le ossa della stazione: il cimitero dei poveri a termini

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Le OSSA della STAZIONE «Hominem mortuum in urbe neve sepelito neve urito» XII TABULAE Il «cimitero dei poveri» a Termini DI MANOLA PALES E OBERDAN MENGHI LUOGO DEL RITROVAMENTO NESSUNA SCOPERTA ARCHEOLOGICA può indurre lo stupore, la curiosità e linteressamento della pubblica opinione come il ritrovamento di antiche e dimenticate sepolture; quali siano i motivi psicologici che presiedono a tali sentimenti non sta a noi dirlo. Certo L che tutte le notizie riguardanti il ritro- vamento di tombe o di resti umani hanno sempre finito col trovare, ieri come oggi, una larga eco nei media, specialmente se tali scoperte avvengono allinterno di una città come Roma, mai come in questo momento viva perchØ proiettata verso il Giubileo del 2000. Pur comprendendo le ragioni dellinteresse e della curiosità, spesso veri e propri motori e stimolanti della ricerca e della conoscenza scientifica, non ci riesce di capire quelle dello stupore: «lumanità - diceva A. Comte 1 - L fatta piø di morti che di vivi» , e ciò valga in particolar modo per quelle città che come Roma vantano una continuità di vita millenaria. Nel gennaio del corrente anno ha destato un certo clamore il ritrovamento di una notevole quantità di ossa umane durante uno scavo effettuato nellambito delle opere giubilari di risana- mento ed adeguamento funziona- le della Stazione Termini. La sco- perta L avvenuta in un locale sotterraneo posto allangolo col viadotto Cappellini, circa 8 m al di sotto dellattuale piano di calpestio di Via Giolitti entro un cavo rettangolare di circa 20 m 2 , profondo 2, realizzato per lim- pianto di un montacarichi. Le ossa sono venute alla luce sin dalle prime battute dello scavo, ma la segnalazione del ritrova- mento L avvenuta a lavori avanza- ti e non nellimmediatezza della scoperta, per cui al nostro arrivo abbiamo trovato una situazione molto compromessa, che risulta dalla documentazione fotografica prodotta. Giunti sul posto per un primo sopralluogo, ci si L trovati di fronte a uno spettacolo impres- sionante: le ossa, presenti in gran quantità, si potevano intravedere immediatamente sotto le strutture di fondazione e sottofondazione dei locali della Stazione, risultando addirit- tura inglobate nelle gettate in calcestruzzo dei pilastri e delle travature di collegamento degli stessi. Ciò costituisce la prova evidente che un primo ritrovamento di esse doveva essersi già verificato in occasione dei lavori di edificazione della Stazione, che alcune fotografie mostrano nel 1938 2 in stato molto avanzato sul lato di via Giolitti. La vicenda ha visto addirittura lintervento giudiziario della Magistratura che ha posto il cantiere sotto sequestro allo scopo di fare chiarezza sulla natura del ritrovamento e nominato degli esperti per procedere alle perizie ed ai necessari accertamenti del caso.

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di Oberdan Menghi e Manola Pales

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Page 1: Le ossa della Stazione: il cimitero dei poveri a Termini

Le OSSA della STAZIONE

«Hominem mortuum in urbeneve sepelito neve urito»

XII TABULAEIl «cimitero dei poveri» a Termini

DI MANOLA PALES E OBERDAN MENGHI

LUOGO DEL RITROVAMENTO

NESSUNA SCOPERTA ARCHEOLOGICA può indurre lo stupore, lacuriosità e l�interessamento della pubblica opinione come ilritrovamento di antiche e dimenticate sepolture; quali sianoi motivi psicologici che presiedono a tali sentimenti non staa noi dirlo. Certo è che tutte le notizie riguardanti il ritro-vamento di tombe o di resti umani hanno sempre finito coltrovare, ieri come oggi, una larga eco nei media, specialmentese tali scoperte avvengono all�interno di una città come Roma,mai come in questo momento viva perché proiettata verso ilGiubileo del 2000.

Pur comprendendo le ragioni dell�interesse e dellacuriosità, spesso veri e propri motori e stimolanti della ricercae della conoscenza scientifica, non ci riesce di capire quelledello stupore: «l�umanità - diceva A. Comte1 - è fatta più dimorti che di vivi» , e ciò valga inparticolar modo per quelle cittàche come Roma vantano unacontinuità di vita millenaria.

Nel gennaio del correnteanno ha destato un certo clamoreil ritrovamento di una notevolequantità di ossa umane duranteuno scavo effettuato nell�ambitodelle opere giubilari di risana-mento ed adeguamento funziona-le della Stazione Termini. La sco-perta è avvenuta in un localesotterraneo posto all�angolo colviadotto Cappellini, circa 8 m aldi sotto dell�attuale piano dicalpestio di Via Giolitti entro uncavo rettangolare di circa 20 m2,profondo 2, realizzato per l�im-pianto di un montacarichi. Leossa sono venute alla luce sindalle prime battute dello scavo,ma la segnalazione del ritrova-mento è avvenuta a lavori avanza-ti e non nell�immediatezza dellascoperta, per cui al nostro arrivoabbiamo trovato una situazionemolto compromessa, che risultadalla documentazione fotograficaprodotta. Giunti sul posto per unprimo sopralluogo, ci si è trovatidi fronte a uno spettacolo impres-

sionante: le ossa, presenti in gran quantità, si potevanointravedere immediatamente sotto le strutture di fondazionee sottofondazione dei locali della Stazione, risultando addirit-tura inglobate nelle gettate in calcestruzzo dei pilastri e delletravature di collegamento degli stessi. Ciò costituisce la provaevidente che un primo ritrovamento di esse doveva essersigià verificato in occasione dei lavori di edificazione dellaStazione, che alcune fotografie mostrano nel 19382 in statomolto avanzato sul lato di via Giolitti.

La vicenda ha visto addirittura l�intervento giudiziariodella Magistratura che ha posto il cantiere sotto sequestroallo scopo di fare chiarezza sulla natura del ritrovamento enominato degli esperti per procedere alle perizie ed ainecessari accertamenti del caso.

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Nella pagina precedente:Il luogo del ritrovamento delle«ossa della Stazione» fra ilCampus Viminalis ed ilCampus Esquilinus nell�areadella più estesa fra le necropolidell�Urbe (stralcio daSCAGNETTI-GRANDE, 1979)

In alto: Stazione Termini.Ossa umane rinvenute nel corso dilavori d�escavazione perl�impianto di un montacarichi.Vista generale del settore menosconvolto dallo scavo. OM.

A destra: Stazione Termini.Un teschio fa� capolino dal ter-reno fra alcune ossa lunghe edun frammento di bacino, imme-diatamente al di sotto di alcunestrutture moderne disottofondazione della Stazione.OM.

Page 3: Le ossa della Stazione: il cimitero dei poveri a Termini

In alto: Stazione Termini.La sezione evidenzia lastratificazione delle ossa,gettate a più riprese. OM.

Al centro: Ricostruzionemorfologica del suolo di Romaprimitiva, caratterizzato da unsistema collinare «digitato»costituito da alture tufaceeprofondamente incise da fossi(da QUILICI, 1987)

In basso: Stazione Termini.Cranio sezionato da un pila-stro in calcestruzzo della Sta-zione. Il cemento liquido vi èpenetrato all�interno formandoun calco endocranico su cui siriconoscono le impronte dei sol-chi vascolari dei seni delladura madre. OM.

La scoperta ha trovato una discreta eco nei quotidiani3,che hanno fornito a riguardo notizie non sempre esatte,ammantando il ritrovamento tanto di una certa fantasia,quanto di un alone di sensazionalismo giornalistico.

Si è vagheggiato, per uscir di metafora, che le ossapotessero risalire all�«Olocausto, al periodo dello sterminiodegli ebrei da parte degli aguzzini nazisti», mancando qualsiasi«traccia di indumenti o oggetti: elemento questo che fatornare in mente macabri rituali, con i poveri cadaveri spo-gliati di tutto»4; oppure che potessero riferirsi ad una delletante pestilenze «che decimarono la popolazione nel passatoremoto»5, richiamando così alla memoria scenari e climi d�altritempi, efficacemente delineati nella letteratura manzonianao camussiana.

Una spiegazione di natura storico-topografica è stataaltresì suggerita fin dai primi momenti dagli scriventi che

indicavano una possibile relazionecon l�antica area necropolare romanasituata sul colle Esquilino.

Le ossa, ben stratificate, ci sonoimmediatamente apparse pertinentiad un contesto archeologico romanoper la presenza in giacitura di fram-menti d�intonaco antico e materialiceramici d�età repubblicana (cera-mica d�impasto e a vernice nera).L�assenza di resti organici in decom-posizione e di reperti di epoca medie-vale e moderna, unita alla mancanzadi elementi riferibili all�epoca con-temporanea, indicava chiaramente ilcarattere indisturbato ed altamenteaffidabile del deposito archeologico.Fra le ossa, rimescolate e scomposte,abbiamo riconosciuto crani di indi-

vidui adulti, giovani ed anche di bambini , inuna promiscuità che, non lo nascondiamo, ciha provocato un certo effetto. Il terrenoappariva ricco di ceneri e frammenti di carbone,soprattutto nello strato argilloso intermedio(strato 3) che separava i due strati più ricchi diossa (strati 2, 4). Queste ultime, perfettamentericonoscibili, erano tutte esclusivamente umanee risultavano, seppur concrezionate, in ottimostato di conservazione per la relativa decal-cificazione; non si è registrata alcuna traccia diapprestamenti che potessero indicare un recintoo una struttura che contenesse i resti.

Come è noto il colle Esquilino costituisce,nel paragone che viene sovente istituito daglistudiosi fra la mano e l�orografia di Roma, ilvero e proprio «palmo» di una parte del sistema

collinare «digitato» dell�Urbe (soltanto il Palatino ed ilCampidoglio rimangono isolati ed esclusi dal paragone).Dall�ampio pianoro nord-orientale dell�entroterra (il «palmo»,appunto), chiuso verso la città da un poderoso rilevato arti-ficiale di terra avente funzioni difensive (agger), si dipartivanodall�Esquilino, a mo� di «dita», le oblunghe alture del Viminale,

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In alto: Carta topografica diRoma con i rinvenimenti dellafine dell�età del Bronzo e dellaprima età del Ferro. Inpuntinato le aree abitate(pagi), nel rettangolo rosso lazona della necropoli esquilina.Equidistanza 5 m (daQUILICI, 1976)

In basso: Stazione Termini.Questi due crani schiacciati dalpeso della terra soprastante, leossa lunghe scomposte ed unaporzione di colonna vertebralepossono evocare fortemente emeglio di qualsiasi commentole impressioni suscitate dal-l�inaspettato ritrovamento negliscopritori. OM.

del Cispio, del Fagutale (S. Pietro in Vincoli), del colle Oppioe delle Carinae sul versante sud-occidentale, entro le cuivallecole, incise da profondi fossi, scorreva parte di quelleacque che contribuiva all�impaludamento della valle del ForoRomano; un paesaggio, in sostanza, non dissimile da quelloche è ancor oggi possibile osservare nelle regioni a nord esud di Roma (presso Ardea, Valmontone, Gallicano e ancormeglio Veio, Sutri, Civita Castellana), ove le alture tufaceeche ne costituiscono l�elemento caratterizzante risultanoprofondamente intagliate dall�erosione dei corsi d�acqua. Lostesso pianoro esquilino doveva presentarsi, stando anchealla testimonianza delle fonti letterarie6, interrotto daavvallamenti più o meno profondi che le moderne vicis-situdini edilizie hanno pressoché colmato modificando laconformazione originale dei luoghi al punto tale che risultadifficile oggi immaginarne l�aspetto avuto in età antica.

Nel IX secolo a.C., cessato l�utilizzo della necropoli delForo (presso il Tempio di Antonino e Faustina) a seguito delprogressivo espandersi della città, gli abitanti di Romaprimitiva cominciarono a seppellire i loro morti sull�Esqui-lino, probabilmente per il fatto che la zona, esterna al contestourbano, costituiva un passaggio obbligato verso i centri diGabii (Osteria dell�Osa sulla Prenestina), Praeneste (Palestrina)e Tibur (Tivoli), legatissimi alla vita di Roma fin dalle epochepiù antiche. Iniziava così una pratica che sarebbe durata percentinaia di anni, proseguendo fino alla tarda età repub-blicana.

La scoperta del sepolcreto, il più esteso fra quellirinvenuti in Roma, avvenne, al pari di numerose altreimportanti scoperte archeologiche, nel pieno fervoreurbanistico-edilizio che investì la città negli anni immedia-tamente successivi alla proclamazione di Roma Capitale7.

In tale occasione gli sterri e le livellazioni occorse perrealizzare la rete viaria del Nuovo Quartiere Esquilino (perla quale si rese necessaria l�escavazione di ampie trincee fino

agli strati vergini del sottosuolo) portarono infatti alla lucetra il 1873 ed il 1887 numerose sepolture protostoriche, cheapparvero addensate principalmente lungo la dorsale deltracciato di Via Giovanni Lanza e nell�area dell�attuale Pi-azza Vittorio Emanuele. Esse furono immediatamente messein relazione con l�antica necropoli, la cui ubicazione era giàstata intuita dai primi eruditi ottocenteschi8 sulla base dellefonti letterarie antiche.

I limiti topografici della necropoli rimangono ancor ogginon chiari: le indagini non furono portate avanti in manierasistematica e finalizzata alla ricerca dei confini del sepolcreto,ma avvennero casualmente, spesso in maniera caotica edisordinata. Le date d�inizio e termine dei lavori diescavazione, ad esempio, non sono conosciute e lo stesso

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A sinistra: Esquilino, zonadella necropoli. Nel cerchiorosso il gruppo delle tombeprotostoriche scoperte su Viadello Statuto; nel verde lazona dei puticoli (fossecomuni) presso la PortaEsquilina (Forma UrbisRomae, stralcio della tav. 23)

Pagina accanto, in alto:Sezione schematica redatta daLanciani illustrante i varilivelli archeologici documentatinel corso delle escavazioni peril Nuovo Quartiere Esquilinopresso la zona di S. Eusebio(da BCAR 1875, tav. XX)

Pagina accanto, in bas-so: Disegno ricostruttivo diuna tomba a fossa dellanecropoli esquilina, metàVIII secolo a.C. Tra gli og-getti di corredo sono riconosci-bili due tazze ad ansa bifora,un vaso con decorazione geo-metrica, un pettorale bronzeo,una fibula (da AntiquariumComunale)

genere d�incertezza ammanta un po� tutte le notizie cheabbiamo dei ritrovamenti. L�individuazione delle tombe edil recupero dei corredi furono fatti inizialmente con una certacura da parte degli ispettori incaricati dalla CommissioneArcheologica Comunale, i quali attesero fin dal 1877 allacatalogazione ed all�inventario dei reperti9; successivamentebuona parte dei corredi non inventariati che si andavanoman mano ammassando nei magazzini della Commissionefu trafugata ed in parte rimescolata e confusa durante iltrasporto presso l�Orto Botanico (nel futuro AntiquariumComunale del Celio, inaugurato nel 1894), sicché oggi nonsappiamo, almeno per le tombe rinvenute prima del 1882, laprovenienza esatta di essi. Soltanto dopo una sequela dicritiche e polemiche imbastite soprattutto da esponenti di

spicco della cultura europea, si procedette con maggior rigoree tutti i corredi furono inventariati prima di essere immagaz-zinati. Purtroppo i cartellini utilizzati per l�inventario e depostifra gli oggetti risultano oggi, tranne quattro o cinque casi,tutti illeggibili ed a nulla servono i rapporti di scavo degliispettori, peraltro mai troppo precisi, cui essi erano collegati.Oggi è pertanto impossibile procedere ad una esatta rico-struzione di tutti i corredi: si calcola che soltanto una set-tantina di essi, faticosamente ricuperati fra i disiecta membradell�Antiquarium, possano considerarsi integri e sicuri. Ècerto, ad ogni modo, che solamente una parte della necropolirisultò esplorata. La redazione di una planimetria generaledel sepolcreto, in quegli anni più volte rimandata10, fu infineeseguita dall�architetto Sneider, ma il lavoro andò perduto,

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sicché oggi non abbiamo nessundo-cumentazione sull�esattadislo-cazione delle tombe11, se siec-cettua quanto confluito nellapreziosissima Forma Urbis Romae(tavv. 23-24) del Lanciani.Certamente l�archeologia haperso, con la débâcle del sepolcre-to esquilino, l�occasione irripe-tibile di gettare luce su uno spac-cato larghissimo della vita diRoma protostorica, arcaica emediorepubblicana.

Assenti nei terreni adiacentiPalazzo Brancaccio su Via Me-rulana (sud, sud-ovest), le tombecominciarono ad apparire versonord, nord-est, per farsi numerosissime presso Via delloStatuto (S. Martino ai Monti)12 e, come detto in precedenza,Via Giovanni Lanza. Molto numerose si rinvennero anchenella zona della valletta di Piazza Vittorio Emanuele, vicinoalle Chiese di S. Eusebio e quella non più esistente di S.Giuliano, tra Via Napoleone III, Carlo Alberto e Via delloStatuto, mentre scarse risultarono nella valle di Via Labicana.

Altre sepolture relative ad un periodo più tardo delsepolcreto si trovarono in occasione di alcuni saggi eseguitinegli anni �20 da Antonio Maria Colini13 nelle vicinanzedi Piazza Vittorio Emanuele e di Via dello Statuto.

Nel lungo arco di utilizzo della necropoli il cos-tume funerario ed il tessuto sociale della città hannovisto radicali cambiamenti che è possibile seguire,almeno in parte, attraverso l�esame dei corredi e dellatipologia dei sepolcri. Pur non essendo questa la sedeadatta alla trattazione dell�argomento, ci limitiamo asegnalare come l�affermarsi di una potente aristocraziaall�interno di una società ben stratificata si rifletta nellaricchezza dei corredi di VIII secolo a.C., ove sonopresenti oggetti d�importazione o d�imitazione etruscae magnogreca accumulati quali beni di prestigio; sisegnala, inoltre, l�alto livello qualitativo dei materialidelle tombe di VII secolo a.C. (periodo «orientaliz-zante»), che pur non raggiungendo l�entità dellecosiddette tombe «principesche» dei centri etruschi elaziali, ci consente egualmente di ritenere Roma nelnovero dei centri urbani più importanti, al pari dellegrandi città etrusche coeve14; e ancora l�assenza delcorredo nelle tombe di VI e V secolo a.C., ampiamenterilevata nel sepolcreto seppur con eccezioni di lusso,sottintende probabilmente una disposizione di leggeosservata in tutto il Lazio arcaico, abbandonatasoltanto alla metà del IV secolo15. E poi, nel periodomediorepubblicano, la ripresa di sepolturemonumentali ipogee o semipogee rappresentate datombe gentilizie molto note ed importanti per la pittura

storica romana, quali la Tomba dei Fabii/Fanni ed il cosiddettosepolcro Arieti.

Gli studi hanno quindi accertato l�ampia estensionecronologica del sepolcreto, la cui occupazione si snoda entrol�arco di quasi un millennio (dalla fine del IX - inizi dell�VIIIalla seconda metà del I secolo a.C.), sino a quando la zonamalsana nota come Campus Esquilinus, ovvero il cosiddetto«cimitero dei poveri»16, fu bonificata da Caio Cilnio Mecenate,il potente consigliere ed amico dell�imperatore Augusto, per

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A sinistra: Necropoliesquilina. Corredo di unatomba femminile costituito dauna collana in pasta vitrea eambra, fibula a sanguisuga,anellini e fuseruola. VIII secoloa.C. (da AntiquariumComunale)

In basso a sinistra: Ollacon coppelle presso il bordo,dalla tomba 128 (daAntiquarium Comunale)

In basso a destra: Pissidecon decorazione incisa dallatomba 128 (da AntiquariumComunale)

Nella pagina accanto, inalto: Necropoli esquilina,tomba 193. Quest�urna inpeperino conteneva un costosocinerario in marmo greco (fineVI secolo a.C.), che è forse iltentativo di aggirare unapresunta disposizione di leggelimitante l�introduzione delcorredo nelle tombe (daAntiquarium Comunale)

Nella pagina accanto, inbasso: Pittura con scenastorica dalla tomba dei Fabii(III secolo a.C.), generalmenteriferita ad un episodio delleguerre contro i Sanniti (daAntiquarium Comunale)

Al centro: Necropoliesquilina, tomba 128.Corredo vascolare con ceramicad�impasto e buccheri, secondametà VII secolo a.C. (daAntiquarium Comunale)

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far posto ai volumi della sua estesa e lussuosa villa suburbana.Un noto passo di una satira del poeta augusteo Orazio17

chiarisce la natura dell�intervento mecenaziano e ci facomprendere quale spettacolo dovesse presentarsi fino a quelmomento agli occhi di chi spaziasse con la vista fuori dal-l�aggere. Nell�istituire un confronto fra il nuovo stato di cosee la situazione precedente la bonifica del sepolcreto, Oraziodice infatti: «Ora si può abitare sull�Esquilino reso salubre(Nunc licet Esquiliis habitare salubribus) e passeggiare al solesull�aggere, da dove poco fa� tristi si guardava un campoinforme biancheggiare di ossa», il campo o cimitero comunedell�infima plebe (hoc miserae plebis stabat commune sepulcrum). Iltesto oraziano specifica anche l�ampiezza (300 X 1000 piediromani = circa 27.000 m2) che doveva misurare questa zona,limitata con cippi e destinata alla sepoltura di quanti nonpotevano sostenere l�onere di un funerale tradizionale.

Dobbiamo considerare la testimonianza oraziana fruttodell�amplificazione poetica dell�autore, oppure realmente lospettacolo di un «campo biancheggiante di ossa» dovevapresentarsi agli occhi di chi osservasse dalla sommità dell�aggeril Campus Viminalis ed il Campus Esquilinus?

Si sarebbe tentati di negare veridicità al testo oraziano,fra l�altro confermato da indicazioni di Festo18, Varrone19 eddi altri autori antichi20, se, appunto nell�area non si fosserofatte non soltanto le scoperte ottocentesche che abbiamo sin

qui ricordato, quanto piuttosto il ritrovamento di una serieparticolare di fosse comuni appartenenti alla fase medio etardorepubblicana della necropoli, dai primi scopritoriidentificate con i puticoli, termine di cui Varrone21 chiariscel�etimologia, fornendoci contestualmente anche una preziosaindicazione topografica che ci consente di ubicarli presso laPorta Esquilina («Arco di Gallieno»). Il Lanciani22 identificò iputicoli con i numerosi recinti a pianta rettangolare (m 4.00 x5.00, profondi m 10), senza accessi, aventi pareti in comunein opus quadratum, i quali furono copiosamente rinvenuti nellazona degli isolati XIX e XXII del Nuovo Quartiere Esquilinotra la Via Napoleone III e Carlo Alberto. Essi erano destinatiallo smaltimento dei cadaveri dei poveri, dei mendicanti, diquanti svolgevano attività considerate infime e deprecabili(mimi, attori, cantanti), degli schiavi. In essi i corpi, ma anchele ceneri23, venivano gettati a marcire (in latino putescere, dacui forse il termine) quasi senza onore di sepoltura assiemea carogne animali ed a rifiuti di ogni genere.

È ancora il Lanciani a fornirci una descrizione, caricadi entusiasmo e non sappiamo quanto degna di fede, delsingolare ritrovamento; nel corso dell�apertura e delle esca-vazioni per il sistema fognario di Via Napoleone III furonoritrovate ben settantacinque di queste fosse comuni che eglidescrive con dovizia di particolari ed una certa ripugnanza:«[...] In molti casi il contenuto di ogni sepolcro era ridotto aduna informe massa di nera, viscida, pestilenziale ed untuosasostanza; in pochi casi le ossa si potevano e fino ad un certopunto, distinguere ed identificare. Il lettore mi crederà a stentose dico che uomini e bestie, corpi e carogne ed ogni specied�innominabili rifiuti della città erano ammucchiati in questebuche24».

Sembrano decisive, quindi, per la soluzione del pro-blema costituito dalle «ossa della Stazione» la vicinanzatopografica dei puticoli con il luogo del ritrovamento e lealtre testimonianze del Lanciani.

Ma su un�altra destinazione d�uso che l�Esquilino ebbein età medio e tardorepubblicana vogliamo richiamare l�at-tenzione, destinazione che, da un certo punto di vista,

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s�inserisce sulla linea di utilizzo necropolare e funeratiziodell�area. Sappiamo dell�esistenza di una ampia zona situatatra la Porta Esquilina e la Viminale, all�esterno dell�agger,destinata al getto delle immondizie ed anche dei cadaveri25,in relazione al carattere da sempre esterno al contesto urbanodel comprensorio26. All�inizio del I secolo a.C., infatti, il pre-tore urbano L. Sentius27 emanò un editto recante severeprescrizioni sull�introduzione di immondizie e l�esecuzionedi ustrina (roghi, pire funerarie) all�interno della città; il testodi tale editto, di cui è rimasta parte incisa sulla fronte dialcuni cippi28 ritrovati presso la Stazione Termini fra gli anni�80 del secolo scorso ed i �40 dell�attuale, suonava così: «L.Senzio, figlio di Caio, pretore, curò la delimitazione dei luoghiper decisione del Senato. Ciò è ben fatto. Nessuno vogliafare ustrini entro questo confine vicino alla città, né introdurresterco e cadaveri». In particolare su uno di essi29, proprioquello più vicino al luogo di ritrovamento delle «ossa dellaStazione», era riportata una ulteriore prescrizione: «Portalontano lo sterco, e non sarai perseguito». Il fenomeno avevaevidentemente assunto proporzioni ragguardevoli se, ad un

certo punto, si rese necessario tentare di porvi un freno decisocon l�intervento ufficiale del magistrato!

I cippi relegano l�effettuazione di ustrini e lo scarico dirifiuti e carogne oltre un limite ben preciso, che è possibilericostruire con una certa esattezza, nel rispetto delle esigenzeigienico-sanitario-religiose di una città ormai evidentementetroppo vicina ai luoghi fino ad allora utilizzati per lo scopo.L�editto finiva col rinnovare, fra l�altro, anche un�antichissimadisposizione presente già nella legislazione delle XII Tavole30,quella cioè che non dovessero seppellirsi o cremarsi cadaveriall�interno della città.

Inoltre, il divieto espresso nell�edictum perpetuum31, chedoveva esser molto più articolato, attesta indirettamente l�uso,almeno fino a quel momento, di tali pratiche anche all�internodel confine stabilito (terminatio): «la legge esiste - per dirlacon Kant32 - soltanto laddove vi è uno spirito ad essacontrario». È difficile affermare, anche se non è possibileescluderlo del tutto, che l�area delimitata dall�editto pretoriosi trovasse all�interno della necropoli esquilina, e che necostituisse un settore specifico; è probabile, comunque, che

l�editto stabilisse per lo scarico delle carogneanimali e delle ossa umane aree differenziate.

Dobbiamo pertanto immaginare lungotutta la dorsale dell�aggere, all�esterno di essoe della terminatio di Senzio (ma anche nella zonainterna, fra l�aggere ed i cippi) un�ampia zonadestinata al getto di immondizie e cadaveri, icui confini non sono determinabili ma che si-curamente interessava il Campus Esquilinus eforse il Campus Viminalis. Entro quest�area sicollocherebbero i puticoli descritti dal Lancianied ora anche le «ossa della Stazione», che deiputicoli potrebbero costituire (o quantomenocostituiscono a tutt�oggi) l�estremo limite set-tentrionale3.

Oggi come ieri cala sul sepolcreto, per larisonanza data dai quotidiani all�avvenuta sco-perta, quell�atmosfera un pò misteriosa e ma-cabra, di gusto squisitamente romantico cheera parsa agli entusiasti scavatori ottocenteschi,primo fra tutti Rodolfo Lanciani34; di quest�at-mosfera un po� cupa, da molti avvertita inoccasione della scoperta, abbiamo anche noirespirato nel corso degli interventi apprestatie condotti per evidenziare i reperti ossei pri-ma di fotografarli e nella campionatura deglistessi35.

Per un arco di tempo lunghissimo, dura-to quasi un millennio, i Romani andarono agettare immondizie ed a seppellire i loro mor-ti all�esterno della città, oltre l�aggere attribui-to dalla tradizione a Servio Tullio, in quelloche certamente era il più grande letamaio del-la città, senza che nessuno, se si eccettua

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In alto, Cippo del pretore L. Senzio (inizio I secolo a.C.)recante prescrizioni di legge circa l�introduzione d�immondizie,carogne e l�effettuazione di ustrini nella città. Disegno diMP&OM, 1999.

Nella pagina a fianco, Posizionamento dei cippi diSenzio e del luogo di ritrovamento delle «ossa della Stazione».In nero il percorso dell�agger, desunto dalla FUR.Elaborazione di MP&OM, 1999, fotogrammetrico scala1:5000.

1. Porta Viminalis. 2. Cippo di Via Magenta (CIL VI,31614), trovato nel 1882. 3. Cippo di Via Marsala, trovatonel 1942. 4. Cippo di Via Cappellini/Principe Amedeo (CILVI, 31615), trovato nel 1884. 5. «Ossa della Stazione».

Senzio, si preoccupasse di modificare questo costume o diarginare il fenomeno.

Intorno al 35 a.C. Mecenate bonificherà, si ritieneinterrandola36, una parte del sepolcreto, dando inizio ad unprogramma di recupero e risanamento dei luoghi che vedràla costruzione della sua villa, di altri edifici pubblici quali ilMacellum e la Porticus Liviae e il rifacimento della PortaEsquilina, quasi a voler rappresentare, lungo la via che necostituiva l�accesso principa-le (Argiletum - Clivus Suburanus- Porta Esquilina), una sorta dianticipazione topografica(prolexis) del Foro di Augusto,simbolo architettonico (manon solo) del rinnovamentopolitico e di quel risanamentocivile e morale così fortemen-te voluti dal primo imperato-re di Roma.

L�Esquilino, inserito daAugusto nella V Regione am-ministrativa, vedrà dopo lacreazione dei giardini inti-tolati a Mecenate (Horti Me-cenatis) l�edificazione di nu-merose ville nel III-IV se-colo e l�impianto contestua-le, favorito dalla ricchezzad�acqua del sito per la presen-za di numerosi acquedotti37,di altri giardini (Horti Tauriani,Calyclani, Pallantiani, Liciniani,Epaphroditiani, Lamiani etMaiani, Torquatiani), al puntotale da farne quasi un se-condo Pincio, un vero e pro-prio collis hortulorum. Sul collecontinueranno ancora le se-polture, limitate ed attestatelungo il percorso dei princi-pali assi viari del compren-sorio38, tutti originantisi dalpercorso Argiletum-Clivus Suburanus: la Via Tiburtina-Collatinaverso est, la Via Labicana-Prenestina in direzione sud-est ela Via Merulana verso sud.

Le Mura, edificate da Aureliano sul finire del III secolod.C. sotto la minaccia delle invasioni barbariche, taglierannol�unità dei giardini costituendo per centinaia di anni un limi-te ben preciso entro il quale la vita si contrarrà nei «secolibui» dell�età medievale, lasciando vaste zone all�incuria edall�abbandono.

In seguito, con la realizzazione delle numerose ville si-gnorili alla fine del XVI e per tutto il XVII secolo (Altieri,Montalto-Peretti-Negroni-Massimi, Sacripante, Astalli,

Giustiniani, Palombara) le Mura tornarono ad essere il con-fine naturale dei parchi di quelle ville che restituivanoall�Esquilino, per così dire, il suo carattere residenziale diameno giardino destinato al ristoro ed all�otium.Il resto è storia recente e nota. L�indiscriminata urbaniz-zazione susseguente la proclamazione di Roma Capitale(1870) quasi tutto ha travolto e cancellato; le ville sono stateatterrate, le proprietà signorili, vendute e smembrate, hanno

ceduto il passo alla specula-zione edilizia39. Decine dimilioni di metri cubi di sterrie livellazioni per i nuoviquartieri popolari, resi neces-sari dall�aumento della popo-lazione residente, per la viabi-lità, per le fognature, per laStazione hanno qua e la lascia-to soltanto esigue isole di stra-tificazione e depositi archeolo-gici inalterati, consentendoperò ancora, e qui lo stuporeè giustificato, inaspettati edinteressanti ritrovamenti comequello che ci ha dato qui spun-to per tornare a parlare breve-mente della necropoli esqui-lina.

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NOTE

1 La citazione è da Corso di filosofia positiva, a cura di A. Vadelda,Paravia, Torino 1957.

2 Abbiamo avuto occasione di visionare un album fotografico cu-stodito dalle FS illustrante, fra l�altro, i lavori per l�edificio H-G dellaStazione da cui risulta che nel 1938 erano stati già portati a compimentogli scavi per le fondazioni dell�edificio e che queste erano state in granparte realizzate.

3 «IL MESSAGGERO» del 20-21.01.99; «il TEMPO» del 19.01.99.4 «IL MESSAGGERO» del 20.01.99.5 «IL MESSAGGERO» del 21.01.99.6 L�orografia accidentata del pianoro esquilino si evince da un pas-

so liviano: inter convalles tectaque hortorum et sepulcra et cavas undique vias (XXVI,10, 5-6)

7 Le principali notizie sul ritrovamento di tombe e suppellettilivarie furono in quegli anni comunicate agli studiosi soprattutto nel«Bullettino» della Commissione Archeologica Comunale, ente costituitoda uomini di cultura ed archeologi appositamente creato il 24.05.1872dalla Giunta Municipale e preposto alla tutela delle Antichità, di cui di-venne segretario il cav. R. Lanciani, ingegnere e professore di TopografiaAntica all�Università «La Sapienza». I principali contributi sono: R.LANCIANI, Delle scoperte principali avvenute nella prima zona del Nuovo QuartiereEsquilino, in BCAR II, 1874, pp. 33-88, tavv. V-VI; IDEM, Le antichissimesepolture esquiline, in BCAR III, 1875, pp. 41-56, tavv. VI-VIII; IDEM, Decre-to edilizio intorno al sepolcreto esquilino, in BCAR III, 1875. pp. 190-230, tavv.XIX-XX; IDEM, Ancient Rome in the Light of Recent Discoveries, New York,1895; IDEM, Forma Urbis Romae (FUR), tavv. 23-24. E. DRESSEL, La suppel-lettile dell�antichissima necro-poli esquilina: parte seconda. Le stoviglie letterate, inAnnInst LII, 1880, pp. 265-342. tavv. d�agg. O, P, Q, R. L. MARIANI, I restidi Roma primitiva, in BCAR XXIX, 1896, pp. 5-60. M. S. DE ROSSI, inBCAR 1886, pp. 39 ss. G. PINZA, Monumenti primitivi di Roma e del Lazioantico, in MALinc XV, 1905, p. 43; IDEM, Monumenti paleoetnologici raccolti neiMusei comunali, in BCAR XL, 1912, p. 15-102, tavv. III-VI; IDEM, Le vicen-de della zona Esquilina fino ai tempi di Augusto, in BCAR, XLII, 1914, p. 117-176, tavv. V-VI; A. M. COLINI, Antiquarium: descrizione delle collezionidell�Antiquarium ampliato e riordinato, Roma 1929; IDEM, I risultati dell�esplora-zione della necropoli esquilina, in Atti del II CongrNazStudRom, Roma 1931, I,pp. 114-119. Numerosi studi più recenti si sono poi aggiunti a quelli quicitati nel tentativo di porre ordine e recuperare faticosamente preziosidati scientifici dai disiecta membra della necropoli; citiamo, fra quelli dinostra conoscenza: H. MÜLLER-KARPE, Zur Stadtwerdung Roms, Heidelberg1962. M. TALONI, La necropoli del-l�Esquilino, in «Roma Mediorepubblicana»,Catalogo della Mostra, Roma, Assessorato Antichità, Belle Arti e Pro-blemi della Cultura, 1973, pp. 188 ss., catt. nn. 281-323. G. COLONNA,Preistoria e protostoria di Roma e del Lazio, in «Popoli e Civiltà dell�ItaliaAntica», II, Roma 1974, pp. 275 ss. (con amplia bibliografia critica). E.LA ROCCA, in «Dialoghi d�Archeologia» VIII, 1974-1975, pp. 86 ss. A.SOMMELLA MURA, Il sepolcreto dell�Esquilino, in «Civiltà del Lazio primitivo»,Catalogo della Mostra, Roma, Multigrafica editrice, 1976, pp. 125 ss.,tavv. XVIII-XXIII. M. ALBERTONE, La necropoli esquilina arcaica e repubblica-na, in «Roma Capitale 1870-1911. L�archeologia in Roma Capitale frasterro e scavo», Catalogo della Mostra, Venezia, Marsilio, 1983, pp. 140-155. G. BARTOLONI, Esibizione di ricchezza a Roma nel VI e V secolo a.C.: donivotivi e corredi funerari, in «Scienze dell�Antichità» 1, 1987 [1988], pp. 143-159.

8 Ad esempio nella pianta delineata dall�architetto Canina tra il 1832ed il 1850 (Antich. di R. v. II, tav. VIIIa) la necropoli è indicata esattamen-te nella zona ove saranno rinvenute le tombe appena vent�anni più tardi.Testimonianza del ritrovamento di ossa umane presso la chiesa di S.Eusebio viene fornita dal Ficoroni (Osserv. a Moufalc., p. 20), anche seall�epoca tali indizi furono messi in relazione, probabilmente senza fon-damento, con un cimitero cristiano della zona (cfr. NSc 1877, p. 94).

9 G. PINZA, Monumenti primitivi... cit., p. 43-48; IDEM, Monumentipaleoetnologici... cit., p. 18-19.

10 Basti sfogliare, a tal proposito, le comunicazioni fornite manmano sul «Bullettino della Commissione Archeologica» dagli Autori del-le occasionali scoperte.

11 Alcuni stralci furono precedentemente pubblicati sul BCAR e inaltre riviste (MAL).

12 M. S. DE ROSSI, in BCAR 1885, pp. 39 ss.; cfr. BCAR 1886, p.113.

13 A. M. COLINI, I risultati dell�esplorazione... cit., I, pp. 114-119.14 A titolo di esempio l�aryballos corinzio dalla tomba 125.15 Il fenomeno dell�assenza dei corredi, osservato pressoché in tut-

te le necropoli del Lazio arcaico (ad es. Castel di Decima, Lavinium, Ficana,Torrino, La Rustica, Satricum), è spiegato sulla base di una disposizionesumptuaria da G. COLONNA, Un aspetto oscuro del Lazio arcaico. Le tombe del VI- V secolo a.C., in «La Parola del Passato», Napoli 1977, pp. 131 ss. Ilmodello ispiratore di tale disposizione viene da alcuni autori ritenuto lacoeva costituzione ateniese (leggi soloniane contro il lusso), da altri(Bartoloni) quella spartana.

16 STRABO V, 3, 9; anche HOR. citato alla nota seguente. Le scopertearcheologiche provano che l�area era destinata non solo al seppellimentodei poveri, il che è forse vero solo alla fine dell�età repubblicana oppurein un settore specifico del campus posto più a settentrione, a ridossodell�agger e verso il campus Viminalis. I cosiddetti «sepolcri singolari» (tracui molto famosi sono la tomba dei Fabii/Fannii, attribuita ad un discen-dente del console Q. Fabius Maximus Rullianus, e la cd. Sepolcro Arieti) ele fonti letterarie (CIC. Phil. IX, 7, 17: tomba di S. Sulpicius Rufus istituitaloco publice) provano appunto come la zona fosse anche occupata in etàmediorepubblicana da tombe di personaggi di un certo rilievo politico.

17 HOR., Sat. I, VIII, 10-16:

hoc miserae plebis stabat commune sepulcrum,Pantolabo scurrae Nomentanoque nepoti:mille pedes in fronte, trecentos cippus in agrumhic dabat: heredes monumentum ne sequeretur.Nunc licet Esquiliis habitare salubribusatque in aggere aprico spatiari, quo modo tristesalbis informem spectabant ossibus agrum.

Anche uno scoliaste di Orazio conferma l�intervento di Mecenate:esquilina regio sepulcris servorum et miserorum erat dedicata: Maecenas autem,considerans aeris salubritatem hortos eo loco constituit (SCHOL. CRUQ. V, 7)

18 FEST., s.v. putic.19 Vedi nota 21.20 PORFIR., ad Horat. Epod. V: in regione aggeris pauperum corpora vel

comburi vel proici solebant. Cfr. SCHOL. CRUQ. V, 7 citato alla nota 17.21 VARRO, De lingua latina, V, 25: extra oppida a puteis puticoli, quod ibi in

puteis obruebantur homines, nisi potius, ut Aelius scribit, puticulae, quod putescebantibi cadavera proiecta, qui locus publicus ultra Exquilias.

22 Delle principali scoperte... cit., in BCAR 1874, pp. 33-88: 42-53; Leantichissime sepolture esquiline, in BCAR 1875, pp. 41-56; Decreto edilizio...cit., in BCAR 1875 III, pp. 190-230, tav. XIX-XX; vedi anche FUR, tav.23 («PUTICOLI»).

23 Delle principali scoperte... cit., in BCAR 1874, p. 48.24 R. LANCIANI, Ancient Rome in the Light of the Recent Discoveries, p.

67.25 A. DEGRASSI, in «Doxa» II, 1949, p. 84 = «Scritti vari di antichità»,

I, p. 355. Il termine cadaver va riferito sia a carogne animali che ad esseriumani. Si veda THESAURUS LINGUAE LATINAE, vol. III, p. 12, s.v. cadaver.Ad esempio SERV. Aen. VIII, 264: cadaver est corpus nondum sepultum, dictumcadaver quod careat honorae sepulturae; XI, 143: haec corpora, sive proici iubebantura cadendo sive quod sepultura carebant, cadavera dicta. Anche nel testo della lexLucerina (CIL IX, 782) il termine cadaver sembra indicare esseri umani,

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per il riferimento alla pratica delle offerte rituali presso il sepolcro (iusparentandi): in hoc luco stercus nequis fundito, neve cadaver proicito, neve parentado.

26 Interessante, a tal proposito, è l�etimologia del nome Esquilino:il termine esquiliae/nus (da «ex-colere») significa, in contrapposizione adinquilinus, «ciò che posto fuori dell�abitato».

27 Su L. Sentius, pretore fra il 93 e l�89 a.C. si veda R. SYME, «Historia»XIII, 1964, p. 159 s. Il personaggio potrebbe essere identificato con unomonimo triumvir monetalis del periodo sillano (cfr. CIL I2, app. num.243).

28 L. Sentius C. f. pr(aetor) | de sen(atus) sent(entia) loca | terminandacoer(avit). B(onum) f(actum). Neiquis intra | terminus propius | urbem ustrinam |fecisse velit neive stercus, cadaver | iniecisse velit. | Stercus longe | aufer, | ne malumhabeas. I Si tratta in totale di tre cippi, ritrovati con la fronte iscritta rivoltaverso la città: il primo (ora al Lapidario Capitolino) fu trovato in ViaMagenta, presso il Castro Pretorio (BCAR 1881-82, pp. 459 sg.; CIL VI,31614); il secondo (ora ai Musei Capitolini) «all�incrocio fra le Via Cap-pellini e la Via Principe Amedeo, presso S. Eusebio» (NSc 1884, p. 236-7; cfr. FUR, tav. 24: «Scavi 25.VI.1884»; CIL VI, 31615); il terzo (attual-mente al Museo Nazionale Romano) in Via Marsala nel 1943 (C. CAPRINO,in NSc 1943, p. 26). Un quarto documento epigrafico (CIL VI, 31577)trovato presso la Porta Esquilina, ribadisce lo stesso divieto di introdur-re sterco, cadaveri e di fare ustrini, e verrebbe spontaneo metterlo inrelazione con i tre cippi di Senzio, se il divieto non si riferisse con proba-bilità nello specifico ad un�area presumibilmente sacra, da localizzarsientro il pagus Montanus, secondo alcuni autori (F. COARELLI, Il Foro Boario,1988, pp. 283-4) ritenuta quella del santuario di Venus Libitina (lucusLibitinae), dea dei funerali e dei sepolcri.

29 Si tratta del cippo trovato «presso S. Eusebio», ora ai MuseiCapitolini (CIL VI, 31615); l�iscrizione con l�ulteriore prescrizione è di-pinta in minio, molto consunta ma egualmente leggibile.

30 «Hominem mortuum in urbe neve sepelito neve urito» (ap. CIC., De LegibusII, 55-69).

31 Fra le prerogative del pretore, magistrato dotato di imperium, c�eraquella di poter emanare disposizioni aventi vigore di legge che rimane-vano tali durante tutto il periodo di conferimento della carica. L�edictumera per questo detto perpetuum. Generalmente il testo è in prima persona,come nel caso dell�edictum praetorium de campo Esquilino.

32 La citazione è da I. KANT, Critica della Ragion pratica, Bari 1955(ora riveduta da V. Mathieu in Biblioteca Universale Laterza, 1982).

33 È estremamente probabile che nel corso degli scavi per la realiz-zazione della nuova Stazione Termini, iniziati nel 1938, si siano fatti altriritrovamenti del genere più a nord e che di essi non sia rimasta traccianelle cronache dell�epoca, di ben altro preoccupate per la minaccia in-combente della Guerra o quella, poco meno preoccupante, della sospen-sione o del rallentamento dei lavori per motivi di ricerca archeologica.

34 Si vedano gli articoli di R. Lanciani e F. Gori su «L�Opinione» deigiorni 15.2, 8.3, 20.3.1874. Ci sembra significativo a tal proposito ripor-tare ancora alcune parole del Lanciani: «Fra le tante scoperte cui ha datoluogo la costruzione del Quartiere Esquilino, niuna per nostro avviso èpiù atta a colpire l�immaginazione del rinvenimento di questa necropoli,oscura certo e disadorna, ma ben più ispiratrice di grandi pensieri e piùlarga di storico lume che molti fra gli splendidi mausolei ond�è sparsodensamente il suburbano di Roma» (Delle principali scoperte... cit., in BCAR1874, p. 52).

35 Anche se non abbiamo sentito la stessa ripugnanza avvertita daLanciani durante lo scavo dei puticoli, abbiamo comunque provato unsentimento di disagio, quasi un fastidio misto ad un senso di ancestraletimore (lo stesso timore che spingeva gli antichi ad omaggiare i morti pernon averne noie e fastidi?) nel domandarci se fosse giusto che la sorte diquegli umili resti, ora finalmente in pace dopo gli stenti della vita, doves-se passare fra le nostre mani e non meritasse, invece, quella inviolabilitàche la legge romana stabiliva senza distinzione per tutti i sepolcri.

36 È l�opinione autorevole del Lanciani, scaturita dalle osservazioni

stratigrafiche condotte sulla sezione delle trincee scavate per l�aperturadi Via Napoleone III.

37 Ricordiamo che ben sette acquedotti giungevano nella zonaesquilina detta «ad Spem Veterem», quattro dei quali (l�Anio Vetus, 272 a.C.;la Marcia, 144 a.C.; la Tepula, 125 a.C. e soprattutto la Iulia, 33 a.C.) ali-mentavano direttamente la V Regione augustea consentendo (CataloghiRegionari) la realizzazione di ben 75 balnea (terme gestite da privati) e 74lacus (fontane), dato che non ha eguali nelle altre circoscrizioni ammini-strative.

38 A tale proposito si veda R. LANCIANI, in BCAR 1875 III, pp. 190ss; anche FUR, tav. 24 («plura monumenta sepulchralia»). Le testimonianzedel Fabretti (Inscr. 376, XXVIII) sono molto significative, e da esse di-pende in gran parte la redazione della FUR (cfr. M. PALES - O. MENGHI,Sondaggi a scopo di ricerca archeologica nell�ex caserma Sani, ex Magazzino milita-re, ex Centrale del Latte e in Via Ricasoli, 1996-1997, pp. 5-6, 21.

39 Sull�argomento «Roma Capitale» testi ormai classici sono: I.INSOLERA, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica 1870-1970, Torino1983, pp. 3-62; IDEM, Roma. Immagini e realtà dal X al XX secolo, Bari 1988;A. CARACCIOLO, Roma Capitale, Roma 1974; interessanti riferimenti edosservazioni sono fatte da L. QUILICI, La tutela archeologica nei piani regolatorie nella legislazione, in «Roma Capitale 1870-1911. L�archeologia in RomaCapitale fra sterro e scavo», Catalogo della Mostra, Venezia 1983, pp. 48-74; D. MANACORDA e R. TAMASSIA, Il piccone del regime, Roma 1985, pp. 111-124.