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L’Emirato di Sicilia era uno stato islamico sull’isola siciliana (nel sud Italia), che durò dal 965 al 1072. La
sua capitale era Palermo.
Chiostro del Duomo di Monreale
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La conquista araba della Sicilia iniziò ufficialmente nell’827, quando l’isola faceva parte dell’Impero Romano d’Oriente. Nell’826 Eufemio, il comandante della flotta bizantina della Sicilia, si ribellò contro l’imperatore Michele II e chiamò in aiuto gli Arabi del nord
Africa. Egli offrì il comando della Sicilia all’emiro aglabite della Tunisia. Fu inviato un esercito di Arabi, Berberi, Spagnoli e Persiani,
il cui comandante era il settantenne Asad Ibn al-Furat.
Santissima Annunziata dei Catalani (Messina)
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L’esercito arabo approdò in Sicilia nel giugno dell’827 e, dopo aver distrutto le forze bizantine, i Musulmani cominciarono una rapida avanzata verso
Siracusa, dove si fermarono. Un’ulteriore spedizione si unì al primo esercito e Palermo cadde nell’832. La conquista completa dell’isola durò altri
quarant’anni quando Taormina, l’ultima città a cadere, fu presa nel 902.
Interno del Duomo di Monreale
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Pochi anni dopo la caduta di Taormina, i governatori musulmani cominciarono a combattere per il potere. Gli Aglabiti, che avevano
conquistato l’isola, furono sostituiti dai Fatimidi, che vennero sostituiti dai Kalbiti. Comunque gli emiri, nominati dalla dinastia regnante,
governarono l’isola in modo piuttosto indipendente..
Incisione araba(Palermo)
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Gli Arabi divisero l’isola in tre distretti: la Valle di Mazara nel centro-ovest, la Valle di Noto nella parte meridionale e
la Valle di Demone nel nord-est.
Mappa della Sicilia al tempodella dominazione araba
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Palermo (Balarm in arabo) divenne la capitale dell’Emirato di Sicilia. Era caratterizzata da lusso e prosperità ed aveva tutte le caratteristiche di una città orientale. Secondo Ibn Hawqal, un viaggiatore arabo, nel 973 Palermo aveva 300 moschee e oltre 250.000 abitanti quando a Roma non c’erano
più di 30.000 persone.
San Giovanni degli Eremiti(Palermo)
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I Musulmani imposero la conversione ai Cristiani, ma coloro che pagavano la dhimma (una tassa più pesante rispetto a quella riservata ai sudditi
musulmani) potevano mantenere la loro fede. Il risultato fu che la parte occidentale dell’isola si convertì all’Islam, mentre la parte orientale
rimase cristiana.I Cristiani non potevano costruire nuove chiese, suonare le campane, fare processioni o leggere la Bibbia dove potevano essere uditi dai Musulmani.
Monete arabe ritrovate in Sicilia
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I Cristiani dovevano marcare i propri vestiti e le proprie case e dovevano pagare tasse più alte dei Musulmani. Ad essi non era
consentito occupare cariche che implicavano potere sui Musulmani. Inoltre non potevano indossare armi e possedere un cavallo o un
mulo.
La Zisa (Palermo)
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Un uomo cristiano non poteva sposare una donna musulmana, mentre un uomo di fede islamica era libero di sposare una Cristiana. Le donne cristiane non erano autorizzate a recarsi ai bagni pubblici se vi erano
donne musulmane.Tutte queste regole erano spesso ignorate, ad eccezione del divieto per
un Cristiano di sposare una Musulmana.
Dipinto che raffigura unmatrimonio musulmano
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Durante il loro soggiorno, gli Arabi diedero un notevole contributo all’economia della Sicilia: l’isola era piena di industrie e commercio. Essi introdussero colture di cotone, canna da zucchero, riso, papiro,
datteri e arance oltre a costruire canali che permisero l’uso razionato dell’acqua. La Sicilia divenne il giardino del Mediterraneo.
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La dominazione araba finì quando i Normanni invasero la Sicilia nel 1060. La guerra di conquista durò 30 anni ed per il 1091 l’isola era sotto il controllo normanno. I Normanni riconobbero, tuttavia, l’alto grado della civilizzazione araba e la sua influenza fu molto forte per più di un secolo
e così quel periodo di splendore e prosperità continuò.
Duomo di Cefalù
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Dopo la conquista i capi
Normanni mostrarono
grande tolleranza verso
i Musulmani. Molti di loro
furono reclutati come soldati in unità speciali
dell’esercito. La corte di
Ruggero II era piena di ufficiali
di lingua e competenza
araba.
La Cuba (Palermo)
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Le ribellioni dei Musulmani mostravano la tensione tra Cristiani e Islamici. La ribellione del 1190 segnò il capitolo finale dell’Islam in Sicilia e spinse Federico II a trasferirli in un insediamento fuori dalla Sicilia: Lucera, nel sud Italia. Alcuni Musulmani scapparono in nord Africa. Entro il 1250 la popolazione musulmana non esisteva più in Sicilia.
San Giovanni degli Eremiti (Palermo)
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Durante i 200 anni del loro dominio, gli Arabi portarono la loro cultura sull’isola e influenzarono la vita in Sicilia. Nelle scuole si insegnavano la sfericità
della Terra, i punti cardinali, l’astronomia, la matematica, la teologia, la legge, la poesia.
Antica mappa araba del mondo
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Centinaia di parole italiane derivano dall’arabo, ad esempio: “Assassino” viene da “hashshashiyya” (fumatore di hashish)“Magazzino” deriva da “makhazin”“Ragazzo” viene da “raqqa sò” (portatore di lettere)“Ricamare” viene da “raqqama” (lavorare a maglia)“Limone” deriva da “limùn”“Zafferano” deriva da “za’faran”“Cifra” e “zero” vengono da “sòifr” (vuoto)
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I governatori Musulmani della Sicilia davano molta importanza alla letteratura. Una delle convenzioni poetiche da loro stabilite era la qasida,
un’ode the poteva essere formata anche da 100 versi. Le poesie erano trasmesse oralmente, anche se la scrittura era già stata introdotta nel IV
secolo.Una poesia non era recitata dallo scrittore, ecco perché la stessa poesia
non era mai recitata allo stesso modo, ma c’erano varie versioni.I più importanti poeti arabo-siciliani erano due: Ibn Hamdis e al-Ballanubi.
Antico libro arabo
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Ritratto di Ibn Hamdis
Ibn Hamdis nacque a Siracusa nel 1056. Lasciò la Sicilia dopo la conquista normanna nel 1078. Si rifugiò a Siviglia, poi visse in Tunisia,
in Algeria e a Maiorca. Morì nel 1133.Fra tutte le sue poesie, abbiamo solo un diwan, cioè una raccolta poetica composta di 360 poesie, in tutto 6000 versi. I suoi temi
preferiti erano la descrizione della vita di tutti i giorni, i suoi viaggi, la perdita della Sicilia quando era giovane.
Il lavoro di Hamdis ha ispirato anche poeti e musicisti italiani. Per esempio nel 2011 il musicista siciliano Franco Battiato ha messo in
musica alcune delle poesie di Hamdis in un progetto musicale intitolato Diwan: l’essenza del reale per celebrare il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia con un tributo alla ricchezza delle sue radici culturali.
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Al-Ballanubi fu un poeta arabo-siciliano che visse nell’XI secolo. Scappò dalla Sicilia durante la conquista normanna e si rifugiò a Siviglia.
L’unico piccolo canzoniere che abbiamo parla dei temi comuni della lirica araba medievale e c’è una poesia in onore di sua madre deceduta.
Ritratto di al-Ballanubi
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Il più grande filosofo arabo-siciliano fu Ibn Zafar al-Siqilli (Ibn Zafar il siciliano), che nacque in Sicilia e studiò alla Mecca. Si trasferì dalla Sicilia in Egitto, Tunisia e Siria, ma tornava sempre nella sua isola. Trascorse i suoi
ultimi anni in Siria.Nel 1851 fu riscoperto da Michele Amari, uno storico italiano, che tradusse il suo lavoro Sulwān al-Muṭā in italiano. Il libro consiste in consigli su come i re, i principi, i califfi e tutti quelli che hanno dei sudditi dovrebbero usare il proprio potere. Egli fornisce regole pratiche riguardo l’arte di governare.
Questo libro è molto simile al Principe scritto da Machiavelli quattro secoli più tardi.
Ritratto di Ibn Zafar al-Siqilli
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Leonardo Fibonacci, un matematico italiano che aveva studiato a Bugia, in Algeria, promosse il sistema numerico Arabo in Europa con
il suo libro Liber Abaci (Il libro dei numeri). Fu scritto nel 1202 e descriveva i numeri come indiani e non arabi.
In questo libro dice: “Mentre mio padre lavorava a Bugia come notaio pubblico, mi mandò a chiamare quando ero ancora un giovane uomo.
Voleva che stessi lì e che fossi istruito nella scuola di ragioneria di Bugia. Lì mi venne insegnata l’arte dei nove simboli indiani con un
raffinato insegnamento; ho amato la conoscenza di quest’arte molto presto e ho avuto l’opportunità di capirla.”
Ritratto di Leonardo Fibonacci
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L’architettura siciliana fu influenzata da quella araba.Un esempio può essere il duomo di Monreale, la cui facciata è
decorata con archetti incrociati, tipici dell’architettura araba. Essi mirano a mitigare i volumi, che si diffondono nell’ampio spazio
circostante.All’interno i marmi bianchi e neri lungo i muri ricordano l’arte araba.
Duomo di Monreale
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Zafferano, cannella, meloni, scalogno: furono tutti introdotti in Sicilia dagli Arabi, poi si
diffusero velocemente nel resto dell’Europa. Perfino lo zucchero era sconosciuto prima della conquista araba, infatti gli europei usavano il miele per addolcire i cibi. Altri frutti e verdure attribuiti agli Arabi sono
pesche, albicocche, asparagi, melanzane, cotone e pistacchi.
Fiori di zafferano
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Oggi l’eredità dei Musulmani in Sicilia può essere trovata in ogni elemento dell’isola, dalla cucina alla lingua, dalla tradizione poetica ai nomi dei luoghi, frutta e verdure. Ma il segno del
magnifico passaggio dei Musulmani in Sicilia può anche essere visto nelle espressioni e nei gesti di tutti i siciliani; nei mercati;
nella presenza di forti colori e odori; nella voce degli affari e nell’esuberante dialetto. Come disse un imam di Catania:
“Quando un Musulmano arriva in Sicilia, riconosce immediatamente la terra dei suoi padri.”
Scalinata di Caltagirone
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L’Islam, in soli due secoli, è riuscito a lasciare una forte impronta che i futuri invasori (Normanni, Svevi, Spagnoli
e Francesi) non furono capaci di cancellare. Questo significa una cosa sola: la dominazione araba non fu solo
un dominio, ma integrazione con le persone locali.
Copertina di un antico libro
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9 a conferenza dei Musulmani in Sicilia
Catania, 6 Maggio 2012
Oggi la vitalità culturale e spirituale della comunità araba in Sicilia è un segno della sua indipendenza
dalle tensioni internazionali. Questa comunità si sente integrata, anche tra alcune difficoltà e differenze.