le guide di repubblica università

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LA REPUBBLICA 31 MARTEDÌ 20 GIUGNO 2006 Questo semplice dato va al cuore di un problema o un “para- dosso” italiano ancora poco di- scusso. Da un lato infatti si lamen- ta una “produzione” di laureati decisamente inferiore a quella dei paesi avanzati; dall’altro i laureati faticano a essere assorbiti dalle aziende. Il che significa che c’è un’asimmetria esplicita fra do- manda e offerta, in primo luogo. Ma forse questa situazione dimo- stra anche che nel cambiamento strutturale in corso, da un sistema industriale a un’economia di ser- vizi, l’apparato produttivo non riesce ancora a individuare con esattezza le figure di cui avrà bisogno, se non og- gi, certo domani. In questo senso le discipline sociali non sono un lusso che la struttura economica deve con- sentirsi. Sono per certi aspetti, che dovranno es- sere sempre più valorizzati, una frontiera delle nuove professionalità a cui un’economia terzia- ria dovrà attingere e su cui dovrà puntare all’in- terno della grande trasformazione. Gli autori di Laurea e lavoro sostengono che imprese e uni- versità non comunicano, o comunicano troppo poco e male. È vero che nella struttura di piccola impresa è più difficile l’inserimento e l’utilizzo delle nuove figure professionali. Ma è anche ve- ro che l’ammodernamento dell’economia, con diversificazioni e specializzazioni inedite, sta cambiando interi settori così come sta modifi- cando i profili dei corsi di studio. Far coincidere questi due aspetti è forse il punto di leva della nuova e difficile modernizzazione italiana. È diventato luogo comune che la crisi del nostro paese sa- rebbe dimostrata dal numero elevato di studenti che si iscrivo- no a Scienze della comunicazio- ne e dalle pochissime matricole nelle facoltà scientifiche (in par- ticolare matematica, che oggi apre la strada a carriere molto più variegate che in passato). Ma verso i luoghi comuni ci vuole sempre un certo disincanto. È vero che alcune facoltà sono scarsissimamente professiona- lizzanti, e servono più che altro ad ampliare la formazione gene- rale in vista di un accesso al mer- cato del lavoro che non ha garanzie prevedi- bili né nelle forme né nelle modalità. Tuttavia ci sono alcune aree di studio del- la sfera “sociale” che si distinguono perché le specializzazioni offerte si sono arricchite nel- le ultime stagioni di caratteristiche e conte- nuti innovativi. In realtà la principale di esse, cioè la facoltà di Economia, mantiene un buon valore ai fini dell’ingresso nel mondo del lavoro in parte grazie alle specializzazioni con cui ha innovato, ma grazie anche al suo con- tenuto standard, che mette i laureati nella condizione di accedere con facilità al mondo del lavoro. Anzi, come mette in rilievo un sin- tetico quanto utile libretto appena pubblica- to dal Mulino, Laurea e lavoro, di Anna Laura Trombetti e Alberto Stanchi, le imprese priva- te concentrano il sessanta per cento delle as- sunzioni in due soli ambiti disciplinari, Eco- nomia e Ingegneria. Internazionalizzazione: è la parola d’ordine. A Padova come a Tor Vergata, alle porte di Roma QUEI LAVORI IN CERCA DI UNA LAUREA F ACOLTÀ PUNTI DI VISTA EDMONDO BERSELLI SOMMARIO le guide di repubblica 1 università COME SCEGLIERE LA 2/3 economia PAGINE IL MEDAGLIERE PADOVA ROMA 2 Tor Vergata TRENTO 4 sociologia statistica PAGINA IL MEDAGLIERE BOLOGNA PADOVA MILANO 2 Bicocca IL MEDAGLIERE TRENTO MILANO 2 Bicocca URBINO Una a Bologna, l’altra a Forlì: due facoltà indipendenti ma ben coordinate nell’offerta formativa 5 scienze politiche PAGINA IL MEDAGLIERE BOLOGNA PAVIA TRIESTE Nel campus di Cesena si respira aria di mondo: è la scommessa vinta dell’espansione in provincia 6 psicologia PAGINA IL MEDAGLIERE BOLOGNA MILANO 2 Bicocca PADOVA In due anni Genova ha assistito a un’inversione di tendenza, salendo dal decimo al primo posto 7 scienze formazione PAGINA IL MEDAGLIERE GENOVA UDINE FIRENZE Alla facoltà di Lecce la teoria si fonde con la pratica. E il passato si mischia col futuro 8 beni culturali PAGINA IL MEDAGLIERE G uardando in fila i sette fotogrammi dell’università che abbiamo realiz- zato in questi sette anni di osservazione insieme al Censis, scopriamo soprat- tutto una cosa. Il soggetto, l’università, non è mai perfettamente a fuoco ma ri- sulta sempre un po’ mosso. Non è solo colpa dell’università. Le riforme e gli in- terventi governativi, compiuti con l’o- biettivo di dare una forma definitiva al sistema accademico, hanno ottenuto il risultato contrario. L’università vive in uno stato di mobilitazione permanente che rischia di finire per assomigliare a una smobilitazione. A questo punto, forse, la cosa migliore sarebbe lasciarla un po’ in pace, con tutti i suoi limiti, af- finché possa lavorare in uno scenario certo e, almeno, assestarsi. Questa si- tuazione ha reso più difficile il nostro la- voro e quello del Censis, perché se l’og- getto dell’osservazione è in continuo movimento, descriverlo e valutarlo comporta un alto rischio di errore. Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che non è possibile conoscere contemporaneamente velo- cità e posizione di una particella. L’uni- versità rischia qualcosa di molto simile: diventare un oggetto che si sottrae alle misurazioni a causa della continua me- tamorfosi cui è costretto. Agli interventi governativi si aggiungono le spregiudi- cate operazioni indotte dalle necessità di marketing. Sollecitate ad assomigliare a imprese, le università stanno applican- do quasi tutte le leve del marketing, co- me a pagina 8 osserva anche Roberto Ciampicacigli del Censis. Uno degli esempi peggiori riguarda i corsi: vengo- no condotte discutibili operazioni di na- ming per mettere le calze a rete e i tacchi a spillo ai corsi, ovvero per renderli più sexy ed attraenti. Con il risultato di ren- dere più difficile il confronto e disorien- tare gli studenti. Ma il tempo sta facen- do giustizia anche di questo fenomeno. Economia di Padova, che questa setti- mana apre la serie delle facoltà ai vertici delle classifiche del Censis, viene de- scritta così dal nostro inviato: «Niente lauree esotiche o cattedre insensate». Speriamo che faccia tendenza. Mai più corsi con i tacchi a spillo AURELIO MAGISTÀ LECCE TUSCIA BOLOGNA

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Page 1: le guide di repubblica università

LA REPUBBLICA 31MARTEDÌ 20 GIUGNO 2006

Questo semplice dato va alcuore di un problema o un “para-dosso” italiano ancora poco di-scusso. Da un lato infatti si lamen-ta una “produzione” di laureatidecisamente inferiore a quella deipaesi avanzati; dall’altro i laureatifaticano a essere assorbiti dalleaziende. Il che significa che c’èun’asimmetria esplicita fra do-manda e offerta, in primo luogo.Ma forse questa situazione dimo-stra anche che nel cambiamentostrutturale in corso, da un sistemaindustriale a un’economia di ser-vizi, l’apparato produttivo nonriesce ancora a individuare con

esattezza le figure di cui avrà bisogno, se non og-gi, certo domani.

In questo senso le discipline sociali non sonoun lusso che la struttura economica deve con-sentirsi. Sono per certi aspetti, che dovranno es-sere sempre più valorizzati, una frontiera dellenuove professionalità a cui un’economia terzia-ria dovrà attingere e su cui dovrà puntare all’in-terno della grande trasformazione. Gli autori diLaurea e lavoro sostengono che imprese e uni-versità non comunicano, o comunicano troppopoco e male. È vero che nella struttura di piccolaimpresa è più difficile l’inserimento e l’utilizzodelle nuove figure professionali. Ma è anche ve-ro che l’ammodernamento dell’economia, condiversificazioni e specializzazioni inedite, stacambiando interi settori così come sta modifi-cando i profili dei corsi di studio. Far coinciderequesti due aspetti è forse il punto di leva dellanuova e difficile modernizzazione italiana.

Èdiventato luogo comune chela crisi del nostro paese sa-

rebbe dimostrata dal numeroelevato di studenti che si iscrivo-no a Scienze della comunicazio-ne e dalle pochissime matricolenelle facoltà scientifiche (in par-ticolare matematica, che oggiapre la strada a carriere moltopiù variegate che in passato). Maverso i luoghi comuni ci vuolesempre un certo disincanto. Èvero che alcune facoltà sonoscarsissimamente professiona-lizzanti, e servono più che altroad ampliare la formazione gene-rale in vista di un accesso al mer-cato del lavoro che non ha garanzie prevedi-bili né nelle forme né nelle modalità.

Tuttavia ci sono alcune aree di studio del-la sfera “sociale” che si distinguono perché lespecializzazioni offerte si sono arricchite nel-le ultime stagioni di caratteristiche e conte-nuti innovativi. In realtà la principale di esse,cioè la facoltà di Economia, mantiene unbuon valore ai fini dell’ingresso nel mondo dellavoro in parte grazie alle specializzazioni concui ha innovato, ma grazie anche al suo con-tenuto standard, che mette i laureati nellacondizione di accedere con facilità al mondodel lavoro. Anzi, come mette in rilievo un sin-tetico quanto utile libretto appena pubblica-to dal Mulino, Laurea e lavoro, di Anna LauraTrombetti e Alberto Stanchi, le imprese priva-te concentrano il sessanta per cento delle as-sunzioni in due soli ambiti disciplinari, Eco-nomia e Ingegneria.

Internazionalizzazione: è la parolad’ordine. A Padova come a TorVergata, alle porte di Roma

QUEI LAVORIIN CERCA

DI UNA LAUREA

FACOLTÀPUNTI DI VISTA

EDMONDO BERSELLI

SOMMARIO

le guide di repubblica

1università

COME SCEGLIERELA

2/3economiaPAGINE

IL MEDAGLIERE

PADOVA ROMA 2

Tor VergataTRENTO2° 3°1°

4

sociologia

statisticaPAGINA

IL MEDAGLIERE

BOLOGNA PADOVA MILANO 2

Bicocca2° 3°1°

IL MEDAGLIERE

TRENTO MILANO 2

BicoccaURBINO2° 3°1°

Una a Bologna, l’altra a Forlì:due facoltà indipendenti ma bencoordinate nell’offerta formativa

5scienzepolitiche

PAGINA

IL MEDAGLIERE

BOLOGNA PAVIA TRIESTE2° 3°1°

Nel campus di Cesena si respiraaria di mondo: è la scommessavinta dell’espansione in provincia

6psicologiaPAGINA

IL MEDAGLIERE

BOLOGNA MILANO 2

BicoccaPADOVA2° 3°1°

In due anni Genova ha assistitoa un’inversione di tendenza,salendo dal decimo al primo posto

7scienzeformazione

PAGINA

IL MEDAGLIERE

GENOVA UDINE FIRENZE2° 3°1°

Alla facoltà di Lecce la teoria sifonde con la pratica. E il passatosi mischia col futuro

8beniculturali

PAGINA

IL MEDAGLIERE

Guardando in fila i sette fotogrammidell’università che abbiamo realiz-

zato in questi sette anni di osservazioneinsieme al Censis, scopriamo soprat-tutto una cosa. Il soggetto, l’università,non è mai perfettamente a fuoco ma ri-sulta sempre un po’ mosso. Non è solocolpa dell’università. Le riforme e gli in-terventi governativi, compiuti con l’o-biettivo di dare una forma definitiva alsistema accademico, hanno ottenuto ilrisultato contrario. L’università vive inuno stato di mobilitazione permanenteche rischia di finire per assomigliare auna smobilitazione. A questo punto,forse, la cosa migliore sarebbe lasciarlaun po’ in pace, con tutti i suoi limiti, af-finché possa lavorare in uno scenariocerto e, almeno, assestarsi. Questa si-tuazione ha reso più difficile il nostro la-voro e quello del Censis, perché se l’og-getto dell’osservazione è in continuomovimento, descriverlo e valutarlocomporta un alto rischio di errore.

Il principio di indeterminazione diHeisenberg afferma che non è possibileconoscere contemporaneamente velo-cità e posizione di una particella. L’uni-versità rischia qualcosa di molto simile:diventare un oggetto che si sottrae allemisurazioni a causa della continua me-tamorfosi cui è costretto. Agli interventigovernativi si aggiungono le spregiudi-cate operazioni indotte dalle necessità dimarketing. Sollecitate ad assomigliare aimprese, le università stanno applican-do quasi tutte le leve del marketing, co-me a pagina 8 osserva anche RobertoCiampicacigli del Censis. Uno degliesempi peggiori riguarda i corsi: vengo-no condotte discutibili operazioni di na-ming per mettere le calze a rete e i tacchia spillo ai corsi, ovvero per renderli piùsexy ed attraenti. Con il risultato di ren-dere più difficile il confronto e disorien-tare gli studenti. Ma il tempo sta facen-do giustizia anche di questo fenomeno.Economia di Padova, che questa setti-mana apre la serie delle facoltà ai verticidelle classifiche del Censis, viene de-scritta così dal nostro inviato: «Nientelauree esotiche o cattedre insensate».Speriamo che faccia tendenza.

Mai più corsi con i tacchi a spillo

AURELIO MAGISTÀ

LECCE TUSCIA BOLOGNA2° 3°

Page 2: le guide di repubblica università

MARTEDI20 GIUGNO2006

IL VENETOCHE GUARDAAL MONDO

CARLO BRAMBILLA

PADOVA. Lontana dal rito seraledello “spritz”, l’aperitivo di massache dilaga tra gli studenti, in piazzadelle Erbe, nel cuore universitariodella città, lontana dalle distrazionidel centro e dalle storiche stradedella goliardia, tagliata fuori, versola zona Fiera, oltre la stazione, la fa-coltà di Economia di Padova è unagrigia e anonima palazzina di cin-que piani, in vetro e cemento, im-mersa in un immenso parcheggioa cielo aperto. In questo algido edi-ficio, lindo e asettico, con le portescorrevoli che si aprono automati-camente al passaggio degli studen-ti, si nascondono le prestigiose au-le della giovanissima, ma già primafacoltà di Economia d’Italia. La pic-cola “Bocconi del Nord-est”, comela chiama affettuosamente qual-cuno, che zitta zitta, in appena die-ci anni di vita e di duro lavoro, è riu-scita a guadagnarsi la stima inter-nazionale, oltre al posto di testanella classifica del Censis.

All’ultimo piano, nel suo ufficiodi preside, Cesare Dosi, 46 anni,brillante docente di Scienza delleFinanze e Economia ambientale,promette, scherzando neanchetanto sulla durezza degli studi, «la-crime e sangue» ai suoi studenti.Ma non si limita alla sofferenza perspiegare la chimica segreta del suc-cesso di questo piccolo gioiellouniversitario, che accetta solo 250studenti all’anno, con 40 docentitra ordinari e associati, quasi tuttimolto giovani, età media 40 anni,capace di sfornare laureati richie-stissimi dalle migliori aziende, an-che fuori dal Veneto: «La nostra èuna facoltà nuova - premette - manon nasciamo nel deserto. Siamoall’interno di un grande ateneo,che ci ha consentito di venire almondo con un’ottima assistenza.Il fatto di partire da zero ci ha con-sentito una politica intelligente direclutamento dei docenti, che nonha dovuto fare i conti con le incro-stazioni del passato, come capitaad altre facoltà».

Niente lauree esotiche o catte-dre insensate. Qui non si insegnaeconomia della tribù africana degliYoruba. Le due lauree triennali sichiamano, molto banalmente, econcretamente, Economia e com-mercio ed Economia aziendale. Lelauree specialistiche sono in Eco-nomia e direzione aziendale (Cle-da), Economia e diritto (Cled), Ban-ca e finanza (Clbf). Altro ingredien-te fondamentale riuscire a esserelegati al territorio, ma saper, con-temporaneamente, proiettarsinella dimensione internazionale.«Essere “glocal”, globali e locali altempo stesso - spiega il preside - ve-

Francia, la Gran Bretagna, ma an-che la Finlandia, la Polonia e l’Un-gheria. Questa estate è previsto, dal22 luglio al 18 agosto, un SummerProgram in Management presso ilcampus universitario di Ann Ar-bor, università del Michigan (Usa).Mentre corsi congiunti in inglesecon la School of Management del-la University of Michigan-Dear-born vengono tenuti a Padova.

Gli studenti del corso di laureain Economia e direzione aziendaleescono a frotte dall’aula 14, al pri-mo piano. Corrono sulle scale, con

la borsa sottobraccio, e poi a piedi,lungo il verde canale Piovego, ver-so la stazione per prendere l’ultimotreno. Hanno appena analizzato almicroscopio, come esercizio, lestrategie d’impresa di quattroaziende del Nord Est. Fa sorrideresentirli parlare, con forte cadenzaveneta, accenti di Treviso e Vicen-za, di “mainstream strategico”, di“retail come leva per l’internalizza-zione”, di “co-marketing” e di “topof mind brand”. Ma in una facoltà“glocal” come questa è il minimoche possa capitare.

Chi rimane a Padova a dormi-re si sposta verso il centro per cer-care un posto dove andare a stu-diare con gli amici. Qui in via Bas-si, grande limite di questa facoltà,non c’è neanche un bar. Non unasala comune, non un luogo di ag-gregazione, non un pezzo di verdeintorno a cui sedersi a leggere un li-bro. Solo aule. E allora bisognaspingersi lontano, fino alla biblio-teca del Dipartimento di Scienzeecomiche, in via del Santo. Climapiù piacevole, cortile alberato conprofumo di gelsomini in fiore, stu-

PICCOLO

GIOIELLOLa facoltà di Padovaaccetta solo250 studentiall’anno e ha40 docenticon un’etàmedia di 40anni

STUDENTI

ARRUOLATI Nell’annoaccademico2004/2005 il numerodegli iscrittialle facoltà di Economiaè stato di 222mila, le nuovematricolesono state42.500,il 4,7 percento in menorispettoall’annoprecedente

1° POSTO PADOVA

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA MEDIO BASSA

COSTO DEGLI AFFITTI MEDIO ALTO

IN EDICOLA La Grande Guidaall’Università è arricchita quest’anno da diverse sezioni che trattano argomenticome le scuole di alta formazione o l’istruzione on line

neti che guardano al mondo». Fiore all’occhiello della facoltà,

quindi, i rapporti strettissimi condecine di atenei europei e america-ni. C’è perfino un ufficio Relazioniinternazionali, interno alla facoltàdi Economia, di cui è responsabilela dottoressa Asmaa Haimar, origi-naria del Marocco, che aiuta conpassione gli studenti a organizzarele propire esperienze all’estero, iprogetti Socrates ed Erasmus e di-versi altri programmi di scambioculturale. Maggiori destinazioni,oltre agli Stati Uniti, la Spagna, la

La piccola“Bocconi

del Nord-est” in dieci anni

è riuscita a guadagnarsi

la stimainternazionale

le guide di repubblica università

VOTO MEDIO

DI LAUREAI dottori in Economiaottengono in media una votazione di laurea pari a 98,8. Il 53,1per cento si laurea in corso(AlmaLaurea)

Continuare a studiare a pochichilometri da casa, come al li-

ceo, o entrare nel folcloristicoquanto duro mondo dei fuori se-de? E quale università scegliere?Una superaffollata e sempre vali-da pubblica oppure un’acco-gliente e selezionata privata? Nonè facile decidere dove e come pro-seguire gli studi, tanto più se unascelta così importante si concen-tra nei pochi mesi estivi che sepa-rano l’esame di maturità dalla da-ta della prima immatricolazione.

Per questo motivo è importan-te conoscere l’intera proposta for-mativa degli atenei di tutta Italia:a fornire un aiuto notevole c’è lasettima edizione della GrandeGuida all’Università, in edicoladal 5 luglio a richiesta con Repub-blica. Il volume di quest’anno, 450pagine in tutto, è arricchito di di-verse sezioni che trattano argo-

222MILA

98,8

56

83,4

TUTTE

LE FACOLTÀ Sono 56 le facoltà di Economiadislocatenella penisolaitaliana:di queste 49si trovano inatenei statali,7 in ateneinon statali

DIPLOMA

DI MATURITÀIl voto mediodel diplomadegli studentiche siiscrivonoa Economia è di 83,4.Il 46,7 %proviene da un istitutotecnico(AlmaLaurea)

Giovanissimi e selezionati tutorindirizzano le nuove matricole

LA CURIOSITÀ

L’università si può scegliere anche on line. Basta collegarsi alla sezione“Scuola & Giovani” di Repubblica.it per trovare uno speciale con pagine e servizi da cliccare sul tema dell’orientamento e dintorni. A partire da oggi e per quattro settimane consecutive, saranno sul web le pagine delle Guidedi Repubblica, dedicate ogni volta a un gruppo di facoltà diverse. Si partecon queste prime otto pagine, in cui di fondamentale importanza sono le classifiche elaborate dal Censis: alle facoltà che si sono aggiudicate il podio sono dedicati servizi di approfondimento da leggere sia on line che sul quotidiano. Collegandosi allo speciale del sito di Repubblicasi potranno anche leggere gli articoli con i quali i Coordinatori dei Presidi dei principali indirizzi di studi presentano le loro facoltà. Sempre nellospeciale e nel portale “Scuola & Giovani” si avrà a disposizione il nuovo testinterattivo di orientamento alla scelta delle facoltà realizzato da AlmaLaureacon Repubblica.it: un percorso strutturato in tre diversi passi, dalla conoscenza del sistema universitario, ai punti di forza personali.

La scelta si può fare anche on lineSu Repubblica.it un test per orientarsi

INTERNET

Studenti più avanti nei corsi che aiutano le matricole appenaarrivate e chi ha difficoltà negli studi. Il tutorato è un punto di forza dell’ateneo padovano. Un servizio offerto affinchè gli studenti non si sentano mai abbandonati nel loropercorso didattico. I tutor, selezionati tra i giovani iscritti alla laurea specialistica, alla scuola di dottorato e alla scuola di specializzazione, ricevono una formazione specifica e assistono i compagni aiutandoli a risolvere difficoltàorganizzative e didattiche, ad esempio nella redazione del piano di studi, nella programmazione degli esami, nei rapporti coi docenti.

economia2fonte: indagine Censis Servizi, 2006

Page 3: le guide di repubblica università

LE AZIENDESONO

CONNESSE

La facoltà è statauna delle primea favorire il contattotra i neo-laureati e le impreseper rendere piùfacile l’accesso dei giovanial mondo del lavoro

2° POSTO ROMA TOR VERGATA

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA MEDIO ALTA

COSTO DEGLI AFFITTI ALTONOTA METODOLOGICA Per una lettura appropriata dei dati elaborati dal Censis si rimanda alla notametologica a cura del Censis Servizi pubblicata nelle pagine 14-18 della Grande Guida all’Università e sul sito di Repubblica.it, alla sezione Scuola & Giovani.Le tabelline di queste pagine che fanno riferimento ai principali fattori strategi di crescita sono stateelaborate chiedendo a tutti i presidi di una specifica facoltà in Italia quali fattori ritengono prioritari per lacrescità qualitativa delle proprie facoltà.

denti di altre facoltà da incontrare.Soddisfatta della sua scelta uni-versitaria Manuela Giacon, 20 an-ni, di Montebelluna (Treviso),iscritta al primo anno di Econo-mia aziendale. «Attenzione, la fa-coltà è molto difficile. I docentipretendono molto, bisogna fre-quentare e studiare sodo. Gli esa-mi sono una settimana dopo la fi-ne dei corsi. E i tempi compressinon lasciano il tempo di tirare ilfiato. Ma l’organizzazione deglistudi è fantastica. Tutto funzionaalla perfezione. E alla fine non è

difficile trovare un lavoro».Manuel Maestro, 23 anni, pa-

dovano, è iscritto al primo anno diEconomia e direzione aziendale.Apprezza più di ogni altra cosa il«clima familiare» di questa facoltà:«Studenti e professori si conosco-no per nome. Non esiste sovraffol-lamento. Studiare Economia a Pa-dova costa molto meno che allaBocconi. Con livelli di qualità chenon hanno nulla da invidiarle. E poiuno spritz buono come quello chesi beve in piazza Erbe, la sera, dovelo trovi a Milano?».

ROMA. Internazionalizzazione.È questa la parola più usata daidocenti del campus universitariodi Tor Vergata. La globalizzazionedei sistemi produttivi e l’aperturadei mercati sono eventi che han-no lasciato il loro segno nell’ap-proccio alle materie economiche.Trasformazioni continue che,nell’era della modernità liquidateorizzata da Zygmunt Bauman,avvengono portandosi appressol’onere di incessanti aggiorna-menti. Nella facoltà di Economiadella seconda università di Roma,però, il passo coi tempi si tiene inmaniera austera e moderata,sen-za lasciare spazioalle mode.

La didattica se-gue i cambiamentisociali modellandol’offerta formativasulla realtà: da ot-tobre sarà possibileseguire i corsi inte-ramente in linguainglese. «Si tratta diuna Laurea Magi-stralis biennalesull’economia eu-ropea, tutta in in-glese, non solo per-ché pensiamo chela conoscenza del-la lingua sia impor-tante, ma soprat-tutto perché è fon-damentale crearel’occasione di unafertilizzazione in-crociata dal puntodi vista culturale, incui si mischiano lecompetenze e leconoscenze» affer-ma il preside Luigi Paganetto.

European Economy and busi-ness law: è questo il nome dellanuova laurea biennale a cui si po-tranno iscrivere studenti prove-nienti dall’Italia e dal resto delmondo. «Sarà una grossa sfida -aggiunge il professor GustavoOlivieri, docente di Diritto dellaconcorrenza e Diritto commer-ciale - perché è il primo corso diuniversità pubblica completa-mente in inglese con docenti an-che stranieri». Ma l’Università diTor Vergata le sfide le ha iscrittenel suo dna: nata come ateneodecentrato nel 1981, col passaredegli anni, ha tramutato la svan-taggiosa posizione periferica inun punto a proprio favore. La fa-coltà di Economia, come tutte lealtre facoltà di Roma2, è struttu-rata secondo la formula del cam-pus statunitense: ampi spazi,molto verde, e due grandi edificiche tengono separate le aule perle lezioni dagli uffici che accolgo-

no il personale docente e ammi-nistrativo. Una differenza nelmodo di vivere l’università che sinota anche nella biblioteca “Vil-fredo Pareto” dove i testi si pos-sono prendere liberamente dallelibrerie, senza richieste burocra-tiche. «Gli studenti della nostrafacoltà hanno una caratteristicaimportante: un senso forte dell’i-dentità come studenti di Tor Ver-gata, credono a quello che fanno,al di là delle qualità specifiche checi sono, questo è importante per-ché chi è motivato rende di più,chi ci crede ottiene maggiori ri-sultati. È un aspetto poco consi-

derato ma fonda-mentale: se lo stu-dente si sente partedell’istituzione, iocredo che tenda amigliorare i suoi ri-sultati perché sentedi fare parte di unprogetto comune»sostiene il preside.Studenti al centrod e l l ’ a t t e n z i o n edunque, un mottoche, nella pratica, sitraduce in una in-tensa attività di tu-toring e orienta-mento, dal momen-to dell’iscrizione al-la laurea, e anchedopo. La facoltà diEconomia è stata,infatti, una delleprime (nel 1996) adaprire l’ufficio lau-reati Desk Imprese,che gestisce un database di circa 1.500nominativi, in cui i

laureati della facoltà sono pre-senti con i loro curricula e posso-no contare su un contatto conti-nuo col mondo del lavoro. Per fa-cilitare l’acquisizione di compe-tenze pratiche da quest’anno c’ èun’altra novità: il progetto E2BLab, l’incubatore d’impresa che,sottoforma di laboratorio, favori-sce la connessione tra ateneo eaziende. Insomma Tor Vergatanon si dimentica di quello che av-viene dopo la laurea, e lo dimo-stra anche nell’offerta dei ma-ster, tra cui c’è quello che la pro-fessoressa Paola Paniccia, do-cente di Economia e Gestionedelle imprese e Knowledge ma-nagement, definisce il fiore al-l’occhiello della facoltà: è il Me-gim - Master in Economia e Ge-stione immobiliare, che ha rac-colto per il primo anno iscrizionida ogni parte d’Italia. Uno deimotivi per cui la facoltà di Econo-mia di Tor Vergata è ai vertici del-la classifica annuale del Censis.

Il volumedi 450paginearricchitoquest’annoda nuovesezioni

le guide di repubblica università

PROFESSORI

E STUDENTINelle facoltàdi Economia c’èun professoreogni 53studenti. Il dato vainterpretatotenendoconto dellaconsiderevolepresenza di iscritti

LA FREQUENZAIl 72,1 percentodei laureati in Economia ha frequentatoregolarmente più del 75 per cento degliinsegnamentiprevisti. Il 7,7per cento è statostudente-lavoratore(AlmaLaurea)

Dal 5 luglio in edicola a richiesta con “Repubblica” la Grande Guida

Una bussola nel maredell’Università

L’INIZIATIVA

sentati in ordine alfabetico terri-toriale, ciascuno introdotto conun breve cenno storico.

Dopo le informazioni di carat-tere pratico trova ampio spaziol’offerta formativa, che viene pre-sentata in maniera distinta persingola facoltà. A ognuna di essecorrisponde una scheda in cui so-no riportati i corsi di laurea trien-nali e le lauree specialistiche. I te-mi di orientamento affrontati dal-la guida non si esauriscono allascelta dell’indirizzo di studio, maaffrontano problematiche careallo studente, come il mantenersiagli studi e la formazione post-laurea.

Una guida dunque da usare co-me fosse una bussola, per dise-gnare la propria rotta nel maremagnum dell’università che, or-mai da un po’ di anni, è al centrodi complesse trasformazioni.

menti come le scuole di alta for-mazione (si va dalle scuole d’ec-cellenza a quelle per mediatorilinguistici) e l’istruzione on line.La pubblicazione è realizzata conla collaborazione del Censis, che,fornendo i dati aggiornati e detta-gliati, offre un ulteriore strumen-to di orientamento. In particolarei numeri del Censis riguardanol’andamento delle singole fa-coltà, classificato secondo criteriscientifici come la didattica, laproduttività, i docenti, la ricerca e

i rapporti internazionali. Diversepagine sono dedicate anche aiservizi di ciascun ateneo. Tra que-sti, di particolare interesse per glistudenti sono i dati che corri-spondono alla quantità dei postialloggio disponibili, all’entità del-le borse di studio e delle borse dilavoro, al numero degli iscritti edei docenti.

L’obiettivo della guida è quellodi far conoscere ai neodiplomatila varietà di corsi a cui si può acce-dere: tutti gli atenei vengono pre-

Da ottobrepartono corsiinteramentein lingua inglesecon docentistranieri

49,4ANNI

77,1%

72,1%

53/1

74,8%

AULA E LAVOROIl 74,8 per centodei laureati in Economiaha esperienze di lavorodurante gli studi, il 49,3 per cento hasvolto tirocini o stagericonosciutidal corsodi studi(AlmaLaurea)

PROSEGUIRE

GLI STUDIDopo averconseguito la laureatriennale il 77,1percento sceglie di continuare a studiare: il 63,1si iscrive a un corso di laureaspecialistica(AlmaLaurea)

DOCENTI

GIOVANII docenti di Economiahanno in media 49 anni: sonopiù giovanidello scorsoanno e ancheal di sotto dell’età media dei professoridegli ateneiitaliani che è di 52,2 anni

VALENTINA BERNABEI

MARTEDI20 GIUGNO

2006

3

fonte: Censis Servizi, 2006

fonte: Censis Servizi, 2006

Page 4: le guide di repubblica università

FRANCESCA PARISINI

BOLOGNA. «Docenti giovani,con rapporti di ricerca e di scam-bio internazionali, a cui parteci-pano anche gli studenti». Li leg-ge così Paola Monari, preside diScienze statistiche all’Univer-sità di Bologna, i dati della ricer-ca del Censis che pongono il cor-so bolognese al primo posto trale facoltà omologhe degli altriatenei italiani.

Fondata alla fine degli anni’60 e con una tradizione di studisull’analisi del capitale umano,la facoltà bolognese offre quat-tro corsi di laurea di cui due consede a Rimini, tre di specialisti-che, di cui una in parte on line, ealcuni master tra cui un paio difiori all’occhiello: il primo inbiostatistica, per dare strumen-ti a chi farà indagini epidemiolo-giche in ambito medico, biologi-co e ambientale, il secondo inanalisi e gestione del settore del-l’automobile, con una forte pre-parazione anche sugli aspetti dimarketing.

«I contenuti formativi dellanostra facoltà - illustra la preside- spaziano dall’area sociale e

della biostatistica fino al settoreaziendale e finanziario».

Ciò che contraddistinguel’approccio di studi di Bolognarispetto a quello di altre facoltàitaliani è «una formazione ad al-to contenuto metodologicoquantitativo, più che fenome-nologico». Lo sviluppo delle tec-nologie e il numero crescente diinformazioni a nostra disposi-zione «impongono - proseguePaola Monari - un approccioquantitativo per trasformareinformazioni in conoscenza.Questo metodo è applicabile aicampi più svariati del sapere,dall’archeologia alla fisica, dallasociologia alla medicina».

Scienze statistiche di Bolo-gna è una facoltà di nicchia: cir-ca 900 in tutto gli studenti (metàdei quali provieniti da altre re-gioni), 200 nuovi iscritti ogni an-no. «Soffriamo di tutti i pregiudi-zi di cui soffrono in Italia gli stu-di delle cosiddette “scienze du-re” - spiega la preside - per cui ungiovane di 18, 19 anni fatica ascegliere una facoltà come la no-stra». C’è piuttosto una popola-

zione di ritorno, sofisticata edesigente. «Il nostro approccio distudi porta molti laureati anchedi altre facoltà, da Economia eScienze politiche, a scegliere lenostre specialistiche o i nostrimaster, una volta che si accorgo-no che è quel tipo di preparazio-ne che richiede il mercato del la-voro». Mercato che, peraltro, as-sorbe il 90 per cento dei laureatientro il primo anno dal conse-guimento della pergamena.

Il punto debole della facoltà?

FACOLTÀ DI NICCHIASono circa 900 in tutto gli studenti: 200 i nuovi iscritti ogni anno

LA RICERCA DEL LAVOROI laureati in Sociologia a Trentoimpiegano al massimo un annodalla laurea per trovare lavoro

«I piccoli numeri - conclude Mo-nari - all’interno di un sistemauniversitario pubblico come ilnostro, pochi iscritti vuole direavere meno finanziamenti. Infi-ne, pochi studenti offrono unabase ristretta per la selezione deicervelli. Tuttavia, negli ultimianni gli iscritti sono in crescita.Facciamo poca pubblicità per-ché gli studi universitari non so-no merce da vendere, ma si vedeche funziona il tam tam tra vec-chi e nuovi studenti».

TRENTO. Aperta all’Europa e almondo, con 40 anni e oltre di sto-ria sulle spalle - da quando nel-l’autunno del 1962 nacque comeIstituto universitario superiore discienze sociali per volontà del-l’allora presidente della Provin-cia Bruno Kessler per poi diveni-re culla del movimento studente-sco del Sessantotto - la facoltà diSociologia di Trento è paragona-bile alle università straniere per laqualità dei servizi offerti. Un pro-fessore ogni 35 studenti, labora-tori attrezzati e una biblioteca chevanta da sempre un patrimoniodi tutto rispetto ed è ora al centrodi un grande progetto di ripensa-mento che porta la firma di MarioBotta. Tre sono le lauree trienna-li: Sociologia, appunto, Serviziosociale che è a numero chiuso e lapiù nuova e attuale Società, poli-tica e istituzioni europee; quattroinvece le specialistiche.

Ma tra i corridoi dello storicopalazzo di via Verdi, a due passidal Duomo, dove si sono consu-mate un tempo le proteste uni-versitarie, si respira oggi un’ariasoprattutto europea. Perché «do-po essere stati i primi in Italia, ad

aver inaugurato già alla fine deglianni Novanta una serie di doppielauree in collaborazione con leuniversità di Dresda e di Grana-da, abbiamo già pensato a unalaurea specialistica che sia inse-gnata completamente in inglesee stiamo lavorando sull’interna-zionalizzazione del corpo docen-ti» racconta Mario Diani, neopre-side della facoltà. Tra i docentistranieri che sbarcheranno aTrento entro la fine dell’anno ilprimo della lista è Peter Wagner,che arriva direttamente dall’Uni-versità europea di Fiesole ed èuno dei più noti studiosi dellamodernità in Europa. «Ma già ab-biamo tra noi illustri colleghi, co-me lo storico Mark Gilbert - con-tinua Diani - e anche se la percen-tuale di studenti stranieri si man-tiene ancora al di sotto del 10 percento, è pur sempre più elevata ri-spetto ad altre università».

Il percorso di doppia laurea,che si conclude con l’EuropeanSociology Degree e dovrebbecompletarsi entro la fine del pros-simo anno accademico con ilcoinvolgimento, oltre Dresda eGranada, anche della Sorbonne

FACOLTÀSono 6 le facoltà di Sociologiain Italia,di cui unain un ateneoprivato

20%

LA BIBLIOTECAAttrezzata e da semprecon unpatrimonio di tuttorispetto, sta per esseredel tuttoripensata da MarioBotta

I MASTERSono i fioriall’occhiellodella facoltà,in particolarequello inbiostatisticae quello in analisi e gestionedel settoredell’auto-mobile

4MILA

6

21,4%

RAMO

OCCUPAZIONEIl 21,4 per cento dei dottoriin Sociologialavora nell’istruzione(AlmaLaurea)

ISCRITTINell’annoaccademico2004/2005 sono stati4.000 gli iscritti alle facoltàdi Scienzestatistiche. Le nuovematricolesono 600

RAMO

OCCUPAZIONEIl 20 per centodei laureati in Statistica è impiegato nel campo del credito/assicurazioni, il 17,9 per cento in attività di pubblicaamministrazio-ne/forzearmate(AlmaLaurea)

MARTEDÌ20 GIUGNO2006

statistica

sociologia

4

ILARIA ZAFFINO

UN’OFFERTARICCA E VARIA

PICCOLI, GRANDI NUMERI

sociali all’analisi del mutamento deivalori - comincia ad elencare Diani -per cui siamo i responsabili mon-diali nell’indagine che si tiene ognicinque anni, dallo studio delle dina-miche migratorie all’analisi del ca-pitale sociale». E alla varietà degli in-teressi corrisponde un altrettantoampio ventaglio di sbocchi profes-sionali: dalla ricerca al terzo settore,dal non-profit che assorbe molti deilaureati in Sociologia al mondo del-l’istruzione in senso lato, con parti-colare riferimento a tutte quelle at-tività legate alla formazione. Oltre il70 per cento degli studenti che esco-no dalla facoltà di Sociologia diTrento trova, infatti, lavoro al mas-simo entro un anno dal consegui-mento della laurea.

di Parigi, della Humboldt Univer-sität di Berlino e dell’Università diCardiff, prevede un periodo distudi della durata di un anno nel-le università consorziate. «E dopola discussione della tesi in unadelle due lingue ufficiali si ottieneun titolo congiunto». Altro terre-no su cui si lavorerà molto neiprossimi anni - «di concerto conle altre facoltà, quelle più propria-mente scientifiche, perché si trat-ta di un progetto di ateneo» - èquello del rapporto tra scienza esocietà.

«Uno dei punti di forza dellafacoltà di Trento è, infatti, la va-rietà estrema delle aree di interes-se. Si va dall’analisi e stratificazio-ne sociale delle disuguaglianze

1° POSTO BOLOGNA

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA ALTA

COSTO DEGLI AFFITTI ALTO

1° POSTO TRENTO

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA ALTA

COSTO DEGLI AFFITTI MEDIO ALTO

le guide di repubblica università

fonte: indagine Censis Servizi, 2006

fonte: indagine Censis Servizi, 2006

fonte: Censis Servizi, 2006(v. nota metodologica a pag. 3)

fonte: AlmaLaurea 2006

fonte: AlmaLaurea 2006

fonte: Censis Servizi, 2006(v. nota metodologica a pag. 3)

Page 5: le guide di repubblica università

BOLOGNA. Nove secoli di tradi-zione non sono un materasso sucui adagiarsi e attendere il lentocompiersi dei cicli storici. Il pri-mato di ateneo più antico dell’Oc-cidente, evidentemente, non è untitolo con cui coprire incertezze evuoti progettuali. Se Bologna rie-sce oggi a imporsi ai vertici nazio-nali per risultati, qualità dell’inse-gnamento e consistenza delle re-lazioni internazionali; se le sue fa-coltà di Scienze politiche (il plura-le è d’obbligo, vista la natura bice-fala di questa istituzione) sicollocano per l’ennesima volta intesta alla classifica del Censis,vuol dire che c’è qualcosa che vaoltre la capacità individuale. Oltreil gioco di squadra. Oltre il fortu-nato complesso di circostanze.Vuol dire che sul tronco possentedella storia continuano a spunta-re nuovi germogli. Che la tradizio-ne riesce a leggere i tempi, a dialo-gare con essi, ad anticiparli. Eniente, in seno all’ateneo emilia-no, sa rendere visibile questa fili-grana temporale meglio della pa-rabola di sviluppo di Scienze poli-tiche. Dove l’integrazione tra cor-si tradizionali e nuove proposteha saputo strutturarsi in duerealtà distinte ma ben coordinate,la prima a Bologna, l’altra a Forlì.

Due facoltà che da quattro annisono formalmente indipendentie che, nella diversità delle intona-zioni, sono capaci di costruire as-sieme un’offerta che - come spie-ga la professoressa Anna Stagni,preside della facoltà bolognese -«per ampiezza di proposte e livel-lo del corpo docente ha veramen-te pochi eguali». È al capoluogoregionale che si ricorre per i corsistorico-politici, per quelli socio-logici, per gli studi di economia, diorganizzazione, sviluppo e coo-perazione internazionale. Que-st’anno le matricole sono oltremille e duecento, con una con-centrazione particolare sui corsiclassici. È invece a Forlì che si vaper gli studi triennali di governo eamministrazione del territorio,per farsi operatori della sicurezzae del controllo sociale, per lescienze internazionali e diploma-tiche, infine per la specializzazio-ne in scienze criminologiche. Inuna facoltà di norma generalista,abituata più a disegnare criteriche figure professionali, si apronoterritori davvero nuovi, in cui piùfacile diventa l’incontro col mon-do del lavoro. «In effetti il nostro ri-schio - prosegue la professoressaStagni - è quello di raccogliere gliindecisi. È una caratteristica delnostro tipo di facoltà. Ma questo

DUE TESTE PER UNPRIMATO

FEDERICO PAGLIAI

L’integrazione tra corsi tradizionalie nuove proposte ha dato vita a duerealtà distinte, ma ben coordinate: la prima a Bologna, l’altra a Forlì

LA CARICA

DEGLI ISCRITTINell’annoaccademico2004/2005il numerodegli iscritti è stato pari a 100.200,dislocati in 31facoltà di cui28 statali e 3non statali.Le nuovematricolesono state17.500, il 6,6per cento in meno rispettoall’annoprecedente

sione d’insieme, accanto a unasolida cultura di base. Lo dicono inomi come quelli di Prodi, di An-dreatta, Panebianco, Cavazzuti,Onofri, quello di Roberto Ruffilliche, vittima delle Br, ha dato il no-me alla facoltà forlivese. Tuttagente che, come professori o co-me studenti, ha trovato nell’ate-neo bolognese il fuoco per accen-dere l’impegno civile.

Ma i successi attuali di questedue facoltà si spiegano soprat-tutto col lavoro di chi riesce a far-si pieno carico del percorso for-mativo dei ragazzi. «Molti ci ac-cusano di licealizzare gli studen-ti universitari - spiega il profes-sore Giliberto Capano, presidedella facoltà di Forlì - Ma la veritàè che tanti studenti si perdononon per mancanza di capacità,ma perché non sono seguiti».Cosa che alla Ruffilli proprio nonaccade. «Non posso negare -prosegue il professore - che lenostre dimensioni tutto som-mato contenute ci siano di gran-

de aiuto». Ma anche questo è ve-ro fino a un certo punto: se le at-tuali 550 matricole di Forlì (peroltre il 50 per cento provenientida fuori regione) non trovasseronel preside e nel corpo docentiuna volontà ferrea di prendere iragazzi e di portarli fino in fondo,questi numeri potrebbero tran-quillamente far sprofondare lafacoltà nelle medie nazionali.«Uno degli elementi che ci carat-terizzano - prosegue il preside -è l’ampio ricorso alle figure di tu-tor. Si tratta di un grande investi-mento per la nostra facoltà chetuttavia ci sta portando grandi ri-sultati». La mortalità scolasticache diminuisce, i tempi di in-gresso nel mondo del lavoro chesi riducono, infine il senso cre-scente di soddisfazione di chifrequenta la Ruffilli. Stato d’ani-mo che il preside si incarica, ognianno, di verificare di persona,con una serie di interviste a cam-pione condotte proprio tra glistudenti.

Qui la tradizione riesce a leggere

i tempi,a dialogare

con essi e persino ad anticiparli

GLI SBOCCHI PROFESSIONALIA Bologna quasi il 90 per cento dei laureati trova una qualcheoccupazione entro il primoanno dalla laurea

LE DUE SEDILa facoltàdi Bolognavanta 9 secolitradizione: da 4 anni, le due sedi -una nelcapoluogo,l’altra a Forlì -sonoformalmenteindipendenti, ma insiemecostituisconoun’offerta cheper ampiezzadelle propostee livellodel corpo docenti hapochi eguali

IL VOTO

FINALEGli studenti di Scienzepolitiche silaureano conun voto mediodi 102,2.Il 51,2 per cento si laurea in corso, l’età media della laurea è di 25 anni(AlmaLaurea)

110MILA

81,2

2MILA

102

IL DIPLOMA

DI LAUREAÈ il votomedio del diplomadi laurea di chi si iscrive a Scienzepolitiche. Il 30 per cento dei diplomatiproviene dal liceoscientifico

DOCENTI

E STUDENTII docenti di Scienzepolitiche sono2.000 e il lororapporto congli studenti è di 50 a 1:un professoreogni 50 iscritti. L’eta media dei professoriè di 52,9 anni

Il professor Giliberto Capano, preside della facoltà, la definisce una scelta vocazionale. E in effetti le indubbieprospettive occupazionali non bastano a spiegare il crescente successo del corso di studi criminologici di Forlì. I 200 posti che ogni anno si aprono nel ciclo triennalee i 70 della specializzazione biennale non bastano ad accontentare neppure metà delle domande. Un percorso completo, unico in Italia, capace di sedurre con atmosfere da giallo. Quella di Forlì è una risposta«all’assenza, in ambito nazionale, di adeguatiapprofondimenti di questo ambito di tematiche», comespiega Roberta Bisi, presidente del corso di specializzazione.

Specialisti del gialloa lezione di criminologia

LA CURIOSITÀ

non ci impedisce di raccoglierestudenti di grandissimo livello.Quando sono bravi, sono bravidavvero». Merito certamente del-la vastità delle proposte. Che ser-ve anche a spiegare la crescita co-stante delle matricole. E almenoin parte anche i rapidi scambi colmondo del lavoro: quasi il 90 percento trova una qualche occupa-zione entro il primo anno dallalaurea. Merito di un corpo docen-te che sa fornire motivazioni, vi-

MARTEDI20 GIUGNO

2006

5scienze politiche 1° POSTO BOLOGNA

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA ALTA

COSTO DEGLI AFFITTI ALTO

le guide di repubblica università

fonte: indagine Censis Servizi, 2006

fonte: Censis Servizi, 2006(v. nota metodologica a pag. 3)

fonte: AlmaLaurea 2006

Page 6: le guide di repubblica università

CESENA. Quest’anno festeggia idieci anni dalla fondazione. Giova-ne facoltà quella di Psicologia a Ce-sena. E decentrata verso il mare,cresciuta ai confini territoriali del-l’Alma Mater, all’ombra dei suoi900 anni di storia. Per questo il po-dio riconquistato - sei anni fa la pri-ma medaglia d’oro del Censis - perla preside Bruna Zani è più che unriconoscimento. È il riscatto di chiscelse di lasciare il capoluogo perscommettere sull’espansione del-l’università in Romagna. Da corsodi laurea di Magistero a Bologna,Psicologia diventò così facoltà a Ce-sena. «Erano quattro, cinque do-centi in tutto. Si arrivava per le le-zioni e si scappava via. Ora non èpiù così».

L’austero edificio dell’ex fab-brica Arrigoni, a due passi dalla sta-zione, ospita tutti i servizi agli stu-denti, circa 1.900, e una sontuosaaula magna in legno di ciliegio. Ariadi campus. E di mondo. Un dotto-rato internazionale tra Cesena, Sta-ti Uniti e Cina sta per partire. Sonouna trentina le sedi Erasmus offer-te agli studenti per gli scambi inter-nazionali e a ottobre si apriranno leiscrizioni alla specialistica europeain Work, organizational and per-sonnel psychology, l’unica in Italia,tra le sole quindici lauree selezio-nate in Europa, che impone di ac-quisire crediti anche all’estero eche rilascia un diploma doppio: ita-liano, ma anche francese, spagno-lo o portoghese. «Spingo molto imiei studenti ad andare all’estero,anche se la resistenza a volte è for-te, devono conoscere di più anchel’inglese e per questo offriamo cor-si gratuiti», dice Bruna Zani.

Sfida vinta, dunque, nella pic-cola Cesena. A partire dalla didatti-ca: il modello è stato esportato nel-le altre facoltà di Psicologia, sonoarrivati a copiarlo anche da Bogotà.L’offerta formativa punta su unasola laurea triennale in Scienze delcomportamento e delle relazionisociali, a numero programmato, esu quattro lauree specialistiche, adaccesso libero. «Questo modello,che è un nostro punto di forza, èpassato come linea politica dell’a-teneo: puntare sulle lauree magi-strali come elemento distintivo»,spiega la docente che è stata presi-dente della Conferenza dei presididi Psicologia e che è alla guida dellacommissione didattica d’ateneo.«Volutamente, poi, nella triennalenon compare la parola psicologia.Abbiamo cercato di fare chiarezza.Gli studenti arrivano pensando didiventare tutti dei piccoli Freud,non è così. Le università non for-mano psicoanalisti e dopo tre anni

Decentrata verso il mare, la facoltà con sede a Cesena festeggia i dieci anni dalla sua fondazione e punta al sociale e ai temi di frontiera

LAUREA

AD HONOREMTra i laureati ad honoremdella facoltà,l’ultimo e piùcelebrato è stato il linguista NoamChomsky(nella foto)

LAUREA

IN CORSO Il 50,1 per cento degli studenti di Psicologiasi laureain corso, il 31,1 per centoconsegue la laureaun anno fuori corso e il restante18,7 per cento con due annidi ritardo(AlmaLaurea)

Nell’ austero edificio si respira aria

di mondo: partea ottobre la prima

laurea specialisticaeuropea che impone di acquisire creditianche all’estero

LA SEDEL’edificiodella exfabbricaArrigoniospita tutti i servizi agli studenti,circa 1.900,e una grandeaula magnain legnodi ciliegio

non si diventa psicologi». Trecentoi posti riservati ogni anno nellatriennale, ma le domande sono duevolte e mezzo di più. La scelta sullaprofessione viene dopo, con i corsispecialistici: Neuropsicologia e re-cupero funzionale nell’arco di vita,Psicologia clinica e di comunità,Psicologia cognitiva applicata ePsicologia delle organizzazioni edei servizi.

Intorno a queste lauree ruotano

50,1%

46MILA

GLI ARRUOLATISono 46.300gli iscritti a Psicologianell’annoaccademico2004/2005:6.600 sono le nuovematricole,dislocatenelle 12facoltàitaliane, 10 statali e 2 private

81/1

STUDENTI

E DOCENTI Nelle facoltàdi Psicologiac’è un professoreogni 81studenti.In tutto, i docenti in psicologiasono 600 e hannoun’età mediadi 51,3 anni

Gli studenti fanno la fila per partecipare ai seminari notturni.Si studia e si discute dalle nove di sera alle nove di mattina.«Quando a lezione raccontavo che alcuni valori come i tempi di reazione, la vigilanza e la temperatura si modificano nella notte li vedevo perplessi. Così lo sperimentano». Vincenzo Natale è il coordinatore dellaboratorio di Cronopsicologia applicata del dipartimentodi Psicologia dell’ateneo di Bologna, l’unico in Italia cosìspecifico. Una delle principali aree di ricerca del laboratorioè il ciclo veglia-sonno. Studi preziosi per i lavoratori turnisti,ma anche nella psicologia clinica, scolastica e dello sport,per avere indicazioni sugli allenamenti. O semplicementeper capire qual è il materasso migliore per dormire bene.

In aula per tutta la nottea studiare il ciclo sonno-veglia

LA CURIOSITÀ

MARTEDÌ20 GIUGNO2006

psicologia6

UNA SFIDAVINTA IN PROVINCIA

ILARIA VENTURI

L’offerta formativa si articolaintorno a una sola laurea triennalein Scienze del comportamentoe delle relazioni sociali, a numerochiuso, e a quattro specialistiche

fonte: Censis Servizi, 2006(v. nota metodologica a pag. 3)

le guide di repubblica università

docenti come Giovanni Fava, cheinsegna tra Cesena e Buffalo, Silva-na Grandi e Bruno Baldaro, espertidi psicosomatica e psicoterapia,Guido Sarchielli e Marco Depolo,che guidano il forte gruppo di psi-cologia del lavoro, Maria LuisaPombeni, che è direttore del Cen-tro per le transizioni al lavoro, Vin-cenzo Natale che dirige il centrostudi sul ciclo sonno-veglia. E an-cora: Fiorella Giusberti, esperta dipsicologia giuridica, Pio Ricci Bitti,direttore della Scuola di psicologiadella salute, Felice Carugati, editordella rivista europea di psicologiadell'educazione, Augusto Palmo-nari che è stato tra i primi a parlarein Italia di psicologia di comunità,Rabih Chattat, origini libanesi, chesi occupa di psicologia gerontolo-gica, ed Elisabetta Ladavas che diri-ge il centro di Neuroscienze cogni-tive affermato a livello internazio-nale. Dai loro profili si compone ilvolto di una facoltà che punta al so-ciale e ai temi di frontiera. «Persistenegli studenti l’idea di voler diven-tare psicologi clinici e questa è la ri-chiesta prevalente», spiega BrunaZani. «Noi vogliamo affermare l’i-dea di una psicologia a più anime».Non è un caso, che tra i laureati adhonorem della facoltà, l’ultimo e ilpiù celebrato sia stato proprio il lin-guista Noam Chomsky.

fonte: indagine Censis Servizi, 2006

Page 7: le guide di repubblica università

GLI ARRUOLATINell’annoaccademico2004/2005 il numerodegli iscritti è stato pari a 115.300,dislocati in 25 facoltà di cui 21statali e 4 nonstatali. Le nuovematricolesono state20.800

115MILA

105,7

IL VOTO

DI LAUREAÈ la votazionemedia della laureain Scienzedellaformazione,conseguitain corso dal 40,6 per centodegli studenti(AlmaLaurea)

76/1

STUDENTI

E DOCENTINelle facoltàitaliane di Scienzedellaformazione c’è un professoreogni 76studenti. I docenti sono1.500 e hannoun’età mediadi 52,4 anni

scienze della formazioneMARTEDÌ

20 GIUGNO2006

7

LA QUALITÀCHE RISPETTALA QUANTITÀ

COSTANTINO MALATTO

GENOVA. Qualcuno dice sia sta-ta la nuova sede a dare la svoltadecisiva. Certo è che in un anno emezzo, da quando la facoltà diScienze della formazione dell’U-niversità di Genova ha preso pos-sesso dell’edificio in corso An-drea Podestà, l’ex Magistero ge-novese è arrivato ai vertici asso-luti in Italia. Il preside Pino Boerofa professione di umiltà negandoche il merito sia il suo personale,ma è certo che da quando c’è luila facoltà ha scalato non solo laclassifica del Censis ma anchequella del numero di studenti.«Ormai abbiamo superato ab-bondantemente i tremila iscritti- spiega Boero - e questo nono-stante in alcuni corsi di laurea siastato introdotto il numero chiu-so. Se non ci fosse questa limita-zione la crescita degli studentisarebbe perfino eccessiva». Ilsuccesso maggiore l’ha riscossoil corso di laurea in Scienze e tec-niche psicologiche, che porta al-la laurea in Psicologia. Di fronte a150 posti disponibili per il nume-ro programmato, nell’ultimo an-no sono arrivate quasi 700 do-mande. Il problema maggiore, aquesto punto, è causato propriodal successo e dal record di iscri-zioni. Se infatti il numero deglistudenti è salito rapidamente,quello dei docenti è sempre fer-mo ai vecchi livelli, a quota 65.Una percentuale tra docenti estudenti davvero bassa, moltoinferiore rispetto a quella di unafacoltà che ha percorsi formativisimili come Lettere, dove i do-centi sono oltre 200. «Intendia-moci, nessuna recriminazione -afferma il preside - il numero li-mitato di docenti offre ancheaspetti positivi da non sottovalu-tare, primo fra tutti l’omogeneitàdel gruppo che si costituisce al-l’interno della facoltà. Il nostroobiettivo, a questo punto, è quel-lo di inserire nuovi ricercatori perla facoltà nella programmazionetriennale dell’ateneo. Anche per-ché questo favorirebbe un altrotraguardo , che è quello dell’inse-rimento di forze giovani nella fa-coltà».

Quello di Scienze della for-mazione è un risultato di assolu-to rilievo, se si considera che finoa tre anni fa la facoltà genovesesegnava una tendenza al declinoprogressivo che sembrava inar-restabile. Invece c’è stata un’in-versione di tendenza che l’haportata un paio d’anni fa a risali-re al decimo posto della classificadel Censis, per arrivare lo scorsoanno al quinto posto e quest’an-

no al vertice delle valutazioni.Tra le voci che l’hanno trascinatain testa c’è quella relativa allaproduttività. E questa è, almenoin parte, una conseguenza delnumero limitato di docenti ri-spetto a quello degli studenti.L’altro punto di forte vantaggio èdato dai rapporti internazionali.«In questo campo - spiega Boero- siamo partiti qualche anno fa dauna base molto limitata, sia nu-mericamente sia per quantità dicontatti internazionali. Ora, gra-zie anche all’opera del responsa-bile dei rapporti internazionali, il

professor Claudio La Rocca, que-sti contatti sono aumentati mol-tissimo. È uso dire che gli studen-ti italiani hanno scarso interesseallo scambio di contatti con l’e-stero e non amano andare a stu-diare in paesi stranieri. In base al-la nostra esperienza posso con-traddire questa tesi e affermareche se si forniscono loro occasio-ni serie i giovani si aprono volen-tieri all’estero».

Altro punto di forza della fa-coltà è il corso di laurea in Scien-ze della comunicazione nella se-de decentrata di Savona. Anche

qui c’è il numero programmato di150 posti e le domande sono sem-pre superiori, almeno il doppiodei posti a disposizione. «Il corso- sottolinea il preside - può conta-re tra gli insegnanti anche su unpaio di nomi di rilievo nazionalequali Carlo Freccero e Piero Pe-luffo. Un motivo in più di attra-zione per un corso che sta regi-strando ogni anno un successomaggiore». La presenza di Frec-cero e Peluffo, malgrado la lorofama, è spiegabile con il fatto chesi tratta di due savonesi e che dun-que hanno accettato l’incarico a

condizioni particolari.Tra le ragioni della crescita

quantitativa e qualitativa della fa-coltà il professor Boero cita quel-le di ordine più generale, che ri-guardano la trasformazione del-l’ex Magistero in Scienze dellaformazione, con una propria ca-ratteristica precisa in ambito so-cio-psicopedagogico, che ha for-nito alla facoltà un nuovo appeal.Tra i motivi di ordine locale ci so-no sia la nuova sede sia un’offertaformativa differenziata sia l’aper-tura al territorio, che tradotto si-gnifica collaborazione con gli en-ti locali che possono servirsi dellafacoltà per esigenze di formazio-ne particolari e approfondite. «Ilfatto di avere una sede nuova efunzionale come la nostra - con-clude il preside Boero - è un van-taggio enorme. Che ha contribui-to a fare la differenza».

NUMERO PROGRAMMATODi fronte a 150 posti postidisponibili per il numeroprogrammato nell’ultimo annosono arrivate 700 domande

Da quando ha preso possesso del nuovoedificio, sono stati superati i tremilaiscritti. Il successo maggiore per il corsoin Scienze e tecniche psicologiche

Ma se il numero degli studenti è salito rapidamente, quello dei docenti è rimasto invece fermo ai vecchi livelli, a quota 65

Uno dei punti di forza della facoltà è il corso di laurea a numero chiusoin Scienze della comunicazionenella sede decentrata di Savona

La nuova sede della facoltà di Scienze della formazione è statainaugurata quasi due anni fa. È stata ricavata da un insieme di tre edifici adiacenti che costituivano la sede centrale della Eridania Zuccheri. Nei lavori di ristrutturazione sono staterispettate le forme esterne, ma gli spazi interni sono statiprofondamente rinnovati, per adeguarli alle norme di sicurezzarelativi agli edifici a uso scolastico. La sede della facoltà, dovesono stati raggruppati la presidenza, gli uffici e i tre dipartimenti(Disa, Dissgell e Disspe) è fornita di 12 aule multimediali, duelaboratori informatico-linguistici con 50 postazioni, l’aula tesi, tre altri laboratori affidati ai dipartimenti, una sala di lettura dellabiblioteca con 80 posti e due sale per gli studenti con 100 posti.

Tecnologica e multimedialela svolta della nuova sede

LA CURIOSITÀ

fonte: Censis Servizi, 2006(v. nota metodologica a pag. 3)

fonte: Censis Servizi, 2006

1° POSTO GENOVA

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA MEDIO ALTA

COSTO DEGLI AFFITTI MEDIO ALTO

le guide di repubblica università

fonte: indagine Censis Servizi, 2006

INVERSIONE

DI TENDENZADa quando si è trasferitonella nuovasede in corsoAndreaPodestà, l’exMagisterogenovese è passato dal decimo al primo posto in Italia. E ancheil numero degli iscrittiè aumentato

Page 8: le guide di repubblica università

prassi». La fase di transizione alla nuo-

va università non sembra ancoraterminata. Prevedete altri cam-biamenti?

«Bisogna accettare il fatto chel’università agisca ormai comeun’azienda. Moltiplica la propriaofferta (+50 per cento dei corsi dilaurea in sei anni); ragiona in ter-mini di organizzazione del prodot-to (cosa voglio offrire sul mercatodel sapere); applica politiche di lo-calizzazione dell’offerta; investe inpubblicità; applica politiche di“naming” per aumentare l’attratti-vità dei corsi. L’unico strumentodel marketing essenziale che man-ca ancora, ai presidi manager, è lapolitica del prezzo. Mi chiedo sepossa avere un senso competeresul prezzo dello studio. Aumentan-do per esempio le tasse per gli stu-denti abbienti e utilizzando le nuo-ve entrate per accrescere servizi,borse di studio, alloggi. Non miscandalizzerei se il costo mensile dialcune università arrivasse a costa-re come un buon circolo privato.Bisogna chiedersi se si è disposti ainvestire nel sapere come si investenello sport e nel tempo libero».

LECCE. Il preside Marcello Guai-toli dice che «la parte tecnica èsempre applicata», che uno deipunti di forza è «l’interdisciplina-rità». Gli studenti della facoltà diBeni culturali dell’Università diLecce sognano di diventare ar-cheologi e bibliotecari e intantostudiano anche fisica e chimica.La storia è il punto di partenza, laconservazione del passato ilpunto d’arrivo. Il percorso didat-tico allora è inevitabile. Le duematerie scientifiche sono inseri-te nel piano di studio. «Per gli stu-denti è indispensabile avere que-sto tipo di preparazione» spiega ilpreside. A Lecce gli iscritti alla fa-coltà, che a ottobre compie diecianni, imparano a custodire e aleggere l’antichità, usando appa-recchiature all’avanguardia. Co-me il tandetron, un acceleratoreche, applicando le leggi della fisi-ca, permette di ricostruire lacomposizione della materia e l’e-poca di un reperto storico. La tec-nica è la stessa che nel 1989 haconsentito ai laboratori diOxford, Zurigo e Tucson di data-re la Sacra Sindone.

Beni culturali è anche questo:una sintesi tra passato e futuro,un punto di convergenza tra teo-ria e pratica. Le lezioni sono solo

una parte. Poi ci sono i laborato-ri, c’è l’attività di ricerca, il mon-do accademico che incontra leamministrazioni locali. Alla fa-coltà dell’ateneo leccese i comu-ni chiedono pareri sulla conser-vazione delle masserie antiche,sul recupero degli insediamentiarcheologici. «Abbiamo già sti-pulato molte convenzioni con glienti del territorio» spiega il presi-de. È un aspetto importante an-che per il futuro occupazionaledegli studenti che imparano sulcampo, nei cantieri di scavo, adesempio. Per chi sogna di diven-tare archeologo è una tappa ne-cessaria del percorso didattico.All’aperto, dove la terra custodi-sce gli insediamenti di civilità an-tiche, i giovani inseguono la sto-ria, imparano la tecnica per ri-portare alla luce i resti di epochescomparse. «C’è un forte coin-volgimento degli studenti nel-l’attività di ricerca» spiega il pre-side.

Alla facoltà dell’ateneo del ca-poluogo salentino, che ha unadelle sue sedi in un monasterodel 1100, gli iscritti provenientidalla Puglia o da altre regioni delsud sono più di 2.200. Beni cultu-rali propone quattro corsi di lau-rea, in Scienze dei beni architet-tonici, archeologi e dell’ambien-

I ragazzi sognano di diventarearcheologici e bibliotecari e intantostudiano anche fisica e chimica:la teoria si fonde con la pratica

AULA A CIELO

APERTONella facoltàdi Beni culturali di Leccele lezioni sonosolo una parte.Poi ci sono i laboratori e gli scaviall’aria aperta(nella foto)

RobertoCiampicaciglidirettore del Censis

L’unicostrumentoche mancaai presidi è la politicadel prezzo

Qui gli iscrittiimparano a custodire e a leggere

l’antichità usandoapparecchiatureall’avanguardia

86,3%

PROSEGUIRE

GLI STUDIL’86,3 per cento dei laureati di primo livelloin Beniculturaliprosegue gli studi.Il 67, 5 percento intendeiscriversi a una laureaspecialistica,il 7,5 per centoopta per una scuoladi specializza-zione(AlmaLaurea)

109,9VOTO MEDIO

DI LAUREAÈ il votomedio di laurea piùalto calcolato da AlmaLaurea per gli studenti di Beniculturali, che nel 49,2per centodei casi si laureanonel primoanno fuoricorso a un’etàmedia di 26,9anni

43,7%

PROVENIENZA

CLASSICAIl 43,7 per cento degli studenti di Beniculturali hafrequentato il liceoclassico,il 17,5 per cento hastudiato alloscientifico, e il restante15,9 per centoproviene da un istitutotecnico(AlmaLaurea)

I laureati in Beni culturali guideranno i turisti nelle visite alle chiese e ai musei del Salento. È il contenuto di un accordo di programmapromosso dall’Azienda di promozione turistica della provincia di Lecce che ha contattato l’ateneosalentino. «Si tratta di un programma che coinvolgealtri enti locali e vedrà impegnati i giovani laureati in Beni culturali in un’attività più ampia di progettazione» spiega Stefania Mandurino,commissario dell’Apt. L’obiettivo è quello di migliorare l’offerta turistica, contando anche e soprattutto sulle competenze acquisite dai giovaniche studiano o che hanno studiato Beni culturali.

Dai banchi di studio ai museii giovani laureati guidano i turisti

LA CURIOSITÀ

MARTEDI20 GIUGNO2006

beni culturali8

UNA SINTESITRA PASSATOE FUTURO

GABRIELLA DE MATTEIS te, in Scienze dei beni archivisti-ci e librari, in Scienze dei benimobili e artistici e in Scienze deibeni musicali. Per la facoltà chepunta anche sull’innovazione èstata inevitabile l’attivazione,d’intesa con Ingegneria e Scien-ze naturali, di un corso di laureaspecialistico in Tecnologie per laconservazione e il restauro deibeni culturali. L’obiettivo è for-mare una figura nuova, in gradodi applicare le più avanzate com-petenze tecnico scientifiche allavalorizzazione e al recupero delpatrimonio artistico. A Lecce siscommette sul futuro, sulle po-tenzialità del mondo dei beniculturali. «Per gli studenti che siimpegnano - dice Marcello Guai-toli - il rapporto instaurato con ilterritorio può sicuramente costi-tuire un punto di partenza». Tra ilaureati in Beni culturali c’è an-che chi sogna di frequentare lascuola di specializzazione in Ar-cheologia. Diretta da FrancescoD’Andria vanta il più grande «la-boratorio all’aperto», «un’aula»di venti ettari dove i trenta sele-zionatissimi studenti - «cerchia-mo sempre i migliori» - impara-no il mestiere dell’archeologia. Eper farlo, qui, a Lecce, spiegaD’Andria, «arrivano da ogni par-te del mondo».

“L’università-aziendache moltiplica la sua offerta”

L’INTERVISTA

emerso da tempo ma paradossal-mente messo in discussione solograzie a delle inchieste giornalisti-che. Lo scorso anno il Censis avevaescluso dalla sua valutazione le fa-coltà che avevano attivato le con-venzioni, per non perturbare dati eclassifiche delle esperienze di stu-dio. La crescita esponenziale dellefacoltà che le attivano però, pub-bliche e private, è arrivata al 33 percento, cui si somma un 13 per cen-to di atenei che hanno intenzionidi farlo nel prossimo futuro. Il cheha portato alla decisione di valuta-re tutti; quello che prima era un fe-nomeno limitato ora è diventato

«Tra i fattori positivi c’è che glistudenti crescono e si laureanocon maggior rapidità. Tra i negati-vi, le conseguenze dell’autonomiadei corsi di laurea, che porta a tipo-logie di offerta molto diverse tantoche alcuni curricula finiscono pernon avere quasi nulla a che fare conil “contenitore” di sapere in cui so-no inseriti. È difficile valutare fa-coltà con percorsi formativi cosìdifferenti».

Cosa ne pensa della conver-sione delle esperienze professio-nali in crediti formativi?

«Quello del riconoscimentodei crediti è un aspetto oscuro,

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fonte: AlmaLaurea 2006

fonte: AlmaLaurea 2006

1° POSTO LECCE

LA CITTÀ

QUALITÀ DELLA VITA MEDIA

COSTO DEGLI AFFITTI BASSO

le guide di repubblica università

EVA GRIPPA

L’università cambia. E cambia ilmodo di guardare a essa. Ro-

berto Ciampicacigli, direttore delCensis Servizi, racconta la settimaricerca sul mondo della formazio-ne in Italia.

Quali sono le novità rispettoalle precedenti sei edizioni?

«La prima, e più importante, èche con la laurea triennale a pienoregime è stato per la prima voltapossibile valutare più di 60 facoltàin più».

L’aumento dei soggetti coin-volti ha portato a cambiamentinel tipo di valutazione?

«Più che cambi di valutazionesi tratta di modifiche sostanziali; acambiare è stata la scelta degli in-dicatori, a seguito dei maggiori da-ti disponibili per l’anno analizzato(2004/05), e l’architettura di alcu-ne delle famiglie in cui sono statiraccolti».

Uno degli aspetti più interes-santi che emerge dall’indaginesui presidi è la loro opinione sulcambiamento in atto nel mondouniversitario. Quali sono le prin-cipali questioni emerse?

fonte: indagine Censis Servizi, 2006

LE PROSSIME USCITE

I prossimi numeridella Guida di RepubblicaUniversitàsaranno in edicolatutti i martedì fino all’11 luglio