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ASSOCIAZIONE INDUSTRIE TICINESI

Valentina PradaArchitetturaValorizzazione della Riva Lago e riuso Villa Santa Lucia, Melano.

Stefano SpinediIngegneria civileIl Ponte Sorgente - Passerella pedonale con struttura portante in legno.

Giovani KenikArchitettura d’interniCampus RSI Comano.

Davide SomaschiniComunicazione visivaATLAS CCDPSHD. Un’installazione interattiva, interconnessa tra moda, comunicazione ed architettura.

Medea UccelliConservazioneL’altare in stucco nella cappella di S. Giovanni Battista in S. Maria del Sasso a Morcote. Studio conoscitivo e proposte di intervento conservativo.

Giorgia BonventreCure infermieristicheIl ruolo della psicoeducazione nel miglioramento della qualità della per-sona affetta da schizofrenia e dei ri-spettivi familiari in ambito domiciliare e/o ambulatoriale. Una revisione della letteratura.

Laura ComettaErgoterapiaI sintomi psico-comportamentali della persona con demenza: analisi preliminare della percezione dei Caregiver curanti e ipotesi di implementazioni future in ergoterapia.

Alan MerzFisioterapiaValutazione di un approccio educativo basato sull’istruzione della neurofisiologia del dolore a pazienti con dolore cronico nel ridurre la catastrofizzazione-chinesiofobia e aumentare la funzionalità. Case Series Report.

Anja NäpflinPhysiotherapie (Landquart)Evidenz der extrakorporalen Stosswellentherapie bei der Behandlung von chronischer Achillestendinopathie bezüglich Schmerzlinderung und Aktivitäts- und Funktionsverbesserung. Literaturrecherche.

Elia PontalliEconomia aziendaleAnalisi del mercato del lavoro ticinese. Panoramica generale e focalizzazione su alcuni settori dell’economia ticinese, a seguito dell’introduzione degli accordi bilaterali sulla libera circolazione delle persone.

Maria Cristina FerreraLavoro socialeMentre tutto scorre. Essere un’équipe riflessiva in una comunità socio-terapeutica per adolescenti.

Larissa FolettiInsegnamento per il livello prescolasticoCara fiaba, ho paura “Il viaggio di noi bambini e delle nostre paure con le fiabe”.

Ruben MoroniInsegnamento per il livello elementareLa drammatizzazione del conflitto. Un percorso di educazione alla convivenza civile.

Dominic DettaIngegneria elettronicaARM come nuova piattaforma didattica.

Fabio DanieleIngegneria gestionaleApplicazione della Process Failure Modes and Effects Analysis in un’azienda che produce dispositivi medici.

Andrea De CarloIngegneria informaticaAutomazione di rete per il controllo di stabili.

Christian BrianzaIngegneria meccanicaAnalisi e ottimizzazione di un modello FEM per la simulazione del processo di laminazione a caldo.

Riccardo RondaMusicLa Sonata per Pianoforte di Julius Reubke: forma e sostanza tra modello e originalità.

Patrice BussyTheatreCopi. Confraria do vento. Trasgressao e escrita transfromista. Allestimento teatrale: Ramdam à Rimini.

Ringraziamo quindi sentitamente i partner che hanno condiviso l’importanza di questa iniziativa, sostenendone la realizzazione:

I premiati

Questo catalogo raccoglie in forma sintetica i lavori di tesi dei neo-laureati della SUPSI che nel 2019 hanno ricevuto il premio TalenThesis, assegnato ai migliori laureati Bachelor di ogni corso di laurea che hanno saputo distinguersi per l’eccellente risultato ottenuto nel lavoro di tesi finale.

Il premio TalenThesis nasce nel 2011 per incoraggiare e sostenere ineolaureati e rappresenta lo stretto legame esistente tra la SUPSIe il territorio. Esso funge da interfaccia con le numerose realtà pro-fessionali che accolgono i neolaureati al termine dei loro studi, realtàidealmente rappresentate dagli enti e dalle associazioni che nel 2019hanno scelto di sostenere il premio TalenThesis: Associazione Cli-niche Private Ticinesi (ACPT), Associazione Industrie Ticinesi (AITI), Banca dello Stato del Cantone Ticino, Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), Elettricità della Svizzera italiana (ESI), Società svizzera impre-sari costruttori, Sezione Ticino (SSIC-TI) e Swisscom.

Il legame con il territorio emerge in modo evidente dai lavori di tesi presentati in questa raccolta; tesi orientate alle effettive esigenze del mondo del lavoro e che, oltre alla territorialità, rispecchiano anche gli altri valori della scuola: multidisciplinarità, concretezza e originalità.

Questa pubblicazione rappresenta così la conclusione del percorso formativo, valorizzando il lavoro svolto durante i tre anni di forma-zione e offrendo al lettore una panoramica completa dei diversi corsi di laurea Bachelor proposti dalla SUPSI nei suoi numerosi ambiti formativi.

Introduzione

Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract L’argomento affrontato in tesi ha visto protagonista il risanamento e l’ampliamento di Villa S. Lucia, inserita nel contesto lacustre della passeggiata di riva lago da Maroggia a Melano. Dopo aver progettato la passeggiata e definito in gruppi la funzione più appropriata da destinare alla Villa e al relativo ampliamento, sono stati sviluppati autono-mamente i nuovi edifici. La volontà di valorizzare il territorio e ricordarne le proprie origini, ci ha portato a costellare e colorare l’ambiente della passeggiata con coltivazioni di erbe naturali, generare punti di vista pano-ramici, creare punti di svago, di ristoro e pernottamento, di relax, di vendita e di apprendimento, avvolgendo e coinvolgendo le preesistenze, concepite come padiglioni immersi nell’elemento naturale di un grande parco.

ObiettivoL’insediamento urbano è rimasto condizionato dall’infrastruttura autostradale, evolvendosi in maniera differente. Unificare un territorio diviso, convogliando elementi naturali ed umani è l’obiettivo posto dal progetto di tesi. Melano occupando le valli del Monte Generoso si è dedicato all’agricoltura e alla coltivazione; in relazione a questa passata attitudine sono stati realizzati i campi di erbe naturali, utilizzabili in ambito di ricerca, nella produzione di medicinali, di piatti e bevande biologiche. Il

progetto pone molta attenzione al paesaggio in cui è inserito, all’estrema naturalità che lo circonda e raggiunge la certificazione Minergie A. Un hotel, un centro benessere e una nuova struttura per il lido, costituiscono l’ampliamento, disposti in modo da formare un luogo di interazione sociale. Gli edifici sono accomunati dall’utilizzo del materiale ligneo e si integrano senza appesantire la leggerezza del contesto lacustre. Nello specifico l’edificio del centro benessere, dedicato alla cura del corpo e della mente dell’uomo, è concepito come un piccolo tempio, un oggetto a reazione poetica, sospeso, in cui geometria, acqua e luce diventano parti fondamentali e reciproche.

MotivazioniSostenibilità in architettura non è solo sinonimo di risparmio energetico e riduzione dei consumi, ma è una tematica più ampia che coinvolge processi sociali ed economici in funzione della salvaguardia dell’ambiente e di un inserimento armonioso nel rispetto del contesto. Sostenibilità è continua ricerca e innovazione, è un approccio culturale che spinge ognuno di noi a trovare soluzioni che possano convogliare “funzione-uomo-natura” considerando gli edifici, non solo ripari ma anche sostentamento di vita. Il progetto cerca di proporsi sostenibile: autonomo nella

produzione di energia, sfruttando risorse naturali quali sole e acqua, rispettoso dell’ambiente, grazie all’utilizzo di materiali ecologici e facilmente riciclabili e delicatamente inserito nel contesto naturale circostante.

ConclusioniIl progetto di tesi mi ha permesso di dimostrare le conoscenze sviluppate e apprese in questi tre anni, concludendo in Armonia il percorso di studi. La Scuola Universitaria della Svizzera Italiana SUPSI, ha permesso di mettermi alla prova e di raggiungere in modo soddisfacente uno dei traguardi che ha il sapore di partenza della mia carriera professionale. “Si realizzano sempre le cose in cui credi realmente e il credere in una cosa la rende possibile.” Frank Lloyd Wright

Bachelor of Artsin Architettura

RelatoriMassimo Marazzi Francesco Frontini

Valentina Prada“L’ idea di un architetto non è mai solo formale, deve essere al tempo stesso sociale, scientifica e poetica.” Renzo PianoLo spaziare di tematiche coin-volte, l’attenzione alla realtà contestuale, alle persone, ai loro desideri e necessità, la brama di innovazione e la volontà di emo-zionare, la geometria, la luce, i colori e lo spazio. Credo che l’ar-chitettura sia equilibrio e la mia ostinata ricerca d’equilibrio mi ha portata ad intraprendere un percorso di studi professionale, che mi permettesse di convo-gliare quanto citato preceden-temente nel lungo viaggio alla scoperta dell’Architettura.

Valentina PradaValorizzazione della Riva Lago e riuso Villa Santa Lucia, Melano.

Valentina Prada – Bachelor of Arts in Architettura

Planimetria generala, scala 1:1000 Vista generale longitudinale, scala 1:200

Pianta, centro benessere, scala 1:50

Vista generale trasversale, scala 1:200

Planimetria tipologica, scala 1:200

Sezione B-B, centro benessere, scala 1:50

Prospetto tipo, centro benessere, scala 1:50

Sezione di dettaglio e materializzazione, centro benessere, scala 1:20

Dettaglio tipo, centro benessere, scala 1:5

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Dario GalimbertiValentina Prada ha proposto - nell’area assegnata a Melano nei pressi del lago - un insediamento preciso, composto da tre blocchi con geometria semplice orientati verso il lago.L’inserimento tiene in considerazione il lago, la riva e il naturale sviluppo paesaggistico prospettato.La tipologia, la struttura e la forma sono stati sviluppati con coerenza ottenendo un risultato che ben si inserisce nell’idea di parco naturale.La proposta di ristrutturazione di Villa Santa Lucia è ben congegnata, rispetta gli elementi originali e le ipotesi di contenuti sono confacenti all’intero impianto. Anche dal punto di vista dello sviluppo costruttivo Valentina ha fatto delle proposte pertinenti e praticabili, sviluppando dettagli che rispecchiano l’idea iniziale.Da ultimo l’approfondimento “sostenibilità” che certifica con coerenza le intenzioni progettuali, con un Minegie A, un impianto solare, il riutilizzo dell’acqua piovana, l’insolazione e il relativo recupero del calore.

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_ Staffa metallica, copertina in alluminio e fissaggio meccanico MIS1

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_ Pannello in XLAM 100 mm2

_ Impermeabilizzazione di sicurezza/cantiere

_ Isolamento rigido Swissopor LAMBDA Roof posato in pendeza 130 mm

_ Pannello fotovoltaico SAM66/6 Sunage

_ Trave portante in legno 270x320 mm

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_ Impermeabilizzazione sintetica MIS 7 mm5

_ Frangisole in legno d'abete 60x80 mm

_ Serramento anta unica Egokiefer legno-alluminio + schiuma poliuretanica

_ Feltro di protezione e strato di zavorra 60 mm

_ Finitura pavimento tecnico in listelli di larice l 140 mm, fuga 10 mm s 24 mm

_ Listelli in legno supporto pavimento tecnico 30 mm

_ Impermeabilizzazione MIB 2 strati 5 mm

_ Getto in calcestruzzo con armatura di rinforzo per cordolo h 250 mm

_ Betoncino in pendeza 1.5 % h max 80 mm

_ Canaletta drenaggio acqua Acodrain Aco Profiline

_ Piedini regolabili con stuoia in gomma riciclata di protezione

_ Elemento metallico di fissaggio e supporto frangisole

_ Controtelaio scatolare prefinito isolato

_ Lastre prefabbricate allegerite con EPS Predalles h 250 mm21

_ Profilo angolare di fissaggio metallico disaccoppiato con forex 10 mm

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract Il tema della tesi di bachelor nasce nell’ambito di un progetto globale di messa in sicurezza e sistemazione degli argini del fiu-me Birsa, affluente che attraversa ben cinque cantoni e si estende per 75 [km]. Nell’ambito di questo intervento vengono rivisti e sistemati diversi manufatti. Pa-rallelamente a quanto concepito lungo gli argini del fiume Birs, anche nel comune di Laufen viene sostituito il ponte esistente con uno che, oltre ad essere statica-mente interessante, ha un forte linguaggio architettonico e un ottimo inserimento nell’ambiente circostante, permettendo così di essere un’attrazione sul territorio.

ObiettivoIl sito prescelto per la localizza-zione della passerella garantisce il collegamento pedonale all’interno della città. Lo scopo è realizzare un ponte pedonale con struttura in legno evitando l’inserimento di pilastri intermedi sul letto del fiume; inoltre si rispettano le esigenze della committenza che richiede punti di collegamento alle estremità e sezione libera riservata al transito. L’utilizzo del legno come princi-pale materiale per la costruzione del ponte ha richiesto lo studio preliminare delle proprietà in-trinseche del materiale dal punto di vista statico, architettonico e della durabilità.

Il Ponte Sorgente può essere de-finito un ponte sospeso formato da un unico piano orizzontale quale piattabanda, collegata tramite pendini alla struttura portante per una luce totale di 39.0 [m] ed una larghezza di camminamento pari a 3.0 [m].

MotivazioniLa passerella pedonale con struttura in legno risulta la com-binazione ideale tra un oggetto fortemente vulnerabile alle scelte statiche, che necessita un ottimo inserimento nell’ambiente circostante ed un materiale che ha un occhio di riguardo all’ecosostenibilità. I modesti carichi che agiscono su questa tipologia di opera e l’inserimento di elementi d’acciaio di supporto, consentono di ottenere dei risul-tati sorprendenti come strutture sospese.

ConclusioniIl Ponte Sorgente è caratteriz-zato dall’assenza di elementi d’appoggio lungo il fiume, da un sistema statico affinato passo dopo passo durante le fasi e da una geometria particolare a sagoma di “montagna” che lo rende in sintonia con Laufen. Le soluzioni adottate hanno permesso di sviluppare in modo efficiente ed avvincente tutte le questioni legate alla costruzione della passerella, facendola risulta-re un’infrastruttura simbolo del comune, che riunisce il paese e ne rafforza la sua identità.

Bachelor of Science in Ingegneria civile

RelatoriAndrea BernasconiAlessandro BonalumiTullio Martinenghi

Stefano SpinediLa scelta di questa professione nasce dall’analogia con gli interessi personali legati alla pratica dell’ hockey a livello agonistico; una disciplina, che come nell’ambito dell’ingegneria civile, racchiude in sé molteplici attività. Sin da bambino ero affa-scinato dalla capacità dell’uomo di costruire il proprio ambiente partendo da un semplice foglio di carta per arrivare a strutture che rappresentano il punto d’incon-tro tra esigenze umane e territo-rio. Inoltre apprezzo il rigore e la responsabilità della professione che richiedono competenza e or-ganizzazione ottimale del lavoro.

Stefano SpinediIl Ponte Sorgente - Passerella pedonale con struttura portante in legno.

Stefano Spinedi – Bachelor of Science in Ingegneria civile

Vista architettonica longitudinale

Render lateraleVista 3D dell’accesso alla passerella

Render collegamenti principaliDettaglio cerniera al colmo e in fondazione

Assonometria strutturaleStruttura portante in legno con pendini in acciaio

Andrea BernasconiLa tesi di Stefano Spinedi è stata selezionata per l’originalità del progetto presentato, per l’autonomia nel-lo svolgimento e correttezza delle soluzioni proposte. La tesi affronta la progettazione di una passerella ciclopedonale, individuando gli aspetti strutturali principali, che sono affrontati e risolti in modo sistema-tico e in parte approfondito. Il progetto tratta un oggetto reale: una passerella ciclopedonale da realizzare senza appoggi intermedi su una luce di ca. 40 m. Le informazioni di partenza si limitavano alla conformazione geografica dei luoghi, lasciando la libertà e il compito di individuare prima di tutto alcune idee che potessero, coerenti con le informazioni disponibile, essere oggetto di approfondimento progettuale. Il progetto presentato è il risultato di questo lavoro di approfondimento, svolto in modo autonomo, dimo-strando di essere in grado cogliere e integrare al meglio gli spunti forniti da parte dei docenti.

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract Siamo stati chiamati a proget-tare il nuovo edificio del campus della RSI a Comano, che acco-glierà tutte le redazioni televisive e radiofoniche, l’intenzione del progetto era quella di cambiare il punto di vista del dipendente e il modo di lavorare all’interno degli uffici. Ho cercato di capire la giornata lavorativa e rispondere alle esigenze dei dipendenti sen-za dimenticarmi degli obbiettivi dell’azienda.

ObiettivoRispondere alle richieste dell’a-zienda e creare degli ambienti accoglienti ed innovativi, dove tutti i dipendenti potessero lavorare in sinergia fra di loro, aumentando così il contatto fra i diversi dipartimenti.

MotivazioniPenso che il tema degli uffici sia molto attuale, spesso affrontato nella vita professionale di un architetto d’interni, ho fatto questa scelta per colmare alcune mie lacune e per prepararmi al meglio al mondo del lavoro.

ConclusioniPenso sia stato un percorso intenso, ricco di esperienze che alla fine mi hanno permesso di crescere tanto, dal punto di vista professionale ma anche personale.

Bachelor of Artsin Architettura d’interni

RelatoreAlessandro Scandurra

Giovani KenikVengo da una realtà molto diversa da quella svizzera, ho iniziato a lavorare molto presto per poter aiutare a casa, ed il mio primo lavoro è stato in un negozio di arredamento, fin dall’inizio ho imparato a trasfor-mare in progetti i sogni di altre persone, e spero alla conclusione di questo mio percorso ancora lungo, di realizzare il sogno di mia madre, una casa degna che non ha mai potuto permettersi.

Giovani KenikCampus RSI Comano.

Giovani Kenik – Bachelor of Arts in Architettura d’interni

Planimetria generala, scala 1:1000

Immagine uffici live center, postazioni di monitoraggio.

Immagine uffici live center, guardando verso la galleria.

Vista generale trasversale, scala 1:200

Immagine galleria, punto di vista sul piano terra.

Immagine uffici collaboratori, guardando verso la balconata.

Immagine galleria, punto di vista sulla balconata verso l’esterno.

Vista architettonica longitudinaleLe qualità del progetto risiedono nella traduzione di un linguaggo architettonico spaziale raffinato e molto ben controllato, così come nell’originale elaborazione di un sistema di arredo flessibile ed organico che per-mette di interpretare il programma funzionale del mandato -i nuovi uffici per le redazioni dell’informazione della RSI di Comano- declinato secondo una struttura organica volta a favorire al contempo la flessibilità nell’uso dello spazio e le condizioni di confort per ogni collaboratore.L’espressione ed il carattere degli interni, manifestamente ispirati all’opera di Frank Lloyd Wright, ne interpre-tano le forme e l’espressione sviluppandole secondo una logica ancorata allo specifico contesto del mandato.Lo sviluppo del progetto presentato da Giovani Kenik, si inserisce in un percorso di crescita e sviluppo, matura-to grazie ad una dedizione e ad una motivazione notevoli, nel corso di tutto l’iter di formazione presso la SUPSI.

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract ATLAS CCDPSHD è un’installazio-ne realizzata con monitor e web-cam che, utilizzando tecnologie quali Machine Learning e Motion Capture, permette al fruitore di interagire tramite i propri movi-menti. Come una sorta di atlante, lo guida in un percorso che segue le sette fasi della lavorazione applicate da Kouto (Collecting, Cleaning, Disassemble, Printing, Sewing, Handfinishing) riprese nei dieci schermi interattivi, offrendo una visione sulla moda etica e sulle problematiche sociali e ambientali prodotte dalla fast fashion. Oggi nelle città possono essere ritrovate “terre di nessuno” che, grazie alla loro posizione, risultano potenzialmente di gran-de valore. La scelta di realizzare cinque installazioni interconnesse in cinque differenti punti del ponte Hard-brücke di Zurigo, appartiene a questa riflessione. Zurigo, metropoli all’avanguardia in termini di innovazione, civiltà e valorizzazione dei propri luoghi, è anche la sede dell’attività dello sti-lista Rafael Kouto. La parte ovest di Zurigo, da zona industriale, è divenuta oggi un luogo in cui si è circondati da arte, design, cultura, gastronomia, shopping e archi-tettura. Le cinque postazioni sono collocate in corrispondenza delle scale elicoidali al di sotto del ponte che collega la parte settentrionale della città a quella meridionale.

ObiettivoL’industria della moda è il secondo settore attualmente più inquinante. Lo stilista Ra-fael Kouto con il suo approccio ecosostenibile sta valorizzando il settore della moda etica. L’o-biettivo che mi sono preposto di raggiungere è la progettazione di un’installazione multimediale che attraverso un nuovo codice visivo e comunicativo incoraggi il riciclaggio dei materiali tessili e l’upcycling creativo. Trovare una chiave visiva e interattiva, capace di sensibilizzare e ap-profondire il tema della moda etica e sostenibile, è l’obiettivo principale di questa ricerca.

MotivazioniAttraverso la ricerca sui danni ambientali e sociali prodotti dalla fast fashion, l’analisi di stilisti e brand di riferimento della moda etica e le interviste realizzate a Rafael Kouto e Formafantasma, ho scelto di realizzare un’installa-zione in grado di sensibilizzare e approfondire il tema della moda etica e sostenibile. A supporto dell’installazione, ho realizzato il catalogo ATLAS CCDPSHD che, basato sugli stessi principi progettuali di Kouto, dal riciclo di materiale al suo nuovo utilizzo, rappresenta e completa il per-corso dell’installazione.

ConclusioniTutte le informazioni che ho acquisito sul settore tessile e sul il suo impatto ambientale, tutte le figure che ho conosciuto, designer, architetti e stilisti che lavorano affinché si possano trovare delle soluzioni rispetto i danni ambientali, hanno contri-buito a farmi riflettere. Con i dati che ho raccolto, ho percorso io stesso un cammino con ingenti problemi e possibili soluzioni, ma soprattutto ho acquisito la con-sapevolezza della responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro pianeta.

Bachelor of Artsin Comunicazione visiva

RelatoriLeonardo AngelucciNicolas Polli

Davide SomaschiniQuando ho deciso di iniziare a studiare Comunicazione visiva, non avevo idea delle porte che mi avrebbe aperto. Quando ho iniziato a progettare e a svilup-pare nuovi codici visivi, mi sono reso conto di quanto immenso e importante fosse questo ambito. La comunicazione è quella cosa che più ci riguarda da vicino, con la quale quotidia-namente ci interfacciamo e che ogni giorno ci mette a contatto con milioni di mondi. È un setto-re che ne abbraccia altri e che li mette in comunicazione tra loro.

Davide SomaschiniATLAS CCDPSHD. Un’installazione interattiva, interconnessa tra moda, comunicazione ed architettura.

Davide Somaschini – Bachelor of Arts in Comunicazione visiva

Copertina Catalogo

Interno Catalogo Interno Catalogo Interno Catalogo Interno Catalogo

Installazione

Retro Catalogo

Sviluppo Display Installazione

Laura MorandiLa tesi “ATLAS CCDPSHD - Un’installazione interattiva, interconnessa tra moda, comunicazione ed ar-chitettura” (di Davide Somaschini) nasce dall’ambizione di comunicare in modo innovativo il tema della moda etica e sostenibile. Partendo dalle opere dello stilista Rafael Kouto, che lavora in modo sperimentale su questi temi, lo studente ha progettato cinque installazioni nello spazio urbano di Zurigo e un catalogo realizzato con materiale di riciclo di riviste invendute. Si tratta di una tesi fondata sul connubio fra riflessione teorica e sperimentazione pratica: un design con una forte componente di tipo speculativo. La tesi “ATLAS CCDPSHD” è stata giudicata unanimemente di livello molto buono e con ottime possibilità di sviluppi futuri e per questo il Corso di laurea indica Davide Somaschini come meritevole del premio Talenthesis. Con questa nomina intende incentivare il neolaureato a proseguire nelle sue sperimentazioni al di fuori dell’università professionale.

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Abstract Lo studio conoscitivo eseguito sull’apparato decorativo in stucco dell’altare di S. Giovanni Battista, situato nell’omonima cappella della chiesa di S. Maria del Sasso a Morcote, costituisce l’argomento di tesi. L’altare è da-tabile alla seconda metà del XVI sec. La conoscenza dei materiali, le tecniche esecutive e lo stato di conservazione è avvenuta attraverso l’analisi diretta del manufatto, correlata a differenti indagini scientifiche: la spettro-metria HH-XRF, la fotografia tecnica, l’osservazione dei cam-pioni al microscopio ottico a luce polarizzata, la spettroscopia FT-IR e test microchimici. Sono state infine elaborate delle proposte d’intervento conservativo.

ObiettivoIl lavoro di tesi è finalizzato all’a-nalisi conoscitiva dell’apparato in stucco e delle finiture che caratterizzano il manufatto. Per raggiungere tale obiettivo è stata ricostruita la cronologia degli eventi più importanti che hanno interessato il manufatto, attraverso la ricerca archivistica e bibliografica. Successiva-mente per indagare le tecniche esecutive e i materiali costitu-tivi, ponendo una particolare attenzione sulla successione stratigrafica che caratterizza il manufatto, le superfici sono sta-te osservate in situ e studiate con l’utilizzo di differenti indagini scientifiche. È stata inoltre con-dotta la valutazione dello stato di conservazione, individuando le fenomenologie di degrado e le

possibili cause del loro innesco e del successivo sviluppo. Per ave-re una migliore comprensione delle fasi precedentemente de-scritte è stato di fondamentale importanza lo studio del conte-sto ambientale in cui è inserito l’altare. Un ulteriore obiettivo del lavoro è stata la formula-zione di proposte d’intervento mirate alla conservazione e alla valorizzazione del manufatto, avanzate in seguito alla rielabo-razione dei dati ottenuti tramite l’indagine conoscitiva.

MotivazioniL’altare di S. Giovanni Battista ricopre una particolare impor-tanza per l’intera Regione del Sottoceneri, in quanto è una delle rare testimonianze di ma-nufatti in stucco del XVI secolo; periodo di forte rilevanza, in cui le maestranze di quest’area iniziarono a sviluppare tale tecnica, assumendone negli anni successivi il monopolio a livello europeo. Nonostante l’importanza rivestita dall’altare vi era la mancanza di informa-zioni relative alla tecnica e ai materiali costitutivi, allo stato di conservazione e alle vicende conservative, questa motivazio-ne, in particolare, ha portato allo sviluppo dell’argomento di tesi. Inoltre il lavoro svolto mi ha con-sentito di approfondire lo studio dei manufatti in stucco, per cui nutro un forte interesse, tramite un approccio pluridisciplinare.

ConclusioniLa metodologia analitica adottata, correlata alla ricerca archivistica, ha permesso di avanzare un’ipotesi sulla data-zione dell’apparato in stucco, individuando la possibile fami-glia committente. Sono stati ottenuti dati relativi alla tecnica esecutiva, ai materiali costitutivi del manufatto e alla successione degli strati policromi e delle dorature, derivanti da passati interventi. Sono stati caratte-rizzati i fenomeni di degrado e infine sono state formulate pro-poste rivolte alla conservazione.

Bachelor of Artsin Conservazione

RelatoriAlberto FeliciMarta Caroselli

Medea UccelliLa professione del conser-vatore-restauratore mi ha affascinato profondamente sin dal primo confronto avuto con essa, durante gli studi liceali. Il particolare interesse per tale figura professionale è scaturito dal carattere pluridisciplinare che riveste; in essa convergono, difatti, conoscenze storiche, arti-stiche e scientifiche. Un’ulteriore e importante motivazione, che mi ha mosso nella scelta della professione, è prendere in carico la trasmissione nel tempo dei beni culturali, colmi di numerosi valori storici, materici, tecnici e artistici, che si configurano come memo-ria del passato.

Medea UccelliL’altare in stucco nella cappella di S. Giovanni Battista in S. Maria del Sasso a Morcote. Studio conoscitivo e proposte di intervento conservativo.

Medea Uccelli – Bachelor of Arts in Conservazione

Dettaglio del settore centrale dell’altare.Altare di San Giovanni Battista.

Giacinta JeanLa tesi di Medea Uccelli affronta un caso studio particolarmente complesso: un altare in stucco, di cui non si conosce l’epoca né l’autore, molto compromesso da un punto di vista conservativo e con la superficie segnata da numerosi interventi di passare ridipinture, maldestre puliture e restauri. Medea Uccelli ha saputo affrontare queste difficoltà con molta competenza. Conducendo uno studio meticoloso sulle fonti storiche è riuscita a proporre ipotesi attendibili che attribuiscono l’altare a maestranze attive alla fine del Cinquecento. Questa proposta situa l’opera tra le più antiche testimonianze di decorazione in stucco in Canton Ticino. Lo studio preliminare sulla materia e sui problemi conservativi, condotto con grande au-tonomia critica, l’hanno portata a formulare proposte di intervento che rispettano l’opera e la sua storia conservativa e che saranno utili per guidare un futuro restauro.

Dettaglio delle spighe di grano incise al di sopra del festone di frutta

Grani di barite, biacca e blu oltremare artifi-ciale, campione SMS_SGB_05.

Successione degli strati di malta, sezione lucida del campione SMS_SGB_13.

Ricostruzione grafica della prima fase decorativa.

Dettaglio del fregio su cui si evidenziano i segni di lavorazione.

Successione degli strati decorativi, sezione lucida del campione SMS_SBG_05.

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Abstract L’argomento centrale affrontato nel mio lavoro di tesi riguarda la schizofrenia, ossia un disturbo mentale eterogeneo e comples-so caratterizzato in particolare dall’alterata percezione della realtà che può ridurre il grado di insight, o meglio la mancata consapevolezza dell’individuo di essere malato. Lo strumen-to utilizzato per far fronte alle problematiche tipiche di tale patologia è la psicoeducazione, rivolta non solo a coloro che soffrono di tale disturbo psichico, ma anche ai familiari e alle perso-ne presenti nella vita quotidiana di quest’ultimi. La metodologia utilizzata per lo svolgimento di questo elaborato è la revisione della letteratura. Gli articoli sono stati ricercati nelle seguenti banche dati: PubMed, Cochrane, Elsevier-Embase.

ObiettivoL’obiettivo generale della ricerca è comprendere se la psicoeducazione, come stra-tegia applicabile in un contesto assistenziale domiciliare e/o ambulatoriale, possa contribu-ire a migliorare la qualità della vita della persona affetta da schizofrenia e dei suoi familiari mediante: una diminuzione delle recidive e del numero di ricoveri ospedalieri; il riconoscimento precoce da parte del paziente e dei familiari dell’insorgenza di sintomi invalidanti a livello fisico, comportamentale e cognitivo; un miglioramento ed una diminuzione del livello di burden di coloro che si prendono cura di questi pazienti. Gli obiettivi specifici si possono raggruppare

in quattro punti cardini:- approfondire le conoscenze

in merito alla schizofrenia in termini generali;

- descrivere l’organizzazione psichiatrica domiciliare attiva sul territorio;

- identificare le dimensioni della qualità di vita che il disturbo schizofrenico compromette e capire in che modo esse vengono influenzate da quest’ultimo;

- effettuare una ricerca sulla psicoeducazione come metodo favorevole al miglioramento della qualità di vita di un pazien-te affetto da schizofrenia e dei rispettivi familiari/caregivers.

MotivazioniAlla base di questo lavoro vi è un’esperienza di tirocinio svol-tasi presso il servizio territoriale psichiatrico Home treatment dell’OSC, a partire dalla quale è nato in me un crescente interesse per il ruolo assunto dall’infermiere nell’ambito della salute mentale. Secondo l’OMS, la schizofrenia è un grave distur-bo mentale che colpisce circa 23 mio di persone in tutto il mondo, soggette a violazioni dei diritti umani e di discriminazioni che possono condurre alla mancan-za di accesso ai servizi sanitari e sociali. Alla luce di questi dati, è nata la personale esigenza di indagare come, mediante la psi-coeducazione, l’infermiere ope-rante in un ambito assistenziale domiciliare e/o ambulatoriale possa contribuire al migliora-mento della qualità di vita di questi pazienti e dei familiari.

ConclusioniDagli articoli revisionati è emerso che la psicoeducazio-ne, integrata alle cure di base domiciliari e/o ambulatoriali, si dimostra uno strumento utile per poter migliorare la qualità della vita dei pazienti che soffro-no di psicosi schizofrenica e dei loro familiari e/o caregivers. Le strategie psicoeducative messe in atto sono riuscite a dare una svolta positiva alle problemati-che maggiormente riscontrate in questa tipologia di pazienti.

Bachelor of Sciencein Cure infermieristiche

RelatriciMagda ChiesaGiuseppina Larghi

Giorgia BonventreHo scelto di intraprendere questa professione perché essa è una disciplina che si estende ben oltre la semplice tecnica. È un mondo a sé che spesso non viene colto da chi lo osserva. È un mondo fatto di emozioni, sensazioni, sfide, messe alla prova e continua formazione. È un percorso impegnativo ma che regala tante soddisfazioni a livello professionale, ma ancor di più a livello umano. È un percor-so che aiuta a conoscersi dentro, crescere e rendersi consapevole dei propri limiti e dei propri punti di forza.

Giorgia BonventreIl ruolo della psicoeducazione nel miglioramento della qualità della persona affetta da schizofrenia e dei rispettivi familiari in ambito domiciliare e/o ambulatoriale. Una revisione della letteratura.

Giorgia Bonventre – Bachelor of Science in Cure infermieristiche

Illustrazione di Nick Gazin (Wolfe, 2012)

Diagramma di flusso relativo agli step della revisione della letteratura

Diagramma sull’eziologia della schizofrenia (Keshavan, Nasrallah & Tandon, 2011)

An atlas of schizophrenia (Murray, Travis, Keshavan & Stefan, 2009)

Parole chiave sulla schizofrenia

Magda ChiesaCurare il disagio laddove si manifesta è un principio sancito dalla legge cantonale sull’assistenza sociop-sichiatrica. Realizzare questo valore in un’offerta coerente costituisce una sfida costante. Il servizio di Home treatment dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale ne rappresenta una concretizzazione interessante, che Giorgia ha conosciuto in stage. Da questo origina l’interrogativo di ricerca sui vantaggi del lavoro di psicoeducazione di utenti di questo tipo di servizio e dei loro familiari. I risultati della revisione di letteratura, condotta con serietà e rigore, evidenziano come diversi modelli di psicoeducazione pro-mossi dall’infermiere incidano favorevolmente sulla qualità di vita e sull’aderenza al progetto terapeutico. La sensibilità dell’analisi, arricchita da riflessioni sull’esperienza personale della studentessa, conferiscono al lavoro un carattere particolare e offrono numerosi spunti di riflessione, straordinariamente esplorati in sede di difesa della tesi.

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Abstract L’assistenza alla persona con demenza è un impegno a lungo termine per il suo caregiver , il quale è portato ad uno sforzo significativo in termini fisici, emotivi ed economici, con im-portanti conseguenze sia sulla propria qualità di vita che su quella della persona con demen-za. L’intervento ergoterapico, attraverso l’uso mirato di atti-vità significative, può rivolgersi al contempo alla persona con demenza e al caregiver e con-tribuire a migliorare la qualità di vita di entrambi.

ObiettivoComprendere la situazione vissuta dai caregiver ticinesi nell’assistenza al domicilio di un famigliare con demenza e la per-cezione di utilità del manuale in-dirizzato ai caregiver del metodo ergoterapico Tailored Activity Programme (TAP) attraverso un confronto tra le necessità dei caregiver, i servizi di supporto presenti sul territorio e il ruolo dell’ergoterapista.

MotivazioniIl programma Tailored Activity Programme (TAP) favorisce la riduzione dei disturbi del com-portamento della persona con demenza tramite la partecipa-zione ad attività personalizzate ed evitando o riducendo l’uso di farmaci. È un metodo che con-cilia perfettamente l’obiettivo dell’ergoterapia: l’uso terapeu-tico dell’attività per contribuire al miglioramento della qualità di vita. L’argomento è di attualità e rilevante per il nostro territorio visto il continuo aumento di persone con demenza assistite al proprio domicilio.

ConclusioniDalla ricerca è emrso che la gestione dei disturbi psico- comportamentali della persona con demenza constituisce spes-so un grande problema per il caregiver e le strategie adottate si avvicinano sorprendente-mente a quelle proposte dal me-todo TAP. La pratica quotidina dei caregiver dimostra quanto un approccio fatto su misura sulle abilità della persona con demenza contribuisca a ridurre i disturbi del comportamento e il burden del caregiver.

Bachelor of Sciencein Ergoterapia

RelatoreChristian PozziOmbretta Moccetti

Laura ComettaL’aspetto che più mi ha colpito di questa professione che ho sco-perto pochi anni fa è il fatto che sia molto concreta.Il lavoro del/della ergoterapista consiste nel cercare di valorizzare al massimo le risorse della perso-na, e non solo le sue difficoltà, per raggiungere il massimo di auto-nomia e indipendenza possibili, concentrandosi su ciò che ritiene importante per la sua vita. Trovo fantastico il fatto che qualsiasi attività di vita quotidiana possa essere un obiettivo riabilitativo, se questa è importante per la persona che ho davanti.

Laura Cometta I sintomi psico-comportamentali della persona con demenza: analisi preliminare della percezione dei Caregiver curanti e ipotesi di implementazioni future in ergoterapia.

Laura Cometta – Bachelor of Science in Ergoterapia

Implicazioni della demenza sulla vita quotidiana della persona

Disturbi psico-comportamentali nella persona con demenza

Obiettivi ed elementi chiave del metodo Tailored Activity Program

Manuale del metodo ergoterapico TAP (Tailored Activity Program) per caregivers che assistono personecon demenza al domicilio: L. Gitlin, C. Verrier Piersol “A caregiver’s guide to dementia. Using activitiesand other strategies to prevent, reduce and manage behavioural symptoms”

Christian PozziLa tesi di Laura Cometta, redatta con la collega Michelle Raveane, ha avuto il merito di raccogliere una sfida: indagare in modo approfondito se e come la figura dell’ergoterapista può supportare il famigliare curante (caregiver) nella cura al domicilio della persona con demenza e con associati disturbi del compor-tamento. Il lavoro si contraddistingue per un approccio metodologico che ha coniugato l’analisi dettaglia-ta del materiale scientifico attualmente disponibile sull’argomento con dati raccolti in modo qualitativo attraverso interviste di famigliari curanti in Ticino. Laura ha dimostrato grande autonomia in tutte le fasi del lavoro riuscendo a mantenere una qualità eccellente dell’elaborato di tesi. Oltre a questo è da segnala-re la capacità di Laura di saper gestire rapporti interprofessionali con l’associazione Alzheimer Ticino: ciò ha permesso una ampia valorizzazione della tesi e della professione dell’ergoterapista.

Aspetti dell’intervento ergoterapico indirizzato alla persona con demenza e al caregiver a domicilio

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Abstract L’educazione terapeutica basata sull’istruzione della neurofisiolo-gia del dolore è una strategia atta a predisporre nel paziente con dolore cronico una ri-concet-tualizzazione della sua cronicità attraverso la conoscenza dei meccanismi del dolore. Si ricerca un cambiamento cognitivo che permetta la diminuzione della sensazione di catastrofizzazione e della chinesiofobia. Non è stato utilizzato un gruppo di controllo e si è trattato di uno studio pilota sul territorio. Sono stati sele-zionati cinque candidati ai quali sono state somministrate due sedute di istruzione sulla neuro-fisiologia del dolore da 45 minuti l’una. La baseline è stata valutata durante la prima seduta tramite l’utilizzo di scale di valutazione riproposte a fine intervento.

ObiettivoL’obiettivo del lavoro di tesi consiste nel determinare la validità di un approccio basato sull’istruzione alla neurofisiologia del dolore cronico a pazienti con cronicità muscolo-scheletriche di natura non maligna per ridurre la catastrofizzazione e la chine-siofobia e aumentare la funzio-nalità, attraverso un intervento educativo sul territorio. Si tratta quindi di valutare l’applicabilità di uno strumento utilizzabile da fisioterapisti/e nel proprio futuro professionale, e anche da altre figure professionali, come possibile base su cui costruire

un loro approccio educativo da integrare nella pratica clinica. Infine l’obiettivo che ha guidato le singole sessioni terapeutiche è stato quello di fornire ai pazienti degli strumenti conoscitivi che gli permettessero di assumere un ruolo più attivo e consapevole in riferimento alla propria cronicità, ricercando nel contempo delle strategie pratiche di coping che sostenessero concretamente il substrato concettuale fornito.

MotivazioniA livello europeo 1 persona su 5 soffre di dolori cronici e in gene-rale la maggior parte dei pazienti in Europa (78% degli intervistati) riferiscono che i trattamenti ricevuti non rispecchiavano le loro aspettative. È evidente quindi la necessità di un cambio di paradig-ma nella presa a carico di questi pazienti. Essi sono considerati complessi e anche all’interno delle professioni sanitarie sono spesso mal interpretati. Questo lavoro nasce come volontà di educare non solo i pazienti ma chiunque abbia interesse a prendere con-sapevolezza dei meccanismi del dolore e del suo processo di cro-nicizzazione (parenti, operatori sanitari, volontari, ecc.)

ConclusioniGlobalmente, dai risultati otte-nuti e dalle riflessioni qualitative fornite dalle pazienti, la maggior parte di loro ha conseguito dei miglioramenti, soprattutto in ri-ferimento al cambiamento delle loro credenze sul dolore e la sua associazione con il movimento. Mentre ad un livello soggettivo, hanno manifestato apprez-zamento per il fatto di essere state ascoltate e per di potersi riconoscere nella descrizione del paziente con dolore cronico che abbiamo fornito.

Bachelor of Sciencein Fisioterapia

RelatoreLuca Scascighini

Alan MerzLa predisposizione e la passione del lavoro con le persone uni-tamente ad un interesse per l’ambito riabilitativo sono stati elementi cardine della scelta di intraprendere questo percorso formativo. La motivazione si è consolidata durante tutto il triennio, permettendomi una crescita non solo da un punto di vista conoscitivo tecnico ma anche di visione umanistica e di relazione con l’altro nelle sue plurime dimensioni esperienziali e corporee.

Alan Merz Valutazione di un approccio educativo basato sull’istruzione della neurofisio-logia del dolore a pazienti con dolore cronico nel ridurre la catastrofizzazio-ne-chinesiofobia e aumentare la fun-zionalità. Case Series Report.

Alan Merz – Bachelor of Science in Fisioterapia

Fear-Avoidance Model, rappresentazione grafica (Vlaeyen & Linton 2000)

Luca ScascighiniIl dolore cronico non maligno rappresenta una delle più grandi sfide in un‘ottica di salute pubblica. La com-plessità di questa problematica che spesso incide in maniera significativa sulla qualità di vita dei pazienti, necessita indubbiamente di una presa a carico da parte di fisioterapisti specializzati. Tramite lo studio di casi è possibile capire e riflettere su che impatto può avere un determinato intervento fisioterapico che considera la persona sotto più punti di vista. Si possono inoltre individuare nuovi aspetti che contribuiscono a consolidare la scientificità dello studio, con l’obiettivo di personalizzare i trattamenti più efficaci in base alle esigenze personali dei pazienti. Grazie alla tesi di Alan Merz scritta a quattro mani con Andrea Amico, il body of knowledge sui dolori cronici e il ruolo del fisioterapista si è ampliato a favore di un approccio basato sull’ascolto empatico, formulazione di obiettivi terapeutici ed empowerment del paziente.

Neuro-matrice del dolore (Iacovelli 2012)

Rappresentazione grafica della sensibilizzazione (Explain pain 2013)

Impatto del dolore cronico nelle AVQ (Brievik 2006)

Rappresentazione simbolica del dolore cronico

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Abstract Determinare l’efficacia del trattamento con terapia ad onde d’urto (ESWT) nel trattamento di tendinopatie croniche del Tendine di Achille attraverso una revisione della letteratura esistente. A tale scopo sono stati consultati i seguenti database, nel periodo settembre 2017 – gennaio 2018: PubMed, PEDro, Cinahl und Cochrane (articoli in tedesco e inglese). In totale sono stati inclusi e confrontati 13 articoli, attraverso la valutazione degli outcome: sollievo dal dolo-re e miglioramento dell’attività e della funzione. I diversi studi sono anche stati messi a confronto in termini di qualità metodologica.

ObiettivoAttraverso una revisione appro-fondita della letteratura esistente, si è cercato di individuare eviden-ze attuali per determinare l’effi-cacia del trattamento attraverso onde d’urto nel trattamento di tendinopatie croniche al Tendine d’Achille in termine di sollievo del dolore e come miglioramento dell’attività e funzionalità per il paziente.

MotivazioniLa tendinopatia cronica al Ten-dine di Achille ha un’incidenza del 9.1-10.9% sulla popolazione di individui attivi e leggermente attivi. Pertanto, la patologia è stata esplorata in numerosi studi che dimostrano che i risultati ottenuti non sono stati quelli sperati. Esistono diverse opzioni di trattamento della patologia, una di queste è l’ESWT, utilizzato 30 anni fa in urologia, oggi speri-mentato con successo in forma adattata per problemi ai tessuti molli come la fascite plantare. Siccome in qualità di fisioterapisti si ha la responsabilità di utilizzare le risorse del sistema sanitario con parsimonia ed efficienza, se ne deduce la necessità di inda-gare l’efficacia dell’applicazione nell’ambito con l’ESWT.

ConclusioniL’analisi degli studi ha rilevato: 11 studi con risultati significativi, 1 studio parzialmente significativo e 1 studio non significativo. Sebbene la letteratura dimostri come si possano ottenere risultati pro-mettenti in termini di sollievo dal dolore e miglioramento dell’at-tività e della funzione, saranno necessari ulteriori studi di qualità per dare maggiore chiarezza ai parametri di applicazione. Inoltre, dovrebbe essere studiato il con-fronto con l’allenamento eccentri-co e l’uso dell’anestesia locale.

Bachelor of Sciencein Physiotherapie

RelatriceBarbara Gressbach Oertle

Anja NäpflinSono rimasta affascinata dall’a-dattabilità e dalle possibilità di riabilitazione del corpo umano già durante la mia infanzia, a seguito di alcune sedute fisioterapiche. A suscitare par-ticolarmente la mia curiosità, l’interazione di processi alta-mente complessi e l’influenza reciproca di diversi meccanismi. Da qui il desiderio di acquisire delle conoscenze specialistiche, e una vasta gamma di misure terapeutiche utili a influenzare il corpo umano, così da poter supportare e accompagnare i miei pazienti in maniera perso-nalizzata.

Anja NäpflinEvidenz der extrakorporalen Stosswellentherapie bei der Behandlung von chronischer Achillestendinopathie bezüglich Schmerzlinderung und Aktivitäts- und Funktionsverbesserung.

Anja Näpflin – Bachelor of Science in Physiotherapie

Anatomia Tendine di Achille e tricipite surale (Prometheus 2007)

Immagine ecografica di un Tendine di Achille (Enthesiopathien 2010)

Figura rappresentante le curve di diffusione delle forze ballistiche-pneumatiche (Enthesiopathien 2010)

Applicazione dell’ESWT su un Tendine di Achille (Enthesiopathien 2010)

Mundy KahimL’autrice affronta il tema dell’utilizzo di onde d’urto nel trattamento della tendinopatia cronica del Tendine di Achille. La revisione approfondita della letteratura di base di Anja Näpflin ha confermato l’efficacia in termini di sollievo dal dolore e miglioramento dell’attività attraverso questo tipo di trattamento. La review sistematica e il confronto tra i diversi studi inclusi nel lavoro di tesi sono stati effettuati con metodo e in maniera corretta e accurata. La terapia tramite onde d’urto viene utilizzata sempre più frequentemente in ambito fisioterapico per trattare problemi tendinei. Il sollievo dal dolore e il miglioramento dell’attività sono di grande importanza per l’ambito. Nella sua relazione, l’autrice descrive come in futuro la com-binazione o il confronto con questo strumento fisioterapico dovrebbe essere considerato in modo più dettagliato.

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Abstract Gli accordi bilaterali fra Svizzera e Unione europea rappresentano un importante legame fra le parti. Questi accordi hanno avuto un impatto sia a livello nazionale sia su singole regioni. Fra queste, il Ticino ha attraversato molti anni di importanti cambiamenti sociali ed economici per quanto riguarda il suo mercato del lavoro. Nell’elaborato si espone un’analisi descrittiva e critica del mercato del lavoro ticinese, in termini di evoluzione dei salari fra lavora-tori, del numero di occupati, del numero di disoccupati e, soprat-tutto, del numero di frontalieri attivi nella regione. Grazie all’im-piego di banche dati cantonali e federali, unite alle considerazioni di molti autorevoli autori, il lavoro offre un’ampia panoramica sulla situazione economico-lavorativa della Svizzera italiana.

ObiettivoIl lavoro di tesi risponde al quesito: “come è cambiato il mercato del lavoro ticinese a seguito dell’in-troduzione degli accordi bilaterali sulla libera circolazione delle per-sone in termini di livello dei salari, disoccupazione e posti di lavoro per settore, considerando la pro-venienza della manodopera?”Per rispondere alla domanda, la tesi ha perseguito i seguenti obiettivi:- presentare brevemente gli

accordi bilaterali fra Svizzera e Unione europea, con parti-colare riferimento alla libera circolazione delle persone;

- presentare il mercato del lavoro ticinese ed evidenziare le caratteristiche di quest’ultimo rispetto al resto della Svizzera;

- analizzare l’evoluzione del mer-cato del lavoro ticinese negli ultimi 20 anni circa in termini di variazione dei salari, dei posti di lavoro, del numero di fronta-lieri e della disoccupazione fra settori e fra profili differenti di lavoratori;

- osservare evidenze su tali varia-zioni a seguito dell’introduzione degli accordi bilaterali sulla libe-ra circolazione delle persone;

- osservare, nello specifico di settori professionali selezionati, evidenze in merito all’evolu-zione di tali rami economici nel periodo di riferimento.

MotivazioniIl mercato del lavoro sta subendo fondamentali cambiamenti sia nella struttura che nelle relative prospettive di sviluppo. I cambia-menti sociali ed economici che hanno caratterizzato la Svizzera e soprattutto il Ticino nell’ultimo ventennio, hanno dato adito a molti interventi politici, misure e riflessioni. Ho scelto un tema attuale come l’analisi del mercato del lavoro ticinese al fine di valu-tarne personalmente l’effettivo stato e allo scopo di comprendere realmente ed evidenziare quali siano le maggiori difficoltà che pongono il Canton Ticino in una posizione secondaria rispetto al resto del paese. Inoltre, desidera-vo verificare in che misura e con quale impatto il fenomeno del frontalierato abbia inciso nei vari e principali settori dell’economia ticinese sotto diversi punti di vista.

ConclusioniSe da una parte il mercato del lavoro ticinese pare in crescita, dal lato qualitativo esso non prospera. In Ticino vi sono importanti differenze salariali a seconda del sesso e soprattutto dello statuto dei lavoratori. Si evidenzia una crescita della povertà lavorativa e della sot-toccupazione. L’aumento dei frontalieri avuto in Ticino negli ultimi 20 anni indica, a seconda del settore analizzato, un’im-portante concorrenza in termini salariali fra la manodopera sviz-zera e quella frontaliera.

Bachelor of Sciencein Economia aziendale

RelatoriAmalia MiranteMauro Baranzini

Elia PontalliDa sempre ritengo la formazio-ne accademica, professionale e continua temi a me molto cari. Dopo l’apprendistato, ho scelto il percorso di studi per l’otteni-mento del Bachelor of Science SUPSI in Economia aziendale quale miglior soluzione per conciliare l’avanzamento in am-bito accademico e l’esercizio in parallelo di una professione. La varietà delle materie trattate, il livello di approfondimento delle stesse e il forte orientamento alla pratica sono stati elementi caratteristici del percorso di studi che indubbiamente mi hanno arricchito personalmente e professionalmente.

Elia PontalliAnalisi del mercato del lavoro ticinese. Panoramica generale e focalizzazione su alcuni settori dell’economia ticinese, a seguito dell’introduzione degli accordi bilaterali sulla libera circolazione delle persone.

Elia Pontalli – Bachelor of Science in Economia aziendale

Negli ultimi 20 anni, in Ticino vi è stato un marcato aumento dei frontalieri

Introduzione a tappe degli accordi sulla libera circolazione delle persone Opportunità e minacce, forze e debolezze

del contesto economico ticinese

Il Ticino dispone stabilmente del livello salariale medio più basso in Svizzera

Il Ticino è la regione con maggiori divari salariali fra svizzeri e frontalieri

In Ticino vi sono ampie differenze salariali fra sessi e statuto dei lavoratori

Amalia MiranteIl lavoro di tesi di Elia Pontalli analizza in maniera rigorosa e dettagliata un tema di estrema attualità e molto dibattuto nella nostra regione: l’evoluzione del mercato del lavoro ticinese in seguito all’entrata in vigore dell’accordo con l’Unione europea sulla libera circolazione delle persone. L’analisi offre una panoramica rigorosa e oggettiva delle principali caratteristiche del mercato del lavoro e dell’economia ticinese: dalla composizione delle attività al numero degli addetti, dalla disoccupazione al livello dei salari, le grandezze sono analizzate in termini evolutivi. Lo studio è completato da un focus dettagliato sull’evoluzione del mercato del lavoro per una selezione di settori ritenuti particolarmente significativi, vuoi nel percorso storico, vuoi per lo sviluppo futuro. Le conclusioni del lavoro di Elia Pontalli consentono di portare nuovi elementi e danno un importante con-tributo alla discussione di questa tematica.

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract All’educatore, per dirigersi verso la ricerca di soluzioni possibili, la teoria e il sapere precostituito non sono sufficienti; egli neces-sita di una deliberazione pratica che lo metta in condizione di ap-prendere dall’esperienza di ogni singola situazione. Per questo appare di fondamentale impor-tanza interrogarsi sui processi che interessano l’elaborazione di risposte da parte dell’educa-tore che, come individuo e come professionista, le mette in atto nei contesti di cura. Partendo dal “Come pensiamo” di Dewey, e soffermandosi sul concetto di Pratica Riflessiva elaborata da Schön, tramite delle interviste semi-strutturate sono state indagate alcune dimensioni che riguardano i processi riflessivi presenti all’interno della co-munità socio-terapeutica per adolescenti ARCO.

ObiettivoScopo principale del mio lavoro di tesi è stato mettere in luce l’importanza dei processi attra-verso i quali l’educatore elabora risposte nei contesti dove egli opera. Partendo dall’assunto per il quale il lavoro educativo non può essere solo teorico ma necessita di un sapere prassico, uno degli obiettivi di ricerca è stato far emergere – attraverso l’analisi della letteratura – come la competenza della pratica riflessiva sia di fondamentale importanza per poter risponde-re a situazioni che si presentano nuove, soprattutto nel campo educativo. Scorgendo all’interno del mio stage di pratica profes-

sionale la presenza di una postu-ra riflessiva, ulteriore obiettivo della mia indagine è stato comprendere come gli operatori della comunità socio-terapeuti-ca ARCO, mettessero in atto - più o meno consapevolmente - pro-cessi di pratica riflessiva a livello di équipe, tali da consentir loro di ‘formarsi’ attraverso la riflessio-ne apprendendo dall’esperienza nel quotidiano del loro operato. Si è indagato in che modo, in quali spazi e con quali strumenti l’équipe mettesse in atto nel concreto questi processi nello svolgere la propria funzione e con quale valore aggiunto.

MotivazioniNel lavoro educativo è impensa-bile applicare regole generali a situazioni analoghe: le persone, le storie e i contesti sono tutti diversi ed è necessario che le risposte vadano elaborate so-prattutto attraverso un sapere prassico e non solo tecnico. Serve ripensare alla pratica nella pratica, e ricercare al suo interno spazi, modalità e strumenti per conoscere anche e soprattutto attraverso l’esperienza. La quali-tà del lavoro che si offre all’uten-za dipende molto dalla capacità che hanno i professionisti e le équipe educative di sapersi interrogare e chinare su ogni singola situazione. Perché ci si possa prendere cura dell’altro con senso, occorre una disciplina del pensare, un agire complesso di riflessività attraverso il con-fronto democratico con i colle-ghi e la rete con cui si opera.

ConclusioniAll’interno di ARCO la ricerca di un significato condiviso e la postura riflessiva interessano non solo il singolo operatore, ma l’intera équipe. La riflessività non rappresenta garanzia di successo, ma strumento per non ridurre il senso del proprio la-voro ad un disbrigo di funzioni e azioni pensate a priori. Praticare la riflessività costa in termini di strumenti, spazi e fatica personale, ma consente di poter direzionare e ridirezionare gli interventi sulla base di un sapere democratico.

Bachelor of Sciencein Lavoro sociale

RelatriceGuenda Bernegger

Maria Cristina FerreraLa dimensione della cura, in qua-lunque forma essa si presenti, non ha a che fare solo con il prossimo ma anche con noi stessi. Accompagnata da questa importante consapevolezza, ho scelto di fare l’educatrice perché desidero dare il mio contributo e migliorare il modo in cui la vul-nerabilità e la diversità vengono accolte dalla nostra società. Non c’è abbastanza cultura della sof-ferenza; ci insegnano a costruire ponti ma non siamo in grado di ascoltare una mamma in difficoltà o attendere i tempi di chi cammina ad un altro ritmo. Ho scelto di fare l’educatrice per stare nella vita vera.

Maria Cristina FerreraMentre tutto scorre. Essere un’équipe riflessiva in una comunità socio-terapeutica per adolescenti.

Maria Cristina Ferrera – Bachelor of Science in Lavoro sociale

John Dewey

The reflective pratictioner, Donald Alan Schön

Le séducteur, René Magritte (1951)

Guenda Bernegger Maria Cristina Ferrera ha saputo articolare un pensiero ricco attorno a un processo fondamentale per la professione educativa: la pratica riflessiva, intesa non solo come attività individuale (certo indispensabile) ma anche nella sua declinazione intersoggettiva, quale strumento per l’équipe. L’elaborato è ancorato a una specifica realtà organizzativa, la comunità socio-terapeutica per adolescenti ARCO di Riva San Vitale, che l’autrice ha avuto modo di osservare con attenzione, mettendo in luce, grazie al suo sguardo sensibile, aspetti caratteristici della cultura istituzionale. La portata dei contenuti emersi dall’indagine si estende tuttavia ben oltre il contesto singolare a tutti i professionisti che operano in situazioni complesse, diversificate, mutevoli, chiamati a rispondere nell’immediato alle sollecitazioni degli utenti e a decidere immantinente come far fronte ai problemi. Più che mai lì, “mentre tutto scorre”, urge poter prendersi un tempo per interrogarsi sul proprio agire.

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract Le molteplici ricerche condotte nell’ambito della psicologia e della pedagogia dimostrano come le fiabe siano un mezzo potente per comunicare ai bam-bini i messaggi importanti della vita. Questi racconti fantastici parlano il linguaggio del bam-bino e si avvalgono di numerosi simboli. Durante l’età prescolare, i bambini vivono numerose pau-re. Alcune di queste agiscono a livello più inconscio, come la paura d’abbandono, la derisione e l’esclusione. La ricerca è stata condotta in una sezione di scuo-la dell’infanzia. Il progetto, che si avvale di tre fiabe, prevede un percorso ricorsivo. Gli strumenti utilizzati sono l’osservazione e i colloqui di ricerca. Il tutto accompagnato da annotazioni puntuali, fotografie, audio-regi-strazioni e video-registrazioni.

Obiettivo“Cara fiaba, ho paura” è il titolo di una ricerca che indaga se l’ascolto delle fiabe e le attività proiettive correlate (disegno, colloqui di ricerca e gioco socio-drammatico) aiutano i bambini di scuola dell’infanzia a riconoscere, nominare e socia-lizzare le proprie paure di ab-bandono, esclusione e derisione. La tesi di Bachelor mira dunque ad aiutare i bambini a gestire in modo ottimale la propria sfera emotiva per quanto concerne soprattutto le paure. Il Piano di studio della scuola dell’obbli-go ticinese pone anch’esso un accento sull’importanza della gestione delle emozioni. Tutto

ciò è permesso dall’utilizzo di differenti canali espressivi che permettono a ciascun bambino di comunicare nel modo più efficace. Il progetto concorre anche al miglioramento della comunicazione in sezione e alla costruzione di un clima di classe sereno. Durante il percorso, si sono sviluppati inoltre altri obiettivi, come ad esempio la co-costruzione di comporta-menti pro-sociali.

MotivazioniLe motivazioni alla base della scelta dell’argomento della mia tesi di Bachelor risiedono in più fattori. Mi sono basata innanzitutto sulle caratteristi-che individuali e di gruppo dei bambini della mia sezione di pratica. In età prescolare risulta essere estremamente impor-tante lavorare sulle emozioni e sulle dinamiche relazionali affinché i bambini si sviluppino armonicamente e si instauri un clima sereno in classe. Di pari passo ho notato sempre più un marcato interesse nei confronti delle fiabe, mezzo che permette di assimilare messaggi inconsci importanti per la crescita e per la vita di ciascun individuo. Oltre a ciò, sono due tematiche che mi appassionano personalmente.

ConclusioniDall’analisi dei risultati emerge un’evoluzione nell’espressione e nella gestione delle emozioni sia a livello di sezione sia per quanto concerne i bambini monitorati. In sintesi, le osservazioni mo-strano come le fiabe e le attività proiettive aiutano i bambini a riconoscere, nominare e socializzare le proprie paure d’abbandono, d’esclusione e di derisione.

Bachelor of Arts in Insegnamento per il livello prescolastico

RelatriceVeronica Simona Benhamza

Larissa FolettiHo desiderato diventare una maestra di Scuola dell’Infanzia fin da quando ero piccola. Il mondo dei bambini, con le sue mille sfaccettature, ha da sempre catturato la mia attenzione portandomi ad intraprendere il percorso per realizzare il mio sogno. Il lavoro di docente dona il privilegio di accompagnare i bambini nella crescita e di fornire loro gli strumenti per affrontare il lungo cammino che li attende. Essere una maestra mi fa vivere ogni giorno insieme ai bambini lo stupore e le molte scoperte che si compiono.

Larissa FolettiCara fiaba, ho paura “Il viaggio di noi bambini e delle nostre paure con le fiabe”.

Larissa Foletti – Bachelor of Arts in Insegnamento per il livello prescolastico

Veronica Simona BenhamzaAttraverso il lavoro di tesi dal titolo “Cara Fiaba, ho paura.”, Larissa ha saputo coniugare la sua passione e conoscenza delle fiabe con le esigenze dei bambini della sezione, con cui ha lavorato durante il terzo anno di formazione. Mobilitando le sue competenze di accoglienza e di osservazione, la studentessa ha percepito con acume le dinamiche della classe, intuendo come le stesse dovessero essere al cuore della progettazione. Durante gli incontri, ascoltandola descrivere le caratteristiche e i bisogni dei bambini, si sentiva maturare in lei la consapevolezza che la scuola dell’infanzia è una micro società e che all’interno della stessa è necessario costruire un’etica della comunicazione che il bambino, futuro cittadino, tenderà a riprodurre nel corso della sua esistenza. Nelle parole della studentessa più volte emergeva un senso di responsabilità che nutriva la motivazione, la ricerca di imbastire un progetto di senso che in primo luogo rispondesse ai bisogni del gruppo.

Il tendone delle fiabe

La produzione dei disegni riguardanti le paure

Lo svolgimento del gioco socio-drammatico di “Pocahontas”

L’esempio di un disegno sulla paura ne “Il lupo e i sette capretti”

I comportamenti pro-sociali co-costruiti dai bambini

La realizzazione di attività nate spontanea-mente dai bambini

Le tre fiabe selezionate secondo i bisogni e le caratteristiche dei bambini

La narrazione magica sotto il tendone delle fiabe

L’ambiente realizzato per il gioco socio-dram-matico “Il brutto anatroccolo”

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract Si tratta di una ricerca-azione volta a sviluppare una metodo-logia d’intervento funzionale allo sviluppo di competenze per la gestione dei conflitti interper-sonali. I partecipanti, diciannove allievi di prima elementare, sono invitati a elaborare congiunta-mente delle strategie efficaci per rispondere a situazioni conflittuali prossime alle loro esperienze di vita quotidiana. A questo scopo si considerando i contributi di varie tecniche psicopedagogiche, fra cui lo psicodramma e la drammatera-pia, che costituiscono il quadro tecnico-operativo di partenza della ricerca.

ObiettivoSi presuppone che attraverso la pratica della drammatizzazione teatrale sia data la possibilità agli allievi di esprimere, in modo spontaneo e simbolico, le loro rappresentazioni rispetto a determinate esperienze di vita. In tal senso, giocano un ruolo centrale le dimensioni sociali e relazionali proprie della realtà quotidiana dei bambini. Da qui derivano numerose situazio-ni di contrasto che possono essere problematizzate in classe. Costituiscono, infatti, uno stimolo per riflettere sulla socialità in modo critico, creati-vo e collettivo. Inoltre, sono un punto di partenza per costruire congiuntamente regole e stra-

tegie risolutive. Si tratta quindi di favorire lo sviluppo identitario di una comunità di apprendi-mento attraverso un processo democratico, basato sulla libertà d’espressione e sull’adesione a norme sociali condivise. Al tempo stesso, vi è la volontà di considerare ogni allievo e la Weltanschauung di cui si fa por-tatore, al fine di promuoverne lo sviluppo personale.

MotivazioniIl seguente lavoro di diplo-ma scaturisce dall’esigenza di rispondere ai bisogni di un contesto educativo particolare, nel quale si presentano rilevanti difficoltà nella gestione dei conflitti interpersonali. Vuole favorire la costruzione di un agire relazionale strategico, che non consideri unicamente l’aggressività e gli atteggia-menti vendicativi quali risposte comportamentali a situazio-ni di contrasto. In tal senso, l’intervento educativo pone le condizioni entro cui ogni allievo possa costruire e condividere dei piani d’azione alternativi, vei-colando lo sviluppo di strategie personali attraverso l’apertura al confronto, alla diversità e all’e-laborazione condivisa di regole di convivenza.

ConclusioniAttraverso l’analisi dei dati, è stato possibile ripercorrere i processi socio-cognitivi attivati dagli allievi, che hanno contri-buito a definire molteplici piani d’azione e norme sociali. Questi ultimi rappresentano il prodotto del percorso svolto in aula e comprovano la funzionalità dello strumento educativo sia in termini di sviluppo personale sia in termini di sviluppo identitario del gruppo classe.

Bachelor of Artsin Insegnamento per il livello elementare

RelatoreMatteo Piricò

Ruben MoroniLa professione dell’insegnan-te è implicata in una relazione costante con l’essere umano nella sua complessità. Questa parti-colare condizione apre molteplici interrogativi, tra cui la sfida di cogliere bisogni individuali e di contesto, in modo da restituire centralità alla persona e alle sue peculiarità. Questo compito è estremamente stimolante sul piano professionale e richiede di-namismo. Allo stesso modo, offre continue possibilità di crescita e di arricchimento personale.

Ruben MoroniLa drammatizzazione del conflitto. Un percorso di educazione alla convivenza civile.

Ruben Moroni – Bachelor of Arts in Insegnamento per il livello elementare

Matteo PiricòLa tesi approfondisce un tema di ampia fruibilità nell’ambito scolastico, ovvero quello della drammatizzazione del conflitto, incrociato con le finalità educative è teso ad abbracciare dal Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese. Il punto di vista dell’autore è teso ad individuare aspetti di sviluppo personale e di costruzione di competenze sociorelazionali adeguate a far fronte alla complessità delle interazioni, all’interno di un gruppo classe eterogeneo, cogliendo in modo particolare gli aspetti costruttivi e proattivi delle differenze individuali. Attraverso un elaborato completo e dettagliato, lo studente è riuscito ad individuare piste operative assolutamente spendibili e trasferibili in diversi contesti operativi, tese alla proficua gestione delle emozioni in ambito comunicativo (verbale e non verbale), dimostrando contestualmente una sensibilità particolare sia nella dimensione osservativa dei singoli allievi sia nell’analisi delle interazioni all’interno della classe.

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract L’obiettivo del progetto consi-steva nell’identificare e realizzare una nuova piattaforma didattica, ricca di funzionalità, per i corsi di microcalcolatori. Questa dev’essere munita delle maggiori tecnologie offertedall’elettronica moderna, quali per esempio display touch screen e wireless.Lo studio di fattibilità ha evidenziato che un solo micro-controllore è insufficiente per coprire le esigenze della nuova piattaforma.La soluzione realizzata presenta quindi un sistema modulare ba-sato su due schede elettroniche, che possono essere usate sia sin-golarmente, sia unite per creare una piattaforma didattica unica con due microcontrollori comu-nicanti tra loro. Tre le principali interfacce che aggiungono fles-sibilità al sistema si evidenziano LEGO Mindstorms, mikroBUS e Arduino.

ObiettivoNel Corso di laurea in ingegneria elettronica della SUPSI gli studenti venivano formati alla tecnologia dei microcalcolatori con una piattaforma didattica, che ha ormai fatto il suo tempo: il microcontrollore della scheda, le interfacce e le relative possibilità funzionali risultano oggi insoddi-sfacenti a fronte dell’evoluzione della tecnologia.La nuova piattaforma didattica è stata quindi realizzata sulla base di moderni microcontrollori ARM

Cortex M4/M7.Le diverse tappe del progetto si possono riassumere come segue:- mettere a punto le specifiche

della piattaforma nell’ottica di una sua applicazione didattica;

- realizzare uno studio compa-rativo delle soluzioni presenti sul mercato;

- scegliere una piattaforma microcontrollore adeguata;

- realizzare l’hardware necessa-rio per completare la piattafor-ma scelta;

- scrivere le librerie di base che permettano l’utilizzo delle periferiche del sistema;

- predisporre un firmware dimostrativo che permetta di verificare le potenzialità della piattaforma sviluppata.

MotivazioniIl futuro prossimo sarà caratte-rizzato da un numero sempre maggiore di dispositivi elettronici con una quantità enorme di fun-zionalità in un unico prodotto. Da ciò è facile intuire come l’evolu-zione dell’elettronica giochi un ruolo fondamentale, soprattutto nel settore dei microcontrollori. Proprio in quest’ambito, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una forte progressione dell’archi-tettura ARM, moltoefficiente a livello energetico in rapporto alle prestazioni. Tale architettura è oggi sempre più utilizzata in gran parte dei dispo-sitivi elettronici. Basando il rinno-vo della piattaforma didattica su questa architettura si mantiene

alta l’attrattività del laboratorio e si garantisce agli ingegneri SUPSI una formazione su tecnologie immediatamente spendibili nel mondo del lavoro.

ConclusioniLa piattaforma didattica realizza-ta risponde all’obiettivo prefissa-to. Il dispositivo è da subito utiliz-zato in laboratorio e sostituisce la piattaforma usata fin qui.Le principali funzionalità richieste sono state integrate: connessioni LAN e Wireless, Display Touch Screen e interfaccia per sensori e attuatori LEGO Mindstorms.Ulteriori periferiche si possono facilmente aggiungere con delle schede di espansione, grazie ai connettori standard previsti.

Bachelor of Sciencein Ingegneria elettronica

RelatoreDaniele Allegri

Dominic DettaFin dalle scuole medie ho riscontrato un forte interesse per l’elettronica e sono sempre stato affascinato dalle nuove tecnologie. Mi incuriosivano i circuiti elettronici, i sistemi di programmazione dei micropro-cessori e i dispositivi di controllo e di comando. Da ciò è nata la passione per l’elettronica e le fu-ture decisioni di intraprendere un percorso professionale in questo ambito, attraverso un apprendi-stato e successivamente un Ba-chelor in ingegneria elettronica presso SUPSI.

Dominic DettaARM come nuova piattaforma didattica.

Dominic Detta – Bachelor of Science in Ingegneria elettronica

Paolo CeppiIl settore dei microcontrollori ha vissuto negli ultimi anni un grande sviluppo. L’architettura ARM è fra le più affermate ed è quella che oggi trova la più grande diffusione in una miriade di prodotti.Nel suo lavoro di diploma, lo studente si è confrontato con la definizione e la realizzazione di una piatta-forma espandibile e adatta per la didattica basata su architettura ARM: dall’identificazione delle tecno-logie allo stato dell’arte, alla realizzazione e messa in servizio del primo prototipo. La precisione, la cura del dettaglio tecnico, la creatività, la tenacia, completate delle buone competenze tecniche e dalla buona capacità di comunicare dello studente sono stati gli ingredienti che hanno permesso di raggiungere con successo l’obiettivo. La piattaforma modulare, completa e versatile è da subito nella dotazione dei labo-ratori del DTI. Per il traguardo raggiunto mi congratulo con l’ormai ex studente e gli auguro il meglio per la carriera professionale e per la vita.

Piattaforma didattica assemblata

Scheda 2: I/O Board

I/O Board: Layout del PCB

Scheda 1: TFT Board

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract I risultati delle attività di ciascu-na funzione aziendale non pos-sono prescindere dall’influenza di fattori di incertezza interni od esterni all’organizzazione. La loro imprescindibile presenza necessità la pianificazione e l’implementazione di procedure e di sistemi più o meno comples-si di gestione del rischio. A que-sto proposito, il progetto, svolto in collaborazione con Kerr, produttrice di dispositivi medici per applicazioni dentali, ha sup-portato l’azienda nell’esecuzio-ne dell’analisi dei rischi relativi ai processi produttivi attraverso l’applicazione della Process Failure Mode and Effect Analysis e allo sviluppo di una procedura documentata che permette l’u-tilizzo dello strumento in modo strutturato ed integrato con il sistema di gestione del rischio aziendale.

ObiettivoL’azienda, operando nel settore medicale, si è vista sottoposta ai requisiti della nuova normativa MDR 2017/745. Essi le richiedono di apportare sostanziali modifiche ad alcuni sistemi di gestioni interni tra cui le metodologie e gli strumen-ti appartenenti al sistema di gestione del rischio operativo. In questo contesto dinamico, il progetto di tesi è stato ideato e pianificato con l’intento di sod-disfare due differenti obiettivi. Il primo riguardava lo sviluppo di una procedura, con relativa

documentazione, che permet-tesse l’applicazione strutturata e standardizzata della Process Failure Mode and Effect Analysis (PFMEA) durante lo svolgimen-to del progetto e che potesse fornire supporto per successive applicazioni dello strumento nell’ambito del nuovo sistema di gestione del rischio. Paralle-lamente era richiesto di appli-care la PFMEA per analizzare e documentare i rischi relativi ai processi produttivi di 150 articoli finiti prodotti nello stabilimento Kerr di Bioggio.

MotivazioniNel momento in cui sono venuto a conoscenza della possibilità di effettuare il lavoro di diploma su di un argomento che riguar-dasse la qualità e l’affidabilità dei processi produttivi non ho avuto dubbi, mi sono immediatamente candidato. Gli strumenti e le metodologie trattate durante il corso di qualità mi hanno realmente appassionato ed ero desideroso di approfondirle con un esperienza professionale in un contesto industriale reale. Questo, aggiunto alla possibilità di osservare criticamente ed ap-prendere le differenti lavorazioni di molteplici processi produttivi mi ha definitivamente convinto ad effettuare questa tipologia di progetto di diploma.

ConclusioniLo svolgimento del progetto ha condotto allo sviluppo di una procedura a supporto dell’applicazione della PFMEA ai processi produttivi aziendali e l’applicazione di essa ad un totale di 340 articoli finiti. Tali ri-sultati permettono all’azienda di poter contare su uno strumento validato per lo svolgimento di future analisi dei rischi e di disporre di oltre il 56% della documentazione richiesta dai requisiti della normativa MDR 2017/745 riguardanti i rischi dei processi produttivi.

Bachelor of Sciencein Ingegneria gestionale

RelatoreElias Montini

Fabio DanieleDurante le scuole superiori mi sono reso conto di avere una naturale predisposizio-ne all’organizzazione ed alla coordinazione. Questo, aggiunto ad una innata curiosità, mi ha spinto ad individuare un percorso di Bachelor che integrasse le dottrine scientifiche liceali con lezioni riguardanti procedure di gestione manageriale. Il corso di ingegneria gestionale in SUPSI mi ha fornito gli strumenti e le metodologie per rendere la mia passione una professione adeguata al contesto industriale odierno.

Fabio DanieleApplicazione della Process Failure Modes and Effects Analysis in un’azienda che produce dispositivi medici.

Fabio Daniele – Bachelor of Science in Ingegneria gestionale

Item 826 della linea di articolo Cunei

Paolo PedrazzoliTra i numerosi ambiti con cui si deve confrontare la figura dell’ingegnere gestionale, troviamo la gestione del rischio. Di questo vasto e complesso tema si è occupato Fabio Daniele nel suo progetto di tesi. Grazie alle proprie competenze multidisciplinari, alle notevoli capacità di analisi e problem solving, Fabio ha sviluppato e fornito procedure e strumenti che supportassero l’azienda con cui ha collaborato nell’incre-mento dell’efficacia ed efficienza delle attività di gestione del rischio. Strumenti che ha poi applicato con successo attraverso la collaborazione con diverse funzioni aziendali, contribuendo concretamente e in modo sostanziale allo sviluppo di un sistema di gestione del rischio conforme con le complesse e rigide normative europee del settore medicale. Inoltre, grazie alla spiccata proattività, ha supportato l’azienda nell’identificare soluzioni volte sia alla riduzione dei rischi che al miglioramento continuo, dimostrando capacità tecniche e gestionali notevolmente su

Attività del meeting in fase valutativa

Dettaglio di ciascuna fase della procedura a supporto della PFMEA

Fasi della procedura sviluppata a supporto dell’applicazione della PFMEA

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract La complessità della rete di telecomunicazione dell’Ammi-nistrazione Cantonale è tale da essere soggetta aderrori durante i lavori di aggior-namento o manutenzione. Oltre agli errori umani da correggere, si ha la necessità dirispettare e di adeguare nel tempo delle convenzioni in grado di creare una situazione di coerenza e di omogeneitàdell’infrastruttura di rete, su tut-to il territorio cantonale. Questo progetto ha lo scopo di studiare e realizzare una piattaforma software in grado di automa-tizzare e gestire questi onerosi controlli, facendo da tramite tra l’operatore e le complesse procedure di automazione di rete sviluppate nel tempo e orchestrando in maniera più semplificata il loro utilizzo.

ObiettivoL’obiettivo di questo progetto, composto da svariate fasi, si concretizza nello studio e nella realizzazione di una architettura software capace di rispondere alle necessità del committente. Dopo una prima fase di analisi e comprensione dei vari meccani-smi aziendali attualmente in uso nell’automazione di rete sul ter-ritorio cantonale, si è trattato di valutare se realizzarne di nuovi o analizzare le soluzioni disponibili sul mercato.

Il tipo di problema e la particola-rità della rete aziendale ci hanno spinto allo sviluppo di una tale soluzione, andando a creare ol-tre che la struttura capace di or-chestrare questi processi anche una prima funzionalità di auto-mazione di rete per il controllo di configurazione telematica di uno stabile dell’amministrazio-ne cantonale.

MotivazioniL’automazione di rete o “Network Automation” è un argomento in grande espan-sione negli ultimi anni. Questa metodologia software permette di gestire, configurare e mettere in produzione in maniera au-tomatizzata svariati dispositivi di rete con maggiore velocità e precisione. Con l’avvento di nuove tecnologie come il 5G e l’espansione di velocità di banda sul territorio, l’automazione di rete risulta molto utile ai forni-tori di servizi internet, che inve-stono e sviluppano attivamente su questa materia, con lo scopo di erogare un miglior servizio al cliente finale. Questo progetto permette di addentrarsi in ma-niera pratica in questo ambito.

ConclusioniAl termine di questo progetto l’architettura software creata, sebbene molto giovane, è pro-duttiva ed in grado di eseguire dei controlli automatizzati e delle modifiche attive sulla rete dell’Amministrazione Cantonale.In aggiunta si è potuto consta-tare che la soluzione creata non solo è in grado di soddisfare la richiesta ma che ha anche le potenzialità per crescere come valido ausilio per l’esecuzione del lavoro quotidiano.

Bachelor of Sciencein Ingegneria informatica

RelatorePatrick Ceppi

Andrea De CarloLa passione per l’informatica e la tecnologia è un qualcosa che mi accompagna da tutta la vita. Motivato da questo interesse, ho deciso di dedicare le mie risorse, il mio tempo ed il mio futuro nello studiare questa vastissima materia.Grazie alla SUPSI ho avuto modo di imparare ed accrescere le mie conoscenze. La scuola mi ha dato la possibilità di avere al ter-mine di questa formazione un bagaglio di esperienze che fanno da fondamenta solide per poter crescere professionalmente.

Andrea De CarloAutomazione di rete per il controllo di stabili.

Andrea De Carlo – Bachelor of Science in Ingegneria informatica

Schema riassuntivo dei gestori complessi inglobati nella soluzione creata

Sandro PedrazziniLa rete di telecomunicazioni dell’Amministrazione Cantonale è molto complessa e il team che si occupa della sua pianificazione e manutenzione compie un lavoro tedioso e impegnativo. Molte sono le tecnolo-gie e gli strumenti con i quali deve interagire: dispositivi di rete, wifi, gestori di nomi di rete e guasti, ecc.Prendendo come caso d’uso il controllo e correzione della rete secondo convenzioni che abitualmente richiedono operazioni manuali onerose e ripetitive, lo studente ha sviluppato una soluzione generica in grado di eseguire dei controlli in modo autonomo, alleviando l’operatore da procedure senza valore aggiunto. L’autonomia, la cura e la professionalità con le quali Andrea De Carlo ha svolto il progetto hanno soddisfatto appieno i committenti andando ben al di là di quanto richiesto, creando un prodotto già integrato nell’infrastruttura produttiva, che ha inoltre le potenzialità per diventare uno strumento impor-tante per l’esecuzione del lavoro quotidiano.

Concetto di gestione ed automazione della rete di stabili cantonali

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Modello con barre ausiliarie

Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract Nel seguente progetto è stato studiato e ottimizzato un mo-dello FEM per la simulazione del processo di laminazione a caldo. Gli obiettivi erano ottenere un metodo di calcolo automati-co dei parametri del reticolo e definire al meglio le condizioni ai bordi. Tale modello di calcolo è pensato per generare simula-zioni con un numero limitato di elementi (mediamente 65000) e una adeguata accuratezza nei risultati. I risultati delle simula-zioni sono stati valutati rispetto a deformazione plastica, tem-peratura, geometria in uscita, forze e momenti sui rulli.

ObiettivoScopo di questa tesi è quello di analizzare vari parametri durante la simulazione onde minimizzare i tempi di calcolo mantenendo invariata la qualità dei risultati. In particolare si vogliono formulare dei modelli di definizione automatica dei parametri della mesh, in modo che si adatti in funzione del profilo analizzato e alle condi-zioni di processo. Inoltre, per la descrizione delle condizioni ai bordi, si intende sostituire alcu-ne parti del problema reale con dei modelli semplificati o con dei vincoli virtuali. L’intento finale è quello di introdurre un’intelli-genza artificiale utile a definire tutti i parametri del processo di laminazione a caldo. Il metodo qui sviluppato servirà per la generazione automatica di nu-merose simulazioni su differenti profili al fine di allenare l’AI.

MotivazioniLa scelta di questo progetto è dovuta al mio interesse nello studio dei processi di produzio-ne. In particolare credo che chi lavora in questo settore debba essere in grado di analizzare e comprendere come i vari fattori influenzino il risultato del processo. Questo lavoro mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze sia per quanto riguarda l’uso delle simulazio-ni FEM, sia di lavorare ad un problema pratico dell’industria. Inoltre ho deciso di proseguire i miei studi con un Master e lo studio di processi industriali e l’utilizzo dei simulatori rientrano nella specializzazione scelta presso l’Istituto di ingegneria meccanica e tecnologia dei ma-teriali (MEMTi) della SUPSI.

ConclusioniÈ stato sviluppato un metodo di definizione automatica della mesh. Esso consente di deter-minare la dimensione generale degli elementi, la lunghezza del box di infittimento per la model-lazione della zona di lavorazione e posizione, estensione e livello di eventuali infittimenti dedicati a criticità geometriche.Il modello finale prevede l’impiego di barre ausiliarie per una migliore descrizione delle condizioni ai bordi. Questo con-sente di introdurre le rigidezze dell’intero sistema.

Bachelor of Sciencein Ingegneria meccanica

RelatoriEmian Furger,Domenico Tanese

Christian BrianzaL’ingegneria mi ha permesso di unire lo studio teorico dei feno-meni alla loro applicazione reale nell’ambito lavorativo. Dopo il liceo ho scelto SUPSI proprio per mettere in risalto questa unione tra i due mondi. Inoltre è una professione che stimola ad allar-gare continuamente le proprie conoscenze per poter affrontare al meglio ogni nuovo progetto. Ora continuerò i miei studi con un Master nel programma MSE per poter migliorare ulterior-mente le mie competenze.

Christian BrianzaAnalisi e ottimizzazione di un modello FEM per la simulazione del processo di laminazione a caldo.

Christian Brianza – Bachelor of Science in Ingegneria meccanica

Esempio di simulazione al FEM

Walter AmaroIl tema della tesi trattata dallo studente rientra nell’ambito di un progetto di ricerca realizzato in col-laborazione con l’azienda ticinese Montanstahl e finanziato da Innosuisse – l’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione – il cui obiettivo è la riduzione del tempo di progettazione dei vari stadi di lavorazione del processo di laminazione a caldo applicando l’Intelligenza Artificiale.Lo studente ha brillantemente raggiunto e superato gli obbiettivi prefissi. Si è inoltre distinto per la sua capacità di interfacciarsi con tematiche nuove applicando correttamente gli strumenti appresi durante il corso di laurea. Il candidato ha dimostrato un alto grado di indipendenza e intraprendenza che lo hanno portato a proporre soluzioni particolari, inaspettate e creative. Inoltre le sue ragguardevoli capacità anali-tiche gli hanno permesso di comprendere efficacemente il codice messo a disposizione per poi modificar-lo e portare a termine con successo la tesi.

Profili simulati

Page 20: 2019laureati della SUPSI che nel 2019 hanno ricevuto il premio TalenThesis, assegnato ai migliori laureati Bachelor di ogni corso di laurea che hanno saputo distinguersi per le’

Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract La Sonata per Pianoforte di Julius Reubke, compositore tedesco, allievo di Liszt e prematura-mente scomparso all’età di soli 24 anni, rappresenta un impor-tante esempio di forma-sonata romantica secondo gli innovativi modelli proposti dalla Scuola di Weimar e già adottati dal grande compositore ungherese. Tuttavia, se per molto tempo si è creduta questa composizio-ne come una semplice forma di imitazione della Sonata in Si minore di Liszt, si è qui dimo-strato che essa possiede una propria dirompente personalità, omaggiando sì l’intuizione del grande maestro, ma evolvendo, sia nel linguaggio armonico che nell’aspetto strutturale verso nuovi orizzonti.

ObiettivoL’obiettivo di questo lavoro è quello di far luce sulla costruzio-ne e la conformazione musicale della Sonata per pianoforte di Julius Reubke, avendo particola-re attenzione per l’utilizzo della simbologia recondita nel testo musicale. Partendo dall’appa-rente somiglianza con la Sonata in Si minore di Franz Liszt, di cui Reubke fu devoto allievo, si è dimostrato l’uso di temi musicali comuni, ma rivoltati al loro interno e per sovvertirne il significato simbolico già attribu-ito dal compositore ungherese e per dare all’intera narrazione musicale un significato sotteso.

Si è dunque evidenziata una possibile narrazione sul tema dell’Anti-Cristo, motivandola con esempi tratti dal testo musi-cale della Sonata per pianoforte di Reubke, dall’omonima per organo e da materiale lisztiano e chopiniano, tra cui composizioni e lettere.

MotivazioniIl pianoforte è forse lo strumen-to musicale che possiede più letteratura: nonostante ciò, a fronte di un repertorio stermi-nato, il nostro mondo si ostina a ripetere litanicamente la stessa piccola porzione di opere, come se la richiesta musicale si esau-risse in quello stretto spazio. Tuttavia, nella vastissima area quasi inesplorata dei tanti «Car-neade,chi era costui?», si celano veri e propri capolavori che, oltre a necessitare di un esecutore ca-pace di dar loro nuova vita, esi-gono uno studio speculativo per svelare le recondite intenzioni dei loro compositori. La Sonata di Reubke si inserisce perfetta-mente in questo contesto: opera poco conosciuta, ingiustamen-te poco considerata, tuttavia capace di rivelare sorprese a chi riesce a leggere tra le righe (o i pentagrammi).

ConclusioniGrazie alla stesura di questo elaborato si potrà forse conside-rare più degnamente la figura di musicista e compositore di Julius Reubke: se il mondo dell’organo, già da più di un secolo, ha tenuto in gloria la sua Grande Sonata sul 94° Salmo come massima espressione del romanticismo tedesco per questo strumento, forse giunge il momento per cui l’omologo pianistico trovi oggi la forza di considerare la grandez-za della Sonata per Pianoforte.

Bachelor of Arts in Music

RelatoreFranco Cesarini

Riccardo RondaFin da bambino, cresciuto in una casa in cui la musica rivestiva, sebbene nella forma di puro diletto, un ruolo importante, ho sentito vivere in me la necessità di trasformare un piacevole passatempo in qualcosa che fosse più importante di un hobby. Così, vedendo crescere l’interesse per la musica non solo come momento di svago, ma come ragione di vita e di studio, ho de-ciso di intraprendere un percorso universitario che mi desse gli strumenti per poter comprende-re non solo il lato più esteriore ed emotivo, ma anche quello nasco-sto, fatto di ricerca, speculazione e approfondimento.

Lorenzo MicheliLa tesi di Riccardo Ronda presenta un interessante approfondimento sul capolavoro del compositore tedesco Julius Reubke, protégé di Franz Liszt, prematuramente scomparso all’età di 24 anni e a lungo trascurato dalla storiografia musicale. La dettagliata e documentata indagine storica, che affronta anche il rapporto della Sonata di Reubke con il modello lisztiano, conduce Ronda ad alcune riflessioni di natura interpretativa, con particolare attenzione ai rapporti tra gli intervalli, alla loro (possibile) valenza simbolica e ai riferimenti extra-musicali impliciti nel testo. Proprio in questa dimensione pratica e applicata va ricercato il valore aggiunto del lavoro premiato, che è stato coronato da una scintillante (per virtuosismo tecnico e per chiarezza di intenti espressivi) esecuzione della “Sonata” in sede d’esame.

Riccardo RondaLa Sonata per Pianoforte di Julius Reubke: forma e sostanza tra modello e originalità.

Riccardo Ronda – Bachelor of Arts in Music

Julius Reubke (1834-1858), dagherrotipo del compositore

Coda del 3° mov. della Sonata con citazione del Finale dell’op.35 di Chopin

Frontespizio della prima edizione della Sonata per Pianoforte

L’organo Ladegast della Cattedrale di Merseburg

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Abstract Il mio lavoro si basa sull’opera di Copi, attore, scrittore e fumetti-sta argentino, vissuto in Francia, fuggito dal regime di Peròn. Ho cercato di capire il miscuglio di comicità, crudeltà e assurdità così tipico del mondo di Copi: un mondo di transessuali che si sparano, di pazze furiose che vivono storie d’amore con dei topi, di cannibalismo romantico e di violenza estrema contro i più deboli. Lo diceva lui stesso: «Sono molto crudele con i miei personaggi, preferisco ucciderli due volte piuttosto che una.» Questa crudeltà poi viene spinta così a fondo che diventa buffa, come nella Commedia dell’Arte dove i tratti dei personaggi sono talmente esagerati che diventa-no allo stesso tempo mostruosi e terribilmente umani. Come allontanarsi al massimo del rea-lismo pur rimanendo veri?

ObiettivoLa mia domanda principale, quando è iniziato il lavoro sul pal-co, era: fino a dove andare nella stilizzazione, nell’artificio, pur tenendo il pubblico partecipe e emozionalmente coinvolto? Non c’è risposta purtroppo. Dipende da tante cose. E’ una domanda che porto con me per la vita, ne ho toccato un angolino e vedo già dove il nostro lavoro (il teatro è sempre collaborazione) potrebbe andare più lontano. Oltre a que-sta domanda grandissima, c’era un obiettivo per me fondamenta-

le: il pubblico non deve annoiarsi un solo secondo e deve passare dalla risata al crampo di stomaco in pochissimo tempo. Per ciò, bi-sogna avere una buona dramma-turgia – un buon testo – e poi un ritmo e una precisione incredibili nell’esecuzione dello spettacolo. Anche per il testo lo scopo era di vedere come si poteva andare a fondo nella stilizzaazione : un testo scritto come una partitura musicale, che deve però veicolare un senso e rimanere un’azione. Quindi anche qua la domanda è la stessa: come avere una forma estremamente artificiale pur avendo un contenuto molto for-te…come se forma e contenuto dovessero essere entrambi al volume massimo, senza che uno distrugga l’altro.

MotivazioniPerché aver scelto di lavorare su Copi? Per il gusto della pro-vocazione probabilmente. È buono che il teatro faccia anche un po’ male. Fa male di parlare di cancro, migliaia di persone annegate nel mare, fa male vedere che la schiavitù non à mai sparita, tutto ciò fa male. A me interessa che il pubblico abbia questo “male”, ma che possa anche riderne. Parlavo di mostruosità prima. Il pubblico si può riconoscere in un per-sonaggio mostruoso, l’”Avaro” di Molière funziona così per esempio, è talmente avaro che diventa buffo. Potremmo fare un pezzo veramente comico con

gente che spara a degli esseri umani per sport, per esempio. Ricevere in faccia questa massi-ma violenza che c’è in ognuno di noi può far scattare riso e pianto, e ci “lava”. Ancora una volta, non so se ci sono riuscito.

ConclusioniEcco i miei valori, le mie idee sul teatro. So che il pezzo « ha funzionato bene », come si dice, ma se comparo la forma finale del pezzo con le idee avanzate all’inizio, mi chiedo se davvero sono andato tanto lontano quanto avrei potuto, sull’aspetto formale per esempio, o sull’a-spetto della provocazione. E anche vero però che le idee che uno ha all’inizio del suo processo creativo non devono frenare cosa deve veramente diventare il pezzo. Non è così tanto nella mani del suo creatore che deve,

Bachelor of Arts in Theatre

RelatoreDemis Quadri

Patrice BussyQuando è arrivato il momento di scegliere una via per la mia vita, alla fine del liceo, l’unica cosa che sapevo è che volevo vivere tante vite diverse: professore di francese in Cina ? Sì, dai, lo faccio. Traduttore ? Chiaro. Scrittore? Un sogno. Imperatore romano ? Fantastico, sì ! Fatto sta che do-vevo scegliere. E mi sono detto : il teatro è il luogo dove si vivono tutte le vite.

Patrice BussyCopi. Confraria do vento. Trasgressao e escrita transfromista. Allestimento teatrale: Ramdam à Rimini.

Patrice Bussy – Bachelor of Arts in Theatre

Patrice Bussy, Luca Lombardi “Ramdam à Rimini” Teatro Dimitri

Saluti finali “Ramdam à Rimini” Teatro Dimitri

Patrice Bussy “Ramdam à Rimini” Teatro Dimitri Patrice Bussy “Ramdam à Rimini” Teatro Dimitri

Patrice Bussy, Nina Giordano “Ramdam à Rimini” Teatro Dimitri

Corinna VitalePatrice Bussy ha brillantemente superato tutte le fasi del lavoro di diploma presso l’ATD. Nella tesi ha sa-puto costruire un testo molto denso, completo, strutturato, con un chiaro sguardo verso il teatro, gesten-do bene sia la componente teorica, che lo sviluppo personale delle riflessioni sulla teatralità e sulla pratica. Nella messa in scena Patrice ha sviluppato un lavoro molto maturo con un’ottima misura degli elementi teatrali: ha utilizzato il codice della commedia noir per trattare in modo puntuale, temi importanti con ironia e leggerezza e ha dimostrato anche evidenti doti registiche nella scelta e conduzione del partener (il personaggio femminile è molto ben fatto, misurato, senza l’utilizzo di cliché).

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