le roi luis xiv
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Le roi Luis XVI:
il re che seppe morire La figura del re
(1774 - 1793) durante la rivoluzione
francese (1789 - 1799)
Un re non destinato al trono …
Una testimonianza della moglie
Le tre giornate che sconvolsero la Francia
5 maggio: gli Stati Generali
20 giugno: Il giuramento della pallacorda
Il re e l’Assemblea Nazionale
14 luglio : la presa della Bastiglia
Il ruolo della monarchia in queste giornate
I lavori della Costituente e il trasferimento
alle Tuileries
Il comportamento del sovrano
Il re e la guerra
Verso la caduta della monarchia
La deposizione del re e il discorso di
Robespierre
Il discorso di Robespierre
Il processo al re
Le votazioni
Le ultime ore del re
la sorte della regina
Le opinioni di alcuni storici
il sole di Versailles è definitivamente
tramontato
Un re non destinato al trono …Nel 1765, con la morte del fratello maggiore, Luigi a soli 11 anni
viene designato erede al trono di Francia, col titolo di Delfino.
Nel 1770 sposa Maria Antonietta d’Austria, figlia di Maria
Teresa.
Il re è fisicamente goffo, ha difficoltà di relazione e vorrebbe
dedicarsi ad attività tutt’altro che “regali” come costruire chiavi
e serrature in un piccolo laboratorio di fabbro. È appassionato
di caccia.
È un uomo mediocre, ma dotato di buon senso, debole nel
governo e certamente inadatto ad affrontare l’onda
rivoluzionaria.
Il suo tentativo di fuga del 1791 compromette
DEFINITIVAMENTE il rapporto con la nazione.
Una testimonianza della moglie
“Sono sempre più convinta che se dovessi
scegliere un marito tra i tre fratelli (i futuri Luigi
XVIII e Carlo X), preferirei ancora quello che il
Cielo mi ha dato: il re è una persona sincera e,
pur essendo un poco goffo,mi usa tutte le
attenzioni e le cortesie possibili e immaginabili.”
(1775 Maria Antonietta alla madre)
Le tre giornate che sconvolsero la
Francia
5 maggio Convocazione degli Stati Generali
20 giugno Giuramento della pallacorda
14 luglio Presa della Bastiglia
5 maggio: gli Stati Generali
Gli Stati Generali sono convocati dal re a Versailles, e precisamente nel
Palazzo dei Menus Plaisirs, in una stanza provvisoria di legno e stucco, ricavata
al’interno di un capannone e dotata di pessima acustica.
Il discorso di Luigi è breve e insignificante,
senza alcun accenno alla necessità di riforme.
Necker, il direttore generale delle finanze, legge
una dettagliata relazione finanziaria, che dura
tre ore.
A questo punto il re si alza, nulla è stato deciso.
Il giorno dopo i tre ordini si riuniscono
separatamente.
20 giugno: Il giuramento della
pallacorda 17 giugno Dopo un mese di inutili negoziati, il Terzo stato si autoproclama
Assemblea Nazionale.
Autodefinendosi Assemblea Nazionale, di fatto i deputati del Terzo stato svuotano
gli Stati Generali di ogni significato. È un vero e proprio cambiamento di regime. I
deputati, come rappresentanti della nazione, pretendono di fissare la Costituzione.
20 giugno Quella mattina i deputati del Terzo stato
trovano la porta della loro sala sbarrata.
Motivo: lavori in corso.
Furenti i borghesi si radunano nella vicina Sala della
pallacorda, dove fanno il celebre giuramento: non si
scioglieranno finché la Francia non avrà una
Costituzione
Il re e l’Assemblea Nazionale
Il 23.06.1789, finalmente, il re si rivolge agli Stati con un discorso aspro e
minaccioso nel tono, anche se con qualche promessa di riforma, ma le
concessioni sono tardive.
Le parole finali del re suonano come liquidazione dell’Assemblea Nazionale,
ma il decano, risponde “la nazione riunita in assemblea non può ricevere
ordini”. Il re dapprima dà ordine alle guardie di disperdere i
deputati ribelli, ma poi non osa far sciabolare i suoi nobili
e dice “Ebbene, si arrangino”. Questa frase gli verrà
sempre rimproverata: significava la capitolazione.
Riconosce l’Assemblea e invita i rappresentanti degli altri
due stati a parteciparvi; l’Assemblea, dal 9 luglio si
chiamerà Assemblea Nazionale Costituente
14 luglio : la presa della Bastiglia
Il 13.07 il popolo assale l’Hotel de Ville, chiedendo armi. Il giorno dopo si dirige alla
Bastiglia, la distrugge, eliminando il simbolo dell’ancien regime. Finisce così la
giornata considerata l’inizio della rivoluzione francese (festa nazionale dal 1880).
Gli insorti assumono il controllo del municipio parigino e organizzano una milizia
volontaria, la Guardia Nazionale, sotto il comando di Joseph de la Fayette.
Il 14 luglio il re avrebbe forse potuto fuggire, insieme ai molti
nobili che emigrano in altri paesi, e poi tornare a Parigi con
truppe fedeli per ristabilire la propria autorità.
In seguito, quando è ostaggio dei rivoluzionari, rimpiange di
non aver colto l’occasione propizia: “Sì, sarei dovuto
andarmene il 14 luglio. Ho lasciato passare l’attimo propizio
che poi non ho più trovato”.
Il ruolo della monarchia in queste giornate
Il re si mostra dapprima indifferente verso le rivendicazioni del Terzo stato, quindi debole al
momento di sciogliere l’Assemblea Nazionale Costituente e infine poco risoluto quando si
tratta di organizzare la fuga dopo la presa della Bastiglia.
Lo storico Lucio Villari afferma “Luigi XVI non era certo un genio politico, fa certamente un
grave errore non sciogliendo il nodo procedurale e non discutendo la questione della modalità
di voto. Sembra che il re tema più i nobili che la borghesia perché è l’aristocrazia che lo ha
messo in discussione.” Fonte: da 1789 – 1799 I dieci anni che sconvolsero il mondo, La
presa della Bastiglia, supplemento a “ La Repubblica”, n 1, 1989.
Gli errori di Luigi XVI sono stati:
convocare l’Assemblea proprio a Versailles, dove la corte
conduce una vita sfarzosa e molto dispendiosa;
far vestire i rappresentanti del Terzo Stato di nero,
“evidentemente, una divisa umiliante a fronte dei
ricchi abiti dei nobili e dei prelati”.
I lavori della Costituente e il
trasferimento alle TuileriesABOLIZIONE DELLE CORVEES E DEGLI ALTRI OBBLIGHI FEUDALI DEI
CONTADINI (04.08.1789) inizialmente dietro pagamento di un indennizzo;
APPROVAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL
CITTADINO (26.08.1789) che enuncia i diritti inviolabili dell’uomo;
REQUISIZIONE DEI BENI DEL CLERO (02.11.1789) venduti ai cittadini con gli
assegnati
PROMULGAZIONE DELLA COSTITUZIONE CIVILE DEL CLERO (1790 -
condannata da Pio IV): vescovi e parroci eletti dai cittadini e dipendenti dallo
Stato; Cattolicesimo non più religione di Stato. Il clero si divide in costituzionale
(fedele alla Costituzione) e refrattario (fedele al papa)
DIVISIONE DEL TERRITORIO IN 83 DIPARTIMENTI con uguali doveri verso
l’amministrazione centrale
PROCLAMAZIONE DI LUIGI COME RE DEI FRANCESI “PER GRAZIA DI DIO
E PER LA COSTITUZIONE DELLO STATO” (10.10.1789) accetta i decreti
dell’Assemblea; garantisce gli approvvigionamenti; si trasferisce al Palazzo delle
Tuileries.
Il comportamento del sovranoNel biennio 1789 – 1791, il potere del re Luigi XVI non
viene messo in discussione, anche se egli continua a
contrastare i lavori della Costituente.
Tenta la fuga il 20 giugno del 1791 travestito da servo
con la famiglia, ma viene riconosciuto a Varennes,
presso il confine franco-belga e ricondotto a Parigi.
Questo fatto apre una crisi all’interno dell’Assemblea
Nazionale che sta discutendo la Costituzione:
•i moderati vogliono mantenere la monarchia,
•i democratici spingono verso la repubblica.
Questo episodio incrina profondamente il prestigio
della monarchia. Comunque la Costituzione approvata
il 3.09.1791, stabilisce che la Francia è una
monarchia costituzionale.
Il re e la guerra
Propone all’Assemblea legislativa la
dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia
nell’aprile 1792, dichiarazione che viene
approvata. La Francia è in guerra e le sorti della
rivoluzione dipendono dall’esito delle Battaglie.
Approvata la Costituzione, l’Assemblea Costituente si scioglie, sostituita
dall’Assemblea Legislativa che si trova a decidere sulla guerra.
Luigi XVI vuole la guerra sperando nella sconfitta della Francia rivoluzionaria e
nel ripristino dell’ancien regime da parte degli stati assolutisti (Austria, Prussia,
Russia).
Verso la caduta della monarchia
I rivoluzionari chiedono esplicitamente la deposizione
del re che non rappresenta più la volontà nazionale.
Gli eserciti austro – prussiani proseguono la loro
avanzata e il 25 luglio il duca di Brunswick, loro
comandante, minaccia di distruggere Parigi se viene
arrecata offesa al re.
A questo punto i sanculotti, sotto la guida politica dei giacobini e dei cordiglieri,
diventano i protagonisti della rivolta.
Il 20.06.1792 invadono la residenza del re e lo obbligano a bere alla salute della
Rivoluzione.
La deposizione del re e il discorso di
Robespierre
Il 03.09.1792 Robespierre pronuncia un discorso che
rivela la sua concezione radicale della democrazia.
Secondo lui
la condanna è una scelta politica in difesa del
bene collettivo;
la volontà generale ha più valore della
responsabilità individuale.
Questa minaccia spinge all’insurrezione la folla che prende d’assalto le
Tuileries. Il re si rifugia presso l’Assemblea Legislativa che lo sospende
dalle sue funzioni e lo imprigiona con la sua famiglia.
Il discorso di Robespierre
“Qui non si tratta di fare un processo. Luigi non è un accusato; e voi non siete
dei giudici; voi siete e non potete essere altro che uomini di Stato, i
rappresentanti della nazione. Non dovete pronunciare una sentenza a favore o
contro un uomo; dovete prendere una misura di salute pubblica, dovete
esercitare un atto di provvidenza nazionale. Luigi fu re, e la repubblica è stata
fondata. (…) Luigi è stato deposto dal trono per i suoi crimini; Luigi ha
denunciato il popolo francese come ribelle. Per punirlo ha chiamato gli eserciti
dei tiranni”.
(Fonte: M. Robespierre Discorso pronunciato
all’Assemblea Nazionale, 3 settembre 1792)
Il processo al re
L’assemblea allestisce un vero e proprio processo (dicembre ’92) per accertare le
responsabilità di Luigi XVI. Ci sono prove sufficienti per incriminarlo: un armadio di
ferro segreto contiene documenti comprovanti l’ostilità del re alla rivoluzione e il suo
appoggio all’emigrazione di molti aristocratici.
Vi sono però perplessità:
per Morison Luigi XVI non deve essere giudicato in quanto re dei Francesi;
per Saint-Just Luigi XVI deve essere direttamente punito in quanto re.
per Robespierre, essendo la Francia una repubblica, non c’è bisogno d alcun
processo: “Luigi deve morire perché la patria viva”
Il 20 settembre 1792 si insedia la Convenzione, lo stesso giorno
in cui l’esercito francese vince a Valmy contro l’esercito
prussiano, vittoria che dà nuova forza alla rivoluzione. In questo
clima la Convenzione abolisce la monarchia e proclama la
repubblica. Bisogna decidere la sorte del re.
Le votazioni La maggioranza della Convenzione però decide che il processo deve essere
fatto per non far dubitare della legittimità del verdetto. I girondini chiedono la
sentenza della Convenzione sia sottoposta al giudizio popolare.
A partire dal 14.01.1793, i deputati si pronunciano per appello nominale su
tre quesiti:
•la colpevolezza del re,
•l’appello al popolo
•la pena da applicare.
La colpevolezza viene votata quasi all’unanimità; l’appello al popolo è
respinto con 424 voti contro 287; la condanna a morte è approvata con un
solo voto di maggioranza. Un quarta votazione decide sul rinvio
dell’esecuzione, bocciato con 380 voti contro 310.
Le ultime ore del re
La folla è tenuta ben distante dal patibolo. Rullano i tamburi. Il
re scende dalla berlina e si spoglia dell’abito e del fazzoletto.
Prima che i giustizieri lo afferrino il re grida alcune parole:
“popolo io muoio innocente”, poi “perdono ai miei nemici e
desidero che il mio sangue sia utile ai Francesi e plachi la
collera di Dio”. La testa di Luigi XVI cade alle 10.20.
Il corpo del «cittadino Capeto» è portato nel cimitero della
Madeleine e interrato senza nome in una fossa profonda per
evitare profanazioni. Non una lapide, non una croce.
Il 21.01.1793, il re si sveglia alle 5.30, si confessa e si comunica, fa la toilette e indossa un
abito di color grigio, pantalone di panno grigio, a mezza gamba, calze di seta grigie, gilet
trapunto.
Alle 8.30 vengono a prenderlo e per tutto il tragitto, dal Tempio alla Piazza della
rivoluzione, il re parla con il confessore. Non c’è gran folla nelle strade.
Fonte: da 1789 – 1799 I dieci
anni che sconvolsero il
mondo, La presa della
Bastiglia, supplemento a “ La
Repubblica”, n 1, 1989.
La sorte della reginaMaria Antonietta, ora chiamata "la vedova Capeto", è
trasferita all’umida prigione delle Conciergerie, (l’anticamera
della morte) sotto la sorveglianza totale dei rivoluzionari.
Il 14 ottobre viene processata, ma il verdetto non è mai stato
messo in discussione.
Il 16 ottobre 1793 è condannata alla ghigliottina. Ha solo 38
anni.
Suo marito diceva: “Se soltanto il popolo si rendesse conto di quanto è diventata
grande nella disgrazia, dovrebbe riverirla e amarla invece di credere a tutte le
cattiverie e le menzogne che sono state messe in giro dai suoi nemici”.
Di lei Bonaparte dice: “ … una principessa straniera, il più sacro degli ostaggi,
trascinarla dal trono al patibolo, attraverso ogni sorta d'oltraggi; vi è in ciò qualcosa
di peggio del regicidio”
L’opinione di qualche storico
Il re francese, uomo debole, con difficoltà di relazione,
inadeguato e impreparato ad affrontare la tempesta
rivoluzionaria è accusato di alto tradimento quando è già
stata proclamata la repubblica. Secondo Lucio Villari, la
sua morte sul patibolo fa di lui un eroe per gli aristocratici
reazionari, ma anche un inetto per i rivoluzionari.
Lo storico Furet afferma che questo sovrano “mediocre” gli sembra
inadatto a incarnare la rovina della monarchia francese: “è troppo serio,
troppo fedele ai suoi doveri, troppo economo, troppo casto e, nella sua
ultima ora, troppo coraggioso”.
Michelet pensa che il dramma della monarchia francese si sia
consumato con Luigi XV, il re depravato che quasi ha affidato il regno
alla sua amante. Se è così – conclude Furet – il regno di Luigi XVI è
“un’impresa quasi impossibile, sfociata in tragedia”.
FINE