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Academiejaar 2007-2008 Uno status quaestionis Mélanie Smetryns Promotor: Prof. Dr. S. Verhulst Verhandeling ingediend tot het behalen van de graad van licentiaat in de taal-en letterkunde: Latijn en Grieks Le epistole di Francesco Petrarca

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Academiejaar 2007-2008

Uno status quaestionis

Mélanie Smetryns

Promotor: Prof. Dr. S. Verhulst

Verhandeling ingediend tot het behalen van de graad van licentiaat in de

taal-en letterkunde: Latijn en Grieks

Le epistole di Francesco Petrarca

2

Premessa

Come Petrarca mi sono dovuta ritirare in luoghi quieti e solitari per il mio lavoro.

Scrivere in una lingua che non è la madrelingua è stato un’impresa. Durante il

percorso però parecchie persone sono venute ad incoraggiarmi nella fatica. In primo

luogo voglio ringraziare la Professoressa Verhulst, che mi ha dato l’occasione di fare

questo studio interessante, per il suo controllo dei miei testi e le sue osservazioni.

Non mi dimentico ovviamente dell’aiuto entusiasta del Professore Verbaal, di Sarah

Decombel e dell’altro personale accademico e amministrativo della facoltà di lettere

dell’Università di Gand.

Inoltre voglio ringraziare i miei genitori, mio fratello e specialmente mia sorella per il

loro aiuto morale e la loro pazienza con la variabilità del mio umore a seguito della

stesura di questa tesi. Capisco che non è stato facile per loro.

“Duo sunt bene instituti animi solatia: litterarum otium, et fidelis amicitia.” (Var. 44)

Come è accaduto al Petrarca con i suoi amici, l’affetto che le mie care amiche

classiciste Nathalie, Florien e soprattutto Charlot e i miei lontani amici Antonio e

Henry mi mostrano è stato un sostegno incredibile. Ringrazio anche tutti gli altri

amici per il loro appoggio incondizionato.

Rivolgo anche una parola di ringraziamento per il saggio dottor Van Baelen senza il

quale non ce l’avrei fatta. Finalmente voglio ringraziare la signora Sturtewagen per

la sua cortesia di aver riletto e corretto linguisticamente la mia tesi.

3

Indice

1. Introduzione ............................................................................................ 5

2. Status quaestionis ................................................................................... 8

2.1. Introduzione all’epistolario.........................................................................8

2.1.1. Una spinta ciceroniana.......................................................................8

2.1.2. Gli epistolari .......................................................................................9

2.1.3. Forma e sostanza..............................................................................11

2.1.4. Valore ed apprezzamento ..................................................................13

2.2. Analisi .....................................................................................................15

2.2.1. Sulla Familiare I, 1 ...........................................................................15

2.2.1.1. Riassunto della lettera ....................................................................... 15

2.2.1.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 16

2.2.1.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 17

2.2.2. Sulla Familiare IV, 1 .........................................................................18

2.2.2.1. Riassunto della lettera ....................................................................... 18

2.2.2.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 20

2.2.2.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 22

2.2.3. Sulle Familiari XXIV, 3-4 ..................................................................23

2.2.3.1. Riassunto delle lettere........................................................................ 23

2.2.3.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 25

2.2.3.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 25

2.2.4. Su un paragone tra le Familiari e il Canzoniere .................................26

2.2.4.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 26

2.2.4.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 29

2.2.5. Sulla caratterizzazione di Giovanna d’Angiò nelle Familiari ...............29

2.2.5.1. Riassunto delle lettere........................................................................ 29

2.2.5.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 33

2.2.5.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 36

2.2.6. Su un’edizione delle Familiari e delle Senili .......................................38

2.2.6.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 38

2.2.6.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 38

2.2.7. Sulla Senile IV, 5 ..............................................................................39

2.2.7.1. Riassunto della lettera ....................................................................... 39

2.2.7.2. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 42

4

2.2.7.3. Analisi dell’articolo............................................................................. 47

2.2.8. Sulle Epistolae Metricae ....................................................................48

2.2.8.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 48

2.2.8.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 49

2.2.9. Sulle lettere dell’inquietudine ...........................................................50

2.2.9.1. Riassunto dell’articolo ........................................................................ 50

2.2.9.2. Analisi dell’articolo............................................................................. 52

3. Conclusione ........................................................................................... 54

3.1. Tendenza.................................................................................................54

3.1.1. Le lettere studiate .............................................................................54

3.1.2. Argomenti studiati ............................................................................56

3.1.2.1. Le fonti petrarchesche........................................................................ 57

3.1.2.2. L’unità dell’opera ............................................................................... 59

3.1.2.3. Le intenzioni di Petrarca..................................................................... 60

3.2. Suggerimenti ...........................................................................................63

3.2.1. Proposte di lettere.............................................................................63

3.2.2. Proposte di argomenti .......................................................................64

4. Bibliografia............................................................................................. 66

4.1. Fonti primarie..........................................................................................66

4.2. Fonti secondarie ......................................................................................67

4.3. Dizionari..................................................................................................68

5

1. Introduzione

Non è una scelta logica per una studentessa di filologia classica di esaminare uno

scrittore italiano del Trecento. Ero però affascinata dal fondatore dell’Umanesimo.

Volevo tuttavia coinvolgerlo nei miei studi principali e perciò ho scelto di esaminare

le sue lettere in latino.

Ho voluto esaminare gli articoli pubblicati tra il 2000 e il 2005 riguardo

all’epistolario di Francesco Petrarca. Il settimo centenario della nascita

dell’umanista ha suscitato una fitta serie di pubblicazioni petrarchesche. Mi

sembrava interessante ed utile analizzare gli studi sulle lettere di Petrarca e farne

uno status quaestionis.

Quando il soggetto era fissato, la Professoressa Verhulst mi ha dato l’indirizzo del

sito1 dove potevo trovare gli articoli. Mi ha detto di cercare sulla base di diversi

termini2. Seguendo i suoi consigli ho trovato otto articoli pubblicati negli anni

determinati. Quando questo risultava troppo poco, ho aggiunto l’Introduzione del

florilegio delle lettere petrarchesche di Loredana Chines. Purtroppo non ho potuto

prendere in considerazione Motivi e forme delle “Familiari” di Francesco Petrarca3

per quanto interessante senza dubbio sia.

In ordine alfabetico a nome dell’autore gli articoli sono:

1. Cherchi, P., Petrarca (“Familiares”I, 1) e Plinio il Giovane (“Epistolae”I,1),

Rassegna Europea di Letteratura Italiana 24 (2004)

2. Chines, L., Introduzione, in: L. Chines (ed.), Lettere dell’inquietudine, Roma

2004, 9-32

3. Fenzi, E., L’ermeneutica petrarchesca tra libertà e verità (a proposito di “Sen.”, IV

5), Lettere Italiane 2 (2002), 170-209

4. Lokaj, R., Analogie strutturali e narrative tra i Rvf e le Familiares: seu le valigie di

Petrarca, Critica del Testo 1 (2003), 421-437

5. Lokaj, R.J., La Cleopatra napoletana: Giovanna d’Angiò nelle “Familiares” di

Petrarca, Giornale Storico della Letteratura Italiana 580 (2000), 481-521

1 www.italinemo.it 2 Termini come Petrarca, epistolario, lettere, epistole, Familiares, ... 3 C. Berra (ed.), Motivi e forme delle “Familiari” di Francesco Petrarca, Milano 2003

6

6. Radin, G., Fonti patristiche per il Ventoso: nuove proposte di lettura, Lettere

Italiane 3 (2004), 337-367

7. Santangelo, E., Il Cicerone dantesco del Petrarca: “Familiares” XXIV, 3 e XXIV, 4,

Linguistica e Letteratura 1-2 (2002), 81-85

8. Tomasello, G., Sulla nuova edizione (“Les belles lettres”) delle “Familiari” e delle

“Senili” di Francesco Petrarca, Giornale Storico della Letteratura Italiana 593 (2004),

114-119

9. Velli, G., Petrarch’s “Epystole”, Italica 3-4 (2005), 366-379

Cinque articoli trattano delle Familiari, un’articolo delle Senili. Una pubblicazione

verte sulla nuova edizione delle Familiari e delle Senili. Uno studio parla delle

Epistolae Metricae. L’introduzione di Chines non affronta un epistolario in

particolare.

Prima ho letto e riassunto gli articoli. Poi per abituarmi a scrivere italiano ho scritto

la prima stesura della mia introduzione all’epistolario petrarchesco. I libri e gli

articoli che ho letto durante tutto il periodo li ho immediatamente inseriti nella

bibliografia. Dopo ho riassunto le lettere trattate negli articoli e ho affrontato

brevemente alcuni aspetti delle lettere: informazione personale4, informazione

sull’epoca5, la sua relazione6 con i pagani e la sua relazione7 con la Bibbia ed i

cristiani. Poi ho studiato gli articoli sulla base di due domande: che cosa o quale

aspetto delle lettere viene studiato? E quali domande si pongono? In base alle

analisi ho voluto tracciare la tendenza degli ultimi anni per quanto riguarda gli

epistolari trattati, i soggetti e la specie di lettere trattate ed anche gli argomenti degli

articoli. In base a quelle conclusioni ho proposto qualche suggerimento. Dopo ho

completamente rielaborato la mia introduzione. Per finire ho scritto la premessa e

l’introduzione alla mia tesi.

Darò ora un resoconto dei capitoli. Nel primo capitolo presento l’epistolario di

Petrarca. Affronto l’influsso di altri epistolari su quello dell’umanista. Poi presento

le cinque raccolte petrarchesche. Tratteggio un’immagine generale del contenuto

delle lettere e delle rielaborazioni continue che lo scrittore effettuò. La lingua viene

4 Sulla famiglia, amici, amore, mestiere, … 5 Sulla politica, religione, abitudini, … 6 Soprattutto citazioni e rimandi espliciti ed impliciti a testi 7 Idem

7

anche esaminata. Per finire mostro il gran valore degli epistolari per la diffusione

dell’Umanesimo, per l’epistolografia e per noi.

Passo all’analisi nel secondo capitolo. Do ogni volta prima il riassunto della lettera o

delle lettere trattate. Se l’articolo in questione verte su un epistolario, rimando

all’introduzione per ulteriori informazioni. Poi il lettore può leggere la sintesi

dell’articolo. Finalmente analizzo l’articolo. Questo si ripete per i nove studi.

Nella conclusione ho esaminato quali epistole siano state studiate il più spesso tra

il 2000 e il 2005 e quale aspetto delle lettere sia stato studiato. Così ho potuto

distinguere un certo schema di pensiero sul quale gli studiosi si poggiano. Nella

seconda parte della conclusione faccio qualche suggerimento per quanto riguarda

gli studi petrarcheschi nel futuro sia per le lettere sia per gli argomenti.

8

2. Status quaestionis

2.1. Introduzione all’epistolario

2.1.1. Una spinta ciceroniana

Non mi sembra necessario dare l’introduzione alla vita e all’opera di Francesco

Petrarca, quando esiste un’opera8 così dettagliata ed ampia come quella di Ugo

Dotti. Vorrei tuttavia presentare brevemente come Petrarca è stato spinto a

raccogliere le lettere già scritte e quelle che avrebbe ancora scritte.

Cito da Chines-Guerra:

Petrarca ha appena passato i quarant’anni quando, nel 1345, scopre nella biblioteca

della cattedrale di Verona i sedici libri delle Epistulae ad Atticum di Cicerone (del

quale porterà alla luce anche le Epistulae ad Brutum e le Epistulae ad Quintum

fratrem). Nel poeta, già predisposto a lasciare memoria della propria autobiografia

umana e intellettuale attraverso opere organicamente raccolte (come il Canzoniere),

prende forma allora l’idea di radunare e ordinare le proprie lettere scritte in latino: ne

nasce il corpus monumentale delle 350 epistole divise nei 24 libri delle Familiares.

Accanto a Cicerone, l’altro modello sotteso all’opera petrarchesca è il Seneca delle

Epistulae ad Lucilium, di cui Petrarca ama lo stile essenziale e sentenzioso che

indaga, attraverso minime inflessioni, nelle pieghe segrete dell’interiorità.9

Pure Seneca è quindi un modello per Petrarca. Rappresenta il filosofo per eccellenza

ed è la base della sua dottrina morale.10 Da questi scrittori antichi (tra cui anche

Orazio per le sue epistole in rime) riprende la concezione della lettera come mezzo

espressivo letterario. Ne trae anche varie formulazioni.11

La passione ardente dei contenuti della corrispondenza di Abelardo ed Eloisa,

testimone della storia d’amore più famosa e tormentata del medioevo, avrebbe

anche lasciato segni nell’epistolario petrarchesco. 12

8 U. Dotti, Vita di Petrarca, Bari 2004 9 Chines-Guerra 2005, 31 10 Dotti 2002, XXXVI 11 Van Dooren 1998, 7 12 Chines 2004, 16

9

2.1.2. Gli epistolari

Petrarca scrisse varie raccolte di lettere che hanno contribuito alla nascita e al

successo dell’epistolografia neolatina. Le raccolte hanno ciascuna il loro proprio

carattere e diverse dimensioni. Le Epistulae Familiares contengono 350 lettere, le

Epistulae Seniles 12613. Ci sono 66 Epistulae Metricae in esametri, 19 lettere Sine

nomine e 76 Lettere disperse14. Anche le lettere stesse possono essere più lunghe o

brevi.

I Rerum familiarum libri, oppure con il nome più comune le Familiares (1345-1366),

dedicate all’amico fiammingo Ludwig van Kempen15 da lui chiamato Socrate, sono

indirizzate a buoni amici e conoscenze, come indica il titolo ricavato dall’epistolario

Ad Familiares di Cicerone, il suo esempio ammirato. È la raccolta epistolare più

conosciuta di Petrarca. Una decina di lettere sono rivolte ai grandi autori del

passato. Si trovano simbolicamente nell’ultimo libro della raccolta. Queste erano

ovviamente lettere fittizie e Petrarca inseriva nell’epistolario altre lettere

immaginarie dirette a contemporanei.16

La seconda raccolta epistolare importante è i Senilium rerum libri oppure le Seniles

(1361-1366).

Gli anni sessanta del Trecento coincidono per Petrarca con una fase di grande

sofferenza esistenziale: la recrudescenza della peste gli sottrae il figlio Giovanni nel

luglio del 1361[...] e altri cari amici. Le dolorose vicende autobiografiche gli rendono

faticoso sopportare gli impegni diplomatici sempre più frequenti e gli fanno sognare,

ancora una volta, la pace solitaria di Valchiusa. Questo è lo stato d’animo con cui

Petrarca si accinge alla raccolta delle Seniles [...] destinate a parlare della vecchiaia,

della sofferenza per la scomparsa dei cari, del bisogno di pace e soprattutto della

riflessione sulla morte che costituisce il motivo di fondo di questo epistolario.17

13 Per Wilkins e Chines-Guerra le Seniles contengono 128 lettere. 14 Pancheri 1994 : Sono più conosciute con la denominazione di Varie (benché le Varie formino infatti una parte delle Disperse) e utilizzerò d’ora in poi questo nome. 15 Ludovico Santo di Beringen 16 Wilkins 1964, 120 17 Chines-Guerra 2005, 32

10

Dedicate all’amico fiorentino Francesco Nelli alias Simonide, le lettere sono rivolte

ad amici personali e ad alti dignitari politici ed ecclesiastici.18 Non sono state riviste

come le Familiares e la struttura generale manca dunque di organicità. Le epistole

mostrano però la maturità personale e stilistica di Petrarca.19

Boccaccio è certamente il destinatario privilegiato di queste lettere. L’ultimo libro

della raccolta contiene “la riscrittura più che traduzione petrarchesca in latino della

Griselda”20, la famosa novella del Decameron (X 10).

Nell’Epistola ad Posteritatem che chiude la raccolta delle Seniles lo scrittore

tratteggia un ritratto idealizzato autobiografico e psicologico per i posteri.21 Nella

smania di lasciare un’immagine ideale di sé, deforma la realtà biografica ed

intellettuale. Dichiara così di aver rinunciato alle tentazioni della carne dopo

maturazione e di essersi distanziato dagli autori dell’antichità classica per dedicarsi

alla sola lettura degli autori cristiani.22

Ci sono tre raccolte più piccole dello stesso periodo delle Familiares. La prima

consiste nelle Epistolae Metricae (1331-1355). Sono lettere in esametri sull’esempio

di Orazio e

dedicate all’amico Marco Barbato da Sulmona, autorevole dignitario di corte a Napoli.

[...] Restituiscono un panorama umano e culturale ricco ed eterogeneo. Tra i

destinatari si avvicendano amici intimi e personaggi prestigiosi e potenti; altrettanto

vari sono del resto i temi delle lettere, talvolta nate da spunti occasionali (ad esempio

il dono ricevuto di un cesto di pere), talvolta dettate dalle più intime sofferenze

dell’animo.23

Le Epistolae sine nomine (1342-1358) sono lettere non-indirizzate. Petrarca ha

cancellato i nomi dei destinatari per non metterli in pericolo a causa del contenuto

politico-religioso polemico. La corruzione della corte avignonese vi viene

violentamente attaccata.24

18 Van Dooren 1998, 9 19 Chines-Guerra 2005, 32 20 Id., 33 21 Van Dooren 1998, 9 22 Chines-Guerra 2005, 33 23 Id., 33 24 Id., 34

11

Infine, ci sono le Variae che non formano un gruppo organico. Contengono lettere di

periodi diversi, su soggetti diversi ed a corrispondenti diversi.25 Petrarca le aveva

escluse dai suoi epistolari “ufficiali”. I destinatari ed alcuni ammiratori di Petrarca

ci hanno conservato queste lettere.26 Questa raccolta è interessante perché le lettere

non sono state riscritte e rielaborate e danno perciò una migliore immagine della

corrispondenza reale di Petrarca.27

2.1.3. Forma e sostanza

La materia delle lettere petrarchesche è così variata che è soltanto possibile dare

qualche tema principale: amicizia ed amore, religione e politica, Antichità e

letteratura, paesi e popoli, storia28 e cultura, la libertà dell’intellettuale e

l’evoluzione e le difficoltà delle proprie opere, il biasimo della propria epoca29, la vita

solitaria, la fuga del tempo, la vanità delle cose e la brevità dei sogni umani30.31

Colpisce la sorprendente assenza quasi totale nell’epistolario di Laura.32 Il punto di

partenza è nondimeno sempre autobiografico. Le lettere nascono da vicende

personali, esperienze, contatti, sentimenti e concezioni dello scrittore. Questa ricca

variazione sostanziale e sentimentale è una delle caratteristiche principali

dell’epistolario di Petrarca.33 Benché le lettere siano destinate a rendere

un’esistenza e vita intellettuale ideali, il poeta non ci nasconde i suoi attimi di

défaillance, amarezze, sdegni, ...34 Vuole però estirpare i propri errori presso i suoi

lettori e diventa così un maestro talvolta moraleggiante.35 Traccia “l’ideale del

saggio”.36

25 Van Dooren 1998, 8-9 26 Bosco 1965, 296 27 Pancheri 1994, XXV 28 Cf. Dotti 2002, XLIII : La concezione petrarchesca della storia come esempio dei comportamenti umani, e quindi istruttiva per la posterità, spiega i molti esempi storici nella sua opera. 29 Dotti 2002, XVIII : Petrarca rimprovera ai suoi contemporanei la loro negligenza e la loro ignoranza dei classici. 30 Cf. Rvf 1, 14 : “Che quanto piace al mondo è breve sogno” 31 Van Dooren 1998, 9-10 e Dotti 2002, LXVIII 32 Guarneri 1979, 29 33 Van Dooren 1998, 10 34 Dotti 2002, XLVIII 35 Id., LI 36 Id., LXVIII

12

Anche la forma letteraria delle lettere è variata. Sono lettere, ma nelle lettere si

trovano saggi, caricature, resoconti di viaggio37, aneddoti38, memorie, short stories,

polemiche, meditazioni, stoccate, consigli, ... Così Petrarca utilizza molti registri e

scrive con vari umori: si mostra ora serio o scherzando, ora entusiasta o lamentoso,

ora pedante od ammiratore, ora melanconico o sdegnato, ora pessimista o gioviale,

ora umile o moraleggiante.39

Seguendo Dotti, possiamo distinguere tre livelli nella corrispondenza petrarchesca.

In primo luogo l’autore vuole allinearsi alla filosofia stoica. Dopo, c’è la meditazione

introspettiva complessa che rimanda alle Confessiones. Infine, c’è la narrazione

biografica che assume a volte, nelle sue dimensioni ideali ed allusive, un ruolo

simbolico.40 Nel racconto si vede la volontà dell’autore di trasferire gli eventi della

propria esistenza a livelli superiori ed esemplari.41

L’epistolario è quasi come il Canzoniere o i Trionfi, un’opera d’arte unitaria ed un

organismo costruttivo.42 Le lettere sono il prodotto di un processo di anni di lettura

e rilettura, di redazione e correzione.43 Ogni tanto divideva lettere che gli

sembravano troppo lunghe in due o tre parti e riuniva in qualche raro caso quelle

che erano state due.44 Inoltre ogni libro nell’epistolario ha la sua propria cadenza e

struttura.

Anche l’ordine delle lettere nelle diverse raccolte era studiato.45 La posizione delle

lettere risponde alle esigenze dell’architettura unitaria che Petrarca voleva per la

sua opera. La datazione reale viene conformata ad una datazione fittizia per il bene

dell’idealizzazione.46

37 Cf. Chines 2004, 25-26 : I continui spostamenti tra l’Italia e l’Europa (Parigi, Lione, la Guascogna, Aquisgrana, Colonia, Praga, …) 38 Cf. Dotti 2002, XXIII-XXIV : Dalle sue descrizioni di poveri laboriosi, di abusi feudali, … risulta il rispetto nascente della persona umana. 39 Van Dooren 1998, 9-10 40 Dotti 2002, XL : Questo paragrafo è ripreso dal testo di Dotti. 41 Id., LXXXII 42 Guarneri 1979, 7-8 43 Giovanni Malpaghini di Ravenna, un giovane con straordinarie qualità, che era al suo servizio si è occupato di ricopiare tutta la raccolta delle Familiares. 44 Wilkins 1964, 120 45 Van Dooren 1998, 17 46 Chines-Guerra 2005, 31-32

13

La lingua latina delle lettere è altamente “letteraria”. Grazie a questa, l’umanista

riesce ad elevare le vicende scritte al di sopra del quotidiano ed a dare loro un

valore universale.47

Petrarca voleva perfezionare le sue lettere stilisticamente. Perciò inseriva riferimenti

letterari o citazioni di scrittori antichi o cristiani, talvolta apertamente, più spesso

però camuffandoli con l’abilità del suo linguaggio. Sia il contenuto sia lo stile delle

lettere sono controllati con molta attenzione da Petrarca, il quale esige dal lettore

una medesima attenzione.48

Come presenta Guarneri, Petrarca vuole

donare al lettore il frutto dei suoi studi e delle sue esperienze rivelandogli il segreto

per cui la sua capacità di assimilare il sapere [...] tende alla conquista di un’aperta

umanità. La più alta lezione di sapienza impartita dal Petrarca ai posteri è anzitutto

quella meno facilmente intesa dai suoi diretti discepoli e dagli umanisti: il rifiuto cioè

di appartenere ad una scuola o di crearla e di seguire una norma precisa non per

superbia, ma per amore di libertà49.50

Ponendo se stesso e le sue riflessioni al centro di ogni attività Petrarca si presenta

come l’interprete dell’individualità e come il difensore dell’Umanesimo.51

2.1.4. Valore ed apprezzamento

Per chi vuole entrare nella mente di Petrarca, le raccolte sono molto interessanti.

Egli si volge da una parte agli antichi per la loro umanità e dall’altra si dirige all’età

contemporanea per comunicare con i grandi letterati e gli uomini politici del

Trecento.52

Le sue lettere sono dirette, personali e naturali. La chiarezza e precisione

dell’espressione e la spontaneità delle emozioni sorprendono il lettore.53 I

47 Dotti 2002, XLVII-XLVIII 48 Guarneri 1979, 16 49 Cf. per esempio Sen. I, 6 : “Sum sectarum negligens, veri appetens.” 50 Guarneri 1979, 8 51 Id., 15 52 Id., 7 53 Id., 7

14

numerevoli aneddoti, le digressioni vivaci e le osservazioni acute ravvivano il

racconto.54

L’Umanesimo, lanciato con molti sforzi da Petrarca, ha lasciato tracce nel suo

epistolario. Si nota la nascita dell’uomo moderno, dell’intellettuale senza pregiudizi

“che si dedica seriamente allo studio dei classici, che perfeziona il suo stile nelle

due lingue ed è sempre insoddisfatto dei risultati ottenuti”55. L’opera è pervasa di

passione culturale e di impegno letterario.56

La modernità di Petrarca consiste però anche nella sua inquietudine psicologica e

morale. Assistiamo presso Petrarca alla scoperta della coscienza moderna: la

coscienza della crisi, delle lacerazioni interiori, ...57

Gli epistolari di Petrarca formano la base del successo dell’epistolografia fiorente in

età umanistica. Le epistole faranno parte della letteratura rinascimentale e

diventeranno per noi fonti di messaggi dell’epoca e molto di valore per apprendere la

loro conoscenza degli antichi.58

54 Guarneri 1979, 8 55 Id., 9-10 56 Van Dooren 1998, 8 57 Dotti 2002, XXXIX 58 Chines-Guerra 2005, 34

15

2.2. Analisi

In questo capitolo voglio analizzare gli articoli selezionati. Darò prima un riassunto

delle epistole trattate. Se l’articolo in questione affronta un epistolario nel suo

insieme, non posso riassumerlo però rimando all’introduzione per un’immagine

generale della raccolta. Poi do una sintesi dello studio. Finalmente presento la mia

analisi dell’articolo. Ogni recensione di un articolo è così preceduta da una o due

sintesi.

2.2.1. Sulla Familiare I, 1

2.2.1.1. Riassunto della lettera

La Familiare I, 1 è la lettera introduttiva delle Familiari in cui Petrarca dedica l’opera

al suo amico Ludwig van Kempen soprannominato Socrate. Il soggetto principale

dell’epistola è l’idea e l’elaborazione di raccogliere le lettere in una raccolta.

Ritrova vecchi manoscritti in cattivo stato e vuole buttarli via.59 Sostiene di aver

bruciato un migliaio di poesie e di lettere.60 Pensando però alla promessa fatta agli

amici Socrate e Barbato da Sulmona (a cui dedicherà le Epistolae Metricae)

risparmia “pauca ... in angulo iacentia”61 di cui rivendica lo stile semplice e

familiare.62 Spiega perché tutte quelle lettere sono così diverse per quanto riguarda

il contenuto e per quanto riguarda la forma.63 Racconta poi di aver rivisto e

cambiato molte sue epistole.64 Dà ulteriori spiegazioni sulla raccolta delle Familiari

che non esisteva ancora.65 Si lamenta infine della sfortuna che la vita gli ha portato

giustificando così i brani languidi e lamentosi dell’epistolario.66 Introduce pure le

lettere agli scrittori antichi dell’ultimo libro che si nominano Antiquis illustrioribus.67

Chiude la lettera dedicando la raccolta al suo amico.68

59 Fam. I 1, 3-4 60 Id., 9 61 Id., 10 62 Id., 13-17 63 Id., 27-30 64 Id., 31-32 65 Id., 33-37 66 Id., 38-41 67 Id., 42-43 68 Id., 48

16

Veniamo pure a sapere informazioni sulla vita privata di Petrarca. Richiama alla

mente l’anno 1348 in cui la peste gli strappa Laura e parecchi cari amici.69 Risveglia

pure il ricordo della storia della sua nascita in esilio ed i pericoli nella sua

infanzia70, descritta tramite paragoni con figure mitologiche.

Cita Apuleio71, Cicerone72, Virgilio73 ed Orazio74. Nomina per di più Omero75,

Isocrate76, Catone77, Epicuro78, Seneca79, Terenzio80, Varrone81 ed ancora Cicerone82

e Virgilio83. Menziona anche un mito di Atena84 e si paragona ad Ulisse85. Rinvia

implicitamente ad Ovidio86 e di nuovo a Cicerone87, Virigilio88, Seneca89 ed

Epicuro90.

Il solo riferimento alla fede cristiana è una citazione dal libro di Job91.

2.2.1.2. Riassunto dell’articolo

Nell’articolo Petrarca (Familiares I, 1) e Plinio il Giovane (Epistolae I, 1)92 Paolo

Cherchi abborda la questione se Petrarca abbia conosciuto l’epistolario di Plinio il

Giovane o no. L’epistola che apre le Familiares ha due funzioni: dedica della

raccolta epistolare all’amico Socrate ed anche presentazione o prologo dell’opera.93

Grazie a questa lettera i frammenti della raccolta (e della vita di Petrarca) ricevono

un’organicità.

69 Id., 2 70 Id., 22-24 71 Id., 12 72 Id., 33 73 Id., 44 74 Id., 46 75 Id., 6 76 Id., 6 77 Id., 14 78 Id., 20 79 Id., 20, 32, 43 e 44 80 Id., 31 81 Id., 43 82 Id., 14, 20, 32 e 35 83 Id., 43 e 46 84 Id., 3 85 Id., 21 86 Id., 9 87 Id., 19, 44 e 48 88 Id., 23 89 Id., 48 90 Id., 48 91 Id., 26 92 Cherchi 2004, 101-105 93 Id., 101

17

Petrarca insiste sulla casualità di raccogliere queste lettere (dopo averne bruciata

una parte) per la necessità di sistemare le carte.94

Nella sua lettera prefatoria l’umanista richiama alla mente gli scrittori classici

dell’epistolografia: Epicuro, Cicerone e Seneca. Nessuno di loro ha scritto in forma

di lettera le intenzioni della loro raccolta. Questo significherebbe che Petrarca sia

stato assolutamente originale.

Tuttavia esiste una raccolta epistolare latina con una lettera introduttiva che

Petrarca potrebbe aver conosciuto: le Epistolae di Plinio il Giovane. La lettera che

apre l’epistolario ci dà immediatamente l’impressione di aver trovato una fonte

petrarchesca, dall’altra parte è possibile che sia “una fallace suggestione.

L’ambiguità dipende dalla compresenza di elementi simili nelle due lettere e di

altrettanti elementi dissimili.”95 Dopo aver mostrato le differenze e le somiglianze

delle due lettere, lo studioso ammette che non si può dedurlo dal testo perché la

possibilità di coincidenza non è tanto piccola.

Non sappiamo però se Petrarca conosceva le Epistolae di Plinio. Furono “scoperte”

ufficialmente da Guarino Veronese nel 1419, ma sappiamo che Giovanni

Mansionario (morto nel 1337) sicuramente le conosceva già. Anche Guglielmo

Pastrengo conosceva (almeno in parte) l’epistolario pliniano. Ora Guglielmo era un

amico di Petrarca, appunto quello che gli aveva mostrato a Verona i codici

contenenti l’epistolario di Cicerone! Cherchi ragiona:

È azzardato pensare che in quell’occasione Guglielmo di Pastrengo fece vedere al suo

ospite anche il manoscritto delle epistole pliniane [...]?96

Cherchi finisce l’articolo spiegando che l’argumentum e silentio (Petrarca non fa

menzione di Plinio) non è determinante, ma lascia la domanda senza risposta.

2.2.1.3. Analisi dell’articolo

Nel suo articolo Paolo Cherchi abborda le seguenti questioni: Petrarca ha

conosciuto (parzialmente) le Epistolae di Plinio il Giovane? Se infatti le conosceva,

94 Fam. I, 1: “Ceterum, illis ardentibus, pauca quidem animadverti in angulo iacentia, que vel casu magis quam consilio servata vel pridem a familiaribus transcripta, cunta vincenti senio restiterant. [...] His ego indulgentior fui.” 95 Cherchi 2004, 103 96 Id., 105

18

perché l’ha omesso? Scrivere una lettera introduttiva per il suo epistolario è stato

un’idea originale o un’imitazione pliniana? Possiamo dedurre dal testo la sua

conoscenza dell’epistolario di Plinio?

Cherchi ha quindi esaminato la Familiare I, 1 per trovare similarità o differenze con

l’epistola di Plinio. Ha studiato il contenuto e le espressioni per paragonarli a quelli

pliniani. Ha letto la lettera come dedica a Socrate e come presentazione alla raccolta

delle Familiari.

Vorrei infine indicare un argomento a mio parere erroneo dello studioso Cherchi.

Quando Cherchi enumera le differenze tra le due lettere, scrive:

Plinio raccoglie le lettere per esortazione di un amico mentre Petrarca prende

l’iniziativa per impulso proprio.97

Secondo me Petrarca dichiara anche lui di raccogliere le lettere su consiglio dei suoi

amici:

Sic enim et vos olim optare solitos et me pollicitum esse memineram. Itaque cunta

passim occursantia uno impetu vastanti et ne his quidem - ut tunc erat animus -

parsuro, vestrum alter ad levam, alter ad dextram adesse visus, et apprehensa

manu, ne fidem meam et spes vestras uno igne consumerem, familiariter admonere.

Hec illis evadendi precipua causa fuit: alioquin, crede michi, cum reliquis

arsissent.98

2.2.2. Sulla Familiare IV, 1

2.2.2.1. Riassunto della lettera

Petrarca scrive la Familiare IV, 1 a seguito della salita del monte Ventoso (le mont

Ventoux) nelle vicinanze di Avignone che ha compiuta insieme al fratello Gherardo

97 Cherchi 2004, 103 98 Fam. I 1, 11: Nella traduzione di Les Belles Lettres: “Je me souvenais, en effet, que tels avaient été votre désir et ma promesse. Donc, tandis que je détruisais avec ardeur tout ce qui me tombait sous la main avec l’intention, qui était mienne alors, de ne rien épargner, il me sembla que vous étiez à mes côtés, l’un à ma droite, l’autre à ma gauche et que, me tenant la main, vous m’avertissiez amicalement de ne pas jeter au feu à la fois ma promesse et vos espoirs. Ce fut là la raison principale de la préservation de ces écrits; autrement, je t’assure, ils auraient brûlé avec les autres.”

19

nel 1336. La dirige a Dionigi da Borgo San Sepolcro, “frate agostiniano e teologo

presso l’Università di Parigi, conosciuto probabilmente ad Avignone nel 1333”99, che

gli ha offerto un esemplare delle Confessiones di Agostino. L’epistola è scritta verso

il 1353, ma datata da Petrarca il giorno della salita, quasi venti anni prima.

Uno dei motivi che incita il suo desiderio di fare la salita è un brano nell’Ab Urbe

Condita di Livio, in cui Filippo, re della Macedonia, scala una montagna in

Tessalia.100 Petrarca dedica poi un paragrafo alla scelta del compagno ideale per

l’impresa, che cade su Gherardo, il suo fratello minore.101 Descrive allora il loro

viaggio e lo spiega pure in chiave allegorica.102 È una salita difficile che il fratello

riesce a compiere mentre Francesco prova invano di trovare tragitti più facili.

Finalmente sulla vetta, contempla la vista meditando sulla storia romana e sulla

propria vita.103 Dopo aver letto per caso una frase104 nelle Confessiones, il regalo di

Dionigi, ci riflette a fondo.105 Dopo la discesa si ritira nella capanna per scrivere la

lettera.106 Così la conclude.

Nella lettera veniamo pure a sapere eventi della sua vita, come quando ricorda di

aver lasciato Bologna107. Ammira sinceramente il suo fratello minore. Nella

Familiare risulta anche chiaro che scalare non è un passatempo comune in quei

tempi, per cui Petrarca verrà chiamato più tardi il primo turista, il primo uomo

moderno che esplora il mondo terreno (al contrario del mondo celeste) e gode il

panorama.

Come in tutte le sue lettere cita autori classici come Virgilio108 ed Ovidio109 per

ribadire propri enunciati. Fa riferimento esplicito a Livio110 e Pomponio Mela111 e si

riferisce implicitamente a Seneca112, Isidoro113, Livio114, Ovidio115 e Virgilio116.

99 Chines-Guerra 2005, 157 100 Fam. IV 1, 2-3 101 Id., 3-5 102 Id., 6-16 103 Id., 16-26 104 Conf. X 8, 15: “Et eunt homines admirari alta montium et ingentes fluctus maris et latissimos lapsus fluminum et occeani ambitum et giros siderum, et relinquunt se ipsos.” 105 Fam. IV 1, 27-34 106 Id., 35 107 Id., 19 108 Id., 6 e 34 109 Id., 13 e 21 110 Id., 2 111 Id., 2

20

Per quanto riguardano gli autori cristiani cita Agostino117 e Matteo118. Rimanda

letteralmente ad Antonio119, Atanasio120 ed Agostino121 e rinvia in modo implicito a

Paolo122, Matteo123 ed al salmo 106124.

2.2.2.2. Riassunto dell’articolo

Giulia Radin ci propone ora in Fonti patristiche per il Ventoso: nuove proposte di

lettura125 una nuova interpretazione di questa famosissima lettera. Lei difende

prima il proprio articolo dichiarando che finora non c’è stata abbastanza attenzione

da parte del mondo accademico per la complessa allusività di un testo “che

riassume in sé tradizione classica, patristica e medievale”126.

Si oppone poi categoricamente alle teorie che sostengono che Petrarca fu il primo

turista o alpinista. Protesta contro l’immagine secondo la quale un Petrarca curioso

avrebbe contemplato il paesaggio con una nuova - e quindi moderna- sensibilità e

contro altri suggerimenti romantici (tra cui quello di Carducci). Neanche le

Confessioni di Agostino sono sufficienti per capire veramente le ragioni della lettura

di questo libro in cima al monte e della scrittura della lettera stessa. Petrarca non

imita la conversione di Sant’Agostino o Sant’Antonio, che non pensano né riflettono,

ma mettono la loro vita nelle mani di Dio. Il nostro poeta invece non ha la forza di

cambiare risolutamente e definitivamente la sua vita. L’ascensione del monte quindi

non rappresenta una vera e propria conversione. La studiosa rifiuta poi varie altre

interpretazioni (stoica, simbolista, spiritualista francescana,...). E si riferisce a

Natalino Sapegno il quale suggeriva di prestare più attenzione all’intento letterario.

Così Radin propone di

112 Id., 15, 19 e 28 113 Id., 17 114 Id., 18 115 Id., 23 116 Id., 24 117 Id., 20, 27 e 30 118 Id., 31 119 Id., 31 e 32 120 Id., 31 121 Id., 26 e 32 122 Id., 4 123 Id., 13 124 Id., 14 125 Radin 2004, 337-367 126 Id., 337

21

ritornare sulle fonti della lettera che potrebbero guidarci verso una sua lettura [...]

aperta alle diverse suggestioni offerte dai tanti testi su cui a lungo si è soffermato il

Petrarca.127

L’autrice spiega come è stata indotta a rileggere la lettera alla luce del commento

agostiniano ai salmi 119-133, ossia il Canticum Graduum. Infatti, le postille e i

richiami nei manoscritti in possesso di Petrarca mettono in prevalenza l’accento su

questo gruppo di salmi. Confronterà quindi le Enarrationes e l’epistola petrarchesca

in chiave tematica e testuale. La studiosa ci dà qualche esempio di chiari influssi

agostiniani, fra cui l’idea importante proveniente dalle Enarrationes: Se ci vuole

tanta fatica per raggiungere una cima, quanto dobbiamo soffrire allora per giungere

a Dio?128 Pure l’anelare di Petrarca all’itinerario verso Dio è soltanto spiegabile con

Agostino, secondo Radin. Dimostra la sua tesi con qualche altro passo.

La preoccupazione (elaborata nell’economia della lettera) della scelta

dell’accompagnatore non viene dal solo Tito Livio. Ci vuole una “voluntatum omnium

morumque concordia”129 tra entrambi, che Petrarca crede aver trovato in suo fratello,

Gherardo. A pensarci bene però i due fratelli hanno seguito strade diverse

nell’ascensione del monte. Mentre Gherardo sale la cima per le vie più strette, il

fratello maggiore erra e cerca di trovare invano un itinerario più facile. Gherardo

diventa la sua guida che lo stimola come Agostino ha consigliato di cercare una

guida per l’ascensio cordis che ci aiuti a trovare la dritta via130. Al contrario di

Gherardo, un pastore cerca di dissuaderli dal salire più avanti. L’autore dell’articolo

vede nel suo intervento una delle malae linguae che vogliono indurci in errore.

Nel 1336 Petrarca non è ancora giunto alla vita di purezza: “nondum enim in portu

sum”131. Sta però seguendo la dritta via. È nata una nuova volontà. Il girovagare sul

127 Id., 342 128 Fam. IV 1, 33: “Si tantum sudoris ac laboris, ut corpus celo paululum proximius fieret, subire non piguit, que crux, quis carcer, quis equuleus deberet terrere animum appropinquantem Deo, turgidumque cacumen insolentie et mortalia fata calcantem?” viene confrontato ad un passo delle Enarrationes (con però una significativa variante al testo canonico in cui temporalem sostituisce corporalem): En. in Ps. 121, 2 : “Si ergo ad locum corporalem sic rapit amor sanctus, qualis amor debet esse qui concordes rapit in caelum [...]?” 129 Fam. IV 1, 3 130 En. in Ps. 121, 2 131 Fam. IV 1, 19

22

mare in una tempesta è un’immagine di Agostino. Petrarca anela alla tranquillità,

alla pace eterna, all’immutabilità -non tanto quanto Dante alla visione di Dio.

La lettura delle Confessioni sulla cima del monte Ventoso, continua Radin, Petrarca

l’inserisce non per imitare i casi di Agostino od Antonio, ma per avere una base per

meditare. Questa lectio divina è stata spiegata da Guigo il Certosino132 nella Scala

Claustralium. Probabilmente Petrarca conosceva questa opera.

La redazione della lettera è avvenuta secondo Petrarca “raptim et ex tempore”133 per

la paura di dimenticare o cambiare le sue idee venute in mente sul monte. Questo

ovviamente è impossibile. È probabile che la sua epistola sia basata su note fatte

durante letture e su riflessioni. Quindi nelle letture Petrarca trova una certa “fonte

di meditazione, ma anche una cura al proprio stato d’animo”134. L’autore

dell’articolo conclude che il contesto dell’epistola del Ventoso è la lectio piuttosto

che la confessione.

2.2.2.3. Analisi dell’articolo

Nel suo articolo Radin pone le seguenti domande: Quali sono le fonti per la lettera

del Ventoso (oltre a Tito Livio)? Come si possono interpretare la salita della

montagna e la lettura di Agostino sulla cima? Petrarca ha ripreso le idee religiose di

Agostino per la lettera? Gli piacciono particolarmente i salmi 119-133 e il commento

agostiniano nelle Enarrationes in Psalmos? Conosceva la Scala Claustralium di

Guigo il Certosino? La lectio divina è la chiave di interpretazione per la lettera?

Come è stata scritta questa lettera?

Radin ha quindi studiato la lettera del Ventoso a paragone del commento

agostiniano sul Canticum Graduum e della teoria della lectio divina. Fa un confronto

tematico e testuale tra la lettera petrarchesca e i testi del santo. Vuole sapere le

ragioni e le spinte di Petrarca ed indaga perciò le allusioni ed i richiami. Non solo

personaggi e motivi narrativi, ma anche considerazioni di carattere introspettivo o

filosofico vengono studiati da quel punto di vista.

132 Oppure Guiges II le Chartreux, Lettre sur la vie contemplative (L’échelle des moines) 133 Fam. IV 1, 35 134 Radin 2004, 366

23

2.2.3. Sulle Familiari XXIV, 3-4

2.2.3.1. Riassunto delle lettere

Subito dopo la scoperta delle lettere di Cicerone a Verona nel 1345, Petrarca scrive

all’oratore romano la Familiare XXIV, 3. Risulta molto deluso dalle ambizioni

politiche di Cicerone e gli rimprovera di non essersi accontentato della filosofia alla

sua età.135

In questa lettera Petrarca annuncia di aver letto tutte le lettere del suo

destinatario.136 Comincia poi a lagnarsi. Si lamenta delle liti e delle inimicizie che

Cicerone ha coltivato nonostante i consigli di suo fratello ed i suoi propri ideali. Gli

rimprovera l’illusione di gloria, che ha cercata mentre un filosofo della sua età

avrebbe dovuto conoscere la pace.137 In una serie di praeteritiones enumera i suoi

errori politici privi di tatto.138 Gli rinfaccia inoltre il suo atteggiamento ambiguo nei

confronti di Ottavio.139 Rimpiange il contrasto tra parole e fatti riguardo alla virtù.140

Finisce la lettera con un irrealis passato.141 La lettera leggermente drammatica dà al

lettore una sensazione sgradevole come dopo un discorso moraleggiante.

La relazione di Petrarca con l’antichità classica rimane particolare. Scrive a

Cicerone come se fosse un amico. Per quanto riguarda le citazioni, cita soltanto

Cicerone142 (ed alcune risposte di Bruto dalle raccolte di Cicerone).

Sei mesi dopo la stesura di questa lettera, scrive a Valchiusa la Familiare XXIV, 4,

di nuovo diretta a Cicerone. Ha preso le distanze dalla sua irritazione e rende

omaggio a Cicerone per la sua opera.143

Presupponendo che Cicerone sia offeso, Petrarca desidera lusingarlo lodandolo.144

Si spiega: ha criticato la sua vita, non la sua intelligenza o il suo linguaggio.145 La

135 Van Dooren 1998, 156 136 Fam. XXIV 3, 1 137 Id., 2 138 Id., 3-4 139 Id., 5 140 Id., 6 141 Id., 7 142 Id., 2, 3, 5, 6 e 7 143 Van Dooren 1998, 159 144 Fam. XXIV 4, 1 145 Id., 2

24

sua vita manca di fermezza e serenità.146 Poi lo ringrazia in nome di tutta l’umanità

latinofona per i suoi meriti in ambito prosastico.147 Loda Virgilio per la sua poesia.

Ognuno nel proprio campo è il migliore.148 Rimanda poi a Seneca che ha già

espresso questa idea.149 Avendo letto un’opera giovanile di Virgilio, Cicerone l’aveva

chiamato “magnae spes altera Romae”150.151 Aveva presentito un nuovo talento. Poi

c’è una piccola divagazione sulla (presunta) superiorità dell’Eneide all’Iliade.152

Prosegue la sua lettera dando delle informazioni sui libri ciceroniani. La quantità

dei libri sopravvissuti al tempo è considerevole. La fama del nome di Cicerone è

spettacolare. Pochi però leggono i suoi scritti.153 Pure qualche libro è andato

smarrito. Si lamenta un momento di quel fatto, anche successo con altri famosi

scrittori.154 Nomina allora i titoli dei libri persi.155 Comunica anche che dei libri

esistenti qualche volta manca una grande parte. Alcuni libri sono veramente

mutilati.156

Petrarca suppone inoltre che Cicerone vorrebbe sapere come stanno Roma e

l’Impero Romano ed i suoi cittadini, chi ha il potere, dove sono i confini, ...157 La

lettera finisce così: Petrarca non risponderà a quelle domande. Tace la verità,

perché Cicerone piangerebbe sentendola.158

Veniamo pure a sapere che Petrarca sostiene modestamente che Cicerone gli ha

insegnato a scrivere.159 Petrarca accusa la sua pessima epoca di ottusità

intellettuale e di avidità. Si rende conto che molti libri sono persi per sempre. Già in

quel tempo un intellettuale si lamenta che pochi leggono (gli scritti ciceroniani)!160

146 Id., 2 147 Id., 4 148 Id., 5 149 Id., 6 150 Aen. XII 168 151 Fam. XXIV 4, 7-8 152 Id., 9-10 153 Id., 11 154 Id., 12 155 Id., 13 156 Id., 14 157 Id., 15 158 Id., 16 159 Id., 4: “… tuis denique, ut ita dicam, auspiciis ad hanc, quantulacunque est, scribendi facultatem ac propositum pervenisse.” 160 Id., 11-12

25

In questa lettera cita Terenzio161, Cicerone162, Virgilio163 e Properzio164. Nomina

Epicuro165, Virgilio166, Seneca167 e Properzio168. Rimanda implicitamente a Servio169,

Macrobio170 e Giovenale171.

2.2.3.2. Riassunto dell’articolo

In Il Cicerone dantesco del Petrarca: “Familiares” XXIV, 3 e XXIV, 4172 Santangelo

vuole provare che Petrarca conoscesse il Purgatorio prima del ringraziamento a

Boccaccio per il manoscritto della Commedia. Lo studioso spiega che ha dimostrato

in un suo saggio precedente la presenza (frammentata e quasi sempre indiretta) del

Purgatorio di Dante nell’opera petrarchesca. Scrive della scoperta di Petrarca dei

manoscritti ciceroniani a Verona, la nascita dell’idea di un epistolario e la

fondazione del genere dell’epistolografia moderna. Nell’ultimo libro delle Familiari

Petrarca inserisce due lettere a Cicerone: XXIV, 3 e 4.

Il tono con cui Petrarca si rivolge a Cicerone è molto familiare e la prima lettera è

quasi un’invettiva. Santangelo cita poi Vittorio Rossi, che si è accorto del richiamo a

Dante in un brano della lettera. Santangelo ha però trovato un altro indizio della

presenza del secondo Canto della Commedia. Qualche riga più avanti c’è ancora

una reminiscenza dantesca, che Petrarca aveva già utilizzato in una lettera

precedente (Fam. XXI, 15). Della lettera XXIV, 4 lo studioso comunica che l’epistola

si chiude con una chiara citazione dantesca.

2.2.3.3. Analisi dell’articolo

Quali domande pone Santangelo nel suo articolo? Sono rintracciabili degli elementi

o nuclei danteschi, particolarmente del Purgatorio, nelle Familiares indirizzate a

Cicerone? Quali sono le fonti possibili (latine, bibliche e romanze) per la famosa

similitudine:

161 Id., 1 162 Id., 3 e 8 163 Id., 8 e 15 164 Id., 10 165 Id., 3 166 Id., 5 167 Id., 6 168 Id., 9 169 Id., 7 170 Id., 9 171 Id., 9 172 Santangelo 2002, 81-85

26

…ceu nocturnus viator lumen in tenebris gestans, ostendisti secuturis callem, in quo

ipse satis miserabiliter lapsus es173 ?

Petrarca utilizzerà qualche parola174 della Fam. XXIV 3 nella Familiaris XXI 15

parlando di Dante?

Santangelo focalizza su tutti i richiami possibili a Dante. Ha anche occhio per

allusioni ad altri scrittori. Vuole provare la familiarità di Petrarca con il Purgatorio

prima della ricezione dei manoscritti da Boccaccio. Qui ho una riserva personale:

senza mettere in dubbio le scoperte degli studiosi, mi chiedo perché non sarebbe

possibile che Petrarca avesse inserito un’allusione dantesca (come quella

similitudine) dopo il ricevimento dei documenti. Tutti sappiamo che Petrarca per

tutta la sua vita ha continuamente cambiato, elaborato, riscritto, adattato, ... le sue

opere. È anche possibile in questo caso.

2.2.4. Su un paragone tra le Familiari e il Canzoniere

2.2.4.1. Riassunto dell’articolo

Nell’articolo Analogie strutturali e narrative tra i Rvf e le Familiares: seu le valigie di

Petrarca175 Lokaj vuole mostrare - come annuncia il titolo- le analogie tra le

Fragmenta in volgare e l’epistolario latino. Non vuole ricercare le somiglianze

tematiche il cui studio ha distolto lo sguardo da altre similitudini. Accenna otto

aspetti delle due componenti della “fabula dell’autoritratto petrarchesco”176.

Comincia con le nuge. Due opere vanno sotto il nome affettuoso di nuge o nugelle: i

Rvf e le Familiares. Chi legge però le opere, si accorge che non si tratta di

bagatelles.

Ci sono paralleli tra la Fam. I 1, il sonetto proemiale e il carme introduttivo alle

Epystole poiché Petrarca iniziò nel 1349-1350 ad ordinare le Familiares, i Rvf e le

Epystole metrice in un “unico, armonico disegno”177. Elenca le caratteristiche in

173 Fam. XXIV 3, 3 174 “laudibus ad celum effers” 175 Lokaj 2003, 421-437 176 Id., 422 177 Id., 423. Lokaj cita da I frammenti dell’anima. Storia e racconto nel Canzoniere di Petrarca di Santagata, Bologna 1993

27

comune tra i Rvf e le Familiares. L’ironia vuole che le opere maggiori come l’Africa e

il De viris illustribus non saranno mai concluse, mentre le nuge verranno pubblicate

e molto più lette e studiate.

Poi passa alle valigie di Petrarca che dopo il 1348 si chiede cosa metterci dentro.

Allora secondo la fabula dell’inventio ritrova i suoi scritti: le Familiares, le poesie

latine e la poesia volgare, di cui brucia una grande parte. Le poche carte

risparmiate per caso divide in poesia e prosa pensando ai suoi dedicatori Barbato e

Socrate. I Rvf rimarranno però senza dedicatorio. Lokaj vuole giungere ad una

scoperta riguardo alla fictio dell’inventio. Si tratta di un riferimento intertestuale

delle Satire di Persio. Cito:

Grazie all’intertesto di Persio, sappiamo che la fictio ci presenta Petrarca ora come un

uomo integro che vuole raccogliere insieme, per studiarle meglio, le varie

sfaccettature dell’io, mentre prima Petrarca non era un uomo, ma era piuttosto,

pirandellianamente, mille uomini diversi.178

Lokaj parla poi della metafora utilizzata da Petrarca per paragonare Camilla a se

stesso179. Indica anche l’episodio dove la pioggia impediva a Petrarca di viaggiare

verso Montrieux a trovare suo fratello. Lì il nostro poeta si riferisce a due loci

virgiliani180.

Il prossimo soggetto è lo stile. Sia le Familiares sia i Rvf sarebbero scritti in un

comunis sermo e sarebbero caratterizzati da un monostilismo. Per contro, tanto

nella prima Familiaris quanto nel sonetto proemiale della sua raccolta volgare scrive

che lo stile non è sempre identico.

Il destinatario della raccolta epistolare viene esplicitamente menzionato oltre ai

riceventi di ogni singola lettera: il suo amico Socrate. Secondo lo studioso la

situazione per i Rvf è mutatis mutandis la stessa: Socrate corrisponde al “Voi,

ch’ascoltate” del primo sonetto dei Rvf.

Passa dopo al “numero delle parti costitutive”.

178 Id., 426-427 179 Fam. I 1, 23 180 Aen. 2, 729 e Aen. 11, 550

28

Intorno al 1363, Petrarca annuncia che il suo giovane amanuense, Giovanni

Malpaghini di Ravenna, è riuscito a ordinare sia i Rerum familiarium libri XXIV sia i

Rerum vulgarium fragmenta nelle rispettive forme finali, ove le Familiares

raggiungono il numero definitivo di trecentocinquanta (350) [...] e i fragmenta, come

si sa, in trecentosessantasei (366).181

Anche in questa messa in ordine Lokaj vede un’analogia tra le due opere:

Se i Rvf, scritti nella lingua nuova dell’era cristiana [...] possono essere paragonati

alla struttura calendariale dell’anno liturgico basato sulla riforma apportata da

Giulio Cesare nel 46 a.C. e adoperata sin da allora dalla Chiesa, allora le 350 lettere

costituenti le Familiares, scritte più o meno nella lingua di Cicerone [...] potrebbero

essere il tentativo petrarchesco di rispecchiare l’anno romano delle origini più

remote: [...] questo, accresciuto da Numa Pompilio a 354 giorni, con uno scarto,

quindi, di quattro o cinque giorni.182

Il prossimo argomento è “il numero dieci quale perno di una corrispondenza

strutturale interna”. Dimostra che il parallelismo tra il sonetto 62 e la lettera del

Ventoso (Fam. IV 1) non sia solamente lessicale, ma si manifesti anche con la loro

posizione nei confronti di tutto il corpus.

Lokaj abborda quindi “il numero dieci quale numero explicitario”. Il numero dieci ha

una valenza mariana che Lokaj ritrova nella chiusura del Canzoniere. Nel

ventiquattresimo (ed ultimo) libro delle Familiares ci sono dieci lettere agli antichi,

da cui Lokaj deduce che il numero dieci ha un’importanza particolare per Petrarca

per chiudere un’opera. Oltre ci sarebbe un avvicinamento sempre maggiore agli

ideali dell’Umanesimo nelle lettere.

Per chiudere l’articolo si sofferma sull’ “epifania ‘pasquale’ di Laura/Laurea”. Lokaj

vuole ricercare come la donna amata Laura appare nelle due opere. Vede

corrispondenze lessicali tra il quarto sonetto ed il quarto libro delle Familiares.

L’umiltà di Cristo nato a Betlemme viene paragonata a quella di Laura nata in un

piccolo borgo vicino ad Avignone, che corrisponde a sua volta a Petrarca nato in

esilio. Pure l’incoronamento di alloro di Petrarca in Campidoglio nel 1341 è spiegato

in chiave cristiana, laurana ed appolinea.

181 Lokaj 2003, 431 182 Id., 431

29

2.2.4.2. Analisi dell’articolo

Questo articolo verte su alcune domande importanti che riguardano il rapporto

intratestuale tra le Familiari ed il Canzoniere. Le Familiari ed il Canzoniere sono

“una cosa sola”183? Ci sono, oltre alle analogie tematiche, pure paralleli strutturali e

narrativi tra le due opere? Petrarca ha scritto i Rvf e le Familiares come una favola?

Come Petrarca ha connesso le due opere? Ha stabilito una relazione tra i due

corpora intitolandoli nuge o nugelle? La genesi e l’inventio simili delle raccolte sono

un segno della loro relazione? L’umanista ha utilizzato un intertesto con le Satire di

Persio? La dedica delle Familiari a Socrate è analoga al “Voi ch’ascoltate” del

Canzoniere? Lo stile vario delle lettere è simile a quello delle poesie? Il numero delle

poesie (366) equivale alle 350 lettere perché simboleggiano rispettivamente la

quantità dei giorni dell’anno cristiano e più o meno i giorni dell’anno romano? C’è

un legame tra il sonetto 62 e la Familiaris IV 1 con il numero dieci come perno?

Petrarca ha utilizzato il numero dieci per chiudere le due opere?184 L’avvicinamento

agli ideali della cristianità nel Canzoniere è uguale a quello agli ideali

dell’Umanesimo? Laura appare nello stesso modo nelle due opere? Ci sono delle

corrispondenze lessicali tra il quarto sonetto e il quarto libro?

Lokaj vuole provare l’unità fra le Familiari e i Rvf. Cerca quindi tutte le possibili

somiglianze tra tutti e due. Tutto ciò che può essere preso in considerazione lo

studioso impegna in comprova della sua teoria. Ci sono innegabilmente molti

paralleli tra le due opere petrarchesche.

2.2.5. Sulla caratterizzazione di Giovanna d’Angiò nelle

Familiari

2.2.5.1. Riassunto delle lettere

Ci sono sette Familiari in cui Petrarca parla di Giovanna d’Angiò senza nominarla.

La prima epistola (Fam. V 1), scritta probabilmente nel 1342 o nel 1343, è

indirizzata a Barbato da Sulmona e tratta della morte del re Roberto. Petrarca

appare inconsolabile della morte della sua guida spirituale.185 Lo paragona perfino a

183 Lokaj 2003, 421 184 Nella Canzone alla Vergine ci sono dieci stanze. Nel ventiquattresimo libro ci sono dieci lettere a personaggi antichi. 185 Fam. V 1, 4

30

Platone.186 Inoltre presagisce una catastrofe per Napoli senza il governo di

Roberto.187

La seconda lettera (Fam. V 3) tratta del secondo viaggio di Petrarca a Napoli e delle

infamie che vi incontra. È rivolta a Giovanni Colonna e risale al 1343. Petrarca

descrive prima il fastidioso itinerario per mare188 e per terra189. Dice qualche parola

della guerra tra Milano e Pisa190. A Roma visita il padre del destinatario della sua

epistola, Stefano il Vecchio. Siccome lo ammira, lo paragona pure a Giulio Cesare e

a Scipione Africano.191 Arriva a Napoli dove vede delle ignominie.192 Descrive

Roberto di Mileto, un monaco dissidente, come un mostro.193 Tutti i membri del

Consiglio sono per di più come lui, salvo Filippo da Cabassoles.194 Giovanni

Colonna deve perciò informare il papa.195 Chiude la lettera evocando il caso della

liberazione dei fratelli Pipino dal Castel Capuano.196

Il passaggio in cui Petrarca descrive il suo viaggio è interessante: viaggia in nave, a

cavallo. Non possiamo sottovalutare le difficoltà del viaggio in quei tempi. Parla della

politica del suo tempo. Nella lettera Petrarca fa allusione a Cicerone197, Plinio198,

Macrobio199 e Demostene200.

Nell’attesa di ringraziamenti per la liberazione dei Pipino, Francesco fa un viaggio

con Giovanni Barrili e Barbato da Sulmona.201 Descrive Baia ed una guerriera nella

lettera successiva (Fam. V 4), diretta allo stesso destinatario e scritta qualche giorno

dopo la lettera precedente. Il desiderio di lasciare Napoli lo spinge a fare un

viaggio.202 Passa gradevoli giornate con i suoi amici in luoghi magnifici.203 Enumera

186 Id., 3 187 Id., 2-3 188 Fam. V 3, 1-2 189 Id., 3 190 Id., 4 191 Id., 6-7 192 Id., 8 193 Id., 9-12 194 Id., 13-14 195 Id., 15 196 Id., 17-20 197 Id., 8, 15 e 16 198 Id., 10 199 Id., 11 200 Id., 16 201 Laurens 2002, 452 202 Fam. V 4, 2 203 Id., 4

31

e descrive i posti visti204, come i bagni termali di Pozzuoli205. Il più notevole che

abbia incontrato era la forza d’animo e di corpo di una donna di Pozzuoli, Maria.206

È una vergine che vive come un soldato.207 Per Petrarca lei è la moderna Camilla.208

Per quanto riguarda la relazione di Francesco con l’Antichità, è molto interessato ai

monumenti classici. Nomina Virgilio209, figure governative ed imperiali210, Seneca211.

Cita Virgilio212 e fa un’allusione a Seneca213.

Non dimentica la sua educazione cristiana e cita dal salmo 135214.

In questa lettera non ci sono riferimenti alla regina di Napoli.

La lettera seguente (Fam. V 5), scritta ancora a Giovanni Colonna il 26 novembre

dello stesso anno, descrive una tempesta e un’ondata molto violenta. C’era già una

indescrivibile tempesta.215 Da qualche giorno circolava la voce di una catastrofe

imminente. Un vescovo di un’isola nelle vicinanze aveva predetto un terribile

terremoto.216 Petrarca descrive allora la reazione della gente e la propria.217 La sera

le donne erano in preda al panico.218 A notte fonda c’è di colpo un terremoto.219

Passano la notte pregando nella chiesa.220 La mattina sentono grida provenienti dal

porto. Ci vanno a guardare.221 Un’enorme onda aveva spazzato via persone,

case,...222 Nella confusione vede la regina rifugiarsi con altre donne nella chiesa.223

Si vedono le navi affondare224, salvo una225. Come fine della lettera, dichiara di mai

più voler navigare visto i pericoli del mare.226

204 Id., 5 e 7 205 Id., 6 206 Id., 10 207 Id., 10-14 208 Id., 16 209 Id., 5 210 Id., 5, 8 e 9 211 Id., 6 212 Id., 7 213 Id., 8 214 Id., 10 215 Fam. V 5, 2 216 Id., 3 217 Id., 4 218 Id., 5 219 Id., 7 220 Id., 9 221 Id., 11 222 Id., 12-13 223 Id., 15 224 Id., 16 225 Id., 17-18 226 Id., 19-20

32

Fa un’allusione a Giovenale227, Omero228, Virgilio229, Lucano230, forse Seneca231 e

Publilio Siro232.

Nell’ultima “lettera napoletana” (Fam. V 6) Petrarca scrive il 1° dicembre a Giovanni

Colonna della criminalità notturna e di un gioco crudele di Napoli. Di sera la città è

pericolosa a causa di giovani armati.233 Di giorno si fa il gioco dei gladiatori.234 Il

giorno prima aveva assistito ad uno spettacolo.235 Francesco ne è proprio sdegnato e

vuole fuggire dalla città il più presto possibile.236 Cita Virgilio.237

Nella Familiaris XVI 9 Petrarca scrive a Zanobi da Strada per raccomandargli la

Certosa di Montrieux. Ha cominciato la lettera a Valchiusa e l’ha finita ad Avignone

il 28 aprile 1353. Petrarca è infatti andato a trovare suo fratello nella Certosa.

Racconta prima la storia, forse leggendaria, della costruzione della Certosa.238 Lì

abita Gherardo, che si era fatto monaco certosino dieci anni prima. Petrarca lo

ammira239 e lo rivisita dopo cinque anni240. Descrive poi la pia ospitalità dei frati.241

I monaci sono però perseguitati da piccoli tiranni.242 Sperano nell’aiuto di Dio e del

re.243 In passato ricevevano la protezione del re di Napoli e più tardi del vescovo di

Marsiglia.244 Dopo la morte di quest’ultimo, la situazione si è di nuovo deteriorata.

Ora vivono sotto il giogo della tirannia.245 Si è depredato, rapinato, rovinato, ...246

Non c’è più speranza per loro salvo se il re attuale rinnova le abitudini di suo nonno

e suo zio e gli offre la sua protezione.247 Petrarca conosce un signore importante,

227 Id., 1 228 Id., 1 e 2 229 Id., 2, 13 e 18 230 Id., 2 e 18 231 Id., 4 232 Id., 21 233 Fam. V 6, 2 234 Id., 3 235 Id., 4-5 236 Id., 6 237 Id., 6 238 Fam. XVI 9, 1-5 239 Id., 6 240 Id., 7 241 Id., 8 242 Id., 10 243 Id., 11 244 Id., 12 245 Id., 14 246 Id., 15 247 Id., 17

33

Niccolò Acciaiuoli, che potrebbe aiutarli.248 Chiede perciò la collaborazione di

Zanobi come mediatore.249

Nomina Lucano250, fa un’allusione a Sallustio251 e cita Livio252.

Quanto a scrittori biblici e cristiani, cita Davide253 e Paolo254.

Nella lettera non si parla della regina.

L’ultima lettera in cui Petrarca scrive a proposito di Giovanna è la Familiaris XXIII

17. È diretta ad un funzionario di corte, il conto di Sanseverino, e tratta dei “cani”

della corte napoletana. Sarebbe scritta a Venezia circa il 1362-3255. Petrarca scrive

di essere in un certo senso riconoscente alla regina per qualche servizio.256 È triste

che in Italia regnino dei mostri, ciò che anni prima aveva predetto.257 Il fu re

Roberto, l’onorerà sempre.258 Ringrazia poi il suo corrispondente per la sua fede.259

Si stima fortunato di non vivere una vita come quella dei cortegiani napoletani.260

Per finire la lettera, consiglia al conte di non assomigliare loro.261

Cita Lucano262 e Cicerone263.

2.2.5.2. Riassunto dell’articolo

Rodney Lokaj dedica l’articolo La Cleopatra napoletana: Giovanna d’Angiò nelle

“Familiares” di Petrarca264 alla rappresentazione della regina di Napoli nelle

Familiares. L’opinione assolutamente negativa su di lei corrisponde a quella della

“contemporaneità che vedeva il regno di Giovanna inferiore in ogni aspetto a quello

del nonno Roberto”265. A prima vista Boccaccio non ritiene la stessa idea

descrivendola ed inserendola fra le donne famose nel De mulieribus claris. Questo

248 Id., 18 249 Id., 19 250 Id., 2 251 Id., 2 252 Id., 19 253 Id., 6 254 Id., 9 255 Lokaj 2000, 514 256 Fam. XXIII 17, 1 257 Id., 2 258 Id., 3 259 Id., 4 260 Id., 5 261 Id., 6 262 Id., 1 263 Id., 4 264 Lokaj 2000, 481-521 265 Id., 481

34

non significa che il Certaldese non conoscesse la sua sinistra reputazione266. In

altre sue opere appare una negativa opinione sulla regina.

Per Petrarca Napoli fu una novella Atene o Roma durante il regno di Roberto. Alla

sua morte nel 1343 Petrarca parla per la prima volta esplicitamente di sua nipote

che gli succedette sul trono. Alluderà a Giovanna in sette Familiares. La prima cosa

che colpisce il lettore è che Petrarca non la nomina mai per nome, come se

inorridisse del suo nome.

Petrarca la menziona la prima volta nella Familiaris V 1 dedicata a Barbato da

Sulmona sulla morte di Roberto. La vocazione profetica di Petrarca ne emerge.

La sistemazione in libri e la continua limatura [...] permisero a Petrarca di apportare

modifiche tali da introdurre o enfatizzare il proprio ruolo di vate conscio del

significato dei segni dei tempi.267

Roberto aveva lasciato il regno ad una diciassettenne ma sotto la tutela di un

consiglio di persone pregevoli. Quindi la situazione di quel preciso momento non

può giustificare l’ansia di Petrarca, visto che l’imputata non aveva ancora potuto

commettere alcun reato. Fa parte della tecnica narrativa di Petrarca che riguarda la

visione profetica.

Nella seconda lettera in cui compaiono Giovanna e Napoli, la Familiaris V 3,

Petrarca vuole creare un netto contrasto tra la Napoli robertiana e quella di

Giovanna. Scrive a seguito di un consiglio cui ha assistito della città partenopea

“nulla pietas, nulla veritas, nulla fides”268. Questa frase deriva dal De amicitia di

Cicerone e viene anche utilizzata dal nostro umanista per descrivere Avignone,

un’altra “città babilonica”. Il crollo del regno, secondo Petrarca, era dovuto ad un

francescano dissidente Roberto di Mileto. Questo viene descritto come un

“horrendum tripes animal [...] paupertate superbum, marcidum delitiis [...] nec tam

senio curvus quam hypocrisi” 269. Rispetto al nobile Senato romano, il Consiglio di

Giovanna è pieno di mostri. Il fu re Roberto viene paragonato al buon Augusto,

mentre Giovanna d’Angiò viene associata a Cleopatra.

266 “De qua, ni videretur omisisse odium, satius erat tacuisse quam scripsisse pauca.” 267 Lokaj 2000, 485 268 Fam. V 3, 8 269 Id., 9-12 : “orrendo animale a tre piedi [...] superbo della povertà ma marcio di vizi [...] curvo non per vecchiaia ma per ipocrisia”

35

Nella Familiaris V 4 Petrarca scrive che vuole lasciare Napoli, anche su consiglio di

Sancha, la seconda moglie e vedova di Roberto, per fuggire la corte e per scoprire i

luoghi virgiliani. Emerge nella lettera anche una certa Amazzone di Pozzuoli, Maria,

conosciuta da Roberto. Petrarca vorrebbe rappresentarla come l’antitesi di

Giovanna. Questo passo fu influenzato da una lettera di Boccaccio, che rimandò a

sua volta ad una lettera di Dante. Lokaj tratteggia allora i contrasti fra le due donne

sul piano di verginità, ingaggiare guerre, ... L’immagine di Maria si riferisce pure

all’Eneide di Virgilio in cui Maria viene paragonata a Camilla, l’Amazzone dei Volsci.

Un’altra descrizione di Maria rimanda poi alle Satire di Orazio e indicherebbe una

certa simpatia di Petrarca per lei. Lokaj spiega pure il gioco di parole e l’intertesto

con Virgilio a base del pudor risentito da Petrarca sia per Maria sia per Giovanna.

Nella Familiaris V 5 Petrarca “vuole descrivere una tempesta al modo di Omero,

Virgilio, Lucano ed altri antichi poeti”270. La tempesta però ha un fondamento

storico: riguarda la grande tempesta a Napoli del 25 novembre 1343. Secondo Lokaj

Petrarca menzionerebbe il vescovo vaticinante solo per metterlo in contrasto con

Roberto di Mileto. Anche “la Luna richiama contemporaneamente la madre di

Cristo, Diana, Camilla e Maria l’Amazzone della lettera precedente”271. Petrarca vede

poi in mezzo al disordine della catastrofe sfuggire Giovanna d’Angiò con qualche

donna verso una chiesa. Lo studioso la confronta con la calma imperturbabile di

Maria.

Nella Familiaris V 6 Petrarca stabilisce un implicito paragone tra Roberto di Mileto e

Napoli. Vuole mostrare come un cattivo governo corrompe anche i cittadini. Il male

di Roberto è diventato la malattia della città. Petrarca è disgustato dei giochi

gladiatorii notturni, identificati da Lokaj come il cosiddetto sanguinoso ioco di

Carbonara. La dolcezza della città partenopea è definitivamente distrutta. I legami

tra la classicità e la contemporaneità cessano sotto il governo di Giovanna.

La sesta lettera in cui Petrarca parla della casa angioina è la Familiaris XVI 9 scritta

a Zanobi da Strada a proposito del convento di Montrieux, in cui Gherardo viveva

come monaco certosino sin dal 1343. Certi tyrannuli disturbano la quiete nelle

vicinanze del monastero. Il convento aveva goduto della protezione della casa

270 Lokaj 2000, 499 271 Id., 501

36

d’Angiò. Ad un certo punto, l’ordine ha preferito ricorrere ad un vescovo di

Marsiglia. Quella decisione viene considerata da Petrarca come grande stoltezza. La

sola speranza ora sarebbe “rex noster”272, il secondo marito di Giovanna, Luigi

d’Angiò. Petrarca vorrebbe la rifondazione di Montrieux da un re che superasse

Augusto. Petrarca dissimula anche la costruzione della Certosa di San Martino per

opera di Giovanna per non attribuirle quella pietà religiosa.

L’ultima menzione di Giovanna si trova nella Familiaris XXIII 17 rivolta al conte

Sanseverino, un funzionario alla corte napoletana. Una citazione di Lucano risulta

ricca di stimoli interpretativi all’autore dell’articolo. La regina di Napoli sarebbe di

nuovo paragonata a Cleopatra e Roberto di Mileto a Fotino, seguace dell’eresiarca

Acacio. Petrarca stabilisce poi un paragone fra sé e Cicerone che è deluso da

Cesare. Anche l’adynaton come figura retorica in quella lettera viene spiegata.

Lokaj finisce il suo articolo con le seguenti osservazioni sulla tecnica narrativa

globale:

Riscrivendo e limando le lettere del corpus delle Familiares fra dieci e venti anni dopo

la presunta data di composizione delle medesime, Petrarca si è attribuito una specie

di vocazione profetica grazie alla quale aveva previsto quanto mostruoso ed

anticlassico fosse destinato a diventare il regno di Napoli. [...] Conforta una visione

delle Familiares come struttura sapientemente, coerentemente e letterariamente

costruita per ri-presentare il proprio vissuto alla posterità.273

2.2.5.3. Analisi dell’articolo

Lokaj pone le seguenti domande. Come viene presentata Giovanna nelle epistole

petrarchesche? Perché nelle sue lettere Petrarca non chiama mai la regina di Napoli

per nome? Nella continua sistemazione delle Familiares ha voluto enfatizzare la

propria vocazione profetica? Come ha potuto condannare Giovanna dall’inizio senza

formularlo esplicitamente? Come crea un contrasto tra la Napoli di Roberto e quella

di Giovanna? La frase274, derivata dal De amicitia di Cicerone, utilizzata qualche

volta in diversi contesti, significa che Napoli viene parificata ad Avignone? Inveisce

contro Roberto di Mileto ed altri per non vituperare personalmente la regina?

272 Fam. XVI 9, 12-17 273 Lokaj 2000, 521 274 Fam. V 3, 8: “nulla pietas, nulla veritas, nulla fides”

37

L’Amazzone Maria rappresenta l’antitesi di Giovanna? Quali sono le somiglianze e le

differenze tra le due donne? Quali sono le fonti dell’incontro con Maria? Quale è la

vera opinione implicita di Petrarca nei confronti di Giovanna? Petrarca usa una

tecnica narrativa di impliciti rimandi per esprimere il proprio pensiero? Da chi

deriva il linguaggio usato da Petrarca? Francesco vede una relazione speciale tra

Maria e Camilla? Come imita Virgilio? Vuole stabilire dei rapporti tra Roberto ed

Enea? Cosa significa l’eco oraziana275? Petrarca fa un gioco di parole276? Cosa

significano le rievocazioni dell’Eneide? Chi era il vescovo vaticinante? Cosa significa

il quarto di luna277? C’è una rispondenza tra la descrizione della tempesta e

l’Apocalisse? Come Petrarca accusa implicitamente la regina? Come stabilisce un

implicito paragone tra Roberto di Mileto e la città? Vuole mostrare che “sotto

Giovanna cessano tutti i legami fra la classicità e la contemporaneità”278? Deforma

la verità storica per non mettere Giovanna in buona luce? Cosa vuole dire

implicitamente con l’ambivalenza Fotino-Potino? Cosa significa la citazione di

Cicerone279? Come stabilisce un rapporto fra sé e Cicerone? Cosa significa

l’adynaton280?

Nel suo articolo approfondito Lokaj analizza l’opinione implicita di Petrarca su

Giovanna d’Angiò. Non solo scruta la figura della regina nelle epistole, ma anche gli

altri personaggi e la relazione fra di loro nelle diverse lettere. Cerca anche il senso

più profondo di certi brani. Spesso si tratta di presunti rimandi impliciti con

conclusioni di grossa portata. Benché siano tutte motivate, appaiono qualche volta

ricercate. Per darne un esempio281: la tempesta della Familiaris V 5 viene predetta

da “un vescovo di una certa isola”. Sembra che si tratti del domenicano Ugolino da

Osimo. Secondo Lokaj, la ragione della scelta di questo vescovo pure senza

nominarlo sarebbe l’ordine religioso a cui appartiene. Così Petrarca creerebbe

un’antitesi totale con il francescano Roberto di Mileto.

275 Nella Fam. V 4, 13 276 Lokaj 2000, 497 : Giovanna e Maria suscitano in Petrarca un senso di pudor. 277 Nella Fam. V 5, 6 278 Lokaj 2000, 507 279 Nella Fam. XXIII 17, 4 280 Nella Fam. XXIII 17, 5 281 Lokaj 2000, 499-500

38

2.2.6. Su un’edizione delle Familiari e delle Senili

2.2.6.1. Riassunto dell’articolo

Passiamo ora alla Rassegna bibliografica: sulla nuova edizione (“Les Belles Lettres”)

delle “Familiari” e “Senili” di Francesco Petrarca282. A seguito della metà della

pubblicazione prevista delle Familiari e Senili presso “Les Belles Lettres”, Giovanna

Tomasello ha voluto dare un riassunto della storia delle edizioni di quegli epistolari.

Nel 1933 uscì il primo volume dell’edizione critica delle Familiari a cura di Rossi, un

evento importante. Per il secondo volume si è pure cercato di “orientare il lettore” in

quella vasta corrispondenza. Il terzo e quarto volume uscirono rispettivamente nel

1937 e nel 1942.

Per le Senili la storia è diversa, visto che prima non c’era mai stata nessuna

edizione, benché sia un’epistolario molto vivo e maturo, continua Tomasello.

“Occorreva, necessariamente, risalire alle stampe cinquecentesche di Venezia e

Basilea.”283 Spiega poi ancora altre differenze tra le due raccolte.

Ringraziamo anche Ugo Dotti per le sue annotazioni nell’edizione per ogni libro e

ogni lettera che rende il lettore in grado di seguire tutti i passi di Petrarca.

Tutte queste epistole ritraggono l’esistenza del poeta. Egli riscrive la propria vita e

mostra il valore e il significato dell’arte e della letteratura.

2.2.6.2. Analisi dell’articolo

In questa rassegna bibliografica non si pongono proprio domande. Si danno alcune

brevi risposte a domande che Ugo Dotti ha posto: Come ha costruito Petrarca il

baluardo del suo epistolario? Quali erano le sue intenzioni con le sue epistole? Cosa

significano le lettere per l’epistolografia e l’Umanesimo?

In questo breve articolo si dà la storia delle edizioni delle Familiares e delle Seniles

nel ventesimo secolo ed una storia testuale in generale. Si loda la nuova edizione

critica di “Les Belles Lettres” e quelle che usciranno nella collana “Classici

dell’Umanesimo”. È presentata pure una piccola introduzione all’epistolario

petrarchesco ed il suo significato per l’Umanesimo.

282 Tomasello 2004, 114-119 283 Id., 115

39

2.2.7. Sulla Senile IV, 5

2.2.7.1. Riassunto della lettera

Petrarca scrisse questa lettera a Pavia tra il 1365 e il 1367. Il suo destinatario è il

giovane poeta Federico d’Arezzo. La lettera contiene una ricapitolazione

dell’interpretazione allegorica che Petrarca aveva già dato dell’Eneide di Virgilio in

altre opere.284

Richiama una lettera285 alla memoria, scritta più di venti anni prima.286 In questa

epistola difese la poesia e Virgilio.287 Federico d’Arezzo avrebbe chiesto a Petrarca

cosa significassero le storie virgiliane coperte da un “velo”.288 C’è una moltitudine

infinita di opinioni diverse sull’interpretazione della poesia (di Virgilio). È permesso,

anche se quelle idee non sono mai passate nella mente dell’autore. Chi in effetti può

dichiarare con certezza cosa volesse dire lo scrittore quando il testo viene occulto da

veli?289 Da giovane Petrarca stesso oscillava tra opinioni divergenti.290

Rimanda poi ad una lettera di Virgilio ad Augusto in cui il poeta romano scrive di

aver cominciato una grande impresa che esige degli studi approfonditi.291 Dopo

Petrarca dà l’avvio alla propria interpretazione dell’Eneide. Comincia con i “fratelli

neri” comandati da Eolo, re dei venti.292 Ci sono diverse interpretazioni possibili.

Effettivamente ognuno ci trova quello che cerca.293 Conviene a Virgilio ed al vir

perfectus che è Enea l’interpretazione morale secondo Petrarca.294 I venti

rappresentano così le passioni che agitano l’anima, mentre Eolo è la ragione che

controlla tutto.295

Secondo la sua ottica, Enea è l’uomo perfetto e coraggioso.296 La foresta rappresenta

la vita.297 Venere è l’incarnazione, prosegue, della Voluptas. Annovera qualche

284 Laurens - Nota 2003, 513 285 Ep. II, 10 286 Sen. IV 5, 1 287 Id., 2 288 Id., 3 289 Id., 4-5 290 Id., 6 291 Id., 7 292 Id., 9-10 293 Id., 11 294 Id., 12 295 Id., 13 296 Id., 14 297 Id., 15

40

aspetto positivo e negativo di lei.298 Biasima poi la scelta di Paride che causò la

guerra.299 Venere è la madre di Enea e ha provveduto all’incontro con Didone.300

Petrarca dà poi un’interpretazione della nebbia da cui Enea era avvolto all’arrivo a

Cartagine.301 Anche Enea era ogni tanto attratto da Didone.302 Mercurio però,

inviato da Giove, gli comandò di mettersi sulla retta via. Enea obbedì all’ordine

celeste.303 Quando egli è partito, Didone si suicidò. Petrarca ne dà una spiegazione

moraleggiante.304

Enea dirige la nave dritto all’Italia. In Sicilia fa un sacrificio per suo padre.305

Arrivato in Italia, discende nell’inferno.306 Presto egli supera tutte le difficoltà e si

sposa con Lavinia, la quale Petrarca parifica alla gloria.307 L’umanista spiega poi il

suicidio della regina Amata, la personificazione (del peccato) della carne, in chiave

allegorica.308 Quindi descrive il combattimento fra Enea e Turno, per Petrarca cioè è

la lotta tra il bene e il male, tra la virtù e la carne.309

Petrarca ritrova poi il filo del suo discorso. Didone era una donna casta.310 Ella era

nata approssimativamente trecento anni dopo la morte di Enea. L’incontro tra di

loro di conseguenza non sarebbe neanche stato possibile.311 Francesco pretende di

essere il primo del paese e della sua età ad aver contestato quella menzogna

letteraria. Scrive della grande reticenza di credere a questa sua “scoperta”. Non è

vero che Virgilio non lo sapesse, ma giocava deliberatamente.312 Perché Virgilio

abbia scelto proprio questa donna molto casta per la sua storia d’amore, non è

certo.313

Didone simboleggia come regina il potere umano. Esiliata dalla sua patria, lei è

come tutti gli uomini, poiché non hanno una residenza permanente. Ha portato con

sé qualche richezza, come gli uomini l’eloquenza, l’intelligenza e le loro qualità

298 Id., 16 299 Id., 17 300 Id., 18 301 Id., 19 302 Id., 20 303 Id., 22 304 Id., 23 305 Id., 24 306 Id., 26 307 Id., 27-28 308 Id., 30 309 Id., 32-36 310 Id., 37 311 Id., 38 312 Id., 40 313 Id., 41

41

naturali. Petrarca la paragona così a tutta l’umanità.314 La regina organizza un

banchetto perché è il suo ruolo di nutrire i suoi sudditi. Ci sono tre tipi di gente: i

primi sono i reali. I secondi sono coloro che si dedicano alla sapienza e

all’eloquenza. Sono rappresentati da Iopas.315 Gli ultimi sono i sensuali ed i

lussuriosi, rappresentati da Bitias.316

Enea racconta allora la storia dell’ultima notte di Troia che Petrarca interpreta come

la condizione drammatica della vita umana.317 Quando quella notte Enea incontrò

Elena, volle assassinarla. Venere però apparì in quel momento e glielo proibì.318 Lo

spronò a fuggire e prometté di proteggerlo.319 Ella partì320 ed Enea vide subito i volti

degli dei arrabbiati: Nettuno, Giunone, Pallade e Giove, gli dei che procurarono la

vittoria ai greci. Niente impedisce in effetti più la vista della divinità di Venere ed

una vita lasciva.321 Quindi quando Venere parte, gli dei appaiono. Così finisce

Petrarca la sua lettera.322

In questa lettera Petrarca rimanda qualche volta alle proprie opere in cui ha trattato

lo stesso argomento. Vi critica sarcasticamente i principi della propria età.323

Per quanto riguarda la relazione di Petrarca con l’antichità classica, oltre al fatto

che l’epistola verte sulla propria interpretazione dell’Eneide, cita Seneca324,

Virgilio325 e Cicerone326. Nomina Omero327, Platone328, Aristotele329, Pompeio

314 Id., 42 315 Id., 43 316 Id., 44 317 Id., 45-50 e cf. Laurens - Nota 2003, 523 318 Sen. IV 5, 51 319 Id., 52 320 Id., 53 321 Id., 54 322 Id., 56 323 Id., 43 324 Id., 11 325 Id., 13, 22, 24, 29, 32, 48-50, 54 e 56 326 Id., 43 e 55 327 Id., 10 e 12 328 Id., 14, 54 e 55 329 Id., 35

42

Trogo330, Giustino331, Catone332 e Cicerone333. Rimanda implicitamente a Catullo334,

Macrobio335, Servio336, Fulgenzio337, Cicerone338, Aristotele339 e Seneca340.

Per quanto riguarda il suo legame con la Bibbia e la religione cristiana, cita

Geronimo341, Davide342 e Paolo343. Nomina Agostino344, Paolo345 e Geronimo346.

2.2.7.2. Riassunto dell’articolo

Nel saggio L’ermeneutica petrarchesca tra libertà e verità (a proposito di “Sen.” IV

5)347 Enrico Fenzi analizza la visione innovatrice di Petrarca sull’interpretazione dei

testi sacri e profani in confronto a quella dei suoi predecessori (Agostino e.a.). Il suo

punto di partenza è la Senile IV 5 scritta tra il 1365 e il 1367 in cui Petrarca

dirigendosi al giovane Federico d’Arezzo affronta

la questione dell’interpretazione allegorica dell’Eneide, della quale già aveva parlato

anni prima, segnatamente nell’epistola poetica a Bruzio Visconti (Epyst. II 10, del

1344); nel libro secondo del Secretum (diciamo, a cavallo degli anni ’40-’50); nel libro

quarto delle Invective contra medicum (1353), e nel libro secondo del De otio religioso

(1357). I luoghi specifici ai quali Petrarca applica le sue intenzioni moralizzanti, più

che propriamente allegoriche, sono indicati sin dall’epistola al Visconti. Si tratta in

particolare dell’episodio di Eolo e i venti (Aen. I 52-63)348; l’incontro di Enea e Venere

nella selva (305-414)349; il banchetto di Didone (697 sgg.)350, e infine l’incendio di

Troia e l’apparizione degli dei (II 361-623)351’352

330 Id., 39 331 Id., 39 332 Id., 55 333 Id., 55 334 Id., 6 335 Id., 7, 38 e 39 336 Id., 10, 14, 38 e 40 337 Id., 11 e 17 338 Id., 13, 36 e 55 339 Id., 17 340 Id., 52 341 Id., 20 e 21 342 Id., 21 343 Id., 30 344 Id., 5, 39 e 54 345 Id., 23 346 Id., 37 347 Fenzi 2002, 170-209 348 Il re Eolo domina i venti e le tempeste che altrimenti rovinerebbero il mondo. 349 Venere assume l’aspetto di una giovane donna cartaginese e rassicura suo figlio Enea. 350 La regina punica Didone vi si innamora di Enea a causa di Eros mascherato da Ascanio. 351 Mentre i greci appiccavano il fuoco alla città, Venere consiglia a suo figlio di andare a casa per cercare la sua famiglia. Quando la dea lo lascia, Enea vede gli dei. Cf. Aen. II 621-

43

Enrico Fenzi espone l’ermeneutica petrarchesca in nove punti.

1. Petrarca deduce dall’episodio dell’apparizione degli dei ad Enea che Venere preclude

la contemplazione della divinità perché Enea li ha visti solo dopo che sua madre l’ha

lasciato353. Inoltre Eolo è per Petrarca la personificazione della ragione che domina

le passioni che sono i venti.

Qui viene detto che Virgilio con tutta probabilità non voleva esprimere queste idee,

ma più importante è il personale apporto interpretativo del lettore. Non si tratta di

una vera interpretazione, ma piuttosto di una specie di lezione etica. Rimanda al

problema dei criteri dell’interpretazione.354

2. Nella lettera Petrarca afferma da un lato principi che aveva già enunciato e dall’altro

definisce una nuova teoria dell’interpretazione. Cito qualche passo della lettera :

Nam et ingeniorum infinita dissimilitudo est ; nullus autem qui novorum dogmatum

castiget audaciam ; et res ipse tales que multos et varios capiant intellectus qui, si et

veri sint et litera illos fert, quamvis iis qui fabulas condiderunt nunquam fortassis in

mentem venerint, non erunt repudiandi. […] Neque enim tam facile quid cuique

visum quam quid verum sciri potest, qualia multa de Moyse in Confessionum libris

disputat Augustinus.355

3. Agostino dedica il dodicesimo libro delle Confessioni all’esegesi della Genesi. C’è un

brano356 interessante nel quale Agostino si chiede come si possa sapere se le parole

di Mosè siano vere. Segue la propria risposta: la verità si svela all’interiore.357 Per

Agostino la verità, la conosce l’anima via una specie di “rivelazione interiore ch’è

623 : “<Venus> dixerat et spissis noctis se condidit umbris./apparent dirae facies inimicaque Troiae/numina magna deum.” 352 Fenzi 2002, 170 353 Nel Secretum II e nei Rerum memorandarum libri III 50 354 Le “intenzioni” dell’autore versus la creatività personale del lettore (fino all’infinita interpretabilità del testo) 355 Sen. IV 5, 5 : nella traduzione francese dell’edizione critica d’Elvira Nota: « C’est que la différence est infinie entre les intelligences; or, il n’est personne pour punir l’effronterie des doctrines nouvelles; d’autre part, plusieurs interprétations sont permises, en l’occurrence, lesquelles, pour peu qu’elles soient vraies e s’appuient sur le texte, ne sauraient être écartées, même si elles n’ont jamais, peut-être, traversé l’esprit de ceux qui ont inventé ces fables. [...] De fait, il est moins facile de connaître l’opinion de chacun que la vérité, comme Augustin en discourt longuement dans ses Confessions au sujet de Moïse. » 356 Conf. XI 3, 5 357 “Intus utique mihi, intus in domicilio cogitationis nec hebraea nec graeca nec latina nec barbara veritas sine oris et linguae organis, sine strepitu syllabarum diceret: ‘Verum dicit’, et ego statim certus confidenter illi homini tuo dicerem: ‘Verum dicis’.”

44

l’operante segno della presenza in lei del Dio”358. Ne consegue che il grado di verità

di parole è solo conoscibile dall’interiore e che qualsiasi parola umana è separata

dalla verità dalla voluntas359 dell’autore che non può esaurirne il significato infinito.

Di qui ha origine la necessità dell’esegesi, che implica una discussione con altri. (...)

Agostino arriva assai presto ad ammettere la possibilità di atti esegetici nei confronti

del testo biblico in apparente contraddizione l’uno con l’altro, ma ugualmente ‘veri’

perché generati dall’accoglimento di quella verità prima per cui ogni vero è tale.360

Non serve quindi una censura delle opinioni. La differenza tra la Verità e le

intenzioni dell’autore è palese. Queste ultime non sono chiare per la natura stessa

della parola che non ha un significato autonomo, ma l’assume in rapporto ad una

verità che esiste prima della parola umana. Le intenzioni dell’autore non sono più

conoscibili, se ne sono andate con l’autore.

4. L’esegesi della Sacra Scrittura di Agostino ha influenzato il pensiero petrarchesco. È

anche stato condizionato da altri che hanno spostato il problema

dell’interpretazione fuori dell’ambito biblico. Bernardo Silvestre descrive gli

integumenta361 dell’Eneide nel suo allegorico commento. Guglielmo di Conches pone

che la pluralità delle interpretazioni debba essere dal punto di vista del lettore ed

interprete. Secondo Abelardo bisogna sovrapporre alle intenzioni originarie degli

autori pagani possibili testimonianze cristiane.362 Al contrario degli altri egli pone la

propria interpretazione come l’unica possibile. Per ritornare a Petrarca, egli cita

Seneca363 per affermare lo stesso principio che un filologo, un filosofo, un

grammatico faranno un’altra lettura dello stesso testo. Anche le teorie di Gregorio

Magno l’influenzano.

358 Fenzi 2002, 174 359 Agostino fa una netta distinzione tra veritas e voluntas auctoris. 360 Fenzi 2002, 176 361 Cf. Bernardo Silvestre : “Integumentum est genus demonstrationis sub fabulosa narratione veritatis involvens intellectum.” 362 Cf. Fenzi 2002, 181 : Abelardo li paragona ai “profeti, ispirati dallo Spirito Santo, che avevano detto cose che non erano in grado di capire”. Un altro suo argomento: “Ex hac itaque Macrobii traditione clarum est ea quae a philosophis de anima mundi dicuntur, per involucrum accipienda esse. Alioquin summum philosophorum Platonem summum stultorum esse deprehenderemus.” Cf. anche Fenzi 2002, 182 : “Gerolamo invece era sarcastico contro ogni cristianizzazione di Virgilio e contro l’idea stessa che qualcuno possa insegnare ciò che ignora.” 363 Epist. 108, 29 : “In eodem prato bos herbam querit, canis leporem, ciconia lacertam.”

45

“Petrarca aveva dunque a disposizione un ampio arco di autorevoli

testimonianze”364, ma ha anche aggiunto altre considerazioni per limitare gli eccessi

delle interpretazioni infinite e, nel caso, delle letture allegorizzanti dell’Eneide, cioè

rimarchevole visto che anche lui propone la propria interpretazione allegorica

dell’opera virgiliana.

5. Nel prossimo punto lo studioso indaga quale è il significato del verum per Petrarca.

Il vero poetico è uguale al vero storico o quello morale o naturale. La verità come

scopo dell’opera poetica va oltre le tradizionali aspettative del verosimile. Rimanda a

questo proposito all’Africa, opera in cui l’oggettività e verità storica della narrazione

viene esaltata. Il verum petrarchesco però non è solo storico, morale o esistenziale,

ma può pure essere il frutto dell’esperienza dell’uomo365.366

6. Nell’atteggiamento di Petrarca nei confronti dell’integumentum appare un’ambiguità.

Per la concezione tradizionale alla quale Petrarca stesso fa riferimento quel termine

significa il nascondere da parte del poeta della Verità sotto una copertura di versi.

Petrarca però chiede in una lettera367 al fratello Gherardo di non respingere la

prima egloga del Bucolicum carmen per motivi religiosi. Difende la poesia: se il

contenuto è buono, non importa il modo con il quale è espresso. Privilegia così “una

concezione estetica del linguaggio poetico”368.

Secondo Petrarca l’allegoria è tipica per le egloghe. L’Eneide viene considerato come

un’eccezione. Ma sottolinea che un testo poetico con l’uso cosciente

dell’integumentum è per forza incomprensibile.

La “generalizzazione estetica” e “la specializzazione ermeneutica legata a un ben

preciso genere poetico”369 sono per lo studioso Fenzi le modificazioni che Petrarca

apporta alla tradizionale concezione. Ma Petrarca non si limita qui: con

l’integumentum cancella le intenzioni dell’autore. La voluntas auctoris è considerata

come irrecuperabile e viene eliminata. “Il vero basta a se stesso.”370 L’Eneide diventa

così un prato senecano per fare esercizi di interpretazione morale con

l’approvazione di Virgilio.

364 Fenzi 2002, 186 365 Si parla anche del verum della condizione umana e di quello delle passioni. 366 Con mio rammarico tralascio qui l’episodio di Magone. 367 Fam. X 4 368 Fenzi 2002, 192 369 Id., 195 370 Id., 197. “L’intenzione che presiede alla rappresentazione di un vero umanamente conoscibile” non può essere veramente interessante.

46

7. Petrarca consegna all’interprete la libertà di interpretare liberamente il testo:

L’atto dell’interpretazione cessa di essere un percorso a ritroso371 [...] e si fa davvero

intrinseco all’atto della lettura, perché la totalità storica dell’umano che costituisce

l’orizzonte di verità dell’opera suppone la generale competenza umana di ogni lettore,

inevitabilmente trasformato in interprete dalla sua stessa esperienza di vita.372

Questa visione molto aperta dell’interpretazione rappresenta la capacità delle parole

stesse di significare sempre qualcosa di diverso.

Lo studioso fa allora una digressione sulla teoria ermeneutica e l’influsso su

Petrarca di San Tommaso. Pure lui fa una differenza tra il senso letterale e lo

spirituale (ed allegorico). Quell’ultimo è solo possibile nella Sacra Scrittura perché le

‘figure’ sono fatte soltanto da Dio. Petrarca secolarizzerà quella pratica.

8. Dopo una piccola divagazione attualizzante373, lo studioso propone di fermarsi a

come Petrarca abbia trasferito concetti di cui l’interpretazione cristiana aveva per

secoli il dominio in ambito profano.

La sua profonda convinzione che il messaggio degli antichi trovasse la sua

indispensabile integrazione all’interno del messaggio cristiano [...] si basa piuttosto

sulla certezza dell’inscindibile unità di ogni sapere umano, che valica i tempi e pone

ogni volta gli individui di fronte alle stesse domande e alle stesse inquietudini

esistenziali. 374

L’esperienza della vita e della morte che è uguale per tutti porta ad una lezione

etica-morale degli antichi. Il rapporto con i testi è doppio: da una parte il

riconoscimento delle diverse forme dell’io negli autori antichi e dall’altra un

processo dialettico.

9. Per Agostino la polisemia del testo è l’intenzione dell’autore375. Il linguaggio deve

dunque restare aperto alla ricchezza di significati delle parole. Si vede che il

371 Il cammino dell’autore: dalla voluntas all’integumentum al verum. 372 Fenzi 2002, 199 373 Cf. l’assioma di Wimsatt: “The design or intention of the author is neither available nor desirable as a standard for judging either the meaning or the value of a work of literary art.” 374 Fenzi 2002, 204 375 Conf. XII 31, 42

47

linguaggio poetico petrarchesco è pieno di “inquietante indeterminatezza”, “densità

allusiva”, ... come Agostino aveva prescritto. Fenzi conclude l’articolo dicendo che le

idee di Petrarca “sull’interpretazione sono perfettamente coerenti con l’insieme delle

sue concezioni e con la sua concreta pratica di poeta”376.

2.2.7.3. Analisi dell’articolo

Enrico Fenzi pone le seguenti domande. Come Petrarca affronta la questione

dell’interpretazione? Come tratta il problema delle intenzioni dell’autore versus il

personale apporto creativo del lettore? Quale è il ruolo del lettore secondo lui? Come

affronta il “problema della possibile fondazione dei criteri di validità

dell’interpretazione”377? Come presenta le proprie interpretazioni? Come è possibile

che inventi una teoria diversa da quella tradizionale? Cosa significa il verum per

Francesco? Cosa è la base della poesia per lui? Come è la sua posizione rispetto alla

nozione di integumentum? Come si possono spiegare contraddizioni apparenti nelle

espressioni di Petrarca? Quali sono le differenze tra le sue opinioni sulla poesia in

questa Senile e le sue convinzioni di prima? Come ha cominciato a “spostare fuori

dall’àmbito della Sacra Scrittura il problema dell’interpretazione”378? Come tratta la

“questione delle possibili testimonianze della verità cristiana presso alcuni grandi

autori pagani”379? Come arriva ad una lezione morale degli antichi? Quale è il fondo

dell’Eneide per il nostro umanista? Quali erano le intenzioni di Virgilio secondo lui?

Cosa ha trovato, ripreso e poi adattato delle Confessioni di Agostino per la sua

teoria dell’interpretazione? Chi sono gli altri autori che hanno influenzato Petrarca o

l’hanno rafforzato nelle sue idee per quanto riguarda il consenso della libertà

esegetica infinita? Come rinnova Petrarca le loro teorie? Cosa pensa Agostino

dell’interpretazione? Quale è la nozione agostiniana della verità? Perché è

necessaria l’esegesi secondo Agostino? Come arriva a formulare la sua teoria?

Questo articolo verte sulla teoria petrarchesca dell’attività ermeneutica. Questo

argomento viene proprio approfondito. Fenzi studia tutto il percorso intellettuale di

Petrarca attraverso testi di altri autori e altre opere petrarchesche per sfociare nella

teoria nella Senile trattata. Districa le apparenti contraddizzioni. Guarda la

frequenza e il significato di termini tecnici per Petrarca. Esamina concetti come la

376 Fenzi 2002, 209 377 Id., 172 378 Id., 179 379 Id., 181

48

voluntas auctoris, l’integumentum ed il verum. Non studia soltanto la lettera, ma vi

coinvolge anche altri autori e si fonda su testi letti da Petrarca. Esamina a fondo la

teoria di Agostino sulla questione dell’interpretazione. Anche le opinioni di autori

come Bernardo Silvestre, Guglielmo di Conches, Abelardo, Gregorio Magno,

Macrobio e San Tommaso vengono studiate. Viene pure studiato il modo in cui

Petrarca offre le sue interpretazioni dell’Eneide al lettore.

2.2.8. Sulle Epistolae Metricae

2.2.8.1. Riassunto dell’articolo

Nell’articolo inglese Petrarch’s Epystole380 di Giuseppe Velli si tratta delle epistole

metriche di Petrarca. L’opera il cui nome Epystole richiama le Epistulae di Orazio

viene pubblicata nel 1364 ed è dedicata a Barbato da Sulmona conosciuto a Napoli.

La raccolta è divisa in tre libri con un totale di 66 lettere. Con la pubblicazione

Petrarca voleva fermare la circolazione non-controllata di copie incorrette di lettere.

Perciò ha selezionato le sue epistole composte e spedite. Poi ha armonizzato il

contenuto ed infine ha rivisto stilisticamente l’epistolario. Così il totale è molto più

significativo delle parti singole. Dopo questa piccola introduzione alle Epystole, Velli

cercherà di mostrare la totalità dinamica dell’opera petrarchesca.

Si indicano le affinità testuali fra la lettera introduttiva a Barbato da Sulmona (Ep.

I, 1) ed il sonetto proemiale del Rvf.

Lo studioso cerca allora di tracciare linee narrative e paralleli tra le ultime epistole

di ogni libro. L’ultima lettera della raccolta (Ep. III, 34), in cui consiglia al

destinatario Guglielmo da Pastrengo di lasciare casa e famiglia per andare a Roma

con lui come compagno di viaggio, è carica di implicazioni morali e letterarie.381

Petrarca firma la sua opera, un viaggio dalle passioni carnali al cielo. Ad se ipsum

(Ep. I, 14) è una netta analisi della propria difficile situazione morale. Vuole

cambiare la sua vita, ma non ce la fa. L’angoscia, la nausea e l’incertezza formano

la fine del primo libro. L’ultima lettera del secondo libro (Ep. II, 18) affronta la

costruzione di una casa a Parma. Mostra la condizione mentale labile del poeta per

il piano, un chiaro indizio di un profondo malessere. Vede la propria accidia, ma

380 Velli 2005, 366-379 381 Id., 368

49

conclude sorprendentemente che la gente si trova in uno stato peggiore di lui. Il

tratto tra le tre epistole è chiaro secondo lo studioso. Petrarca vuole persuaderci del

proprio cammino morale, da un’incertezza esistenziale al definito addio alle cose

mondane.

La struttura generale contiene tematiche minori che obbediscono ad una strategia.

Lo studioso ne dà qualche esempio.

Le lettere offrono un vasto panorama del tempo con tre dimensioni (intellettuale,

culturale ed emozionale). Racconta poi come Valchiusa diventa il luogo mitico con

tutte le allusioni mitologiche e letterarie, per esempio nella Epistola I, 6 in cui scrive

anche un manifesto dell’Umanesimo e l’amore per i libri. È un topos, ma Petrarca è

responsabile dell’interesse rinnovato per il motivo classico. Con passione stabilisce i

fondamenti della tradizione: il passato viene recuperato per nutrire il futuro.

Dopo un’altra prova dell’imitazione creativa di Petrarca e del suo influsso sulla

posterità, conclude che le Epystole meritano più interesse critico ed apprezzamento.

2.2.8.2. Analisi dell’articolo

Nell’articolo si pongono molte domande. Perché Petrarca ha scelto questo titolo per

il suo epistolario in rime? Quali sono le conseguenze dell’elaborazione e degli

adattamenti continui delle lettere? Quali sono le affinità testuali tra la lettera

introduttiva delle Epystole ed il proemio del Canzoniere? È possibile tracciare le

linee della strategia dell’organizzazione dell’opera? Quale è il filo conduttore

dell’epistolario, quando l’ultima lettera382 di ogni libro viene studiata? Quali sono i

paralleli ed i contrasti degli altri temi minori e l’equilibrio tra di loro? Quali sono le

dimensioni intellettuali ed emozionali? Che cosa significano Valchiusa e Selvapiana

per Francesco? Che cosa significano i libri per lui? È responsabile della vita

rinnovata del motivo classico della conversazione con i libri? Quale è l’impatto

dell’ordine delle lettere? Ci sono legami tra una lettera383 ed una canzone384? Cosa

significa l’imitatio di Lucano, Ovidio e Claudiano?

Velli studia quindi parecchi argomenti. Dà un’introduzione generale alle Epistulae

Metricae. L’origine del titolo, la ragione della pubblicazione, le preparazioni per la

pubblicazione ed il significato dell’opera in generale vengono studiati. Lo studioso

382 Ep. I 14, Ep. II 18 e Ep. III 34. 383 Ep. II 16 384 Rvf 323

50

esamina qualche lettera per trovare certi paralleli. Esamina pure i diversi argomenti

ed il loro significato. Studia la struttura e l’importanza della posizione delle lettere

nell’opera. Tratta la poeticità del suo latino.

2.2.9. Sulle lettere dell’inquietudine

2.2.9.1. Riassunto dell’articolo

Nell’introduzione385 al florilegio Lettere dell’inquietudine Loredana Chines tratta

l’inquietudine di Petrarca. Consideriamo di solito l’inquietudine simbolo della

modernità - pensiamo al famoso Livro do Desassossego386 di Fernando Pessoa.

Petrarca però è certamente anche caratterizzato da un’irrequietezza che avrebbe la

sua origine nella sua curiosità intellettuale. In base alle sue continue letture

l’umanista si impadroniva dei testi e delle idee e ne faceva una fonte per riflessioni.

Usò come Pessoa eteronimi per se stesso.

Seguo ora le suddivisioni nell’introduzione compilate da Chines. In “Il ritratto e i

volti” Chines tratta il desiderio di Petrarca di tracciare un ritratto unitario di sé, “un

percorso in evoluzione ascensionale”387, mentre in realtà egli sembra sempre più

incerto, frammentato, instabile. La sua idealizzazione personale si nota per

eccellenza nella Posteritati. Dopo i quarant’anni avrebbe presuntivamente ripudiato

le donne e la passione. Si sarebbe pure, dopo maturazione, dedicato alla sola

lettura degli autori cristiani e non più alla lettura dei pagani, cosa che avrebbe fatto

soltanto durante la sua giovinezza. Gli studiosi possono però intravedere la

molteplicità dei suoi volti.

“L’inquietudine della lettura e della scrittura” tratta la continua lettura degli antichi

i quali diventano amici reali, come testimoniano le riflessioni scritte nei margini dei

codici. In una lettera indirizzata a Boccaccio, Petrarca racconta l’intimità della

propria conversazione con loro. La studiosa si ferma poi per spiegare il significato

della ruminatio e l’applicazione di questa tecnica da parte di Petrarca ai testi pagani.

La continua limatura e revisione dei propri testi mostra la smania di lasciare la

storia di un’esistenza e vita letteraria esemplari. Le postille accanto ai testi

385 Chines 2004, 9-32 386 Il libro dell’inquietudine 387 Chines 2004, 10

51

mostrano le sue emozioni e riflessioni. La studiosa dà un esempio e l’approfondisce.

Paragona l’atto di scrivere di Petrarca pure al soggettivismo moderno.

Lo scrivere significa anche vivere. Finché si scrive, si vive. Soltanto la morte potrà

smettere la sua scrittura ed il suo dialogo con i suoi amici.

Il titolo “L’artificio nella scrittura epistolare” della prossima parte parla da sé. Tutti

gli epistolari sono stati rielaborati lungamente. Il poeta faceva due copie delle sue

lettere: una per spedire, l’altra per guardare e dopo cambiare, adattare, ... Grazie al

lavoro filologico di alcuni studiosi è stato possibile rintracciare la complessa

composizione delle raccolte dalla riscrittura, la revisione linguistica e stilistica agli

spostamenti delle lettere e le datazioni false. Proprio questo artificio letterario

effettuato da Petrarca, questo lavoro minuzioso che lascia poco all’occasionalità

tradisce la sua ansia, ragiona Chines.

In “Petrarca lettore tormentato di un celebre epistolario medievale” Chines dice che

la lettura delle lettere della coppia più celebre del medioevo, cioè Abelardo ed Eloisa,

ha probabilmente lasciato segni. Il poeta mostra la propria partecipazione nelle note

nel manoscritto. Ha sicuramente riflettuto sul peccato della carne dopo la lettura di

queste epistole.

Nella parte “Precarietà della condizione umana e mutevolezza della volontà”

Petrarca considera la volontà instabile, i desideri capricciosi. È vera follia per lui.

Nei suoi libri confonde le proprie idee con quelle di Agostino e Seneca, nei suoi

scritti si fondono moralità cristiana e pagana.

In “L’inquietudine ‘topica’: Stare nescius” Chines studia l’incapacità di Petrarca di

stare fermo. Incessantemente, viaggia tra i posti amati, nel desiderio di trovare

pace. Non riesce però ad essere quieto. La smania di spostarsi di continuo è una

caratteristica moderna ed affascinante di lui.

In “La ‘smania del viaggio’ tra realtà e finzione letteraria” la studiosa riprende un

aneddoto della prima Familiaris che racconta alcuni pericoli dell’infanzia come

auspicio delle vagabondaggini della sua vita. Sono frequenti nelle sue lettere il

motivo del naufragio ed altre immagini marine che hanno un valore allegorico.

Chines li paragona al Naufragus di Leon Battista Alberti. La paura del naufragio

52

spiega pure il declino dell’invito di accompagnare Mandelli in un viaggio per

Gerusalemme. Anche nelle sue letture viaggia nella mente, come provano le sue

postille con nomi di paesi, monti, fiumi, ... ed il suo interesse per l’isola di Thile.

Ulisse è per lui un eroe apolide che viaggia per curiosità, per conoscere più. D’altra

parte Petrarca ha anche compiuto viaggi reali a Parigi, Lione, Liegi, Gand, Praga, ...

“Curiositas versus ‘incuriositas’” tratta l’intolleranza388 di Petrarca per la propria età.

Lui è curioso mentre la sua epoca è incuriosa. Perciò vuole dialogare con gli scrittori

dell’antichità classica, i quali erano grandi letterati ed anche politicamente attivi.

Questi sono in gran contrasto con la mediocrità e la povertà intellettuale dei

contemporanei. Questi ultimi, non solo non possono offrire niente alla posterità, ma

per di più lasciano perire le grandi opere del passato e consegnano così niente al

futuro.

“La scienza della letteratura e la polemica con gli altri saperi” tratta le polemiche tra

Petrarca ed i sostenitori dell’oggettività infallibile della medicina, della

giurisprudenza e di altre scienze. Si può immaginare facilmente l’indignazione di

Petrarca per essere chiamato ignorante da alcuni individui che conoscono niente

della letteratura. La studiosa dà parecchi esempi del suo disprezzo per medici,

giuristi, ...

“L’enigma del presente e lo spirito profetico del passato” è l’ultima suddivisione

dell’introduzione. Petrarca confronta sempre il proprio sapere e il proprio animo con

quelli degli antichi. In questa ottica si può capire il suo entusiasmo per il progetto

politico (basato sulla repubblica romana e il valore della letteratura) di Cola di

Rienzo. Chines conclude con la menzione della nuova edizione del Vita del Petrarca

di Wilkins.

2.2.9.2. Analisi dell’articolo

Nell’introduzione si pongono parecchie domande. Da dove viene l’inquietudine di

Petrarca? Cosa fa delle sue letture? Perché utilizza eteronimi per se stesso? Quale

ritratto idealizzato delinea di sé nella Posteritati? Come è nutrita questa

inquietudine intellettuale? Cosa significano gli antichi per lui? Quali sono le

388 Nella Posteritati : “Incubui unice, inter multa, ad notitiam vetustatis, quoniam michi semper etas ista displicuit; ut, nisi me amor carorum in diversum traheret, qualibet etate natus esse semper optaverim, et hanc oblivisci, nisus animo me aliis semper inserere.”

53

conseguenze dello spostamento del termine ruminatio dall’ambito cristiano ai testi

pagani? Che cosa significa la scrittura per lui? Che cosa di intimo scrive nelle

postille? Perché ha di continuo adattato e rielaborato le sue raccolte? Perché ha

consegnato delle datazioni false alle lettere? Quale è l’impatto su Petrarca della

lettura delle epistole di Abelardo ed Eloisa? Quale è l’opinione dell’umanista sulla

volontà umana? Perché non sa stare fermo? In quale misura la “smania del viaggio”

fa parte della finzione letteraria? In quale misura il motivo del naufragio e della

tempesta è allegorico? Come viaggia nella sua mente? Perché si interessa dell’isola

di Thile? Come vede Ulisse? Che cosa pensa dei suoi contemporanei? Perché vuole

dialogare con gli antichi? Come reagisce ai rimproveri delle altre scienze? Che cosa

pensa dei medici, giuristi, ...? Perché è così entusiasta del progetto politico di Cola

di Rienzo?

Chines studia l’inquietudine di Petrarca e l’origine di questa ansia attraverso le sue

lettere ed altre opere, le postille incluse. Cerca segni delle sue incertezze e dà

esempi provenienti da tutta la sua opera per mostrare aspetti della sua

inquietudine.

Affronta il suo modo di pensare, l’idealizzazione della sua esistenza, la sua relazione

con gli antichi, l’influsso delle epistole di Abelardo ed Eloisa, la sua opinione su

parecchi argomenti, il significato di certe parole, la polemica con gli altri saperi, i

suoi continui spostamenti e l’uso dell’eteronimia. Tratta brevemente la scrittura, la

riscrittura e la rielaborazione delle lettere. Ha pure occhio per il lavoro filologico

della ricostruzione dei complessi stadi redazionali degli epistolari. Fa un paragone

con il soggettivismo moderno. Paragona pure con un brano di Leon Battista Alberti.

Alla fine la studiosa loda la nuova edizione del Vita del Petrarca di Wilkins.

54

3. Conclusione

3.1. Tendenza

In questa parte voglio trovare la risposta a due domande principali. La prima è :

quali lettere petrarchesche sono state studiate tra il 2000 e il 2005? La seconda è :

che cosa delle lettere è stato studiato? In questo modo voglio determinare se esiste

uno schema di pensiero sul quale gli studiosi si poggiano e trovare eventualmente

una tendenza degli ultimi anni.

3.1.1. Le lettere studiate

Qui non prendo in considerazione l’introduzione389 di Chines, perché affronta un

argomento attraverso tutte le epistole di Petrarca e non approfondisce

particolarmente un epistolario od una lettera.

La prima cosa che notiamo è che le lettere trattate negli articoli provengono da

diverse raccolte. La distribuzione però non è uguale:

Le raccolte il numero di volte trattate

- le Familiares:

- le Seniles:

- le Epystole:

- le Varie:

- le Sine nomine:

6

2

1

0

0

Ho letto ed analizzato otto articoli (oltre all’introduzione), ma la somma delle cifre

qui sopra dà nove. È dovuto all’articolo390 di Tomasello che discute sia le Familiares

sia le Seniles.

La raccolta preferita dagli studiosi è senza dubbio quella delle Familiares. È certo la

raccolta maggiore con le sue 350 epistole. Questo però non può spiegare il suo

successo. Le Seniles e le Epystole sono state studiate, anche se non molto, mentre

le Varie e le Sine nomine non sono state affrontate neanche in un articolo.

Tre articoli391 vertono su una raccolta nel suo insieme: un articolo parla delle

Familiares, uno delle Familiares e delle Seniles ed il terzo delle Epystole.

389 Chines 2004, 9-32 390 Tomasello 2004, 114-119

le Familiares

le Seniles

le Epystole

le Varie

le Sine nomine

55

Gli altri studi trattano di una o più lettere. Queste lettere (dodici in totale) sono le

Familiares I 1, IV 1, V 1, V 3, V 4, V 5, V 6, XVI 9, XXIII 17, XXIV 3 e XXIV 4 e la

Senilis IV 5. Si vede di nuovo subito la grande rappresentanza delle Familiares. I

diversi destinatari sono Socrate alias Ludwig van Kempen, Dionigi da Borgo San

Sepolcro, Cicerone (in due lettere), Barbato da Sulmona, Giovanni Colonna (quattro

volte), Zanobi da Strada, Ugo conte di Sanseverino e Federico d’Arezzo.

Faccio qui il punto dei soggetti delle lettere trattate. Voglio vedere se ci sono delle

categorie di temi preponderanti.

Lettera Soggetto della lettera Categoria

- Fam. I 1

- Fam. IV 1

- Fam. V 1

- Fam. V 3

- Fam. V 4

- Fam. V 5

- Fam. V 6

- Fam. XVI

- Fam. XXIII 17

- Fam. XXIV 3

- Fam. XXIV 4

- Sen. IV 5

l’idea di raccogliere le lettere in una raccolta +

dedica dell’opera

la salita del monte Ventoso

la morte di re Roberto

il viaggio a Napoli

il viaggio nei pressi di Napoli

la descrizione di una tempesta

le crudeltà a Napoli

domanda di protezione per la Certosa

i “cani” della corte napoletana

rimproveri a Cicerone

onore a Cicerone

interpretazione allegorica dell’Eneide

letteratura +

dedica

viaggio + natura

+ fratello

Napoli

viaggio + Napoli

viaggio + Napoli

natura

Napoli

fratello

Napoli

letteratura

letteratura

letteratura

Conviene però precisare immediatamente che sia i soggetti sia quelle che ho

chiamato categorie danno un’immagine incompleta delle lettere petrarchesche. Chi

è un poco familiarizzato con le sue epistole, sa che Petrarca implica o cita in ogni

epistola autori classici, sviluppa idee metafisiche, ... anche se il tema principale

della lettera in questione non è la letteratura, la filosofia o l’antichità classica.

Quando guardiamo la tabella, appare che “Napoli” è il tema più frequente. Non è

cosa sorprendente poiché l’articolo sulla regina di Napoli, Giovanna d’Angiò, copre

sette lettere, che per forza parlano di (un aspetto di) Napoli. La “letteratura” viene al

secondo posto. Però come ho già detto, la letteratura è un motivo che torna sempre

391 Lokaj 2003, 421-437; Tomasello 2004, 114-119; Velli 2005, 366-379

56

nelle lettere di Petrarca. Il “viaggio” e la “natura” sono gli altri temi delle lettere

trattate.

Poiché i soggetti non sono veramente determinabili, cioè poiché le lettere toccano

per modo di dire una gamma di soggetti, dunque data la molteplicità delle lettere

stesse, non posso dedurre molto della tabella qui sopra.

Guardiamo piuttosto quale specie di lettere gli studiosi hanno esaminato. Affrontare

una lettera introduttiva, spesso la lettera introduttiva delle Familiares, è frequente.

Viene trattata non solo nell’articolo di Cherchi in cui la confronta con quella delle

Epistolae di Plinio il Giovane. Però anche, quando Lokaj mette a confronto le

Familiares e il Canzoniere, esamina la Familiaris I 1. Pure Chines estrae un passo

dalla prima Familiaris. Quando Velli tratta le Epystole, studia la lettera introduttiva

delle Epystole. Anche le lettere finali appaiono attraenti. Velli paragona le ultime

lettere di ogni libro delle Epistolae metricae. La Posteritati, l’ultima delle Seniles,

viene trattata brevemente da Chines.

La lettera del Ventoso, una delle lettere più famose di Petrarca, non perde

d’importanza. Radin l’ha esaminata dettagliatamente.

Pure le lettere rivolte a scrittori dell’antichità classica rimangono fortemente

apprezzate, come risulta dall’articolo di Santangelo.

Ricapitolando possiamo dire che le Familiares sono molto studiate, le Seniles e le

Epystole qualche volta e le Sine nomine e le Varie non sono affatto trattate negli

articoli tra il 2000 e il 2005. Alcuni articoli vertono su un epistolario, mentre gli

altri studiano una o più lettere. Tutte le lettere di Petrarca contengono vari soggetti,

quindi non è facile tracciare raggruppamenti di temi. Le lettere introduttive e finali,

la lettera del Ventoso e le lettere agli scrittori antichi rimangono le preferite dagli

studiosi.

3.1.2. Argomenti studiati

Esaminando le analisi che ho fatto degli articoli, mi sono accorta che certe domande

tornano sempre negli studi. Gli studiosi affrontano spesso gli stessi aspetti delle

lettere. Ho potuto distinguere tre aspetti che tornano in vari articoli: le fonti

petrarchesche, l’unità dell’opera e le intenzioni di Petrarca.

57

3.1.2.1. Le fonti petrarchesche

Quali siano le fonti delle lettere, è una domanda che torna in quasi ogni articolo. È

la domanda più frequente e quindi l’aspetto più analizzato delle lettere

petrarchesche. Conoscere la fonte latina, biblica, patristica o romanza di -per modo

di dire- ogni parola occupa perlopiù gli studiosi. Sia il contenuto delle lettere, sia le

formulazioni ed espressioni vengono esaminati da questo punto di vista.

I ricercatori vogliono sapere se una formula, un’idea sono di Petrarca o se è una

trovata di un altro scrittore. Si parla quindi non solo di citazioni, le quali sono per

forza derivate da altri testi, però soprattutto di echi, derivazioni, allusioni, rimandi

impliciti, imitazioni, ... i quali sono camuffati e trasformati nei testi e non si vedono

apertamente. Gli studiosi ricercano chi abbia influenzato Petrarca, quali libri abbia

letto lui o quali manoscritti avesse a casa sua, dove abbia trovato il pensiero o le

parole e come le abbia adattato, rinnovato e fatto volgere dalla sua parte. Trovare le

similarità e le differenze tra le lettere ed il testo originale è così un’indagine che

torna in alcuni articoli.

I ricercatori vogliono pure sapere perché Petrarca abbia imitato o utilizzato il testo

di tale o talaltro scrittore e desiderano specialmente venire a conoscenza del

significato. Trovare il significato delle parole di Petrarca è spesso lo scopo degli

studiosi quando esaminano il testo o contesto di altri scrittori.

Ripasserò ora brevemente gli articoli da questa prospettiva. Nell’articolo Petrarca

(“Familiares”I, 1) e Plinio il Giovane (“Epistolae”I,1), Cherchi esamina se Petrarca

conoscesse la lettera prefatoria di Plinio il Giovane e se si sia basato su di essa per

la propria lettera introduttiva delle Familiari.

Nell’articolo sulla lettera della salita del monte Ventoso, il titolo392 ci indica già che

la studiosa cercherà nuove fonti per capire meglio il contenuto della lettera.

Interpreta l’epistola alla luce delle Enarrationes in Psalmos di Agostino e la Scala

Claustralium di Guigo il Certosino.

Nell’articolo393 sulle lettere indirizzate a Cicerone, Santangelo indaga essenzialmente

l’eventuale presenza di elementi danteschi nelle lettere concernenti.

L’argomento principale dell’articolo394 sulle analogie tra i Rvf e le Familiari non è la

ricerca di fonti petrarchesche. Lokaj trova però nella prima Familiaris un

392 Fonti patristiche per il Ventoso: nuove proposte di lettura 393 Santangelo 2002, 81-85 394 Lokaj 2003, 421-437

58

riferimento intertestuale alle Satire di Persio con il quale prova qualcosa. Reperisce

pure una contaminazione di due brani dell’Eneide in un paragone che Petrarca

stabilisce fra Camilla e sé.

L’articolo La Cleopatra napoletana: Giovanna d’Angiò nelle “Familiares” di Petrarca

non verte in primo luogo sulle fonti. Lokaj trae però una conclusione da una frase

derivata dal De amicitia di Cicerone. Tratta anche un passo influenzato da

Boccaccio e riferimenti all’Eneide ed alle Satire. Parla alla fine pure di una citazione

ciceroniana.

Un’eccezione in questa serie è l’articolo395 di Tomasello che non contempla

direttamente le lettere, ma piuttosto le edizioni degli epistolari. Di conseguenza non

parla di eventuali fonti. Questo articolo è quindi in un certo senso un caso

eccezionale.

Nell’articolo396 sulla Senilis IV 5 Fenzi ricerca tutte le fonti possibili per spiegare le

opinioni e le teorie di Petrarca sull’attività ermeneutica. Le Confessioni di Agostino

sono la più grande fonte di questa lettera, però anche l’influsso di Bernardo

Silvestre, Guglielmo di Conches, Abelardo, Seneca, Gregorio Magno, San Tommaso

e Macrobio viene studiato.

L’articolo Petrarch’s “Epystole” verte sulle Epistolae Metricae in generale. Velli spiega

l’origine classica del titolo della raccolta ed esamina imitazioni di Lucano, Ovidio e

Claudiano.

Una parte dell’Introduzione di Chines tratta l’influsso delle letture degli antichi su

Petrarca. La studiosa affronta però soltanto una volta delle fonti: quella della sua

conoscenza dell’isola di Thile.

Vediamo che la ricerca delle fonti petrarchesche è il tema principale di quattro

articoli397. Le fonti formano anche un argomento, benché minore in quattro

articoli398. Non ne viene parlato in un solo articolo399. Possiamo concludere che tra il

2000 e il 2005 la ricerca delle fonti è l’ambito più esaminato per quanto riguarda gli

studi petrarcheschi.

395 Tomasello 2004, 114-119 396 Fenzi 2002, 170-209 397 Gli articoli di Cherchi, Radin, Santangelo e Fenzi 398 Gli articoli di Lokaj, Velli e Chines 399 L’articolo di Tomasello

59

3.1.2.2. L’unità dell’opera

Il secondo tema che ho incontrato di frequente negli articoli è l’unità dell’opera

petrarchesca. La grande unità dell’opera è soltanto spiegabile attraverso

l’elaborazione continua effettuata da Petrarca per tutta la sua vita. Possiamo

afferrarlo in una frase di Giorgio Pasquali: “Il Petrarca, per letteratura, ha

falsificato se stesso.”400. Le conseguenze degli adattamenti continui sono quindi

ampiamente studiate.

Gli studiosi ricercano paralleli e contrasti testuali e tematici non solamente tra le

diverse lettere, ma anche tra le diverse opere (per esempio un paragone tra una

lettera ed una canzone dei Rvf). Vorrebbero conoscere e rintracciare la strategia

della sistemazione continua. Riconoscono l’importanza della struttura e cercano

l’impatto dell’ordine delle lettere. Spesso viene concluso che Petrarca non ha scritto

(un brano di) una lettera così, però l’ha rielaborato parecchie volte, con riferimenti

ad altre lettere od a brani di altre sue opere, citazioni ed allusioni ad autori, ...

Riesaminerò nuovamente gli articoli da questo punto di vista. Nel primo articolo

Cherchi scrive che la lettera prefatoria delle Familiares, come da un lato dedica

dell’opera e dall’altro presentazione dell’epistolario, dà un’organicità a tutto

l’epistolario.

Nell’articolo sulla lettera del Ventoso Radin parla sí della stesura e della vera

datazione della lettera, ma non dell’unità delle opere. Evoca però qualche volta

brani di altre opere petrarchesche che possono accostarsi alle parole nella

Familiaris. Consacra pure qualche parola all’ “accurata composizione”, “frutto di

una rielaborazione”401 che deve essere questa lettera.

Nell’articolo sulle Familiares XXIV 3 e 4 Santangelo non parla veramente dell’unità

dell’opera, ma indica nelle lettere prestiti di altre Familiares, il che in sé è un

elemento indicativo per l’unità dell’epistolario, per provare la presenza di nuclei

danteschi.

Il titolo dell’articolo sulle analogie tra le Familiares e il Canzoniere parla da sé. Lokaj

vuole provare l’unità delle due opere di Petrarca. Trova somiglianze strutturali e

narrative nel nome affettuoso di nuge o nugelle, l’epistola introduttiva ed il sonetto

proemiale, l’inventio, lo stile, i destinatari, il numero di lettere e di poemi, ... Questo

articolo è del tutto consacrato a questo soggetto.

400 Tomasello 2004, 117 401 Radin 2004, 365

60

Nell’articolo sull’immagine di Giovanna d’Angiò nelle Familiares Lokaj vuole

tracciare il ritratto che Petrarca ha fatto della regina. Questo Petrarca l’ha fatto

molto precisamente. Ha accuratamente costruito l’idea della succeditrice di Roberto

in sette lettere. Lokaj sottolinea che la continua limatura delle lettere permetteva a

Petrarca di apportare modifiche. Ha occhio per la tecnica narrativa con la quale

Petrarca sa enfatizzare il proprio ruolo profetico. Vede molti legami fra le diverse

lettere, contrasti e paralleli tra personaggi, emozioni, eventi, ... Considera la raccolta

come una “struttura sapientemente, coerentemente e letterariamente costruita”402.

Nell’articolo sulla nuova edizione di due raccolte Tomasello mostra brevemente la

grande differenza tra le prime stesure delle lettere e le epistole stilisticamente

elaborate con inserti importanti dopo anni di letture e di ricerca.

L’articolo sulla Senilis non tocca l’argomento dell’unità dell’opera.

Nell’articolo sulle Epistolae metricae Velli esamina principalmente l’unità

dell’epistolario. Cerca affinità testuali e linee narrative tra le lettere e paragona pure

qualche lettera con alcuni poemi del Canzoniere. Indaga la strategia e l’impatto

della specifica posizione delle lettere. Esamina quindi le conseguenze degli

adattamenti continui. Menziona pure che il totale è molto più significativo delle

parti singole.

Chines accentua nel suo articolo la continua rielaborazione degli epistolari e la

volontà di Petrarca di offrire un’opera, e quindi un autoritratto, unitaria. Secondo la

studiosa, l’inquietudine petrarchesca spiega questo desiderio. Studia pure in quale

misura alcuni elementi delle lettere siano letterari o veri.

Vediamo che anche l’unità dell’opera petrarchesca, conseguenza di una continua

elaborazione, è un tema molto discusso. In tre articoli403 questo argomento è il

principale o comunque molto dibattuto. In cinque articoli404 è trattato

collateralmente. In un articolo405 non se ne è parlato.

3.1.2.3. Le intenzioni di Petrarca

Il terzo punto che salta agli occhi negli articoli è il desiderio degli studiosi di capire

le intenzioni406 od i motivi di Petrarca. Vogliono sapere perché abbia scritto tale

402 Lokaj 2000, 521 403 Gli articoli di Lokaj e Velli 404 Gli articoli di Cherchi, Radin, Santangelo, Tomasello e Chines 405 L’articolo di Fenzi 406 Ho utilizzato il termine le intenzioni dell’articolo di Fenzi il quale ho stimato un nome adeguato per questa categoria.

61

parola o sentenza. Questo sembra logico. Giustamente, perché leggere o tradurre

una lettera petrarchesca senza spiegazioni è quasi incomprensibile. Le spiegazioni

però in un’edizione come quella di “Les Belles Lettres” bastano ampiamente per

capire una lettera. I ricercatori vogliono però sapere più e scrutano veramente le

lettere. Desiderano entrare nella mente di Petrarca per conoscere le sue intenzioni e

le sue opinioni.

Gli scrittori degli articoli vogliono soprattutto conoscere l’opinione di Petrarca su

diversi argomenti. Perciò indagano che cosa significhino per Petrarca vari temi,

concetti, altre opere, teorie.

Vogliono pure sapere perché Petrarca abbia scritto uno di questi. Cercano di sapere

se Petrarca vede una relazione speciale o ha voluto stabilire un rapporto per

esempio tra due personaggi. Esaminano che cosa significhino certe ambivalenze,

omissioni, allusioni, stravolgimenti dei fatti, ... nelle sue lettere. Vogliono capire

come Petrarca ha avuto un’idea e cercano di tracciare il suo percorso mentale.

Esaminare il testo o contesto di altri scrittori per trovare il significato delle sue

parole è spesso un metodo utilizzato dagli studiosi. Così le fonti petrarchesche

potrebbero fare parte di questa categoria. Gli ho però dato un proprio posto perché

sono talmente molteplici e significative.

Sulla base dei loro risultati gli studiosi postulano congetture in relazione

all’opinione, ai ragionamenti ed alle intenzioni di Petrarca.

Guardiamo ora gli articoli da questa prospettiva. Qui le fonti petrarchesche non

saranno prese in considerazione.

L’articolo di Cherchi non indaga le intenzioni di Petrarca.

L’articolo sulla lettera del Ventoso affronta appena l’argomento. Radin vuole sapere

perché Petrarca abbia preso in mano le Confessioni.

L’articolo di Santangelo non tratta la questione.

Nell’articolo che affronta le Familiares ed il Canzoniere Lokaj vorrebbe conoscere il

ragionamento di Petrarca. Cerca di sapere perché l’umanista abbia aumentato il

numero dei libri della raccolta da 20 a 24, perché ci siano 350 lettere

nell’epistolario, perché ci siano esattamente dieci epistole indirizzate ad autori

classici, ...

Nell’articolo su Giovanna, Lokaj indaga i motivi di Petrarca. Vuole conoscere la sua

opinione sulla regina e su Napoli. Ricerca se paragona Giovanna ad altre e la città

62

ad Avignone. Esamina pure perché metta in scena certi personaggi o descriva eventi

(veri e fittizi) e dissimuli altri.

Nell’articolo di Tomasello si cerca brevemente quali fossero le intenzioni di Petrarca

con le sue epistole.

Nell’articolo sulla Senilis Fenzi indaga profondamente l’opinione di Petrarca

sull’attività ermeneutica. Esamina perciò quale sia il significato per lui di termini

tecnici e come affronta parecchi problemi. Vuole anche sapere cosa significhi

l’Eneide e la poesia in generale per lui.

Nell’articolo sulle Epistulae metricae Velli esamina il significato di Valchiusa e

Selvapiana per Petrarca.

Chines studia l’inquietudine nelle lettere di Petrarca. Vuole conoscere il significato

degli eteronimi, degli antichi, di qualche termine, della scrittura, dei continui viaggi,

... per lui. Per conoscere le sue vere opinioni, indaga perciò non solo le lettere ma

anche le postille nei codici.

Vediamo che le intenzioni di Petrarca vengono meno studiate dei due altri

argomenti. Nondimeno sono trattate in misura minore o maggiore in sette

articoli407. In due articoli408 l’argomento non viene affrontato.

407 Gli articoli di Lokaj, Fenzi, Radin, Tomasello, Velli e Chines 408 Gli articoli di Cherchi e Santangelo

63

3.2. Suggerimenti

In questa parte vorrei proporre qualche suggerimento quanto agli studi

petrarcheschi nel futuro, in base alle tendenze degli anni 2000-2005 che ho potuto

discernere nel capitolo precedente. Distinguo due domande : quali lettere si possono

studiare e come si possono studiare le lettere ?

3.2.1. Proposte di lettere

Come abbiamo visto, negli ultimi anni quello delle Familiares è stato l’epistolario più

popolare presso gli studiosi. Questa raccolta ricca è stata studiata a ragione molte

volte. Questo deve certo continuare.

Non vanno però dimenticate le altre raccolte epistolari. Le Seniles sono state trattate

solamente due volte, mentre è una raccolta viva e meno accademica di un Petrarca

maturo.409 Le Epistolae metricae sono l’argomento principale di un solo articolo.

Velli ne scrive uno studio affascinante e l’epistolario sembra proprio avvincente.

Sarebbe interessante, anzi necessario per la nostra conoscenza degli epistolari

petrarcheschi studiare queste raccolte più e più a fondo.

Le Varie e le Sine nomine non sono neanche state affrontate negli articoli del periodo

preso in considerazione. Vale certamente la pena scrivere degli articoli introduttivi

alla maniera dell’articolo di Velli sulle Epistolae metricae.

Per quanto riguarda le lettere popolari come le lettere introduttive e finali, la lettera

del Ventoso, le lettere agli antichi, ... possono ovviamente ancora essere studiate,

però non devono sviare l’attenzione da altre lettere altrettanto interessanti.

Come conclusione, posso dire che, oltre le Familiares, sarebbe pregevole scrutare

più a fondo le Seniles e le Epistolae metricae. I ricercatori devono anche prendere

coraggio per studiare gli epistolari meno conosciuti come le Variae e le Sine nomine.

Sia articoli su una raccolta nel suo insieme sia articoli su una o più lettere possono

essere interessanti.

409 Tomasello 2004, 115

64

3.2.2. Proposte di argomenti

Nella mia ricerca ho trovato che c’è una tendenza a studiare le lettere sempre dalla

stessa angolatura. Le fonti petrarchesche, l’unità dell’opera e le intenzioni di

Petrarca sono i temi affrontati più di frequente.

Studi sulle fonti sono pertinenti e fertili. Petrarca era un uomo erudito che sapeva

tantissimo a memoria e che aveva sempre manoscritti sulla sua scrivania. Ciò che

adottava, lo adattava e faceva volgere dalla sua parte. Dopo la lettura però degli

articoli si ha in un certo senso l’impressione che neanche una parola sia originaria

di Petrarca. Gli studi danno l’idea che Petrarca è sì uno studioso saggio, ma non

tanto originale.

Invece di guardare sempre il passato, sarebbe bello guardare più il futuro rispetto a

Petrarca. Suggerisco perciò ai ricercatori di studiare l’importanza degli epistolari

petrarcheschi per l’Umanesimo e per l’epistolografia. Tomasello ha accennato en

passant il rilievo delle raccolte. Velli vi dedica già più attenzione. Chines rimanda a

Leon Battista Alberti per il motivo del naufragio. Questo argomento va certamente

ancora studiato meglio.

Avere l’ispirazione come quella di Lokaj di studiare un personaggio attraverso tutto

un epistolario è geniale. Ha certamente portato un articolo affascinante. Anche

l’idea di Chines di studiare l’inquietudine attraverso le lettere è meravigliosa.

Studiare un personaggio od un argomento quali la vita e la morte, la mitologia, la

donna, ... attraverso le lettere mi sembra interessante. Si possono allora confrontare

le idee di Petrarca con quelle dei contemporanei.

Un argomento che non è stato trattato negli articoli, è lo stile della scrittura

petrarchesca delle epistole. Lokaj paragona pure lo stile delle Familiares a quello del

Canzoniere. Nondimeno mi sembra una buona idea studiare lo stile degli epistolari.

Un’altra idea per lanciare una nuova ricerca è forse in qualche modo azzardata.

Petrarca è un uomo sapiente e serio. Perciò mi pare interessante esaminare in quale

misura si trovi dello humour nelle sue lettere. Propongo quindi ai ricercatori come

argomento per uno studio Petrarca e l’umorismo.

65

Possiamo concludere che generalmente le lettere non sono ancora state studiate

abbastanza. Certo, il Centenario celebrato nel 2004 ha dato l’avvio a parecchie

ricerche, ma in confronto al numero di articoli sul Canzoniere, ce ne sono piuttosto

pochi. Ci sono ancora parecchi argomenti che meritano di essere esaminati. La

ricerca dell’unità dell’opera e della continua limatura è proficua, come pure gli studi

delle intenzioni e delle opinioni di Petrarca. Non c’è motivo di smettere questi studi.

Anche articoli sulle fonti sono molto proficui. Suggerisco di studiare l’importanza

degli epistolari per l’epistolografia e per noi. Si potrebbe anche esaminare un tema

qualsiasi o un personaggio attraverso tutta una raccolta. Lo stile delle lettere merita

certo delle ricerche. Finalmente l’umorismo nelle lettere può essere un argomento

interessante.

66

4. Bibliografia

4.1. Fonti primarie

Chines, L. (ed.), Francesco Petrarca. Lettere dell’inquietudine, Piccola Biblioteca

Letteraria, Roma 2004

Chines, L. - Guerra, M. (edd.), Petrarca. Profilo e antologia critica, Bruno Mondadori,

Milano 2005

Dooren, F. van, Francesco Petrarca. Brieven, Amsterdam 1998

Hane-Scheltema, M. d’, Vergilius. Het verhaal van Aeneas, Amsterdam 2003

Laurens, P. (ed.), Pétrarque. Lettres Familières I, Les Belles Lettres, Paris 2002

Laurens, P. (ed.), Pétrarque. Lettres Familières II, Les Belles Lettres, Paris 2002

Laurens, P. (ed.), Pétrarque. Lettres Familières V, Les Belles Lettres, Paris 2005

Laurens, P. - Nota, E. (edd.), Pétrarque. Lettres de la Vieillesse II, Les Belles Lettres,

Paris 2003

Rossi, V. - Bosco, U. (edd.), Francesco Petrarca. Le Familiari. Libri XX-XXIV, Sansoni,

Firenze 1942

Stassijns, K. - Strijtem, I. van (edd.), De mooiste van Francesco Petrarca,

Lannoo/Atlas, Tielt/Amsterdam 2001

Wijdeveld, G., De Belijdenissen van Aurelius Augustinus, Utrecht s.d.

De Bijbel. Willibrordvertaling. Schooleditie. Geheel herziene uitgave 1995, ’s-

Hertogenbosch 1996

67

4.2. Fonti secondarie

Bernardo, A.S. (ed.), Francesco Petrarca. Citizen of the world, Padova/Albany 1980

Bosco, U., Francesco Petrarca, Bari 1965

Cherchi, P., Petrarca (“Familiares”I, 1) e Plinio il Giovane (“Epistolae”I,1), Rassegna

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