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Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 26/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB - Roma la san in Italia Periodico della Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli - 6/2009 V incenzo Campo Famiglie 2009 I giorni di Benedetto XVI I bambini “invisibili” L’Anno giubilare Vincenziano

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Società di San Vincenzo De Paoli - 6/2009Vincenzo

Campo Famiglie 2009

I giorni di Benedetto XVI

I bambini “invisibili”

L’Anno giubilare Vincenziano

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La San Vincenzo in Italiagiugno ’09

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LA SAN VINCENZO IN ITALIAPeriodico della Federazione Nazionale

Società di San Vincenzo De Paoli

Anno XXX - n. 6 giugno 2009

Proprietà e EditoreSocietà di San Vincenzo De Paoli

Consiglio Nazionale ItalianoVia della Pigna, 13/a - 00186 Roma

Direttore responsabileMarco F. Bersani

Comitato di redazioneFrancesco Canfora, Cesare Guasco, Pier Giorgio Liverani,

Pier Carlo Merlone, Giuseppe Sicari, Paola Springhetti,Giancamillo Trani (referente per la Campania)

Hanno collaborato a questo numeroGiovanni Battista Bergesio, Marco Bétemps,

Laura Bosio, Michela e Luca Campestre, Cristina Conti,Cesare Guasco, Claudio Messina, Gianpietro Olivetto,

Massimiliano Orlandi

Redazione di RomaVia della Pigna, 13a - 00186 RomaTel. 066796989 - Fax 066789309

www.sanvincenzoitalia.ite-mail: [email protected]

Progetto editorialeMarco F. Bersani

Grafica fotocomposizione e fotolitoAdel Grafica srl

Vicolo dei Granari, 10a - 00186 RomaTel. 0668823225 - Fax 0668136016

StampaNuova Editrice Grafica srl

Via Francesco Donati, 180 - 00126 Roma Tel. 065219380 - Fax 065219399

RegistrazioneTribunale di Milano n. 103 del 1.3.1980

Una copia € 1,50Contributo ordinario € 10,00

Contributo sostenitore € 25,00Versamenti su c/c postale n. 98990005

intestato a “La San Vincenzo in Italia”Via della Pigna, 13/a - 00186 Roma

Chiuso in redazione il 11 giugno 2009

Il numero precedente è stato consegnatoalle Poste per la spedizione il 29 maggio 2009 Ai sensi della legge n. 675/96 (tutela dati personali) si garantisce la massima riservatezza

dei dati personali forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancella-zione, o di opporsi al trattamento dei dati che li riguardano, scrivendo a: Società di San Vin-cenzo de Paoli Via della Pigna, 13/a - 00186 Roma

In copertina:Marina di

Massa.Foto di famigliadei partecipanti

al “5° CampoFamiglie”

(tutte le foto delCampo sono di

Salvatore LoTufo)

3 EditorialeComunicare. Cosa. A chi di Marco Bersani

4 Primo pianoTerra Santa. I giorni di Benedetto XVI di Gianpietro Olivetto

7 L’inchiestaI bambini “invisibili” di Claudio Messina

9 Campo FamiglieLa famiglia cristiana in una società multietnicadi Michela e Luca CampestreCronaca dell’incontro con i musulmani di Massimiliano OrlandiHanno scritto

14 L’evento2010. Anno giubilare vincenziano di Marco Bétemps

17 Spazio (ai) giovani!L’amore al femminile di Cristina Conti

18 SpiritualitàSan Vincenzo. Un Santo provocatore di Giovanni Battista Bergesio

20 Campagna NazionaleAnalfabetismo e Alfabetizzazione di Laura BosioUn “passe-partout” intrigante di Claudia Nodari Gorno

23 La San Vincenzo in Lombardiaa cura della Redazione Lombarda

26 La San Vincenzo nel Veneto e Trentinoa cura della Redazione Veneta

28 La San Vincenzo in Piemonte e Valle d’Aostaa cura della Redazione Piemontese

29 Notizie dalla San Vincenzo e dal mondo

31 Pensieri & ParoleQuel volto

32 La bachecaLa Fondazione compie dieci anni di Cesare GuascoConsulta ecclesiale.VI censimento nazionaleL’emergenza educativaCEI. Prestito della speranza

Associata USPIUnione StampaPeriodici Italiani

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editoriale

ComunicareCosa. A chiIl 24 maggio scorso la Chiesa ha celebrato la Giornata mondiale delle

comunicazioni sociali. Un eccellente spunto per riflettere anche sullacomunicazione “sociale” della nostra rivista nazionale.Anni fa il Consiglio Nazionale della San Vincenzo indicò nella

“comunicazione”(insieme alla “formazione”) l’obiettivo strategico da perseguirecome prioritario. L’entusiasmo e i buoni propositi di quella storica riunione(eravamo nella seconda metà degli anni ‘90) si inaridirono presto nel percorso“carsico” tipico vincenziano. Nonostante ciò, La San Vincenzo in Italia haproseguito il suo cammino. Oggi entra nelle case di quasi tutti i vincenziani edunque una riflessione giunge a proposito.

Comunicare “COSA”? Sulla IV di copertina è da sempre evidenziata la lineaeditoriale della rivista: “diffondere la cultura vincenziana, aiutare a leggere isegni dei tempi, essere strumento di collegamento di tutte le realtà societarie,concorrere a realizzare l’unità societaria”. Va da sé, con particolare attenzionealla cultura cattolica, come si addice ad una Associazione fondata dal cattolicobeato Federico e che si professa formata da laici cattolici. A questa linea larivista si è sempre attenuta, pur nel rinnovamento finalizzato a rendere piùattraente la lettura e la comprensione degli argomenti trattati.

Missione compiuta? Direi proprio di no. Proprio in riferimento allacomunicazione “sociale” citata all’inizio dell’editoriale. La rivista, infatti, hamantenuto un taglio informativo/formativo rivolto prevalentemente all’internodella propria Associazione. Sovente Consigli e Conferenze premono percomparirvi. Inviano corposi articoli e lunghe relazioni autocelebrative. E puressendo tutto ciò che è inviato alla redazione degno di attenzione e dipubblicazione (come di fatto avviene nei limiti degli spazi disponibili), si rimanepur sempre nell’ambito dell’informazione interna. Utile anch’essa certamentecome testimonianza, ma che ha poco o nulla a che fare con la “comunicazionesociale”.

Mi spiego e qui entra in gioco il comunicare “A CHI”. Un’Associazione dallatradizione gloriosa come la San Vincenzo penso non possa svolgere“comunicazione” solo al proprio interno. Tanto meno ritenere di fare“comunicazione sociale” soltanto attraverso informazioni sulle proprie attività,basate più sulla testimonianza di quanto si “fa”, piuttosto che sulle “esigenzesociali” che da quelle attività scaturiscono o che le hanno fatte scaturire.

In questa situazione, a chi spetta fare “le grandi cose”? È la domanda postadal confratello torinese pubblicata sul numero scorso della rivista a pag. 31.Ebbene, sono certo che se i Coordinamenti Regionali ed i Consigli Centrali siunissero e si organizzassero per accertare e approfondire i grandi problemi dellepovertà riscontrati dalle proprie Conferenze nelle visite a domicilio, le grandiingiustizie alla loro base, le grandi istanze dei poveri, e ne facessero oggetto di“comunicazione” nelle forme più ampie possibili, sicuramente la“comunicazione” della San Vincenzo acquisterebbe quella caratteristica “sociale”che oggi è marginale o nulla. Acquisterebbe quel ruolo rilevante (eventualmenteanche di denuncia) nei riguardi dell’opinione pubblica, delle istituzioni e dellapolitica, in grado di avviare quel percorso virtuoso, indicato dal nostro fondatoreFederico Ozanam, che mira ad andare alla radice delle povertà, a fareeffettivamente “le grandi cose”. Sarebbe anche la splendida occasione per dareconcretezza al mitico tema di “Dare voce ai poveri”! ■

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La sosta al Monte Nebo, dove Mosè vide la terra promessa. L’ulivo, piantato assieme alpresidente Peres. La visita allo Yad Vashem, il memoriale della shoah. L’incontro con ilgran muftì, nella spianata delle moschee e poi il raccoglimento nella Cupola della

Roccia, da cui Maometto ascese al cielo, il più antico monumento islamico. La messa aBetlemme, con alle spalle il muro divisorio, e la sosta al campo profughi di Aida. La pre-ghiera, in silenzio, davanti alla parete occidentale del tempio e il messaggio, con l’invoca-zione di pace, deposto tra le fessure del muro del pianto. La sosta al Cenacolo, e quella,in ginocchio, al Santo Sepolcro, sulla tomba vuota di Gesù. L’incontro con i cristiani di Am-man (capitale giordana e di tolleranza) e la visita alla moschea Al-Hussein, tra i più impo-nenti luoghi di culto musulmani al mondo. La messa nella valle di Josafat, quella del giudi-zio finale….

Sono le immagini salienti, le tappe più significative del viaggio del Papa tedesco inGiordania, Israele e Territori Palestinesi. Un pellegrinaggio alle radici del cristianesimo, del-l’ebraismo e dell’islam, dove tutto è cominciato. Viaggio nella storia e nel tempo. Viaggio inuno spazio, che resta il più conteso al mondo; dalla politica ma anche dalle etnie e dallefedi. Per Benedetto XVI, trentatré appuntamenti pubblici e ventotto discorsi, in una realtàcomplessa e conflittuale, in cui si intrecciano, drammaticamente, questioni religiose e poli-tiche. Sotto questo profilo, gli otto giorni del Papa in Terra Santa sono stati una lezione direalismo e al tempo stesso di impolitica.

Ovunque Benedetto XVI ha indicato strade e dato risposte concrete, partendo però dauna visione biblica, leggendo l’attuale situazione alla luce delle Scritture. E questo, sia sulfronte umanitario sia su quello diplomatico, sul fronte interreligioso come su quello ecu-menico. Ha cercato, Ratzinger, di interpretare i bisogni di oggi, schierandosi dalla parte deipiù deboli, sollecitando la comune responsabilità delle grandi fede monoteiste, ribadendoil legame inscindibile con l’ebraismo, proponendo al mondo islamico un’alleanza di civiltàbasata sul dialogo e sul concetto di razionalità proprio di ogni vera religione (per lui è es-senziale il rapporto fede-ragione).

UN VIAGGIO PRECEDUTO DA MINACCEEra, è stato, un viaggio difficile. Preceduto dalle minacce degli integralisti e accompa-

gnato dalle polemiche. Benedetto XVI sapeva che ogni gesto, ogni sua parola sarebbe

Terra SantaI giorni di Benedetto XVI

Una lezione direalismo e al tempostesso di impolitica

nella cronacagiornalistica di unevento di portata

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Nelle foto: in alto asinistra, BenedettoXVI parla allo YadVashem. A destra,la “papamobile”costeggia il muroinnalzato da Israele.In basso, folla nellaspianata della Valledi Josafat in attesadella Messa. (foto Avvenire)

passata sotto la lente d’ingrandimento, avrebbecomportato analisi spietate, soprattutto da parteebraica. Arrivava, il Papa bavarese, con sulle spalleil pesante fardello delle critiche (strumentali) sulnazismo. Metteva piede in Israele, sulla scorta diuna solida diffidenza, le cui radici si trovano nellabiografia di Ratzinger (la coscrizione obbligatoria inun reparto non combattente della Hitlerjugend, se-guita peraltro dalla diserzione e dalla prigionia diguerra) e che si alimenta di recenti polemiche: lascomunica al vescovo lefebvriano negazionista Wil-liamson; la liberalizzazione della messa in latinocontenente la preghiera del venerdì santo per laconversione dei giudei (in verità modificata dallostesso Ratzinger per venire incontro proprio agliebrei); il sostegno alla causa di beatificazione diPio XII, accusato, ingiustamente, d’aver taciuto sugliorrori del nazismo e sull’olocausto (quando invece,con la sua azione sotterranea e con le indicazionifornite alle strutture ecclesiastiche, contribuì a sal-vare centinaia di migliaia di ebrei).

Il mondo ebraico – che sembra avere ancoratanta nostalgia dei gesti, delle parole, del carisma edella personalità emozionale di Karol Wojtyla – l’at-tendeva dunque al varco. E come ci si aspettava,Benedetto XVI ha parlato con chiarezza della sho-ah, ma ha tralasciato gli aspetti storici e politici,prediligendo il taglio spirituale, biblico, a tratti poe-tico. La condanna dell’olocausto e del negazioni-smo è stata totale, soprattutto nei discorsi d’arrivoe di commiato, all’aeroporto di Tel Aviv, quando ilPapa ha ricordato i 6 milioni di morti innocenti,«brutalmente sterminati sotto un regime senza Dioche propagava un’ideologia di antisemitismo eodio» e quando ha ribadito che «quello spaventosocapitolo della storia non deve essere mai dimenti-cato o negato». Allo Yad Vashem però, Ratzinger nonha citato la sua infanzia in Germania, non ha parla-to espressamente del nazismo, non ha ripetuto il“mea culpa” di Giovanni Paolo II. E non da tutti èstato capito. Al memoriale della shoah, BenedettoXVI ha preferito svolgere una riflessione originalesul nome di tutte le vittime, di allora e di sempre,sin dal tempo di Abele. «Qui si ricordano – ha detto– nomi indelebili, perchè custoditi nella memoria

degli uomini e in Dio. Nomi che nella Bibbia coinci-dono con la persona e la missione di ogni creatu-ra». Dalla riflessione sulla shoah il Papa ha volutotrarre inoltre un motivo in più di riappacificazionetra cristiani ed ebrei. E per fare questo, è ricorso alsimbolo dell’ulivo. «Quelle buie memorie – ha affer-mato – devono rafforzare la nostra determinazionead avvicinarsi ancor più gli uni agli altri, come ramidello stesso ulivo, nutriti delle stesse radici e unitida amore fraterno». All’ulivo, simbolo del legame traebrei e cristiani, e all’”inseparabile vincolo” che uni-sce la chiesa al popolo della Torah, i seguaci delVecchio a quelli del Nuovo Testamento, aveva ac-cennato, sia aprendo il pellegrinaggio in Terra San-ta, al Monte Nebo, sia in chiusura, salutando, in ae-roporto, il presidente israeliano Peres.

L’INCONTRO CON IL MONDO MUSULMANOE IL POPOLO PALESTINESE

Diverso, nei risultati, l’incontro con il mondo mu-sulmano e il popolo palestinese. Al punto che, gra-zie anche a questa visita, si è definitivamente chiu-so il caso Ratisbona (alimentatosi per mesi e mesisulla base di strumentali interpretazioni e frainten-dimenti). Il Papa che, sorridente, si fa poggiare sul-la spalla la kefiah o che invoca una «sovrana patriapalestinese», il Papa, che davanti alla barriera di-fensiva in Cisgiordania, sostiene che i muri si pos-sono abbattere o che sottolinea il contrasto traquesta barriera e un mondo di frontiere sempre piùaperte, sembra, indubbiamente, aver meglio inter-

La condannadell’olocausto edelnegazionismo èstata totale,soprattutto neidiscorsi d’arrivoe di commiato,all’aeroporto diTel Aviv, quandoil Papa haricordato i 6milioni di mortiinnocenti,«brutalmentesterminati sottoun regime senzaDio chepropagavaun’ideologia diantisemitismo eodio»

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cettato i bisogni della società palestinese. Che harisposto e l’ha accolto con ben maggiore entusia-smo di quella israeliana.

Benedetto XVI non ha eluso la questione politicaper eccellenza: i due stati e la sicurezza di entram-bi. Ma l’ha affrontata ponendosi al di sopra delleparti, parlando da amico sia dell’uno che dell’altropopolo. Riconoscendo il diritto di Israele alla sicu-rezza (il muro ha praticamente azzerato l’islamismosuicida e gli attentati) e al tempo stesso il dirittodei palestinesi ad avere una patria. Deve essere«universalmente riconosciuto – ha ribadito il Papa –che lo stato di Israele ha il diritto di esistere e digodere pace e sicurezza entro confini internazional-mente riconosciuti». Va «ugualmente riconosciutoche il popolo palestinese ha il diritto a una patriaindipendente e sovrana, a vivere con dignità e aviaggiare liberamente». Anche nell’incontro, a Naza-reth, con il premier Netanyau, Benedetto XVI ha ri-petuto che non ci sono alternative alla “Two Statesolution”, trovando però freddo l’interlocutore. Ilquale, pochi giorni dopo, ribadirà, di fronte al presi-dente americano Obama, la contrarietà sua e delsuo governo a concedere un territorio sovrano aipalestinesi, cui, invece, andrebbe riconosciuta solomaggiore autonomia.

Nel discorso di commiato da Israele, Ratzingerha voluto ricordare le due immagini che più l’aveva-no colpito durante il viaggio: il memoriale dello YadVashem e la barriera difensiva in Cisgiordania. «Unadelle visioni più tristi di questa visita – ha osservato– è stato il muro. Mentre lo costeggiavo, ho pregatoper un futuro in cui i popoli della Terra Santa pos-sano vivere insieme, in pace e armonia, senza lanecessità di simili strumenti di sicurezza e di sepa-razione, ma rispettandosi e fidandosi l’uno dell’al-tro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e ag-gressione». Così dicendo, Benedetto XVI ha ricono-sciuto sia i drammi che la barriera infligge ai pale-stinesi, sia la sua natura di strumento di sicurezzaper Israele.

«Non più scontri e spargimenti di sangue! Maipiù terrorismo! Non più guerra! Rompiamo il circo-lo vizioso della violenza! Possa instaurarsi una pa-ce duratura basata sulla giustizia!». Alle invocazionidi congedo, il Papa ha fatto seguire l’ennesimo ap-pello ai cristiani delle diverse chiese e riti, che inTerra Santa rischiano di scomparire (nemmeno 400mila su di una popolazione di oltre 14 milioni). Aquesta esigua e coraggiosa minoranza, BenedettoXVI ha dato il compito di essere lievito di riconcilia-zione, di testimoniare, con la loro presenza, la vali-dità e l’attualità del messaggio cristiano. Ed è so-prattutto nella stretta terra delle tre grandi fedi edel padre comune Abramo, dove un Dio si è fattouomo, che c’è, oggi, bisogno d’amore, di reciprocacomprensione, di giustizia. ■

* Caposervizio Rai Giornale Radio Parlamento

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Dio di tutti i tempi,nella mia visita a Gerusalemme,la “Città della Pace”,dimora spirituale per ebrei,cristiani e musulmani,porto davanti a Te le gioie,le speranze, le sofferenze e le pene di tuttoil Tuo popolo sparso nel mondo.Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,ascolta il grido degli afflitti,degli impauriti, dei disperati,manda la Tua pace su questa Terra Santa, sul Medio Oriente,sull’intera famiglia umana;risveglia il cuore di tutti coloroche chiamano il Tuo nomeaffinché vogliano camminare umilmentesul cammino della giustizia e della pietà.“Buono è il Signore con chi spera in lui,con l’anima che lo cerca”.

(Lam 3, 25)

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I bambini “invisibili”

Solo polemicapolitica? I rischi

dell’emarginazionesociale in agguato

per migliaia dibambini

Èdi preoccupante attualità lo scontro che si è acceso nella politica, ma anche l’allar-me lanciato dalle associazioni laiche e cristiane, dagli stessi organi ecclesiali sui“bambini invisibili”, ovvero i figli di donne straniere sprovviste di passaporto e di per-

messo di soggiorno, nati in Italia senza la possibilità di essere registrati all’anagrafe.L’insidia è contenuta nell’art. 45 del ddl sicurezza recentemente approvato dalle came-

re, che impedisce l’accesso ai pubblici uffici – stato civile compreso – a chi non dispone diregolare permesso di soggiorno. Ma per ottenerlo, ribattono alcuni esponenti di governo in-tervenuti a stemperare le polemiche, già la legge Bossi-Fini, che vieta l’espulsione delladonna incinta, consente a chi ha appena partorito di rivolgersi al questore, il quale dovreb-be rilasciare in pochi giorni un permesso di sei mesi alla madre e al bambino, nonché alpadre convivente. Non c’è però chiarezza sul fatto che il permesso spetti anche in man-canza del passaporto che certifichi l’identità dei genitori. Oltretutto, con l’introduzione delreato di immigrazione clandestina, cresce tra gli stranieri irregolari la diffidenza verso le au-torità, per il timore di essere denunciati e quindi espulsi.

Molte donne arrivano incinte, dopo estenuanti viaggi via terra o via mare con tutte le in-cognite e i problemi che comporta la loro condizione e la successiva maternità. I nuovi na-ti in queste situazioni rischiano veramente di essere “invisibili”, di diventare apolidi, o an-che di essere sottratti ai genitori naturali e resi adottabili, in palese violazione dei dirittiche la Convenzione ONU del 1989 garantisce loro, nello specifico all’art. 7.1 che così reci-ta: «Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora hadiritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscerei suoi genitori e a essere allevato da essi». Tale Convenzione è lo strumento normativo in-ternazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti deibambini e degli adolescenti. Ratificata da ben 193 stati, tra cui l’Italia, che il 27 maggio1991 la convertì nella legge n. 176, è la versione riveduta e aggiornata della Dichiarazionedei diritti del fanciullo approvata dall’Assemblea generale ONU il 20 novembre 1959, or-mai 50 anni fa.

Quanti sono i bambini figli di stranieri che nascono in Italia? Quanti tra loro rischiano diessere “invisibili”, cioè non registrati? I dati ISTAT riferiti al 2006 sul totale di 560.010 na-scite evidenziano 58.000 bambini di coppie straniere (10,3%), che salgono a circa80.000 (14,3%) se si includono i nati da coppie miste.

Sugli “invisibili” è difficile fare previsioni, nell’incertezza derivante dalla norma. Si puòsolo azzardare che potrebbero divenirlo una parte non trascurabile di quei 58.000, ma bi-

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l’inchiesta

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sogna tener conto del crescente fenomeno migrato-rio che avviene quasi sempre in modo irregolare. Adoggi si calcola che non siano meno di 500.000 iragazzi di 2ª generazione nati e cresciuti tra noi(fonte UGL). Ciò a conferma che l’Italia è ormai unpaese multietnico, al pari e forse più di altre nazio-ni europee. È un dato di fatto innegabile e incontro-vertibile. Se la popolazione residente a fine novem-bre 2008 superava di poco i 60 milioni, già circa4,5 milioni erano gli stranieri (7,5%). L’ultimo rap-porto Caritas – Migrantes stima in 2,7 milioni glistranieri stabilmente occupati già nel 2007 e inben 3,7 miliardi di euro il corrispondente gettito fi-scale per l’erario italiano. Un motore importante perla nostra industria e per l’intera economia, ma an-che un valore sul piano culturale.

Diversamente, la norma contenuta nell’art. 45del ddl sicurezza ha il chiaro scopo di scoraggiarel’ingresso e la permanenza di stranieri irregolari, an-drebbe a penalizzare soprattutto i neonati, privan-doli del loro primario diritto di essere riconosciuti eaccettati, come corollario al reato di clandestinitàda poco istituito.

La Risoluzione del Parlamento europeo del 14gennaio 2009 sullo stato dei diritti fondamentalinell’Unione europea 2004-2008, all’art. 99 e segg.«chiede di prestare particolare attenzione alla si-tuazione in cui versano i bambini rifugiati, richie-denti asilo e migranti, e i bambini figli di richiedentiasilo, rifugiati o clandestini, per far sì che ognibambino possa esercitare pienamente i propri dirit-ti, come definiti dalla Convenzione delle NazioniUnite sui diritti del bambino…». Insistendo sullanon discriminazione e sul dovere di fare l’interessedel bambino stesso, richiama alcuni Stati membri avigilare sul doppio sistema d’istruzione e sottolineache «cura e assistenza differenti per i figli dei citta-dini nazionali e quelli dei cittadini dei paesi terzinon devono essere né discriminatorie né di lungoperiodo e devono essere giustificate per garantireuna migliore scolarizzazione, anche nelle lingue delpaese ospite, di tutti i bambini».

In pratica si dà per scontato che non possonoesistere bambini “invisibili”, ma al contrario tutti ibambini devono godere delle stesse opportunità,garantite dalle istituzioni ad ogni livello, affinchéabbiano un’assistenza, una formazione ed uno svi-luppo che li renda cittadini responsabili e piena-

mente integrati.In tal senso, ed ancor più compenetrati nelle dif-

ficoltà del presente, per il bisogno di recuperareun’etica sociale, i continui richiami del Pontefice egli stimoli lanciati dalla 59ª Assemblea generaledella Cei a fine maggio. Lo stesso cardinal Bagna-sco, in tema di migranti e sicurezza, rileva che lemodifiche apportate al ddl approvato «non hannosuperato tutti i punti di ambiguità», aggiungendoche «per la controversa prassi dei respingimenti»vale il criterio «del valore incomprimibile di ogni vitaumana, la sua dignità, i suoi diritti inalienabili».

Va da sé che la protezione spettante al bambinoe al fanciullo debba essere il più possibile aderenteai valori etici richiamati, secondo i diritti sanciti dal-le norme internazionali. Il bambino nasce comel’anello più debole della catena umana, ma racchiu-de in sé enormi possibilità, che però non possonosvilupparsi quando è privato dei suoi diritti e si ten-de a disconoscerlo, ad impedire il suo libero acces-so ai servizi istituzionali, alle agenzie formative.

Sono sotto gli occhi di tutti i bambini oggetto disfruttamento, costretti a elemosinare, a rubare o adessere utilizzati dalla malavita organizzata per la lo-ro impunità, finendo poi col “diplomarsi” delinquen-ti. È la scuola alternativa che nasce dall’ingiustizia.È la sorte che incontrano molti minori stranieri nonaccompagnati presenti nel nostro paese (vedi in-chiesta sul precedente numero), bambini e adole-scenti che nei loro Paesi hanno conosciuto i voltipiù abbietti del degrado umano, in contesti d’illega-lità e negazione di diritti.

Più confortanti i dati forniti invece dal Ministerodella pubblica istruzione, che evidenziano un au-mento degli alunni stranieri al ritmo del 20–25%all’anno. Gli iscritti stranieri nell’anno scolastico2007/2008, dalla materna alle superiori, erano cir-ca 570.000 (4,3%) e si prevede che sfioreranno ilmilione nel 2011. Il dato la dice lunga sulle politi-che da adottare nella scuola, affinché l’interculturapossa entrare nell’istruzione come valore arricchen-te e non come un problema da trattare separata-mente. Se i bambini e i minori stranieri frequentanola scuola, se le istituzioni concedono loro gli stessidiritti dei nostri, allora c’è speranza che il loro e ilnostro destino, il futuro stesso della società sia mi-gliore. ■

* Referente nazionale settore carceri

Il cardinalBagnasco, intema di migrantie sicurezza, harilevato che lemodificheapportate al ddlapprovato «nonhanno superatotutti i punti diambiguità»,aggiungendo che«per lacontroversaprassi deirespingimenti»vale il criterio«del valoreincomprimibiledi ogni vitaumana, la suadignità, i suoidirittiinalienabili»

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La famiglia cristianain una società multietnica

Nel diario diMichela e Luca il

successo del Campoper i contenuti, il

numero dellefamiglie e

l’internazionalitàdelle presenze

Per me, Luca e la piccola Agnese questa è stata la prima esperienza al Campo Fami-glie della San Vincenzo, dal momento che facciamo parte della Grande Famiglia Vin-cenziana da poco meno di un anno. Siamo entrati nell’Associazione a settembre

2008 in seguito ad un incontro fortuito con Salvatore, che già conoscevamo perché, con lamoglie Lucia, erano stati animatori del corso per i fidanzati della Parrocchia del Borghettodi Ivrea. Quando poi in una conferenza di qualche mese fa ci venne detto che eravamo in-vitati a partecipare al Campo Famiglie fummo un po’ perplessi, per il semplice motivo chenon avevamo mai partecipato ad un Campo, noi che non provenivamo da un gruppo par-rocchiale e, prima di entrare in San Vincenzo, in chiesa ci si andava ogni tanto la domeni-ca, o nelle feste in cui si “deve” andare: insomma i cosiddetti credenti, non troppo prati-canti!

Quest’anno le famiglie erano 26, tra cui due straniere, una proveniente dal Belgio e l’al-tra dall’Ungheria, venute in Italia per vedere com’era organizzata una “Conferenza Fami-glie”. Grazie a questo si concretizzava già il tema del campo “La Famiglia multietnica emulticulturale, multiconfessionale”.

VENERDÌ 1° MAGGIOIl campo è iniziato con la Messa e, dopo un ottimo pranzo, con la relazione dell’Imam

Yahya Pallavicini, Vice Presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana (CO.RE.IS). Larelazione è stata introdotta da Padre Bergesio, Assistente Spirituale Nazionale della SanVincenzo, che ha parlato di Comunione e Condivisione, di accettazione delle diversità, masoprattutto di conoscenza delle diversità che permettono al cristiano e all’essere umano ingenerale di “non ignorare l’altro”. Padre Bergesio ha poi continuato con la descrizione diciò che hanno in comune i cristiani ed i musulmani, ovvero il credere in un Unico Dio, ilculto di Dio, la preghiera, la penitenza, il digiuno ed il matrimonio.

A seguire il sig. Pallavicini ci ha illuminati sulla figura dell’Imam, ministro di culto, guidaspirituale, colui che guida nella preghiera dei fedeli. Ci ha parlato delle due fonti di rivela-zione islamica cioè dei due riferimenti della dottrina islamica. Il primo è il CORANO, il libro

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Non credo alle coincidenze. Il fato, la causalità, il destinonon fanno parte del mio repertorio culturale. E mi riesce

ancora più difficile crederlo quando si tratta di casi che si ve-rificano in situazioni in cui la presenza di Dio è chiara e net-ta. Il 1° maggio, durante la prima giornata del Campo Fami-glie, l’Imam Yahya Pallavicini, Vicepresidente nazionale delCO.RE.IS, ha tenuto una interessantissima relazione sul valo-re del Matrimonio nella religione islamica. A parte la bontàdella relazione, il fatto eccezionale è stato che a 700 metri didistanza da noi, circa 200 giovani mussulmani dell’Unionedei Mussulmani in Italia celebravano il loro Campo Giovani.Quando abbiamo scoperto questa vicinanza fisica e vistal’ottima impressione e simpatia che l’Imam Yahya Pallaviciniaveva suscitato in noi, è venuto spontaneo chiedere di salu-tare, a nome della San Vincenzo, i giovani mussulmani riunitipoco distante.

Il giorno successivo, nel rispetto della leggendaria ospitali-tà propria della cultura araba, sono stato invitato a pranzareinsieme a loro ed a portare loro il nostro saluto. Il pranzo èstato uno dei momenti più ricchi che abbia mai vissuto: cin-que Imam (Torino, Milano, Parma, Mantova e Treviso) collo-quiavano amabilmente e dottamente (almeno da parte loro)con me, in quanto esponente di una associazione cattolicacome la San Vincenzo.

Il pranzo non è stato un momento “formale”. Anzi, su alcu-ni punti abbiamo sottolineato le differenze che intercorronofra le nostre culture. Così come non abbiamo nascosto i no-stri diversi punti di vista sul tema dell’integralismo, sulla que-stione della poligamia, sulla presenza delle moschee nelle

nostre città e sulle predicazioni in arabo che si tengono al lo-ro interno. Per contro, in quei pochi scambi di battute, sonostati ribaditi molti aspetti di comunione fra le nostre due reli-gioni: sopra tutti, il riconoscimento dell’unico Dio a noi comu-ne, la figura fondamentale di Gesù Cristo e di Maria.

Al termine del pranzo e dopo aver assistito alla preghierarituale, ho avuto la possibilità di intervenire per pochi minutial loro dibattito, durante il quale ho letto il brano del ConcilioVaticano II, “Nostra Aetate”, in cui la Chiesa Cattolica ribadi-sce la propria stima per i Musulmani “che adorano l’unicoDio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente,creatore del cielo e della terra”. Mi sono anche permesso diinvitare i giovani musulmani presenti (con i quali siamo chia-mati a costruire un nuovo concetto di cittadinanza) di ricer-care nel dialogo non solo le cose che ci accomunano, ma diavere il coraggio di riconoscere anche le differenze. Il dialogointerculturale può avere prospettive di successo se ci si rendeconto che ciò che si conosce, anche se diverso, non fa pau-ra. Si ha invece paura delle cose che non conosciamo o checi rifiutiamo di conoscere.

Se la vicinanza fisica fra il Campo Famiglie della San Vin-cenzo e il Campo dei Giovani Musulmani non è frutto di unacoincidenza, allora è stata la manifestazione della volontà diDio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Ismaele, il Dio di GesùCristo, Figlio di Dio e il Dio di Muhammad, il Profeta. Sonoconvinto che Dio abbia voluto affidare alla San Vincenzo unruolo importante nel dialogo Interreligioso nel nostro Paese.E le sollecitazioni di Dio non possono essere ignorate.

Massimiliano Orlandi

Cronaca dell’incontro per niente casuale con i musulmani

che raccoglie la parola di Dio ed il secondo il PROFETA, Mao-metto – il lodato – colui che dà voce alla parola di Dio e guidaalla corretta lettura del Corano. Per l’Imam la multietnicità èsempre esistita, ma mai come oggi si sentono le diversità.L’unico modo per vivere in armonia è quello di non fare dellediversità lo slogan della differenza, ma nemmeno lo slogandell’uguaglianza. L’importante è non identificare lo status dellapersona (comunitario o extracomunitario) con una religione;

non confondere lo stato sociale con l’identità religiosa e, so-prattutto, non cadere nei pregiudizi, che hanno il loro fonda-mento nell’ignoranza. In ogni religione esistono estremisti, to-talitaristi, violenti. È quindi necessario discernere i religiosi edi fanatici i quali NON fondano il loro credo, le loro idee e la lo-ro fede nella dottrina e nelle parole del profeta.

Proseguendo, l’Imam ha evidenziato i punti in comune del-la Famiglia musulmana con quella cristiana. Per la religione

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islamica la famiglia per chiamarsi tale deve essere “tradizio-nale” quindi incentrata su Adamo ed Eva, deve avere “naturareligiosa” quindi il valore del rito (ma non è un sacramento),deve avere natura patriarcale ossia una distribuzione deicompiti senza creare situazioni di sudditanza. L’unità dellacoppia è il principio fondamentale della religione islamica, inquanto realizzare l’unità tra uomo e donna è proiezione del-l’unità di Dio e, come nella religione cristiana, la convivenzanon è vista come unità e come unione con Dio. È stato inte-ressante ascoltare la testimonianza di una persona colta,istruita, che ci ha permesso di vedere la religione islamicasotto punti di vista differenti da quelli che ci vengono conti-nuamente proposti da TV, giornali e dalle realtà che noi ognigiorno viviamo.

Alla sera abbiamo invece approfittato di tutte le delizieportate dalle diverse parti di Italia per trascorrere qualchemomento insieme e conoscerci meglio.

SABATO 2 MAGGIOIl secondo giorno si è aperto con un’interessante relazione

di Padre Antonello, prete vincenziano di Torino, su “Il matrimo-nio e la famiglia nell’ordine naturale”. Il Padre ci ha detto co-me la famiglia deve essere intesa come comunione di perso-ne, e non solo come fascio di emozioni (amore fraterno, pa-terno, amicale) ma come qualcosa di più profondo, che rap-presenta il mio IO e che permane nel tempo, come identitàscritta nel corpo. La famiglia è una relazione di rapporti.

Il primo plesso di relazioni è il rapporto uomo-donna chenasce dall’innamoramento, inteso come atto emozionale, co-me un destino provvidenziale che nasce in noi e deve esserecoltivato, è una sorta di vocazione, una chiamata, che ci per-mette di crescere e di amare l’altro senza essere egoisti. Fon-damentale è l’apprezzamento da parte dell’altro e l’amarsinella gratuità. Altro punto fondamentale è l’appartenenza nel-la libertà, la libertà nella coppia vista come adesione ad undisegno più grande di noi, l’appartenenza all’altro la si imparanell’innamoramento.

Il secondo plesso di relazioni è la generazione, lo sboccia-re di un figlio. È un miracolo divino, che prende forma e fa da

Hanno scritto

Il 29 dicembre del 2003 un ex giovane vincenziano miscriveva: “Se i giovani presenti ai campi sono una

quarantina, e gli adulti che si potrebbe mettere insiemefossero tra i dieci e i venti, il campo che ne verrebbe fuorisarebbe bellissimo e una cosa diversa! Bellissimo perchéè da un po’ che penso che non ci dovrebbero esseredivisioni arbitrarie di età, e che mentre una quindicina dianni fa abbiamo giocato a dividere tutto il divisibile,adesso abbiamo l’esperienza per cercare e trovare sinergietra vincenziani di ogni età”. Il vincenziano era BrunoBontempi e quest’anno era con la sua incredibile emeravigliosa famiglia al V Campo, insieme ad altre 25famiglie per un totale di 110 persone. I giovani erano unacinquantina e gli adulti circa sessanta!

Quando abbiamo iniziato questa esperienza avevamo inmente di unire i giovani alle famiglie e di coinvolgere anchei Vincenziani da più lungo tempo. Un progetto ambizioso.Durante questi cinque anni di Campi Famiglia il Signore ciha concesso di raggiungere alcuni obiettivi: lacollaborazione con i giovani vincenziani, la creazione di dueconferenze famiglie; il contatto con famiglie e gruppi chenon conoscevano la San Vincenzo.

In realtà il mio ruolo come Referente Nazionale perquesto progetto mi ha permesso anche di prendere atto diun interesse generale da parte di tutta la San Vincenzoverso questa iniziativa. Questo interesse si è manifestatoattraverso aiuti concreti e richiesta di materiale da partedei Presidenti dei Consigli Centrali per poter parlare diquesta esperienza nelle proprie realtà. Nei prossimi mesiabbiamo in programma diversi incontri in alcune zone diItalia per parlare con “gruppi famiglie parrocchiali”, scopertidalle San Vincenzo locali o conosciute tramite i Campifamiglie, che potrebbero essere interessati. Questo è ilmotivo per cui ci sentiamo in dovere di continuare aportare avanti il progetto con le stesso entusiasmo dicinque anni fa.

Nicoletta Lilliu Orlandi per gli organizzatori

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padrone nel corpo della donna che si deforma per accoglierlo.Ed ecco che anche in questo caso entra in gioco l’amore nellagratuità. Si è inoltre discusso su come spesso all’interno dellafamiglia si incontrano delle difficoltà e per affrontarle, l’amoreper Dio e la fede in Dio, ci insegnano a domandarci cosa è ve-ro, cos’è giusto, cos’è verità, la non pretesa di dominare sul-l’altro, ma andare insieme verso la verità, credere nella ricercadella verità che unisce. L’amore quindi è un sentimento dina-mico, mutevole che talvolta può essere intaccato. Per far sìche l’amore nella coppia rimanga fedele a se stesso è neces-saria la FEDE di Dio, che fa da collante e da garante.

Nel pomeriggio abbiamo assistito alla testimonianza dei si-gnori Cuminatto (Responsabili Pastorale Familiare Diocesi diFirenze) che ci hanno raccontato le loro esperienze di vita nonesenti da difficoltà di tipo lavorativo, personale e come hannovissuto sulla loro pelle l’accoglienza in famiglia. Questa coppiaci ha illuminati su come una famiglia riesce a fare determinatescelte e a prendere certe decisioni guidati dall’amore per i po-veri e quindi per Dio, di come sia importante per affrontare ledifficoltà la preghiera del SINGOLO, di COPPIA e di FAMIGLIA.

La seconda giornata del campo si è conclusa con una toc-cante S. Messa celebrata sulla spiaggia, organizzata sul mo-mento ma riuscitissima, animata dai bambini e preseduta dainostri tre religiosi, Padre Bergesio, Frate Saverio di Lecco eDon Vasco, sacerdote di Firenze, che ha fatto una splendidaomelia. La serata insieme è stata incentrata su un divertentespettacolo dei bambini, dove gli animatori sono stati davveromolto abili a mettere in scena una storia incentrata sui temidel campo.

Il terzo ed ultimo giorno è stato affrontato il tema della co-stituzione delle “Conferenze Famiglie” partendo dagli esempidi Ivrea e Lecco. Vi è stato uno scambio di idee tra i vari mem-bri delle diverse conferenze. L’idea comune è che nella Confe-renza Famiglie siano presenti le famiglie che fanno un propriocammino di crescita ed aiuto vicendevole tra amici, guidati dalsacerdote, dove ci sono anche i bambini che a turno vengonoanimati sul “tema dei grandi” da uno dei genitori. Una Confe-renza simile nei contenuti e nel carisma alle altre, dove il ser-vizio viene svolto con la classica “visita a domicilio” a favore dialtre famiglie in situazioni di bisogno. ■

Importanti, assieme ai momenti di riflessione, sono state leoccasioni di condivisione con i bambini. Bambini capaci di

rallegrare il clima partecipando alle preghiere con lo stessoentusiasmo con cui si buttavano nella sabbia e nell’acqua,per la gioia di chi li accudiva. Mentre infatti gli adultiascoltavano le relazioni e ne discutevano, i loro figligiocavano tutti assieme in spiaggia, in compagnia dei loroanimatori. All’interno in una sala si formavano i vincenziani dioggi, fuori si stava creando il gruppo dei vincenziani didomani. Il compito dei bambini e dei loro animatori è statoed è tuttora quello di costruire, oltre a splendidi castelli disabbia, le basi per un solido gruppo capace di rinnovare e di“ringiovanire” la San Vincenzo in Italia. La nostra Società habisogno di mettersi al passo con i tempi, ma per farlo èessenziale la vitalità che solo i giovani sanno portare. Comeanimatore riconosco l’importanza del compito che mi è statoaffidato. I tre giorni al campo, pur se stancanti, sono stati unmomento bellissimo sia per me e i miei “colleghi”, sia per ibambini. Ciò non deve però rimanere solamente un belricordo, il rapporto che si è creato va coltivato nel tempo. Noianimatori, con l’aiuto dei genitori, dobbiamo rendere la SanVincenzo un ambiente accogliente anche per i più piccoli,nel quale si possa crescere secondo i valori che ciinsegnarono i nostri fondatori. Amici tra di noi e amici deipoveri.

Giulio Ceste per gli animatori

Un miracolo, cioè una cosa meravigliosa, che suscitastupore e lascia a bocca aperta. Nel dialogo vissuto con

i genitori ho potuto respirare la gioia del voler approfondire

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la propria vocazione. Questo mi pare inusuale ai nostritempi. Non mi resta che augurare la continuazione di uncammino centrato sulla vocazione familiare come la piùrispondente alle esigenze di questo mondo individualista, eperciò sovente triste.

Padre Erminio Antonello di Torino

Avevamo partecipato lo scorso anno come “uditori” nonvincenziani e ci siamo ritrovati invece dopo poco più di 6

mesi a formare una nuova Conferenza Famiglie in quel diLecco. Questo Campo ha confermato quanto sia bello earricchente condividere con le altre famiglie il Carisma “dellacarità” cui siamo chiamati.

Famiglia Scotto di Lecco

Un’accoglienza calorosa da parte dei nostri confratellivincenziani italiani, un ambiente famigliare tipicamente

“vincenziano”. Quello che abbiamo appreso, attraverso lerelazioni e le testimonianze dei partecipanti, ci porteràcertamente a voler creare le stesse “Conferenze famiglia” inBelgio ed a modificare un po’ il nostro approccio con lefamiglie musulmane che noi accompagniamo comevincenziani, a seguito delle spiegazioni date dall’Imamitaliano sulla componente e le abitudini familiari islamiche.

Famiglia Boully del Belgio

L’esperienza del Campo e le Testimonianze ricevute hannorisvegliato e rafforzato in noi il desiderio di andare

incontro all’Altro non come singoli, ma come FAMIGLIA.Abbiamo apprezzato in tutte le famiglie presenti un grandesenso di unità, di unione quasi fraterna. Sembravaveramente di vivere con una sola Grande Famiglia.

Famiglia Gertosio di Dronero (CN)

Ci ha colpito particolarmente la riflessione di sabatopomeriggio dei coniugi di Firenze sul tema del

matrimonio, del rapporto di coppia e dell’importanza deldialogo, come strumento indispensabile e gratificante.Sapere che l’altro è attento a quello che dici è una delleesperienze migliori che la coppia si possa dare.

Famiglia Ronco di Cremona

Una immagine di quello che mi rimarrà dentro di questoCampo è la Messa in riva al mare, con la brezza del

tramonto che sfogliava il messale, rievocandomi un’altraormai famosa immagine di “Wojtyliana” memoria. Rimarrànei nostri cuori anche l’ultimo momento del campo. Sì,proprio lo scambio finale di condivisione delle diverse realtàvincenzian-familiari italiane fatto sabato mattina.

Famiglia Notaristefano di Torino

Ci piace ripensare alla similitudine che Padre Bergesio haindicato tra la Santissima Trinità e la famiglia. Pensiamo

a quella Divina fusione nell’Amore che genera e irradiaAmore infinito e, se tutti noi siamo stati creati a immagine esomiglianza di Dio, pur con tutti i nostri limiti, adesso siamochiamati a formare famiglie che sappiano camminare nelsolco che quell’Amore.

Famiglia Giacobini di Bologna

Mi sono sentita subito accolta. Il clima che si respiravaera un clima di serenità e fratellanza e mi ha aiutato a

conoscere meglio il carisma vincenziano! Forse i giovanivincenziani mi rivedranno a Napoli al loro Campo.

Benedetta Rota di Lecco

Mamma e papà ci hanno raccontato che i genitori, nellafamiglia, rappresentano la Gratuità e la Legge; poi ci

hanno chiesto cosa vorremmo rappresentare noi come figlie.Abbiamo risposto: la Gioia!!!

Benedetta, Ludovica e Francesca Giacobini di Bologna

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l’evento

2010Anno giubilare vincenziano

Con il tema “Carità –Missione” inizierà il 27

settembre 2009 eterminerà il 27

settembre 2010.Motivo, celebrare il350° anniversariodella morte di san

Vincenzo De Paoli esanta Luisa de Marillac

Mar

co B

étem

ps Sarà un evento di portata mondiale, poiché le istituzioni fondate dai due santi, e quel-le che ne sono derivate, si sono diffuse su tutto il pianeta. Ciò spiega il perché l’or-ganizzazione delle celebrazioni abbia richiesto un notevole impegno in molti ambiti,

a cominciare da quello che a prima vista poteva sembrare l’elemento meno importante, illogo.

Quello scelto dalla Famiglia Vincenziana nel corso di una riunione internazionale nonpretende di essere esaustivo, suggerisce semplicemente. Il simbolo è formato da “fiamme”di vari colori, raccolte in quattro parti, come in quattro orizzonti, a suggerire il mondo delladiversità. Le fiamme sono collocate in modo da configurare la sagoma di una “colomba”, ilsimbolo biblico dello Spirito Santo, come lo sono le stesse fiamme. Le fiamme sono anchesimbolo della carità, come è mostrato chiaramente nel logo delle Figlie della Carità. Il sim-bolo è completato da un testo. Nell’ordine: il tema dell’anno giubilare vincenziano “Carità –Missione”; i nomi dei fondatori Vincenzo De Paoli e Luisa de Marillac con le date della loromorte e dell’odierno anniversario. Da ultimo, la ragione del logo, il 350° anniversario. Il ti-po del carattere usato vuole suggerire dinamismo, gioia e giovinezza, ciò che rappresentabene lo spirito della Famiglia Vincenziana.

Il superiore generale dei Padri della Missione, il Rev. P. Gregory Gay, nella lettera indiriz-zata il 13 maggio scorso ai membri dei rami della Famiglia Vincenziana di tutto il mondoper annunciare ufficialmente l’inizio dell’Anno giubilare il prossimo 27 settembre, scrive:«Noi celebriamo questo anno giubilare, che si concluderà il 27 settembre 2010, all’inse-gna del motto “Carità e missione”. La nostra missione, evangelizzare e servire i poveri, èmotivata come sempre dall’amore di Dio che noi, per effetto della Carità, traduciamo inazione, in un contatto diretto coi poveri e col nostro amore per loro».

Più avanti, il Superiore generale evidenzia fortemente la stretta collaborazione tra sanVincenzo e santa Luisa, perché resa possibile dall’amore profondo per Dio e dall’amoreprofondo per i poveri e, ancora, perché il risultato è stato lo svolgimento della loro missio-

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ne con una passione così profonda che essa conti-nua ad essere vissuta e sperimentata con successoancor oggi dalla Famiglia Vincenziana di tutto ilmondo. A questo proposito viene citato un altro vin-cenziano, il cui 150° anniversario di morte ricadenello stesso anno, san Giustino de Jacobis, il gran-de missionario dell’Etiopia e dell’Eritrea odierne.

A proposito della collaborazione tra Vincenzo eLuisa, P. Gregory fa una precisazione ritenuta impor-tante. Oggi non dobbiamo più parlare di semplicecollaborazione tra i rami della Famiglia Vincenziana,ma dobbiamo parlare di un’Associazione attiva,composta da diversi operatori che, pur mantenendola propria autonomia, accettano di mettere in co-mune i loro sforzi per realizzare un obiettivo comu-ne legato a problemi oppure a bisogni chiaramenteidentificati. È quello che i francesi chiamano “parte-nariat”, termine difficile da rendere in italiano. Eb-bene è proprio quello che il Padre Generale auspi-ca sia recepito dai membri della Famiglia Vincen-ziana quale modo efficace per continuare la mis-sione iniziata da Vincenzo e Luisa. E ancora: «Noivogliamo che la nostra missione oggi sia semprenuova e creativa per rispondere alle necessità deipoveri di tutto il mondo. Ma cosa facciamo in prati-ca per realizzarla? Eppure siamo chiamati ad af-fiancare persone che ignorano la presenza viva diDio nella loro vita ed a farci presenti con la nostramissione, senza attendere che loro vengano a noi,ma essere noi ad andare loro incontro. Questo èoggi il concetto della missione motivata dalla veracarità».

In ultimo, nella lettera di maggio P. Gregory pre-senta la struttura organizzativa delle celebrazionidel 350° anniversario e le attività già programma-te. E precisamente:

La Commissione eredità [culturale]. Elaborerà

ogni mese dell’Anno giubilare un tema di riflessionesui santi Fondatori per aiutare i vari rami della Fa-miglia Vincenziana ad approfondire la spiritualitàvincenziana (vedere box specifico).

La Commissione progetti. Allo scopo di fornireaiuti concreti ad un paese tra i più poveri, ha ela-borato e scelto, con l’approvazione dei responsabilidella Famiglia Vincenziana, un progetto pilota basa-to sul microcredito per i poveri di Haiti, il paese piùpovero dell’emisfero occidentale.

La Commissione celebrazioni. Ha organizzatodue celebrazioni comunitarie. La prima si terrà nellaCattedrale di Notre Dame di Parigi alla vigilia del-l’anniversario della morte di santa Luisa, domenica14 marzo 2010 con la Messa alle 18,30 celebratadal Cardinale Vingt-trois Arcivescovo di Parigi. Ilgiorno seguente l’Eucaristia sarà celebrata in Ruedu Bac. La seconda celebrazione si svolgerà sabato25 settembre 2010 nella Basilica di S. Pietro aRoma, dove tutti i membri della Famiglia Vincenzia-na si raduneranno per celebrare la festa di san Vin-cenzo (vedere box a fondo pagina).

La Commissione segretariato. Ha preparato unlibretto sulla vita di Vincenzo e di Luisa con alcuniesempi di come il loro carisma è vissuto oggi.

Il Comitato esecutivo. Ha il compito di guidare ecoordinare le attività delle diverse Commissioni e ri-sponde direttamente ai Responsabile della Fami-glia Vincenziana.

La Commissione finanze. Si occupa dell’aspettoeconomico dell’anno giubilare.

SITO E FORMAZIONEDalla pagina in rete della Famiglia Vincenziana è

ora possibile accedere ad una sezione dedicata al350° anniversario della morte dei nostri santi Fon-datori. Cliccando sul sito www.famvin.org è visualiz-

Noi vogliamo chela nostramissione oggisia semprenuova e creativaper risponderealle necessitàdei poveri ditutto il mondo.Ma cosafacciamo inpratica perrealizzarla?

’’

’’Come anticipato, si svolgerà nella Basilica di san

Pietro sabato 25 settembre 2010 alle 17,00per permettere la maggiore partecipazione possibi-le di pellegrini. La celebrazione eucaristica saràpresieduta dal cardinale Franc Rodé. Il Santo Padreinvierà una lettera alla Famiglia Vincenziana inter-nazionale e (può darsi) saluterà alla fine dell’Euca-ristia i vincenziani presenti. È stata ottenuta l’indul-genza plenaria per tutti quelli che parteciperanno(fisicamente e spiritualmente) alla celebrazionesia di Parigi (domenica 14 marzo 2010) e sia diRoma (sabato 25 settembre 2010). Da rilevare chegià esiste ogni anno un’indulgenza plenaria per il15 marzo e il 27 settembre.

Celebrazione festadi san Vincenzo a Roma

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zata una finestra con il logo dell’anniversario. Clic-cando sulla scritta “more information” si aprirà lapagina internazionale dedicata all’anniversario insei lingue (inglese, spagnolo, francese, italiano,portoghese, polacco). Cliccando infine sulla linguaprescelta è possibile leggere documenti ed infor-mazioni su eventi, manifestazioni ed iniziative inprogramma nell’Anno giubilare.

La lettera invita ad approfittare di questa finestraper condividere testi, foto, presentazioni audiovisi-ve, etc. che ogni associazione preparerà per cele-brare l’avvenimento.

Il materiale può essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected], all’attenzione di P. JohnFreund C.M., responsabile della pagina in rete dellaFamiglia Vincenziana. Il contributo inviato verrà in-serito nella sezione dedicata, nella lingua originale.

Infine P. Gregory ricorda come il CambiamentoSistemico mantenga la sua attualità anche nel pe-riodo delle celebrazioni del 350° anniversario. È in-fatti importante che tutti i membri della FamigliaVincenziana si convincano che la carità non è ele-mosina, ma «una mano che aiuta l’altro a rialzarsi».Insieme ai poveri, e partendo dalle loro realtà – in-siste P. Gregory – è possibile lavorare ed evangeliz-zare i nostri ambienti, per rendere questo mondoun luogo dove la vita sia migliore. Di qui l’incorag-giamento rivolto a tutti ad approfondire la com-prensione di tale concetto, in fondo molto sempli-ce. Esso è al centro di una serie di iniziative di for-mazione che interesseranno varie regioni del mon-do. Fino ad ora si è tenuto un seminario in Messicoper i responsabili vincenziani. Ne seguirà un altro ingiugno in Brasile, in luglio in Camerun per tuttal’Africa e il Madagascar, a Bangkok in Tailandia pertutta l’Asia e l’Oceania. L’anno prossimo e in quellisuccessivi saranno organizzati seminari in Europa enegli Stati Uniti. Questo per apprendere sempremeglio la metodologia del Cambiamento Sistemicoe per metterla in pratica assieme ai poveri.

La lettera del Padre Generale si chiude con lapreghiera dell’Anno Giubilare “Carità e Missione”pubblicata nel box a lato. ■

I temi delle dodici riflessioni 1 - Le ragioni delle celebrazioni di san Vincenzo e di santa Luisa: ri-

scoprire il loro dinamismo e colmarci del loro spirito.2 - Il ruolo dell’interiorità e della devozione nella Famiglia Vincenziana.3 - Lo spirito di san Vincenzo.4 - Lo spirito di santa Luisa.5 - Chi è Gesù per san Vincenzo?6 - Chi è Gesù per santa Luisa?7 - Il servizio dei poveri.8 - L’evangelizzazione dei poveri.9 - Le differenti forme della povertà.

10 - Celebrare l’anniversario con i poveri.11 - Come il carisma di san Vincenzo e di santa Luisa è vissuto nei vari

rami della Famiglia vincenziana.12 - La collaborazione tra san Vincenzo e santa Luisa nel servire i pove-

ri.

Le riflessioni saranno pubblicate sul sito FamVin nelle lingue ufficia-li. Ogni Famiglia Vincenziana le tradurrà nella propria lingua, in formapiù semplice o più sofisticata secondo “tempi e talenti” a propria di-sposizione.

Preghiera per l’Anno Giubilare

Signore Dio Onnipotente, Padre dei poveri, Tu ci concedi la grazia dicelebrare quest’anno il 350° anniversario della morte di san Vin-

cenzo e di santa Luisa. Ti ringraziamo per questa grazia immensa. Con-cedici, per loro intercessione, di lasciarci trasformare pienamente dalloSpirito che Tu hai dato a loro. Che lo Spirito di carità inondi i nostricuori e le nostre anime in modo che il nostro amore per i nostri fratelliemarginati ed esclusi dalla società, diventi creativo all’infinito, dolce eattento, misericordioso e preveggente!

Fa che possiamo riscoprire l’audacia di Vincenzo e di Luisa, lo zeloe la dolcezza di un amore sempre rinnovato per i poveri, che li aiuti acambiar vita.

Aiutaci a fortificare la nostra fede mantenendola umile, in un mondoche sembra così lontano da Te, ma che ha una gran sete di Te.

Fa che possiamo essere segni di speranza per molte persone, comelo furono Vincenzo e Luisa, pur essendo semplici compagni di viaggionell’oceano della vita.

Aiutaci a non indietreggiare di fronte alle difficoltà e ad essere sem-pre pronti a sporcarci le mani per i poveri, i nostri padroni. Fa che allaloro scuola noi apprendiamo a diventare Tuoi veri figli e figlie, degnieredi del carisma che Tu hai affidato a Vincenzo e Luisa per il bene del-la Chiesa e dell’umanità intera.

Che quest’anno giubilare sia per tutta la Famiglia Vincenziana unanno di grazia e di conversione, e per coloro che sono beneficiati danoi, un anno colmo di benedizioni.

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[email protected] http://www.giovani.sanvincenzoitalia.it

spazio (ai) giovani!

La Compagnia delle Figlie della Carità, innova-tiva comunità non “religiosa”, è stata fondatail 29 novembre 1633 in Francia, da san Vin-

cenzo De Paoli e santa Luisa de Marillac. I dueFondatori non hanno voluto la clausura per le loroFiglie, non hanno voluto voti perpetui, abiti religio-si, grata, parlatorio. Il posto delle Figlie della Cari-tà era a fianco dei più Poveri. Dovevano semplice-mente vivere “da buone cristiane, per essere buo-ne Figlie della Carità” (San Vincenzo),per formarsi “alle virtù proprie del vo-stro stato, per assistere i poveri mala-ti”(San Vincenzo). Non era richiesta lo-ro una dote. La loro Cappella dovevaessere la Parrocchia. La loro casa do-veva assomigliare a quella dei Poveri,per vivere – amare e servire – piena-mente immerse nel mondo, ma nondel mondo. “Considereranno che nonsono monache, perché tale stato nonsi addirebbe alle occupazioni propriedella loro vocazione...non avendo permonastero se non le case dei malati equella dove risiede la superiora, percella una camera d’affitto, per cappel-la la chiesa parrocchiale, per chiostrole vie della città, per clausura l’obbe-dienza...” (San Vincenzo)

Era un nuovo orientamento dellaCarità. Essa diveniva diritto dell’altro,debito d’amore che si è chiamati aestinguere. La consacrata usciva dalchiostro per incontrare i fratelli nellestrade, negli ambienti di vita, nei luo-ghi della sofferenza. A tutti portava Cri-sto e in tutti desiderava trovarlo e con-templarlo. “Serve dei poveri, è come sidicesse, Serve di Gesù Cristo, perchéegli considera fatto a sé quello che èfatto a loro che sono sue membra.” (San Vincen-zo)

Nella fondazione delle Figlie della Carità ben siè espressa la fiducia costante ed inesauribile nel-la conduzione divina degli avvenimenti. San Vin-cenzo e Santa Luisa non hanno temuto di chia-mare in causa l’ingegno, la capacità e la forza del-la donna, fino ad allora condizionata alla solascelta fra vita matrimoniale o claustrale. Non han-no temuto di coinvolgere solide ragazze di campa-gna, perché “poveri” che comprendono, aiutano,sostengono e servono altri poveri. Non hanno te-

muto di inviare queste inesperte donne nei luoghipiù rischiosi: campi di battaglia, galere, strademalfamate, ospedali. E di inviarle all’estero, inMissione, in un’epoca in cui partire voleva direnon più tornare. Era richiesta la completa mobili-tà, senza la sicurezza di luoghi tutelati come i con-venti, per una maggior libertà e disponibilità.

Il loro motto afferma: “La Carità di Cristo ci ur-ge”, assumendo le parole di San Paolo ai Corinzi.

Un amore che stimola, che spinge,che arde nel cuore, “al soccorso delprossimo... come si cor re alfuoco”(San Vincenzo). Nel sigillo,creato da Santa Luisa, vi è Gesù Cro-cifisso incastonato in un cuore con-tornato da fiamme.

Nella donna consacrata alla Cari-tà riviveva l’appassionata sponsalitàe maternità della Chiesa, che accorresollecita ad ogni gemito o grido diaiuto. “Oh, che fortuna, se, senza cheDio ne fosse offeso, la Compagnianon dovesse servire che i poveri prividi tutto.” (Santa Luisa)

Santa Luisa ha trasfuso alle sueFiglie il calore e la forza dello SpiritoSanto ch’ella percepiva: “Supplico labontà di Nostro Signore che dispon-ga le vostre anime a ricevere lo Spiri-to Santo, così che, bruciate dal fuocodel suo santo amore, siate consuma-te nella perfezione di questo amoreche vi farà amare sopra tutte le cosela santissima volontà di Dio.” (SantaLuisa)

San Vincenzo e santa Luisa crea-rono con la “piccola Compagnia” -come amavano chiamarla - un nuovostile di esistenza cristiana nella so-

cietà. L’esperienza delle Figlie della Carità ha inci-so fortemente sull’evoluzione della vita consacratafemminile. Ha costituito il modello per molte co-munità di vita attiva nate nei secoli seguenti.

A tutt’oggi, le Figlie di Luisa e Vincenzo sonouna delle forze propulsive più forti nel renderepartecipi i laici del Mistero dell’Incarnazione diCristo, esortando ad amarlo e servirlo nelle Suemembra sofferenti, nei Suoi prediletti, i più Poveri,loro “signori e padroni” e loro “maestri”, come i lo-ro Fondatori hanno loro lasciato in consegna.

Suor Cristina Conti FdC

Nel solco delcammino iniziato,

l’illustrazione dellaCompagnia delle

Figlie della Carità,ramo storico della

FamigliaVincenziana

L’amore al femminile

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San VincenzoUn Santo provocatore

Nella prospettivadell’“anno

vincenziano”, laripuntualizzazionedella figura di sanVincenzo De Paoli.

Dopo tanti anni, pochi ipersonaggi ancora vivi

e attuali come il nostroFondatore

Cambiamenti sociali profondi, rivoluzioni culturali, fenomeni e vicende storiche diogni genere, che hanno travolto la memoria di tanti uomini illustri, non hanno di-strutto quella di san Vincenzo. Di lui si parla e si scrive ancora molto. Soprattutto è

lui che ci parla ancora, che ci interpella e ci provoca con il suo esempio, le sue opere, lasua dottrina.

San Vincenzo non è sicuramente un caposcuola della teologia della carità, se con taleparola s’intende lo studioso che cerca, approfondisce, organizza ed elabora i dati inerentia questa tematica. Pur apprezzando e dimostrando grande gratitudine a coloro che aiuta-vano gli ecclesiastici a progredire nella scienza, riteneva che lui e i suoi avessero un altroruolo nella Chiesa e che la Compagnia (della Missione) dovesse essere contenta che isuoi membri non brillassero nel firmamento della cultura. «Il desiderio d’imparare è buo-no purché sia moderato. La virtù ha sempre due vizi ai suoi lati, e questo affetto al saperepuò essere vizioso o per difetto o per eccesso. Ricordatevi dell’avvertimento di S. Paolo,che ci raccomanda di esser sobri nella scienza. Un sapere ordinario è sufficiente, e il dipiù è piuttosto dannoso: la scienza gonfia, porta a voler comparire, a voler che gli altri sene accorgano, e infine a evitare le azioni umili, semplici e familiari, che sono le più utili.Per questo Nostro Signore scelse dei discepoli che non erano capaci d’altre azioni che diqueste».

Tuttavia ben pochi teologi hanno lasciato nella storia della carità un’orma profonda co-me quella di Vincenzo, e hanno tuttora una moltitudine di discepoli sparsi nel mondo in-tero...Da oltre tre secoli gli operatori di carità si riconoscono nel suo nome, come nel suonome ritrovano speranza innumerevoli infelici. Egli è perciò un grande caposcuola che hainsegnato non “ex cathedra”, ma con la sapienza dello Spirito e il fuoco dell’amore.

La sapienza e il fuoco: ecco due “luoghi” dove possiamo trovare la pedagogia vincen-ziana della carità.Gi

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spiritualità

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Nella foto: MilanoChiesa San Carlo alCorso. Altarededicato a sanVincenzo De Paoli(foto MB)

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LO STILE DELLA CARITÀSe lo stile è l’uomo, quale stile è san Vincenzo?

La risposta è una sola e immediata: lo stile evan-gelico. Lui che non concepisce niente al di fuori diGesù Cristo, vede la carità e il servizio dei poverisoltanto come continuazione della missione di Ge-sù: «Che grazia di Dio, che felicità andare a conti-nuare la carità che Nostro Signore esercitava sullaterra: a compiere un’opera sì ammirabile agli oc-chi di Dio e degli angeli, opera che l’Uomo-Dio hatrovato degna di se stesso e della sua santa ma-dre».

Da questa convinzione scaturisce necessaria-mente la conseguenza che lo spirito del missiona-rio, o della suora, o del laico cristiano, deve essereil medesimo di Nostro Signore: «Né la filosofia, néla teologia, né le prediche operano dentro alle ani-me; bisogna che Gesù Cristo si mescoli con noi, onoi con Lui; che noi operiamo in Lui, e Lui in noi;che noi parliamo come Lui e nel suo spirito, cosìcome Lui stesso era nel Padre e predicava la dot-trina che Egli gli aveva insegnato: è il linguaggiodella Sacra Scrittura».

Tutta la “sapienza” di Vincenzo gira attorno aDio. Dio è la ragione della carità, Dio ne è l’obbiet-tivo, il modello, lo stile. La pedagogia vincenzianaè sicuramente una pedagogia teocentrica.

IL FUOCO DELLA CONTEMPLAZIONEPiene com’erano dello spirito del Signore, le

parole di Vincenzo sono ancora oggi un messaggioche viene dall’alto, una interpretazione e una pun-tualizzazione sorprendente del vangelo della cari-tà. Ma c’è un “logos” educativo più determinante eincisivo della parola predicata o scritta: quello del-la vita.

Gesù “cominciò a fare e a insegnare”. Non è ve-nuto per parlare, anche se inviato per l’evangeliz-zazione dei poveri. La sua nascita e la sua morte,la sua vita e la sua risurrezione sono la vera Rive-lazione: le parole gli servono essenzialmente perspiegare il significato dei gesti.

Di san Vincenzo si può dire la stessa cosa. Ciòche è stato e ciò che ha fatto è pedagogicamentepiù forte di ciò che ha detto. Più ancora che negliscritti ci è maestro nella vita: se le sue parole so-no pietre, la sua vita è fuoco!

«Il più grande degli uomini d’azione – scrive ilBrémond – ce lo ha dato il misticismo. Non èl’amore degli uomini che ha condotto VincenzoDepaoli alla santità, ma piuttosto la santità che loha reso veramente ed efficacemente caritatevole.Non sono i poveri che lo hanno dato a Dio, ma alcontrario è Dio che lo ha dato ai poveri. Chi lo ve-de più filantropo che mistico, chi non lo vede anzi-tutto mistico, si rappresenta un san Vincenzo De-paoli che non è mai esistito».

Al centro di tutta la visione e di tutta l’azione

vincenziana non c’è il povero, bensì Dio. «Il suoamore – scrive il Coste – lo univa a Dio con unaunione che prendeva tutto il suo essere, mente ecuore».

È dunque il Verbo di Dio che Vincenzo contem-pla e serve nei poveri, e solo in quest’ottica si puòcapire l’autentica passione che egli aveva per lo-ro. Come una madre per i suoi figli, scrivono i bio-grafi.

Azione e contemplazione sono inseparabili nel-la vita del Santo: egli fa l’esperienza di Dio nontanto attraverso fenomeni mistici, quanto attraver-so il servizio dei poveri nei quali ravvisa e sente lapresenza del Signore. Abbracciando i poveri, ab-braccia Dio; approfondendo la conoscenza dei po-veri, intuisce e adora la presenza del divino nel-l’uomo.

Prima di essere efficaci e significativi sul pianoumano e sociale, i gesti di Vincenzo sono gesti li-turgici che nella povertà e nella sofferenza dell’uo-mo adorano la povertà e la sofferenza di Cristo.Così si può anche arrivare a «lasciare Dio per Dio».Se non fosse san Vincenzo a dirlo, si griderebbeallo scandalo. Invece l’espressione è giusta per chi– come lui – ha cercato e trovato la presenza diDio tra gli uomini; e ha visto nei poveri, con la lucedella fede, l’icona di Cristo.

Proprio questo intreccio tra Dio e il povero spie-ga l’importanza grandissima che san Vincenzo dàalla ricerca della perfezione in ordine al serviziodei poveri. La mentalità comune mette in relazionela santità con Dio; vede nella santità un mezzo peramare di più il Signore e salvarsi l’anima.

RAPPORTO TRA SANTITÀ E CARITÀSan Vincenzo sottolinea fortemente e instanca-

bilmente il rapporto tra la santità e la carità verso ipoveri: «Figliuole mie, ve ne supplico, lavorate mol-to alla vostra perfezione. Non vi accontentate difare il bene, ma fatelo come vuole Dio, cioè il piùperfettamente possibile, per rendervi degne servedei poveri». «Dobbiamo cercare in tutti i modi dinon perdere neppure un’occasione per perfezio-narci. Il fine che Dio ha avuto nel chiamarvi tra leFiglie della Carità è la vostra santificazione, perchèonoriate con essa la volontà di Dio e quella delsuo Divin Figliuolo: Egli, venuto in terra, passòtrent’anni nel lavoro prima d’istruire e guarire i po-veri infermi. Vi è dunque necessario, sorelle care,lavorare seriamente e cogliere al volo tutte le oc-casioni di perfezionarvi».

«Chi ha molta carità – è stato scritto – vedemolti poveri». Se scriviamo la parola carità con la“C” maiuscola, riproduciamo esattamente il pen-siero di san Vincenzo: “chi ha molto Dio vede mol-ti poveri”. Il 350° anniversario della morte di sanVincenzo può essere una grande occasione percercare e trovare più Dio! ■

Azione econtemplazionesono inseparabilinella vita delSanto: egli fal’esperienza diDio non tantoattraversofenomeni mistici,quantoattraverso ilservizio deipoveri nei qualiravvisa e sentela presenza delSignore.Abbracciando ipoveri, abbracciaDio;approfondendola conoscenzadei poveri,intuisce e adorala presenza deldivino nell’uomo

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Campagna Nazionale della Federazione Società San Vicenzo De Paoli

Parte in quarta anche quest’annola Campagna Nazionale dellaSan Vincenzo, che torna di nuovo

sul tema che sta tenendo banco da al-cuni anni, per la sua grande importan-za. Si tratta del tema dell’analfabeti-smo e dell’importanza dell’alfabetizza-zione. Una riflessione che appare cru-ciale, in un Paese in cui gli analfabetisono ancora numerosissimi, e dove ladispersione scolastica continua ad es-sere una piaga.

Ed è per questo che durante laCampagna 2009 un’azione importantesarà quella della denuncia sociale, chedovrà emergere nell’ambito della Gior-nata nazionale del 27 settembre, pri-ma di tutto. La San Vincenzo è chiama-ta a compiere la propria missione, os-sia quella di farsi carico delle causedella povertà, andando ad eliminarle, oalmeno ridurle.

Sottolineare il tema della relazioneche esiste tra mancata alfabetizzazionee povertà, è un passaggio quantomeno obbligato: la crisi economica sta portando semprenuove forme di povertà, ma il degrado indotto dalla mancanza di un’istruzione è semprenotevole. Il bambino che non si accultura, non sarà mai in possesso degli strumenti neces-sari per riuscire a fare il “salto di qualità”. La mancanza di istruzione porta quasi sempreall’emarginazione e all’esclusione sociale, con tutte le conseguenze che questo comporta.Spesso porta anche alla delinquenza, perché si è più facili vittime della malavita.

Ma torniamo alla Campagna 2009, partendo da un breve bilancio di quella dell’annoscorso. Se si analizzano le due iniziative proposte lo scorso anno, si osserva che il Concor-so scolastico ha avuto molto successo, con l’invio di ben 227 elaborati. Grandi risultati an-

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Alla radice di tantepovertà, anche

quest’anno ivincenziani sono

chiamati a misurarsicon la “pandemia”della mancanza o

carenza di istruzione

Analfabetismo e alfabetizzazione

Alla scadenza del periodo previsto sono pervenute alla Se-greteria nazionale i seguenti progetti da presentare al

pubblico durante la Giornata nazionale del 27 settembre alfine di ottenere aiuti finanziari alla loro realizzazione. L’appo-sita Commissione verificherà la rispondenza ai requisiti previ-sti per essere presentati al pubblico.● Dall’ACC di Agrigento. Progetto “Noi ragazzi e il territorio”.Percorso educativo-didattico e ludico-ricreativo di conoscen-za e utilizzo corretto dell’ambiente nei suoi aspetti istituziona-li, culturali e paesaggistici. Destinatari: studenti di scuola me-dia di 1° e 2° grado.● Dalla Conferenza di Presezzo (BG). Progetto esistente dapotenziare “Fatemi studiare: fai i compiti con me? Accompa-gnamento all’autonomia nello svolgimento dei compiti”. De-stinatari: bambini della scuola primaria a rischio dispersione

scolastica.● Dalla Conferenza S. Egidio di Bologna. Progetto di accom-pagnamento scolastico. Doposcuola per bambini delle scuoleelementari e medie con difficoltà di socializzazione.● Dalla Conferenza S. Lorenzo di Verolanuova (BS). Progetto“Doposcuola Castel Merlino”. Destinatari: ragazzi della scuolaprimaria e secondaria, provenienti di varie nazioni, a rischiodispersione scolastica.● Dalla Conferenza Maria Immacolata di Pavoniana (BS).Progetto “Piccolo mondo per crescere”. Attività di assistenzae aiuto scolastico in difficoltà di inserimento. Destinatari ra-gazzi stranieri delle scuole elementari.● Dalla Conferenza di Ospitaletto (BS). Progetto “Non uno dimeno” per l’accompagnamento e supporto giornaliero adalunni della scuola elementare e media.

Progetti per la Campagna 2009

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che per il Concorso per progetti interni, per il qualesono state presentate 27 proposte delle Conferen-ze o Consigli sul tema dell’analfabetismo.

I soldi utilizzati per questo Bando provenivanodalle offerte raccolte durante le due Giornate na-zionali precedenti, ma purtroppo l’importo raccoltidurante la Giornata nazionale 2008 non consento-no di indire un nuovo bando per Progetti interni. Aquesto proposito, l’idea emersa è di utilizzare, nel-la prossima edizione della Campagna quella che èstata denominata modalità Telethon, che consistenell’elencare sul materiale informativo i progettiper i quali si chiede un contributo, cosicché cia-scun benefattore possa indicare a quale progettodevolvere la sua offerta. Si ritiene che, lasciare lapossibilità ad ogni ACC che ha presentato un pro-getto di chiedere durante la Giornata nazionale leofferte per quel progetto, possa portare ad ottene-re una risposta maggiore di quella che le stessepersone otterrebbero chiedendo contributi perun’iniziativa lanciata in un’altra zona, puntandosulla territorialità degli aiuti.

Sarà quindi sui concorsi che si punterà que-st’anno, e sull’azione a livello locale. In particolarogni Consiglio Centrale potrà scegliere dei sottote-mi da sviluppare ulteriormente, sempre legati allaCampagna. I Consigli Centrali dovranno inoltreprovvedere a rendicontare la cittadinanza in meritoal progetto che verrà finanziato. Naturalmente po-sizione di primo piano continuerà a ricoprirla an-che il concorso scolastico, che verrà ripresentato aprescindere dalla Campagna nazionale. Coinvolge-re le giovani generazioni nella riflessione sull’anal-fabetismo, aiuta a renderle consapevoli della gran-de importanza che può avere lo studio nella lorovita.

*Giornalista de “Il Piccolo” di Cremona

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Un “passe-partout”intrigante

La Campagna Nazionale “Fatemi studiare conviene a tutti”è nata tre anni fa con lo scopo di evidenziare un problemasociale e civile di questi anni, di svolgere un’azione di pro-

mozione umana finalizzata al recupero dei ragazzi in difficoltànello studio, di spronare i nostri Confratelli a realizzare progettidi accompagnamento scolastico. Questi progetti, abbastanzanumerosi e diffusi in tutta Italia, hanno dato alla San Vincenzola possibilità di lavorare in rete e farsi meglio conoscere sulterritorio.

Dal 2007 poi, il Concorso per le Scuole Secondarie di 1°grado con lo stesso tema, presentato attraverso il Ministerodella Pubblica Istruzione, ci ha permesso di parlare della SanVincenzo in alcune Scuole d’Italia e di avere un aggancio perentrare nelle Scuole, sia dove si era già partecipato al Concor-so, sia per spronarli a partecipare. Tutto questo è sicuramenteun buon motivo per spronarci a fare di più e meglio e per rin-novare il nostro modo di essere San Vincenzo e non solo quel-lo.

I l primo premio del Concorso dell ’anno scolastico

● Dal CC di Napoli. Progetto “A scuola di valori”. Educazionedei ragazzi alla cittadinanza attiva, al volontariato, alla soli-darietà e di promozione della San Vincenzo tra i giovani nel-le scuole. Destinatari ragazzi delle scuole superiori di 1° e2° grado.● Dalla Conferenza San Vincenzo Ferreri di Napoli. Progetto“Crescere insiemi…per crescere tutti” per l’integrazione, so-cializzazione e comunicazione attraverso esperienze educati-ve e di integrazione sociale tra giovani del territorio, famigliee scuola. Destinatari gli adolescenti, le famiglie, la scuoladel Comune di Sant’Antimo.● Dal CC di Varese. Progetto “Non perderti amico di Pinoc-chio” per contrastare la dispersione scolastica e promuovereil benessere dei minori in disagio con metodologie educativeinnovative. Quattro gli obiettivi specifici con destinatari daibambini ai ragazzi, dai giovani fino agli adulti (formazione al-la genitorialità).

... per entrare nelle scuolee far parlare di noi

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Campagna Nazionale della Federazione Società San Vicenzo De Paoli

2007/2008, è stato vinto dalla classe Ia B dell’Isti-tuto Comprensivo Statale di Creazzo (VI), che harealizzato il “Gioco del Sapere”. Vedere questo gio-co molto intelligente e divertente realizzato per laSan Vincenzo dagli alunni di una scuola media, haspinto la Giunta Esecutiva della Federazione a pro-durre il “Gioco del sapere” ad un costo relativamen-te basso, e dare così la possibilità a tutti i ConsigliCentrali di dotarsi di uno strumento nuovo, soprat-tutto adatto ad entrare nelle Scuole, parlare dellanostra Campagna e, insieme, rinnovare la nostraimmagine.

Con impegno e molto entusiasmo, grazie allacollaborazione del Centro Servizi Volontariato e del-la Casa Editrice “La Scuola” entrambe di Brescia, ilgioco è stato realizzato al puro prezzo di costo ed èora a disposizione presso la Segreteria Nazionale.Mi permetto di invitare tutti i Confratelli a non sot-tovalutare questa risorsa che rappresenta un mez-zo stimolante per “fare del bene” nel promuoverela cultura dello studio ed anche “lasciarsi vedere”,come diceva il nostro fondatore, il beato FedericoOzanam. In questa luce sarebbe veramente utileche tutti i Consigli Centrali creassero un gruppo chesi impegnasse a diffondere nelle scuole, con il“Gioco del Sapere”, l’attività della nostra San Vin-cenzo con particolare riferimento al bando di Con-corso “Fatemi studiare”.

La curiosità è una caratteristica dei bambini.Dall’incontro potrebbero essere interessati ad ap-profondire la conoscenza della nostra attività. Poi,parlandone in famiglia il piccolo seme potrebbeportare buoni frutti! Vi assicuro che dove ci si è im-pegnati in tal senso, i risultati non sono mancati ene è la riprova il successo numerico della parteci-pazione al Concorso appena concluso.

Da anni la nostra Associazione lamenta la diffi-coltà di coinvolgere i giovani ad entrare in San Vin-cenzo: il “Gioco del Sapere” può essere quel “pas-se-partout” che apre le porte della scuola e chepuò essere utilizzato anche per altri scopi. Adesempio, come regalo ai bambini in età scolare difamiglie amiche! Credo che anche questo sarebbeun modo per fare parlare nelle giovani famiglie dinoi, della nostra attività, dell’attenzione che ponia-mo ai problemi sociali di chi è meno fortunato.

Forse il mio impegno per la San Vincenzo e lasperanza di non perdere ogni occasione per rivita-lizzare la nostra Associazione, mi spinge ad esage-rare, ma ricordiamoci che il nostro fondatore, già175 anni fa, ammoniva affermando che “NONCAMMINARE EQUIVALE A CADERE”! Vogliamo tuttiinsieme camminare con la Scuola e con le Confe-renze Famiglia che oggi rappresentano progetti in-novativi vincenti?

* Membro della Giunta Esecutiva

Sono 451 elaborati pervenuti da 78 Istituti scolastici (loscorso anno erano stati 229 da 40 Istituti). È il bellis-

simo risultato con cui si è concluso il Concorso scolasticodi quest’anno. La Commissione esaminatrice ha assegna-to il 12 maggio u.s. i tre premi previsti dal Bando comesegue:

1° premio alla Scuola secondaria di I grado “S.Dorotea” di Brescia, Classe I A, per l’elaborato“L’esperienza insegna” (Sezione letteraria);

2° premio alla Scuola secondaria di I grado “Gio-vanni XXIII” di Villanova di Guidonia (RM), clas-se III B per l’elaborato “Forme vibranti… fecon-dano i contenuti”, olio su tela (Sezione arti visi-ve);

3° premio all’Istituto Comprensivo “F. Tonolini” diBreno (BS), Classi II e III del Corso di Video-maker per l’elaborato “La scelta” (Sezione mul-timediale).

Hanno ricevuto l’attestato di merito: 1) laScuola Media Statale “G. Macherione” di Giarre(CT); 2) l’Istituto Comprensivo Voltri, Sez. Staccatadi Mele (GE); 3) la Scuola Media Statale “G. Vida-Pertini” di Alba (CN); 4) l’Istituto Comprensivo

“Passerini” di Induno Olona (VA); 5) l’Istituto Comprensivodi Fara Gera D’Adda (BG); 6) l’Istituto Comprensivo Stata-le “E. Patti” di Trecastagni (CT); 7) la Scuola secondaria diI grado “S. Dorotea” di Brescia. Al Concorso sarà dato am-pio spazio sul prossimo numero della rivista.

Concorso scolastico per Scuole secondarie di 1° grado

Disegno della scuola media “Virgilio” di Paternò

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LA SAN VINCENZO IN LOMBARDIAa cura della Redazione lombarda

BUSTO ARSIZIO – Intervista al Presidente del Consiglio Centrale Angela Toia

OPERA SPECIALE VILLA LUCIAAbbiamo iniziato dal numeroscorso una rassegna delleOpere Speciali lombardesotto forma di intervista airesponsabili. È noto chel’attività caritativavincenziana è rivoltaprevalentemente alle famigliedel territorio delle singoleConferenze mediante visitedomiciliari. Questacaratteristica della SanVincenzo va perseguita erafforzata, anche se ledifficoltà nell’effettuare levisite sono crescenti, perchèil rapporto personale econtinuo con gli assistiti cipermette di essere piùefficaci, aggiornati ecomprensivi delle varienecessità. Tuttavia nel corsodel tempo, proprio per laconsapevolezza delle carenzedella società e per l’esigenzadi porvi rimedio, siaattraverso la prevenzione, siacurando le cause, alcunigruppi vincenziani hannofatto sorgere, soprattuttonelle città di dimensionimedie e grandi, iniziativecaritative che si sonoconcretizzate in istituzioni dilunga durata e di grandeimpegno organizzativo efinanziario.Per far conoscere a tutti ivincenziani italiani questerealtà abbiamo pensato a unarassegna che gradualmentenei prossimi numeri illustreràle principali Opere Speciali.È nostra intenzione iniziareda quelle realtà che sonoeffettivamente gestite daivincenziani, siano essere vereistituzioni autonome (es.mense o dormitori) osemplici interventispecialistici (es. Borse distudio o interventi incarcere), per proseguire poinella presentazione diistituzioni, quali Cooperativeo Onlus, che sorte per

iniziativa di vincenzianivivono ormai di vita propria,pur esprimendo lo spiritocaritativo della San Vincenzo.Scopo di queste intervistenon è certo una valutazionedei meriti, ma piuttosto lostimolo perchè il beneconosciuto sia anche imitato.

Quali sono le originidell’Opera speciale?Esperienze personali ericerche dell’Osservatoriosulle Povertà ci hannoconfermato quanto fossesentito e presente il problemadi donne “senzatetto” per imotivi più diversi e ci hannospinto, all’inizio del duemila,a cercare di realizzare unastruttura, assente sul nostroterritorio che servisse alloscopo.Quali sono le sue finalità?Accogliere e soddisfare ibisogni primari materialedelle ospiti (alloggio, cibo e,se necessario, indumenti,biancheria, scarpe);Garantire un ambienteordinato e sano che possaassicurare un livello di vitasufficientemente elevato;Favorire la collaborazione trale ospiti sulla basedell’educazione al rispettoreciproco e alla socialità;Incoraggiare le ospiti ad unatteggiamento di apertura alterritorio ed alraggiungimento di un livellodi autonomia edindipendenza;Sostenere il ruolo educativodelle ospiti verso i figliminori accolti nella strutturainsieme alle loro madri;Stabilire e consolidare legamie collaborazione sulterritorio, coinvolgendo ivolontari in un servizio diattenzione agli altri etestimoniare la presenza dellacomunità cristianaCome si configura

l’attività?Il servizio di ospitalità offertoda Villa Lucia è rivolto adonne che si trovanotemporaneamente prive di unalloggio o impossibilitate pervarie ragioni a rimanere nellapropria abitazione. Date lenecessità riscontrate, si èscelto di ammettere nellastruttura anche i figli minori.È stato inoltre individuatouno psicologo di riferimentoche coordina l’equipe deivolontari e si pone comereferente per le necessitàsegnalate. L’Equipe siriunisce mensilmente con lopsicologo al fine di integrarel’operato di tutti, stabilirelinee di condotta, comuni ecoerenti, discutere eventualidifficoltà emerse. Favorire uncostante e costruttivoscambio tra gli operatori. Èinoltre presente, ventiquattroore su ventiquattro, uncustode a cui sono affidate lechiavi della struttura. Alle ospiti vengono forniti unletto in camerasingola/doppia, già provvistodi biancheria e scortealimentari non deperibilidisponibili nella cucina. Leospiti provvedonoautonomamente alla puliziadella propria stanza e deilocali comuni e allapreparazione dei pasti. Ivolontari si alternano a VillaLucia durante alcune ore delgiorno offrendo il loro aiutosia per lo svolgimento dialcuni compiti dellaquotidianità, sia per favoriremomenti di socializzazione ecooperazione.Quali sono le prospettivefuture?Proseguire sulla stradaintrapresa.Qual è il numero deivolontari e quale lapartecipazione deivincenziani?

Il servizio offerto èinteramente gestito davolontari vincenziani e daamici sostenuto a noi vicini(8/10 persone).Operativamente partecipano 5vincenziani. Tutti comunquevengono informati ed invitatia frequentare la struttura. L’Opera speciale su qualifonti di finanziamentoconta?Autofinanziamento coniniziative varie, piccolocontributo da parte dell’EntePubblico per le ospiti da loroinviate, partecipazione aBandi provinciali.Quali e quanti sono irapporti con l’EntePubblico?Al bisognoAl sostentamentodell’Opera, quantocontribuisce la SanVincenzo?Le conferenze se in grado,danno un contributo mensile.L’Opera è conosciuta dalpubblico?Attualmente in modosufficiente.Quali attività avete svoltoper farvi conoscere?Pubbliche nessuna, contattipersonali hanno favoritoconoscenza e raccolta fondida altre Associazioni diServizio e da Parrocchie.Ritenete che i volontaridell’Opera speciale possanodiventare vincenziani?Presumibilmente, no, ma difatto li possiamo consideraretali.Com’è vissuta dallacomunità locale l’Operaspeciale? Presso chi ci conoscegodiamo di grandeconsiderazione.

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LA SAN VINCENZO IN LOMBARDIAa cura della Redazione lombarda

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LODI – Chiuso l’anno sociale

FESTA DI RINGRAZIAMENTO AL SANTUARIO DI CARAVAGGIO

Anche quest’anno le Conferenzedella Società di San Vincenzo

Lodigiana si sono riunite perringraziare di avere potuto aiutare lepersone in difficoltà che a loro si sonorivolte. Una Santa Messa è statacelebrata al Santuario di Caravaggio ilgiorno 4 giugno alle ore 16. È stato unmomento di confronto per avere lapercezione di quanto è stato fatto e dicome è stato fatto.In tanti anni di vita di questa Societàle povertà sono cambiate e la SanVincenzo ha sempre cercato diadeguarsi ai nuovi bisogni. Adeguarsial cambiamento ha significato per iVincenziani frequentare corsi diformazione per essere in grado diraffrontarsi con tutti i tipi di povertà,di proporsi alle persone in difficoltà edi risolvere i problemi che ci vengonosottoposti. Spesso occorre essere deglipsicologi per non mettere l’altro indifficoltà facendolo sentire inferiore anoi e nello stesso tempo stare attendi anon trasferire su di noi i suoi problemi

con il rischio di soccombere entrambi.Sembra facile ma non è così; se,infatti, il primo aiuto che ci vienerichiesto è solitamente quello di tipomateriale a cui possiamo far frontecon la generosità di molte persone checredono in quello che facciamo, ilcompito della San Vincenzo è poiquello di mettere in condizioni questepersone di camminare con le propriegambe, come recita l’articolo 4 delnostro Statuto: “La Società di SanVincenzo De Paoli si propone direndere autosufficiente ogni persona,promuovendo la sua dignità mediantel’impegno concreto, personale, direttoe continuativo per la rimozione dellecause e delle situazioni di bisogno, diemarginazione individuale e collettivain un cammino di sempre maggioregiustizia”.È molto importante il contattopersonale che ci dà modo dicondividere la vita di queste persone, ela continuità perché non ci si puòpermettere di andare incontro a questi

nostri fratelli solo quando se ne havoglia o non c’è altro di meglio dafare. Mentre operiamo, ci accorgiamoche è un po’ come sbucciare unacipolla. Più sbucci la parte esterna e tiavvicini al cuore di queste persone,più devi asciugarti gli occhi perché lelacrime sono inevitabili! Ma quantasoddisfazione si prova quando lepersone che hai incontrato in pienadifficoltà ti ringraziano perché non èstata solo assistita ma è stata messa incondizione di provvedere a se stessa.Il bello di essere Vincenziani è chenon è solo fare volontariato o carità,ma è uno stile di vita che trova nellaConferenza il centro dell’azione edella formazione, dove si mettono incomune le esperienze e si prendecollegialmente ogni decisione. È uncammino di fede attraverso l’eserciziodella Carità che ci accomuna tutti e fain modo che nessuna Opera di caritàsia estranea alla Società di SanVincenzo.

Laura Bassi, Presidente

MONZA – Opera Speciale Castelli

ASSEGNATE LE BORSE DI STUDIO

In una situazioneeconomicamente precaria

come l’attuale ogniintervento finanziario chegiunge là dove il bisogno èpiù urgente è sempreprovvidenziale. Forse èquesto il motivo per cuil’assegnazione delle Borse diStudio dell’Opera SpecialeClara Cornelia Castelli dellaSan Vincenzo èparticolarmente attesa dallefamiglie dei 61 giovaniprescelti. Infatti le domandepervenute all’Opera sonostate 119, e precisamente 46per le scuole medie inferiori(di cui 22 italiani e 24stranieri), per le scuolesuperiori 73 (di cui 31italiani e 42 stranieri).Purtroppo la disponibilità era

di sole 20 Borse di euro 400per le inferiori e di 30 Borsedi euro 800 per le superiori.La disponibilità dicomplessivi euro 32.000proviene dalla rendita delFondo Castelli che la SanVincenzo ha affidato allaFondazione della Comunitàdi Monza e Brianza e da uncontributo elargito dallastessa Fondazione.In questa situazione l’analisidelle domande pervenute e ladecisione circa l’opportunitàdi assegnazione in base allesituazioni di bisogno (eanche ai meriti scolastici)sono state particolarmentelaboriose.Le Borse sono statedistribuite tra 50 famiglie percomplessivi 61 alunni,

essendoci 11 casi di fratelli,che sono stati tenuti inparticolare considerazione.Per le medie inferiori sonostati premiati 9 italiani e 13stranieri (di cui 11 presentatidalle Conferenze vincenzianedi Monza e Brianza e 10 daaltre Conferenze), per lesuperiori sono stati premiati13 italiani e 26 stranieri (dicui 16 presentati dalleConferenze locali e 12 daquelle di altre zone). Altripremiati sono stati presentatidirettamente dagli istituti

scolastici. La prevalenza distudenti stranieri è dovuta alfatto che le famiglie seguitedalle Conferenze di SanVincenzo, e di cui hannopresentato domanda, sonoper oltre la metà straniere.La cerimonia diconferimento delle Borse diStudio è avvenuta sabato 28marzo alle ore 15 presso ilLiceo Dehon alla presenzadei responsabili della SanVincenzo e della Fondazionedella Comunità di Monza eBrianza. Beppe Colombo

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Oggi, a fianco di unmaggior benessere,

emergono bisogni semprenuovi e differenziati, forseanche più difficili di untempo, da scoprire perchépiù profondi, meno materialima più esistenziali. Il progetto vuole risponderead alcune necessità deibambini che vivono nelnostro territorio. Inparticolare l’attenzione deivincenziani è rivolta asostenere i minori,prevedendo per loro momentiformativi che non si limitinoalla sola esecuzione dicompiti assegnati a scuola,ma offrendo soprattutto spaziin cui possano trovare adultiche li ascoltino e possanofare esperienze di crescitaadeguate.Benedetto XVI ci haricordato che “chi operanell’attività caritativa dellaChiesa non può contentarsisolo della prestazione tecnicao di risolvere problemi edifficoltà materiali. L’aiutoche offre non deve mairidursi a gesto filantropico,ma deve essere tangibileespressione dell’amoreevangelico”. In quest’ottica,il servizio che la Conferenzasi accinge ad offrire èpensato come un “dono” allefamiglie con bambini che sitrovano in condizioni diparticolare disagio. Leconsorelle e i confratelliintendono proporsi come“operatori della carità”, come“testimoni di amoreevangelico”, con tutti i limitiumani possibili, ma sicuri diessere solo voce di quellaforza vitale che è laProvvidenza.Destinatari. Il progetto èrivolto a minori chefrequentano la scuolaprimaria, figli di famiglieanche immigrate, che vivono

la difficoltà della precarietàdi vita oltre che la sofferenzaper aver lasciato il propriopaese.Luogo. Un’abitazione diTreviglio, un luogo in cuiogni bambino può provare lagioia di imparare acondividere con altri ilproprio tempo libero:Soggetti coinvolti.Confratelli e consorelle dellaConferenza; insegnantidisposti a dedicare il propriotempo; ragazzi, giovani epersone adulte disponibili acondividere l’iniziativaanimati dallo spiritovincenziano.Tempi. Cinque giorni allasettimana, dalle 15,30 alle17,30.Modalità di svolgimento delservizio. Segnalata dagliinsegnanti la situazione dialcuni alunni che si trovino avivere “soli” l’esperienzascolastica (anche perché igenitori non parlano e noncapiscono la lingua italiana)è previsto un itinerario

esperienziale che supportil’attività di studio attraversola concentrazione,l’attenzione, l’interesse, lacapacità di portare acompimento una consegna,la gratificazione per ilproprio impegno.Stato dell’arte. Il progetto èpartito a fine novembre 2008e vede per il momentocoinvolti 5 bambini-utenti, 6 adulti (3 confratelliVincenziani, 2 ciellini e 1 scout) più una decina diragazzi/ragazze studenti dellesuperiori presso l’istitutoSalesiano, mobilitati da donGiovanni loro professore-consigliere salesiano. Adultie ragazzi si alternano durantela settimana a fianco deibambini.Ci aiutano inoltrel’AmministrazioneComunale, per il trasportodei bambini dalla scuola alGiardino di Ozanam, el’Auser per accompagnarli acasa la sera. Stiamoprendendo le misure per

perfezionare l’organizzazionee affinare il metodo e ilrapporto con i bambini.La sensazione dopo questiprimi mesi di attività è che lacosa sia gradita dai bambinied apprezzata positivamentedalle loro maestre. Nonabbiamo per il momentoritorni significativi daifamiliari dei bambini.Stiamo anche completandopian piano l’arredo el’attrezzatura della casettadove si svolge il Giardino diOzanam.Economicamente laConferenza si sta facendocarico dei costi dell’affitto edi piccole spese accessorie,mentre per arredo eattrezzature ci sono venutiincontro confratelli econsorelle di buona volontàe, con un contributonatalizio, mamme e bambinidella Scuola Elementare dacui provengono i bambini delGiardino di Ozanam.

La Conferenzadi San Vincenzo

TREVIGLIO (MI) – Progetto per minori

“IL GIARDINO DI OZANAM: UN’ESPERIENZA DI CONDIVISIONE”

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LA SAN VINCENZO IN VENETO E TRENTINOa cura della Redazione veneta

BELLUNO – 24 maggio multietnico

LA 5a FESTA DEI POPOLI

Abiti dai colori sgargianti,oggettini d’artigianato

multietnico, volti dai coloridiversi accomunati dallostesso sorriso, bandiere,danze, canti, suoni, piattitipici da ogni parte delmondo… il 24 maggio aSargnano, in occasione dellaquinta Festa dei popoli (laterza consecutiva ospitatanella nostra parrocchia).Erano presenti circa 400persone, quasi tutteabbigliate con i costumicaratteristici delle loro terred’origine, provenienti da unaventina di nazioni sparse sui4 continenti. Sotto lacompetente regia di GiorgioFornasier, cantautore

bellunese, si sono succedutisul palco i rappresentanti deidiversi popoli.I nigeriani, con gli amici delGhana, hanno suonato cantiGospel e danzato per ore iloro ritmi africani. Gliimmigrati dell’associazione“Diaspora” (di varie nazioniafricane: Camerum, CongoBrazzaville, Togo,Repubblica Democratica delCongo) hanno proposto isuoni dei loro Paesiaccompagnati dal ritmo deitamburi. Una di loro,giovanissima, con dellecoetanee bellunesi, ha ballatomusiche moderne con

movenze africane.I filippini e le filippinehanno cantato in lingualocale e danzato al ritmodelle tradizionali melodieorientali.Le signore ucraine, come levicine moldave, hannocoralmente cantato le

melodie delle loro terre, conevidente nostalgia ecommozione.Molti gli argentini, asostenere le voci e i ballidelle loro signore. Unacoppia si è esibita ballando ilmitico Tango.L’Italia è stata rappresentatada alcune canzoni di GiorgioFornasier e da una danzaargentina, la Chacarera,presentata dai “Colibri” (ipiccoli di “Insieme si può”)di Sargnano incollaborazione con alcunemamme e l’insegnanteGloria Lovato.Persone di altri Paesi erano

presenti alla Festa,pur senza esibirsi sulpalco, almeno perquest’anno:Colombia, Ecuador,Brasile, Albania e

Romania. Per la prima volta,tra gli ospiti, si potevanocontare immigrati dalMarocco e dall’India.Dopo lo spettacolo è stataservita una merendamultietnica. Tutti hannopotuto gustare la fajoladabrasiliana, le banane fritte ele noccioline africane, lefocacce moldave e i dolcettiucraini, i panzerottiargentini, la pizza e le torteitaliane, i delicati bocconcinifilippini e quant’altro.La Festa dei popoli è stataorganizzata da alcuni uffici

diocesani (Migrantes,Caritas, Centro Missionario,Ufficio per il dialogoInterreligioso, Giustizia epace), in collaborazione conla San Vincenzo locale ealtre associazioni. Presente ilneo presidente del Comitatod’Intesa, Giorgio Zampieri,vincenziano di lunga data.La manifestazione è stataonorata dalla presenza dialcune autorità istituzionali,tra cui l’Assessore Regionaleai Flussi Migratori (OscarDe Bona), il Presidente dellaProvincia (Sergio Reolon) eil vicepresidente (ClaudiaBettiol), il sindaco delComune di Belluno (AntonioPrade) con l’assessore aiservizi sociali (AngeloPaganin) e il presidente del

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In alto, gruppo nigeriano.A sinistra, cantante solista del Marocco.In basso a sinistra, gruppo argentino.In fondo, gruppo ucraino

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Consiglio Comunale (OresteCugnach).Monsignor GiuseppeAndrich, vescovo di Belluno-Feltre, ha portato il suosaluto ai numerosi ospiti,sottolineando lo slogan dellaGiornata: “Tantipopoli…Una sola famiglia”,prima d’intonare tutti

insieme, nelle varie lingue, lapreghiera del “Padre Nostro”.Durante la Manifestazione,su sollecito di Patrizio DeMartin (direttore di Bellunesinel Mondo, accompagnatodal presidente GioachinoBratti e dal vicepresidenteRenato de Fanti), è statolanciato il progetto di

costituire, presso il Centrocaritas Hakim di Sargnano,un’Associazione diImmigrati, con lo scopo diapprofondire leproblematiche riguardantil’immigrazione, di essere“voce” presso le istituzioni edi organizzare insieme eventicome la Giornata Migrantes

del mese di gennaio o lastessa Festa dei popoli. Danovembre 2008 irappresentanti degliimmigrati si riunisconomensilmente a Sargnano(Belluno) per approdare allasuddetta Associazione,sostenuta anche dalla SanVincenzo di Belluno-Feltre.

Nel cuore di una montagna si apriva una grotta: era latana di un gigantesco drago, che poteva uscire dalla

grotta una sola volta l’anno, all’inizio della primavera.Trasvolava allora l’aria con un rombo sinistro cheagghiacciava i cuori dei poveri valligiani e il suopassaggio, peggio di un uragano, provocava valanghe,inondazioni, distruzione e morte. Quando si avvicinava laprimavera, tutti si chiudevano in casa, le donnepregavano, i bambini piangevano atterriti, attendendo conansia il passaggio del drago. Dei giovani audaci eranopartiti, armati di tutto punto, per uccidere il mostro nellasua tana, ma non avevano più fatto ritorno. Santi eremitiavevano tentato con esorcismi e preghiere, ma invano. Un giorno d’inverno, giunse uno straniero, un menestrello,che, accompagnandosi con l’arpa, cantava melodiosecanzoni. Da subito conquistò con i suoi canti il cuore deirudi alpigiani, che nelle dolci melodie ritrovavano lapacata bellezza delle loro montagne. Giunse la primavera e, con essa, la notte del drago. Lostraniero divise con i suoi ospiti le ansie di quelle tragicheore. Egli si era particolarmente affezionato alle 2gemelline del pastore che lo ospitava. Giocava con loro, leaccompagnava nelle corse sui monti, le cullava la seracon i suoi canti. Ben presto, alla scuola dell’affettuosomaestro, le piccole divennero abilissime cantatrici. Passarono gli anni e le gemelline divennero stupendegiovinette, diverse dalle altre ragazze. Il menestrello leaveva trasformate. I loro modi erano gentili, le loro mentiaperte e raffinate, il loro cuore generosissimo; doti chefacevano risaltare la loro delicata bellezza. I valligiani le chiamarono “Figlie delle Nevi”, tanto erabianca la loro pelle. Lo straniero aveva insegnato loroanche l’arte di guarire i mali con le erbe alpine, e perciòin paese e nei paesi vicini ricorrevano alle loro cure ebenedicevano le ragazze e il maestro quando guarivano. Un giorno, il menestrello chiamò in disparte il pastore:«Amico, mi hai ospitato nella tua casa e te ne sono grato!Ho cercato di ricompensarti, educando al bene le tuefigliuole. Ora devo tornare al mio paese. Non dir nullaalle ragazze, per risparmiare il dolore della separazione.

Partirò di nascosto. Ho diviso con te e con i tuoi paesanile vostre ansie a causa del drago e nulla ho potuto fareper liberarvene. Ma ascoltami bene. Le tue figlie sonodiverse dalle altre giovinette: in loro c’è qualcosa disacro, hanno il dono di una voce che affascina e vinceogni cuore, anche il più duro. Esse potrebbero liberare lavalle dal mostro. Lasciale andare incontro al dragoquando sarà ora».Da quel giorno, il povero pastore visse in grand’angoscia.Una tremenda lotta si dibatteva nel suo cuore tra l’amoreper le figlie e l’amore per i suoi simili e per la sua terra.Quando si avvicinò la notte del drago, chiamò le ragazze eripeté loro le parole del menestrello. Con generosità esse risposero: «Perché no? Lasciateciandare a liberare la valle dal mostro. Se questo ci saràconcesso, avrà ancora più valore della nostra stessavita!».La sera del drago, tutti i pastori accompagnarono le duefanciulle, abbigliate di veli bianchi come se andassero anozze. Nei pressi della caverna, gli accompagnatori,commossi, salutarono le Figlie delle Nevi. Verso mezzanotte, scoppiò un violento temporale. Tra tuonie lampi, si udì il sibilo del drago. A tratti però giungevanoi dolci tocchi di un’arpa e un canto appassionatosoavissimo. I valligiani attesero l’alba pregando. Al primo chiarore,uscirono ansiosi dalle loro case, salirono sul luogo dove ilgiorno innanzi avevano lasciato le due fanciulle. Di essenon c’era alcuna traccia. Ma, guardando in alto, videroche la grotta era scomparsa e che, sulla cima dellamontagna, apparivano due macchie candide che primanon c’erano. In coro urlarono: «Le due gemelle!»…

* * *

Il drago – conclude la leggenda alpina – da allora nonapparve più e la valle fu liberata per sempre dal terrore.Nelle calde notti primaverili, in cui soffia il tiepido Fhon,penetra nel fondo degli animi un desiderio infinito dibontà: è l’eco del canto delle due sorelle che si fonde colmormorio del vento.

PER RIFLETTERE

Le Figlie delle Nevidi don Ezio Del Favero

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Breve viaggio nel Carisma Vincenziano

VIVERE DENTRO

In questi ultimi tempi, nellanostra Società Vincenziana,

si sono aperti spazi che, perla loro natura, esigono lariscoperta del CarismaVincenziano, spesso occultatonella polvere della storia daun attivismo troppopragmatico. Siamo debitori digratitudine al CoordinatoreInterregionale, MassimilianoOrlandi, che ha messo alprimo posto la riscoperta delnostro Carisma. Nelle pagineregionali di maggio è statopubblicato il testodell’incontro con il referentedel settore, Giancarlo Cerigodi Asti. Un incontro ricco diinteressanti riflessioni einterrogativi, in merito aquello che è la linfa vitaledella nostra Società: il nostroCarisma. In tutte le coseesistono zone di luce e zonedi ombra. Ancora oggi, in alcuni settoridi vita vincenziana siconsidera il Carisma un belpacco, elegantementeconfezionato con lustrinimulticolori, da aprire edepositare su uno scaffale benin vista, dimenticando che il

Carisma è un cammino divita da percorrere oggigiorno. In certe realtà poi losi vive esclusivamenteattraverso una serie dienunciazioni, interpretazionipersonali, adagiandolo in unasoffocante spiritualità,intimista e individualista chemal si addice alle esigenzedella Carità. A parte poi laconcezione rigidamentestatica: quando si crede che larealtà della San Vincenzo cisia stata data una volta persempre, anziché considerarlacome un’entità che si rinnovadi giorno in giorno peradeguarsi ai continuicambiamenti della vita e dellepovertà, e ciò è il frutto delprocesso dinamico originatodal Carisma stesso.Il rischio grande che siincontra in alcune Conferenzeè quello di praticare una“Carità senza idee” chetrasforma la Conferenza inuna “Agenzia Sociale” nellaquale si vive spesso lasindrome del “Samaritanodeluso”. Una grande lucesquarcia le ombre inondandodi speranza la nostra Società.

LA SAN VINCENZO IN PIEMONTE E VALLE D’AOSTAa cura della Redazione piemontese

L’incarico di Consigliere Spiritualedel Consiglio Centrale di Torino

è stato affidato non molto tempo fadalla Diocesi a don Dario Rossi,oblato benedettino, insegnante in unimportante liceo torinese. Egli è ancheincaricato della comunità diMalanghero, piccolo borgo lungo lapista dell’aeroporto di Caselle, e dellarelativa chiesetta di S. Grato, moltoantica. Nell’ottica della ridefinizionedelle unità pastorali, il Vescovo hadeciso di elevare la piccola comunità aRettoria con decreto del 19 marzo2009. La nuova Rettoria avràgiurisdizione sul territorio dell’antica

parrocchia del 1839 e sarà inseritanell’unità pastorale formata dalleparrocchie di Caselle, Mappano eBorgaro. Poiché si tratta di unprovvedimento non sollecitato, è statovisto da tutti come un dono di Dio. Èquesto il primo caso di una Rettoria inPiemonte, mentre altre istituzionianaloghe esistono nell’Italia centro-meridionale. Sicuramente la decisionedel Cardinale torinese è unapprezzamento per l’operatointelligente e ricco di iniziative delnostro Consigliere Spirituale che haun carisma tutto particolare perdialogare con tutti, ma in modo

speciale con i giovani che riesce adattirare a Cristo. Lo testimonia il fattoche nella piccola comunità diMalanghero è sbocciata già più di unavocazione. La San Vincenzo, di cui ha volutoconoscere la fondazione e lecaratteristiche documentandosiprofondamente, lo ha avvinto tanto damettersi a disposizione delleConferenze che lo cercano, e da ideareiniziative innovative che presenteremoa suo tempo. È proprio il caso diringraziare il Signore del dono che hafatto alla San Vincenzo torinese!

Marco Bétemps

TORINO - Nuovo Consigliere Spirituale dell’ACC

TUTTO È DONO!

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È la luce viva di una Societàche ha saputo accogliere ilCarisma come un tesoroprezioso, da non tenere suuno scaffale, ma un talentoda far fruttificare, nutrito dauna spiritualità radicale, e daun servizio reso ai poveri, aimmagine e testimonianzadella Buona Novella;annuncia la bellezza e lagioia del donarsi nel servizioai più fragili, poveri, indifesi.Il Vincenziano che vive ilCarisma si consacraall’accoglienza e cura di ognifratello; si mette in gioconella società civile attraversol’impegno politico-sociale.Portatore di profezia, vive laConferenza non come luogo“faccendiero”, ma luogo dicomunione di fratelli chevivono la propria esperienza

di fede nel servizio dellaCarità e si arricchiscono ecrescono praticando percorsidi approfondimento,conoscitivo ed esperienziale.Una bella famiglia, che creafamiglie per vivere insiemela gioia di donarsi, perfermarsi accanto all’uomosofferente che chiede aiuto,segnato dalla paura,dall’insicurezza dallasolitudine, trovando parole egesti che annuncino eincarnino l’amore di Dio.Quell’Amore che passaattraverso il nostro amore.Vivere il Carisma è cambiareil cuore!. Fragile barcanell’oceano della storia, fortedella presenza del Signore edei Santi fondatori che lesaranno sempre accanto.

Pier Carlo Merlone

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CAGLIARI – Dall’Associazione Consiglio Centrale

VISITA DEL PRESIDENTE NAZIONALE

«Non limitatevi a dare servizi ai poveri ma continuate a ope-rare con un autentico stile vincenziano, promuovendo la di-

gnità della persona, agevolandone l’autosufficienza e lavorandoper la rimozione delle cause e delle situazioni di bisogno». Que-sto, in estrema sintesi, il messaggio che il Presidente Luca Stefa-nini ha lasciato alle Conferenze sarde incontrate a Cagliari loscorso 16 maggio.

Un incontro fortemente voluto dal Consiglio Centrale per aiuta-re i soci nella conoscenza del nuovo statuto e nell’impostazionedelle prassi operative più rispettose delle nuove regole sociali.Nel suo viaggio a Cagliari, il Presidente Stefanini ha avuto anchela possibilità di visitare la Casa Ozanam, un centro di accoglienzanotturna per persone senza fissa dimora, intrattenendosi con gliospiti, gli operatori e i volontari che prestano servizio nel Centro.La visita è proseguita alla Mensa del Viandante a Quartu San-t’Elena, città dell’hinterland cagliaritano, dove il sabato, la dome-nica e tutti i giorni festivi vengono serviti circa cinquanta pasti aifratelli bisognosi, molti dei quali senza fissa dimora.

Al Consiglio Centrale di Cagliari fanno capo 35 conferenze. Diqueste, quattro hanno finalità specifiche e si occupano del Cen-tro di accoglienza notturna per persone senza fissa dimora, dellaMensa del Viandante, dell’accoglienza e della cura dei carcerati edelle loro famiglie, di combattere la solitudine e il disagio. I socisono oltre 400. È significativo anche il numero dei giovani che, loscorso mese di marzo, hanno dato vita ad una nuova Conferenzaintitolata alla Beata Madre Teresa di Calcutta.

Maria Rita Longhitano

notizie dalla San Vincenzo e dal MondoDALLA PRESIDENZA NAZIONALE

ISCRIZIONE AL REGISTRO REGIONALE DEL VOLONTARIATO

A conclusione dell’iter avviato al terminedella costituzione della Federazione

Nazionale della Società di San Vincenzo,la Regione Lazio, con lettera del 10 marzou.s., ha trasmesso la determinazione n.D481 del 5/3/09 riportata in calce:«PRESO ATTO che l’Associazione possiedei requisiti previsti dal succitato art. 3 dellaL.R. 29/93; DETERMINA l’iscrizione del-l’associazione denominata “FederazioneNazionale Società di San Vincenzo DePaoli Consiglio Nazionale Italiano” con se-

de legale in Via della Pigna, 13/A -00186 Roma - nel Registro Regionaledelle Organizzazioni di Volontariato di cuiall’art. 3 della Legge Regionale 28 giugno1993 n. 29 - SEZIONE-SERVIZI SOCIALI».

Con l’iscrizione al Registro del Volonta-riato, la Federazione è diventata automa-ticamente una ONLUS. Sono in corso gliadempimenti necessari presso la Bancae l’Amministrazione delle Poste per ren-dere effettiva a tutti gli effetti la qualificadi ONLUS.

Concerto da camera in memoria delle vittimeRaccolti 1.510 euro

Al 31 maggio sono pervenute dai Confratellidella San Vincenzo offerte per € 114.972,40

TERREMOTO D’ABRUZZO

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ROMA – Dalla Fondazione Ozanam – De Paoli

INCONTRO BIBLICO CULTURALE

In collaborazione con la Conferenza di S. Stefano, la Fondazioneha indetto un incontro Biblico culturale sul tema “La Parola di

Dio: ascolto e vita vissuta”. L’incontro si svolgerà dal 18 al 20 set-tembre presso il Centro di Spiritualità Barbara Micarelli a SantaMaria degli Angeli di Assisi.

Interverranno S.E. mons. Vincenzo Paglia “Dalla conoscenzadella S. Scrittura alla conoscenza di Dio”, il Card. Martino “SacraScrittura e dottrina sociale della Chiesa”, il prof. P. Luigi Mezzadri“Una carità che dà Parola. S. Vincenzo e la S. Scrittura”. Conclu-derà l’incontro la Tavola rotonda “Quale il posto della Sacra Scrit-tura?” con la dott.ssa Silvia Sanchini, il prof. Giorgio Dall’Aglio, laprof.ssa Anna Rita Caponera, il confratello Massimiliano Orlandi eMaria Cristina Cambiaggio moderatrice. All’incontro parteciperà P.Gregory Gay Superiore Generale CM. Prenotazioni entro il 30 giu-gno. Info: Fondazione Ozanam – De Paoli tel. 06.6797393, fax06.6797744, e-mail [email protected].

Volontariato e democrazia partecipativa

INCONTRO CARTADELLA RAPPRESENTANZA

Promosso dalla Convol, in colla-borazione con “Idea solidale” e

con il patrocinio di CSVnet e CELI-VO, si svolgerà il 20 giugno a Torinol’incontro dal titolo “Volontariato edemocrazia partecipativa”. Saràsoprattutto l’occasione per appro-fondire e divulgare lo strumento“Carta della Rappresentanza”

Nella mattina il prof. Marco Re-velli sociologo, e la dott.sa CinziaNeglia della Caritas Italiana, offri-ranno l’occasione per leggere “so-ciologicamente” l’oggi e darannoindicazioni di buone prassi per recuperare o per rilanciare l’incisi-vità del Volontariato. Nel pomeriggio, la giornalista Paola Sprin-ghetti, esperta di Volontariato e Terzo Settore e membro della Re-dazione di La San Vincenzo in Italia, modererà un dibattito nelquale si partirà dall’analisi dei bisogni delle Organizzazioni di Vo-lontariato per individuare strumenti che possano aiutare il Volon-tariato a vivere pienamente e concretamente il proprio ruolo. Tragli strumenti, sarà data la priorità alla Carta della Rappresentan-za, presentata da Stefano Tabò, presidente del CELIVO, CentroServizi al Volontariato della Provincia di Genova. L’incontro è a ca-rattere interregionale destinato particolarmente ai volontari e qua-dri dirigenziali delle OdV della Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta eLombardia.

ROMA – Dalla Conferenza S. Rita da Cascia

PROGETTO KIT DELLA SOLIDARIETÀ

Grazie alla determinazione e al sacrificio della nostra Conferen-za è decollato in data 4 maggio u.s. il progetto “kit della Soli-

darietà” all’interno dell’ospedale “S. Camillo-Forlanini” di Roma.

Come già precedentemente segnalato (vedi La San Vincenzo inItalia di ottobre/novembre 2008) il kit di emergenza è destinatoai pazienti in stato di bisogno e comunque privi di assistenza chefrequentemente sono ricoverati sprovvisti di indumenti e oggetti diigiene personale. Di conseguenza l’idea vincente della nostra As-sociazione è stata quella di realizzare una confezione contenentearticoli per l’igiene personale, integrato da un pigiama (per uomo)o una camicia da notte (per donna) e da una tuta da far indossa-re al momento delle dimissioni.

Elemento rilevante sotto l’aspetto sociale è stato quello di affi-dare la confezione di quest’ultimi articoli alla cooperativa “L’AgoSpuntato”, che ha tra i suoi operatori alcuni portatori di handicap,nomadi ed extracomunitari.

Al fine di finanziare il progetto, la nostra Conferenza, di intesacon tutte le Associazioni di volontariato partecipanti alla Rete del-la Solidarietà, ha organizzato il Mercatino del 4 e 5 dicembre2008 all’interno del complesso ospedaliero San Camillo. L’iniziati-va ha riscosso una notevole affluenza di pubblico che ha consen-tito di raccogliere offerte per 6.000 euro circa. Il successo dellamanifestazione ha reso più grande la soddisfazione per aver con-cretizzato l’idea base e di aver dato origine ad una festa della so-lidarietà che ha visto tutte le associazioni partecipanti fare quasia gara per favorire la migliore riuscita dell’evento.

Prossimo obiettivo: trovare uno sponsor che consenta di darecontinuità al progetto.

Paola Raffone Giolivo Presidente della Conferenza

SOS dal Bangladesh (Tuesday, May 26, 2009 6:15 AM)

UN’ONDA DELL’OCEANO INDIANOCOLPISCE ANCORA SHELABUNIA

Questa notte ha chiamato Padre Marino, molto preoccupato,come non mai, per informarci che era in corso una nuova

inondazione, piuttosto pesante. Qualche zona è sotto acqua sinoa due/tre metri. Tutti i laghetti, dove negli ultimi anni le famigliecoltivavano del pesce, soprattutto gamberetti, sono tracimati por-tando in giro di tutto. Manca l’acqua potabile. Manca l’energiaelettrica; anche il generatore di corrente che serve soprattutto perl’Ospedale è andato sottacqua e forse è definitivamente compro-messo.

Molta gente si è riparata negli stabili, in muratura, della Missio-ne. I rifugiati sono evidentemente privi di tutto, avendo perso tut-

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Pensieri & ParoleQuel volto

Una piccola folla si è radunata nella via dove si stacostruendo una casa. A terra ai piedi dei ponteg-

gi, coperto con un telo bianco il corpo di un uomo. Dauna fessura si scorge il volto sfigurato dalla cadutadal ponteggio. Una striscia di sangue scorre lungo lavia, cancellata dalle auto di passaggio. La piccola follacommenta l’accaduto “È precipitato da lassù, poverino.L’ho visto prima che lo coprissero col telo. Ha la pellescura. Deve essere un pachistano o da quelle parti”. Al-tri, cinicamente commentano “Se stava a casa sua sa-rebbe ancora vivo”. È finita così, tragicamente, la storiadi un uomo venuto da un paese lontano. Come tanti altridisperati in cerca di un futuro migliore.

Un giorno, racimolati i pochi risparmi decise di an-darsene. Alle prime luci dell’alba la partenza. Un ca-mion sgangherato lo raccolse con altri come lui. Lamamma lo abbracciò: un lungo abbraccio con il voltobagnato dalle lacrime; un bacio, per lui l’ultimo bacio.Alla mamma e alle sorelle che lo salutavano agitando unfazzoletto, mentre il camion si avviava gridò: “Tornerò evi porterò con me!”. La strada dritta attraversava il vil-laggio ancora addormentato. All’orizzonte la luce del-l’alba sconfiggeva la notte. Era di buon auspicio perquella fuga dalla miseria, dalla fame, da una vita grama.Un esodo verso quell’Europa, dove iniziare un’esistenzamigliore per lui e la sua famiglia.

Un lungo allucinante viaggio, pigiato su una piccolaimbarcazione, con altri disperati come lui. Una botti-glietta d’acqua e un tozzo di pane, in balia delle onde,con il rischio di affondare per il troppo carico. Così peralcuni giorni, fino all’approdo in quella terra che luiconsiderava come altri il sogno e la speranza di una vitadiversa.

Il sogno si infranse, la speranza venne meno. Percampare offriva agli automobilisti a volte delle rose, avolte oggetti artigianali del prprio paese. Poi ai mercatigenerali a scaricare cassette. Alla stazione a pulire le la-trine. Finalmente il giorno tanto atteso: il lavoro in quelcantiere. Assunto a giornata, del piccolo salario una par-te lo inviava alla mamma e alle sorelle rimaste al paese.Rammentava sorridendo: quando il capomastro gli dice-va: “Lascia stare, va laggiù e non farti vedere fin quan-do non ti chiamerò io” di sentirsi nuovamente un fug-giasco. Subito non capiva perché doveva allontanarsi dallavoro così velocemente. Un suo compagno di lavoro,suo amico, gli spiegò il motivo del perché ogni tanto do-veva andare a nascondersi nel capanno. “Sai, a volte, ar-rivano gli ispettori del lavoro, vengono a verificare sesiamo tutti in regola. Visto che tu non sei in regola…”.

Ora è lì, disteso, con le braccia aperte come in croce.Coperto da un telo bianco, bianco come un sudario. Lagente passa, uno sguardo, un commento e via! In quelvolto sfigurato, il volto di Cristo.

Zeta

to. Quello che ha sorpreso è il fatto che le Autorità locali si so-no “consigliate” con Padre Marino; forse anche il Governo è “acarità”! Dalle prime ricognizioni non risulterebbero vittime: perfortuna era stato dato un preavviso di due giorni, ma poi la si-tuazione è precipitata, più grave di quanto previsto.

Si daranno in seguito aggiornamenti per conoscere gli svi-luppi della grave calamità.

Annunziata Rigon

TAVERNUZZE (FI) – Dalla Conferenza san Martino

GIORGIO LA PIRA“UOMO VINCENZIANO E POLITICO”

Domenica 29 marzo 2009, nel contesto della festa per il20° anniversario della presenza della Confraternita di san

Vincenzo presso la parrocchia del Sacro Cuore, si è tenuta unaconferenza per onorare un Vincenziano di eccezione, Giorgio LaPira. In una tavola rotonda organizzata dalla San Vincenzo, se-condo le intenzioni della defunta presidente, la signora AnnaGiulia Marchi, si è voluto parlare di un uomo che ha onorato lapolitica vivendo secondo il preciso stile evangelico del servizio.

Sono stati invitati come relatori il prof. Giovanni Vezzosi, do-cente di teologia spirituale presso l’Istituto di Scienze Religiosedi Firenze ed autore di un libro su La Pira e il sig. Giorgio Gio-vannoni, uno dei massimi esperti viventi sulla figura di La Piraed io sono stato cooptato come moderatore del dibattito.

Le due relazioni chiare degli invitati hanno sollecitato unapartecipazione viva da parte degli astanti. Vezzosi ha focalizzatol’attenzione sulla spiritualità di La Pira. La vita del politico natoa Pozzallo, Ragusa, ha avuto un riferimento esemplare alla figu-ra di Cristo. Le sue numerosissime citazioni bibliche, il suo spi-rito di preghiera e di meditazione che permeava ogni attimodella sua vita, lo rendono un vero mistico a tutto tondo.

Giovannoni ha impreziosito la relazione con i dettagli origi-nati da una diretta frequentazione del La Pira. Ci ha regalato ri-cordi per la maggior parte inediti, come quando, in visita inRussia, cercava ovunque la presenza di una chiesetta in cui cifosse una Messa a cui assistere e lasciava i suoi interlocutorisperando di suscitare in loro interesse per le cose di Dio. In vi-sita dal presidente del Vietnam Ho Chi Min, rimanendo da HoChi Min ben oltre il tempo dovuto, alla domanda del presidentevietnamita perché non facesse ritorno in Italia, La Pira rispose:“Presidente, sono venuto qui con i soldi comunali ma li ho tuttiesauriti; se lei non mi paga il viaggio di ritorno, sono costretto arimanere da lei!”.

L’intendimento più profondo della san Vincenzo di Tavarnuz-ze, in tutti i suoi esponenti, era semplicemente quello di cerca-re nuove vie di sensibilizzazione per la politica di oggi. La Pira èsolo un’occasione, particolarmente limpida e autorevole, perparlare alla politica di oggi e dirle che è possibile vivere unostile di servizio rinnovato nel maneggiare la res publica, il benecomune.

Antonio De Santi

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La San Vincenzo in Italiagiugno ’09

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La Fondazione si è costituita con atto notarile agli inizi del 1999 per l’iniziativa di alcu-ni soci della Società di San Vincenzo De Paoli e dei Gruppi di Volontariato Vincenzianodi Roma con lo scopo della “diffusione culturale della solidarietà sociale”, come indi-

ca il suo sottotitolo. Fu provveduto subito a costituire i suoi organi amministrativi a normadello Statuto: Consiglio di Amministrazione, Presidenza, Comitato scientifico, Comitato ese-cutivo. In essi sono presenti sia i membri della Società di San Vincenzo e dei Gruppi di Vo-lontariato Vincenziano che della Congregazione dei Preti della Missione e delle Figlie dellaCarità. Nel Comitato scientifico sono presenti docenti di Università sia statali che ecclesia-stiche. La Fondazione compie, dunque, il suo primo decennio di vita.

RICERCHE E AGGIORNAMENTI. Il primo obiettivo, che la Fondazione si è proposta, è statol’approfondimento delle problematiche di alcune tipologie di povertà e dei bisogni partico-larmente presenti nella nostra società e non sufficientemente avvertite per individuare lerisposte e gli impegni che un volontariato attento e preparato deve essere in grado di offri-re per un’azione efficace e duratura nel tempo.

La Fondazione si è occupata di due settori di povertà e di bisogno: quello del disagiomentale e quello dei minori stranieri in carcere sulla base di ricerche a livello territoriale,affidate e coordinate da due esperti dei rispettivi settori, docenti universitari e membri delComitato scientifico, i quali hanno utilizzato numerosi collaboratori. Alle ricerche ha fattoseguito la pubblicazione di due specifici volumi, che sono stati presentati in apposite tavo-le rotonde sia al mondo vincenziano che a quello del volontariato e delle istituzioni prepo-ste ai due settori1.

Alle due ricerche sono seguiti importanti corsi di aggiornamento rivolti ai vincenziani ead altri, che hanno avuto un buon successo. La nostra ottica è stata sempre quella del“volontariato” che si occupa dei vari settori con proprie competenze in integrazione diquelle specifiche e istituzionali ma con precisa distinzione dei diversi ruoli.

STORIA E ARCHIVI. Il secondo filone di ricerca è stato quello “storico” che ha incontratovarie difficoltà principalmente per la mancanza di sufficienti persone disponibili e di ade-guati mezzi economici. Si è tuttavia realizzata la pubblicazione della storia della Societàfemminile di San Vincenzo De Paoli, che era sorta a Bologna alcuni anni dopo quella ma-schile di Parigi e che si sviluppò autonomamente per oltre un secolo fino al 1967, quandoavvenne la fusione con la stessa Società maschile2. La pubblicazione si è resa possibilesulla base dell’Archivio storico di essa conservato e ordinato presso la Curia Diocesana diBologna. Il risultato è stato di grande interesse almeno per due motivi principali: da unaparte la rapida espansione della Società a livello nazionale e mondiale, dall’altra la grandecapacità organizzativa e propositiva del laicato cattolico femminile, tale da costituire unesempio unico per tutto l’800 e anche oltre.

Il problema del riordino e dell’inventariazione degli Archivi storici della Società di SanVincenzo in Italia è senza dubbio rilevante soprattutto dopo l’esito molto positivo di alcunerecenti storie della Società in alcune regioni, come a Roma e Torino, in Sicilia e in Veneto-Trentino. Questo patrimonio archivistico è di grande interesse non solo ai fini della cono-scenza della Società, ma anche dei suoi molteplici rapporti non sempre facili con la realtàecclesiale italiana dalla metà dell’800 in poi e con quella sociale e politica. Finora sonostati riordinati l’archivio di Roma che comprende anche una buona parte dell’Archivio del-la Presidenza nazionale e quello di Napoli.

Si sta ora affrontando una campagna capillare per il problema degli archivi in altre sedie regioni per passare quindi ad una storia unitaria della Società in Italia. Al momento è inprogramma un volume su alcuni aspetti e figure rilevanti della San Vincenzo durante il‘900, a cura del Prof. Francesco Malgeri.

la bacheca

La Fondazionecompie dieci anni

Nel “palmares”della Fondazione

ricerche,approfondimento ditipologie di povertà,

corsi di aggiornamentoe pubblicazione di

numerosi testi

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GIORGIO LA PIRA. Intanto presso l’Editrice CittàNuova sono stati pubblicati recentemente due volu-mi di scritti di Giorgio La Pira: uno di quelli vincen-ziani (La Pira fu per lunghi anni Presidente del Con-siglio Superiore della San Vincenzo della Toscana)e l’altro delle Lettere alle claustrali3.

Essi sono poi stati presentati in una Tavola ro-tonda alla Famiglia Vincenziana e in un’altra almondo culturale e politico presso l’Istituto Sturzo diRoma.

FEDERICO OZANAM E LA FAMIGLIA VINCENZIANA.La Fondazione ha pubblicato una scelta delle lette-re scritte da Ozanam durante i suoi viaggi in Italia aparenti e amici francesi4, che rivelano una personanon solo innamorata dell’Italia e dei suoi valori cri-stiani e artistici, ma anche ad essa ispirata perbuona parte della sua attività accademica, che fudi rilevante importanza per il suo tempo come, ades. per la conoscenza di Dante in Francia e in Euro-pa.

Attualmente la Fondazione ha in programma disviluppare maggiormente la sua collaborazione al-l’interno della Famiglia Vincenziana di cui fa parte,con convegni e incontri sia al livello del Superioregenerale della Congregazione della Missione e delSuperiore della Provincia Romana che della Confe-renza vincenziana “Santo Stefano” di Roma, su te-matiche di spiritualità e di impegno caritativo.

A termine di questo primo decennio il panoramadelle attività appare, dunque, abbastanza consi-stente, nonostante i grossi limiti incontrati. Gli im-pegni all’interno della Fondazione sono stati assun-ti in spirito autenticamente vincenziano e cioè divolontarietà e gratuità e su tale strada essa vuolecontinuare, ispirandosi all’insegnamento e al-l’esempio di San Vincenzo De Paoli e del Beato Fe-derico Ozanam.

Maggiori informazioni possono essere raccoltesul sito www.fondazioneozanam.org, che viene pe-riodicamente aggiornato. ■

1 I bisogni di assistenza nel settore del disagiomentale, a cura di Angelo Serio, Edizioni ISRA, Roma2006; V. Belotti, R. Maurizio, A.C. Moro: Minori stranie-ri in carcere, Guerini e associati, Milano, 2006.

2 Perfezionamento spirituale e carità cristiana – LaSocietà femminile di San Vincenzo De Paoli a cura diCecilia Dau Novelli, Edizioni Studium Roma, 2004.

3 Giorgio La Pira: Scritti vincenziani a cura di G.Gallici, Città Nuova Ed. Roma, 2007; Idem: La pre-ghiera forza motrice della storia. Lettere ai monasterifemminili di vita contemplativa, a cura di Vittorio Peri,Città nuova Ed. Roma, 2005.

4 Ozanam in Italia (dalle lettere) a cura di CesareGuasco, Editrice AVE, Roma, 2000.

Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali

IV CENSIMENTO NAZIONALE

Facendo seguito alla notizia pubblicata sul n. 3/2009, il pro-getto si propone di effettuare nel biennio 2009-2010 una

ricognizione delle strutture cattoliche che erogano a vario titoloassistenza sanitaria e socio-assistenziale in Italia. Sono previstidue obiettivi specifici:1) realizzare il IV censimento nazionale dei servizi socio-assi-

stenziali ecclesiali e il censimento delle strutture sanitarie esocio-sanitarie cattoliche esistenti e operanti in ciascunadiocesi italiana;

2) condurre un’indagine telefonica di approfondimento quali-quantitativo, volta ad acquisire informazioni supplementarisulle attività sanitarie e socio-sanitarie, e sugli aspetti orga-nizzativo-gestionali.

IL CENSIMENTOLa rilevazione riguarda le strutture cattoliche che erogano ser-vizi sanitari e socio-assistenziali in Italia.L’unità territoriale di censimento è rappresentata dalla Diocesi;rimane comunque imprescindibile nella rilevazione il riferimen-to alle ripartizioni territoriali “civili”, per esigenze di pronta con-frontabilità e integrazione con altre indagini e statistiche cor-renti.A questo scopo si farà riferimento nella memorizzazione deidati a codifiche e nomenclature dello studio di corrispondenzatra partizioni territoriali civili ed ecclesiastiche condotta dal-l’Osservatorio Socio Religioso della CEI in collaborazione conISTAT.Il periodo di tempo a cui sarà riferita la rilevazione sarà l’anno2009. La realizzazione del censimento prevede alcuni passaggimetodologici essenziali che includono:a) la definizione dell’oggetto della rilevazione;b) la messa a punto degli strumenti di raccolta dati;e) lo sviluppo di un software per l’inserimento dei dati;d) la pianificazione delle attività di rilevazione e data-flow;e) la formazione dei partecipanti.

Il censimento sarà avviato già nel prossimo luglio in 3 Diocesi(1 del nord, 1 del centro, 1 del sud) per fornire un test signifi-cativo all’Assemblea Generale della CEI di novembre.

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L’emergenza educativa«Non sono pochi coloro che, ritenendo praticamente impossibile l’opera dell’educazio-

ne, vi rinunciano in partenza. Anche tra le figure tradizionalmente dedite a questoimpegno, come i genitori e gli insegnanti, sembra farsi strada un atteggiamento di resa,magari non dichiarata ma effettiva, come di un compito evidentemente in contrasto conciò che interessa alle persone. A molti adulti, oggi, sembra un risultato già soddisfacenteriuscire a trasmettere appena le regole del galateo, come a scuola le nozioni principalidelle singole materie. Ma ben sappiamo che l’educazione è molto più che istruzione. È ilrisvegliarsi del soggetto che decide di sé, al di là di ogni determinismo sociale o biologico.La stessa istruzione stenta ad attecchire, e diventare un possesso per sempre, se non siinsedia in un processo di crescita nel quale si trovano mobilitate tutte le risorse del sog-getto. Una serie di fenomeni sociali peraltro non lascia spazio a illusioni. È ormai è antici-pato all’infanzia il momento in cui gli adulti temono di non riuscire più a farsi ascoltare. Inrealtà, nessuno può gettare la spugna davanti a una sfida sì ardua, ma entusiasmante e

decisiva: proprio perché qui si gioca la felicità delle giovani gene-razioni e il bene della società, merita che investiamo tutta l’intelli-genza e la passione di cui siamo capaci, guardando avanti con fi-ducia e avvalendoci di una storia straordinaria che ha nei santidediti all’educazione dei veri maestri. Loro ci insegnano a tenerefisso lo sguardo sul Maestro: “Chiunque segue Cristo, l’uomo per-fetto, si fa lui pure più uomo”» (Gaudium et Spes, n. 41).

«Che cosa dunque significa educare? [...] Educare (per Roma-no Guardini, ndr) significa che io do a quest’uomo coraggio versose stesso [...]. Che lo aiuto a conquistare la libertà sua propria[...]. Con quali mezzi? Sicuramente avvalendomi anche di discor-si, esortazioni, stimoli e metodi di ogni genere. Ma ciò non è an-cora il fattore originale. La vita viene accesa solo dalla vita [...].Da ultimo, come credenti, diciamo che educare significa aiutarel’altra persona a trovare la sua strada verso Dio. […]» (RomanoGuardini, Persona e libertà, Editrice La Scuola, 1987, pag. 222-223).

«Possiamo dire che, in certa misura, il problema dei giovani sono gli adulti! Il mondoadulto non può gridare allo scandalo, esibire sorpresa di fronte alle trasgressioni più atrociche vedono protagonisti giovani e giovanissimi, e subito dopo spegnere i riflettori senzanulla correggere dei modelli che presenta ed impone ogni giorno. Sono modelli che ucci-dono l’anima, perché la rendono triste e annoiata, senza desideri alti perché senza spe-ranza. Ma il cuore dei giovani, anche quando sembra inerte o prigioniero del nulla, in real-tà è segnato da una insopprimibile nostalgia di ideali nobili, e va in cerca di modelli credi-bili dove “leggere” ciò che veramente-riempie la vita. In una tale situazione, il pericolo piùgrande, infatti, è rappresentato dalla sfiducia, dal pessimismo, dall’atteggiamento che nul-la ormai ci può salvare. Bisogna invece reagire, e lo spazio - per quanto contrastato - c’è.Soprattutto e decisiva qui una consapevolezza di ordine diverso, capace di andare anchecontrocorrente. Per questo aguzziamo lo sguardo per registrare le voci e le esperienze chenonostante tutto anticipano i segni di una rinascita. Ed ancora stiamo attenti a cogliere lepreoccupazioni che da altre agenzie affiorano sulla medesima emergenza. Se oltre chenella Chiesa, anche in altre componenti e istituzioni – come in parte accade – irrompe sulserio la questione educativa, allora qualcosa di importante può davvero prendere avvio.Bisogna coalizzare le forze, per applicarci al meglio nella diagnosi e scandire gli obiettivi,con i percorsi e i mezzi per raggiungerli».

Cardinale Angelo Bagnasco(dalla prolusione alla 59a Assemblea della CEI)

Al centro della riunione CEI di maggio

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2009

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Quello che l’aria è per lavita biologica, lo è loSpirito Santo per la vita

spirituale; e come esiste uninquinamento atmosferico […] cosìesiste un inquinamento del cuoree dello spirito, che mortifica edavvelena l’esistenza spirituale. Allostesso modo in cui non bisognaassuefarsi ai veleni dell’aria […]altrettanto si dovrebbe fare per ciòche corrompe lo spirito. Sembrainvece che a tanti prodottiinquinanti la mente e il cuore checircolano nelle nostre società – adesempio immagini chespettacolarizzano il piacere, laviolenza o il disprezzo per l’uomo ela donna – a questo sembra che cisi abitui senza difficoltà. Anchequesto è libertà, si dice, senzariconoscere che tutto ciò inquina,intossica l’animosoprattutto delle nuovegenerazioni.

Benedetto XVIDall’omelia di Pentecoste

www.sanvincenzoitalia.it

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