«lavolontÀ diaiutare È unanecessitÀ la gioia dare ... · matteo bacchetta è un ... di sole...

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Caravaggio Matteo Bacchetta è un ragazzo di Caravaggio di quasi diciannove anni. Lo scorso luglio ha con- seguito il diploma di geo- metra, come tanti suoi coetanei, ma il suo rega- lo per il superamento dell’esame finale è stato inusuale: ha deciso di visitare la missione di Dubbo, in Etiopia, per un mese. Al suo ritorno ha ini- ziato a condividere la sua esperienza, per interes- sare e informare il mag- gior numero di persone possibile. Come hai deciso di intraprendere un viaggio così impegnativo? Tutto è iniziato un anno fa, dopo la lettura del libro Pappagalli verdi di Gino Strada, uno dei fondatori di Emergency. Poi l’esperienza e la formazione acquisita grazie agli scouts, di cui faccio parte, e i numerosi racconti di una mia zia suora, tra i fondatori di questa missione, hanno molto influenzato questa decisione. Libero dalla scuola, non ho voluto aspettare oltre: ho colto l’attimo e l’occasione di avverare un sogno. È stata una scelta difficile ma non ho mai pensato di rinunciarvi. Come si svolgevano le vostre giornate? Erano imprevedibili. Nella missione ci sono un ospedale e un orfanotrofio. Non potevi immaginare cosa avresti fatto il giorno successivo. Sono arrivato alla missione come geo- metra, però, come i miei quattro compagni di “avventura”, ho aiutato, per quanto mi è stato possibile, in tutto ciò che era necessario. Ho curato la manutenzione delle strutture, dato una mano in ospedale, lavorato sia nella parte pratica che tecnica. Sarebbe necessario l’aiuto di molte altre perso- ne, perché laggiù le figure professionali sono poche e mal specializzate. Che cosa ti aspettavi da questa esperienza? Mi aspettavo di crescere, di riuscire poi a vedere le situa- inutile. Non vedo l’ora di torna- re nella missione. Per il momento voglio testimoniare la mia esperienza, sperando di accendere una scintilla nel cuore e nei pensieri anche di tanti ragazzi come me. Le persone, associazioni o scuole che volessero informa- zioni, foto o dettagli sulla mis- sione oppure fossero interes- sate a invitare Matteo Bacchetta e ad ascoltare la sua esperienza possono invia- re un’e-mail all’indirizzo [email protected]. Alberto Ghidotti zioni quotidiane qui in Italia sotto un’altra luce, di impegnar- mi a contribuire, nel mio piccolo, perché questa missione diventi forte e salda, magari per poi ricominciare da zero in qualche altra parte del mondo. La frase che mi ha accompa- gnato ed è stata davvero molto importante per me è: «Vediamo di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ab- biamo trovato». Speravi di ottenere qualcosa di più? Tutt’altro! Le mie aspettative sono sicuramente state superate. Ho portato a casa qualcosa di magnifico e indi- menticabile. Rimangono delle tracce indelebili impresse nel cuore, ma dispiace molto non poter dare di più. Da quando sono tornato ogni azione è influenzata dalle esperienze che ho vissuto. Tutte le persone che ho incontrato, anche le più povere e umili, sono uniche e, anche se non possiedono niente, ti lasciano molto. Il famoso mal d’Africa… …Proprio così. Spesso mi capita di pensare a tutti colo- ro che ho incontrato e mi chiedo come sia la loro salute e che cosa stiano facendo. È davvero frustrante pensare di essere qui senza poter far niente per loro. La volontà di aiu- tare diventa una scelta di vita, quasi una necessità: c’è molta più gioia nel dare che nel ricevere. Quando vivi situazioni tanto difficili vorresti rimanere sempre là, dove non sei mai Brignano Gera d’Adda – La stagione di pallacanestro 2008/9 si è aperta con una grande novità per la società “Visconti basket Brignano”: a settembre la squadra delle Gazzelle ha iniziato ad allenarsi per partecipare al campionato femminile che comincerà in gennaio. Il nuovo gruppo della sezione minibasket è costituito da tredici bambine (nella foto) nate tra il 1998 e il 2000, alcune già iniziate allo sport negli anni precedenti, altre alla prima esperienza. Le iscrizioni femminili al minibasket sono in continuo aumento a Brignano e la costituzione di un team di sole bimbe rappresenta per loro la possibilità di continuare a giocare anche dopo aver superato l’età massima per partecipare al campionato con i coetanei maschi: così la mancanza, nelle vicinanze, di squadre femminili di categorie giovanili obbliga molte giocatrici ad abbandonare la pratica della pallacanestro dopo i dodici anni d’età. Insieme a questo, altro motivo che ha portato la “Visconti basket” a introdurre le Gazzelle è stato il desiderio di farle confrontare sul campo da gioco con squadre di sole femmine e di far conoscere loro la diversità del basket femminile. Resta comunque la difficoltà di prender parte a un campionato che si disputi in località il più possibile vicine. A preparare le Gazzelle è Roberta Dellera (foto), giocatrice lei stessa, istruttrice di minibasket e allenatrice già confronta- tasi in passato con formazioni femminili. La squadra si allena due volte la settimana, il martedì dalle 16,30 alle 18 e il vener- dì dalle 18 alle 19,30, al centro sportivo comunale di Brignano. Giochi per prednere familiarità con il pallone, per- corsi con cerchi e birilli, gare di tiro e partitelle sono gli ingre- dienti di base degli allenamenti. In attesa che inizi il campionato si sta cercando di organiz- zare incontri amichevoli con squadre della zona, per abituare le bambine alla competizione agonistica. Sabato 25 ottobre scorso le Gazzelle hanno disputato la prima partita fuori casa, affrontando le ragazzine del minibasket di Treviolo. In trasferta con loro, uno stuolo di genitori armati di macchine fotografi- che per immortalare la squadra nel momento del suo debutto. Sono stati quattro tempi ricchi di tiri a canestro, qualche cadu- ta non grave, passaggi magari non perfetti ma comunque giunti a destinazione. Le nostre sono uscite vincitrici dal match d’inaugurazione e quasi tutte le giocatrici sono riuscite a fare canestro. Non sono poi mancati ovviamente i festeggia- menti per la buona, anzi ottima prima esperienza insieme. Ora ci si prepara per il ritorno: gli allenamenti continuano, tra una risata e l’altra negli spogliatoi e serietà unita a divertimento sul campo. Martha Ferrari A CURA DELLA REDAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO E LINGUISTICO ʻGALILEO GALILEIʼ DI CARAVAGGIO - COORDINAMENTO EDITORIALE DI NARNO PINOTTI I TAGLI E GLI ISTITUTI SUPERIORI Galilei e la (contro)riforma di Daniele Tomasoni Treviglio – Cent’anni fa nasceva a Santo Stefano Belbo, un piccolo borgo del Cuneese, uno dei più grandi scrittori e poeti italiani del ’900: Cesare Pavese. Spesso ci dimentichia- mo di queste personalità del passato o non ci pensiamo: uomini e donne che hanno donato un po’ di sé al mondo e ancora oggi riescono a farci provare le emozioni che seppero suscitare allora. Fortunatamente il teatro s’incarica dell’impegnativo com- pito di portare nel mondo, tra la gente, storie antiche e recen- ti, da noi dimenticate o forse mai ritenute interessanti. Ed ecco che, per far rivivere un po’ di quel che fu Pavese, il Teatromusica Melikè approda al teatro Filodrammatici di Treviglio, nella fredda e nebbiosa sera del 7 novembre. Teatromusica Melikè è attivo dal 1985 grazie all’attore Carlo Mega, che con il suo gruppo di musicisti gira l’Italia e il mondo e ci racconta in maniera diretta e sobria i grandi della lettera- tura passata, tra cui figurano gli eterni nomi di Dante, Leopardi e Pavese stesso. Il Filodrammatici gremito attende l’inizio dello spettacolo. Improvvisamente in sala le voci si affievoliscono e Carlo Mega, seguito dal clarinettista Giorgio Merati e dal fisarmoni- cista Carmelo Torre, fa il suo ingresso sul palco. Mega inizia a leggere. Si tratta del Mestiere di vivere, il diario di Cesare Pavese scritto dal 1935 al 1950 e pubblicato postumo. La perfetta interpretazione dell’attore rende vive le parole di Pavese tanto che sembra di averlo lì, sul palco, a raccontarci La voce di Pavese rivive ai Filodrammatici Mega recita diario e poesie, di Merati e Torre le musiche di sé. Mega s’interrompe ogni tanto per dar modo al duo musicale di creare l’atmosfera necessaria. Dai loro strumenti ci vengono riproposti brani popolari, come O bella ciao, che ben si adattano alla lettura. Quel che emerge dalle parole di Pavese-Mega è lo straor- dinario senso di solitudine provato dal poeta: «La massima sventura è la solitudine» dice. Riguardo poi al rapporto tra la scrittura e la vita, ci spiega come «scrivere riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla». Al culmine della sua interpretazione Mega si ferma, prende fiato e con un filo di voce bisbiglia una delle più famose poesie di Pavese: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Più tardi spiegherà come sia impossibile leggere quella poesia con un tono di voce più alto: «Non si può leggere con più voce. Quando la leggo in questo modo noto la tensione e l’emozione che mi arriva». E infatti il silenzio è totale, ciascuno in sala pende dalle sue labbra. Al termine della rappresentazione il trio riceve gli applausi del pubblico del Filodrammatici, che ringrazia Carlo Mega e i musicisti di averci fatto ricordare, o scoprire, chi era Pavese. Un uomo il cui sogno può forse essere riassunto in una sua frase: «Mangiare una generazione e diventare perenne come una collina». Daniele Zibetti EDITORIALE 1908-2008: IL CENTENARIO DELLA NASCITA L’attore Carlo Mega e il suo duo di musicisti, Giorgio Merati e Carmelo Torre, al Filodrammatici di Treviglio hanno racconta- to Pavese attraverso il suo stesso diario La parola “riforma” può evocare la Riforma cattolica del XVI secolo e la vicenda di Galileo. Ma è un’altra la riforma che in questi giorni porta scompiglio fra studenti, insegnanti e genitori: il decreto legge n.° 137 del ministro Gelmini, convertito in legge il 29 ottobre scorso. Lasciamo dunque l’inventore pisano per spostarci al liceo di Caravaggio a lui intitolato. L’opinione pubblica locale non sembra convinta di una legge che avrà ripercussioni anche sul nostro territorio. Ma quali? Per rispondere e confrontarsi sul tanto dibattuto decreto, martedì 28 ottobre si è svol- ta, all’auditorium della Cassa rurale di Treviglio, una riunione aperta a tutti i componenti delle scuole del circondario. «Quest’assemblea – dice la signora Maria Luisa Brambilla, presidente del consiglio d’isti- tuto al liceo “Galilei” – voleva far conoscere le conse- guenze della legge nella nostra realtà scolastica, e credo che le domande di tutti abbiano trovato rispo- ste chiare ed esatte». «È bene precisare – aggiunge il prof. Reduzzi, docente di filosofia al medesimo liceo – che gli effetti non deriveranno solo dal decreto legge Gelmini, ma anche dalla legge n.° 133/08, ossia la finanziaria del ministro Tremonti». La conseguenza che più colpirà il liceo è l’aumen- to del numero di studenti per classe: da un numero minimo (e non più massimo) di 27 alunni in prima fino a 35 nel corso del quinquennio. Più alunni per classe significa aule sovraffollate e quindi disagi per i docen- ti, gli studenti e il personale: classi difficili da gestire, problemi nei programmi, nel recupero di chi ha diffi- coltà, nelle interrogazioni, nell’uso dei laboratori (recenti, ma pensati per un massimo di 28 alunni) e negli ambienti stessi. Non solo: più alunni per classe significa anche meno classi (almeno una per livello) e quindi meno cattedre. Si prevedono, solo a Bergamo e dintorni, 177 docenti e 84 supplenti in meno, senza contare il personale di servizio e di laboratorio. «Per il nostro liceo, che ha sempre puntato a migliorare l’offerta formativa, questo è un duro colpo – continua la signora Brambilla –. La qualità si rispecchia nei numeri, e queste cifre minano anni di impegno e soli- dità». A variare sarà anche l’orario che, ridotto intorno alle 30 ore settimanali, colpirà soprattutto gli istituti tecnici e professionali; tuttora peraltro non si sa quali materie dovranno cedere ore, né quante, né a chi spetti decidere il nuovo curricolo delle discipline. Altri punti, quali la reintroduzione di un voto in con- dotta valido sia per la media dei voti sia per la boccia- tura e i tagli apportati alla ricerca e all’università (per la quale non si prospettano tempi rosei), preoccupa- no soprattutto gli studenti, di oggi e di domani. È una riforma, questa, che sembra fatta per l’eco- nomia della scuola, più che per il miglioramento del- l’istruzione in sé. Ma è giusto tagliare in questo ambi- to, se pure i tagli sono necessari? Né il “Galilei” né le altre scuole sono isole su cui la tempesta della nuova legge passerà senza conseguenze; tuttavia sta ad ognuno di noi il compito di pesarne gli effetti. QUANDO LO SPORT È DONNA: UNA SQUADRA DI BAMBINE ARRICCHISCE IL BASKET BRIGNANESE Le giovani Gazzelle corrono per il Visconti «LA VOLONTÀ DI AIUTARE È UNA NECESSITÀ, LA GIOIA DI DARE È UNA SPERANZA» «Lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato» Matteo Bacchetta: vivere un’estate diversa nella missione etiope di Dubbo La neocostituita squadra brignanese di basket femminile del- le Gazzelle con l’allenatrice Roberta Dellera SETTIMANALE | il Popolo Cattolico 16 | SABATO 15 NOVEMBRE 2008 | UN GIORNALE NEL GIORNALE Il giovane Matteo Bacchetta tra i bambini della missione di Dubbo, in Etiopia Mariastella Gelmini, ministro della pubblica istruzione, del- l’università e della ricerca Joe R. Lansdale, La sottile linea scura, Einaudi Texas, 1958: Stanley, tredicenne figlio del gestore di un drive-in, attraversa la sottile linea che separa l’inge- nuità del mondo infantile da quella non sempre spec- chiata del mondo degli adulti. Con tocco leggero l’au- tore affronta la scoperta del sesso, il dramma dell’apar- theid e tre omicidi. Di facile e piacevolissima lettura, il libro scorre rapidamente tra le dita e ti avvolge nella friz- zante atmosfera degli anni del rock and roll. Marco Albertini Letto e piaciuto

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Page 1: «LAVOLONTÀ DIAIUTARE È UNANECESSITÀ LA GIOIA DARE ... · Matteo Bacchetta è un ... di sole femmine e di far conoscere loro la diversità del basket ... impossibile leggere quella

Caravaggio –Matteo Bacchetta è unragazzo di Caravaggio diquasi diciannove anni.Lo scorso luglio ha con-seguito il diploma di geo-metra, come tanti suoicoetanei, ma il suo rega-lo per il superamentodell’esame finale è statoinusuale: ha deciso divisitare la missione diDubbo, in Etiopia, per unmese.

Al suo ritorno ha ini-ziato a condividere la suaesperienza, per interes-sare e informare il mag-gior numero di personepossibile.

Come hai deciso di intraprendere un viaggio cosìimpegnativo?

Tutto è iniziato un anno fa, dopo la lettura del libroPappagalli verdi di Gino Strada, uno dei fondatori diEmergency. Poi l’esperienza e la formazione acquisita grazieagli scouts, di cui faccio parte, e i numerosi racconti di unamia zia suora, tra i fondatori di questa missione, hanno moltoinfluenzato questa decisione. Libero dalla scuola, non hovoluto aspettare oltre: ho colto l’attimo e l’occasione diavverare un sogno. È stata una scelta difficile ma non ho maipensato di rinunciarvi.

Come si svolgevano le vostre giornate?Erano imprevedibili. Nella missione ci sono un ospedale e

un orfanotrofio. Non potevi immaginare cosa avresti fatto ilgiorno successivo. Sono arrivato alla missione come geo-metra, però, come i miei quattro compagni di “avventura”,ho aiutato, per quanto mi è stato possibile, in tutto ciò cheera necessario. Ho curato la manutenzione delle strutture,dato una mano in ospedale, lavorato sia nella parte praticache tecnica. Sarebbe necessario l’aiuto di molte altre perso-ne, perché laggiù le figure professionali sono poche e malspecializzate.

Che cosa ti aspettavi da questa esperienza? Mi aspettavo di crescere, di riuscire poi a vedere le situa-

inutile. Non vedo l’ora di torna-re nella missione. Per ilmomento voglio testimoniarela mia esperienza, sperando diaccendere una scintilla nelcuore e nei pensieri anche ditanti ragazzi come me.

Le persone, associazioni oscuole che volessero informa-zioni, foto o dettagli sulla mis-sione oppure fossero interes-sate a invitare MatteoBacchetta e ad ascoltare lasua esperienza possono invia-re un’e-mail all’[email protected].

Alberto Ghidotti

zioni quotidiane qui in Italia sotto un’altra luce, di impegnar-mi a contribuire, nel mio piccolo, perché questa missionediventi forte e salda, magari per poi ricominciare da zero inqualche altra parte del mondo. La frase che mi ha accompa-gnato ed è stata davvero molto importante per me è:«Vediamo di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ab-biamo trovato».

Speravi di ottenere qualcosa di più?Tutt’altro! Le mie aspettative sono sicuramente state

superate. Ho portato a casa qualcosa di magnifico e indi-menticabile. Rimangono delle tracce indelebili impresse nelcuore, ma dispiace molto non poter dare di più. Da quandosono tornato ogni azione è influenzata dalle esperienze cheho vissuto. Tutte le persone che ho incontrato, anche le piùpovere e umili, sono uniche e, anche se non possiedononiente, ti lasciano molto.

Il famoso mal d’Africa……Proprio così. Spesso mi capita di pensare a tutti colo-

ro che ho incontrato e mi chiedo come sia la loro salute eche cosa stiano facendo. È davvero frustrante pensare diessere qui senza poter far niente per loro. La volontà di aiu-tare diventa una scelta di vita, quasi una necessità: c’è moltapiù gioia nel dare che nel ricevere. Quando vivi situazionitanto difficili vorresti rimanere sempre là, dove non sei mai

Brignano Gera d’Adda – La stagione di pallacanestro2008/9 si è aperta con una grande novità per la società“Visconti basket Brignano”: a settembre la squadra delleGazzelle ha iniziato ad allenarsi per partecipare al campionatofemminile che comincerà in gennaio. Il nuovo gruppo dellasezione minibasket è costituito da tredici bambine (nella foto)nate tra il 1998 e il 2000, alcune già iniziate allo sport neglianni precedenti, altre alla prima esperienza.

Le iscrizioni femminili al minibasket sono in continuoaumento a Brignano e la costituzione di un team di sole bimberappresenta per loro la possibilità di continuare a giocareanche dopo aver superato l’età massima per partecipare alcampionato con i coetanei maschi: così la mancanza, nellevicinanze, di squadre femminili di categorie giovanili obbligamolte giocatrici ad abbandonare la pratica della pallacanestrodopo i dodici anni d’età. Insieme a questo, altro motivo che haportato la “Visconti basket” a introdurre le Gazzelle è stato ildesiderio di farle confrontare sul campo da gioco con squadredi sole femmine e di far conoscere loro la diversità del basketfemminile. Resta comunque la difficoltà di prender parte a uncampionato che si disputi in località il più possibile vicine.

A preparare le Gazzelle è Roberta Dellera (foto), giocatricelei stessa, istruttrice di minibasket e allenatrice già confronta-tasi in passato con formazioni femminili. La squadra si allenadue volte la settimana, il martedì dalle 16,30 alle 18 e il vener-

dì dalle 18 alle 19,30, al centro sportivo comunale diBrignano. Giochi per prednere familiarità con il pallone, per-corsi con cerchi e birilli, gare di tiro e partitelle sono gli ingre-dienti di base degli allenamenti.

In attesa che inizi il campionato si sta cercando di organiz-zare incontri amichevoli con squadre della zona, per abituarele bambine alla competizione agonistica. Sabato 25 ottobrescorso le Gazzelle hanno disputato la prima partita fuori casa,affrontando le ragazzine del minibasket di Treviolo. In trasfertacon loro, uno stuolo di genitori armati di macchine fotografi-che per immortalare la squadra nel momento del suo debutto.Sono stati quattro tempi ricchi di tiri a canestro, qualche cadu-ta non grave, passaggi magari non perfetti ma comunquegiunti a destinazione. Le nostre sono uscite vincitrici dalmatch d’inaugurazione e quasi tutte le giocatrici sono riuscitea fare canestro. Non sono poi mancati ovviamente i festeggia-menti per la buona, anzi ottima prima esperienza insieme. Oraci si prepara per il ritorno: gli allenamenti continuano, tra unarisata e l’altra negli spogliatoi e serietà unita a divertimento sulcampo.

Martha Ferrari

A CURA DELLA REDAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO E LINGUISTICO ʻGALILEO GALILEI ̓DI CARAVAGGIO - COORDINAMENTO EDITORIALE DI NARNO PINOTTI

I TAGLI E GLI ISTITUTI SUPERIORI

Galilei e la(contro)riforma

■ di Daniele Tomasoni

Treviglio – Cent’anni fa nasceva a Santo Stefano Belbo,un piccolo borgo del Cuneese, uno dei più grandi scrittori epoeti italiani del ’900: Cesare Pavese. Spesso ci dimentichia-mo di queste personalità del passato o non ci pensiamo:uomini e donne che hanno donato un po’ di sé al mondo eancora oggi riescono a farci provare le emozioni che sepperosuscitare allora.

Fortunatamente il teatro s’incarica dell’impegnativo com-pito di portare nel mondo, tra la gente, storie antiche e recen-ti, da noi dimenticate o forse mai ritenute interessanti. Edecco che, per far rivivere un po’ di quel che fu Pavese, ilTeatromusica Melikè approda al teatro Filodrammatici diTreviglio, nella fredda e nebbiosa sera del 7 novembre.

Teatromusica Melikè è attivo dal 1985 grazie all’attore CarloMega, che con il suo gruppo di musicisti gira l’Italia e il mondoe ci racconta in maniera diretta e sobria i grandi della lettera-tura passata, tra cui figurano gli eterni nomi di Dante,Leopardi e Pavese stesso.

Il Filodrammatici gremito attende l’inizio dello spettacolo.Improvvisamente in sala le voci si affievoliscono e CarloMega, seguito dal clarinettista Giorgio Merati e dal fisarmoni-cista Carmelo Torre, fa il suo ingresso sul palco. Mega inizia aleggere. Si tratta del Mestiere di vivere, il diario di CesarePavese scritto dal 1935 al 1950 e pubblicato postumo. Laperfetta interpretazione dell’attore rende vive le parole diPavese tanto che sembra di averlo lì, sul palco, a raccontarci

La voce di Pavese rivive ai FilodrammaticiMega recita diario e poesie, di Merati e Torre le musiche

di sé. Mega s’interrompe ogni tanto per dar modo al duomusicale di creare l’atmosfera necessaria. Dai loro strumentici vengono riproposti brani popolari, come O bella ciao, cheben si adattano alla lettura.

Quel che emerge dalle parole di Pavese-Mega è lo straor-dinario senso di solitudine provato dal poeta: «La massimasventura è la solitudine» dice. Riguardo poi al rapporto tra lascrittura e la vita, ci spiega come «scrivere riunisce le duegioie: parlare da solo e parlare a una folla». Al culmine dellasua interpretazione Mega si ferma, prende fiato e con un filodi voce bisbiglia una delle più famose poesie di Pavese: Verràla morte e avrà i tuoi occhi. Più tardi spiegherà come siaimpossibile leggere quella poesia con un tono di voce più alto:«Non si può leggere con più voce. Quando la leggo in questomodo noto la tensione e l’emozione che mi arriva». E infatti ilsilenzio è totale, ciascuno in sala pende dalle sue labbra.

Al termine della rappresentazione il trio riceve gli applausidel pubblico del Filodrammatici, che ringrazia Carlo Mega e imusicisti di averci fatto ricordare, o scoprire, chi era Pavese.Un uomo il cui sogno può forse essere riassunto in una suafrase: «Mangiare una generazione e diventare perenne comeuna collina».

Daniele Zibetti

E D I T O R I A L E

1 9 0 8 - 2 0 0 8 : I L C E N T E N A R I O D E L L A N A S C I T A

L’attore Carlo Mega e il suo duo di musicisti, Giorgio Merati eCarmelo Torre, al Filodrammatici di Treviglio hanno racconta-to Pavese attraverso il suo stesso diario

La parola “riforma”può evocare la Riformacattolica del XVI secoloe la vicenda di Galileo.Ma è un’altra la riformache in questi giorniporta scompiglio frastudenti, insegnanti egenitori: il decretolegge n.° 137 delministro Gelmini,convertito in legge il29 ottobre scorso.Lasciamo dunquel’inventore pisanoper spostarci alliceo di Caravaggio a lui intitolato.

L’opinione pubblica locale non sembra convinta diuna legge che avrà ripercussioni anche sul nostroterritorio. Ma quali? Per rispondere e confrontarsi sultanto dibattuto decreto, martedì 28 ottobre si è svol-ta, all’auditorium della Cassa rurale di Treviglio, unariunione aperta a tutti i componenti delle scuole delcircondario. «Quest’assemblea – dice la signoraMaria Luisa Brambilla, presidente del consiglio d’isti-tuto al liceo “Galilei” – voleva far conoscere le conse-guenze della legge nella nostra realtà scolastica, ecredo che le domande di tutti abbiano trovato rispo-ste chiare ed esatte». «È bene precisare – aggiunge ilprof. Reduzzi, docente di filosofia al medesimo liceo– che gli effetti non deriveranno solo dal decretolegge Gelmini, ma anche dalla legge n.° 133/08,ossia la finanziaria del ministro Tremonti».

La conseguenza che più colpirà il liceo è l’aumen-to del numero di studenti per classe: da un numerominimo (e non più massimo) di 27 alunni in prima finoa 35 nel corso del quinquennio. Più alunni per classesignifica aule sovraffollate e quindi disagi per i docen-ti, gli studenti e il personale: classi difficili da gestire,problemi nei programmi, nel recupero di chi ha diffi-coltà, nelle interrogazioni, nell’uso dei laboratori(recenti, ma pensati per un massimo di 28 alunni) enegli ambienti stessi.

Non solo: più alunni per classe significa anchemeno classi (almeno una per livello) e quindi menocattedre. Si prevedono, solo a Bergamo e dintorni,177 docenti e 84 supplenti in meno, senza contare ilpersonale di servizio e di laboratorio. «Per il nostroliceo, che ha sempre puntato a migliorare l’offertaformativa, questo è un duro colpo – continua lasignora Brambilla –. La qualità si rispecchia neinumeri, e queste cifre minano anni di impegno e soli-dità».

A variare sarà anche l’orario che, ridotto intornoalle 30 ore settimanali, colpirà soprattutto gli istitutitecnici e professionali; tuttora peraltro non si sa qualimaterie dovranno cedere ore, né quante, né a chispetti decidere il nuovo curricolo delle discipline.

Altri punti, quali la reintroduzione di un voto in con-dotta valido sia per la media dei voti sia per la boccia-tura e i tagli apportati alla ricerca e all’università (perla quale non si prospettano tempi rosei), preoccupa-no soprattutto gli studenti, di oggi e di domani.

È una riforma, questa, che sembra fatta per l’eco-nomia della scuola, più che per il miglioramento del-l’istruzione in sé. Ma è giusto tagliare in questo ambi-to, se pure i tagli sono necessari? Né il “Galilei” né lealtre scuole sono isole su cui la tempesta della nuovalegge passerà senza conseguenze; tuttavia sta adognuno di noi il compito di pesarne gli effetti.

QUANDO LO SPORT È DONNA: UNA SQUADRA DI BAMBINE ARRICCHISCE IL BASKET BRIGNANESE

Le giovani Gazzelle corrono per il Visconti

«LA VOLONTÀ DI AIUTARE È UNA NECESSITÀ, LA GIOIA DI DARE È UNA SPERANZA»

«Lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato»Matteo Bacchetta: vivere un’estate diversa nella missione etiope di Dubbo

La neocostituita squadra brignanese di basket femminile del-le Gazzelle con l’allenatrice Roberta Dellera

SETTIMANALE | il Popolo Cattolico16 | SABATO 15 NOVEMBRE 2008 | UN GIORNALE NEL GIORNALE

Il giovane Matteo Bacchetta tra i bambini della missione di Dubbo, in Etiopia

Mariastella Gelmini, ministrodella pubblica istruzione, del-l’università e della ricerca

Joe R. Lansdale,La sottile linea scura,Einaudi

Texas, 1958: Stanley, tredicenne figlio del gestore diun drive-in, attraversa la sottile linea che separa l’inge-nuità del mondo infantile da quella non sempre spec-chiata del mondo degli adulti. Con tocco leggero l’au-tore affronta la scoperta del sesso, il dramma dell’apar-theid e tre omicidi. Di facile e piacevolissima lettura, illibro scorre rapidamente tra le dita e ti avvolge nella friz-zante atmosfera degli anni del rock and roll.

Marco Albertini

Letto e piaciuto

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Caravaggio – Loscorso 21 settembre lasezione Avis diCaravaggio ha festeggiatoil suo 60° anniversario. Ilsignor Marco Bettani èuno dei tanti pilastri cheormai da anni sostengonol’associazione avisina:membro del consigliodirettivo e portavocedell’Avis di Caravaggio, sioccupa anche delle inizia-tive culturali, proposte allescuole per incoraggiare igiovani alla donazione disangue.

Per cominciare: unbilancio della manife-stazione per il 60°?

Molto positivo e soddi-sfacente, anche se pur-troppo non è stata così sentita la partecipazione dei donatorialla cena offerta dall’associazione ed è mancata la partecipa-zione dei caravaggini al Convegno medico, sempre organiz-zato dall’Avis. Durante la manifestazione avisina è stato poiinaugurato il piazzale in onore dei donatori di sangue, di fron-te alle poste di Caravaggio, e ha riscosso grande successo lacorsa dei sirciöi (cerchioni di bicicletta privati del copertone edei raggi), tipico e antico gioco a cui hanno partecipatonumerosi bambini e giovani d’ogni età e provenienza.

Un po’ di storia?L’Avis nacque a Caravaggio nel 1948 da un ristretto grup-

po di donatori: Francesco Baruffi, Mario Baroni, Pino Carera,Giovanni Merisio, Francesco Pontoglio e altri amici, che fece-ro di Carletto Merisio il primo presidente dell’associazioneAvis. Attualmente gli associati iscritti sono 730 e le donazio-

ni dello scorso anno sono state ben 1723, suddivise in 1260donazioni in sangue intero e 463 donazioni di plasma. Lafesta annuale del donatore è ormai al terzo anno e, nonostan-te nel mese di settembre ci siano molti altri eventi, si ripeteràanche il prossimo anno.

I donatori sono in crescita o in calo?La nostra sezione registra ogni anno un’aumento del 4-

5%; è positivo anche che le iscrizioni superino le defezionicausate da malattie o dal raggiungimento dei 65 anni d’età.Purtroppo l’età media dei donatori è abbastanza elevata: per-ciò è fondamentale mantenere e anzi intensificare il rapportofra l’Avis e le scuole e in particolare i licei, perché è proprioquesta la fascia d’età più indicata per avvicinare i giovani alladonazione di sangue (un donatore dev’essere maggiorenne).

Chi è il donatore?

Non è un’eroe, ma unapersona comune che dona ilsuo sangue perché lo ritieneun dovere civico e non siaspetta nulla in cambio.

In che modo cercate diavvicinare i giovani?

L’Avis propone agli stu-denti molti concorsi ed inizia-tive che fanno loro conoscereil mondo solidale dell’Avis.Metteremo in cantiere, severrà approvata, una nuovaattività teatrale a sfondo soli-dale, nello stile avisino. Ma lasolidarietà dell’Avis non siesaurisce qui…

Ossia?Collaboriamo con molte

altre associazioni e intra-prendiamo nuovi progetti: lacooperazione con il gruppo

podistico e con il gruppo artistico “Il Caravaggio”; l’adesioneal progetto Telethon per la ricerca contro le malattie geneti-che; la collaborazione per la Bicicletada di don Pierino; i sup-porti ai ragazzi diversamente abili; la partecipazione al pro-getto Pet per dotare l’ospedale di Treviglio-Caravaggio di unamacchina per la tomografia ad emissione di positroni, un’ap-parecchiatura indispensabile nella diagnosi dei tumori.

Insomma l’Avis di oggi e per domani…Sì, ma sin dai suoi albori l’Avis ha voluto esprimere la sua

essenza: non una semplice unione di associati, bensì di per-sone pronte a donare anonimamente una parte di sé stessead ogni ammalato, chiunque egli sia. L’unione di molte vitedistinte, ma che insieme dispensano la vita.

Annamaria Gigatti

Adobati: «Puntare sulla sensibilità ecologica»L’assessore: semafori a led, meno incidenti e meno traffico

« I N C E N T I V E R E M O L E C A S E A B A S S O C O N S U M O »

Treviglio - L’assessore all’urbanistica Fulvio Adobati, 41 anni, ciaccoglie sorridendo sulla porta dell’Ufficio tecnico del comune. Doposei rampe di scale nella palazzina di via Cesare Battisti, da pocoristrutturata, entriamo in un ufficio con un bel tavolo di legno. Ciappoggia dei fogli e intreccia le mani.

Perché sostituire le lampadine dei semafori con i led?«Questa scelta porterà numerosi vantaggi. Prima di tutto ridurrà

sensibilmente il consumo energetico. E non ci sarà più il rischio che isemafori rimangano spenti, perché al posto di un’unica lampadinavengono messi più led: in questo modo, se uno si consuma, gli altricontinuano a funzionare e il semaforo rimane acceso. Inoltre i led resi-stono dieci volte più di una normale lampadina, quindi il costo dellamanutenzione sarà minore. Un’altra caratteristica dei led è la loro visi-

bilità: l’obiettivo è anche quello di diminuire il numero degli incidenti».Ci sono anche degli svantaggi?«Purtroppo sono molto costosi, ma – e qui l’assessore si sistema

gli occhiali – la spesa verrà recuperata con il risparmio energetico».Perché avete cominciato a installare i semafori a led dal-

l’incrocio di via Bergamo?Dai gesti capiamo di aver toccato un punto delicato.«Probabilmente verranno collocati solo lì. È una zona molto traffi-

cata. Non si possono inserire delle rotatorie perché, oltre ad essereingombranti, impedirebbero il passaggio di pedoni e biciclette. Perviale Ortigara, dove ci sono più semafori uno dietro l’altro, si prevededi favorire le cosiddette “onde verdi”, per evitare che le code di autodebbano fermarsi e ripartire più volte, così da fluidificare il traffico e

ridurre le emissioni di gas».L’amministrazione ha in programma altri progetti legati al

risparmio energetico?«Ultimamente sono stati introdotti dei nuovi criteri per incentivare

la costruzione di edifici che consumano o disperdono cinque voltemeno energia di quelli normali. Le case verranno classificate, comeper gli elettrodomestici, in base al loro consumo: classe A per quelleche consumano meno di 30kw/h al metro cubo, e così via. Il costo del-l’energia è in continuo aumento: vogliamo puntare sulla sensibilitàecologica dei cittadini. Chi adotterà sistemi edilizi che portino a unrisparmio energetico avrà fino al 30% di detrazione sugli oneri di urba-nizzazione».

Che supporto dà la consulta urbanistica?«La consulta è composta da una prima commissione per il pae-

saggio, istituita nell’aprile 2007 al posto della commissione edilizia, eda una seconda composta da consiglieri comunali. La prima commis-sione esamina i progetti inviatile dall’Ufficio tecnico e ne valuta la qua-lità edilizia e architettonica e in specie il loro corretto inserimento nelcontesto urbano, paesistico e ambientale; la seconda li valuta dalpunto di vista politico. Quindi la consulta urbanistica valuta le scelteche riguardano l’organizzazione del territorio per difendere megliol’ambiente e rendere più consapevoli i cittadini».

Laura Davite e Noemi Monticelli

PISTORIUS A BERGAMOSCIENZA

Quando la scienzacambia la vita

Bergamo – Incredibile come due persone così diverseabbiano tanto in comune. Uno è Oscar Pistorius, l’atletaamputato bilaterale che ha seminato scompiglio con la suavoglia di confrontarsi con i normodotati. L’altro è Hugh Herr,progettista di protesi, anche lui amputato bilaterale in segui-to a un congelamento degli arti inferiori in montagna.

Il primo è il simbolo di tutti gli atleti disabili, il secondo è«ciò che sta dietro al suo successo». Oscar è solare, espan-sivo, chiacchierone. Hugh è granitico, freddo, di poche paro-le.

Le 10,30 di domenica 19 ottobre, al centro dei congres-si “Giovanni XXIII” di Bergamo. Prima parla il professor Herred espone i progetti del gruppo di ricerca biomecatronicadel MIT (Istituto di tecnologia del Massachusetts, Boston,Usa), di cui è a capo. Piano piano lascia trapelare anchealcuni stralci della sua vita: «In ospedale mi chiedevo se sareiriuscito a scalare ancora, ad andare in bici e in auto, ma ilmedico mi disse di no. Ora arrivo ad altezze alle quali nean-che mi avvicinavo prima dell’incidente. È la dimostrazioneche quel dottore si sbagliava».

I progetti del MIT, almeno a noi comuni mortali, sembra-no fantascienza (ma forse, per uno che ha disegnato le pro-prie stesse protesi, non lo sono): far comunicare l’arto artifi-ciale con i nervi, eliminare la differenza fra la parte biologicae quella tecnologica degli amputati unilaterali, dare la sensa-zione del tatto ai piedi robotici, tutto ciò grazie a mini com-puter e sensori.

«A proposito, Hugh, perché non inserisci anche un letto-re mp3? Potrei ascoltare un po’ di musica mentre corro!»scherza Oscar, mentre si prepara a raccontare al pubblico lapropria esperienza. Finalmente viene spiegato il motivo peril quale Oscar ha potuto gareggiare con i normodotati:«Alcuni hanno pensato che le protesi lo facilitassero – inter-viene Herr, – ma gli amputati hanno bisogno di più energiaper camminare e sono comunque più lenti, perché la cavi-glia umana dà più spinta di una molla».

Tutti si chiedono il costo di queste gambe miracolose:ben 25mila dollari. Quanto durano? Solo 3-5 anni, purtrop-po. Subito sia Herr che Pistorius rincuorano tutti: «Sono giànati vari progetti per fornire di queste protesi Afghanistan,Cambogia, India, Mozambico e Angola».

Il caso ha voluto che Herr e Pistorius si incontrassero,forse per rendere famoso Oscar, per inventare un nuovosport (il power running, di cui presto sentiremo parlare) o percombattere i pregiudizi. O forse semplicemente per fare delbene.

Chiara Tadolti

I nuovi semafori a led dell’incrocio di via Bergamo. Nel riqua-dro, Fulvio Adobati, assessore all’urbanistica di Treviglio

UN GIORNALE NEL GIORNALE | SABATO 15 NOVEMBRE 2008 | 17SETTIMANALE | il Popolo Cattolico

Il professor Hugh Herr guida la ricerca sulle protesi biomec-caniche al Mit di Boston, Usa

Oscar Pistorius e l’autrice dell’articolo, con l’autografo del no-to atleta che corre con due protesi biomeccaniche

Il signor Marco Bettani, portavoce dell’Avis di Caravaggio e responsabile delle proposte avisine nelle scuole. A destra, la sededell’Avis di Caravaggio, che ha di recente celebrato il LX anniversario

PULIRE IL MONDO È BENE, NON SPORCARLO È MEGLIO

«Imballare riducendo, non aumentando i consumi»L’ingegner Marco Baudino su vasi e vaschette organici biodegradabili

Treviglio – Lo scorso 28 set-tembre si è svolta anche in varipaesi della Bergamasca lamanifestazione Puliamo ilmondo (vedi il Galileo di otto-bre). C’è però chi vorrebbe inte-grare quell’idea, in sé ottima,con azioni di prevenzione:cominciamo a evitare di sporcar-lo, il mondo.

A questo proposito abbiamointervistato uno dei titolari dellaTotal Packaging di Treviglio, l’inge-gner Marco Baudino.

Ha già qualche idea o pro-getto per non sporcare più ilmondo?

Sì, bisogna lavorare a monte delproblema. Una parte della nostrasocietà si occupa di promuovereprodotti derivanti da materie di scar-to, organiche e biodegradabili al 100%, come vasi o vaschet-te per alimenti oltre ad altri oggetti di uso quotidiano: sonoprodotti pensati per sostituire pari prodotti in plastica, quindiderivanti dal petrolio e difficilissimi da smaltire o riciclare.L’altro ramo dell’impresa si occupa di produrre energia inmodo naturale attraverso la tecnologia della fermentazione inanaerobiosi (ossia in ambienti poveri di ossigeno), usandomateriali organici di recupero, che quindi non vanno più indiscarica, tra cui gli stessi prodotti già detti. E qui si comple-ta il cerchio virtuoso dell’organizzazione.

Di che materiale sono fatti questi prodotti?I vasi per il floro-vivaismo e l’orticoltura, ad esempio, sono

realizzati con lolla di riso, ossia il rivestimento legnoso ester-no del chicco di riso, mentre le vaschette e altri prodotti peruso alimentare sono prodotti con fibra di canna da zucchero.La materia prima di entrambi si ricava da lavorazioni alimen-tari primarie, come quella del riso o l’estrazione dello zucche-ro dalla canna da zucchero.

Quali vantaggihanno?

Proprio per ilmodo in cui ven-gono prodotti,ra p p re s e n ta n odue grossi van-taggi per l’ambiente: inprimo luogo per-ché si elimina ilproblema dismaltire i resi-dui di quelle

lavorazioni. Poi –importantissimo – perché queste materienon entrano in competizione con la produzione di prodottiper l’alimentazione umana, evitando rialzi dei prezzi e facilispeculazioni: e proprio in questi mesi i prezzi di riso, farina ealtri cibi primari stanno rincarando, al punto da mettere inserie difficoltà molti paesi già poveri. Insomma, non devoprodurre riso o canna da zucchero apposta per produrreimballi: uso il residuo che c’è e che solitamente è un proble-ma trattare.

E gli svantaggi?Non ce ne sono, la soluzione è completa a 360°.Questi prodotti sono già in commercio?Sì, sono collaudati e certificati per l’uso alimentare e per

essere smaltiti con l’umido, in gergo tecnico “Forsu”, la fra-zione organica dei rifiuti solidi urbani.

E i prezzi?Immagini i benefici che si ricava-

no sia nella filiera di produzione sianel ciclo di vita di questi imballi bio-degradabili: non si usa petrolio; smal-tirli costa alla comunità circa la metàrispetto alla plastica, vuoi che sia rici-clata, o direttamente distrutta, o invia-ta in discarica, o dispersa nell’ambien-te. Anche se questi prodotti alternativicostano qualche centesimo di € più diquelli in plastica, i vantaggi sono taliche ripagano questa differenza in asso-luto. Bisognerebbe fare valutazioni sul-l’impatto complessivo dell’imballo scel-to, non solo sul costo di acquisto cheavvantaggia solo un elemento del ciclodi produzione. E l’imballo ricavato daprodotti derivati dal petrolio è il più pena-lizzante, per tutti. Senza contare gli inqui-namenti indotti, ad esempio dalle petro-liere in giro per i mari del mondo…

Edoardo Baudino

LA SEZIONE DI CARAVAGGIO: UN BILANCIO POSITIVO, CRESCONO I DONATORI E LA LORO ETÀ MEDIA

«Avis, sessant’anni di solidarietà»Marco Bettani: lavoriamo con i giovani delle scuole, donare sangue è un dovere civico

Qui sopra, ilciclo diproduzionedegli imballibiodegradabili:dalla terra allaterra, rifiutizero.A destra, vasida fiori evaschettealimentaripossonoessere prodotticon materialiorganici chealtrimentisarebberobuttati