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LETTERE COPERNICANE (1613-5)

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LETTERE COPERNICANE(1613-5)

Dopo le diftdenze degli astrologi e detattacco più insidioso e pericoloso fu lanciatola dottrina copernicana dai apertateoria tolemaica sembrava assumere passorivolta contro l'autorità della Sacra seri ^ ^del Libro di Giosuè (X.muovesse attorno alla Terra. U schiera di nialotichiCigoli avvertì lo scienziato che « ^gunano eet invidiosi della virtù et dei menti ^ ^rra-janno testa in casa lo Arcivescovo L ^ alcunabiati vanno cercando se vi possono apw sopra il moto della terra od altro >> t ^i^na eccle-un domenicano, fra Nicolò f . copernicana e i suoisiastica a Firenze, predicò contro a ambientisostenitori accusandoli di eresia, so egli fu co-più colti di Firenze una tale ondala chicchessia,stretto a negare ogni sua intenzione ina polemiche;Galilei, consigliato dagli non i^er ^ma. sincero cattolico e serio f.de e la scienza;polemica dottrinale e teologica, avrebbe pose la scienza, infatti, si fosse accor a a opposizioni,luto procedere nel suo cammino nuove scopertementre la religione avrebbe potuto giov tolemaica,scientifiche liberandosi della vecc w nwva scienzaMa le apparenti contraddizioni tra nsuUah deu

5 2 2 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

e il testo della Sacra scrittura creavano difficoltà e dubbi sullapossibilità di questo accordo.

Verso la pie del 1613, alla corte granducale di Pisa - nelcorso di una conversazione cui partecipavano il Granduca, laGranduchessa madre, Cristina di Lorena, Benedetto Castelliallievo dt Galilei e lettore di matematica a Pisa ed altri personaggi della corte granducale - Cosimo Boscaglia, professore difilosofia nello studio pisano, attaccò duramente la teoria dellamobilità della Terra sostenendo che la « Sacra scrittura era ma-mfestamente contraria a questa sentenza ». .4 lui ribattè ilcastelli che, appoggiato dal Granduca e da altri, dimostròerronea la voluta contrapposizione tra la teoria del moto terrestrevrytfi ^ i ura, la partecipazione diretta ed interessata alla/}pif personaggi più eminenti della famiglia granducaleiTJT", "" «Uenziom icWariao-'' pofessore, mirava pobabUnnte a colpir, il favore dicm Galileo godeva presso i Medici.

tramite Niccolò Arrigìtelli. Galilei1 P ^ r r i n t u z z a r e l er r r r / r

/ r i l . Xscieniiftca. 'hlTt ^dell'autonoma ricercafra scienza e ieL difficile problema dei rapportiverità Ciò clTZ-i,"" '" àiSerenti la «tedesimaIcnz^'in mZiatZ h^ompe-sacro. Notevole è l'affa iormulata nei confronti del testolinguaggi: uno necessJZZe dimlagli intelleUi comuni, faUro «17 f « " comodalotezza » che nel Saggiatore avP'i^ geometrica stret-fico . ^ ^ ^segna to a l d i sco rso sden t i

la lettera del Castelli, diffusavento delle autorità religiose e della t'''si preoccupò di reperire la prova atdZ!pevolezza di Galilei, ricercando il testa tutiavia il Castelli non consegnò Altri 7df ^ febgtost Si agitavano allo

N O TA I N T R O D U T T I VA 523

scopo di rendere difficile la posizione di Galilei; nel dicembre 1614il frate Tommaso Caccini, prendendo spunto dal Libro diGiosuè accusò pubblicamente di eresia Galilei e i suoi seguaci;lo stesso vescovo di Fiesole, Baccio Gherardini, minacciò dtrivolgersi al braccio temporale per far cessare lo scaMo diquei copernicani; infme fra' Lorini il 7 febbraio 1615 denuncioformalmente Galilei al Sant'Uffizio. Per queste minacce GaMeicredette conveniente sottoporre, tramite il suo amico mons. PieroDini, al padre Grienberger e possibilmente allo stesso cardinaleBellarmino la lettera incriminata. Il Bellarmino, preoccupatodi evitare in im momento di serio impegno di riorganizzazioneinterna della Chiesa uno scontro tra la scuola gali eiana e aChiesa suggerì un accomodamento che aveva già prof osto atPadre carmelitano Antonio Foscarini, sostenitore anch egli Mcopernicanesimo, perché considerassero ques a 0 ,ipotesi. Galilei no» foUva acceltare questalesiva della sua serietà e del suo impegno w * * _scrisse nel marzo J6i5 u"" seconda leUeraa > f ercacoraggiosanunte il carature interpretazione ma-scientifica e la sìm subordinazione quest'ultimatematica della natura. Poi, come avev P distesa in unalettera al Dini, pensò di Za sTplsizionescritturai più ampia lerapom cu i costituisce un

scientifica nella lettera a Cristina dt »pamphlet di alto valore umano. • „ sersesuire,la ditesa galileia,u. del fcon mezzi e princìpi jirop», to wto rispondendo da-in forma al tempo stesso unitaria e ar > . •scuna. neWàmbito di un comune obbiet lettera al Capirne che ne provocarono la stesura. Isella pstelli si nota, infatti, una maggiore scioltezza o'itenutagiamenti: la difesa dell'autonomia della scienzada una singolare interpretazione dei rapporti. sLtura, intese come linguaggi disUnti attraverso i quali si esprime il \ine-linguaggi, la preferenza di naturale, edsorabilità » del linguaggio esclusiva legit-in tale rigorosità e precisione sta appunt

5 2 4 L E I T E R U C O P E K N I C A N F.

tirmtà e il stw diritto ad un'autonoma conosccnza della realtà.Nelle lettere al Dini emerge invece la preoccupazione dell'autoredi difendere l'oggettività della dottrina copernicana e perciòsi richiama al pensiero di Copernico come importante precedente storico. Nella lettera a Cristina di Lorena, invece, prevaleun tipo di argomentazione fondato sidl'autorità dei Padri dellaChiesa [Tertulliano e Agostino sopratttitto) che sostengono ildiritto dell autonomia della ricerca naturale, in contrapposi-zione al costume intellettuale in vigore nella comunità cattolica

A MADAMA Cristina di LorenaGranduchessa di Toscana^,

Io scopersi pochi anni a dietro, come ben sa i;AitezzaVostra Serenissima, molti particolari nel cielo, statibili sino a questa età; li quali, si per la novi ' ® P® alcuneconsequenze che da essi dependono, con scuole deproposizioni naturali comunemente ^ talii filosofi, mi eccitorno contro non piccol nu roprofessori 2; quasi che io di mia mano ^ -cienze. E scor-locate in cielo, per intorbidar la natura e e concorredatisi in certo modo ohe la moltitudine ™aU'investigazione accrescimento e dimostrandosiphne », e non aUa dmnnuzione o opinioni chen 'istesso tempo d'annullar® queUealle vere, scorsero a negare e icu f avessero volutonovità, deUe quali " potuti render sicuri;con attenzione riguardarle, gh scritture pub-e per questo produssero vane cose, ed dm® scntt pbucarono ripiene di vani discorsi, q _ olte daerrore, spai di attestazioni deUe Sacre Scntture, tolte

" C r i s t i n a d i L o r e n » , s p o s a d e l l o a v e v aaveva conosciuto Galilei fin da quando ques i rosimo. Quando questimv l ta to ad impar t i re l ez ion i d i Mor i ne l . 637-mori fu reggente del granducato insieme al GaHlei a scrivere^ Vedi nella nota introduttiva le ragioni che spinsla lettera al Castelli, del 1613. ...ratiere del sapere scientifico è3 Questa dichiarazione p"j.. j. gj veda la lettera al CasteUimessa costantemente in pratica da Gablei. si veadel 1639, pp. 971 segg..

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luoghi non bene da loro intesi e lontano dal proposito addotti:nel quale errore forse non sarebbono incorsi, se avesseroavvertito un utilissimo documento che ci dà S. Agostinointorno ali andar con riguardo nel determinar resolutamentesopra le cose oscure e difficili ad esser comprese per via delsolo discorso; mentre, parlando pur di certa conclusionenaturale attenente a i corpi celesti, scrive così: « Nunc autem,servata semper moderatione pis gravitatis, nihil credere dere obscura temere debemus, ne forte quod postea veritaspatefecerit, quamvis libris sanctis, sive Testamenti Veterissive Novi, nullo modo esse possit adversum, tamen propteramorem nostri erroris oderimus. » +

È accaduto poi che il tempo è andato successivamentescopren o a tutti le verità prima da me additate, e con laverità del fatto la diversità degli animi tra quelli che schiet-amente e senz altro livore non ammettevano per veri taliscoprimenti, e quegli che aU'incredulità aggiugnevano qualchea«5trn° o de, si come i più intendenti della scienzaronomica e deUa naturale restarono persuasi al mio primo

di grado in gradoLbhL i l r" mantenuti in negativa o ina™S oct,f ; f''inaspettata novità e d non averolta^W^d' ' esperienze; ma quelli che.Oltre aJlamor del pnmo errore, non saprei qual altro lorove3e"«se'a'rrpiù nigarTcuoZno'T "n continuo silenzio e diver-da queUp^ondTg/alt sT soprimadi progiudicarmi con altri modi De quali

i-'c quali IO veramente non

« Ma ora, conservata la moderazione della *temere nulla intorno ad un argomento ose Prudenza, non bisognaper amore del nostro errore, quello che evpnt™'i dobbiamo odiare,benché non possa in alcun modo esser con+r" • verità avrà mostrato,c h e n e l N u o v o T e s t a m e n t o » D e V e c c h i oG a l i l e i ) . ■ l i b . I l i n f i n e ( N o t a» Allude al consenso espresso da Keolcrrt ^ ^ •r o m a n o . m a t e m a t i c i d e l C o l l e g i o

A C R I S T I N A D I L O R E N A 5 5 3

farei maggiore stima di quel che io mi abbia fatto dell altrecontradizzioni, delle quali mi risi sempre, sicuro dell esito chedoveva avere '1 negozio, s'io non vedessi che le nuove calunmee persecuzioni non terminano nella molta o poca dottnna,nella quale io scarsamente pretendo, ma si estendono a ten ardi offendermi con macchie che devono essere e sono a mepiù aborrite che la morte, né devo contentarmi che le sienoconosciute per ingiuste da quelli solamente che conosconome e loro, ma da ogn'altra persona ancora,dunque nel primo loro instituto di voler con ogni inabil maniera atterrar me e le cose mie, sapen °ne' miei studii di astronomia e di filoso mutarcostituzione delle parti del mondo, che il o e, sluogo, resti situato nel centro deUecelesti, e che la Terra, convertibile m se stessa, intorno; e di più sentendo che tal pospone vo contoandnon solo col reprovar le ragioni dima col produrne molte m contrano.attenenti ad effetti naturah, le , Astronomiche, démodé non si possono assegnare, ed • celesti, lipendent i da mol t i r incont r i de ' « i rabU-quali apertamente confutano il siste confermano;mente con quest'altra posizione si d'altre proposizionie forse confusi per la conosciuta veri diffidandoda me affermate, diverse dalle omun ' filosofico; siormai di difesa, mentre restassero jor discorsison risoluti a tentar di fare scudo aUe Scritturecol manto di simulata religione e con alla confu-Sacre, appUcate da loro, con poca mteUigenztazione di ragioni né intese né sen i ■ , ^ spargereE prima, hanno per lor p™ „sijioni sieno controconcetto nell'universale, che tali p g j de ed eretiche;alle Sacre Lettere, ed in consequenza dell'umanadi poi, scorgendo quanto per lo più ii'imprese dalle qualinatura sia più pronta ad abbracciar qu oppresso, cheil prossimo ne venga, ben che ingms gli è statoqueUe ond'egli ne riceva giusto ' nda ed eretica,diffìcile il trovare chi per tale, ciò e pe

554 LETTERE COPERNICANE

l'abbia con insolita confidenza predicata sin da i pulpiti «.con poco pietoso e men considerato aggravio non solo diquesta dottnna e di chi la segue, ma di tutte le matematiche e de matematici insieme; quindi, venuti in maggiorconfidenza, e vanamente sperando che quel seme, che primafondò radice nella mente loro non sincera, possa diffonder

oi rami e zargli verso il cielo, vanno mormorando tra1 popolo che per tale ella sarà in breve dichiarata dall'au-rehhp conoscendo che tal dichiarazione spiante-nande tuttp ' conclusioni, ma renderebbe dan-e naturali rh osservazioni e proposizioni astronomicheconnessione n hanno corrispondenza e necessariapossono di'fn ^ 3-gevolarsi il negozio cercano, per quantoall'univérsalp questa opinione, almanco appressodi sapere eh' ® particolare, dissimulando

f -tore o più prestom a s a c e r d o t e p s o l a m e n t e c a t t o l i c o i

t r a t t a n d o s ,

calendario ecclesiastkn' emendazion dell'ultime pardirimase imperfetta solo perhé nn''cognizione deUa riusti mìe ^ ancora esattaallora soprintendente a qSnSe H°™ '■Studi e fatiche di venire in ^ cercar con replicatimovimenti celesti; ond'etri; e certezza di essie col suo mirabil in eenn ' • etiche veramente atlantichetanto in queste scienze e ^ tale studio, si avanzòde' periodi de' movimenti r ®® ttezza ridusse la notiziadi sommo astronomo, e conform guadagnò il titolomente si è poi regolato il cal nH «dottrina non soia-tavole di tutti i movimenti de' • si fabbricorno letal dottrina in sei libri la r,, ^-vendo egli ridotta' al mondo a i preghi del

® Cfr. l'introduzione a queste !«++

^ Copernico aveva ripreso un'anticl copernicane.8 Cfr. p. 537. tica teoria di Filoiao ed Aristarco.

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Cardinal Capuano e del Vescovo Culmense e come quelloche si era rimesso con tante fatiche a questa impresa d ordinedel Sommo Pontefiice, al suo successore, ciò è a Paolo III,dedicò il suo libro deUe Revoluzioni Celesti il qual, stampato pur allora, è stato ricevuto da Santa Chiesa, letto estudiato per tutto il mondo, senza che mai si sia presa purminima ombra di scrupolo nella sua dottrina. La quale oramentre si va scoprendo quanto ella sia ben fondata sopramanifeste esperienze e necessarie dimostrazioni ", non mancano persone che, non avendo pur mai veduto tal libro,procurano il premio delle tante fatiche al suo autore conla nota di farlo dichiarare eretico; e questo solamente persodisfare ad un lor particolare sdegno, concepito senza ragionecontro di un altro, che non ha più interesse col Copernicoche l'approvar la sua dottrina.

Ora, per queste false note che costoro tanto ingmstamentecercano di addossarmi, ho stimato necessario per mia stificazione appresso l'universale, delin materia di religione e di reputazione, devo ar stima, discorrer circa a quei particolari c eproducendo per detestare ed abolire ques a op , ' , •somma per dichiararla non pur falsa, ma. eresempre scudo di un simulato modo ministreinteressar le Scritture Sacre e farle m certo mode' loro non sinceri proponimenti, conon erro, contro l'intenzion di queUe <ie Santìestendere, per non dir abusare, la loro au on a,in conclusioni pure naturali e non de Fide, si evtotalmente il senso e le ragioni dimostra ive pe ,luogo deUa Scrittura, che tal volta sotto le Ppotrà contener sentimento diverso. Dove spero •con quanto più pio e religioso zelo procedo io, c eloro, mentre propongo non che non si danm questo hbro,

« Per il cardinale Capuano cfr. p. 53?: vescovo di CulmaT i e d e m a n n . . .

Il De revolutionibus orbiwn coelestium di P" Cfr. la lettera al Castelli.

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ma che non si danni, come vorrebbono essi, senza intenderlo,ascoltarlo, né pur vederlo, e massime sendo autore che mainon tratta di cose attenenti a religione o a fede, né conragioni dependenti in modo alcuno da autorità di ScrittureSacre, dove egli possa malamente averle interpetrate, masempre se ne sta su conclusioni naturali, attenenti a i moticelesti, trattate con astronomiche e geometriche dimostrazioni, fondate prima sopra sensate esperienze ed accuratissimeosservazioni. Non che egli non avesse posto cura a i luoghielle Sacre Lettere; ma perché benissimo intendeva, che

c dottrina dimostrata, non poteva contrariareaUe Scntture intese perfettamente: e però nel fine della dedica ona, parlando al Sommo Pontefice, dice così: « Si fortasse

niatseologi, qui, cum omnium mathematicum ignari, amen de illis iudicium assumunt, propter aliquemlocum Scripture, male ad suum propositum detortum, ausituermt hoc meum institutum reprhendere ac insectari, iUos

etiam illorum iudicium tanquam temerà K Non enim obscurum est, Lactantium,^ "Ptorem, sed mathematicum parum, ad-Terram forma Terrae loqui, cum deridet eos qui

V H prodiderunt. Itaque non debetMathemata^" ti" etiam ridebunt.m scribuntur, quibus et hi nostri labo-Ecclesiastica condttlrr' ReipubUcsSanctitas nunc tenet. pnncipatum Tu«

scienze matematiche, si pronuncia ' ^ essendo ignari di tutte lescrittura, deformato al loro pron ° '+ ® qualche luogo dellamio principio, non me n'interesso criticare e attaccare questoarrischiato. Si sa infatti che Lattan " i il loro giudizio comedi matematica, parla solo per sch°' scrittore, ma poco intendentederide quelli che ritennero che la te forma della terra, allorchénon deve meravigliare se alcuni simiira 1 forma di un globo. Quindimatica si scrivono per i matematici "•Isranno di noi. Le cose di mate-sbaglio, sembreranno recare qualche <l"®sti nostri lavori, se nonche V. S. ora governa ». ^-Sgio allo stato della nostra Chiesa

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E di questo genere si scorge esser questi che s'ingegnanodi persuadere che tale autore si danni, senza pur vederlo;e per persuadere che ciò non solamente sia lecito, ma benfatto, vanno producendo alcune autorità della Scrittura ede' sacri teologi e de' Concilii; le quali si come da me sonreverite e tenute di suprema autorità, sì che somma temeritàstimerei esser quella di chi volesse contradirgU mentre vengono conforme aU'instituto di Santa Chiesa adoperate, cosicredo che non sia errore il parlar mentre si può du itareche alcuno voglia, per qualche suo interesse, produrle e servirsene diversamente da quello che è nella santissima inzione di Santa Chiesa; però, protestandomi (e anco ere oche la sincerità mia si farà per se stessa °intendo non solamente di sottopormi a nmuoverquegli errori ne' quali per mia ignoranza P°scrittura incorrere in materie attenenti a re ^ 'dichiaro ancora non voler neU'istessecon nissnno. ancor che fossero puntimio fine non tende ad altro, se non che, se m derazioni, remote dalla mia professioneche ci potessero essere dentro, ci V eccitar altri a qualche avvertimento utìe percirca -1 determinar sopra 1 sistemapresa e fattone quel capitale che parrà asia pure stracciata ed abbruciata la ""f intendo o pretendo di guadagnarne frutto almnoe nonfusse pio e cattoUco". E di più, ben cheche io noto le abbia sentite con i proprnammetto e concedo a chi l'ha dette 'he dette nonbu,se cosi gU piace, confessando poter essere eh io te»e però quanto rispondo non sia detto per loro, ma peravesse quella opinione.

>3 Galilei non aderì mai lama ritenne che verità scientifica e v .. --fjaati né interferire recipro-da Dio e pertanto non potevano essere discordanti, nc a m e n t e .

558 LETTERE COPERNICANE

Il motivo, dunque, che loro producono per condennarl'opinione della mobilità della Terra e stabUità del Sole, è,che leggendosi nelle Sacre Lettere, in molti luoghi, che ilSole SI muove e che la Terra sta ferma, né potendo la Scrittura mai mentire o errare, ne seguita per necessaria conseguenza che erronea e dannanda sia la sentenza di chi volesseasserire, il Sole esser per se stesso immobile, e mobile la Terra,

opra questa ragione parmi primieramente da conside-santissimamente detto e prudentissimamentestabihto non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta

n o n r r t ^ A S U O v e r o s e n t i m e n t o ; i l q u a lmolto di° negare esser molte volte recondito eT d e l i g n i fi c a t o d e l l enell'esDorla seguita, che qualunque volta alcuno,wtrX ■ >"«10 suono literale,contradizioni ° esso, far apparir nelle Scritture non soloe bestemmie remote dal vero, ma gravi eresiee S d e T ' " T d L a I d d i o

affetti corporaU edl a d i m e n t i c a n z a v o l t ale quali proposizioni ® l'ignoranza delle future;furono in'tTg r'modarsi alla capacità HpI . i fritton sacri per acco-cosi per quelU che merit ^ ® indisciplinato,necesLrio^he i saJe ^ Pl^be èe n'additino le rarinni P'^oduchino i veri sensi,parole profferiti: ed è queVtaTttrin fappresso tutti i teolori chp ® specificataattestazione alcuna ' uperfluo sarebbe il produrneche la medesima craS ragionevolmente dedurre,occorso di pronunziare alcuni TnnH volta gU èsime deUe più recondite e difficm naturale, e mas-abbia pretermesso questo medestn '''''gnere confusione nelle menti Hi quel medesimo popolo e

" Cfr. la lettera al Castelli, p. 529.

A CRISTINA DI LORENA 5 5 9

renderlo piìi contumace contro a i dogmi di più alto misterio.Perché se, come si è detto e chiaramente si scorge, per ilsolo rispetto d'accommodarsi alla capacità popolare non siè la Scrittura astenuta di adombrare principalissimi pronunziati, attribuendo sino aU'istesso Iddio condizioni lontanissimee contrarie alla sua essenza, clii vorrà asseverantementesostenere che l'istessa Scrittura, posto da banda cotal "spetto,nel parlare anco incidentalmente di Terra, d acqua, o eo d'altra creatura, abbia eletto di contenersi con tutto ngoredentro a i puri e ristretti significati deUe parole? e massimenel pronunziar di esse creature cose non puntoal primario instituto deUe medesime Sacre ~culto divino ed alla salute deU'anime. e cose grandementeremote dalla apprensione del vulgo. nrnhlemistante, dunqL, ciò, mi par che "f ' fnaturali non si dovrebbe cominciare e a dimo-delle Scritture", ma pari dal Verbostrazioni necessarie: perché, proce en dettaturadivino la Scrittura Sacra e la natura,dello Spirito Santo, e questa cometrice de' gU ordini dinelle Scritture, per accommod. ^ ^versale, dir molte cose diverse, m P aU'incontro,significato deUe parole, dal vero assoluto m essendo la natura inesorabile ed .o e quella chetrascendente i termini delle leggi imp g » d'operarenulla cura che le sue reconditesieno o non sieno esposti alla capaci . esperienzache quello degU effetti naturaU che o eici po'ne dinanzi a gU occhi o le ---e i,concludono, non debba m conto Scrittura chedubbio, non che condennato, per uog .avessero neUe parole divedo "L'o idetto della Scrittura e legato a i si scuopreeffetto di natura, né meno ecceUentemente a

» Questo brano riprende ,«a.l .eslualm«.t. P"»lettera al Castelli, p. 527*

560 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

Iddio negli effetti di natura che ne' sacri detti delle Scritture:il che volse per avventura intender Tertulliano in quelleparole: « Nos definimus, Deum primo natura cognoscendum,deinde doctrina recognoscendum: natura, ex operibus; doc-trina, ex pradicationibus. »

Ma non per questo voglio inferire, non doversi aversomma considerazione de i luoghi cleUe Scritture Sacre; anzi,venuti in certezza di alcune conclusioni naturali, doviamoservircene per mezi accomodatissimi alla vera esposizione diesse Scntture ed all'investigazione di quei sensi che in loronecessanamente si contengono, come verissime e concordicon le verità dimostrate. Stimerei per questo che l'autoritàdelle Sacre Lettere avesse avuto la mira a persuadere prin-cipa mente a gli uomini quegli articoli e proposizioni, che,

peran o ogni umano discorso, non potevano per altrasaenza né per altro mezo tarasi crcdibUi, che per la boccapìrito Santo: di più, che ancora in quelle pro-

L t t ^ r de l l e medes ime Sac reumlr anteposta aU'autorità di tutte le scrittureie. scntte non con metodo dimostrativo, ma o con pura° d i r e i d o v e r s i r e p u t a rd i v i n a s a -

rXsteTn- T >= coniettura. Ma cheteZf IL 'ì : " di discorso e d'in-altro mezo P^^P^'^e^do l'uso di questi, darci conche anco in anelir" 1 P° ®iamo conseguire, siesperirlo S » daUe sensateinnan. T tett^Te la ragione, non credo che sia nerSime in queUe scienze delle „ crederlo, e mas-solamente, ed anco in cnnri minima particeUaScrittura; quale :;p ntn "rppunto e 1 astronomia, di cui ve n'è cosi

" Tertulliano, Adversus May 'lei). «Noi sosteniamo che Dio deve (Nota di Gali-la natura; poi di nuovo va conosciuto ' ' osciuto prima di tutto tramitedalle opere; nella dottrina dalle predicr-™^ ''° dottrina; nella natura

A C R I S T I N A D I L O R E N A 561

piccola parte, che non vi si trovano né pur nominati i pianeti,eccetto il Sole e la Luna, ed una o due volte solamente,Venere, sotto nome di Lucifero. Però se gli scrittori sacriavessero avuto pensiero di persuadere al popolo le disposi-sioni e movimenti de' corpi celesti, e che in conseguenzadovessimo noi ancora dalle Sacre Scritture apprender talnotizia, non ne avrebbon, per mio credere, trattato così poco,che è come niente in comparazione delle infinite conclusioniammirande che in tale scienza si contengono e si dimostrano.Anzi, che non solamente gli autori delle Sacre Lettere nonabbino preteso d'insegnarci le costituzioni e movimenti decieli e delle stelle, e loro figure, grandezze e distanze, mache a bello studio, ben che tutte queste cose fussero a loronotissime, se ne sieno astenuti, è opinione di santissimi edottissimi Padri: ed in sant'Agostino si leggono le se enparole: « Quaeri etiam solet, qus forma et figura cseh essecredenda sit secundum Scripturas nostras: multi im m .tum disputant de iis rebus, quas maioreauthores omiserunt, ad beatam vitam non pro utibus, et occupantes (quod peius est) mu um p rebus salubribus impedenda temporum spatia. Qad me pertinet, utrum cselum, sicut excludat Terram, in media mundi mole una parte desuper, velut discus, opena .agitur Scripturarum, propter illam causamcommemoravi, ne scilicet quisquam, eloquialigens, cum de his rebus tale aliquid velnostris vel ex illis audierit quod „onentib»sversari videatur, nullo modo eis csete dicen-vel narrantibus vel pronunciantibus re nostros quoddum est, de figura caeli hoc scisse au i quebatur,Veritas habet, sed Spiritum Dei, qui pe P noluisse ista docere homines, nulli saluti pro u

I V, ir rao IX (nota di Gali-" D. Augustinus, In Genesis ad literani, ud- ì secondo lelei). « Si suol cliiedere quale forma e figura i nostri scrittorinostre scritture: molti infatti discutono su queste ^ la vita cele-per maggior prudenza omisero), che non servono ai dis p

36. G.M.ilei, I.

5 l e t t e r e c o p e r n i c a n e

da' medesimi scrittoricn nel determinar quello che si deva credere di tali acei-d a fl l I O r e p l i c a t o

mare cte ì ci T"' quistione, se si deva sti-«Drmtu e, " T°™ " P"'"'-' 'e™"' scrivendo cosi;lt°L stet aTr '1' q"«stionem movent,firmamentum estrs"; "utlr ? T™"""'ipso fìxa crednmur arlrl •mennt, septentrionklibus brevio"rr';™,°'"''r''"' r'""peraeentihiK? i,+ ^ i ^^reMores gyros luxta cardinemex alio vertice. sicutTnM est alius nobis occultus cardoest, veluti discus mt • nullus alius cardoturn subtilibus et'l-ii y < eatur? Quibus respondeo, mul-percipiatùf:t;um'ST::t r a c t a n d i s n e c m i l i i k m t e ' ' ' l " ®ad salutem snam et Sn T'-cupimus informari. » is Ecclesia necessanam utilitatemne séguita r neTeTsaS?" " " particolare,P necessaria conseguenza, che non avendo voluto

c o s e u t i l i . p o t r e b b e e s s e r e u s a t o i n"«1 «lezzo del gran monrln i' ' «rcondi come una sfera la terra,poiché si tratta della fede deufs;r^ ° disco? Ma

ncordato. che cioè qualcuno non ^ Più ^olte hoessp ° ^ cose trovi nei nostri parole divine, quando in-S m a l l e o p i x U o n i r i c e v i . / . " ° p a i o n ola ? asseriscono altre cose i +-!°" affatto a coloro i qualiSoir^ ^ * nostri autori sen ' dobbiamo dire che circa

P - l o r o P o s s i e d e l a v e r i t à , m a l ow °®® che non sarebbero servite^ ^ insegnare agli uomini

seil cillf il movimento de. salvezza »,mento' sp ' rmo o immobile: die se ° alcuni nostri fratelli chiedonovanno da orilS ad''™^ '"ai le sMlTch ^vicini al noi / 1 ^'^cidente, quelle nii^ credute fisse in essoun Xo c^H- il cielo par r."" «^"'"Piendo giri più bre«non vi { if ® nn cardini» ° come una sfera attorno alaboriÒ,t ? ° ri'potdo "" disco, se invecesia o non esaminate queste cose nr> argomenti molto sottili eavern<. u ' ' "oscere e trattare aurr* veramente si percepisca seuSità Tn q " deriamo educare per V « non debbonoutilità della Santa Chiesa ». P®' la salute loro e per la necessaria

A C R I S T I N A D I L O R E N A 563

10 Spirito Santo insegnarci se il cielo si muova 0 stia fermo,né se la sua figura sia in forma di sfera o di disco o distesain piano, né se la Terra sia contenuta nel centro di esso oda una banda, non avrà manco avuta intenzione di rendercicerti di altre conclusioni dell'istesso genere, e collegate inmaniera con le pur ora nominate, che senza la determina-zion di esse non se ne può asserire questa o quella parte;quali sono il determinar del moto e della quiete di essaTerra e del Sole.

E se ristesso Spirito Santo a bello studio ha pretermessod'insegnarci simili proposizioni, come nulla attenenti alla suaintenzione, ciò è alla nostra salute, come si potrà adessoaffermare, che il tener di esse questa parte, e non quella,sia tanto necessario che l'una sia de Fide, e l'altra erronea?Potrà, dunque, essere un'opinione eretica, e nulla concernenteaUa salute dell'anime? o potrà dirsi, aver lo Spinto Santovoluto non insegnarci cosa concernente alla, salute, o qmdirei queUo che intesi da persona ecclesiastica costituì aeminentissimo grado", ciò è l'intenzione dello Spinto bantoessere d'insegnarci come si vadia al cielo, e non come va1 1 c i e l o . . . .

Ma torniamo a considerare, quanto nelle .raU si devono stimar le dimostrazioni necessarie e le sensateesperienze, o di quanta autorità le abbino repu a e 1e i santi ieologi; da i quaU, tra cenfaltre atteslaziomabiamo le seguenti": «lUud etiam diligenter cavendum etomnino fugiendum est, ne in tractanda Mosis doctrina quiquam aflfìrmate et asseveranter sentiamus et dicamus, quorepugnet manifestis experimentis et rationibus p osop aevel aliarum discipUnarum: namque. cum verum omne sempercum vero congruat, non potest veritas Sacrarum Literarum

" Cardinal Baronio (nota di Galilei). r.aHleiì «Bisogna0 Pererius, In Genesis, circa j trattare la dottrina diguardarsi attentamente e far si che in ogni modo n contrasti aMosè non ci capiti di sentire e ,f ®Soncamente ^ ^ discipline; infattimanifeste esperienze e alle ragioni della filosofiapoiché sempre il vero concorda col 7®™'P" « delle umane dottrine ».ture essere contraria alle vere ragiom e agli esperimenti

564 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

veris rationibus et experimentis humanarum doctrinarumesse contraria. » Ed appresso sant'Agostino si legge: « Si ma-nifestse certaque rationi velut Sanctarum Scripturarum obii-citur authoritas, non intelligit qui lioc facit; et non Scripturaesensum, ad quem penetrare non potuit, sed suum potius,obiicit ventati; nec quod in ea, sed in se ipso, velut pro ea,invenit, opponit. » 2»

Stante questo, ed essendo, come si ò detto, che due veritànon possono contrariarsi, ò officio de' saggi espositori affaticarsi per penetrare i veri sensi de' luoghi sacri, che indubitabilmente saranno concordanti con quelle conclusioni naturali, delle quali il senso manifesto o le dimostrazioni neces-sane ci avessero prima resi certi e sicuri. Anzi, essendo,come si è detto, che le Scritture per l'addotte cagioni ammettono m molti luoghi esposizioni lontane dal significatoelle parole, e, di più, non potendo noi con certezza asserire

che tutti gl interpreti parlino inspirati divinamente, poi che,se cosi fusse, niuna diversità sarebbe tra di loro circa i senside medesimi luoghi, crederei che fusse molto prudentementeatto se non si permettesse ad alcuno impegnare i luoghidella Scrittura ed in certo modo obligarli a dover sostenerper vere queste o quelle conclusioni naturali, delle qualiuna volta il senso e le ragioni dimostrative e necessarie cip essero manifestare il contrario. E chi vuol por terminesanutrTt H ' ^ ii ' asserire, già essersi veduto eZ r ° r ^ e d i s c i b i l e ?writlwh confesseranno (e con gn>nM Uostr T'n" t-- dell'istesso,rTn r ^ dimt'Moni eomm.ul non nvemat homo opus ,uod operatus J Deus ab initio

" In epistola seplima ad Marccllinu», ^certa ed evidente si oppone rautorit\ c Galilei), o Se alla provanon capisce e non oppone alla verità il Scritture, quello che fa cosipotè penetrare, ma piuttosto il suo e non ctó Scritture che nonche trova dentro di sé al posto di quelle"

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ad fi}tem , non si dovrà, per mio parere, contradicendo atal sentenza, precluder la strada al libero filosofare circa lecose del mondo e deUa natura, quasi che elleno sien di giàstate con certezza ritrovate e palesate tutte. Ne si dovrebbestimar temerità il non si quietare nelle opinioni già statequasi comuni, né dovrebb'esser chi prendesse a sdegno sealcuno non aderisce in dispute naturaU a quell'opinione chepiace loro, e massime intorno a problemi stati già migliaiad'anni controversi tra filosofi grandissimi, quale è la stabilitadel Sole e mobUità della Terra: opinione tenuta da Pittagora,e da tutta la sua setta, e da EracUde Pontico J. il qualefu deU'istessa opinione, da Filolao maestro di ®dall'istesso Platone, come riferisce Aristotile, e del qscrive Plutarco nella vita di Numa, che esso fatto vecchio diceva, assurdissima cosa essere emente. L'istesso fu creduto da Aristarco Samio corneabbiamo appresso Archimede, da SeleuOTmaem^ finalmentefilosofo, referente Cicerone, ed ' jg^-j^ataampliata e con molte osservazioni e imos ra 1 neldakco,6 Copernico. libro De cometis ci avvertisce, d Terragenza cercar di venire in certezza, se sia U cielo o la Terin cui risegga la diurna conversione. saluteE per ?esto, oltre a gli articolied allo stabilimento della Fede, con ro jottrìna validanon è pericolo alcuno che possa insurgere m consiglioed efficace, non saria forse se non ggio utU Uoil non ne aggregar altri di persone, leveramente sarebbe 1 aggiugnergU T irofp da celestequali, oltre che noi ignoriamo se parhno inspirate to Lù, chiaramente vediamo che in esse s. Pot equella intelligenza che sarebbe necessaria p

« a Le cose che sappiamo sono il Xndole foro discus-Ecctesiaste, cap. IH (postilla principio alla fine ».sioni perché l'uomo non trovi 1 opera Copernico nel prospettare il" Sono i vari filosofi che precedettero Copermm o v i m e n t o d e l l a Te r r a .

566 LETTERE COPERNICANE

poi a redarguire, le dimostrazioni con le quali le acutissimescie e procedono nel confermare simili conclusioni. Ma piùdirei, quando mi fusse lecito produrre il mio parere, cheforse più converrebbe al decoro ed alla maestà di esse Sacreettere provvedere che non ogni leggiero e vulgare sentore potesse, per autorizzar sue composizioni, bene spessofondate sopra vane fantasie, spargervi luoglii della Scrittura

° presto stiracchiati, in sensi tanto

Illa unzione retta di essa Scrittura, quanto vicinise np coloro che non senza qualche ostentazionebono Jr""" tale abuso se ne potreb-da nuestp che mi bastino due, non remotiscritrre astronomiche. L'uno de' quali sieno leultimamentp /I pubblicate contro a i pianeti Medicei,opposti molti r contro la cui esistenza furonoquali nuove intpr,^ f "^ondo, sentirei volentieri conesposta la Scrittwa^ ^ " medesimi oppositoricontro a gli astronomi . «i nuovamente ha stampatoriceve lume dal Sole ^e la Luna non altramentemaginazione tónfc n suade di confermare con v -"J"'gli par che non si pótesserH'1 Scrittura, li qualinon fusse vera e necessaria t opinionese stessa tenebro<?a a futta via, che la Luna sia perS o l e . ' c h i a r o c h e l o s p l e n d o r e d e l

Quindi resta manifesto che tali . •penetrato i veri sensi della ? -.l averla loro autorità fosse di pt l'avrebbono. quandodover costringere altrui a "tomento, posta in oblige diguanti alle ragion manifeste oH o ^ ^ ioni repu-avertat che andasse pielianri^ • , ^buso che Deusgnerebbe vietar in breve lem autorità, perché biso-perché, essendo per natura il scienze speculative;ad intendere perfettamente eT^c° P°^°scienze maggiore assai H l « Scritture Sacre e l'altregg as«. del numero degl'inteUigenti, queUi,

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scorrendo superficialmente le Scritture, si arrogherebbonoautorità di poter decretare sopra tutte le questioni dellanatura, in vigore di qualche parola mal intesa da loro edin altro proposito prodotta dagli scrittori sacri: né potrebbeil piccol numero degl'intendenti reprimer il furioso torrentedi quelli, i quali troverebbono tanti più seguaci, quanto ilpotersi far reputar sapienti senza studio e senza fatica èpiù soave che il consumarsi senza riposo intorno alle discipline laboriosissime. Però grazie infinite doviamo render aDio benedetto, il quale per sua benignità ci spoglia di questotimore, mentre spoglia d'autorità simil sorte di persone,riponendo il consultare, risolvere e decretare sopra determinazioni tanto importanti nella somma sapienza e bontà diprudentissimi Padri e nella suprema autorità di quelli, che,scorti dallo Spirito Santo, non possono se non santanientoordinare, permettendo che della leggerezza di quelh altn nonsia fatto stima. Questa sorte d'uomini, per mio credere, sonquelli contro i quali, non senza ragione, si nscaldano 1e santi scrittori, e de i quali in particolare flamo; «Hanc» (intendendo della Scrittura Sacra) «garrulaanus, hanc deUrus senex, hanc sophista verbosa, hancversi pr umunt, lacerant, docent antequam j""'adducto supercilio, grandia verba trutinan es mterculas de Sacris Literis philosophantur, alii scun , ppudor, a faeminis quod viros doceant. et, ne paxum oc si ,quadam facilitate verborum, imo audacia, e sserun .quod ipsi non inteUigunt. Taceo de mei similibus. qui, sforte ad Scripturas Sanctas post seculares literas vene nt,et sermone composito aurem populi mulserint. qui qui ixrint, hoc legem Dei putant, nec scire dignantur qmd Pro-phetae quid Apostoli senserint, sed ad sensum suum incongruaptant testimonia; quasi grande sit, et nondocendi genus, depravare sententias, et ad vo un a emScripturam trahere repugnantem. » "

« Epistola ad Paulinum. 103 (nota di Galiley. « J' tutTpreirmonoquesto -vecchio pazzo', questo 'verboso . quaestilacerano insegnano, prima di conoscere. Altn,

568 L E T T E L E C O P E R N I C A N E

Io non voglio mettere nel numero di simili scrittori secolari alcuni teologi, riputati da me per uomini di profondadottrina e di santissimi costumi, e per ciò tenuti in grandestima e venerazione; ma non posso già negare di non rimanercon qualche scrupolo, ed in conseguenza con desiderio chemi fusse rimosso, mentre sento che essi pretendono di potercostringer altri, con l'autorità della Scrittura, a seguire indispute naturah quella opinione che pare a loro che più

^ ' pShi di quella, stimandosi insieme di nonre in o igo di solvere le ragioni o esperienze in contrario.

del qual lor parere, dicono? conl f k ^^nze. non deve

T !"=■■ accomodarsi a' dogmi dell'altread essa rn mfenori, ma si ben l'altre devono referirsile lor cftnrl^ imperatrice, e mutare ed alterare oLT- dec re t i t eo l og i ca l i :alcuna quando nell'inferiore scienza si avesse^ elr„'"T f" "8- di dimostrazioni oconclusion» ' trovassi nella Scrittura altra8" professori di queUastrani";,''!: Sladetu' "r i c o r r e r e t ^ i • . p r o p n e e s p e r i e n z e , s e n z aè detto, alla diemV convenendo, come sizione déue fallacie Llle abbassarsi all'investiga-aleiildeterminargUlaverità"deV° ^ T' bastandoautorità e con la sicurezza conclusione, con l'assolutapoi naturali nelle quali diconTssichressi che noi doviamo fermarci

pesano magniloquenti parole fann^scritture tra donnette, altri imoarano filosofiche intorno alle Sacreinsegnare agU uomini, e non essondo'debbonodi parole, anzi con audacia, spiegano a«j' con una certa facilitàLascio stare i mici simili, i quali se ncr rn ^ comprendono,gli studi profani, e carezzano le orecchio !? Sacre scritture dopoqualsiasi cosa dissero, ritengono clip ci= popolo con composite orazioni,imparare quello che pensarono Profeti oh ® degnano disenso testimonianze ad esso non pertinp .. adattano al proprioSimo genere d'insegnamento deforman» grande e non viziosis-Scrittura che a quel volere ripugna » ® trarre al proprio volere la

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sopra la Scrittura, senza glosarla o interpetrarla in sensidiversi dalle parole, dicono essere quelle delle quali la Scrittura parla sempre nel medesimo modo, e i Santi Padri tuttinel medesimo sentimento le ricevono ed espongono. Oraintomo a queste determinazioni mi accascano da considerarealcuni particolari, li quali proporrò per esserne reso cautoda chi più di me intende di queste materie, al giudizio dequali io sempre mi sottopongo.E prima, dubiterei che potesse cader qualche poco diequivocazione, mentre che non si distinguessero ®nenze per le quali la sacra teologia è degna e 100regina. Imperò che ella potrebbe esser tale, o vero ®queUo che da tutte l'altre scienze viene insegato, si trovcompreso e dimostrato in lei, ma con mezi piùcon più sublime dottrina, nel modo che. per esse jio, eregole del misurare i campi e del contepare mclto pueminentemente si contengono nell aritme ica e gd'Euclide, che nelle pratiche degli ®tisti; 0 vero perché U suggetto, mtorno al qula teologia, superasse di dignità tutti ghson materia dell'altre scienze, ed anco perch gnamenti procedessero con mezi più su mi. manieraconvenga U titolo e la autorità regia neUanon credo che poss'essere affermato per ,'3che avranno qualche pratica neU'altrenissuno crederò io che dirà che molto pmtamente si contenga la geometria, la « ron Vniommeoe la medicina ne' libri sacri, che in Archimede, » Jolomm^in Boezio ed in Galeno. Però pare che la regia P se gli leva nella seconda maniera, ciò e per reve-suggetto, e per l'ammuabil insegnamento ' ® potevanolazioni in queUe conclusioni che per altn PdagU uomM esser comprese e che tolX' "all'acquisto deU'etema beatitudine. Ora, f la perpandosi neU'altissime co"'®""?'"'""" fatta di sommadignità nel trono regio, per o che elkautorità, non discende aUe più '/P hiarato,deUe inferiori scienze, anzi, come di sopra

5 7 0 LETTERE COPERNICANE

quelle non cura, come non concernenti alla beatitudine, nondovrebbono i ministri e professori di quella arrogarsi autoritàdi decretare nelle professioni non esercitate né studiate daloro; perché questo sarebbe come se un principe assoluto,conoscendo di poter liberamente comandare e farsi ubbidire,volesse, non essendo egli né medico né architetto, che sime casse e abbricasse a modo suo, con grave pericolo dellavita de miseri infermi, e manifesta rovina degli edifizi.

comandar poi a gli stessi professori d'astronomia, cheprocurino per lor medesimi di cautelarsi contro aUe proprieesser altro rho come quelle che non possineche imnnc -K t Sofismi, è un comandargli cosa piùc h e n n r » s o l a m e n t e s e g l i c o m a n d aquel che Ir ^^Sgono e che non intendinodi aue l rhp c *^ rcando , t rov ino i l con t ra r ioWsTLewi'" Però, prima che far questo,

" "" lo di fa ' che leriori alle comandassero l'una all'altra, e le infe-sero e vnlnJ """' l'immaginativa e la volontà potes-intende credere il contrario di quel che l'inteUcttonon son di proposizioni pure naturaU e chevoi eHre ' sopranatuL e Fide), loogni diligenza Padri, che volessero con

avanti la mente con rappresentandosi benezioni, si accertassern stringhino le necessarie iliade' professori deUe sciTnTe T'" " ^ ®a voglia loro annli/^ • "^^^'^ative il mutar l'opinioniche kn Z.rZ:'lTir ' ^ ^a un filosofo e '1 disn comandare a un matematico onon con l'istessa facUitT " "cercante o un legista, e chedimostrate circa le cose H ti mutare le conclusioninioni circa a quello che sL un censo, o in un cambio. contratto, inconosciuta da i Padri fir>++- • è stata benissimoposto grande studi i' 'S ' T''meglio dire, molte fallacie filosofichT P®'onche ci mamfesta, e come

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espressamente si legge appresso alcuni di loro; ed in particolare aviamo in sant'Agostino le seguenti parole: « Hocindubitanter tenendum est, ut quicquid sapientes huius mundide natura rerum veraciter demonstrare potuerint, ostendamusnostris Literis non esse contrarium; quicquid autem illi insuis voluminibus contrarium Sacris Literis docent, sine uUadubitatione credamus id falsissimum esse, et, quoquomodopossumus, etiam ostendamus; atque ita teneamus fidemDomini nostri, in quo sunt absconditi omnes thesauri sapien-tiae, ut neque falsse philosophiae loquacitate seducamur, nequesimulatae religionis superstitione terreamur. »

Dalle quali parole mi par che si cavi questa dottnna,cioè che ne i Ubri de' sapienti di questo mondo si contenghinoalcune cose della natura dimostrate veracemente, ed altresemplicemente insegnate; e che, quanto alle prinie, sia o ziode' saggi teologi mostrare che le non son contrane alle SacreScritture; quanto all'altre, insegnate ma non necessanamentdimostrate, se vi sarà cosa contraria alle Sacre Lettere, sideve stimare per indubitatamente falsa, e tale m ogni pos-sibil modo si deve dimostrare. Se, dunque, lenaturali, dimostrate veracemente, non si hanno a p pa i luoghi della Scrittura, ma si ben dichiarare come tdiluoghi non contrariano ad esse conclusioni, a unq u 'prima che condannare una proposizion na ur e,ch'eUa non sia dimostrata necessariamente: e questo devfare non quelli che la tengon per vera ma stiman falsa; e ciò par molto ragionevole e conforme anatura; ciò è che molto più facilmente sien per trovar eeie in un discorso quelli che lo stiman falso, che que c e

« In Genesis ad lite,-am. lib. I, cap. XXI (nota dideve ritenere indubitabile, perché possiamo avranno potutoalle nostre Scritture qualsiasi cosa i saggi di qucs o . j jgiasi cosa

con v« i tà c i , » U n . .« r»essi insegnano nei loro volumi contraria a nossiamo, lo mo-dubbio riteniamo essere falsissima e in qua nascosti tuttistriamo; e cosi manteniamo fede al nostro io . . ^ £ jgg filosofie,i tesori della sapienza, e non siamo sedotti dalla loquacità diné atterriti dalla superstizione di religione simulata».

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reputan vero e concludente; anzi in questo particolare acca-derà che i seguaci di questa opinione, quanto più andranrivolgendo le carte, esaminando le ragioni, replicando l'osservazioni e riscontrando l'esperienze, tanto più si conferminoin questa credenza. E l'Altezza Vostra sa quel che occorseal matematico passato deUo Studio di Pisa, che messosi insua vecchiezza a vedere la dottrina del Copernico con speranza di poter fondatamente confutarla (poi che in tantola reputava falsa, in quanto non l'aveva mai veduta), gli

venne, c le non prima restò capace de' suoi fondamenti,^ irnostrazioni, che ei si trovò persuaso, e d'im-

nomin " U saldissimo mantenitore. Potrei ancomid srn • !• ^ i quali, mossi da gli ultimila confessato esser necessario mutareLfo del mondo, non potendo inconto alcuno più sussistere.

basta sspTi mondo questa opinione c dottrina-1°. --e forse si persua-

gli par imnn ^ giudizi degli altri co '1 lor proprio,e trovar ^ opinione abbia a poter sussisterenegozio ca sarebbe facilissimo a fai rsi; ma ildetcmina2Ìone"Lrebte"nef ' '=®®SU're una taldel CoDernirn a r necessario proibir non solo il librol'iste^ dX: t r" ''"tori che seguonod'astronoSerTe Sr'?"'il cielo, acciò non wrif ' uomini guardar versoalla Terra or remoti«;<!i ^ rte e Venere or vicinissimiscorge 40 volte, e queSi' differenza che questa sied acciò che la medesima V ' volta che l'altra,or falcata con sottilis<5imo scorgesse or rotondavazioni, che in modo alc n ' sensate osser-sistema Tolemaico, ma son possono adattare alnicano. Ma il proibire il Co ® argumenti del Coper-osservazioni e ner rflr»r.r che per molte nuovelettura si va /Jo™ ""l» iterati aUa suapomo in porno scoprendo più vera la sua

" Clavius (nota di Galileo).

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posizione c ferma la sua dottrina, avendol ammesso pertanti anni mentre egli era men seguito e confermato, parrebbe. a mio giudizio, un contravvenire aUa verità, e cercartanto più di occultarla e supprimerla, quanto più ella sidimostra palese e chiara. Il non abolire interamente tutto iUbro, ma solamente dannar per erronea questa particolarproposizione, sarebbe, s'io non m'inganno, detrimento maggiorper l'anime, lasciandogli occasione di veder provata unaproposizione, la qual fusse poi peccato il crederla. proi irtutta la scienza, che altro sarebbe che un reprov can oluoghi delle Sacre Lettere, i quali ci insegnano come la gloriae la grandezza del sommo Iddio mirabilmente si scge mtutte le sue fatture, e divinamente si legge ne aper 'del cielo? Né sia chi creda che la lettura de gcetti, che sono scritti in queUe carte, fimsca nel Io splendor del Sole e delle stelle e '1 t delche è il termine sin dove penetrano g ì occ concettivulgo; ma vi son dentro misten tan o pro centotJo sublimi, che le vigUie. le fatiche e gh studie cento acutissimi ingegni non gli hannopenetrati con l'investigazioni continuategliaia d'anni. E credino pure gh i otiche gU occhi loro comprendono nel nguar glicorpo umano è piccolissima » com.»-®.ammirandi artifizi che m esso ntro j vestigando l'usotissimo anatomista e fUosofo, mentre -gUdi tanti muscoh. tendini, nerv ipaU ricercandooffizi del cuore e de gli altn ra iglióse strutturele sedi delle facultà vitali, osservand stupirsi ede gli strumenti de' sensi.di appagarsi, contemplando '/'cettmemoria e del discorso; cosi quello Hpll'alte me-vista rappresenta, è come nuUa in proporz.onravigUe'L. mercé delle lunghe fl'ingegno degl'intelligenti scorge nelmi occorre considerare ebrea a ques o p -ueiie propo-

Quanto poi a queUo che Lp«sizioni naturali delle quali la Scrittura y

574 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

1 istesso e che i Padri tutti concordemente ncll'istesso sensoricevono, debbino esser intese conforme al nudo significatodelle parole, senza glose o interpetrazioni, e ricevute e tenuteper verissime, e che in conseguenza, per esser tale la mobilità del Sole e la stabilità della Terra, sia de Fide il tenerleper vere, ed erronea l'opinion contraria; mi occorre di considerar, prima, che delle proposizioni naturali alcune sonodelle quali, con ogni umana specolazione e discorso, solo se

conseguire più presto qualche probabile opinione evensim coniettura, che una sicura e dimostrata scienza,come, per esernpio, se le stelle sieno animate; altre sono,

e qua i o si ha, o si può credere fermamente che averSI possa, con esperienze, con lunghe osservazioni e con neces-sarie dimostrazioni, indubitata certezza, quale è, se la Terraallf J uovino o no, se la Terra sia sferica o no. Quanton o n g l i u m a n i d i s c o r s iDuò avpr°"° ® che di esse per consequenza non siconvptipa scienza, ma solamente opinione e fede, piamenteScrittura T assolutamente col puro senso dellas i è d e t t o l i c r e d e r e i , c o m e d i s o p r ad'accertarsi del fatto, il quale ciqua l fasso^ t l Sc r i t t u re , Ustrato ben cheT verebbono concordi col fatto dimoiente. poi et Hquesti' Tpar don contrariarsi. Etrovo scrittf punt ^ ^ ^ landò a punto deUa fit? sant'Agostino, il quale, par-credere essere poi pi, ® ^^ale ella si devaastronomi sia contrarirf affermano gUrotonda, e chiamandola la stindetermina che niente si h "ttura distesa come una pelle,a gli astronomi, ma cdrf au'aTloro dicono sarà falso e fonrlnt autorità, se queUo chedeU'infirmità umana* ma se n sopra conietturaprovato con ragioni ikdubitabuf n ""Ij® affermano fusseche si comandi a gU astronomi Tle lor dimostrazioni, dichiarino H f "medesimi, solvendoanno la lor conclusione per falsa.

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ma dice che si deve mostrare che quello che è detto nellaScrittura della pelle, non è contrario a quelle vere dimostrazioni. Ecco le sue parole: « Sed ait aliquis: Quomodo non estcontrarium iis qui figuram spherte caelo tribuunt, quod scripturn est in libris nostris. Qui extendit caelum sicut peUem?Sit sane contrarium, si falsum est quod illi dicunt, hocverum est, quod divina dicit authoritas, potius quam uquod humana infirmitas coniicit. Sed si forte illud tahdocumentis probare potuerint, ut dubitari inde non edemonstrandum est, hoc quod apud nos est de pe e c um,veris illis rationibus non esse contrarium. » egue poammonirci che noi non doviamo esser meno .concordare un luogo della Scrittura con unanaturale dimostrata, che con un altro luogo e ache sonasse il contrario. Anzi mi par degna esserata ed immitata la circuspezzione di questo Santo U queanco neUe conclusioni oscure, e delle quaJi P"®che non se ne possa avere scienza perva molto riservato nel determinar queUo che de™ ,come si vede da queUo che t c«dLDe Genesi ad Uteram. sslt compne-ammate: « Quod Ucet m prsesent. fae ™ Scriptura-hendi, arbitror tamen, in processorum opportuniora loca „on ostenderesecundum aanct. authontacertum aliquid, tamen credere, de re obscurasemper moderatione pi® gravitata patefecerit,temere debemus. ne forte quod postea ven P.^quamvis libris sanctis, sive Testamenu

j- « Però qualcuno dice:« /n Genesis ad litemm. cap. IX (nota di Gcome non è contrario a coloro che attn e+endc il cielo come pelle ?che si trova scritto nei nostri libri. Co ut c jnfatti è vero quello chee sia pur contrario, se è falso ciò che que '* 3'me l'umana incapacità.dice l'autorità divina piuttosto che con taU documenti cheMa se per caso quelli potranno dimostrare a quanto è detto neinon se ne debba dubitare, bisognerà nuelle vere ragioni»,nostri libri intorno alla pelle non conti as a

576 L E T T E R t C O P E R N I C A N E

nullo modo esse possit adversum, tamcn propter amoremnostri erroris oderimus. »

Di qui e da altri luoglii parmi, s'io non m'inganno, laintenzion de Santi Padri esser, che nelle quistioni naturalie che non son de hide prima si deva considerar se elle sonoindubitabilmente dimostrate o con esperienze sensate conosciute, o vero se una tal cognizione e dimostrazione aver sipossa: la quale ottenendosi, ed essendo ella ancora dono di Dio,si deve applicare all'investigazione de' veri sensi delle Sacrelettere m quei luoghi che in apparenza mostrassero di sonariversamente, i quali indubitatamente saranno penetrati da'

sapienti teologi, insieme con le ragioni per che lo Spirito Santogì a la volsuti tal volta, per nostro essercizio o per altra ae Ita ragione, velare sotto parole di significato diverso,

yuan 0 altro punto, riguardando noi al primario scopoLettere, non crederei che l'aver loro sempre

^^"so avesse a perturbar questa regola;V alla Scrittura, per accomodarsi allaaci a e vulgo, pronunziare una volta una proposizione

n paro e di sentimento diverso dalla essenza di essa propo-dovrà ella aver osservato l'istesso, per

rnc Quante volte gli occorreva dir la medesimala ^ t altramente averebbe cresciutala contusione, e scemata la credulità nel popolo. Che poi«sari o movimento del Sole e della Terra fosse neces-' ' oniodarsi alla capacità popolare, asserirne quello

^ parole della Scrittura, l'esperienza ce lo mostravipn m all'età nostra popolo assai men rozodprat nell istessa opinione da ragioni che, ben pon-® e essaminate, si troveranno esser frivolissime, ed

c h e ^ c o m p r e n d e r e c o n f a c i l i t à , r i t e n g o c h et a r e w S - " " u r e s i p o s s o n o p r e s e n -santaSorità VT?''' consentito, secondo le lettere dellaervando Telrc di certo. Ora. cont e m e r e ^ c r X e « o n d o b b i a m oodTar per cLT 2r \ZT. P-ché non abbiamo averità poi mostrerà sebbeno 'Mostro errore ciò che eventualmente lalibri sacri, si. del Vecchio sia d=° nCo "

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esperienze o in tutto false o totalmente fuori del caso; nési può pur tentar di rimuoverlo, non sendo capace delleragioni contrarie, dependenti da troppo esquisite osservazionie sottili dimostrazioni, appoggiate sopra astrazioni, che adesser concepite richieggon troppo gagliarda imaginativa. Per10 che, quando bene appresso i sapienti fusse più che certae dimostrata la stabilità del Sole e '1 moto della Terra, bisognerebbe ad ogni modo, per mantenersi il credito appresso11 numerosissimo volgo, proferire il contrario; poi che de imille uomini vulgari che venghino interrogati sopra questiparticolari, forse non se ne troverà un solo, che non risponda,parergli, e cosi creder per fermo, che '1 Sole si muova e chela Terra stia ferma. Ma non però deve alcun prendere questocomunissimo assenso popolare per argument© della veritàdi quel che viene asserito; perché se noi interrogheremo glistessi uomini delle cause e motivi per i quali e' credono inquella maniera, ed, all'incontro, ascolteremo quali esperienzee dimostrazioni induchino quegli altri pochi a creder il contrario, troveremo questi esser persuasi da saldissime ragioni,e quelli da semplicissime apparenze e rincontri vani e ridicoli.

Che dunque fosse necessario attribuire al Sole il moto, ela quiete alla Terra, per non confonder la poca capacità delvulgo e renderlo renitente e contumace nel prestar fede agli articoli principali e che sono assolutamente de Fide, èassai manifesto: e se così era necessario a farsi, non e puntoda meravigliarsi che così sia stato con somma prudenzaesseguito nelle divine Scritture. Ma più diro, che non soh-mente il rispetto dell'incapacità del vulgo, ma la correnteopinione di quei tempi, fece che gli scrittori sacri nelle cosenon necessarie alla beatitudine più si accommodorno ali usoricevuto che alla, essenza del fatto. Di che parlando sanGirolamo, scrive: « Quasi non multa in Scripturis Sanctisdicantur iuxta opinionem illius temporis quo gesta referuntur,et non iuxta quod rei Veritas continebat. » " Ed altrove il

" In cap. 28 Hieremiac (nota di Galilei). « Come se nella Sacra Scntturamolte cose non son dette secondo l'opinione del tempo a cui si nchiaman ifatti e non secondo la verità della cosa ».

37. Galilei, I.

5/8 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

medesimo Santo: <( Consuetudinis Scripturarum est, ut opi-nionem mutarum rerum sic narrct Historicus, quomodo eotempore ab omnibus credcbatur. » E san Tommaso in lob,al cap. 27, sopra le parole « Qui extendit aquilonem supervacuum, et appendit Terram super nihilum », nota che laScrittura chiama vacuo e niente lo spazio che abbraccia ecirconda la Terra, e che noi sappiamo non esser vóto, manpieno d'aria: nulla dimeno, dice egli che la Scrittura peraccomodarsi alla credenza del vulgo, che pensa che in talespazio non sia nulla, lo chiama vacuo e niente. Ecco le parole1 san ommaso: « Quod de superiori hemisphaerio cieli nihil

no is apparet, nisi spatium aere plenum, quod vulgaresomines reputant vacuum: loquitur enim secundum existi-

ma lonem vulgarium hominum, pro ut est mos in Sacracnp ura. » 0 Ora da questo luogo mi pare che assai chiaramente argumentar si possa, che la Scrittura Sacra, per ile esimo n etto, abbia avuto molto più gran cagione di

chuamare il Sole mobile e la Terra stabile. Perché, se noicapacità degli uomini vulgari, gli troveremo

„ IL?'" ® persuasi della stabilità del Sole eriDtet H? . 7 'che non se gli autori sacri in questo punto,2 e r r™ Wresso la capacità del vulgod f p s L d e d a l t e n t a r evòrchTt ® u ■ se non molto ragione-osservato U meLmo'S'™'

rconcepir le cose già sin dàlA„T'" < ™non accrescer confusione e difflctrneUdopo aver prima dimostrato cte" cne I movimenti li quali a noi

Cap. 13 Matthaei (nota di Galilei) „ È noliche lo storico riferisca ciò che era allo i- " ■ delle ScritturePiù sotto: «che distende l'aquilone soor ^"tti circa molte cose»,la terra sopra il nulla ». a Che dell'emisf * sotto il vuoto e sospenden o n u n o s p a z i o p i e n o d ' a r i a c h e i l ^ a p p a r i s c a s el'opinione del volgo, com'è costume della e secondo^ bdcra scrittura ».

A CRISTINA DI LORENA 579

appariscono esser del Sole o del firmamento son veramentedeUa Terra, nel venir poi a ridurgli in tavole ed all'appUcargliall'uso, gli va nominando per del Sole e del cielo superiore ai pianeti, chiamando nascore e tramontar del Sole, dellesteUe. mutazioni nell'obliquità del zodiaco e variaziom nepunti degli equinozii, movimento medio, anomalia e prostaferesi del Sole, ed altre cose taU. quelle che son veementedeUa Terra. Ma perché, sendo noi congiunti con lei, ed mconseguenza a parte d'ogni suo movimento, non gli possiamoimmediate riconoscere in lei, ma ci convien far di lei re azionea i corpi celesti ne' quali ci appariscono, pero gli nommiamocome fatti là dove fatti ci rassembrano. Quindi si noti quan osia ben fatto l'accomodarsi al nostro più consueto modo

la comun concordia de' Padri, nel ceverjuaproposizione naturale dalla Scrittura nel me ® tenerladebk autenticarla in maniera che divenga f/di " eUeper tale, crederei che ciò si dovesse al pm 'ntatóeconclusioni solamente, le quali fissero a perdiscusse e ventilate con assoluta ®IW e per l'altra parte, accordandosi po. tath a repquella e tener questa. Ma la mobUrtà deUa Term e stabUUdel Sole non son di questo j. remota dallenione fosse in quei tempi totalmen e p seguitaquestioni deUe scuole, e non considerata,da veruno: onde si può credere che ne °a' Padri di disputarla, avendo i luoghilor propria opinione, e contradizione dinell'istesso parere, senza che si sent ammettonoalcuno. Non basta dunque il dir che i a " la stabilità della Terra, etc., adunque il tene , . .ma bisogna provar che gli abbino condennato 1 opinanecontraria: imperò che io potrò sempre discuterla,avuta loro occasione di farvi sopra re essi corrente,ha fatto che l'hanno lasciata ed ammessi so ma non già come resoluta e stabihta. E cidir con assai ferma ragione: impero c ® . j-gg^ o no:reflessione sopra questa conclusione come controversa.

580 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

se no, adunque niente ci potettero, né anco in mente loro,determinare, né deve la loro non curanza mettere in obligenoi a ricevere quei precetti che essi non hanno, né pur con1 intenzione, imposti; ma se ci fecero applicazione e considerazione, già l'averebbono dannata se l'avessero giudicataper erronea; il che non si trova che essi abbino fatto. Anzi,opo che alcuni teologi l'hanno cominciata a considerare, sive e c e non 1 hanno stimata erronea, come si legge ne i

Comentari cU Didaco a Stunica sopra lob, al c. 9, v. 6,sopra e parole « Qui commovet Terram de loco suo »> etc.

discorre sopra la posizione Copernicana, eScrittura della Terra non esser contro alla

Oltre che 10 averei qualche dubbio circa la verità di talChiesa obblighi a

snìam simili conclusioni naturali, insigniterrh r ? '''''' interpetrazione di tutti i Padri:manipra° che quelli che stimano in questaDria <iesiderato d'ampliar a favor della pro-in questo °nm Concilii, il quale non veggo chesensi contra ° proibisca altro se non lo stravolger inde' Padri nn^ T Chiesa o del comun consensoa i costumi "ogM solamente che sono de Fide, o attenentistiana: e cok r' aU'edificazione della dottrina cri-Ma la mobilità o ttabilitr'n/'? " '''® Sessione IV.d e F i d e n é c o n t r o a i °luoghi della Scritturn ^ ^ ^ voglia scontorcereP a l r i : a n d Ì T Ì ^ !servito di luoghi sacri l ^sta dottnna non si è maigravi e sapienti teologi rSe neU'autorità dial vero sentimento. E quantr " !! '' conformeformino co' Santi Padri in \ decreti de* Concilii si conmanifesto: poi che tantumFide sin^Ii conclurnutt ^ P"le contrarie opinioni che n , eprovar come erronee* t p u presto avendo riguardo ali®

» .Com che smuove la lem del suo taog»..

A C R I S T I N A D I L O R E N A 581

primaria intenzione di Santa Chiesa, reputano inutile l'occuparsi in cercar di venir in certezza di quelle. Senta 1 AltezzaVostra Serenissima quello che risponde sant Agostino a queifratelli che muovono la quistione, se sia vero che il cielosi muova o pure stia fermo; « His respondeo, multum subti-libus et laboriosis rationibus ista perquiri, ut vere percipia-tur utrum ita an non ita sit: quibus ineundis atque tractandisnec mihi iam tempus est, nec illi esse debet quos ad salutemsuam et Sanctae Ecclesise necessariam utilitatem cupimus m-formari.))^2

Ma quando pure anco nelle proposizioni naturali, da luogtudella Scrittura esposti concordemente nel medesimo senso datutti i Padri si avesse a prendere la resoluzione di con en-narle o ammetterle, non però veggo che questa regola avesseluogo nel nostro caso, avvenga che sopra 1 me .si leggono de' Padri diverse esposiziom:Areopagita, che non il Sole, ma il pnmo mo ,l'isteL stima sant'Agostino, ciò è che si Armasserocorpi celesti; deU'istessa opinione e 1 Abulense ' gU autori Ebrei, a i quali applaudestimato che veramente il Sole non si erma , , apparve ™dia„te la b-ità de. tempodettero la sconfitta a nemici. Cosdi Ezechia, Paulo Burgense stima nonSole, ma neU'orivuolo. Ma che in efìetto siae inteipetrare le parole del testo di jalunque siponga la costituzione del mondo, dimos rero nuelloL finahnente, concedendo a questi signori p u di qUoche domandano, ciò è di sottoscrivere ^de' sapienti teologi, già che tal particolar squis

« I n G e n e s i s a d l i t e r a m , U h . I I , e s a m i n a t erispondo che con argomentazioni molto so 1 queste cose perché veracemente si debbono averne quelli chescere e trattare le quali io non ho tempo c deUa Santavogliamo educare per la salvezza loro e per la necessanaC h i e s a » . . „ A v i l a - P a o l o v e s c o v o d i

M Alfonso Tostado (1400-1455). vescovBurgos.

582 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

si trova essere stata fatta da i Padri antichi, potrà esserfatta da i sapienti della nostra età, li quali, ascoltate prima1 esperienze, 1 osservazioni, le ragioni e le dimostrazioni de*filosofi ed astronomi per l'ima e per l'altra parte, poi chela controversia ò di problemi naturaU e di dilemmi necessariied impossibili ad essere altramente che in una delle duemaniere controverse, potranno con assai sicurezza determinarque o c e le divine inspirazioni gli detteranno. Ma che senzaventilare e scutere minutissimamente tutte le ragioni del-fa+t parte, e che senza venire in certezza delatto si sia per prendere una tanta resoluzione, non è dae dSnL e curerebbono d'arrisicar la maestà^ sostentamento della repu-che non w " niaginazioni, né da temersi da quellia t t e n z i o n e c h e s i v a d i a c o n s o m m adottrina . sicno i fondamenti di questaSacre Letterr i°n del vero e deUeogS c^ LTo 1 ™t°rità neUa qualeS e C m r ' m a n t e n u t e L adesiderata e prwurata T maggior zelo vienmente a Santa rv>- i che, sottoponendosi onnina-o q.^^fo^one 'i P-Msca questazione più sicun v. "maggiormente si assicuri nell'eie-interesse o soUevati di^ proprioella fulmini senz'altro i suggestioni, predicano chefarlo, non considerando potestà, diè sempre utUe che si faccia?"??stati i Padri santissimi- n • ^®sto parere non son giàdizio e quanto contro' di quanto progiu-Cattolica sarebbe il volere institute della Chiesaconclusioni naturali delle Scrittura definiredimostrazioni necessarie o con esperienze o constrare il contrario di queT qualche tempo dimo-andati non solamente circospetti ^^"^^ ®°"°stramento de gli altri, lasciati hanno, per ammae-obscuris atque a nostris oculìs r*™.*' P"'®™"': « I"

remotissimis, si qua inde

A C R I S T I N A D I L O R E N A 583

scripta, etiam divina, legerimus, quae possint, salva fide quaimbuimur, aliis atque aliis parere sententiis, in nullam earumnos praecipiti affirmatione ita proiiciamus, ut, si forte dili-gentius discussa Veritas earn recte labefactaverit, corruamus,non pro sententia divinarum Scripturarum, sed pro nostraita dimicantes, ut earn velimus Scripturarum esse, quae nostraest, cum potius earn, quae Scripturarum est, nostram essevelie demeamus. » Soggiugne poco di sotto, per ammaestrarci come nissuna proposizione può esser contro la Fedese prima non è dimostrata esser falsa, dicendo: «Tamdiunon est contra Fidem, donee ventate certissima refellatur.quod si factum fuerit, non hoc habebat divina Scriptura,sed hoc senserat humana ignorantia. »Dal che si vedecome falsi sarebbono i sentimenti che noi dessimo a luogmdella Scrittura, ogni volta che non concordassero con le veritàdimostrate: e però devesi con l'aiuto del vero dimostratocercar U senso sicuro deUa Scrittura, e non. conforme nudo suono deUe parole, che sembrasse vero aUa debotonostra, volere in certo modo sforzar la natura e negare espe-rienze e le dimostrazioni necessarie.

Ma noti, di più, l'Altezza Vostra, con quante c oP .zioni cammina questo santissimo uomo pa che nsoad affermare alcuna interpetrazione dellae talmente sicura che non si abbia da temere po etrare qualche difficoltà che ci apporti disturbo, che, non contento che alcun senso deUa Scrittura concordi con alcunadimostrazione, soggiunge: « Si autem hoc verum esse ce

D. Augustinus, /« Genesis adlileram. lib. I. capp.di GaUlei). «Nelle questioni lontanissime ed oscure per noi, ,scritti, anche divini che, salva la Fede cui siamo educati.a questa o a quell'opinione, a nessuna di esse dob lamo a accurata-samente in modo da soccombere, se per caso la veritàmente l'avrà distrutta a ragione: combattendo nonSacre scritture, ma per la nostra, in modo da vol e fdelle Sacre scritture, quando piuttosto dovremmo volere cùel ' o p i n i o n e d e l l e S c r i t t u r e » . . l a v e r i t à c e r -« « Finché non è contro la fede, finché non sia s® scrittura, matissima; che se ciò sarà fatto, non questo conteneva la divina Scntt<}uesto aveva sentito l'ignoranza umana ».

5 ' ' 4 L E T F E R E C D I ' E R N I C A N U

ratio demonstraverit, adhuc incertum crit, utriim hoc in Ulisverbis sanctorum librorum scriptor sentiri voluerit. an aliquidahud non minus verum: quod si cetera contextio sermonisnon hoc cum voluisse probavcrit, non ideo falsum erit aliud

voluit, scd et verum et quod utiUus coca ur. » a quello che accresce la meraviglia circa lacammina, è che.

e nuplln ° ' vedere che e le ragioni dimostrativeScrit tura ed i l resto

sima precedente o susseguente cospirino nella mede-textio SrrinT" ' seguenti parole: « Si autem con-ffnaverit intelligi scriptorem non repu-quello an * "< 0 ad accettar questo senso o escluderH u f fi c i e n " - a i c a u t e l a t oque voluisse non ' corum ille voluerit; aut utrum-tentircertT'- ^^^ditur, si utrique sen-vot do^^^^ " E analmente, quasia quali Penco ief"'qu^chfri^ ^ Scritture e la Chiesache alla dignità della Srkt" mantenimento d'un suo errorer i t à d i q u e l l a o l t r p • + e s t e n d e r l ' a u t o -soggiugn'e "e,a ^ P™'bastare a reprimere e mn i doverebbonouno pretende di nnf • soverchia licenza che talP tende di potersi pagliare: « Plerumque enim accidit,

n m a ^ à a n c o r a i n c e r t o s e ^sigmficare questo o piuttosto altradiscolo avrà provato che egli non aulVu delperciò sarà falso l'altro che eg voHe f si intendesse, non« Se poi il contesto della Scritt ^ più utile »-scnttore abbia voluto intendere, ancora"=' ^ "Pugnerà a che questo lopotè significare ». ' potrà chiedere so anche altro non" „ Che se troveremo che ancheincerto quale dei due sensi egli abbia volut potuto significare, saràche abbia voluto l'uno e l'altro, se l'una e r'i° arbitrariamente si credecostanza certa r. ^ ^^a opinione è suffragata da cir-

A C R [ S T I N A D I L O R E N A 585

ut aliquid de Terra, de caelo, de cseteris huius mundi eie-mentis, de motu et conversione vel etiam magnitudine etintervallis siderum, de certis defectibus Solis et Lunae, decircuitibus annorum et temporum, de naturis animaliuin,fruticum, lapidum, atque huiusmodi caeteris, etiam non Chri-stianus ita noverit, ut certissima ratione vel experientiateneat. Turpe autem est nimis et pemiciosum ac maximecavandum, ut Christianum de his rebus qu i secundumChristianas Literas loquentem ita delirare quilibet infidelisaudiat, ut, quemadmodum dicitur, tote caelo errare conspi-ciens, risum tenere vix possit; et non tam molestum esquod errans homo derideretur, sed quod authores nostn aeis qui foris sunt talia sensisse creduntur, et, cum magnoexitio eorum de quorum salute satagimus, tamquam m oc 1reprsehenduntur atque respuuntur. Cum enim quemquam enumero Christianorum ea in re quam ipsi optinieerrare deprshenderint, et vanam sententiam suam de nMtnslibris assereni, quo pacto iUis libris creditun sunt de «su-rectione mortuorum et de spe vterum, quando de his rebus quas iam expenn vel indubitaterationibus percipere potuerunt, faUaciterscriptos? » " Quanto poi restino offesi i an ;sag e pruder da questi tali che, per sostener propos.z.om

» . Speso inetti capta che «. autor, anchcana certa nozione circa ia terra, ii cieio ed a n e distanze deiiesul moto e sulla conversione o anche sulle gran MZ tempi,stelle a determinate ecclissi del sole e di luna, ne genere,suUa natura degU animali, delle piante, delleda tenerla per certissima ragione o esperienza. È °noso ed in ogni maniera da evitare che un certoparlare di queste cose secondo le Sacre ®"2uto'\™stento possa trattenerecome si dice, vedendolo 'errare m modo assolut -rrore auanto cheil riso, e non è tanto molesto che sia deriso an dannonostri scrittori, agli estranei, sembrmo credere j gjanti siano redardi coloro della cui salute abbiamo cura, e eh ® ^ he cristiano inguiti e disprezzati. Quando infatti colgono vano parere preso daicosa che essi conoscono benissimo, e dichiarano 1 su speranzanostri libri, come potranno credere alla resurrezio tojno ^ ^ .della vita eterna e del regno dei cieh, qua verificare e conoscere connostri Ubri circa le cose che essi han potuto già venficareragioni indubitabili? ».

586 L E T T E R E C O P E R N I C A N E

da loro non capite, vanno in certo modo impegnando ì luoghidelle Scritture, riducendosi poi ad accrescere il primo errorecol produrr altri luoghi meno intesi de' primi, esplica ilmedesimo Santo con le parole che seguono: « Quid enimmolesti® tristitiajque ingerant prudentibus fratribus temerariipraesumptorcs, satis dici non potest, cum si quando de pravaet falsa opinione sua repraehendi et convinci Cceperint ab eisqui nostrorum librorum authoritate non tenentur, ad defen-dendum id quod levissima temeritate et apertissima falsitatexerunt, eosdem libros sanctos unde id probent, proferre

conantur; vel etiam memoriter, qu® ad testimonium valerear 1 rantur, multa inde verba pronunciant, non intelligcntesneque quae loquuntur neque de quibus affirmant. »

e numero di questi parmi che sieno costoro, che nonen o o non potendo intendere le dimostrazioni ed espe-

nenze con le quali l'autore ed i seguaci di questa posizionenfermano. attendono pure a portar innanzi le Scritture,

nin n- quante più ne producono e quantoLh. u"-'' chiarissime e non am-m a e e i o A " d a n n o , d i t a n t oil iffm sarebbono alla dignità di quelle (quandoi uta^m. T f'' poi la verità cono-sior contrario arrecasse qualche confa-de' quali nur"^ n separati da Santa Chiesa,n e l e m a d r e d e s i d e r o s a d i r i d u r g l idinatamente ni- l'Altezza Vostra quanto disor-n e l l adella Scrittura e ben <5n argumenti luoghi' ® malamente da loro intesi.

" (t Non si dirà mai abbastan»n chino ai fratelli prudenti quelli eh "Molestia e quanto danno arre-qualche volta cominciano ad essere °'*° e presuntuosi, quando, seloro distorta e falsa opinione da o ® convinti d'errore per qualchenostri Ubri, per difendere quello che riconoscono l'autorità deie con chiara falsità, tentano di portare* ^ "* detto con leggerissima temeritàfermare le loro asserzioni, oppure da sacri, allo scopo di concredendo che ciò valga come testimoni-' ^ ^ citano molto a memoria,ttè il loro senso u. ^iza, non comprendendo né le parole

A C R I S T I N A D I L O R E N A 587

Ma se questi tali veramente stimano e interamente credonod'avere il vero sentimento di un tal luogo particolare dellaScrittura, bisogna, per necessaria conseguenza, che si ten-ghino anco sicuri d'aver in mano l'assoluta verità di quellaconclusione naturale che intendono di disputare, e che insiemeconoschino d'aver grandissimo vantaggio sopra l'avversario,a cui tocca a difender la parte falsa; essendo che quello chesostiene il vero, può aver molte esperienze sensate e moltedimostrazioni necessarie per la parte sua, mentre che 1 avversario non può valersi d'altro che d'ingannevoli apparenze, diparalogismi e di fallacie. Ora se loro, contenendosi dentro ai termini naturali e non producendo altre armi che le filosofiche. sanno ad ogni modo d'esser tanto supenon aU avversario, perché, nel venir poi al congresso, por subito manoad un'arme inevitabile e tremenda, per atterrire con 3- vista il loro avversario? Ma, se io devo dir d vero, credoche essi sieno i primi atterriti, e che, senten osi ma 11potere star forti contro alli assalti dell'avversano, tentinodi trovar modo di non se lo lasciar accostare, vietandoglil'uso del discorso che la Divina Bontà gliabusando l'autorità giustissima della Sacra 'ben intesa ed usata, non può mai, conforme alla comusentenza de' teologi, oppugnar le manifeste espenenze o enecessarie dimostrazioni. Ma che questi tah ri ugg mScritture per coprir la loro impossibUità di capire, nondi solvere, le ragioni contrarie, dovrebbe, s io non m inganno,essergli di nessun profìtto, non essendo mai sin qui s acotal opinione dannata da Santa Chiesa. Però, quando volessero procedere con sincerità, doverebbono o, tacendo, confessarsi inabili a poter trattar di simili materie, o vero pnmaconsiderare che non è nella potestà loro né di a tri c eSommo Pontefice o de' sacri ConcUii il dichiarare una p -posizione per erronea, ma che bene sta nell ar 1 nodisputar della sua falsità: dipoi, intendendo ® sibile che alcuna proposizione sia insieme vera e •dovrebbono occuparsi in quella parte che più avesserociò è in dimostrar la falsità di quella; nerché nessunoscoperta, o non occorrerebbe più il proibirla, p

588 L E T I E R K C O P E R N I C A N E

la seguirebbe, o il proibirla sarebbe sicuro e senza pericolod i s c a n d a l o a l c u n o .

Però applichinsi prima questi tali a redarguire le ragionidel Copernico o di altri, e lascino il condennarla poi pererronea ed eretica a chi ciò si appartiene; ma non sperinogià d esser per trovare nei circuspetti e sapientissimi Padrie nell assoluta sapienza di Quel che non può errare, quellerepentine resoluzioni nelle quali essi talora si lascerebbonoprecipitare da qualche loro affetto o interesse particolare:perché sopra queste ed altre simili proposizioni, che non sonodirettamente de Fide, non è chi dubiti che il Sommo Pontefice ritien sempre assoluta potestà di ammetterle o dicondennarle; ma non è già in poter di creatura alcuna ilfarle esser vere o false, diversamente da quel che elleno persua natura e de facto si trovano essere. Però par che migliorconsiglio sia 1 assicurarsi prima della necessaria ed immutabilventà del fatto, sopra la quale nissuno ha imperio, che,senza tal sicurezza, col dannare una parte spogliarsi deU'au-

libertà di poter sempre eleggere, riducendo sottonecessit quelle determinazioni che di presente sono indiffe-ren 1 e ibere e riposte nell'arbitrio dell'autorità suprema.HirhJor ® possibile che una conclusione siaata eretica mentre si dubita che ella poss'esser vera,la rnoHlTtà fatica di quelli che pretendono di dannara r d e l S o l e , s e p r i m a n o nla dimostrano essere impossibile e falsa.il luogo consideriamo, quanto sia vero cheil Sole al rnmQ«!i * possa essere che, obedendo

n e

s p a z i o s i p r o l u n g a s s e . P ® ' '

cosUtuzionè conforme aUaperché, facendosi il movimento dV? avvenirl'ordine de' segni, U quale è 1 •è contrario al movimento del "occidente, che è queUo l fa "H la 11 giorno e la notte, chiara

cosa è che, cessando il Sole dal suo vero e proprio movimento, il giorno si farebbe più corto, e non più lungo, eche all'incontro il modo dell'allungarlo sarebbe l'affrettareil suo movimento: in tanto che, per fare che il Sole restassesopra l'orizonte per qualche tempo in un istesso luogo, senzadeclinar verso l'occidente, converrebbe accelerare il suo movimento tanto che pareggiasse quel del primo mobile, chesarebbe un accelerarlo circa trecento sessanta volte più delsuo consueto. Quando dunque losuè avesse avuto intenzioneche le sue parole fossero prese nel loro puro e propriissimosignificato, averebbe detto al Sole ch'egli accelerasse il suomovimento, tanto che il ratto del primo mobile non lo portasse all'occaso; ma perché le sue parole erano ascoltate dagente che forse non aveva altra cognizione de' movimenticelesti che di questo massimo e comunissimo da levante aponente, accomodandosi alla capacità loro, e non avendointenzione d'insegnargli la costituzione delle sfere, ma so oche comprendessero la grandezza del miracolo fatto nell allungamento del giorno, parlò conforme all'intendimento loro.Forse questa considerazione mosse prima Dionisio Areo-pagita« a dire che in questo miracolo si fermo il pnmomobae, e fermandosi questo, in conseguenza si fermorontutte le sfere celesti: della quale opinione è l'istesso sant Agostino, e l'Abulense 2 diffusamente la conferma. Anzi, chel'intenzione dell'istesso losuè fusse che si fermasse tutto ilsistema delle celesti sfere, si comprende dal comandamentofatto ancora aUa Luna, ben che essa non avesse che farenell'allungamento del giorno; e sotto il precetto fatto ad essaLuna s'intendono gli orbi de gli altri pianeti, taciuti in questoluogo come in tutto il resto delle Sacre Scritture, del e qu inon è stata mai intenzione d'insegnarci le scienze astronomiche.

Farmi dunque, s'io non m'inganno, che assai chiaramentesi scorga che, posto il sistema Tolemaico, sia necessario

In Epistola ad Polycarptim (nota di GaUlei).« De mirabilibus Sacrae Scripturae, lib. II. - Qttaesi., 2 , 4losuè (note di Galilei).

590 LETTERE COPERNICANE

interpetrar le parole con qualche sentimento diverso dal loropunto significato: la quale intcrpetrazione, ammonito dagli uti-issimi documenti di sant'Agostino, non direi esser necessariamente questa, sì che altra forse migliore e più accomodatanon potesse sovvenire ad alcun altro. Ma se forse questo me-esimo, più conforme a quanto leggiamo in Giosuè, si potesse

intendere nel sistema Copernicano, con l'aggiunta di un'iUtrasservazione, nuovamente da me dimostrata nel corpo solare,vogho per ultimo mettere in considerazione; parlando sempre

Se cZ di non esser talmente affezionatocreder chr ' 1° anteporle a quelle degli altri, eSacre migliori e più conformi aU'intenzione deUeSacre Lettere non se ne possino addurre.tutto 'I sis^'m miracolo di losuè si fermassede' sopr^^ ^ 1'"' conversioni celesti, conforme al pareresola non si ® questo acciò che, fermatone unaset; ™ -tituzioni e s'introducessenatura v?rnLr in tutto '1 corso dellasolare ben cHp luogo a considerare come il corposa SL 1-8°. si rivolge però inSÌ come conchidpnf conversione in un mese in circa,mie Lettere delle M d'aver dimostrato nelleghiaino sensatamentHsw neU movimento veg-inclinato verso il m ■ ' parte superior del globo,riore, piegai verr„ T"°' la parte infe-si fanno i rivolKimentTIl°T' 'stesso modo appunto cheriguardando noi alla noV.'in""' Pi^^'i. Terzo,<li luce, dal qual puVcwfosolamente la Luna e la T ^ ®®® " mente dimostro, nonnell'istesso modo per se stp^"^f' pianeti,non credo che sarà lontano vengono illuminati,come ministro massimo della i filosofare il dir che egli,e cuore del mondo, infonde a ® modo animanon solo la luce, ma il corpi che lo circondanomedesimo; sì che, nell'isto« ° ancora, co '1 rigirarsi in semodo che, cessando '1 moto

" Cfr. pp. 327 segg.

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del cuore nell'animale, cesserebbono tutti gli altri movimentidelle sue membra, così, cessando la conversion del Sole, sifermerebbono le conversioni di tutti i pianeti. E come chedella mirabil forza ed energia del Sole io potessi produrnegli assensi di molti gravi scrittori, voglio che mi basti unluogo solo del Beato Dionisio Areopagita nel libro De divinisnominibus; il quale del Sole scrive così: « Lux etiam colligitconvertitque ad se omnia, quae moventur, quae illustrantur,quae calescunt, et uno nomine ea quae ab eius splendorecontinentur. Itaque Sol Ilios dicitur, quod omnia congregetcolligatque dispersa. » E poco più a basso scrive dell istessoSole: <( Si enim Sol hic, quem videmus, eorum quae sub sen-sum cadunt esscntias et quaUtates, quamquam multa smtac dissimiles, tamen ipse, qui unus est aequabiliterque umenfundit, renovat, alit, tuetur, perficit, dividit, comungit, fovetfaecunda reddit, auget, mutat, fiimat, edit, move , vi laqfacit omnia, et unaquque res huius universitatis, pro captusuo, unius atque eiusdem SoUs est particeps, torum, quae participant, in se aequabiliter an icii» as ,certe malore ratione » etc. Essendo, dunque, 0 edi luce e principio de' movimenti, vo en o 10comandamento di losuè restasse per molte orestato immobilmente tutto '1 sistema mondano basto ferrneil Sole, aUa cui quiete fermatesi tutte 1 altre conversiom,restarono e la Terra e la Luna e '1 Sole nella me esimatuzione, e tutti gli altri pianeti insieme; né per tutto queltempo declinò '1 giorno verso la notte, ma osamen esi prolungò: ed in questa maniera col fermare o e, senzaalterar punto o confondere gli altri aspetti e scam levcostituzioni deUe stelle, si potette allungare il giorno in ierr ,conforme esquisitamente al senso literale del sacro es o.Ma queUo di che. s'io non m'inganno, si deve faxpiccola stima, è che con questa costituzioneha il senso literale apertissimo e facilissimo d uncolare chc si legge nel medesimo miracolo,

** Per la traduzione di questi passi cfr. la lettera al D»*" 3zo 1615, p. 547, n. II.

L E T T E R F. C O P E R N I C A N E

il Sole SÌ fermo nel mezo del cielo. Sopra '1 qual passo graviteologi muovono difiàcultà: poi che par molto probabile chequando Giosuè domandò l'allungamento del giorno, il Solefusse vicino al tramontare, e non nel meridiano; perchéquando fusse stato nel meridiano, essendo allora intorno alsolstizio estivo, e però i giorni lunghissimi, non par verisimileche fusse necessario pregar l'allungamento del giorno perconseguir vittoria in un conflitto, potendo benissimo bastareper CI o spazio di sette ore e più di giorno che rimanevanoancora, a che mossi gravi.ssimi teologi, hanno veramenteenu o c e 1 Sole fusse vicino all'occaso; e così par che

nmo anco le parole, dicendosi: Ferma, Sole, fermati', chée osse stato nel meridiano, o non occorreva ricercare ilm racolo o sarebbe bastato pregar solo qualche ritardamento.

^ opinione è il Caietano alla quale sottoscrive ilr i ! ; t pcc con d i re che losuè aveva que l -dei a-tte tant'altre cose avanti il comandamentogiornn- ' ^ Ppssibile era che fussero spedite in un mezocTver." interpetrar le parole .n mediol'istessn u Iche durezza, dicendo che l'importanoemLtrio f^^niò essendo nel nostros'io non érm orizonte. Ma tal durezza ed ogn'altra.Copernicano.' U "501661"°'' conforme al sistemacelesti e delle m . ^ /"ezo, ciò è nel centro degli orbiSimo di porvelo- «^ome è necessaris-o la meridiana'o altra qualsivoglia ora del giorno,giorno fu alluneatn a f vicina alla sera, ilfermarsi il Sole n^i Slitte le conversioni celesti colc i e l o , d o v e ^lettera, oltre a quel che si rr+Z'''' ^ accomodato allasi volesse affermarf» lo • quanto che. quando ancodel mezo gioCu pLl"? f'"a nell'orastetit in meridie, vel in sarebbe stato il dire checcbU, poi che di un cornoTr • circuh, e non in medioveramente e solamente il ce^^ro ^ ^

« Tommaso de Vio, vescovo di Gaeta (:,C8.33,).

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Quanto poi ad altri luoghi della Scrittura, che paionocontrariare a questa posizione, io non ho dubbio che quandoella fusse conosciuta per vera e dimostrata, quei medesimiteologi che, mentre la reputan falsa, stimano tali luogluincapaci di esposizioni concordanti con quella, ne trovereb-bono interpetrazioni molto ben congruenti, e massime quan oall'intelligenza delle Sacre Lettere aggiugnessero qualche cognizione delle scienze astronomiche: e come di presen e,mentre la stimano falsa, gli par d'incontrar, nel eggere eScritture, solamente luoghi ad essa repugnant quan oavessero formato altro concetto, ne incontrere ero perventura altrettanti di concordi; e forseSanta Chiesa molto acconciamente nan- se c eil Sole nel centro del cielo e che quindi, costesso a guisa d'una ruota, contribuisce g oralla Luna ed aU'altre stelle erranti, mentre eUa canta.

CeBli Deus sancHssime,qui htcidum centrum policandore pingis igneo,augetts decoro Ittmine:quarto die hui flamnieamsolis rotam consiiiuens.luna ministras ordinem,vagosque cursus siderum .

Potrebbono dire, il nome di firmamento convenirsi moltobene ad literam alla sfera stellata ed a u dispo-sopra le conversioni de' pianeti, che, con osizione, è totalmente fermo ed immobile. .la Terra circolarmente, s'intenderebbono i suoi Plegge: « Nec dum Terram fecerat, et fìumma orbi Terr.»-; i quali cardini paiono indarno attrmU alglobo terrestre, se egU sopra non se gU deve raggi

« « Dio santissimo delnoso centro del polo, arricchendolo di Delia lu ,giorno il fiammeggiante disco del Sole dai la regola alladelle stelle » (inno attribuito a S. Ambropo). dell'orbe terre-« Non aveva ancora fatte la Terra . fiumi c . cardist re n .

;^8. Galiiei, I.