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L'arte nelle corti del Trentino.
Ricerca storico artistica e valorizzazione sul web
sito web a cura di
Jacopo D'Andreamatteo
IL CICLO DI TRISTANO E ISOTTA
Il secondo locale della Casa d'Estate è dedicato a Tristano e Isotta. La prima cosa che risalta
all'occhio del visitatore è la tecnica della terra-verde1 con cui sono realizzati gli affreschi. La storia
si articola in una struttura particolare ce non prevede riquadri come nel caso di Garello, ma sono
pensate direttamente in primo piano. I collegamenti tra una scena e l'altra sono dati dai gesti dei
personaggi, quasi si trattasse di un fregio continuo che ininterrottamente sviluppa il racconto: «il
ciclo pittorico pare un tappeto istoriato che copre la zona superiore della parete.»2
La fonte narrativa del ciclo pittorico in questione si basa sul poema epico di Gottfried von
Straßburg3, uno dei poeti tedeschi più conosciuti del XIII secolo che ha legato la sua fama a Tristano
e Isotta, il tema letterario più rappresentato iconograficamente nel Medioevo. L'autore dell'affresco
utilizza il testo di Gottfried, molto conosciuto nell'ambiente, per creare un'opera che sia in armonia
con le esigenze del committente alla ricerca di modelli in cui identificarsi, pronto a tutto pur di
salire la scala sociale. Infatti la storia d'amore a lieto fine tra Tristano e Isotta viene lasciata da parte
per far spazio all'immagine dell'eroe impavido e fedele – come accade nel ciclo di Garello – pronto
a tutto pur di rispondere ai propri principi.
La storia vede il regno di Cornovaglia succube delle violenze del regno d'Irlanda al quale è costretto
offrire annualmente un tributo di giovani vite, tributo riscosso da Moroldo, figlio del re irlandese.
Tristano, nipote di re Marco di Cornovaglia, vuol liberare la propria terra da tali atrocità e sfida
Moroldo in combattimento sconfiggendolo; ma nel duro scontro rimane ferito dalla spada
avvelenata dell'avversario: «Tristano lascia allora la corte dello zio, che pur lo ama come un figlio,
che ha allevato, educato, istruito: si allontana perché avverte pesare su di sé un avverso destino che
è giù implicito in quel nome Tristano, il giovane triste, l'eroe perseguitato dalla sfortuna.»4
Spinto da una nave fino alle coste irlandesi, il giovane eroe viene curato dalla nipote di Moroldo,
Isotta, esperta di arti magiche e mediche. Tornato in Cornovaglia, Tristano viene subito incaricato
da re Marco di cercare la fanciulla cui appartiene il capello biondo che un uccellino ha fatto cadere
ai suoi piedi poiché, innamoratosi del colore, vuole sposarne la proprietaria. Ripartito, Tristano
scopre che il capello appartiene propria ad Isotta e riparte verso la Cornovaglia insieme alla
1 I disegni vengono eseguiti in nero su uno sfondo verde scuro per poi essere lumeggiati con il colore bianco, in modo tale che la pittura risulti fortemente contrastata fra il chiaro e lo scuro come avviene nella grisaille. Nel caso del ciclo della Casa d'Estate alcuni particolari, come i visi o le ferite che sanguinano presentano velature con altre tinte.
Cfr. C. Maltese (a cura di), Le tecniche artistiche, Milano, Mursia, 2005, pp. 401-403 e K. Domanski, M. Kreen, I cicli profani nella Casa d'Estate, op. cit., pp. 132-133.
2 K. Domanski, M. Kreen, I cicli profani nella Casa d'Estate, in Comune di Bolzano (a cura di), Castel Roncolo. Il maniero illustrato, Athesia, Bolzano, 2000, pp. 132-133.
3 Per un approfondimento sulla vita del poeta si consulti il seguente link: <http://www.treccani.it/enciclopedia/gottfried-von-strassburg_%28Enciclopedia_Italiana%29/>
4 D. Novacco (a cura di), Dei, eroi e cavalieri dell'età medievale, in Miti e Leggende del Medioevo, Gherardo Casini editore, Roma, 1976, pp. 234-235.
giovane, ma per sbaglio i due protagonisti bevono il filtro d'amore donato dalla madre di Isotta alla
figlia al fine di farla innamorare del re: «È amore passionale, fatto di carne e di sensi eccitati, amore
che non conosce rischi, non conosce pudori, non conosce sanzioni morali.»5
Le nozze tra Isotta e Marco vengono celebrate ma la notte il re si accorge di giacere con Brangania,
l'ancella di Isotta, la quale nel frattempo sta consumando il suo amore con Tristano; nonostante le
precauzioni Marco li sorprende e li scaccia dalla reggia costringendo i due amanti a vivere solitari
nella foresti di Morrois dove un giorno vi capita proprio il re per una battuta di caccia e sorprende i
due addormentanti:
Dormono l'uno accanto all'altra, separati da una spada collocata tra i due corpi, quasi a impedire che si cerchino
peccaminosamente. Il re si commuove di fronte allo spettacolo cui assiste e, senza svegliarli, lascia il segno
inequivocabile della sua presenza e dell'implicita disposizione al perdono nei confronti di Isotta. Ciò che, difatti,
avviene. Marco riconduce con sé Isotta la bionda e bandisce dalla corte Tristano che va esule nell'Armorica (una
regione della Bretagna francese).6
Perduta l'amata, Tristano escogita vari espedienti per rivedere Isotta, ma tutti falliscono, tanto che si
rassegna e sposa la figlia del duca di Armorica la cui somiglianza con la precedente amante, nonché
il medesimo nome, per un attimo sembrano dargli pace, ma così non è. Tristano viene ferito
gravemente durante una spedizione e, come per la ferita inferta da Moroldo, solo le mani di Isotta la
bionda possono salvarlo. Così fa inviare una alla ricerca della fanciulla la quale, se acconsentirà ad
accorrere l'amico, la nave, al ritorno, isserà la bandiera bianca; se rifiuterà alzerà bandiera nera. La
moglie di Tristano, vigilante sul marito, vedendo la vela bianca in lontananza e spinta dalla gelosia
annuncia che in realtà la vela è di colore nero. Tristano muore nel dolore così come Isotta che,
trovando l'amico morto, cade al suo fianco.
La prima scena conservata è la lotta di Tristano contro Moroldo (fig. 1), concentrata tutta sulla
vittoria del protagonista che su uno sfondo di rocce si erge contro il suo nemico brandendo la spada
in un'estrema torsione del corpo per calare il colpo mortale sull'avversario. Seguono due episodi
incentrati sulla navigazione, separati dagli spuntoni rocciosi: nel primo (fig. 2) Tristano si trova
vicino l'albero di una nave mentre un mozzo suona il corno indicando con la mano l'arrivo alla città
sulla destra. Sulla prua un giovane porge al protagonista un calice,7 particolare che chiarisce che si
tratta del viaggio in Irlanda per chiedere la mano di Isotta per conto di re Marco; nella seconda
scena di navigazione Tristano si trova sempre vicino l'albero maestro pronto a sbarcare sulle coste
dell'Irlanda:
5 D. Novacco (a cura di), Dei, eroi e cavalieri dell'età medievale, op. cit., p. 235.6 Ivi, p. 236.7 Il calice sarà usato da Tristano per trattare col maresciallo del re che gli permetterà di sbarcare indisturbato sulle
coste irlandesi.
Come si evince dal testo del poema, ambedue le sene si riferiscono al secondo viaggio di Tristano in Irlanda.
Tuttavia Tristano, nel componimento di Gottfried von Straßburg, dopo aver vinto Morolt [Moroldo] ed essere
tornato alla corte di suo zio Marco, intraprende un viaggio verso l'Irlanda ancor prima della seconda traversata
effettuata per chiedere la mano di Isotta. Egli decide di compiere tale primo viaggio poiché la ferita inflittagli nel
duello non si vuole rimarginare ed egli sta lentamente morendo; ricordandosi che Morolt gli aveva predetto che la
sola in grado di guarirlo sarebbe stata sua sorella, la regina madre Isotta, Tristano aveva preso la decisione di
recarsi segretamente in Irlanda. Là […] era stato ricevuto dalla regina madre che l'aveva guarito, e cosi aveva
potuto tornare sano e salvo in Cornovaglia. Questo primo viaggio […] non compare nel ciclo pittorico di Castel
Roncolo, dove dalla vittoria su Morolt si passa direttamente al secondo viaggio in Irlanda […]8
Fig. 1
Tristano si scontra con Moroldo
8 K. Domanski, M. Kreen, I cicli profani nella Casa d'Estate, op. cit., pp. 133-136.
Il momento culminante si ha con il combattimento con il drago (fig. 3), soggetto dell'episodio
seguente; Tristano sconfigge il mostro mozzandogli la lingua in segno di trionfo in una posa che
ricorda dei modelli iconografici riscontrabili nelle rappresentazioni di Sansone che sconfigge il
leone, come nella Fontana Maggiore di Perugia, opera progettata tra il 1275 e il 1278 da Giovanni e
Nicola Pisano.
Fig. 3
Tristano lotta contro il drago
Sulla parete est della stanza, Isotta accompagnata da alcuni personaggi tra cui la madre della
principessa, si prende cura di Tristano svenuto (fig. 4): Isotta solleva il corpo dell'eroe, inerte
accanto la spada e un guanto mentre la regina madre toglie si occupa dell'elmo che porge ad un altro
personaggio. Il rimando diretto va al modello iconografico cristiano, in particolare si fa riferimento
alla deposizione di Cristo, perciò lo svenimento di Tristano e la compassione delle donne che si
radunano attorno a lui manifestano un qualcosa di sacrale.
Fig. 4
Tristano svenuto viene curato da Isotta
L'episodio successivo si svolge in un interno e sintetizza diversi momenti (fig. 5): in primo luogo si
vede Isotta impugnare ed esaminare una lama alle spalle di Tristano immerso in una tinozza per il
bagno poiché ha scoperto che l'eroe ha ucciso suo zio Moroldo e dunque vuole vendicarsi. Il
momento successivo vede sempre come protagonista Isotta intenta a colpire Tristano supplicante
con la spada, anche se l'intervento del personaggio a fianco della principessa ne trattiene l'impeto.
Fig. 5
Isotta minaccia Tristano supplicante
L'ultimo momento vede la partenza della promessa sposa verso la Cornovaglia, accompagnata dalle
trombe che si sollevano dal castello. Sulla nave Tristano e Isotta bevono il filtro d'amore (fig. 6)
scambiandolo per vino mentre al centro Brangania accortasi dell'errore, butta in mare la coppa.
Fig. 6
Tristano e Isotta bevono il filtro d'amore
La scena seguente raffigura l'omaggio di un vassallo nei confronti di Isotta appena sbarcata (fig. 7);
è presente anche re Marco, identificato da una scritta, dalla corona e dal manto regale. La nuova
regina accetta il giuramento di fedeltà del vassallo stringendo la mano dell'uomo, il quale tiene alta
la spada in segno di devozione. L'importanza di questa scena è data dall'atto giuridico che: «[…]
mediante due precise formule iconografiche, vale a dire l'atto di vassallaggio e la spada sollevata
[…] sottolinea la posizione di Isotta in quanto nuova regina del paese.»9
Fig. 7
Isotta sbarca in Cornovaglia e le viene reso omaggio
9 K. Domanski, M. Kreen, I cicli profani nella Casa d'Estate, op. cit., p. 142.
L'ultima scena (fig. 8) tocca il tema della lealtà e vede al centro la riconciliazione tra Isotta e
Brangania, in un'impostazione che ricorda il tema della Visitazione tra la vergine Maria ed
Elisabetta, madre di Giovanni Battista; anche in questo caso vengono sintetizzati più momenti nello
stessa scena, sullo sfondo infatti si svolge l'intera vicenda: Isotta incarica due sicari di uccidere la
damigella per paura che possa confessare l'adulterio; a prova dell'omicidio i due avrebbero dovuto
portare la lingua della vittima. I sicari, provando pietà per Brangania, la risparmiano lasciandola
sola nel bosco (come si può vedere in alto a destra della scena) e tornano dalla regina con una
lingua di cane. Isotta, capendo che la lealtà della damigella avrebbe superato la paura della morte, si
pente e, dopo aver saputa dai sicari che in realtà Brangania è ancora viva, si riconcilia con
l'abbraccio centrale.
Fig. 8
La riconciliazione tra Isotta e la damigella Brangania
La letteratura arturiana, e in generale cavalleresca, ebbe grande diffusione in tutta Europa durante il
Medioevo attraverso due centri di creazione: la corte inglese di Enrico II il Plantageneto (1133-
1189) e la corte francese di Maria di Champagne (1145-1198); nel nord Italia, in particolare per
quanto riguarda i castelli del Trentino Alto Adige, l'influenza tedesca è predominante dopo la rapida
diffusione delle opere letterarie inglesi adattate e tradotte al gusto dei nobili dell'area germanica:
A partire dalla fine del s. XII e inizio del s. XIII vennero tradotti in tedesco un buon numero dei romans di Chrétien
de Troyes, proprio quelli le cui avventure cavalleresche avevano finito per creare un nuovo modello letterario:
Hartmann von Aue [...] adatta (e amplia) Érec et Enide (Erec) e il Chevalier au Lion (Iwein); Wolfram von
Eschenbach [...] rielavora completamente il Conte du Graal (Parzival), ampliandolo fino a raggiungere i 24.810
versi. Altrettanto dicasi per quanto riguarda alcune versioni delle leggende di Tristano.10
Castel Roncolo si inserisce pienamente tra i castelli a tema cavalleresco nella regione trentina,11 a
giustificazione del fatto che un ideale tanto nobile quanto colmo di principi morali era più che mai
vivo nell'immaginario dei signori e dei ricchi borghesi dell'epoca, le cui dimore svolgevano un ruolo
di rappresentanza e si identificavano come centri culturali e di testimonianza delle passioni di chi li
abitava; il nobiluomo doveva essere un raffinato conoscitore delle arti letterarie, musicali e
pittoriche oltre a saper intrattenere i propri ospiti facendo loro ammirare le decorazioni delle sale su
cui veniva riflessa la cultura e il gusto del proprietario.
Nel Medioevo la letteratura non è indipendente, è un arte su commissione, sono i mecenati a fornire
i materiali ai poeti; in particolare la letteratura cortese doveva rappresentare chi l'aveva
commissionata e attraverso questa si formarono dei modelli aristocratico-figurativi ai quali si
ispirava la nobiltà del tempo al fine di innalzare la propria condizione sociale:
Ciò vale anche per la famiglia Vintler, che nel 1385, quando entrò in possesso di Castel roncolo, non si poteva dire
in alcun modo parte di quella nobiltà tradizionale rappresentata da mecenati e cortigiani sensibili alla musa
poetica. […] i Vintler si trovarono sì ad essere una famiglia ricca ed influente, non da ultimo grazie all'attività
finanziaria […] Nondimeno per il pubblico a cui tradizionalmente si rivolgeva la letteratura cortese e per i suoi
mecenati – l'antico ceto principesco e nobiliare – rimanevano senza dubbio degli arrampicatori sociali,
economicamente certo molto potenti, ma sul piano sociale null'altro che semplici homini novi.12
10 C. Demattè, J. M. L. Megías, Immagini di dame e cavalieri: affreschi cavallereschi ed arturiani in Trentino Alto Adige, <http://eprints.ucm.es/11605/1/02._Dematt%C3%A8-Megias.doc.pdf>, p. 18.
11 A titolo di esempio si propongono altri tre contesti in cui sono conservate pitture a tema cavalleresco: Castel Rodengo in Alto Adige presenta un ciclo di affreschi che hanno come tema Iwein il cavaliere del leone, ispirato al poema cavalleresco del XIII secolo di Chrétien de Troyes; Palazzo Nero a Coredo in provincia di Trento la cui Sala del giudizio ospita un ciclo di affreschi dedicato alla leggenda di Genoveffa e Sigfrido e di cui si parlerà nel prossimo paragrafo; Castello di Sabbionara ad Avio nella Vallagarina (provincia di Trento) dove sono conservati affreschi allegorici sull'amore e sulle arti della guerra necessarie alla formazione di un cavaliere.
12 N. H. Ott, La letteratura cortese tra testo ed immagine: l'orizzonte letterario dei Vintler, in Comune di Bolzano (a cura di), Castel Roncolo. Il maniero illustrato, op. cit, p. 311.