lettera del presidente - caito entra negli alberi, nel prato nei fiori. le alte montagne sono per me...

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Cari Soci, la montagna, si dice, unisce e la nostra Sezione sta in effetti mar- ciando compatta, sfidando anche le condizioni che il trascorrere del tempo impone. Così accade che alle rinunce dei soci più an- ziani si contrappongano nuove iscrizioni, mantenendo il bilancio sostanzialmente in equilibrio. E compatto procede il Consiglio Direttivo, merito della volontà dei singoli e grazie soprattutto alla Vostra decisione - espressa nella scorsa Assemblea - di confer- marne al completo per il prossimo triennio tutti i membri, Presi- dente compreso. Pertanto e prima di tutto a Voi il nostro ringraziamento per il rinnovo della fiducia che avete volu- to accordarci, motivo per tutti noi di soddisfazione e di stimolo a prosegui- re nel servizio alla Sezione. Accettia- mo consapevoli questa responsabili- tà, continuando con impegno la ge- stione in modo il più possibile equili- brato, allo scopo di incrociare ed ac- contentare le diverse richieste ed esi- genze che la base dei Soci attivi propone, ma con attenzione anche a garantire continuità e futuro alla vita della Sezione. Per scendere nel concreto e con riguardo al primo obbiettivo, nel programma del prossimo anno, accanto alla consueta e collau- data articolazione delle attività e delle relative gite – quelle escur- sionistiche sempre con doppia mèta per dar modo a tutti di parte- cipare - è stata inserita un’uscita autunnale sui sentieri della no- stra collina. Aggiungo che la due giorni escursionistica di metà luglio è stata pensata al Rocciamelone, una delle montagne sim- bolo del panorama torinese, su suggerimento di alcuni Soci. Inol- tre, sempre su richiesta, in aprile verrà organizzata una uscita su via ferrata, che non è stata menzionata nel programma ufficiale per meglio scegliere il periodo più adatto, presumibilmente in primavera. Sotto il profilo della continuità, invece, in queste ultime settimane dell’anno il Consiglio Direttivo è stato impegnato nella valutazione di un’importante operazione, fortemente voluta dai Soci più gio- vani e tesa ad aumentare la visibilità della Sezione sul territorio comunale e nelle immediate vicinanze. Si tratta dell’acquisizione dell’attrezzatura completa per realizzare una palestra di arrampi- cata in uno spazio coperto di proprietà comunale presso il Tennis Club. La palestra verrà gestita dai giovani della Sezione, con l’intendimento di creare un polo di arrampicata sportiva a Pino Torinese, fruibile in ogni stagione, allo scopo di accrescere il nu- mero dei soci della Sezione, attraendo altri giovani dal territorio, in particolare dall’area di Villa Brea, la cui palestra è stata da po- co smantellata. Forti della volontà ed della disponibilità offerte dai giovani, che ci hanno assicurato continuità di impegno nel tempo, abbiamo deciso di dare via libera all’iniziativa, ricordando che chi non rischia non costruisce e consapevoli che nel prossimo futuro la Sezione sarà più loro che nostra. L’iniziativa, che rappresenta un considerevole sforzo economico per la Sezione, di cui daremo conto nella prossima Assemblea, è stata supportata anche dal nostro Comune che ha stanziato un generoso intervento a sostegno. Questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di espansio- ne dell’attività e di accrescimento del peso patrimoniale della Sezione che Vi verrà comunicato nei prossimi mesi e che richie- derà una risposta, a titolo del tutto volontario, da parte di Voi Soci. Brevemente Vi comunico che il programma del 2015 è stato ampiamente apprezzato e che la partecipazione alle gite escur- sionistiche è stata sempre elevata, compensando ancora una volta l’attività di sport invernali, che si è comunque svolta regolar- mente, grazie all’articolazione dell’offerta. Ancora una volta ab- biamo tutti insieme compiuto un piccolo miracolo: quello di riusci- re a riempire il pullman per tante volte. Cosa che per un numero di iscritti come il nostro non è affatto facile. Ci auguriamo di ritrovarvi numerosi il prossimo anno, invitandovi a consultare e soprattutto a divulgare il programma 2016, por- tando amici e conoscenti e continuando a proporre iniziative e miglioramenti. Buona vita e buona montagna a tutti. Marcello Lettera del Presidente Lettera del Presidente Redazione: Carla Aiassa, Andrea Ariotto, Francesco Bargero, Ingrid Barth, Corrado Bignante, Renata Brandl, Mario Bruno, Adriana Chieregato, Ada Castelli, Renato Comes, Nino Doglione, Marcello Garello, Roberto Menzio, Luigi Morello, Claudio Pilone, Alessandro Solenghi. Foto: Andrea Ariotto, Renato Comes, Francesco Bargero, Ingrid Barth, Giancarlo Vassallo. Impaginazione: Alessandro Solenghi, Giancarlo Vassallo. NOTIZIARIO DELLA SEZIONE C.A.I. DI PINO TORINESE NUMERO UNICO NOTIZIARIO DELLA SEZIONE C.A.I. DI PINO TORINESE NUMERO UNICO - RISERVATO AI SOCI RISERVATO AI SOCI - DICEMBRE 2015 DICEMBRE 2015

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Page 1: Lettera del Presidente - CAIto entra negli alberi, nel prato nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento. ( Reinhold Messner ) Tutte le volte che comincio ad arrampicare

Cari Soci,

la montagna, si dice, unisce e la nostra Sezione sta in effetti mar-

ciando compatta, sfidando anche le condizioni che il trascorrere

del tempo impone. Così accade che alle rinunce dei soci più an-

ziani si contrappongano nuove iscrizioni, mantenendo il bilancio

sostanzialmente in equilibrio. E compatto procede il Consiglio

Direttivo, merito della volontà dei singoli e grazie soprattutto alla

Vostra decisione - espressa nella scorsa Assemblea - di confer-

marne al completo per il prossimo triennio tutti i membri, Presi-

dente compreso. Pertanto e prima di

tutto a Voi il nostro ringraziamento per

il rinnovo della fiducia che avete volu-

to accordarci, motivo per tutti noi di

soddisfazione e di stimolo a prosegui-

re nel servizio alla Sezione. Accettia-

mo consapevoli questa responsabili-

tà, continuando con impegno la ge-

stione in modo il più possibile equili-

brato, allo scopo di incrociare ed ac-

contentare le diverse richieste ed esi-

genze che la base dei Soci attivi propone, ma con attenzione

anche a garantire continuità e futuro alla vita della Sezione.

Per scendere nel concreto e con riguardo al primo obbiettivo, nel

programma del prossimo anno, accanto alla consueta e collau-

data articolazione delle attività e delle relative gite – quelle escur-

sionistiche sempre con doppia mèta per dar modo a tutti di parte-

cipare - è stata inserita un’uscita autunnale sui sentieri della no-

stra collina. Aggiungo che la due giorni escursionistica di metà

luglio è stata pensata al Rocciamelone, una delle montagne sim-

bolo del panorama torinese, su suggerimento di alcuni Soci. Inol-

tre, sempre su richiesta, in aprile verrà organizzata una uscita su

via ferrata, che non è stata menzionata nel programma ufficiale

per meglio scegliere il periodo più adatto, presumibilmente in

primavera.

Sotto il profilo della continuità, invece, in queste ultime settimane

dell’anno il Consiglio Direttivo è stato impegnato nella valutazione

di un’importante operazione, fortemente voluta dai Soci più gio-

vani e tesa ad aumentare la visibilità della Sezione sul territorio

comunale e nelle immediate vicinanze. Si tratta dell’acquisizione

dell’attrezzatura completa per realizzare una palestra di arrampi-

cata in uno spazio coperto di proprietà comunale presso il Tennis

Club. La palestra verrà gestita dai giovani della Sezione, con

l’intendimento di creare un polo di arrampicata sportiva a Pino

Torinese, fruibile in ogni stagione, allo scopo di accrescere il nu-

mero dei soci della Sezione, attraendo altri giovani dal territorio,

in particolare dall’area di Villa Brea, la cui palestra è stata da po-

co smantellata. Forti della volontà ed della disponibilità offerte dai

giovani, che ci hanno assicurato continuità di impegno nel tempo,

abbiamo deciso di dare via libera

all’iniziativa, ricordando che chi non

rischia non costruisce e consapevoli

che nel prossimo futuro la Sezione

sarà più loro che nostra. L’iniziativa,

che rappresenta un considerevole

sforzo economico per la Sezione, di

cui daremo conto nella prossima

Assemblea, è stata supportata anche

dal nostro Comune che ha stanziato

un generoso intervento a sostegno.

Questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di espansio-

ne dell’attività e di accrescimento del peso patrimoniale della

Sezione che Vi verrà comunicato nei prossimi mesi e che richie-

derà una risposta, a titolo del tutto volontario, da parte di Voi

Soci.

Brevemente Vi comunico che il programma del 2015 è stato

ampiamente apprezzato e che la partecipazione alle gite escur-

sionistiche è stata sempre elevata, compensando ancora una

volta l’attività di sport invernali, che si è comunque svolta regolar-

mente, grazie all’articolazione dell’offerta. Ancora una volta ab-

biamo tutti insieme compiuto un piccolo miracolo: quello di riusci-

re a riempire il pullman per tante volte. Cosa che per un numero

di iscritti come il nostro non è affatto facile.

Ci auguriamo di ritrovarvi numerosi il prossimo anno, invitandovi

a consultare e soprattutto a divulgare il programma 2016, por-

tando amici e conoscenti e continuando a proporre iniziative e

miglioramenti.

Buona vita e buona montagna a tutti.

Marcello

Lettera del PresidenteLettera del Presidente

Redazione: Carla Aiassa, Andrea Ariotto, Francesco Bargero, Ingrid Barth, Corrado Bignante, Renata Brandl, Mario Bruno,

Adriana Chieregato, Ada Castelli, Renato Comes, Nino Doglione, Marcello Garello, Roberto Menzio, Luigi Morello, Claudio

Pilone, Alessandro Solenghi.

Foto: Andrea Ariotto, Renato Comes, Francesco Bargero, Ingrid Barth, Giancarlo Vassallo.

Impaginazione: Alessandro Solenghi, Giancarlo Vassallo.

NOTIZIARIO DELLA SEZIONE C.A.I. DI PINO TORINESE NUMERO UNICO NOTIZIARIO DELLA SEZIONE C.A.I. DI PINO TORINESE NUMERO UNICO -- RISERVATO AI SOCI RISERVATO AI SOCI -- DICEMBRE 2015DICEMBRE 2015

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Pagina 2 NUMERO UNICO Dicembre 2015

1. Catinaccio Rosengarten 2981 m, via Piaz-Delago Lunghezza: 170 m Difficoltà: D (IV+) Chiodatura: la via è interamente da attrezzare, le soste sono a chiodi e vanno rinforzate Materiale: serie di nuts e friends, alcuni chiodi, cordini Esposizione: O Contrariamente a quanto i celebri nomi degli apritori po-trebbero suggerire, questo bell'itinerario è decisamente poco frequentato rispetto agli altri che si svolgono sulla parete est. Il contesto ombroso e austero in cui si svolge la via crea un ambiente molto suggestivo inoltre la vista che si gode dalla cima, la più alta del gruppo, è impagabile. Si tratta in definitiva di una salita molto raccomandabile, una valida alternativa alla via normale, tenendo presente però che si tratta di una via da proteggere e dove la qualità del-la roccia non è sempre ottimale. L'attacco si raggiunge in circa un'ora e mezza dal rifugio Vajolet (si consiglia di non partire troppo presto la mattina data l'esposizione della parete) dirigendosi prima al rifugio Alberto I e quindi al passo Santner 2740 m (sentiero 542). Al passo Santner ci si trova al cospetto della parete ovest del Catinaccio ed è ben visibile la direttrice della via costi-tuita dall'evidente camino centrale che attraversa tutta la parete dalla base alla vetta. Dal passo si risalgono per pochi minuti i ghiaioni verso la base del camino, giunti alla base, con la pri-ma lunghezza si superano delle placche e si so-sta in una nic-chia alla base del camino vero e proprio. Si pro-segue per altre cinque piacevoli lunghezze por-tandosi saltuaria-mente al di fuori del camino, sulla parete sinistra, fino ad uscire ad una forcella sulla cresta terminale (fare attenzione che nell'imbuto d'uscita sono presenti grossi massi instabili). Usciti in cresta, la si segue verso S (destra) e in breve si giunge in vetta. La discesa si effet-tua lungo la via normale fino alla omonima forcella (forcella “via normale”) dove si piega sotto cresta sul lato E (destra) per raggiungere la successiva forcella. Da lì si ritorna sull'altro versante (ovest) e si reperisce un anco-raggio per una breve doppia da 20 metri che porta ad una cengia che si segue verso sinistra per tornare nel canale

dove passa la normale che si scende fino ai ghiaioni sotto-stanti in corda doppia (ancoraggi ogni 25 mt.).

2. Torri del Vajolet , Torre Delago, via Spigolo Piàz Difficoltà: IV (max. IV+) Dislivello: 130 m, 5 tiri da 25 m circa Tempo: circa ore 2.30 Esposizione: SO Via molto bella e celebre lungo lo spigolo sud-ovest. Le difficoltà e la lunghezza sono contenute ma in alcuni tratti l'esposizione è spettacolare. La roccia è sempre buona, poco più rotta nell'ultimo tiro, piuttosto levigata a causa della frequentazione. Le soste sono a due spit attrezzate con catena mentre lungo i tiri sono presenti alcuni chiodi, perciò sono necessari friends e nut medi e qualche cordino. Avvicinamento: dal rifugio Re Alberto I si punta verso la torre per evidente sentiero, fino a raggiungere un terrazzo accanto al canale ai piedi delle torri. Attraversarlo e salire per rampe, poi verso sinistra (I e II) fino a una cengia; percorrerla fino all'attacco, poco prima dello spigolo (sosta a spit con catena). L1 Salire dritti tenendosi sul lato destro dello spigolo per placche e muretto (IV+) fino alla sosta su terrazzino (IV). L2 Scavalcare lo spigolo verso sinistra e seguirlo con

arrampicata aerea ed esposta poi tornare sulla destra e proseguire per muretti e mensole fino alla sosta su cengia (IV). L3 Percorsi alcuni metri seguire un diedro (IV) dopo il quale una rampa porta alla sosta. L4 Salire lungo un canale-diedro (III) poi verso sinistra fino alla sosta (IV). L5 Tiro più facile di trasferimento fino alla stretta cima; alcune rocce instabili,

sosta su spuntoni. Discesa: dalla parte opposta della cima rispetto al lato da cui si arriva si trova una sosta con catena (direzione est). Con una calata da 35 metri (sosta intermedia) si arriva nella forcella tra la torre Delago e la torre Stabeler, nei pressi di un masso incastrato. Una doppia nella gola fino a

Arrampicate in Dolomiti Arrampicate in Dolomiti -- alcune propostealcune proposte

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Pagina 3 PINOMONTAGNA

Io credetti e credo la lotta con l’ Alpe utile come il lavoro,

nobile come un’ arte, bella come una fede.

( Guido Rey )

Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per

questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La

Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per

vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spiri-

to entra negli alberi, nel prato nei fiori. Le alte montagne

sono per me un sentimento.

( Reinhold Messner )

Tutte le volte che comincio ad arrampicare avviene in me

una trasformazione. Quando le mie mani poggiano sulla

roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una

forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampi-

co, più forte mi sento, e più facili mi sembrano i passaggi.

( Emilio Comici )

Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose

accadono.

( William Blake )

Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i

loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti,

gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle.

( John Ruskin )

Che quelle rocce innalzantisi in forma di mirabile architet-

tura, quei canaloni ghiacciati salenti incontro al cielo, quel

cielo ora azzurro profondo dove l’ anima sembra dissol-

versi e fondersi con l’ infinito, ora solcato da nuvole tem-

pestose che pesano sullo spirito come una cappa di piom-

bo, sempre lo stesso ma mutevolmente vario, suscitano

in noi sensazioni che non si dimenticano più.

( Walter Bonatti )

Se desideri vedere le valli sali sulla cima di una monta-

gna; se vuoi vedere la cima della montagna, sollevati fin

sopra la nuvola; ma se cerchi di vedere la nuvola, chiudi

gli occhi e pensa.

( Kahlil Gibran )

La via verso la cima è come il cammino verso se stessi,

solitario.

( Alessandro Gogna )

un chiodo cementato sotto a uno strapiombo, poi altre tre doppie nel canale verso sud, su chiodi cementati, fino al ca-nale alla base.

3. Torri del Vajolet , Torre Stabeler, via Fehrmann. Lunghezza: 150m, 6 tiri Difficoltà: IV+ max Chiodatura: le soste ci sono tutte, alcune sono anche a spit, sui tiri la chiodatura è da integrare Materiale: nuts, friends, cordini, alcuni chiodi Esposizione: S Grande classica di media difficoltà, un po' più difficile delle precedenti ma con roccia migliore. Di conse-guenza è un po' più unta, consigliata la magnesite. Avvicinamento: come l'it. N°2 ma, raggiunto il terraz-zo, si segue a destra la cengia per 10 metri (20 min. dal rifugio). La direttrice della via è il grande ed evidente diedro presente in centro parete che si raggiunge con un tiro di corda lungo belle e facili placche grigie. Al ter-zo tiro si supera una stretta strapiombante e di qui la salita prosegue più facilmente fino in cima. La disce-sa si effettua con una calata lungo il versante s fino alla cengia nell'intaglio con la torre Delago, nei pressi del masso incastrato. Poi come il N°2.

a cura di Andrea Ariotto e Francesco Bargeroa cura di Andrea Ariotto e Francesco Bargero

Questi pensieri sono alcuni di quelli pazientemente raccolti da Carla Aiassa.

Andrea e Francesco

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Pagina 4 NUMERO UNICO Dicembre 2015

un Magnum Algida al rifugioun Magnum Algida al rifugio

Pino festeggia i 68 anni degli AlpiniPino festeggia i 68 anni degli Alpini

Preghiera degli alpini

Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai,

su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza

ci ha posto a baluardo fedele delle nostre

contrade, noi, purificati dal dovere

pericolosamente compiuto,

eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi

le nostre mamme, le nostre spose,

i nostri figli e fratelli lontani, e

ci aiuti ad essere degni delle glorie

dei nostri avi.

Dio o che governi tutti gli elementi,

salva noi, armati come siamo di fede e di amore.

Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della

tormenta, dall'impeto della valanga,

fa che il nostro piede posi sicuro

sulle creste vertiginose, su le diritte pareti,

oltre i crepacci insidiosi, …

La serata di giovedì 22 ottobre organizzata dall’ ANA grup-po di Pino Torinese per i suoi 68 anni di fondazione ha vi-sto la partecipazione del CAI.

La domenica 25 ottobre c’è stata la festa: alle 9,30 si sono ritrovate in piazza le autorità cittadine e tutte le associazio-ni ( in rappresentanza del CAI Giovanna Gentilini ha porta-to il labaro ). Alza bandiera ed omaggio floreale al cippo degli Alpini hanno preceduto la messa. E’ seguito il pranzo sociale al termine del quale si è proceduto all’estrazione dei numeri della lotteria. Il tempo buono ha accompagnato tutta la giornata e la banda ha suonato varie volte l’inno degli alpini ed altri pezzi del repertorio. La preghiera degli alpini è stata letta alla fine della messa. Per finire la foto di quella domenica scattata da Mirella Mosso ed il resoconto di Giovanna Gentilini

Un giorno al rifugio un distinto signore coi propri figli, chiede indignato al gestore il motivo per cui, in un posto così fre-quentato, non ci sia neanche un Magnum Algida.

Il gestore così rispose: “Vede, caro signore, questo rifugio non è alimentato dalla corrente elettrica ma solo da pochi pannelli solari, che sarebbero insufficienti per sostenere la presenza di un congelato-re atto a conservare i gelati. L’unico modo per alimentarlo sarebbe tenere in funzione il generato-re, giorno e notte. E benché silenziato, il rumore da esso prodotto, specialmente la notte sarebbe insostenibile. Inoltre si consumerebbero circa 30 litri di carburante al giorno per una spesa di circa 30 euro al giorno, ovvero 900 euro al mese. Posto che clienti così esigenti da voler gustare un Magnum a m 2335 sarebbero, si e no, uno al mese, il suddetto Magnum verrebbe a co-stare, appunto 900 euro a cui andrebbe aggiunti il costo del Magnum più un

piccolo margine per il gestore che, tra l’altro, sarebbe pur sempre dovuto andarlo a comprare a qualche decina di chilometri più a valle per poi traspor-

tarlo con le dovute cautele fin quassù. Lo vuole ancora il Magnum” ?

Questa lettera è incorniciata all’ ingresso del Rifugio Gardetta (Vallone di Marmora - Piano della Gardetta), noi la riportiamo integralmente come moni-to per i golosi...

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Luglio ‘15 Luglio ‘15 -- La gestione del rifugio Tazzetti al fondo della valle di Viù sotto al RocciameloneLa gestione del rifugio Tazzetti al fondo della valle di Viù sotto al Rocciamelone

PINOMONTAGNA Pagina 5

( racconto a quattro mani )

Gigi: Inizia per scherzo, una battuta di Roberto … “ Dai ci sia-

mo stati 25 anni fa … rifacciamolo! “ e tu pensi che sia uno

scherzo, il passato che ritorna, da cui anche crescendo, non rie-

sci a liberarti. Al contrario ti ritrovi a comperare gli scarponi,

chissà dove sono finiti quelli vecchi … tre traslochi due figli ed

un matrimonio fa …

Roby: Ma che scherzo e scherzo … va a vedere che il mio ami-

co Gigi perde anche 2 chilogrammi!!!

Gigi: Si parte a metà luglio per un week end di prova, conosci la

valle, in fondo ci vai in vacanza da sempre, affidi i figli ai nonni e

speri che il fisico ti accompagni. Non hai più venti anni, la mon-

tagna è selettiva non puoi prenderla sottogamba, la salita al Taz-

zetti per quanto semplice e di breve durata contiene tutte le

caratteristiche per dire di aver fatto una bella gita. La montagna

si fa pagare sulla salute ma il premio è grande. Il panorama, la

vista del lago riportano a tempi ormai antichissimi nella memoria

ma il rifugio è cambiato, funziona meglio, ci sono più servizi.

Eppure il calore e l’ amicizia si fondono con gli ambienti, in fon-

do siamo gli stessi di tanti anni fa, lo spirito di generosità che ci

animava un tempo è rimasto immutato. L’ esperienza non ci ha

tolto entusiasmo ed ogni giorno, ogni pasto è comunque una

sfida.

Roby: Con noi c’è un altro Roberto che ci spiega bene come

funziona ora il rifugio: l’acqua (del ghiacciaio), l’ energia elettrica

(dai pannelli solari), il riscaldamento (dalla stufa a legna). Poi l’

emergenza o la richiesta di aiuto (ma quella è sempre la stessa

cosa). Bene ora siamo pronti a gestirlo il rifugio Tazzetti.

Gigi: Arriva dunque la quarta settimana di Luglio e si parte …

questa volta con uno zaino più pesante (che porta roby ). La

vacanza estiva incomincia e la voglia di staccare dalla città è

grande. La sera stessa iniziano le sfide, Roberto provoca gli alpi-

nisti ospiti, si vaneggia di pizza impastata e pasta fresca … un

gioco … mi presto e alla fine tutti ci divertiamo. In cucina i toni

si alzano sembriamo due comari che litigano a tutto vantaggio

del clima cameratesco che scalda la sala meglio della stufa. Gio-

vanni corre a destra e sinistra serve a tavola, lava e asciuga piat-

ti, pulisce, riceve prenotazioni e un sacco di altre cose di cui

non voglio occuparmi. La mattina quel caffè portato nel letto, è

un gesto che ti rimette in pace con il resto del mondo. Il giorno

dopo ricambio la cortesia. Nel frattempo i giorni passano le

ricette sempre diverse rendono interessante il lavoro in cucina,

arriva poi il CAI di Peveragno … 30 amici oggi anche amici no-

stri. A loro va il mio saluto. Oggi … un grazie a Roberto che ha

insistito, a Giovanni che ci è “stato” ed un saluto all’anno pros-

simo … se mi tenete un posto.

Roby: Si va anche in cima da solo e veloce per non caricare

troppo di lavoro chi è rimasto giù al rifugio. Ogni mattina sveglia

alle 5.00 (ma spesso alle 4.00) al più tardi e poi se c’è tanta gen-

te la pulizia la finisci alle 11.00. Ma lo spettacolo: … E’ il piccolo

di stambecco probabilmente abbandonato dalla mamma a cui

abbiamo dato da mangiare qualche volta. E’ lo spettacolo della

punta del Rocciamelone. E’ il ghiacciaio che è sceso davvero

tanto ma sta ancora li. E’ tutto questo e tanto altro ancora. Bel-

lo.

Gigi e Roby: il posto lo troviamo di nuovo il prossimo anno!?

Roberto Menzio & Luigi Morello

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Pagina 6 NUMERO UNICO Dicembre 2015

Sulle vie della Pierra MentaSulle vie della Pierra Menta

Sono le 6 di sabato 14 marzo, sul piazzale della Sede trovo già Claudio che mi fa una previsione che si avvererà azzeccatissima (come sem-pre) : troveremo bel tempo in Francia. Alla spicciolata arrivano tutti, carichiamo di borse, sci, racchette, cibo il pulmino di Marcello e la mac-china di Luciano. Passiamo da Torino dove ci aspettano gli altri compo-nenti la gita con altri bagagli ed andiamo velocemente a prendere l’auto-strada per il traforo del Frejus.

Sul pulmino, dove io viaggio, siamo in sette, tutti allegri e speranzosi di trascorrere due belle giornate. Ci fermiamo al bar del traforo a prendere l’ultimo caffè italiano, il tempo a Bardonecchia non promette nulla di buono per il weekend. Passiamo il traforo ed ecco che la previsione di Claudio si avvera: a Modane ci accolgono squarci di azzurro che poco a poco allontanano il grigio delle nuvole : meno male. Il traffico non è molto intenso e senza grossi problemi arriviamo ad Arè-ches – Beaufort : il paesaggio di questo territorio è molto suggestivo. Dopo aver attraversato il centro abitato, con un traffico alquanto caotico soprattutto a causa dell’ultima tappa della Pierra Menta, superiamo la frazione di Boudin e ci fermiamo alcune curve dopo.

Finalmente scendiamo e chi con le ciaspole chi con gli sci si parte per la nostra escursione : la meta intermedia è il Col du Pré e la finale è la Roche Parstire. Tutti raggiungiamo il Col du Pré da dove si gode uno splendido panorama sul massiccio del Monte Bianco, sporcato solo da qualche nuvola. Dopo una breve sosta fotografica e ristoratrice si riparte verso la meta finale che verrà raggiunta solo dagli sci alpinisti.

Puntuali ci ritroviamo ai mezzi e nonostante la stanchezza che inizia a serpeggiare convinciamo Marcello e Luciano a fermarsi ad Arèches a fare un giretto. Abbiamo modo di vedere la premiazione dei vincitori dell’ultima tappa e poi dei vincitori della classifica generale che per il secondo anno consecutivo sono due atleti italiani : Damiano Lenzi e

Matteo Eydallin. Verso le 18 arriviamo finalmente allo Chalets du Mont Blanc e dopo una ristoratrice doccia andiamo a cena a gustarci le spe-cialità locali oltre agli zuccherini alcolici portati da Claudio.

Il giorno seguente la partenza dallo Chalets è alle ore 7,30 per permet-tere agli sci alpinisti di prendere la prima corsa della seggiovia Le Cuvy (1.720 m.s.l.m.) da dove poi raggiungeranno, sci ai piedi, la meta del Gran Mont. I ciaspolatori invece, con più calma, e dopo un pessimo caffè partono anch’essi. Il cielo è velato e verso mezzogiorno iniziano ad arrivare dei nuvoloni.

Tutti i ciaspolatori raggiungono il Col de la Forclaz (2.320 m.s.l.m.) attraverso un percorso parte in pineta parte adiacente le piste i discesa molto vario e panoramico. A metà pomeriggio ci ritroviamo ai mezzi e come per magia Marcello monta un tavolino che ben presto è addobba-to da pane, salumi, formaggi, vino: a fine banchetto mangiamo la torta offerta da Claudio e brindiamo ai suoi 50 anni.

Purtroppo la gita è finita e mestamente carichiamo la nostra attrezzatu-ra sul pulmino e sulla macchina. Prima di raggiungere l’Italia ci fermia-mo ancora ad acquistare presso la Cooperativa comunale il famoso formaggio Beaufort, che sarà molto apprezzato a casa da mia moglie e mia figlia.

Il nevischio ci accoglierà a Bardonecchia con la consolazione finalmen-te di un buon caffè. Sul pulmino chi può, fatta eccezione di Marcello che guida, sonnecchia sino all’arrivo.

L’organizzazione, il rispetto dei tempi, la disponibilità degli autisti e la loro pazienza sono stati aspetti che meritano il mio personale ringrazia-mento e penso anche quello di tutti gli altri partecipanti. Corrado Bignante

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Pagina 7 PINOMONTAGNA

2 giorni nel parco del Monte Avic 2 giorni nel parco del Monte Avic -- rifugio Barbustelrifugio Barbustel

Questa due giorni escursionistica si svilup-pa in due vallate tra le più belle della valle d’ Aosta-dal capoluogo della valle di Cham-porcher si prende in auto la strada che sale a Dondena e al lago Miserin. Se ne percor-rono circa 2 km fino a raggiungere un piaz-zale da dove parte, sulla destra, il sentiero per il Colle del lago Bianco. Il gruppo è numeroso, hanno aderito 22 persone, il tempo non è dei migliori ma le previsioni lasciano ben sperare. L’ anno scorso quan-do ho portato il gruppo ad Alagna la piog-

gia ci ha perseguitato e comun-que non è riuscita a scoraggiare molti dei partecipanti di allora che oggi sono presenti ( Mara, Cristiana, Paola … ecc.). Sorge subito una piccola questione di precedenza che viene risolta cedendo il passo a chi ha più peso e volume ossia alle signore Mucche. Il sentiero nel primo tratto è leggermente ripido per cui si ha subito una selezione ed al lago Muffè arriviamo in ordine sparso. Questo mi serve per scattare delle foto senza troppo affannarmi. Al lago hanno aperto un piccolo bar che serve molti escursionisti domenicali. Paola e Corrado scalpitano per cui non aspettano

gli ultimi ed iniziano a salire verso il colle. Questo creerà un piccolo spavento a Mara che non trovando la sua amica penserà al peggio. Per farle dimenticare quel momen-to alla sera circoleranno al rifugio Barbustel alcune bottiglie di prosecco. Scendendo dal colle si entra nella valle di Champdepraz e nel parco del monte Avic ... A questo punto il Giancarlo mi si spegne, io ero al mare, non posso chiudere l’ articolo in questo

modo!? Mara qualcosa mi ha mandato … facciamo un bel collage.

Mi scrive Mara: “Al rifugio è stato molto piacevole, buona compagnia come sempre e divertimento assicurato la notte – divisi in due. Il pernottamento in camere da 12 (maschi e femmine ) Un bel concerto, an-che se un po’ assordante per me che sono abituata a dormire da sola.

Il gestore è veneto e molto simpatico e si fa in quattro x noi. Buona la cena e anche

la colazione. Peccato che la sera la pioggia ci tormenti , paventando a rischio anche la gita del giorno dopo … invece no, succede che riusciamo a partire per il laghi del par-co naturale del monte Avic , raggiungiamo il Lac Cornu e il Gran Lac in un paesaggio davvero da favola.

Ad un certo punto pero’ il cielo si rabbuia dalla parte del Cervino e diventa sempre piu’ nero piu’ nero ma ancora lontano … si torna giu’, recuperando le nostre cose al rifugio e salutando con foto ricordo …peccato che la nuvola nera che sembrava

tanto lontana ad un certo punto arrivi an-che sopra noi che scendiamo di corsa ma non basta … ed è cosi’ che finiamo la gita zuppi zuppi ricoverati nelle vetture (forse i primi si sono salvati pero’… .)” Come se non bastasse , la pioggia ha fatto scappare anche Mara. Per cui aggiungo alcune noio-sissime notizie: i laghi Bianco e Nero, ri-spettivamente a 2132 m e 2150 sono pe-scosi e vicini al rifugio e i loro nomi indica-no anche la colorazione che facilmente assumono. A 2170 m si sovrasta il lago

Cornuto anch’esso relativamente pescoso. Proseguendo in salita, dopo radi pascoli, si giunge di fronte alla bastionata da cui scende una bella cascata. E’ lo emissario del Gran Lago. Il sen-tiero dopo molti tornanti porta al di sopra della cascata e già di lì si può ammirare la superfice notevole del Gran Lago 2492 m . Il sentiero ora si mantiene lungo il suo lato destro, per rag-giungere infine il Lac de la Leità 2538 m . Non è ancora finita che il sentiero porta al lago del Col Medzove 2570 m . Quest’ul-timo è circondato da molti la-ghetti innominati. Questo terri-

torio così ricco di acque e di minerali si

incunea nel gruppo del monte Emilius for-mando un angolo praticamente incontami-nato. In tempi passati le tribù Walser vi fondarono alcune colonie insediandosi su tutto il territorio dell’ alta valle tanto da meritarle l’ appellativo di “ Gettaz des Alle-mands “Ghetto dei Tedeschi.

Giancarlo, Mara, Alessandro

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Pagina 8 NUMERO UNICO Dicembre 2015

Ritorno al VajoletRitorno al Vajolet

Nel parcheggio di un ristorante cinese della bassa Pa-

dana scrutiamo perplessi dentro al cofano della Punto

di Phil che nel frattempo si è pressoché allagata. Il

verdetto è “oh raga, di sicuro è l'aria condizionata,

basta che non la usiamo, ci mancano solo più di 300

chilometri”. Tralasciamo per un po' il problema, spin-

ti dal bisogno di mangiare qualcosa. Continuando ad

imbarcare acqua, arriviamo più o meno in ritardo per

l'ultima navetta a Pera di Fassa

e, carichi come degli sherpa (ma

dobbiamo star su poi quattro

giorni) saliamo a Gardeccia e da

lì cominciamo a camminare ver-

so il Vajolet dove ci attende un

tavolo, ma senza cena, che infat-

ti dobbiamo prepararci da noi.

Dopo aver risolto alcuni proble-

mi con la sistemazione nelle ca-

mere, andiamo a dormire aven-

do programmato, per il giorno

successivo, un'uscita esplorativa

sulla parete est del Catinaccio

mentre Phil sarebbe andato a

recuperare il portafogli che era

rimasto sulla navetta...

A ora di pranzo la situazione è

la seguente: ritorniamo “con la

coda fra le gambe” dalla nostra

fallimentare esplorazione dopo

esserci persi al secondo tiro in

una parete immensa, aver molla-

to una sosta ed esserci presi an-

che un po' di pioggia, mentre Phil ritorna vittorioso

con il portafogli, salumi e formaggi. La cosa da fare è

quindi darsi alla gozzoviglia... Ma per il giorno dopo

grandi aspettati-

ve: si salgono le

Torri del Vajolet!

Tutte e tre! E nes-

suna dalla via

normale!

Saliamo già boc-

cheggiando al

rifugio Alberto I

con un tempo

che già non pro-

metteva bene.

Noncuranti di

tutto ciò attac-

chiamo comun-

que determinati

la prima torre, il Ciesco in testa a guidare la cordata.

In tre orette ci portiamo sulla stretta cima dove ci

stiamo uno per volta, poi troviamo la sosta di calata

e scendiamo nell'intaglio tra le due torri, da cui tor-

niamo alla base. Diamo fondo alle ultime provviste e

ripartiamo per la seconda torre. Questa volta la via si

rivela più impegnativa ma, in compenso il tempo

migliora. La cima è un piazzale e il panorama è uno

spettacolo, tutte le condizioni

sembrano prospettare una siesta

per goderci un po' l'ambiente.

Decidiamo ad un certo momen-

to di scendere, cerchiamo l'an-

coraggio di calata, “eheheh ave-

te voluto temporeggiare!” ci

apostrofano i nuvoloni (molto)

neri che si avvicinano da ogni

parte. Il tempo perso avendo

sbagliato sosta non migliora le

cose e quando arriviamo all'in-

taglio il cielo ci piove sulla te-

sta. Una cordata di inglesi non

molto bravi a trovare le soste ci

rallenta ancora, ma alla fine ci

possiamo asciugare un po' al

rifugio. Qui dopo esserci fatti

riempire la borraccia di Phil di

weiss, ci avviamo baldanzosi

verso il Vajolet dove 'sta sera sì,

ci attende una cena.

Altro giorno, altra sorpresa:

qualche escursionista briccone

si è preso la briga di fregare al Ciesco gli scarponi,

non senza improperi di quest'ultimo verso gli altri

ospiti del rifugio. Oggi è lui a tornare a valle

(ritornerà con

salumi e formag-

gi as usual) per

recuperare l'altro

paio di scarpe

rimasto in mac-

china. Come?

Con le ciabatte

del rifugio...

Noialtri ci appen-

diamo sulla Ste-

ger di punta Em-

ma ma anche qui,

dopo pochi tiri

scendiamo per-

ché il tempo peg-

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Pagina 9 PINOMONTAGNA

giora. Piantiamo un

chiodo, poi lo to-

gliamo, poi ci cade,

poi ne troviamo un

altro, poi lo recupe-

riamo, insomma ar-

riviamo a terra con

un saldo positivo di

un chiodo in più.

Tanto meglio. Nel

pomeriggio prepa-

riamo il materiale

per l'indomani e ci

diamo a briscola e

Kaiserschmarren.

Ultimo giorno: ga-

sati come una botti-

glia di spuma salia-

mo per l'ennesima volta all'Alberto I e di qui al passo

Santner, indi risaliamo il ghiaione fino a portarci sot-

to la parete nord ovest del Catinaccio. Saliamo l'umi-

do ed inospitale camino Piaz e sbuchiamo sulla cresta

sommitale a pochi minuti dalla vetta che raggiungia-

mo festanti. Siamo sulla cima più alta del gruppo e

godiamo di un panorama grandioso dall'Ortles alle

Pale di san Martino. Anche la discesa si rivela diver-

tente con una serie di simpatiche “doppiette” con cui

ridiscendiamo al

Vajolet. Ultima

merenda, saldiamo

il conto (purtroppo)

e si riparte per il

passo Sella.

Ci troviamo, non si

è capito bene come,

a Selva di val Gar-

dena per far la spe-

sa ma, Ahinoi, è già

tutto chiuso e risa-

liamo i tornanti

verso il passo te-

nendo in braccio la

pentola piena di

acqua per la pasta.

Dormiamo sotto le

stelle ai piedi del Sass Pordoi e il giorno dopo scalia-

mo alle torri del Sella in un ambiente decisamente

più di moda fra gli arrampicatori. La sera scendiamo

a Canazei a lavare i piatti nella fontana del paese,

quindi ci infiliamo su per il vallone della Vallaccia

per trovare un altro posto dove bivaccare. Grande

festa, anche perché riusciamo a caricare di nuovo la

macchina. Colazione a base di strudel, spesa di speck

e torniamo a casa. Andrea e Francesco

Migrazione

Con reverenza piego il ginocchio di fronte a te,

montagna sovrana.

Io che con il giovin piede calcato aveva sol la rena

del chiaro mare amico.

Era finito il gioco con le nuvole fuggitive e le libellule

d’oro.

Da laggiù son salita al tuo altare, messo dimora nella

luce d’ogni tua alba e nell’ombra di ogni tramonto.

Impervia e accessibile mi sei parsa, glaciale e calda.

Tra dirupi e pianori, salite e declivi, ho imparato a

conoscere i segreti tuoi, la tua gente, la tua bellezza

severa e maestosa.

Arduo di certo è stato il cammino! Ma ancora qui

fermerò i miei passi, per meglio porre ascolto allo

scorrere innocente dei tuoi torrenti.

Adriana C.

Tramonto

Occhieggiano nell’ombra della sera

le prime fioche luci dei casolari.

Sull’uscio parca parola austera

si scambiano i rudi montanari.

Elevano per i figli una preghiera

le donne affaccendate ai focolari,

Cercano l’ovile le greggi a schiera

stanche del pascolo sui monti avari.

Un rintoccar vivo di campane,

devota elegia al dì che muore,

si diffonde sulle balze lontane,

fruga la valle, raggiunge ogni cuore

e già sopisce le ambasce umane

qual dolce messaggero d’amore

Bruma

Sul monte Arpone

Mi hai regalato rododendri rosa,

appena tinti dal sole di ottobre,

catene azzurre all’infinito

perdute nella bruma delle valli,

cime bianche lontane

contro il cielo di latte del tramonto

E mi parli di un ricordo perduto

nell’eco spento delle vette.

Pace, dici alla mia anima,

nel silenzio sospeso dei larici sottili.

Pace, negli alberi spogli,

caduti per un fulmine antico

sul profumo della terra umida.

Ada

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Pagina 10 NUMERO UNICO Dicembre 2015

XX V Accantonamento EstivoXX V Accantonamento Estivo

Tra la montagne più belle e spettacolari d’Italia c’è il gruppo del-

le Pale di San Martino, che incombono sopra il paese da cui esse

prendono il nome, San Martino di Castrozza appunto, una rino-

mata località turistica, il fiore all’ occhiello della Val Cismon.

Poco più in su il passo Rolle mette in comunicazione questa valle

con la Val Travignolo, che scende fino a Predazzo in Val di Fiem-

me. Questa è, a grandi linee, la geografia della zona meta dell’ac-

cantonamento di quest’ anno. Ci ha ospitati il rifugio Capanna

Cervino, poco sopra il passo Rolle, raggiunto senza fatica in auto

il pomeriggio del 26 luglio da noi caini, ansiosi di ammirare le

celebrate Pale, ma… accolti dalle nebbie che nascondevano il

Cimon. Le foto appese alle pareti del rifugio, però, ci promette-

vano un panorama mozzafiato. Le Pale faranno le preziose tutta

la settimana, celandosi, ahimè troppo spesso, dietro nuvole di-

spettose. Ma noi, tenaci, non resteremo nemmeno mezza gior-

nata in rifugio! Questo è piccolino: è quasi tutto per noi, Nino,

Silvio e Luisella, Carla, Lidia (le inseparabili), Mara, Roberto e

Rosa Maria, Giancarlo e Gabriella, Pina, Iela, Laura, Mario e Ada,

a cui si uniranno nei giorni successivi Lorenzo e Cristiana. Accol-

ti da Elena, la gestrice, con la cortesia propria dei Trentini, ci

sistemiamo nelle camere arredate quasi tutte con l’ambizione di

creare un ambiente tipico; le scale e i pavimenti di legno scric-

chiolano al passaggio, ma la prima piacevole sorpresa è che ci

sono concesse docce a volontà, cosa assai rara nei rifugi; la se-

conda piacevolezza è la cucina che ci offre specialità locali cuci-

nate a dovere.

La sera, mentre le appassionate di enigmistica si tuffano nelle

parole crociate, e alcuni si dedicano al gossip di rito, i più impe-

gnati si riuniscono per programmare l’escursione dell’ indomani.

SI decide per una gita non troppo impegnativa per conoscere i

luoghi circostanti: la meta è il Castellazzo, sulla cui cima si trova

la statua del Cristo pensante. Giunti in vetta, le nebbie si aprono

e il Cimon ci appare in tutta la sua spettacolare imponenza: allo-

ra foto a non finire, anche agli scarponi di Mara, che, finalmente!,

si è decisa ad acquistare calzature degne di un’ escursionista doc.

Ci fermiamo per leggere la preghiera che accompagna l’effigie

del Cristo e scendiamo. La giornata è bella: giunti alla baita Se-

gantini, quasi tutti optano per esplorare la val Venegia, rinomata

per la sua bellezza. Sostiamo per il pranzo nei pressi dell’ affolla-

tissima Malga Venegia, godendoci ancora lo spettacolo delle Pale,

e torniamo alla base, compiendo il periplo del Castellazzo.

La sera ritorna la nebbia: il “pensatoio” si riserva di decidere

l’indomani la nuova meta. Saranno il rifugio e i laghi del Colbri-

con. Qui ci si divide : alcuni raggiungono la Malga Ces dove li

aspetta un lauto pranzo, gli altri salgono sulla cima Cavallazza

con l’intenzione di esplorare camminamenti e trincee della prima

guerra mondiale, ma devono rinunciare: la nebbia è fitta e soffia

un vento fastidioso: non è prudente inoltrarsi in luoghi esposti

ed accidentati. Ci si ritrova tutti alla Malga Rolle. Rosa Maria ha

un braccio al collo: è caduta e ha il polso dolorante.

Mercoledì mattina nubi basse avvolgono il rifugio e per di più

Rosa Maria non ha dormito per il dolore. Lei e il marito, accom-

pagnati da Silvio e Luisella, vanno all’ospedale di Cavalese: il pol-

so è rotto, come si temeva, e viene immobilizzato. Gli altri cer-

cano soluzioni di ripiego. Le inseparabili, incuranti della nebbia,

optano per una passeggiata intorno al Passo Rolle. Mario e Ada

scendono a Pozza di Fassa, da dove, visto che spunta un po’ di

sole, salgono nella valle di San Niccolò. Un passo dopo l’altro,

arrivano al passo e al rifugio omonimi, dove ( sorpresa!! ) le nu-

vole si aprono e appare la maestosa parete sud della Marmolada,

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Pagina 11 PINOMONTAGNA

2015 rifugio Capanna Cervino2015 rifugio Capanna Cervino

la regina delle Dolomiti. Un gruppo scende a Paneveggio per

visitare museo e parco, speranzoso di incontrare cervi, cerbiatti

e altri esemplari della fauna locale. Si inoltra nella fitta foresta di

abeti ( il cui legno pregiato è richiesto dai liutai di tutto il mon-

do) fino alle sponde dell’ ampio lago omonimo.

Il giorno dopo è bel tempo: si decide le meta che tutti condivi-

dono: il colle e il lago Iuribrutto, che brutti proprio non sono. Il

lago è piccolo, ma ameno e ci offre lo spunto per la sosta del

pranzo. Ripreso il cammino, giungiamo in un punto panoramico

eccezionale: non finiamo più di scattare foto con lo sfondo delle

Pale in tutta la loro imponenza. Al ritorno sosta alla Malga Val-

lazza per una birra od un tè, ammirando gli innumerevoli campa-

nacci e trofei vinti dalle bovine della Malga. E’ ancora presto:

alcuni decidono di andare a Predazzo ( ci parleranno di una ma-

celleria favolosa dotata di ogni specialità locale); altri salgono in

pochi minuti di auto al Passo Valles, ma viene la nebbia e addio

panorama.

Al rifugio la sera si canta e si progetta una escursione sull’alto-

piano delle Pale ( un anello che parte e ritorna al rifugio Rosetta,

passando al rifugio Pradidali), nuvole permettendo . E così è.

Saliamo in funivia sotto Punta Rosetta. Il percorso si snoda

nell’immenso altopiano fra le Pale, proprio alla base delle cime

principali, fra guglie ardite, in un paesaggio aspro e a volte luna-

re. Abbiamo la sorpresa di incontrare un prato fiorito di stelle

alpine e qualche emozione suscita il sentiero attrezzato che

conduce al Passo di Bal, prima del Pradidali. La solita nebbia ci

avvolge al ritorno, rendendo l’ambiente quasi spettrale. Tornati

a San Martino ci ritroviamo con Carla, Lidia e Laura che hanno

preferito compiere una gita nei dintorni e ci guidano per gli ac-

quisti di camicie a prezzi scontatissimi. Al ritorno c’è una sor-

prese in rifugio: un cicloturista austriaco (niente male secondo le

signore! )è il nuovo ospite che ci movimenta la cena. Si unisce a

noi e desta la nostra ammirazione col suo progetto di attraver-

sare le Alpi con l’unica compagnia della sua bici.

Il sabato ci svegliamo col rifugio immerso nella nebbia, cosa che

ormai ci è familiare, ma ciò non ci impedisce di muoverci tutti: si

va in direzioni diverse. Il grosso del gruppo sale all’alpe Lusia

sopra Paneveggio, un punto panoramico eccezionale e, se ben

ricordo, con una malga dall’ ottima cucina. Altri scendono da

turisti a Fiera di Primiero. Carla e Lidia si recano alla Malga Iuri-

bello e dintorni. Mario, Ada e Lorenzo dal passo delle Selle, so-

pra il passo di San Pellegrino, si avventurano lungo la aerea cre-

sta di Costabella, con i suoi resti di fortificazioni italiane ed au-

striache. Da lì possono ammirare le principali cime della val di

Fassa, dalla catena del Latemar al Catinaccio, fino alla Marmola-

da. Ritornati tutti al rifugio, abbiamo finalmente la visita da tem-

po annunciata del papà di Elena, un simpatico ultraottantenne,

generoso nel raccontare le sue imprese come campione di sci di

fondo. La sera piove, ma ci consoliamo con le specialità locali e

l’immancabile strudel.

E l’accantonamento, come tutte le cose belle finisce. Sulla via del

ritorno ci concediamo, su consiglio di Nino, una sosta gastrono-

mica nel delizioso paese di Valeggio sul Mincio e poi tutti a casa.

ADA

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Pagina 12 NUMERO UNICO Dicembre 2015

ANDAR PER GROTTE IN VIETNAM: Parco Nazionale ANDAR PER GROTTE IN VIETNAM: Parco Nazionale

Ah, quest’anno vai in Vietnam. Chissà che caldo, per non parlar

della pioggia … però sarà senza dubbio una bella vacanza!

Sì, una bella vacanza in cui aspettavo la giungla, le spiagge, le città

ed i luoghi teatro della sanguinosa guerra terminata giusto qua-

rant’anni fa. Mi aspettavo di vedere da vicino una delle tigri eco-

nomiche dell’Asia. Ho visto tutto ciò, ma non pensavo di fare la

scoperta di un territorio con grotte così affascinanti. Ed io che

non sono affatto uno speleologo e che guardo affascinato l’omo-

nima rubrica del giornali-

no del CAI un minimo

senso di emulazione lo

debbo pur confessare.

In Vietnam ci sono mol-

tissime grotte, fra cui la

grotta più grande del

mondo. Le grotte sono

un po’ ovunque, ci sono

grotte fluviali, marine e

terrestri. Ho avuto modo

di vedere tutti questi tipi di

grotte per esempio in due

luoghi: il Parco nazionale di

Phong Na – Ke Bang e la fa-

mosa baia di Ha Long.

La guida Lonely Planet definisce il Parco di Phong Na “il sogno di

ogni speleologo”. Dichiarato Patrimonio

dell’Umanità dall’Unesco nel 2003, questo parco è distante una

buona ora di autobus da Dong Hoi, una tranquilla cittadina

sull’Oceano: pochi alberghi una spiaggia per famiglie, zero vita

notturna. Da Dong Hoi i solerti albergatori (tutti giovani sotto i

quarant’anni) vi proporranno gite per ogni disponibilità di tempo

e denaro, ma su questo argomento ci torneremo in seguito.

Il territorio vietnamita è di tipo carsico, quindi incline a farsi

erodere dall’acqua e dato che in Vietnam c’è acqua abbondanza

(pioggia, fiumi e mare), è facile immaginare la quantità di grotte.

Partiamo di buon mattino diretti al Parco, un parco che fino a

pochi anni orsono era di difficile accesso poiché era ancora da

bonificare dagli ordigni inesplosi e dalle mine della già citata

guerra. Questo attività non è ancora terminata ed è per questo

che bisogna assolutamente rimanere nelle zone tracciate. Il

Vietnam ha ancora zone da bonificare, per non parlare del

Laos, paese più povero, in cui non è raro che ancora oggi qual-

cuno salti in aria: in queste zone vennero sganciate qui molte

più bombe che nell’intera seconda guerra mondiale. Torniamo

al parco. La meraviglia del parco è la grotta Hang Son Doong,

la grotta più grande del mondo, scoperta solo all’inizio degli

anni 90: 5km di lunghezza per 200mt di altezza ed una larghez-

za sempre oltre i 100mt.

Beh, mi accontento di visitare la Grotta del Paradiso ovvero la

sua parte iniziale (poco più di un km.) di un sistema di grotte

di oltre 30 km. Aperta solo nel 2011, la grotta ha un accesso

(una comoda scalinata in legno) che punta verso la profondità

e subito si apre uno spazio enorme che potrebbe contenere

diverse case. (foto1) Come potrete notare, l’illuminazione non

è da puristi, non è però l’effetto discoteca riscontrato in alcu-

ne grotte cinesi; i Vietnamiti sono più neutri dei Cinesi.

In ogni caso l’effetto è mirabile: passo dopo passo si aprono

scorci fantastici: stalattiti, stalagmiti, colate e terrazze si alter-

nano a figure fantastiche che tanto colpiscono all’immaginario

e le leggende degli abitanti di tutto l’Estremo Oriente.

Alberi magici, gradinate piene di acqua calcarea ( foto 5), goc-

ce che, cadendo, modellano e scavano la roccia da decine di

migliaia di anni; pozze d’acqua che riflettono le luci e le costru-

zioni naturali. I guardiani della grotta sorvegliano discretamen-

te il flusso dei turisti di tutto il mondo che si limita a fare qual-

che rumoroso “selfie” (gli orientali) mentre gli occidentali

camminano in silenzio trasognati commentando in silenzio e

facendo qualche foto dopo lunga posa.

Nella foto 2 si ha un idea della maestosità delle dimensioni.

Non sono uno speleologo e quindi ne capisco poco di rocce,

ho un approccio solo emotivo: vi dico solo che una formazione

come quella delle foto 3 non l’avevo mai vista. Mi ricorda non

tanto un banale albero quanto una deità poliforme o una pira-

mide di persone con le braccia protese. Mi sto cinesizzando

anch’io?

Un’altra grotta del parco degna di nota è la grotta di Phong Na

(Grotta dei Denti) che ha un accesso dal fiume Son.

Se la fitta boscaglia circonda la Grotta del Paradiso, per arrivare

Baia di Ha Long

Parco nazionale di

Phong Na – Ke Bang

Foto 1

Foto 2

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PINOMONTAGNA Pagina 13

alla Grotta dei

Denti si percor-

re quasi un’ora

di lenta naviga-

zione a motore.

Montagne basse

e tante risaie,

bufali, qualche

chiesa (sì, que-

sta è una zona

di Vietnamiti

cattolici e ce ne

sono molti dap-

pertutto) e pic-

coli villaggi rura-

li.

Arriviamo

all’imboccatura

della grotta

(foto 4) e cam-

biamo barca,

una barca a un

solo remo e un

novello Caron-

te ci traghetta in uno spazio meno ampio e vario del precedente

ma non meno suggestivo a causa della via d’acqua. Le barche

entrano lentamente nell’antro ed il silenzio è rotto solo da qual-

che piccola cascata e dai colpi di remo che permettono alla bar-

ca di avanzare nella semi oscurità.

Quando due barche s’incontrano, i loro occupanti si scrutano e

c’è qualche composto saluto, l’atmosfera è tale che non c’è po-

sto per altro se non per foto che difficilmente non risulteranno

poi mosse.

Le grotte della Baia di Ha long

Come dicevo, anche nelle zone marine ci sono grotte ragguar-

devoli. Andiamo nella famosa e magnifica baia di Halong (Golfo

del Tonchino). Migliaia di isolotti coperti di vegetazione immersi

in un mare limpido anch’essi ospitano piccole o medie grotte

(foto 6) certamente non suggestive come quelle del parco

Phong Na – Ke Bang, ma comunque rappresentano un diversivo

nelle mollezze di una vacanza marina.

La grotta di Haung Dau Go, nell’Isola delle Meraviglie, è quella

più nota. Vi si accede da una scalinata di un centinaio di scalini di

legno e ferro e dalla cima si può vedere un ottimo panorama

della baia con tutto il traffico dei battelli .

Dentro ci sono tre camere discretamente illuminate con varie

figure fantastiche, ovvero stalagmiti opportunamente illuminate.

In questa grotta c’è molta gente e non si possono ammirare

queste piccole meraviglie in santa pace: le barche continuano a

portare gente in ciabattine e prendisole per cui c’è proprio poca

armonia.

Conclusione

Un finto speleologo è stato in Vietnam e vi ha raccontato di

alcune delle grotte che ha visitato e che non pensava gli potes-

sero piacere tanto. E così anche il Vietnam, con le sue tante

bellezze naturali, per esempio la zona montuose al confine con

la Cina, Sapa e dintorni. Chalet montani e risaie scalinate, occi-

dente (gli chalet furono costruiti dai Francesi, mai abbastanza

rimpianti dai Vietnamiti) ed oriente (risaie, bufali, bambini che

sorridono e donne vestite con tipici abiti multicolori – è zona di

orgogliose minoranze etniche).

Ma per quest’anno va bene così; al prossimo anno!

Renato Comes

Phong NaPhong Na--Ke Bang e Baia di Ha LongKe Bang e Baia di Ha Long

Foto 3

Foto 4

Foto 5

Foto 6

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Pagina 14 NUMERO UNICO Dicembre 2015

QUANTI SIAMOQUANTI SIAMO

20132013 20142014 20152015

Soci Ordinari 115 108 109

Soci Famigliari 57 54 55

Soci Giovani 20 17 14

192 179 178

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI 18 Marzo 2016

I soci della Sezione sono convocati per l'Assemblea Annuale che

si terrà Venerdì 18 Marzo 2016 in prima convocazione alle ore

13,00 ed in seconda convocazione alle ore 21,00 presso la Sede

di via Martini 16.

L'ordine del giorno é il seguente:

- Nomina del Presidente dell'Assemblea e del Segretario.

- Relazione del Presidente e sua approvazione.

- Illustrazione ed approvazione del Bilancio consuntivo 2015

- Illustrazione ed approvazione del Bilancio preventivo 2016

- Approvazione delle quote sociali.

- Presentazione ed approvazione del programma di attività.

- Varie ed eventuali

CICLO ESCURSIONISMOCICLO ESCURSIONISMO

Data Località Tempo Partecipanti

19/04 Traversata

Vado - Monte Mao - Spotorno

Vento

Forte

56

10/05 Monte Birrone - Val Varaita Buono 38

24/05 Monti Ebro e Chiappo

Apennino Ligure

Buono 39

07/06 Monte Gardiola - Valle Pesio Buono 40

21/06 Col Garin - Valle di Cogne Buono 43

05/07 Colle di Cime Bianche

Valle d’Ayas

Buono 29

18-19/07 Rifugio Barbustel - Grand Lac

Valle di Champorcher

Buono 22

18 -19/07 Punta Parrot - Capanna Gnifetti

Gruppo Monterosa

Buono 15

27/09 Aiguillette de Lauzet

Brianconnais

Buono 32

11/10 Grande Sentiero del Roero

1° Parte

Buono 43

10 aprile Passo del Gava - Lago della Tinna

Difficoltà: BC+/ OC

Quota di partenza: livello del mare

(Cogoleto)

Quota massima: m 752 - dislivello: m 1.100

Tempo di percorrenza: h 4,00

08 maggio Petit Poignon (Alpe) da Villeneuve

Difficoltà: MC :: MC

Quota di partenza: m 800

Quota massima: m 1576 - dislivello: m 900

Tempo di percorrenza: h 3,50

09 ottobre Grande sentiero del Roero

Anello : S. Stefano Roero - Cisterna d’Asti

Difficoltà: MC :: BC

Quota di partenza: m 330

Quota massima: m 350

Dislivello complessivo: m 1.000 circa

Tempo di percorrenza: h 4,00

In concomitanza con le uscite escursionistiche

Si potranno effettuare altre gite di ciclo escursionismo

con accompagnatore Andrea Miglioretti

a cui ci si potrà rivolgere per info e iscrizioni.

Cell.: 348.712.56.45 - email: [email protected]

Complessivamente hanno partecipato alle 10 gite

Escursionistiche/alpinistica effettuate 357 persone.

I partecipanti alla gita alpinistica sono stati 15

I partecipanti alla due giorni escursionistica sono stati 22

ESCURSIONISMO ESCURSIONISMO -- ALPINISMOALPINISMO

GITE 2015GITE 2015

Il 20 aprile scorso è

salito sulla vetta più

alta Giorgio Ravetti.

Nostro socio da molti

anni ( e con lui la mo-

glie Domenica, che lo

ha preceduto qualche

anno fa) lo ricordiamo

per la sua gentilezza e

simpatia innate.

Sempre discreto ma

con un sorriso aperto

che conquistava sape-

va “fare gruppo”.

Ci mancherà.

Quando in futuro saliremo sulle cime avremo un motivo in

più di andare con lo sguardo nell’immensità del cielo: lassù,

leggero, cammina Giorgio.

Page 15: Lettera del Presidente - CAIto entra negli alberi, nel prato nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento. ( Reinhold Messner ) Tutte le volte che comincio ad arrampicare

Pagina 15 PINOMONTAGNA

Due giorni sul Monte RosaDue giorni sul Monte Rosa

La stagione estiva 2015 si è rivelata la più calda in temperature e

con un periodo più lungo da quando sono iniziate le misurazioni,

e cioè dal 1600 circa. La cosa si è vista e ha lasciato il segno...

Con l’avvicinarsi della 2 giorni sul gruppo del Rosa, in calendario

a metà di luglio, si rincorrono le idee per trovare il modo di

aggiungere alla gita prevista per la domenica, anche una

“prolunga” per il giorno precedente, il sabato.

Dopo lunghi studi e valutazioni delle condizioni dei ghiacciai,

optiamo per una via di misto, la Cresta del Soldato, una classica

del gruppo del Rosa con partenza dall’arrivo della cabinovia

all’Indren.

Presa la prima salita con gli impianti di Gressoney, alle 8,30 sia-

mo pronti a partire, legati, ramponi ai piedi e picca per mano e

ci addentriamo in quello che rimane del ghiacciaio dell’Indren,

per salire fino alla punta Giordani a quota 4046mt.

A un centinaio di metri dalla punta, lasciamo il ghiaccio e per

facili roccette, arriviamo alla madonnina.

Dopo alcune foto di rito ed una breve pausa per rifocillarci, ri-

prendiamo il cammino su ghiaccio per una sella che ci porta alla

base dell’ultimo settore della cresta.

Da qui inizia la parte più “divertente”della giornata, meno di

200mt di ascesa, una via di roccia con passaggi di 3°e 4°, con un

tratto di cresta affilata di ghiaccio di 40/50 mt. che ci porta alla

vetta della Piramide di Vincent.

Unica nota negativa, le poche tracce che segnalano la via di sali-

ta. Approfittiamo di alcune guide con i loro clienti, li lasciamo

passare avanti e li seguiamo per vedere i passaggi più delicati.

Arrivati in vetta ai 4215mt., dopo le foto di rito ed una pausa di

ristoro, rimettiamo ramponi e riprese le picche, scendiamo per

la via normale in direzione Capanna Gnifetti.

La prima parte il ghiacciaio si presenta molle ma ancora in condi-

zioni accettabili, poi ci troviamo in un labirinto di crepacci e bu-

chi nel ghiaccio, rendendoci il rientro in rifugio molto stressante

e carico di tensione.

Arrivati al rifugio Gnifetti, ci ricongiungiamo con il resto del

gruppo, ed abbiamo tempo e modo di riposare per ripartire il

giorno successivo per nuovi passi, nuove vette.

Domenica mattina, ore 5,30, cordate in assetto e pronte per

partire, la temperatura non è fredda, anzi si sente l’acqua cor-

rere in profondità sotto il ghiaccio, sintomo netto e sicuro che

anche nella notte le temperature non sono mai scese sotto lo

0, per nulla bello e rassicurante.

Ci mettiamo in coda al lunghissimo serpentone di alpinisti, e

saliamo abbastanza facilmente fino ad una crepaccia molto larga

ed estesa, alla quota di circa 3900/4000mt. qui la colonna ral-

lenta notevolmente per il passaggio obbligato.

Intanto albeggia, e la giornata ci si presenta belle radiosa, e de-

cisamente per nulla fredda.

In breve arriviamo al colle del Lys, le destinazioni da qui varia-

no, alcune cordate salgono la Parrot, altre la Ludwig, altri il

Corno nero, altri il Cristo delle vette, altri ancora la Piramide

Vincent, alla fine il ritrovo per tutte le cordate è nelle vicinanze

della crepaccia che abbiamo superato al mattino, una foto di

gruppo è di rito.

Alle 12.00 circa siamo di rientro al rifugio Gnifetti, e c’è ancora

il tempo per rifocillarci e riposarci prima di ridiscendere a

Gressoney.

Due fantastiche giornate, passate in giro su ghiacciai e vette di

incommensurabile bellezza.

Un sentito ringraziamento va ai compagni della cordata del

sabato: Luciano e Paolo, e a tutti i componenti delle cordate

della domenica.

Claudio Pilone

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Pagina 16 NUMERO UNICO Dicembre 2015

Sarà che andando avanti negli anni si inco-

mincia a ricordare vecchi eventi, avventure,

viaggi, gite .... sarà che ormai certe belle

camminate non le faccio più e allora mi ri-

cordo ...

Era il 1997, luglio la famosa gita di due

giorni per fare un 4000 … e questa volta

avevo partecipato anche io! Il mio primo e

… ultimo 4000! Abbiamo fatto il Castore

4.230 m una punta bellissima tutta coperta

di neve e ghiaccio.

Siamo partiti giù da valle per arrivare al

Rifugio Quintino Sella e il giorno dopo fino

alla punta.

Ero in cordata con Fiore (capocordata) e Francesco. Mi ricordo che prima di affrontare l’ultima cresta per arri-

vare in cima, non ce la facevo più, volevo solo sedermi, riposare e non muovermi più. Francesco impaziente

di arrivare in punta propose di abbandonarmi al mio destino ma … il mio fantastico capocordata ha tirato fuo-

ri dei fichi dolcissimi del suo giardino, dicendomi che mi avrebbero dato l’ultima carica, Infatti … sono arriva-

ta, anche se ultima, ma sono arrivata.

A casa poi, ho tirato fuori delle vecchie fotografie di mio padre che il Castore l’avevo fatto nel 1962.

Lui a quella epoca aveva 56 anni, io nel 1997, 60 !!

E’ bello vedere il vecchio rifugio, ormai rimodernato, ma … il Castore è sempre quello!

Ingrid

L’ultima cresta prima della punta Mio padre Il vecchio rifugio

Sito: www.caipinotorinese.it - E mail: [email protected]

Ricordi LontaniRicordi Lontani

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Pagina 17 PINOMONTAGNA

ATTIVITA’ CONVIVIALIATTIVITA’ CONVIVIALI

Sabato 25 Giugno GRIGLIATA ESTIVA

Domenica 30 Ottobre POLENTATA IN RIFUGIO

Venerdì 16 Dicembre SERATA AUGURI NATALIZI

Tesseramento 2016Tesseramento 2016

Il Consiglio direttivo ha stabilito le seguenti quote

(corrispondenti al livello minimo fissato dalla Sede

Centrale) invariate rispetto allo scorso anno

I soci di età compresa tra i 18 e 25 anni che non

hanno familiari iscritti come S.O. pagheranno la

quota riservata ai S.F. pur conservando i diritti

del S.O. (invio delle pubblicazioni).

La quota per i nuovi Soci è stabilita in € 3,80 da

versare in aggiunta a quella corrispondente della

categoria di cui fanno parte.

l rinnovo dell’iscrizione deve essere fatto

entro il 31 marzo 2016 per non inter-

rompere l’invio della Rivista del CAI (lo

Scarpone è disponibile on-line) e la co-

pertura assicurativa.

Invitiamo tutti i soci a rinnovare tempe-

stivamente l’iscrizione. E’ un gesto con-

creto, insieme con la promozione delle

nostre attività tra amici e conoscenti, per

sostenere la nostra Sezione.

ASSICURAZIONEASSICURAZIONE

La quota associativa comprende la copertura assicurativa

delle spese di soccorso per incidente intervenuto durante

l’ attività individuale o collettiva (organizzata dalla Sezione

o da altri) in Italia ed all’estero con un massimale

di € 5.000,00

Inoltre, solamente per eventi occorsi durante l’attività

organizzata dalla Sezione, è prevista una copertura assicu-

rativa così stabilita:

morte € 55.000,00

invalidità permanente € 80.000,00

Spese di cura € 1.600,00

SOCI ORDINARI 42,20

SOCI FAMILIARI 22,00

SOCI GIOVANI 16,00

Le gite sono tutte di difficoltà MS ( medi sciatori ).

Ritrovo e partenza da Pino Torinese via Folis.

Gli orari saranno comunicati nell’imminenza delle gite.

Le destinazioni potranno subire variazioni o annullamenti in base alle condizioni

meteorologiche e nivologiche.

Attività invernale anno 2016Attività invernale anno 2016

17/01 Bardonecchia

Punta Mulattiera da Melezet (m 2.529)

Dislivello m 1.100 - Percorrenza 3.00 h

Gita in Pullman

31/01 Pragelato

Monte Blaiger da La Rua (m 2.583)

Dislivello m 1.083 - Percorrenza 3.00 h

Gita in Pullman

14/02 Gressoney

Punta Regina (m 2.388)

Dislivello m 986 - Percorrenza 3.00 h

Partenza dalle piste di fondo di Gressoney

Gita in Pullman

21/02 Nevache

Crete du Chardonnet (m 2.785)

Dislivello m 985 - Percorrenza 3,30 h

Gita in Pullman

19-20/03 Soggiorno al rifugio Melezè a Sant’Anna di Bellino

Scialpinismo e Racchette da neve.

Solo 10 posti prenotati. Affrettarsi a confermare entro il 15 febbraio.

Gita in auto

17/01 Bardonecchia - ( Valle di Susa )

31/01 Pragelato - ( Valle Chisone )

14/02 Gressoney - ( Valle d’Aosta)

21/02 Nevache - ( Francia)

06/03 Cogne - ( Valle d’Aosta )

ScialpinismoScialpinismo

Sci di Fondo e Racchette da neveSci di Fondo e Racchette da neve

Durante le gite di escursionismo saranno disponibili

per i più giovani due accompagnatori che li potranno

introdurre nell’ambiente della montagna.

Per ulteriori informazioni contattare:

Annamaria Goria cell.: 339.793.55.64

Monica Sagradin cell.: 347.445.38.05

Alpinismo GiovanileAlpinismo Giovanile

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Pagina 18 NUMERO UNICO Dicembre 2015

Compleanno sul BerninaCompleanno sul Bernina

Una mèta, la montagna più alta delle Alpi Reti-che, un’occasione: la maggiore età di Andrea G. Ecco come siamo arrivati nei primi giorni di ago-sto, a cinque ore di auto da casa, a Campo Mo-ro, sopra Chiesa di Val Malenco. Con noi altri due giova-ni alpinisti della Sezio-ne, Andrea A. e Fran-cesco. In quattro saliamo il sentiero che dopo tre buone ore di cammino, al cospetto di quel che resta dei ghiacciai di Scerscen, reca al Rifu-gio Bombardieri Mari-nelli, ampia struttura alberghiera a 2.800 metri di quota, nei pri-mi anni del 900 com-pletamente circondato da ghiacci ora appena percettibili nei canaloni più nascosti. Il Bernina è a circa cin-que ore di camminata alpinistica da questo Rifugio. Abbiamo tempo, il cli-ma è favorevole, alta pressione, tiepido in quota. Decidiamo quin-di di non puntare subito all’ obbiettivo, ma di esplorare la zona. Così il giorno successivo, an-cora prima dell’alba, dirigiamo verso il Piz Palù. Il ghiacciao di Fellaria ci accoglie in tutta la sua tormentata ampiezza. La salita al Piano di Fella-ria è in buone condizioni ma è contrastata da enormi strutture di ghiaccio che disegnano un ambiente quasi da Monte Bianco. I crepacci si fanno sempre più fitti, ogni volta più difficili da superare, fino a dover a scendere negli stessi per risalirli dalla parte opposta. Finalmente il pendio gradualmente si riduce fino all’orizzonte perfetto e limpido del Piano di Fellaria, una enorme distesa bianca e piatta da attraversare con attenzione ma priva di pericoli evidenti. Due chilometri di luce abbacinante ed aria purissima, in ambiente superbo. Un panorama mozzafiato a perdita d’occhio verso Est e delimitato dalla mole

del Piz Zupò a Ovest e del Piz Palù a Nord Est. Puntiamo al Colle di Bellavista, che divide i due massicci e permette l’ingresso in Svizzera e sull’ alto ghiacciaio di Morteratsch. Non puntiamo al Piz Palù, che ci avrebbe portato

troppo distante dal Ri-fugio Marco e Rosa, ma risaliamo la Cresta di Bellavista dalla parte opposta fino all’omoni-ma cima. Sotto di noi lo spettacolo dell’Alta Montagna offre le mi-gliori scenografie gla-ciali che si possano ve-dere sulle nostre Alpi. Il gruppo del Bernina in primo piano propone immagini che ricordano ambienti himalayani. In secondo piano verso Nord lo sguardo spazia dalle montagne svizze-re di Saint Moritz agli Alti Tauri austriaci. Dalla cima di Bellavista scendiamo per ripidissi-mi pendii innevati sull’ alto ghiacciaio di Morte-ratsch fino a raggiunge-re la traccia che collega la Capanna Diavolezza

alla Marco e Rosa, che raggiungiamo attraver-sando una zona tormentata da seraccate sospe-se. Il Rifugio Marco e Rosa a 3.680 metri di quota in estate è sempre al completo, anche di lunedì. La clientela è internazionale, quasi tutti tedeschi che dalla valle di Roseg salgono la Bianco Grat fino alla vetta del Bernina e ridiscendono per raggiungere la Capanna Diavolezza. Una delle traversate più famose e spettacolari delle Alpi. Dal Rifugio alla vetta del Bernina sono solo 400 metri di dislivello, ma conoscendo quanto potrà essere lungo il ritorno, ancora una volta partiamo all’alba. Subito il ghiacciaio sulla soglia del rifu-gio, progressivamente ripido fino alle rocce. Da qui, levati i ramponi, una serie di passaggi facili su roccia la cui esposizione ci costringe a pro-gredire assicurati, seguiti da una cresta nevosa

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PINOMONTAGNA Pagina 19

spettacolare ed affi-lata, ci portano alle rocce finali di vetta. Sono le otto e siamo a 4.049 metri con una spettacolare vista a 360 gradi. Restiamo a lungo lassù, abbagliati dal-la maestosa bellez-za del Piz Roseg, delle colate di ghiac-cio che scendono verso il Passo del Bernina, della pos-sente mole del Mon-te Disgrazia, dalla sfuggente silouette del Monte Rosa. Strette di mano, abbracci con occasionali compa-gni di viaggio, promesse di ritrovarsi per salire altre vette… e poi la discesa, ancora la cresta, la discesa in corda doppia delle roccette, ancora il

ghiacciaio, una mia scivolata prontamen-te trattenuta e final-mente al rifugio, la pasta e la birra per voi ragazzi. Grazie ragazzi per la vostra pazienza, perché sovente la corda si tendeva e io non sapevo stare al vostro passo. Grazie ragazzi per la vostra competenza che ha reso sicuri tutti i pas-saggi, anche quelli

apparentemente semplici. Grazie per il vostro entusiasmo e la vostra voglia di avventura. E buon compleanno Andrea.

MA CHE PIACERE …MA CHE PIACERE … … mi sono detta "Renata, è giusto che tu scriva qualcosa ",

e così ho fatto!

Dovevo condividere con voi lettori (mi auguro ci siate), i

miei pensieri e stati d'animo: riguardo cosa Vi chiederete !

Riguardo il mio ritorno all'attività in montagna natural-

mente, da me interrotta per qualche tempo per la verità

piuttosto lungo.

E' stato un piacere ritrovare i compagni di sempre, gli ami-

ci con i quali ho condiviso lo stupore nell'ammirare pae-

saggi, - perché è vero, tante sono state le escursioni ma

noi montanari riusciamo ogni volta a stupirci di tanta bel-

lezza -, ho condiviso con voi l'allegria, le emozioni e il fatto

di aver ricominciato i cammini intercalando chiacchiere,

pensieri … e ci mettiamo anche un po’ di sudori.

INSOMMA, non vedevo l'ora di ri-indossare i miei amati

scarponi ed il fedele zaino, ma anche e soprattutto dire

che ho voluto dedicare a tutti voi amici del C.A.I. di Pino

Torinese questa mia letterina perché ho intenzione di con-

tinuare e di ritrovarvi ancora, e perché no, in qualche oc-

casione dare anche il benvenuto a qualche nuovo iscritto.

Con affetto, un buon proseguimento a tutti da Renata.

Marcello Garello

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Pagina 20 PINOMONTAGNA

Atav Vigo S.P.A.Atav Vigo S.P.A. Sede unica: Lungo Dora Colletta, 89 Sede unica: Lungo Dora Colletta, 89 -- TorinoTorino

Tel. 011 856545 Tel. 011 856545 -- 854853 854853 -- Fax 011 2489926Fax 011 2489926

NOLEGGIO NOLEGGIO

AUTOPULMANAUTOPULMAN

Escursionismo Alpinismo

17-18/07 Dome de Miage (m 3.673)

1° giorno Zinal (m 1.170) - rif. Cabane des Conscrits m (2.603)

Dislivello: 1° giorno m 1.433 h 4,45

2° giorno m 1.070 h 3,30

Discesa: m 2.503 - h 5,00

Accomp. Sez.: A. Ariotto, F. Bargero, L. Davoli

M.Garello, A. Miglioretti

Gita in auto

03/07 Cima Enchastraye (m 2.955) da Argentera (m 1.684)

Valle Stura

Dislivello: m 1.206

Tempi di salita: h 3,30 - discesa: h 2,30

Accomp. Sez.: L. Davoli - M. Garello

16-17/07 Rocciamelone (m 3.538) dal rifugio Cà d’Asti

Valle Susa

1° giorno dislivello: m 649 - 2° giorno dislivello: m 684

Tempi di salita: 1° giorno h 2,00 - 2° giorno h 2,30

Tempo di discesa: h 3,30

Accomp. Sez.: N. Doglione - G. Vassallo

Gita in auto

31/07- 07/08 Accantonamento in rifugio

25/09 Traversata

Col du Lautaret - Col d’Arsine - Le Casset

Brianconnais - (Francia)

Dislivello salita: m 500 - discesa: m 900

Tempo di percorrenza totale: h 6,00

Accomp. Sez.: L. e S. Bigliani

09/10 I Sentieri del Roero

II° tratto: S. Stefano Roero - Cisterna D’Asti

Dislivello: m 300

Tempo di percorrenza totale: h 4,00

Accomp. Sez.: N. Doglione - G. Vassallo

23/10 Sui sentieri della Collina Torinese

Camminata in collaborazione con l’Associazione Pro Na-

tura Torino per il progetto “ Sentieri della Collina Tori-

nese ” con visita alla Torre di Montosolo di Pino T.se

Dislivello: m 500

Tempo di percorrenza totale: h 4,30

Accomp. Sez.: A. Miglioretti

Tutte le gite saranno effettuate in pullman con eccezione

di quelle ove è indicato l’uso dell’auto

AccompagnatoriAccompagnatori AE:AE: Marcello GarelloMarcello Garello

Giancarlo Vassallo Giancarlo Vassallo

AAG: AAG: Annamaria Goria Annamaria Goria

ASAG: ASAG: Alessandro BravettiAlessandro Bravetti

Alessio Golzio Alessio Golzio

Monica SagradinMonica Sagradin

ASEASE--C:C: Andrea MigliorettiAndrea Miglioretti

REGOLE ESSENZIALIREGOLE ESSENZIALI

Finalità della gita è che tutti i partecipanti raggiungano la meta. E’ vietato praticare ogni forma di agonismo, allontanarsi dal gruppo, prendere qualsivoglia iniziativa personale.

Per ogni gita è stato identificato un punto intermedio raggiunto il quale i partecipanti che lo desiderano possono fermarsi in sicurezza per riunirsi al gruppo in discesa.

I partecipanti dovranno attenersi agli orari stabiliti dagli organizzatori.

Ogni escursione sarà guidata da Accompagnatori ai quali si dovrà fare riferimento in ogni circostanza.

La Sezione si riserva di modificare date ed itinerari , qualora sorgano impre-visti od inconvenienti di qualsiasi natura.

N.B. LA SEZIONE NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILTA’ PER I DANNI

CHE I PARTECIPANTI POSSONO SUBIRE O CAUSARE.

INFORMAZIONI ED ISCRIZIONIINFORMAZIONI ED ISCRIZIONI

Le iscrizioni alle gite possono essere fatte presso Foto MOSSO, Via Roma 46, PINO TORINESE (tel. 011– 840430 ) entro il giovedì precedente la gita, ver-sando la relativa quota, o presso la SEDE SOCIALE, in via Martini 16 (tel. 324/6171300 ) il venerdì sera precedente la gita, sempre versando la quota. Ai soci e simpatizzanti non residenti in Pino è consentita la prenotazione telefonica presso gli stessi recapiti, o tramite e-mail ([email protected]) In questo caso resta inteso che la prenotazione costituisce impegno fermo al versamento della quota, indipendentemente dall'effettiva partecipazione alla gita.

Modalità ed orario di ogni gita saranno comunicati con appositi volantini affissi in sede, presso Foto Mosso o tramite e-mail.

Il ritrovo è fissato in via Folis a Pino ed a Sassi presso lo slargo dopo la Sta-zione dei Carabinieri.

10/04 Anello del lago della Tinna (Arenzano)

Dislivello: m 400

Tempo di percorrenza totale: h 4,00

Accomp. Sez.: N. Doglione - A. Solenghi

08/05 Monte Gran Poignon (m 1.567)

Da Pont d’Ael (Aymaville) - Valle d’Aosta

Dislivello: m 680

Tempo di salita: h 2,00 - discesa: h 1,30

Accomp. Sez.: A. Goria - M. Sagradin

22/05 Traversata

Monte Tamaro (m 1.961) - Monte Lema (m 1.624)

Canton Ticino (Svizzera)

Dislivello: m 750

Tempo di percorrenza totale: h 4,30

Accomp. Sez.: A. Goria - M. Garello

05/06 Traversata Noasca - Ceresole Reale

Valle dell’Orco

Dislivello: m 800

Tempo di percorrenza totale: h 4,30

Accomp. Sez.: A. Bravetti - S. Piovano

19/06 Bivacco Money (m 2872) da Valnontey (m 1.666)

Valle di Cogne

Dislivello: m 1.206

Tempi di salita: h 3,45 - discesa: h 2,45

Accomp. Sez.: A. Bravetti - M. Sagradin