentativo non sempreverificabile, dal 1872 disponiamoinvece di un rigoroso controllo statistico,

attuato su basi scientifiche, gestito dalCentro maree. Ma adesso arriviamo adocumentazioni fotografiche di altemaree visibili su cartoline d’epoca, daquando gli editori delle cartolineillustrate fotografiche, che si eranosviluppate da pochi anni e soltanto negliultimissimi dell’Ottocento, volleroriprodurre anche questo tipo di eventoapprofittando del recente mezzoiconografico di comunicazione.Possiamo così vedere in fig.1 unacartolina della Piazza allagata. Fuspedita nel 1901 ma la foto dovrebberisalire a fine ottocento. Invece, lostabilimento Ferrari curò di datare le dueimmagini del 6.12.1903 (fig.2 e 3), chepresentano Campo S.Moisè e Callelarga 22 Marzo sotto l’acqua. AncoraPiazza San Marco sommersa nellacartolina n.4 di Generini, che inquell’occasione si sbizzarrì a riprenderemolti scorci della zona marciana

ALTE

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22 Il Gazzettino Illustrato

itinerari

Ddi ESPEDITA GRANDESSO

Dopo aver lasciato la stazione eaver percorso la calle di fronte alponte degli Scalzi si giunge al pontede la Bergama dove si può vedere ilpiccolo campo San Simeon Grando(S. Simone Profeta) e la facciataprincipale della chiesa a luidedicata. Si vuole che la chiesarisalga al X secolo; l’edificio ebbevari rimaneggiamenti, fino airestauri del 1839, che hanno dotatola chiesa della facciata attuale.Prima d’inoltrarsi lungoFondamenta dei Garzoti (cardatoridi lana), si possono ammirare, e nevale la pena, il superbo PalazzoGradenigo (del sec. XVIII), i cuigiardini giungevano fino alla chiesadi San Simeon Picolo (di fronte allaStazione ferroviaria), e PalazzoBragadin-Soranzo-Cappello (delsec. XVII). Arrivati in fondo allafondamenta, si volta a sinistra e sipercorrono Campielo e Cale delCristo, poi, spostandosi verso destra,si entra nel ridente Campielo de leStrope.: come sempre, a Venezia lafantasia si spreca e si volle che inquesta località crescessero dei salicicon le cui strope (vermene) silegano le viti; in realtà il campielloprende il nome da una famiglia DeStropis, che qui abitava nel XVsecolo, mentre nella metà delSettecento vi abitò un celebreletterato veneziano: Gaspare Gozzi,il fratello gioviale del bizzoso etempestoso Carlo, letterato anche luie autore di alcune commedie trattedalle favole, come “l’AugellinBelverde” e “L’Amore delle tremelarance”. Il campiello è resoparticolarmente gradevole dallemolte costruzioni quattrocentesche,che hanno l’aspetto di palazzi inminiatura, ma certamente furonoabitazioni civili di persone abbientie dotate di un certo prestigio. Unavera da pozzo, posta dal Rizzi fra ilTre e il Quattrocento, contribuisce aimpreziosire Campielo de le Strope:è una vera a forma cilindrica e il suocorpo si raccorda a una corniceottagonale mediante grasse foglied’acanto molle, alternate a rosette divarie forme; sulla vera, inoltre, sonoscolpiti due scudi a mandorla e ilvolto barbuto di un “Uomoselvatico”.

Procedendo verso sinistra, si

Con “Il Gazzettino Illustrato” alla scoperta della SerenissimaCon “Il Gazzettino Illustrato” alla scoperta della Serenissima

LLAA SSCCUUOOLLAA DDEEII MMEEDDIICCIIAA VVEENNEEZZIIAA

La Scuola dei Medici a San Giacomo dell’Orio, visto da Sofia Boccato

S I N O P O L IGIOIELLI E OROLOGERIA D'ALTA GAMMA

Via Terraglio, 2/2A Mogliano Veneto (TV)tel. 041/5931092

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Il Gazzettino Illustrato 23

itinerari

Il percorso in breve (da ritagliare)

FS

Sede: Via Dignano n. 09, 30174 Mestre-VeneziaPartita Iva 02967410271

Telefono e fax n. 041.5442385e-mail: [email protected]. 335.6324240

scopre un foro murario, non piùgrande di un portone di casa, checonduce a un breve sottoportico, dalquale si entra in Corte del’Anatomia o del Ferenzuola (nomedi una antica famiglia ivi abitante).

La corte è tanto piccola, dailludere che gli stabili da cui ècomposta siano molto alti e, in unprimo momento, poiché è delimitatadal rio di San Giacomo da l’Orio, siha l’impressione di dover uscire dadove si è appena entrati, e invece no:fatti pochi passi, ci si trova davanti alpiccolo ponte de l’Anatomia, checonduce in Campo San Giacomo dal’Orio, dietro uno stabile cheattualmente è proprietà della Regionedel Veneto, ma che un tempoospitava la celebre Trattoria a la Vida(vite). La forma dello stabile èingannevole, ricorda una placidavilla di campagna, ma la rivaretrostante è di stile secentesco e lostabile stesso fu costruito nel XVIIsecolo. Fu riadattato nellacondizione attuale dopo un violentoincendio, che lo colpì l’otto gennaiodel 1800 e, in origine, fu la Scuoladei medici, che era dotata di unimponente Teatro Anatomico.Proprio dalla vicinanza con la Scuoladei Medici e il suo Teatro di anatomiaprese il nome la località retrostanteforse perché, probabilmente, avevaqualche funzione di servizio, se nonaltro facilitando il transito verso laScuola stessa. A Venezia, già a partiredal 1368, una legge disponeva che, inun dato periodo dell’anno, siprocedesse all’esame anatomico deicadaveri, e l’operazione si svolgevapresso privati, che potessero metterea disposizione di medici e chirurghiuno spazio adeguato. Le dissezioniavvenivano per lo più in conventi difrati, ma già circa nel 1480 il medicoAlessandro Benedetti presentò unprogetto di Teatro Anatomico:purtroppo mancavano i fondi e nonse ne fece nulla. Nel XVII secolo,però, il patrizio Lorenzo Loredanlasciò nel suo testamento tremiladucati per la costruzione del TeatroAnatomico che, finalmente, fuedificato assieme alla Scuola deiMedici: gli importanti edifici, chefacevano onore alla Repubblica,furono inaugurati l’11 febbraio 1671.

Sempre nel XVII secolo, però, ilGoverno di Venezia si prese cura diun altro ramo importante della

LLAA SSCCUUOOLLAA DDEEII MMEEDDIICCIIAA VVEENNEEZZIIAA

RESTAURO E CONSERVAZIONE DI MONUMENTI E MANUFATTI D’ARTE.

salute pubblica, l’ostetricia, che finoad allora era rimasto nelle mani didonne di buona volontà, anziane edesperte di parti, che si prodigavano –non sempre nel modo adeguato –nell’aiutare le partorienti a dare allaluce il loro bambino. Queste santedonne, per di più, furonoperseguitate per secoli non solo daldisprezzo dell’intellighentia, ma dalsospetto, più o meno serpeggiante,di stregoneria.

Alzando gli occhi ai ninzioletiche segnalano il nome delle localitàveneziane, si trova spesso la parolaComare. Questo termine puòlasciare perplessi il “foresto”, maanche il veneziano che non ricordapiù la sua parlata: infatti, comaresignifica anche levatrice e, a partireda XVII secolo, a Venezia il mestieredi levatrice divenne una vera epropria professione paramedica, contanto di diploma statale.

Nel 1689 il Magistrato dellaSanità stabilì che le donne cheintendevano intraprendere lacarriera di levatrice dovevano esserein grado di leggere correntemente illibro “De la Comare”, sul qualeavrebbero studiato teoria diostetricia; dovevano, inoltre,produrre un certificato che attestasseil loro praticantato biennale pressouna levatrice approvata, nonché unaltro certificato attestante che, perdue anni, avevano assistito alledissezioni anatomiche riguardanti laloro professione. Dopo questi dueanni di studio e di pratica, leaspiranti levatrici sostenevano unesame di stato davanti a unProtomedico (professore) e ai Prioridel Collegio dei Medici, che leinterrogavano e assegnavano i lorovoti. Erano presenti all’esame dueLevatrici distinte, che avevanodiritto di rivolgere alle esaminandedomande inerenti ai problemi delparto. Circa un secolo dopo, ilchirurgo protomedico GiovanniMenini costruì una sala parto cosìperfetta e funzionale, che lo StatoVeneto l’acquistò per uso pubblico.Nel 1773 il professor Menini fuincaricato d’insegnare ostetriciatanto alle future levatrici quanto aimedici chirurghi che nellamaggioranza, fino a quel momento,si erano occupati della materia solomarginalmente e con risultati assaiscarsi, per non dire scadenti.

PERCHE’: Ciò che rimane dell’antica Scuola dei Medici è situato inuna parte deliziosa della cosiddetta Venezia minore,poco trafficata, che conserva un fascino pacato esingolare.

DOVE: Nel sestiere di Santa Croce, tra Campielo delle Strope eCampo San Giacomo da l’Orio (con l’implicito un invitoa visitare la chiesa).

COME: Partendo dalla Stazione ferroviaria si attraversi il pontedegli Scalzi (o della Stazione), entrando subito nella calleche si apre di fronte: percorsi e attraversati calle e pontede la Bergama (in antico, in questa località esisteva unalocanda condotta da bergamaschi), si giunge all’inizio delnostro itinerario. Partendo da Piazzale Roma in piùoccorre percorrere fondamenta San Simeon Picolo, dopodi che si attraversano calle e ponte de la Bergama.

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storia24 Il Gazzettino Illustrato

Le donne della Serenissima di Elisabetta Ravegnani

Sembra incredibile ma la causadell’assenza di molti nomi illustri dal purricco lapidario veneziano è dovuta, a volte,a una circostanza estremamente banale ecioè al fatto che non si sa, in realtà, dovecollocare le lapidi. Il caso di Um bertoBoccioni, uno dei grandi prota gonisti delfuturismo italiano, è esem plare. L’artistaarriva a Venezia nell’aprile del 1907.Proviene da Padova, dove vivono la madree la sorella. La notizia ch’egli abbia abitatoal 5601 del sestiere di San Marco, è in realtàinesatta, perché la numerazione di quelsestiere termina al Ponte dell’Olio con il5562. Che fare, allora? Ci può soccorrere, aquesto punto, il quadro “Il Canal Grande”,realizzato dal giovane Boccioni nel maggiodel 1907. Il dipinto, che ricalca un’opera diPaul Signac, vista da Boccioni allaBiennale di quell’anno, è eseguito, comequello del l’artista francese, con una tecnicarigoro samente divisionista e riprenderealistica mente uno scorcio del CanalGrande, colto da un punto di vista, situatotra il ponte di Rialto e il Fontego deiTedeschi, che è certamente la finestra di unappartamento, forse quello abitatodall’artista. Che si trove rebbe, in tal caso, inquell’impo nente edificio in Fondamentadel Traghet to del Buso, che s’affaccia sulCanal Grande. È qui, allora, che porremoideal mente l’immaginaria targa comme -mo rativa di Boccioni, che il lettore potràleggere in calce. Tuttavia il soggiornodell’artista a Venezia durerà solamentequalche mese. Boccioni vi ritornerànell’estate del 1910 per partecipare, con unasua personale, alla grande mostra collettivadel 16 luglio a Ca’ Pesaro. Nel frat tempo,però, molte cose sono cam biate. Boccioniha conosciuto Severini, Previati e poi, aMilano, Carrà, Russolo, Romani, Bonzagnie finalmente, nel 1910, Marinetti, chel’anno prima aveva pubblicato sul “Figaro”il primo Ma nifesto del Futurismo. Saràproprio Mari netti a scrivere l’introduzionein catalogo per la mostra di Boccioni, ilquale nell’aprile dello stesso anno, avevafirmato il “Manifesto tecnico della pitturafuturista”. In occasione della mostra di Ca’Pesaro tutto il gruppo dei futuristi milanesisarà presente a Venezia per sostenere ilcompagno con una serie di azioniprovocatorie. L’ 8 luglio Marinetti,Boccioni, Carrà e Russolo salgono sullaTorre dell’Orologio e lanciano in PiazzaSan Marco migliaia di manifestini, in cui siinvoca l’avvento del regno della divinaLuce Elettrica per liberare Venezia «dal suovenale chiaro di luna da cameraammobigliata» nonostante cio’ la mostrarivelerà in realtà un Boccioni piùrivoluzionario a parole che nei fatti. La suapittura apparirà ancora legata a quellaconcezione “passatista” dell’arte, che ilfuturismo aveva proclamato di volerdistruggere. Un esordio infelice, dunque,che Boccioni riscatterà in seguito con larealizzazione di opere che rappresentano gliesiti storici dell’arte futurista. Eccocomunque la nostra lapide immaginaria:

QUI ABITO’NEL 1907UMBERTO BOCCIONI

(1882-1916)“ANIMA AVVENTUROSA

E IRREQUIETA”CHE A VENEZIA MOSSE

I PRIMI PASSI SULLA STRADA

DEL FUTURISMO

A.A.

Lapidario immaginario

QUANDOBOCCIONI FU

BOCCIATOA CA’ PESARO

LLa mattina del 4 maggio1597 Venezia era pervasa daun’atmosfera solenne e fe -stosa. La gente si accalcavasulle fondamenta, si affaccia -va a balconi e finestre, salivasu tetti, si arrampicava sucamini e colonne, in trepi -dante attesa della sfilata dibarche. Di lì a poco sarebbeapparsa la moglie del dogeMarino Grimani, MorosinaMorosini. Trasportata sul Bu -cintoro, ornato per l’oc -casione da drappi d’oro eseta, avrebbe percorso ilCanal Grande, accompagnatada una folla di barchericcamente addobbate.

Il corteo passò al suonodi musiche e campane,mentre rimbombavano leartiglierie e il popolo entusia -sta acclamava la dogaressa,incuriosito dallo spettacoloimponente ed a l l ’ e c c e z i o n a l i t àdell’evento: l’ultima man -ifestazione del genererisaliva addirittura al 1557 ela prota gonista, allora, erastata Zilia Dandolo, consortedi Lorenzo Priuli.

Si celebrava l’incorona -zio ne della dogaressa:sollecitato dalla moglie, ildoge aveva richiesto dirinnovare il rituale pocofrequente ed era stato accon -tentato, nonostante l’opposi -zio ne dei senatori più anziani.La cerimonia fu un trionfo disfarzo senza precedenti:iniziò nel salone di palazzo Gri mani,dove la «ducissa» accolse iconsiglieri della Signoria e larappresentanza del Senato. Qui,dopo aver pronunciato il giuramentodi fedeltà alla Repubblica, regalò ainobili borse d’oro e oselle, monetecon la propria immagine. Morosinasi era sposata il 27 novembre 1560nella chiesa di sanCristoforo dellaPace: negli anni,aveva assistito all’a -sce sa politica delmarito fino alla con -quista della massimacarica, il 26 aprile1595, dopo un lun goconclave; avevapreso parte alle munifiche feste perl’elezione con le tre figlie, gettandodai balconi di palazzo ducale monetealla folla. Quel giorno, però,l’attenzione era tutta rivolta a lei: coni magistrati e numerose gentildonne,scese sulla riva e salì sul Bucintoro,dando inizio alla sfilata verso sanMarco. Era elegantissima: indossavauna veste d’oro e, sopra, un mantellodorato a fiorami d’argento; sul capoportava il corno ducale, da cuiscendeva un lungo velo di seta, e, sulpetto, aveva una collana d’oro con

una croce di diamanti. La nave dellaSerenissima attraversò il canalegremito di scenografiche imbarcazio -ni: gondole con frange e nappecolorate, peote dorate ornate distatuette, barche decorate di stoffedalle tinte sgargianti, di veli trapuntidi stelle, fiori e decori a rilievo. Asovrastare per ricchezza d’alle sti -

mento erano lenavicelle dellecorpo ra zioni d’arti emestieri; quella deimercanti di bamba -gia aveva la forma diun antico carrotrainato da due ca -valli marini. Ladogaressa sbarcò

presso le colonne della piazzetta e,poco dopo, cominciò la processionefino alla basilica: su tappeti bianchisfilarono, nell’ordine, le corporazionicon le loro insegne, i suonatori ditrombe e tamburi, gli scudieri deldoge e i maestri dell’Arsenale.Seguirono le gentildonne su altizoccoli, in abito bianco e dorato, conbraccialetti d’oro, corone e ventagli dipiume; vennero poi le patrizie piùanziane, i magistrati, le figlie e alcuneparenti della Grimani. La festeggiatachiuse il corteo, in mezzo a due

MOROSINA MOROSINI GRIMANIL’INCORONAZIONE DELLA DOGARESSA

consiglieri, accompagnata daisenatori.

Nel grandioso scenario dellachiesa del patrono, Morosina rinnovòil giuramento e depose, ai piedidell’altare, un’offerta in denaro; sisedette quindi sul trono ducale,attendendo nuovamente il passaggiodel corteo che l’avrebbe precedutanell’ingresso apalazzo. Cominciòqui la fase piùvariopinta dellacelebrazione: con ilseguito di dame, lapatrizia entrò nellevarie stanze, arredateognuna da unadiversa associazionedi mestieri. Gli artigiani avevanomesso in mostra le merci migliori: traqueste, lussuosi oggetti d’oro ed’argento, esposti dagli orefici, rarestoffe di zibellino, tigre e leopardo,esibite dai pellicciai. Lo spettacolo eramagnifico: approfittandodell’opportunità per farsi apprezzare,argentieri, sarti, calzolai, spadai,pittori, falegnami e molti altriavevano arricchito gli ambienti constoffe e tappeti, collocando qua e làiscrizioni in latino in lode dellafesteggiata. La visita alle esposizioni

di prodotti aveva lo scopo dilodare e promuovere ingegnoe prosperità; stesso obiettivoche, verosimilmente, indussela dogaressa a un’iniziativache la tradizione le attribuisce:l’istituzione di un’officina dimerletti a santa Fosca, unascuola propedeutica dovelavoravano più di centooperaie sotto la direzione diuna «mistra», CaterinaGardin. Cultrice di tale arteraffinata, Morosina finanziòl’acquisto degli strumentinecessari al lavoro, garan -tendo, in questo modo, unmestiere a numerose popo -lane. L’itinerario della nobil -donna attraverso il palazzoterminò nella sala del MaggiorConsiglio, dove si danzò finoalle due di notte, per poiriprendere la sera seguente. Igiorni successivi furonoancora un tripudio di feste: unagiostra navale di fronte a sanGiorgio, altri giochi ebanchetti, una regata. L’onori -ficenza più importante, però,giunse il terzo giorno: dopo lamessa in basilica, la dogaressaricevette dal nunzio pontificiola «rosa d’oro», il gioiellobenedetto ogni anno dal papa,offerto da lui a uno dei sovranicattolici d’Europa. Morosinaringraziò del dono prezioso,attraverso cui, con ogniprobabilità, Clemente VIIIvoleva persuadere la Repub -blica a partecipare a una legacontro gli infedeli; lo conservò

fino alla morte, quando – così comeaveva deliberato il Senato – questo furiposto nel tesoro di san Marco.

La veneziana morì di febbre il 21gennaio 1613, otto anni dopo ilmarito. I due dovevano essere statilegati da profondo affetto: neltestamento, il doge definiva lamoglie «amatissima et cordialissima

sorella la quale intutti li nostri travaglici è stata sempre dis o m m ac o n s o l a z i o n e ,refrigerio et aiuto».Le ceneri di Marinoe Morosina furonoriposte nella chiesadi san Giuseppe di

Castello, in un sontuoso mausoleoricco di marmi, statue, bronzi, dove,tra gli altri, un bassorilievo rievoca laconsegna della rosa. Il ricordo delladogaressa sopravvisse indissolubilm -ente legato alla memoria dei favolosifesteggiamenti, in cui Veneziaostentò tutto l’orgoglio della propriaricchezza; anche davanti alla suabara, un oratore ricordò conmalinconia quei momenti di felicità:«Illinc clamor, hinc silentium; illinclaetitia, hinc moeror; illinc ludi, hinclacrymae».

“La cerimonia della corona era

rara, fu rinnovatanonostante il parere

contrario deiSenatori anziani

“Grande sfarzo per la ‘ducissa’:in Canal Grande

un corteo discenograficheimbarcazioni

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Alibri

Il Gazzettino Illustrato 25

Aspetta sulla Fondamenta conimpassibilità, senza mostrare segni diimpazienza. E' curvo. Nelle spallesembra portare un peso grave,invisibile. Pare dolore. E' questo chesi avverte dal poeta Aldo Vianello,non lo si legge negli occhi chiari,perché questi sembrano indifferenti atutto. “Scrivo per abitudine e pernoia” dice con voce monocorde.

E' appena uscita la sua raccoltadi versi e prosa “Il silenzio è ungatto che mi dà ragione”, sua23esima pub blicazione dal 1964.Perché questo titolo?

Il gatto è il personaggio numerodue a Venezia, dopo il venezianoautentico - dice Aldo ridacchiando - Ilsindaco dovrebbe fare una campagnapresso i nativi a favore del felino, inuna città come questa, dove i topi e lepantegane fanno i loro comodi. Ilgatto è un filosofo per antonomasia,non può non essere il favoritodell'artista. Io e il gatto ci siamo capiti,perché non sono tanto diverso da lui.Non avremo mai ragione presso gliesseri superiori.

Chi sono questi esserisuperiori?

I cosiddetti esseri umani, no?Perché escludono tutti gli altri esseriviventi, il gatto, il cane, e quelli che

non la pensano come loro. In unambiente così ci sono nato, aPellestrina.

Ma Pellestrina non è un'isolafelice?

Felice si, tra i “normali”! Normalinel senso dei furbi, i ciarlatani, gliapprofittatori che pescano con le turbesoffianti, perché ci sono anche loro. Lìuno come me, era considerato “Loscemo del villaggio”.

Lo scemo del villaggio ècontrocorrente, non si uni forma,dice qualcosa di diverso dagli altri,no?

Lì non ho fatto altro checontrobattere, lottare con un passatoinvivibile, e la tanta fame nel tempo diguerra.

Eppure con le sue poesie èarrivato a conoscere e a farsistimare da un poeta come EzraPound. Come lo ha conosciuto?

Un caso fortuito, ero cosìinnamorato della Poesia, e avevoansia di conoscere gli addetti ai lavori.All'epoca, nel 1966, vivevo con la“mia promessa sposa”, una sopranoleggero di origine inglese che ebbi lafortuna di conoscere. A Spoleto leiaveva avuto l'occasione di cantare difronte a Ezra Pound non appenauscito dal periodo manicomiale: lo

conobbe e me lo fece conoscere a Venezia.

E come?Avevo preparato

un dolce, “il pane degliangeli”, e con la miapromessa sposa, andaia trovarlo. Pound erauna persona piuttostorestia, chiusa. Nonparlava mai il Poeta, edio soffro di una grandebalbuzie... Ci eravamotrovati! Mi espressicon poco, gli lasciai daleggere due mieilibretti di poesie,“Cuore ed abisso” e“Timoniere del sole”.Mangiò il dolce. Ilgiorno dopo mi regalòun suo libro. Lo ebbidalle sue mani, con unadedica: “Caro Aldo, mipiace l'onestà della tuapoesia, che riflette unanimo. Anch'io amoVenezia, ti augurofelicità”.

L'ha più vistodopo?

Ogni incontro erauna festa, da una parte e dall'altra. Gli occhi gli brillavano.Era una persona dritta, di carattere. Un grande capello, una

invitava spesso. Mi ricordo che mi regalò un suo cappottoe un paio di scarpe, aveva i piedi lunghi e la pianta larga,

così come la mia. Eramolto cordiale,affabile. Sono stati perme momenti moltobelli. Così cominciai adaffrontare la scrittura.

Fu quando uscì ilsuo primo libro“Timide passioni”?

Si. Nel 1964 AldoPalazzeschi mosse leacque, e tramite UgoFacco de Lagarda(poeta e romanziereveneziano, 1896-1982, ndr), av vertì ildirettore de “IlGazzettino” dell'epo -ca, Giuseppe Longo,e sul quotidianofecero un concorso.Gli artisti venezianidet tero una loro operaper la Galleria SantoStefano, il luogo dovesi trovavano edespone vano VirgilioGuidi, Felice Carena,Cadorin, De Chirico,Seibezzi. Era

condotta da Uccia Zamberlan, così gen tile,personaggio indispensabile per i veneziani. Si vendette

barba fluente, candida, i lineamenti marcati, da vecchiocow-boy. Una figura impressionante. Era più alto di me. Econ la mia promessasposa andavo spesso acasa sua a bere il tè.

E com'è che aquel tempo leidivenne cosìconosciuto?

Un vissuto che nonriuscivo a superare, unpassato che havanificato la volontà divincere una partita conme stesso. Trovavoconsolazione solo neibrindisi al serenosignore corona tod'uva. Avemmo unabambina, ce la tolsero,fu data in adozione intenera età. Il mioconforto è che hapotuto abituarsi ainuovi famigliari comefossero naturali.

Un dolore diffi ci leda superare. Lapoesia l'ha aiutata inquesto senso?

E certo, si! Il segno sarebbe stato maggiore. All'epocaconobbi Aldo Palazzeschi, andavo spesso a casa sua, avevauna casa a Venezia. Ne uscivo sempre allietato. Andavosempre a bere il caffè da Diego Valeri, anche lui mi

quasi tutto, all'epoca realizzai quasi un milione.

Un bell'aiuto. Manon ha mai smesso discrivere di solitu -dine. Anche se dasoli si può essere inbuona compagnia disé stessi!

Sono di tendenzasolitaria. Sono natosolo e morirò solo. Lasolitudine mi è indi -spensabile e di aiutoper scrivere, ma mipesa tantissimo. Puòessere altro, ovvia -men te. Con la solitu -dine si è padroni di séstessi e del propriotempo. Ma allo stessomodo ci si sente comeincapsulati, come unabottiglia che con tieneun messaggio, ma inalto mare, rimane là.In attesa che vengapescata da qualcuno.

La cito: “Però lapoesia mi ha fatto

uscire da un pugno disolitudine. Mi accompagna fin dove il tempo si faeterno”. Vuol dire che l'ha superata!

E' un'illusione questa. Come ogni felicità di questomondo. E' una preparazione per una buona fine.

Eppure l'ambiente venezia no lastima, e gode di tanti amici!

Il cosiddetto amore, affetto, nonsono altro che delle fonti troppo usatenel tempo, e proprio perché troppoconsumate, sono sinonimo di, miscuso del termine, noia.

Solitudine e noia. Da una parteall'altra. Cosa vorrebbe allora?

Il fatto è che il tempo non è affattoun galantuomo perché di solito passasenza dare all'anziano quella minimasoddisfazione che il silenzio bugiardorisolva tutto. Quella soddisfazione,non dico si possa trovare nellapreghiera, almeno il silenzio affine almovimento del fuoco, di unatempesta purificatrice, tabula rasa ditante nullità, tra le quali mi metto inprimo piano. Ecco, semplicemente,questo.

Ma allora, come definisce la suavita, un esercizio della scrittura?

La scrittura, non avrei dovutoneanche iniziarla. Un tipo come me ènato per fare della manovalanza. Hodovuto lasciare la scuola, per aiutaremio padre in barca, nel burcio, e miconsolavo come mi consolo adesso,ricordando quando andavo a velo, ovogavo, o spingevo la barca con laspalla, e io mi sentivo come unavventuriero, un personaggio da

fumetto. Ecco, in quel mondo io misono nutrito di avventure, e ciò mi haallontanato dal problema esistenziale,tipico dei miei compaesani, che silimitavano solo al proprio lavoro difatica. Io pensavo a leggere, ascribacchiare. Non potevofrequentare la scuola e miaccontentavo di quelle aule chedefinisco “di vento”. Quelle che hosempre considerate come dellecattedrali della Cultura e della Fede.Per poter scrivere ho dovutoaffidarmi non dico a Dio, ma almenoa suo Figlio, per poter rendermi piùaccettabile.

Prima di andare consegna deifogli: sono cinque paginette a righescritte a mano dalla calligrafia buona,semplice, un po' tremolante. “Michiamo Aldo. Il mio cognome suonacosì: Vianello. Sono nato a Pellestrina,provincia di Venezia. Ho settantadueanni, e la memoria un po' “ballerina”mi lascia spesso in balia dellapioggia...”. Brevi pensieri, riflessioni,il suo testamento. “Prevedo chemorirò con le tasche vuote e dirisorgere con la coscienza non leggera.Per me il tempo non è statogalantuomo...”. Noia, solitudini,malinconie, nelle “aule di vento”.Sono i dettagli di una vita.

Scrittori

Aldo Vianello visto da Francesca Saccani

UN CAFFÈ A SAN MARCO CON...

ALDO VIANELLOdi LIETA ZANATTA

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libri26 Il Gazzettino Illustrato

LA RAIA VENEZIA(Supernova)

VeneziaStory, collana minimalista dedicata alla Città e alle suetante voci, è diretta da GiovanniDistefano e Letizia Lanza.

Il secondo volume intitolato “LaRAI a Venezia (dai dischi incerati aivideoregistratori)” ripropone, pervoce di Virgilio Boccardi la storiadella sede lagunare dellaRadiotelevisione Italiana dalle originifino al suo ingresso trionfale a PalazzoLabia (che a breve verrò ceduto evedrà il trasferimento della Tv di Statoin una sede in terraferma, a Mestre). Aripercorrere anni di storia è uno deiprotagonisti: un giornalista che perquarant’anni, con professionalità edentusiasmo, dapprima col microfono,quando la Tv non era ancora nata, poicon la telecamera, ha seguito gliavvenimenti grandi e piccoli delVeneto, facendo anche rivivere tantipersonaggi, avventure e rubriche. Ilterzo volume della collana (in uscitaproprio in questi giorni) è “L'alberodella pittura veneziana. Il sentimentodel colore” di Renzo Rombolotto.

Virgilio Boccardi ha svolto tuttala sua carriera di giornalista alla RAI.È autore di molti documentari tra cui“I Gondolieri di Venezia”, “LaBasilica d'oro” e “Sull'ali dorate”.Ha pubblicato diversi libri tra cui“Arte di Toscanini”; “Il cimitero deidinosauri”; “Casanova, la fine delmio mondo”; “Vivaldi”.

Virgilio Boccardi Giuliano Pisani Federico BarbieratoGian Carlo Calza Zhu Di

Sergio Spolador & C. s.n.c.RECUPERO EDILIZIO E RESTAURO CONSERVATIVO

EDILIZIA CIVILE PRIVATA E PUBBLICAtel. 041 5242343

San Polo 2000/a Fax 041 244868630125 Venezia Cell: 3407035917Partita IVA 01546560275 [email protected]

“LA ROVINA DI VENETIA INMATERIA ‘DE LIBRI PROHIBITI”(Marsilio)

Dal 1628 al 1661 il libraioSalvatore de’ Negri e la sua bottega aSan Rocco, dietro il coro dei Frari,rimasero uno dei nodi di una fitta retedi scambi e commerci di libriproibiti. Per decenni Salvatore potévendere, noleggiare, prestare esmerciare testi messi all’Indice, e perdecenni il Sant’Uffizio veneziano lostette a osservare, raccogliendoinformazioni e denunce, ingrossandoun fascicolo processuale che avrebbechiuso solo nel 1661 con una blandacondanna. Sullo sfondo della storiadi un libraio come tanti, appaiono legrandi questioni della censura nelSeicento veneto: i generi e i titoli piùricercati, il ruolo dell’Inquisizione e isuoi limiti, i modi della circolazionedel libro proibito, le caratteristichedei lettori, le strategie dicomunicazione e l’intreccio costantefra pratiche di lettura e diffusione deitesti.

Federico Barbierato èricercatore di storia modernaall’Università di Verona. Fra le suepubblicazioni, “Libro e censure” (acura di), Milano, Edizioni SylvestreBonnard, 2002; “Nella stanza deicircoli. Clavicula Salomonis e libri dimagia a Venezia. Secoli XVII-XVIII”,Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard,2002; “Politici e ateisti. Percorsidella miscredenza a Venezia fra Sei eSettecento”, Milano, Unicopli, 2006.

I VOLTI SEGRETIDI GIOTTO(Rizzoli)

La Cappella degli Scrovegni diPadova è uno dei gioielli più preziosi epiù visitati del patrimonio artisticoitaliano: dopo molti anni di studi,Giuliano Pisani fa luce sui misteriracchiusi nei simboli e ci rivelasignificati nascosti. Negli affreschi dellaCappella Giotto dipinge figure vive, conuna nuova sensibilità dello spazio e untalento inarrivabile nell’uso del colore.Pisani ripercorre con la competenzadello studioso e con lo sguardoemozionato dell’osservatore la storiache si dispiega nei registri sovrapposti diimmagini. Il suo non è solo un saggiospecialistico, ma un viaggio nel tempo,per ricomporre i tasselli di un mosaicoche oggi possiamo leggere in mododiverso, decifrando il senso autenticodelle allegorie e superando, con unautentico colpo di scena, luoghi comuniantichi di 700 anni. La storia raccontatada Giotto non è semplicemente lavicenda di Cristo, ma è quella dellasalvezza dell’uomo: un progettocomplesso, che fa presupporre lapresenza, accanto all’artista, di unaguida, un raffinato teologo, di cui indiziodopo indizio ci verrà svelata l’identità.

Giuliano Pisani, ex assessore allaCultura del Comune di Padova, èprofessore di latino e greco al liceo “TitoLivio”. Da anni studioso degli affreschidella Cappella degli Scrovegni, hapubblicato diversi articolisull’argomento.

GENJIIL PRINCIPE SPLENDENTE(Electa)

Questo libro di Gian Carlo Calza, amille anni dalla stesura del “Racconto diGenji (Genji Monogatari)”, per opera diuna dama di corte, consente di tornaread “entrare in un mondo dove eleganza,bellezza e stile regnano sovrani”. Levicende dell’erede al trono raccontatenella prima versione hanno avuto uneffetto dirompente nella cultura dell’e -poca, fino ai giorni nostri. La societàdella capitale imperiale Heian (Kyoto), èchiusa e nasconde la realtà della corte. Sisvolge qui la storia del principe Genji,luminoso per intelligenza, bellezza,cultura e raffinatezza. L’autore descrivecon argomentazioni originali la culturache vi è sottesa, “frutto di una perfettafusione tra l’approccio più speculativosino-indiano del buddhismo, con lastruttura politico-sociale, d’originecinese, del confucianesimo, masoprattutto la religiosità shintoista,quindi autoctona e primigenia, dellanatura”.

Gian Carlo Calza , docente diStoria dell’arte dell’Asia orientaleall’Università Ca’ Foscari di Venezia, èstato il curatore delle più importantirassegne dedicate al mondo orientalerealizzate in Italia. Si ricordano"Hokusai. Il vecchio pazzo per lapittura", allestita al Palazzo Reale diMilano nel 1999, e la rassegna“Giappone. L’essenza della bellezza”presentata lo scorso ottobre dallaFondazione Giorgio Cini.

pagina a cura di

Shaula Calliandro

L'ANIMADI VENEZIA(Marsilio)

Il volume raccoglie circa 180opere fotografiche realizzate confotocamera digitale nell’arco di treanni dall’artista cinese Zhu Di, checolgono nelle acque cangianti deicanali veneziani forme e colori,suggestioni e rimandi che vannodalle linee e figure tipichedell’arte moderna, a immaginiastratte, quasi eteree più vicineall’estetica della non-forma ditradizione orientale.

L’acqua di Venezia, specchiodella sua anima, si presta docile aquesti giochi e “citazioni”artistiche, sciogliendo la realtà incaleidoscopiche rappresentazionie rivelandosi fonte inesauribile diimmagini, ma anche potenzacreatrice, l’attimo del mutevolegioco di riflessi si fondenell’eternità del fluire dell’acqua,elemento principe della città.

Zhu Di, ceramista e fotografo,è nato a Hefei (Cina centrale) nel1969, vive a Venezia dal 1992, matrascorre lunghi periodi in Cinaper la creazione di porcellane eceramiche artistiche, pressoJingdezhen, uno dei più famosicentri internazionali di produzionedella ceramica.

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È

oltreLagunaIl Gazzettino Illustrato 27

R.I.S. via Elettricità, 5 - 30175 Marghera MESTRE - Tel. 041.5383176 - Fax 041.5383172 - [email protected]

La società RIS s.r.l. opera da vent’anni in Venezia centro storico e terraferma

È stata progettata per essere lapiù ampia ed organica mostra che siamai stata dedicata ad AntonioAllegri, l’artista meglio noto comeCorreggio, quella che si svolge sinoal 25 gennaio alla Galleria Nazionaledi Parma.

L’esposizione emiliana, curata daLucia Fornari Schianchi (CatalogoSkira), rappresenta senza dubbio intutta la sua grandezza l’artista che,insieme a Raffaello, Leonardo,Michelangelo e Tiziano, costituisceil vertice del Rinascimentonell’ambiente artistico italiano edeuropeo. Un maestro capace dicondizionare, grazie al suo genio,molti pittori fino all’epoca barocca.

Nelle sale della galleria eall’interno del Teatro Farnese èconcentrato un insieme delle opere“trasportabili” più significative delCorreggio, tratte dai musei di tutto ilmondo. Il percorso espositivo, poi, èreso maggiormente affascinantedalla possibilità di ammirare, negliimmediati dintorni, i tre capolavoriassoluti dell’artista: i sontuosi cicliaffrescati nella Cupola dellaCattedrale, quelli nelle due cupoledel Monastero di San GiovanniEvangelista e il sublime insiemerappresentato dalla Camera Badessain San Polo. Infatti la mostra èorganizzata in modo da poter visitare“da vicino” anche le opere nellechiese di Parma, salendo sino allacupola della Cattedrale e a quella diSan Giovanni, grazie a speciali

Da sinistra: “Madonna di S.Girolamo”, Parma, Galleria Nazionale;“Venere con Mercurio e Cupido”, Londra, National Gallery

impalcature che sono state allestiteper l’occasione, offrendol’opportunità di apprezzare appienoe nei dettagli questi straordinaricapolavori.

Attraversare tutto il percorsodella mostra, dalla GalleriaNazionale sino alla Camera Badessa,significa lasciarsi trasportare dalseducente “Pittore della luce”, chestupisce per quel continuo passaggiodi registro dal sacro al profano, cheattrae l’osservatore con ladelicatezza dei tratti, con lalimpidezza dei colori e con la graziache traspare delle immagini. Perapprezzare meglio il contesto storicoin cui operò il Correggio, vieneanche proposto un itinerario allascoperta delle superbe opere di varimaestri del Rinascimento: lameravigliosa Camera d’Oro delCastello di Torrechiara e la Cameradi Diana nel castelli di Fontanellato.

Il progetto scientifico è statopensato prevedendo diverse sezionidedicate ad analizzare e illustrarecompiutamente la formazionedell'artista: ripercorrendo lo sviluppodel profilo umano accompagnato dauna maturazione artistica e ilrapporto di Correggio con la culturae gli artisti del suo tempo, per offrireil più possibile una presentazionecompleta delle sue opere, oltre cheuna visione articolata dellapersonalità dell’Allegri.

Lucio Maria D’Alessandro

CORREGGIO, IL PITTORE DELLA LUCE

La mostra“CORREGGIO”

Parma - Galleria Nazionale - Camera della Badessa in San Paolo -Monastero di San Giovanni Evangelista - Cattedrale

Apertab fino al 25 gennaio 2009

Biglietto completo (Mostra, Camera di San Paolo, Cupola della Cattedrale,Cupola di San Giovanni Evangelista):intero € 15,00 - Ridotto € 12,00 - Speciale scuole € 6,00

Per info orari: [email protected] o 199.199.111

Antonio Allegri detto Correggio, Cupola del Duomo di Parma

Parma

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LA NOVITÀ DELLA NAVIGAZIONE FLUVIALE

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