lezione_pigmenti 2b
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La pittura avviene ad esecuzione diretta sulla
roccia, senza preparazione, sfruttando le
irregolarit rocciose ai fini della resadell'immagine. Cio sporgenze, cavit e
asperit rocciose venivano spesso sfruttate per
far parte di una raffigurazione.
In alcuni casi le incisioni o le pitture sono
state eseguite nei pressi dell'ingressodelle caverne, dove la luce riusciva ailluminare linterno, ma nella maggior partedei casi, le opere venivano realizzateallinterno delle caverne, in luoghi bui e didifficile accesso. Gli artisti disponevano
quindi di un'illuminazione artificiale(lucerne di pietra alimentate da grassoanimale con uno stoppino fatto di licheni,muschio, corteccia o ramoscelli).
L' artista sceglieva il luogo dove
dipingere le sue immagini tenendo
conto della morfologia generale della
caverna, sfruttando sporgenze o
fessure che potessero ricordare forme
animali o parti del corpo animale.
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Per le incisioni veniva utilizzato un bulino di
selce dalla punta robusta. Le immagini dipinte
venivano realizzate solamente con il contorno,oppure con l'utilizzo di uno o due colori per
riempire lo spazio all' interno della figura. A
volte il contorno veniva tracciato prima a
incisione, poi veniva colorata la figura. In altri
casi si colorava prima l'immagine e poi veniva
rifinita incidendo tutta la figura o solo alcuneparti. Un altro modo per dipingere le figure era
l'utilizzo di un batuffolo di pelliccia, soprattutto
quando si voleva sfumare il colore. A Lascaux
ed Altamira stata utilizzata spesso questa
tecnica.
Incisione: Graffito nel
Riparo Romito di
Papasidero, 19.000-
10.000 a.C.
Uno dei bisonti di Altamira,
15.000-11.000 a. C.
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Col termine "a fresco" o "buon fresco" siintende la pittura murale nella quale i colorivengono stemperati in acqua e stesi sopra unintonaco fresco, ossia appena steso. Cosoperando, per reazione tra la calcedell'intonaco e il carbonio dell'aria, i colorivengono a fissarsi fino a divenire insolubili e
acquistano una forte solidit.
Giotto di Bondone
La fuga in Egitto, 1303-1306 circa
tecnica: affresco su muro
Padova, Cappella degli Scrovegni
Raffaello: La scuola di Atene
Stanza della Segnatura in Vaticano.
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L'affresco costituito da pi strati distinti : Primo strato, l'arricciato, costituito da unmisto di calce spenta e sabbia grossa (malta
grezza composta di sabbia grossa, acqua e
calce e stesa con la cazzuola) (rapporto
legante/inerte = 1/3)
Secondo strato, l'intonaco, costituito da calce
spenta e sabbia fine ben setacciata (malta
con sabbia fine acqua e calce steso sul
rinzaffo asciutto) (rapporto legante/inerte
= 1/2).
Terzo strato, tonachino (malta con sabbiafine, polvere di marmo, calce e acqua) su cui
veniva realizzato l'affresco vero e proprio,
costituito da pigmenti diluiti in acqua pura
applicati in pi strati con un pennello
(rapporto legante/inerte=1/1).
L'ultimo strato, la calcina (una crosta
vetrosa), il risultato della carbonatazione
della malta di calce che, disidratandosi
produce un involucro protettore trasparente
che ingloba i pigmenti e li fissa
definitivamente.
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E' malta di calce e sabbia fine (in particolare un impasto fatto con sabbia di fiume fine,
polvere di marmo, o pozzolana setacciata, calce ed acqua) ed la parte su cui si dipinge.Il suo spessore di pochi millimetri. La superficie dell'intonaco deve essere spianata e
levigata.
Ai tempi di Vitruvio (ufficiale sotto Cesare ed architetto, scrive tra il 27 ed il 23 a.C. un
trattato, il "De Architectura", in cui spiega dettagliatamente come realizzare intonaci di
buona qualit, che garantiscano solidit, lucentezza e resistenza nel tempo) la
preparazione per l'affresco era costituita da ben tre strati di arriccio e tre di intonaco con
sabbia di granulazione sempre pi fina come per la lavorazione del marmorino. In
seguito, dal II secolo d.C., si us un solo strato di arriccio ed uno di intonaco. Gli intonaci
di Pompei erano molto spessi e raggiungevano i 7-8 cm. e cos essi trattenevano a lungo
l'umidit e permettevano di dipingere grandi superfici che si mantenevano fresche per
molto tempo.Per conservare ancora pi a lungo l'umidit, i pittori dell'antichit introducevano nell'impasto della
paglia, o cocci o stoppa. Non si tratta mai, comunque, di regole fisse, perch le soluzioni cambiano a
seconda delle disponibilit e delle necessit.
Vi sono infatti anche dei casi in cui il rinzaffo e l'arriccio mancano del tutto e l'affresco eseguito su
un sottilissimo strato di malta stesa sulla pietra: alcuni esempi ad Assisi nella basilica di S. Francesco
(sec. Xlll), a Feltre nel santuario di S. Vittore (sec. XIII), a Firenze sulle colonne della ex chiesa di S.
Pietro Scheraggio (sec. XIII) ora incorporata nell'ingresso della Galleria degli Uffizi, a Utrecht(cappella del vescovo Guy d'Avennes, sec. XVI).
veniva steso giorno per giorno sulla superficie che il pittore riusciva a dipingere
Per questo si parla di pittura a giornate
Se il pittore non riusciva a dipingerlo tutto veniva rimosso
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La calce viva (ossido di calcio CaO) viene preparata a per cottura (calcinazione
o arrostimento) della pietra da calce (CaCO3). Essa si decompone liberando
anidride carbonica e trasformandosi in calce viva.
A contatto con acqua questa si trasforma con una reazione esotermica in calce
spenta.
Con una quantit di H2O pari a 1/2 il peso dellossido di calcio, si forma la
di idrossido di calcio Ca(OH)2
Se alla calce spenta in polvere aggiungiamo 3 o 4 parti di acqua, cio acqua ineccesso, otteniamo dalla consistenza fluida e colloidale.
costituita da grassello e 2 o 3 parti di sabbia di fiume
La calce fa presa in diverse fasi: inizialmente perde acqua per evaporazione,
cio cristallizza, in seguito si ha la carbonatazione, che avviene solo negli strati
pi esterni e richiede pi tempo, in questo processo si riforma carbonato di
calcio (la calcina).
CarbonicaAnidride
2lcioOssidodica
900
3COCaOCaCO
C
icalcioCarbonatod
calciodiIdrossido
22lcioOssidodica
OHCaOHCaO
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cio l'idrato di calcio si combina con l'anidride carbonica e si ottiene carbonato di calcio
+ acqua che evapora. Nella fase di asciugamento della malta, l'acqua che va verso
l'esterno porta alla superficie dipinta buona parte dell'idrossido della calce per formare
quella pellicola che diventer carbonato di calcio colorato. La carbonatazione avviene
entro tre ore dalla stesura dell'intonaco.
E il risultato di una reazione chimica che prende il nome di "carbonatazione della calce:
La calce mescolata ad acqua e sabbia si
indurisce progressivamente formando
carbonati a contatto con l'anidride carbonica
dell'aria. L'indurimento ricostituisce in parte il
calcare d'origine formando carbonato di
calcio, che fissa i colori dell'affresco.
Ca(OH)2 + CO2CaCO3 + H2O
La carbonatazione un processo veloce in
superficie ma lento nella massa perch
ci vogliono mesi per permettere all'anidride
carbonica atmosferica di penetrare nella
preparazione e all'acqua dellinterno per
arrivare all'esterno per evaporare.
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Si compongono di due fasi: essiccamento e
carbonatazione.
Essiccamento va via gran parte dell'acqua
contenuta nell'impasto.
Carbonatazione una reazione chimica lenta tra la
calce spenta e l'anidride carbonica atmosferica.
Tale reazione avviene nella soluzione satura di
Ca(OH)2, perch l'acqua che si produce stabilizza la
calce: tale processo lento tanto pi interna la
calce nel muro. Sempre parlando di
carbonatazione, quando si forma CaCO3, precipita
nella microgoccia contenente sabbia, e si formano
reticoli, cosicch la massa di sabbia acquista
coerenza e compattezza. Se c' del pigmento, tale
processo coinvolge lo strato pittorico.Gli affreschi, in ambienti chiusi sono molto stabili,
ed il processo di presa, nel tempo, non altera molto
il colore dell'affresco, anche se chiaro che se
siamo in presenza di un solido microsuddiviso, se
questo umido acquista colori pi "vivi".
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Nella tecnica del buon fresco, dei pigmentiminerali vengono stesi sullintonaco ancoraumido senza aggiunta di leganti. I pigmenti,stemperati in acqua, si applicano nel momento
in cui lintonaco tira. Non il pigmento apenetrare nellintonaco (o nellintonachino),bens il carbonato di calcio che si formaalla superficie che lo ingloba.
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La la fase dell'affresco consistente nel disegnare con della terra rossa (in
origine proveniente da Sinope, sul Mar Nero) un abbozzo preparatorio per l'affresco
eseguito subito dopo l'arriccio.
Una volta completata questa fase, il disegno viene progressivamente ricoperto con
l'ultimo strato di intonaco.
Affresco che rappresenta la
mezza figura della Madonna col
bambino Ges in collo su fondo
ovale - E' attribuito a Fra
Giovanni Angelico
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Della sinopia si fatto largo uso fino ai
primi anni del Cinquecento, quando
stata gradualmente sostituita dal
graffito (segni ottenuti premendo sul
contorno del disegno preparatorio) e
dello spolvero (disegni eseguiti su
cartoni poi forati lungo i contorni e
spolverati con polvere di carbone in
modo da far apparire linee
punteggiate sulla parete).
.
Per questa particolare metodologia si ha bisogno di un foglio di
carta, sul quale, disegnate le sagome, queste verranno ripassatetramite piccoli fori praticati con un ago.
In seguito,creato un tampone con un panno e postovi allinterno
della polvere di carbone, sul muro rimarr impresso un tracciato
dell immagine che noi vogliamo riprodurre.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cartone_preparatoriohttp://www.lsgobetti.it/Attivit%C3%A0/Cenacolo4A/San_Salvi%20files/Glossario.htmhttp://www.lsgobetti.it/Attivit%C3%A0/Cenacolo4A/San_Salvi%20files/Glossario.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Cartone_preparatorio -
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Un altro metodo molto utile per
realizzare un affresco quello
del . Infatti, disegnato ilsoggetto su un foglio di carta, si
appoggia questultimo sulla
parete e tramite una punta
metallica o di legno si tracciano i
contorni in modo che
rimangano impressi, tramitepiccole incisioni, sull' intonaco
ancora fresco.
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I monaci Basiliani hanno sempre privilegiato la
tecnica dell'affresco per meglio far comprendere
il loro kerygma. Una delle caratteristiche tecniche
dell'affresco bizantino il tracciamento delle
linee principali del disegno sull'intonaco fresco,
con l'ausilio di una punta di legno o d'osso,
l'intonaco da affrescare levigato prima
dell'applicazione dei colori, non dopo, comeavviene nelle tecniche pi recenti.
La levigazione preliminare comporta una risalita
dell'acqua della calce in superficie e costringe
l'artista a un lavoro rapido ma, allo stesso tempo,
garantisce una maggiore nitidezza dei tratti e
potenza espressiva dei colori; per questo gliaffreschi realizzati dai monaci basiliani sono
giunti sino a noi conservando colori brillanti e
compatti.
La Fuga in Egitto (XII secolo).
San Vito dei Normanni, chiesa rupestre di San
Biagio: Presentazione al Tempio (affresco del
XII secolo).
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Il supporto pittorico simile a quello dellaffresco
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Mentre all'affresco viene attribuito un ruolo pi importante, la pittura murale a secco viene
utilizzata per le decorazioni pi marginali o per ritoccare eventuali errori nelle stesure degli
affreschi. Questo diverso ruolo dovuto al diverso grado di difficolt delle due tecniche;infatti, mentre l'affresco considerata, una tecnica di alto livello, la pittura murale a secco
viene un po surclassata per la sua relativa semplicit di esecuzione.
Il pigmento viene steso sullintonachino secco (cio carbonatato) e fissato
mediante un legante (olii siccativi, proteine, acqua di calce [soluzione
satura di Ca(OH)2
allo 0.16% a 20C]
Lintonaco deve essere preparato in modo tale che la superficie sia
particolarmente liscia, compatta (si chiudono i pori del intonaco) e
compatibile col legante organico del pigmento.
E possibile avere una gamma cromatica pi ampia: si possono utilizzarepigmenti non utilizzabili nelle altre tecniche per lelevata causticit
(basicit) dellidrato di calcio
(orpimento, cinabro, azzurro della Magna, minio, verderame, biacca etc)
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Alla tempera cosi ottenuta veniva aggiunto dell'aceto per
diminuire la carica batterica e impedire che il collante irrancidisse
perdendo la sua efficacia e comportando il distacco del pigmento
dalla superficie murale.
Nella pittura murale a secco i pigmenti vengono mescolati a delle sostanzecollanti per farli aderire all'intonaco asciutto e prendono il nome di tempera, adifferenza dell'affresco in cui i pigmenti vengono mescolati direttamente conacqua.
La preparazione delle tempere un processo molto lungo che segue unaprocedura ben precisa: innanzitutto si deve mescolare il pigmento con acqua elasciarlo "marcire" per un periodo di qualche settimana, dopodich vieneaggiunta alla soluzione la sostanza collante.
Fino ai primi anni del 1500 il collante era generalmente a base di uovo, cheveniva usato intero o solamente il rosso diluito in acqua, oppure si trattava dicolle naturali ottenute in vario modo (per esempio la colla di "carnicci"ottenuta facendo bollire dei ritagli di carta pecorina in acqua), invece dopoquesto periodo iniziano a nascere le prime tempere a olio, che usavano comecollante olio di lino che veniva aggiunto all'uovo o usato tal quale.
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L'intonaco nella pittura murale a secco deve essere evidentemente
asciutto prima di poter applicare il colore.Questo diverso tipo di modo di operare comporta un'altra conseguenza,infatti mentre nella pittura murale a secco la tempera aderisce grazie alcollante, nell'affresco i pigmenti vengono intrappolati dall'intonaco cheasciuga comportando una variazione cromatica del colore rendendo molto
difficile il lavoro dell'artista.Comunque anche la pittura murale a secco richiede alcuni accorgimenti,infatti come si detto in precedenza, l'adesione della tempera avvienegrazie al collante, ma per permettere ci devono essere eliminate tuttele possibili fonti di assorbimento dalla superficie.
A tale scopo viene steso sull'intonaco un primo strato di una soluzionecostituita dal medesimo collante della tempera a cui viene aggiunta un podi calce, sul quale viene steso un secondo strato di collante puro che halo scopo di isolante fra l'intonaco e la tempera.
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L'encausto una tecnica pittorica di grande efficacia e molto antica che risale addirittura ai
tempi delle prime civilt greche. Questa tecnica, che veniva adottata principalmente intutte le zone che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo, consiste nell'impiego di
. A dispetto dei suoi splendidi e pregevoli risultati, questa
tecnica fu soppiantata dell'affresco e, a parte qualche testimonianza medievale, dovette
attendere molti secoli prima di ottenere una parziale ma meritata rivalutazione. Ci
finalmente stata trasmessa e talvolta viene confusa con l'affresco, poich quest'ultimo
qualche volta veniva sottoposto, a fine lavoro e dopo l'essiccazione, ad una manipolazionecon cera vergine di api, che lo rendeva cos molto simile all'encausto.
Ritratto dal Fayum, inizi del II secolo (Santa Monica, Getty
Museum)
La tecnica pittorica dell'encausto viene
applicata, oltre che su muro, su marmo, legno,
avorio e terracotta. I pigmenti dopo essere
stati mescolati con la cera, vengono stesi sul
supporto con la tecnica del pennello o della
spatola, quindi fissati con procedimento a
caldo con attrezzi di metallici (cauteri o cestri).
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I pigmenti venivano mescolati con cera d'api, il
composto veniva sciolto e, ancora caldo, steso
su un supporto di legno (non di rado preparato
con gesso o con lino indurito con colla animale);
in base alle esigenze, si potevano aggiungere alcomposto resina (come il mastice di Chio), uovo
o olio di semi di lino. Per stenderlo si
utilizzavano sia pennelli (con la punta usata
calda o fredda) sia spatole.
L'effetto finale quello di una pellicola pittorica
compatta e brillante; e anche piuttostoresistente.
'ritratti funerari' scoperti in Egitto,
dove le particolari condizioniclimatiche ne hanno permesso la
conservazione. Molti di questi
provengono dall'oasi del Fayum, che
si trova a occidente della valle del
Nilo (a circa cento km a sudovest del
Cairo), per questo sono conosciuti
come ritratti del Fayum.
http://www.italipes.com/schedadidattica5.htmhttp://www.italipes.com/schedadidattica5.htm -
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La pittura ad encausto deve essere distinta dalla
cosiddetta encausticazione, un procedimento
molto usato, ad esempio, sulle pitture parietali
di Pompei.Sembra, infatti, che quelli pompeiani non siano
dei veri affreschi e che i colori venissero stesi
sull'intonaco asciutto. L'eccezionale vivezza
cromatica deriverebbe perci, oltre che dalla
perizia nell'esecuzione del dipinto, dall'uso di
stendere sulla pittura murale realizzata dellacera fusa stemperata con dell'olio (ecco perch
'encausticazione'). Non solo. La superficie veniva
lucidata con dei panni asciutti, ottenendo il
duplice effetto di rendere lucenti i colori e di
proteggerli.
Pompei, Villa dei Misteri
http://www.italipes.com/schedadidattica3.htmhttp://www.italipes.com/schedadidattica3.htm -
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Le pitture a tempera pi antiche di
cui abbiamo traccia in Italia sono
quelle risalenti al periodo etrusco (le
decorazioni delle tombe etrusche).
Purtroppo non ci sono giunte quelle
di origine ellenica, ma sappiamo che
in Grecia la tempera fu comunque
usata, come fu usata la tecnicadellencausto (pigmenti mescolati a
caldo con la cera). Anche i romani
conoscevano la tempera, come
dimostrano alcune pitture parietali
pompeiane. Un esempio di raffinate
pitture di epoca romana sia adencausto che a tempera costituito
dagli splendidi ritratti su legno
ritrovati in Egitto nelle necropoli
della zona del Fayum (secoli I -
III d.C.).
Tutti gli affreschi romani erano realizzati "a
secco", vale a dire che la tempera non veniva
stesa sull'intonaco ancora umido, come oggi; la
loro tecnica ancora oscura ed ancor pi lo il
fatto che le opere cos realizzate si siano
conservate fino a noi in quanto ogni tentativo
di realizzare un affresco a secco dal
Rinascimento in poi si rivelato catastrofico:
infatti dopo pochi anni la pittura si screpola.
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Per tempera - o come si diceva in italiano
arcaico tmpra - si intende il modo con
cui mescolare e far solidificare il colore
attraverso luso di alcuni ingredienti. Il
vocabolario della lingua italiana Zingarellicos definisce la tmpera o tmpra:
mescolanza di colori nella colla o nella
chiara duovo, per dipingere su legno,
gesso, tela e pi specificatamente
per le scene e decorazioni teatrali.
Questa definizione indica come veicoliper il colore la colla e la chiara delluovo.
In realt la chiara non affatto
lelemento base della vera tempera
alluovo, come fa ben notare anche Eric
Hebborn nel suo libro Il manuale del
falsario. La tempera alla chiara duovo fuinvece largamente usata per la miniatura
e per i messali, nonch come vernice
finale provvisoria, sfruttando la sua
rapida capacit di essiccamento e
indurimento.
Francesco di Giorgio Martini
miniatura a tempera su pergamena, 59 x 44
Chiusi, Museo del Duomo
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La pittura a tempera si riferisce a tutte le tecniche che utilizzano comemedium al posto dellolio, sostanze organiche quali colle animali e vegetalie leganti sintetici come per esempio gli acrilici.Pur non presentando la stabilit e la profondit di materiale colorato dell'affresco,ha il vantaggio, contrariamente ai colori ad olio, della stabilit delle tinte cheresteranno sempre uguali a se stesse variando solamente in maniera impercettibiledal momento della stesura alla piena asciugatura.
ha avuto largo
impiego in particolare nellambito
della decorazione di pareti e pirecentemente per la scenografia
sistema misto tra
lencausto e la tempera. Una sorta di encausto
a freddo. Nel Medio Evo fu sperimentata
lintroduzione della cera e delle resine nella
pittura a tempera. E certo che produce una
pittura molto resistente anche allumidit. Perpoter utilizzare questa tempera si doveva
rendere la cera miscibile con lacqua e per tale
scopo veniva utilizzata la calce in funzione di
alcale. In et moderna si utilizzata allo stesso
scopo lammoniaca.
L t d i tt ti ti it li i t d t i
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La tempera dei quattrocentisti italiani tramandata grazie
al Libro dellarte del pittore e scrittore darte Cennino Cennini (1370-1440). In
questo trattato lautore descrive come gli artisti del tempo preparavano i supporti
sui quali dipingere, come dipingevano, e in particolare come si faceva la tempera
(capitolo LXXII).
Il Cennini spiega che ci sono due maniere di fare la tempera, una miglioredellaltra. La prima consiste nel battere il tuorlo duovo con le mozzature dei rami
di fico. Il liquido che fuoriesce dai giovani ramoscelli tagliati va mescolato al
tuorlo duovo in quanto ritarda lessiccazione dei colori sulla tavolozza, favorendo
la coagulazione e la conservazione delluovo, pare inoltre che abbia unazione
antisettica.
Il secondo metodo indicato dal Cennini per fare la tempera quello di mescolareil solo rosso duovo con i colori, e questa tempera per lautore buona per
dipingere su qualsiasi superficie: muro, tavola o ferro.
Miniatura, tratta dalla Bibbia di Belbello da Pavia,Collezione privata, Tempera (all'uovo) su tavola 16.5x11 cm.
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Con la tempera si pu dipingere su tutte le superfici tradizionali della pittura: tele,
tavole e cartoni. Anticamente si dava preferenza alla pittura su tavola, che per la sua
solidit il supporto pi indicato per questa pittura.
La preparazione dei supporti detta imprimitura
In genere consiste nello stendere sul supporto una miscela di idrato di gesso calcinato o
solo gesso con un collante
http://localhost/var/www/apps/conversion/tmp/scratch_10//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/14/Birth_of_Venus_Botticelli.jpg -
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Nei paesi del nord Europa si utilizzavano
soprattutto il Rovere, un legno duro, e
l'Abete. In Italia a partire dal XII secolo si feceun largo uso del Pioppo mentre erano meno
utilizzati il Noce, il Salice, il Tiglio e l'Abete.
In Spagna si usavano perlopi Pioppo,
Quercia, Abete e Noce.
Gli intarsi che decorano spesso questi dipinti
erano ottenuti da alberi da frutto come il
Pero ed il Ciliegio.
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Primo periodo (Medioevo) la raffigurazione delle figure era resa
per sovrapposizioni successive di colore. Una volta segnati i profilidelle figure, l'artista stendeva in maniera uniforme i colori,
determinando in seguito le particolarit, i rilievi e le cavit delle
figure con l'andamento delle pennellate: partendo quindi da una
tinta base il pittore procedeva colore per colore, aggiunte su
aggiunte alla resa del soggetto.
Prima della stesura dei colori sulla tavola l'artista applicava un
fondo in oroe cerano molteplici tecniche di doratura.
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Alle tavole stuccate veniva applicata una lamina sottile, la foglia doro. Gli artigiani del
medioevo, non vincolati da leggi a protezione della moneta, si fabbricavano
la foglia doro battendo ripetutamente le monete, fino a renderle quasi senza peso.
Gli artigiani specializzati in questo lavoro si chiamavano battiloro e fino al XX secolomisuravano il peso della foglia d'oro sulla base del ducato, moneta d'oro dell'Italia
medievale: lo spessore era determinato dal numero di foglie (ognuna di circa 8,5 cm2)
ricavate da un unico ducato.
Albume, gomma, miele o succhi vegetali erano usati per far aderire la foglia doro alle
pergamene, venivano chiamati mordenti allacqua, ovvero sostanze solubili in acqua
che mordenzavano cio mordevano (fissavano) loro.
Madonna con Bambino, Simone Martini, 1310-45, tempera su tavola,
cm. 67,5 x 48,3, Metropolitan Museum, New York. Questo dipinto
propone alcune caratteristiche comuni del periodo: fondo d'oro,
Bambinello drappeggiato di rosso e la Vergine in blu
Poich lumidit stacca i mordenti alacqua
occorreva fissare con una vernice, in
alternativa si usavano i mordenti allolio.
La superficie veniva poi lisciata con un oggetto
duro, per riacquistare lo splendore delmetallo.