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L’UOVO DI CLARA Un giorno capitò che una bambina piccola piccola si perse per il mondo. Aveva appena imparato a camminare e, siccome era molto curiosa, aprì la porta di casa e uscì in esplorazione. Ma del mondo sapeva ben poco. Fu così che si ritrovò ai piedi di una montagna senza sapere che fosse una montagna. Mentre si guardava attorno, sentì arrivare da dietro un cespuglio uno strano suono che faceva pressappoco: “Pio, pio”.

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Page 1: L’UOVO DI CLARA€¦ · ali?”. “Certo!”, ... ai piedi della montagna, troverete sicuramente quello che state cercando”. I due non se lo fecero ripetere tre volte e, in men

L’UOVO DI CLARA

Un giorno capitò che una bambina piccola piccola si perse per il mondo. Aveva appena imparato a camminare e, siccome era molto curiosa, aprì la porta di casa e uscì in esplorazione. Ma del mondo sapeva ben poco.

Fu così che si ritrovò ai piedi di una montagna senza sapere che fosse una montagna. Mentre si guardava attorno, sentì arrivare da dietro un cespuglio uno strano suono che faceva pressappoco: “Pio, pio”.

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La bambina si chinò e vide un esserino piumoso che la guardava stupito. “Chi sei?”, chiese il piumoso alla bambina. “Non lo so”, le rispose. “Io non sono niente. E tu chi sei?”.

“A dire il vero non lo so neppure io!”, replicò l’esserino. “So solo che sono nato da un uovo che la mia mamma ha covato con tanto amore, e quando l’uovo si è rotto sono uscito ed eccomi qui”.

“Chissà se anch’io sono nata allo stesso modo?”, disse la bambina. “Ma allora se voglio ritrovare la mia mamma devo scoprire dove si trova il mio uovo”.

“Secondo me, ci assomigliamo un po’”, rispose il piumoso. “Vediamo, hai le ali?”. “Certo!”, si mise a gridare la bambina mentre correva qua e là con le braccia aperte muovendole su e giù. “Oh, sì, sì, sono molto belle le tue ali!”, constatò l’esserino. “Vedo che possiedi anche due zampe. Però ti manca qualcosa. Ma certo, il becco! Probabilmente te lo sei dimenticato nel guscio quando sei nata! Sai, penso che potremmo metterci insieme a cercare le nostre mamme, e siccome non hai un nome ti chiamerò “Clara”, perché hai la pelle bianca come la neve di questa montagna.

“E io ti chiamerò “Giallino” perché è il colore della polenta che mi prepara la mia mamma”, replicò la bambina. Così si misero a scalare la montagna.

Non erano ancora giunti sulla cima, quando, dietro a uno spuntone di roccia, scorsero un grosso nido con tante uova.

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Ma proprio in quell’istante una grossa aquila planò su di loro e, con fare minaccioso, gridò:” Chi siete e cosa volete?”.

“Ci scusi tanto se l’abbiamo disturbata, ma volevamo sapere se lei poteva essere la nostra mamma”. L’aquila rimase per un istante senza parole, poi rispose con dolcezza: “Piccoli cari, io non posso essere la vostra mamma, ma sono sicura che in quel villaggio, laggiù, ai piedi della montagna, troverete sicuramente quello che state cercando”.

I due non se lo fecero ripetere tre volte e, in men che non si dica, arrivarono alle prime case del paese.

Ed ecco che i loro occhi si spalancarono per la meraviglia nel vedere delle uova gigantesche che riposavano al calduccio dentro ad un fienile.

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Si avvicinarono lentamente per non aver sorprese, ma non servì a molto. Infatti , ecco giungere al galoppo un essere enorme con un collo lungo lungo, un becco spropositato e la testa tutta spelacchiata. “Mamma!”, gridarono Clara e Giallino. “Ma quale mamma,!” rispose il gigante mentre frenava bruscamente interrompendo la sua frenetica corsa. “Io sono uno struzzo, e le mie uova sono troppo grandi per voi. Se volete trovare le vostre mamme, provate a cercare in quella cascina, arrivederci e tante belle cose!”.

“Arrivederci e grazie”, risposero educatamente i due amici.

A questo punto non restava loro che seguire i consigli dello struzzo, e così si diressero verso la cascina. Appena giunti vicino allo steccato del recinto, incontrarono un nuovo animale con le corna sulla testa e una strana borraccia sotto la pancia, con tanti biberon attaccati che ballonzolavano di qua e di là.

“Mi scusi, possiamo disturbarla un momento? Volevamo sapere se qui possiamo trovare delle uova”. “Mi presento, sono la mucca Rosita. Andate nel pollaio e lì ne troverete tantissime!” rispose Rosita.

“Mi scusi , signora mucca”, chiese ancora Clara, “lei sa fare le uova?”.

“Muuuuuuu!” replicò Rosita, “Io non faccio le uova, ma se vuoi posso farti assaggiare il mio latte prelibato”. Clara non se lo fece ripetere due volte, anche perché cominciava a sentire un certo languorino, e in un attimo si attaccò a un biberon (sembrava quasi uguale a quello che le preparava la sua mamma), e ne bevve fono ad essere sazia. Dopo si diressero verso il pollaio e, mentre si guardavano intorno, sentirono un suono pressappoco così:” Coococodé,

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finalmente sei tornato piccolino, coococodé, finalmente sei tornato piccolino, coococodé”.

“Mamma!”, rispose di slancio Giallino, riconoscendo quella voce familiare per lui. “Ti ho ritrovato finalmente! Ma dimmi, dove possiamo trovare l’uovo di Clara?”.

E fu proprio in quel momento che la bambina sentì una voce dolcissima che le sussurrava: “Sono qui”.

La bimba corse in direzione di quella voce e, con un balzo, saltò al collo della sua mamma, che la prese, cullandola tra le sue braccia.

Finalmente Clara aveva trovato il suo uovo.

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ATTIVITÀ GRAFICO-PITTORICA: LE UOVA DI MAMMA CHIOCCIA

Che cosa ci serve:

● Foglio bianco e matita

● Farina di mais

● Colla e pennello

● Piatto o cestino e forbici

Come si fa:

Disegna delle uova con la matita.

Spalma la colla sulle uova e incollaci la farina i mais. Elimina l’eccedenza di farina e lascia asciugare.

Prendi un cestino o un piatto e posaci le uova che avrai ritagliato.

Ecco le uova di mamma chioccia!

Finalità:

L’attività proposta stimola la motricità fine e la coordinazione oculo- manuale. L’uso della farina di mais permette la stimolazione tattile, offrendo anche un’esperienza sensoriale visiva.

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L’ANGOLO DELL’IRC: BARNABA E LA SPERANZA.

I primi cristiani stavano insieme come se fossero una grande famiglia, mettevano in comune tutto quello che possedevano.

Vendevano i loro beni e il ricavato lo distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

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Fra questi cristiani c’era anche Giuseppe, soprannominato Barnaba. Diventato cristiano vendette il campo che possedeva e portò quello che aveva ricavato dalla vendita agli Apostoli.

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Divenne poi un loro collaboratore molto attivo nel far conoscere agli altri la Parola del Signore.

Conosciuto Paolo, Barnaba andò insieme a lui a parlare di Gesù in molte città, portando a tutti parole di speranza e di fiducia nel Signore, che compiva miracoli attraverso loro.

Insieme convertirono moltissime persone, che vennero chiamate per la prima volta “cristiani”. In seguito Paolo e Barnaba si divisero. Barnaba prese con sé Marco e continuò il suo viaggio di predicazione del Vangelo.

Libero adattamento da Atti degli Apostoli 2-15

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ATTIVITÀ CREATIVA: LA MANO DI DIO

Che cosa ci serve:

● Cartone o cartoncino

● Tempera rosa, colori

● Spago e forbici

● Fogli di carta e matita

Come si fa:

Dopo aver disegnato da solo o con aiuto una grande mano, ritagliala: rappresenterà la grande mano di Dio. Colorala con la tempera rosa e lasciala asciugare.

Disegna le tue manine, colorale con i colori che vuoi tu. Con l’aiuto di mamma e papà fai un forellino nella mano di cartone e nelle tue manine. Infila lo spago nella mano di Dio e nelle tue manine… ricordiamoci che Dio non ci lascia mai soli!

Finalità:

L’attività proposta sviluppa la coordinazione oculo-manuale e la motricità fine. Il legame tra la mano di Dio e le nostre manine rappresenta la speranza: Dio non ci abbandona mai.