lezioni di economia politica
TRANSCRIPT
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
1/131
Giulio Palermo
LEZIONI DI ECONOMIA POLITICA
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
2/131
1
PROGRAMMA DEL CORSO
1. Descrizione del corso
Le scuole di pensiero economico esistenti adottano definizioni diverse delleconomia politica.
In senso generale, leconomia politica studia i rapporti di produzione e distribuzione del
reddito e della ricchezza nella societ. Secondo lapproccio della teoria dominante leconomia
si suddivide nella macroeconomia e nella microeconomia. La macroeconomia si concentra
sulle relazioni tra le variabili economiche aggregate, come la produzione, i consumi, o il
reddito nazionale. La microeconomia si occupa del singolo consumatore e della singola
impresa, nel tentativo di spiegarne le regole di comportamento e di valutare gli effetti sociali
della loro interazione.
Il corso strutturato in quattro parti.
1. LECONOMIA CLASSICAIntroduzione alla storia del pensiero economico
La concorrenza come meccanismo di armonia sociale in Adam Smith
La concorrenza e il conflitto tra capitalisti e proprietari terrieri in David Ricardo
La concorrenza e il conflitto tra capitalisti e lavoratori in Karl Marx
La rivoluzione marginalista e il concetto di concorrenza perfetta
2. MACROECONOMIAProblematiche macroeconomiche
La determinazione del reddito nazionale e la politica fiscale
Moneta e politica monetaria
Il modello IS-LM
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
3/131
2
3. MICROECONOMIADomanda individuale e domanda di mercato
Elasticit
Produzione, costi, ricavi e profitti
Forme di mercato
4. EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE E FALLIMENTI DEL MERCATOIl modello di equilibrio economico generale
Modello teorico e realt economica
La concezione neoclassica della razionalit del mercato
2. Requisiti indispensabili
Il corso non richiede alcuna propedeuticit.
3. Obiettivi
Il corso si propone di favorire la comprensione degli aspetti economici della societ
capitalista e di mettere in luce sia gli interessi comuni, sia quelli contrapposti che si
intrecciano nei processi economici e politici. Particolare importanza data alla critica teorica
come strumento attivo per sviluppare una propria interpretazione dei problemi economici.
4. Indicazioni bibliografiche
1. John Sloman,Elementi di economia, Il Mulino. [Esclusa la terza parte].2. Mario Cassetti, Concorrenza, valore e crescita: modelli di economia classica, Franco
Angeli. [Tutto il libro ad accezione dei paragrafi contrassegnati con lasterisco. NB: si
consiglia di concentrarsi sugli aspetti generali delle varie teorie; gli sviluppi matematici
non sono strettamente necessari, anche se la capacit di sviluppare gli argomenti anche sul
piano formale premiata].
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
4/131
3
3. Giulio Palermo, Equilibrio economico generale e fallimenti del mercato: unapresentazione critica, Dispense. [Leggere tutta la dispensa e approfondire una delle tre
parti a scelta].
4. Alessandro Roncaglia,Lineamenti di economia politica, Laterza [Solo i paragrafi 1-11].5. Olivier Blanchard,Macroeconomia, Il Mulino. [Solo appendici 2 e 3 e glossario].
5. Metodo didattico
Lezioni in aula Assistenza individuale agli studenti dopo le lezioni e nellorario di ricevimento
6. Valutazione
La valutazione si basa su una prova finale scritta. In casi particolari pu essere richiestauna prova integrativa orale.
Alla fine del terzo bimestre facolt degli studenti partecipare al test intermedio sulprogramma svolto. Il test aperto a tutti gli studenti (frequentanti e non frequentanti) e, in
caso di esito positivo, vale come esonero dalla prima parte del programma in occasione
della prova finale. Il voto finale sar in tal caso determinato dalla media aritmetica dei voti
riportati nelle due prove ( necessaria la sufficienza in ambedue le prove). Gli studenti
che, pur avendo superato il test intermedio, non si ritengano soddisfatti della valutazione
ricevuta possono comunque sostenere la prova finale sullintero programma del corso.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
5/131
4
INTRODUZIONE E INQUADRAMENTO STORICO
1. La scienza economica
[Bibliografia di riferimento: Roncaglia, paragrafi 1-7]
La realt economica complessa e in continuo mutamento. Ipotesi semplificatrici. Visione del mondo. Per orientarsi: storia del pensiero economico. Il termine economia politica viene dal greco: okos= casa, nmos= legge,plissono le
citt stato dellantica Grecia.
La nascita delleconomia politica come scienza autonoma si deve a William Petty, nelXVII secolo: il suo obiettivo di descrivere, non di giudicare, il funzionamento della
societ, misurando i fenomeni economici e individuando leggi economiche, cio
relazioni sistematiche tra i diversi aspetti della realt economica. Petty usa i termini di
aritmetica politicao anatomia politica.
Secondo molti, tuttavia, il primo grande economista classico lo scozzese Adam Smith(XVIII secolo), autore di un libro intitolato Indagine sulla natura e le cause della
ricchezza delle nazioni (1776). Nella rappresentazione di Smith, la societ divisa in tre
classi sociali: capitalisti, proprietari terrieri e lavoratori. Il reddito nazionale, cio il valore
di quello che viene prodotto in un anno nelleconomia, si distribuisce tra le tre classi
sociali sotto forma di profitti, rendite e salari.
Secondo leconomista David Ricardo (a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo) il compitoprincipale delleconomia politica lo studio delle leggi che regolano la distribuzione del
reddito tra le classi sociali.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
6/131
5
In generale, secondo la definizione degli economisti classici, leconomia politica unascienza sociale che studia le caratteristiche di un sistema sociale dal punto di vista della
produzione, distribuzione e impiego del reddito.
In una visione molto diffusa sia nellapproccio classico, sia nellapproccio moderno leleggi economiche che regolano la produzione sono oggettive, immutabili e date
dallesterno, mentre le leggi che regolano la distribuzione sono il prodotto delluomo e
possono perci essere modificate secondo le esigenze della societ.
Marx (XIX secolo) si oppone con forza a questimpostazione sostenendo che laproduzione e la distribuzione sono solo due facce di una stessa medaglia poich nel
capitalismo la partecipazione di ciascun soggetto al processo produttivo implica gi una
certa remunerazione del contributo fornito alla produzione e quindi implica gi una certa
distribuzione. Secondo Marx perci illusorio pensare di aggiustare lassetto distributivo
mantenendo invariati i presupposti della produzione capitalistica. La critica di Marx al
capitalismo e alla rappresentazione che ne fornisce leconomia borghese si concentra
quindi sulle leggi della produzione capitalistica le quali determinano anche le leggi della
distribuzione del reddito.
Con la cosiddetta rivoluzione marginalista, avvenuta alla fine del XIX secolo viene adaffermarsi una concezione nettamente diversa. Secondo una definizione divenuta ormai
celebre, leconomia la scienza che studia la condotta umana come relazione tra scopi e
mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi (Lionel Robbins). Mentre i desideri umani sono
illimitati, le risorse disponibili per soddisfare tali desideri sono limitate. Tutti i problemi
economici sono problemi di scarsit. Leconomia si occupa di stabilire il modo migliore
per ottenere un certo scopo utilizzando le risorse scarse a disposizione.
Un tipico esempio di questo approccio economico il problema del consumatore chedispone di un certo reddito e deve decidere come impiegarlo per soddisfare al meglio i
suoi bisogni e le sue preferenze. Un altro esempio il problema del produttoreche deve
decidere cosa e quanto produrre, che tecnica produttiva utilizzare nella ricerca del
massimo profitto, utilizzando un certo capitale iniziale.
Una fondamentale differenza di metodo tra lapproccio classico e quello marginalistariguarda il metodo danalisi.
Secondo la scuola classica, la societ si modifica nel tempo ed perci naturale studiaresociet diverse nello spazio e nel tempo secondo teorie diverse. Le leggi economiche che
leconomia politica cerca cambiano infatti anchesse nelle diverse forme sociali (o,
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
7/131
6
secondo la terminologia di Marx, che leconomista che pi ha insistito sul carattere
storico delle diverse forme di organizzazione della societ, modi di produzione). Le leggi
di funzionamento della societ schiavistica sono diverse da quelle della societ feudale, da
quelle della societ capitalista e da quelle della societ socialista.
Secondo lapproccio marginalista invece, anche se le forme sociali cambiano nel tempo, ilproblema economico di fondo rimane sempre lo stesso in ogni societ e in ogni epoca:
come utilizzare nel migliore dei modi le risorse a propria disposizione. Si tratta
evidentemente di domande diverse che vengono sollevate dai due approcci, ognuna delle
quali porta ad assumere determinate ipotesi come punto di partenza dellanalisi. Come
vedremo, nella teoria marginalista si insiste sul ruolo delle preferenze individuali, le quali
determinano i criteri di scelta allinterno di un ventaglio di opzioni disponibili. Questo
porta ad assumere sia le preferenze, sia il set di scelte a disposizione di ciascun soggetto
come un dato da cui partire, non come fenomeni da spiegare.
Il fatto che i diversi approcci teorici si pongano domande diverse rende difficile parlare diprogresso teorico come nelle altre scienze. Essendo leconomista parte della societ che
studia, il tipo di domanda che egli si pone esso stesso influenzato dalla particolare
posizione che egli ricopre nella societ. Loggettivit nella ricerca sociale non pu mai
essere assoluta e universale poich necessariamente riflette, se non altro nella definizione
del problema da analizzare e nella scelta degli strumenti danalisi (ma a volte anche nelle
conclusioni teoriche), le convinzioni e i valori del teorico, i quali, in un mondo fatto di
interessi contrastanti, non possono in alcun modo considerarsi al di sopra delle parti.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito alla diffusione della teoriadi John Maynard Keynes, si avuta una crescente separazione tra due filoni di ricerca: la
microeconomia e la macroeconomia. In realt la distinzione indica soprattutto che ci
troviamo di fronte a due approcci diversi alla scienza economica, lapproccio marginalista
e quello keynesiano. I moderni libri di testo ce li presentano come complementari, ma inrealt essi nascono e si sviluppano come antagonistici.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
8/131
7
2. Limpostazione moderna allo studio delleconomia
[Bibliografia di riferimento: Sloman, introduzione]
IL PROBLEMA ECONOMICO
Limpostazione di fondo dei moderni manuali di economia (tra cui lo Sloman) quelladellapproccio marginalista integrato con la teoria keynesiana. Nel menzionare i problemi
economici si parla di moneta, produzione, consumo, ma non si parla invece di
distribuzione del reddito, la quale, come abbiamo visto, il grande tema degli economisti
classici.
Il problema economico fondamentale la scarsit e tutte le questioni economiche sonopresentate in termini di equilibrio tra domandae offerta. Nella microeconomia i concetti
di domanda e di offerta sono riferiti ai singoli individui, nella macroeconomia la domanda
e lofferta sono invece concetti aggregati, che si riferiscono cio ad aggregati di individui.
Microeconomia. La microeconomia studia il comportamento dei singoli soggetti(consumatori, imprese) e da esso deriva le leggi di funzionamento della societ nel suo
complesso. Ogni societ, implicitamente o esplicitamente, effettua tre tipi di scelte: quali
beni produrre, come produrli, per chi produrli. La microeconomia risponde a queste
domande prendendo come punto di partenza le scelte individuali e valutandole dal punto
di vista individualistico.
Macroeconomia. La macroeconomia studia invece direttamente il comportamento diaggregati, come il reddito nazionale, gli investimenti, i consumi e i problemi che si
affrontano sono quelli dellinflazione, della crescita della produzione, della
disoccupazione, dellequilibrio della bilancia dei pagamenti.
LA FRONTIERA DELLE POSSIBILIT PRODUTTIVE
Consideriamo un sistema semplificato in cui esistono solo due beni x1e x2. Se tutte lerisorse produttive esistenti (lavoro, capitale, terra) fossero utilizzate per produrre x1,
utilizzando le tecniche pi efficiente, si otterrebbero 7 milioni di unit di x1.
Alternativamente, se tutte le risorse fossero utilizzate per produrre x2, si otterrebbero
ottenendo 8 milioni di unit dix2. esistono poi tutta una serie di casi intermedi in cui parte
delle risorse utilizzata per produrrex1e parte utilizzata per produrrex2. Linsieme delle
combinazioni di x1 e x2 che possono essere realizzate efficientemente con le risorse
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
9/131
8
esistenti prende il nome di frontiera delle possibilit produttive. Tale insieme pu essere
rappresentato graficamente come una curva decrescente sul piano cartesiano (x1,x2).
Il concetto di frontiera delle possibilit produttive pu essere utilizzato per esprimerealcuni concetti tipici della microeconomia e della macroeconomia.
In microeconomia, si parla di costo-opportunit. Come vedremo, secondo lapprocciomicroeconomico, ogni scelta comporta il sacrificio delle altre alternative possibili. La
migliore alternativa tra quelle scartate costituisce il costo-opportunit della scelta. In
questo caso il costo opportunit esprime il numero di unit dix1cui si deve rinunciare per
incrementare di ununit la produzione dix2. Secondo unipotesi diffusa, la frontiera delle
possibilit produttive concava, il che significa che il costo-opportunit crescente.
In macroeconomia, il concetto di frontiera delle possibilit produttive pu essere utilizzatoper evidenziare i problemi di un sottoutilizzo delle risorse produttive. In tal caso, il
sistema non riesce a realizzare combinazioni produttive sulla frontiera e porta invece alla
produzione di punti interni alla frontiera.
IL FLUSSO CIRCOLARE DEL REDDITO
I soggetti che vengono posti al centro dellanalisi sono le imprese e le famiglie. Talisoggetti sono in relazione tra loro attraverso rapporti di mercato.
1. Imprese Famiglie: le famiglie domandano beni e servizi (di consumo) alle imprese.2. Famiglie imprese: la moneta passa dalle famiglie alle imprese.3. Imprese Famiglie: le imprese domandano luso dei fattori di produzione alle
famiglie.
4. Famiglie imprese: la moneta passa dalle imprese alle famiglie in forma di salari,rendite, dividendi e interessi.
Rispetto allimpostazione classica, basata sul concetto di classi sociali (e, in particolarenellapproccio di Ricardo e Marx, sul conflitto di interessi esistente tra esse), questa
impostazione implica un cambiamento radicale di prospettiva in cui apparentemente non
esiste alcun conflitto di interessi, ma un comune interesse allo scambio. Lobiettivo
economico per eccellenza diventa la soddisfazione del consumatore (dato il suo potere
dacquisto). Lindividuo conta quindi innanzi tutto in quanto consumatore e non, come ad
esempio nella teoria marxista, in quanto lavoratore. Secondo questa impostazione, un
sistema economico che funziona bene un sistema in cui gli individui che hanno soldi per
comprare trovano sul mercato i beni che essi desiderano. Il fatto che altri individui
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
10/131
9
possono non avere mezzi per esprimere sul mercato i propri bisogni non incide sulla
valutazione del buon funzionamento del sistema.
LO SCAMBIO DI MERCATO COME FENOMENO NATURALE
Tutto questo apparato teorico, comprendente la macroeconomia e la microeconomia, sibasa sullipotesi che gli individui abbiano una propensione naturale a scambiare e a
perseguire il guadagno personale e che i rapporti di mercato emergano spontaneamente
come risposta a tali propensioni naturali.
Questo modo di vedere le cose non certo esente da critiche.1. Che la scarsit sia un problema universale caratteristico di tutte le societ un fatto
contestato dagli storici economici i quali evidenziano invece come la scarsit sia un
fenomeno tipico della societ capitalista per due ragioni: primo, col balzo in avanti
nella produzione della ricchezza realizzato con lavvento del capitalismo si avuto
parallelamente un balzo in avanti nella produzione della povert; secondo, la scarsit
delle risorse definita in relazione allipotesi di bisogni illimitati, i quali tuttavia nelle
societ precapitalistiche erano di fatto limitati e determinati da fattori legati alla
tradizione.
2. La stessa ipotesi fondamentale delleconomia ortodossa secondo cui la societ dimercato nasca dalla propensione naturale delluomo allo scambio (come riteneva
Smith e come ritengono gli economisti neoclassici) non trova alcun riscontro storico:
come sostiene lo storico economico Karl Polanyi gli atti individuali di baratto erano
del tutto eccezionali nelle societ primitive e nei grandi imperi come lantico Egitto,
Roma, la Cina e lEuropa medievale, i quali si basavano invece su meccanismi sociali
di distribuzione indipendenti dallo scambio diretto tra singoli soggetti.
3. La propensione allo scambio, che lindividuo della societ capitalista percepisce comenaturale, si sviluppa invece solo col procedere del capitalismo. Partire dallo scambioisolato come fondamento del mercato dunque un falso storico.
4. Lo stesso commercio a lunga distanza non era affatto basato sul mercato e lo scambiodi equivalenti, bens sulla rapina, lespropriazione violenta, il colonialismo. In altri
casi, gli scambi avvenivano senza alcun meccanismo di do ut des, ma
semplicemente in forma di dono.
5. Lipotesi che il movente dellattivit economica sia il guadagno personale anchessastoricamente falsa e pu essere considerata valida soltanto allinterno dellinterazionesociale di tipo capitalistico.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
11/131
10
3. Dal feudalesimo al capitalismo
[Bibliografia di riferimento: Roncaglia, paragrafi 8-11]
Nel corso tratteremo spesso del mercato. Il mercato pu essere definito come il luogo nelquale avvengono le transazioni economiche, gli scambi di merci contro denaro. Nella
teoria economica, il termine non si riferisce necessariamente a particolari luoghi fisici,
bens indica una rete di relazioni tra operatori economici, anche distanti tra loro, che
scambiano uno stesso tipo di bene.
Il mercato esiste da molto tempo ed presente anche in societ come la Grecia antica, onellepoca feudale. Ma rispetto a quellepoca il ruolo del mercato nella societ
profondamente cambiato. Nella societ capitalista, che loggetto principale del nostro
studio, il mercato svolge un ruolo primario nei processi di produzione e distribuzione delle
risorse. Rispetto alla forma sociale che ha preceduto il capitalismo la societ feudale i
rapporti di mercato hanno subito uno sviluppo enorme trasformando le relazioni sociali sia
da un punto di vista quantitativo, sia qualitativo.
Per comprendere meglio il ruolo del mercato nelle diverse forme sociali, analizziamo,seppure in termini molto generali, lorganizzazione della societ feudale e il ruolo che in
essa svolgeva il mercato.
Tre classi sociali: nobilt, clero e servi della gleba. I nobili detengono il potere politico. Iservi della gleba sono obbligati a fornire le corves, ossia devono dedicare parte del loro
tempo di lavoro ai nobili, ai quali va tutto il prodotto delle terre padronali (fondi
dominici). I servi della gleba pagano inoltre le decime al clero, che sono una forma di
tassa pari a circa un decimo del prodotto. Quello che rimane utilizzato dal servo della
gleba e la sua famiglia per il sostentamento. Lattivit economica tutta organizzata
attorno al nobile e il suo castello dal quale domina le terre circostanti. Le famiglie
nobiliari costituiscono in gran parte unit produttive autosufficienti.
Il mercato riguarda solo una parte minima degli scambi che avvengono nella societ eriguarda quasi esclusivamente scambi che non sono strettamente necessari alla
sopravvivenza delle singole unit produttive e alla riproduzione del sistema. I servi della
gleba consumano direttamente il prodotto delle terre servili e non hanno modo di entrare
in possesso di denaro. Le decime sono pagate in natura. I nobili ottengono il prodotto
delle terre padronali in natura e solo una parte di questo viene scambiato sul mercato per
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
12/131
11
lo pi in cambio di prodotti manufatti provenienti da artigiani che vivono nelle vicinanze
del castello, nel dominio del nobile; unaltra parte viene invece da lontano (pietre
preziose, spezie, tessuti).
La transizione al capitalismo avvenuta con tempi diversi nei diversi paesi. Prima inOlanda e in Inghilterra intorno al XVII secolo, pi lentamente in altri paesi.
Fattori che hanno inciso sul processo di transizione:1. Crescita degli scambi, crescita delle citt (in cui si sviluppa lartigianato e in cui si
riversano i servi della gleba che fuggono dalle campagne).
2. Sviluppo dei commerci a lunga distanza (che aumenta i desideri dei nobili, i benioggetto di scambio sul mercato e lo sfruttamento dei servi della gleba, dando luogo a
rivolte e fughe di massa dalle campagne).
3. Nascita delputting out system(sistema di lavoro a domicilio in cui il mercante porta aisuoi lavoranti le materie prime e poi ritira il prodotto pagando in forma di denaro un
salario al livello di sussistenza).
4. Prima rivoluzione agricola (inizio XVIII secolo). Si diffonde lallevamento delbestiame e del pascolo. Diminuisce il numero di lavoratori agricoli allontanando i
servi della gleba dalle terre che fino ad allora avevano coltivato. Le terre vengono
recintate permettendo ai nobili di ottenere maggiori redditi grazie alle nuove
tecnologie agricole. Nasce cos la propriet privata della terra (il dominio politico del
nobile sulla regione si trasforma in un diritto esclusivo allo sfruttamento economico
della terra) e quello che Marx chiamer lesercito industriale di riserva (esercito di
potenziali lavoratori disponibili per quei mercanti che decidono di sviluppare una
propria attivit manifatturiera). Si instaura cos il rapporto di lavoro salariato e la
separazione tra lavoratore e propriet dei mezzi di produzione.
I cambiamenti non sono solo quantitativi, ma anche qualitativi: i fenomeni descrittimodificano infatti le istituzioni stesse che regolano linterazione sociale, portando allascomparsa delle istituzioni feudali e allinstaurarsi di istituzioni capitalistiche.
Il capitalismo si regge sul rapporto di lavoro salariato. Lestendersi dei rapporti di mercatosupera gradualmente gli scambi occasionali di particolari beni e il mercato tende a
diventare la principale istituzione che regola i rapporti tra i cittadini. Al mercato non
vanno pi soltanto le eccedenze rispetto alle capacit di autoconsumo, come nel
feudalesimo. La vendita sul mercato diventa invece lobiettivo stesso della produzione. Il
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
13/131
12
progressivo estendersi dei mercati tende ad abbracciare sempre nuovi aspetti dei rapporti
sociali.
Ma il vero salto qualitativo si ha con lemergere del mercato del lavoro, in cui possibilecomprare e vendere le prestazioni lavorative, e con laffermarsi della compravendita della
forza lavoro come principale forma di produzione delle merci. Questa trasformazione
modifica sostanzialmente i rapporti sociali facendo dipendere lesistenza di ampi strati
della popolazione i lavoratori dai rapporti di mercato.
Il processo di emersione del mercato del lavoro particolarmente violento ed importantericordare che tanto nella letteratura marxista, quanto in quella non marxista, gli storici
hanno evidenziato la resistenza della societ civile allinstaurazione dei rapporti di
mercato. Affinch infatti potesse crearsi un mercato del lavoro, fu necessaria
lespropriazione dei lavoratori i quali, mentre si liberavano dei vincoli imposti dalle
istituzioni feudali, si trovavano al tempo stesso privi di qualsiasi mezzo per sopravvivere e
furono quindi costretti a vendere la propria forza lavoro al miglior offerente. Con la
trasformazione della forza lavoro in merce da scambiarsi sul mercato, la vita stessa dei
lavoratori diventa soggetta alle dinamiche imposte dalle leggi del mercato, le quali si
affermano indipendentemente dalla volont e dai desideri dei singoli soggetti economici.
La separazione tra lavoro e mezzi di produzione quindi la caratteristica fondamentale
delle societ capitaliste.
La divisione in classi sociali che viene a prevalere in tre classi: capitalisti, lavoratori eproprietari terrieri. I capitalisti sono i proprietari dei mezzi di produzione, pagano un
salario ai lavoratori e sono proprietari del prodotto del processo produttivo. La vendita sul
mercato di tale prodotto, in condizioni normali, consente al capitalista di ottenere un
profitto. I proprietari terrieri ottengono una rendita come remunerazione dellaffitto della
terra. I lavoratori ottengono un salario in forma monetaria che spendono nellacquisto di
beni necessari alla sussistenza.
Questa divisione in classi ovviamente evolve nel tempo e assume configurazioni diversenei diversi contesti: ad esempio diversi individui possono percepire redditi in parte da
capitale e in parte da lavoro e le dimensioni delle tre classi possono essere assai diverse se
si confrontano diversi periodi o diversi paesi. In particolare il ruolo dei proprietari terrieri
diminuito notevolmente nel corso della storia del capitalismo e la struttura interna della
classe capitalista diventata pi articolata, con la separazione pi o meno netta tra capitale
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
14/131
13
industriale e capitale finanziario. La divisione in classi sociali rimane comunque il tratto
distintivo del modo di produzione capitalistico che loggetto del nostro corso.
Fattori che hanno inciso sullaumento di produttivit nello sviluppo del capitalismo:1. Invenzione della macchina a vapore che costituisce laspetto principale della
rivoluzione industriale basata sul sistema di fabbrica che consente una stretta
sorveglianza del capitalista-imprenditore sui lavoratori (disciplina, orari rigidi, ritmi di
lavoro controllati).
2. Seconda rivoluzione agricola basata sullintroduzione delle macchine nel lavoro deicampi e sulluso dei fertilizzanti artificiali ottenuti grazie ai progressi della chimica.
3. Produzione su larga scala dellenergia elettrica e suo utilizzo in numerosi campi(illuminazione, forza motrice per i macchinari industriali).
4. Pi di recente: micreoelettronica e informatica che permettono lo sviluppodellautomatizzazione e modificano i rapporti di lavoro nelle fabbriche e negli uffici.
5. Trasporti: passaggio dalla diligenza al treno, dalle navi a vela a quelle a vapore,diffusione dellautomobile e del trasporto aereo.
6. Comunicazioni: telegrafo e telefono, radio e televisione, fax e posta elettronica.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
15/131
14
IECONOMIA CLASSICA
1. La concorrenza
[Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 1]
Il concetto di concorrenza e la teoria economica. Due fattori generali determinano la concorrenza:
1. lesistenza di un beneficio scarso, insufficiente a soddisfare tutti i partecipantiallinterazione sociale;
2. un atteggiamento conflittuale, non solidale, tra soggetti interscambiabili tra loro. Teoria positiva e teoria normativa nelleconomia borghese moderna: la teoria positiva
produce analisi descrittive (di ci che ), mentre la teoria normativa produce analisiprescrittive (di ci che dovrebbe esseresecondo particolari posizioni etiche).
In realt le categorie analitiche di qualsiasi teoria positiva riflettono necessariamente unaparticolare visione del mondo. Non possibile immaginare una teoria economica che sia
indipendente da una particolare visione del mondo poich leconomista egli stesso parte
della societ che studia e la posizione che egli ricopre nella societ influisce
necessariamente sul suo modo di vedere le cose, di individuare i problemi economici e di
definire le priorit della ricerca teorica. La visione di parte di alcune teorie economiche presentata tuttavia come se fosse invece
super partes, cio come se si trattasse di un punto di vista neutrale, unanimemente
condivisibile, ispirato al semplice perseguimento del bene comune. In una societ di
interessi contrapposti, come di fatto il capitalismo, il bene comune, ammesso che esista,
non facilmente identificabile.
I rapporti tra interesse personale e benessere sociale costituiscono linterrogativofondamentale della ricerca economica e le diverse teorie della concorrenza fornisconorisposte diverse a tale interrogativo.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
16/131
15
Non essendoci nessuna istituzione che coordina esplicitamente le decisioni individuali diproduzione e di consumo, come mai il risultato empirico non il caos? La risposta di
Smith che la concorrenza un meccanismo che tende a rendere coerenti (ex post) le
decisioni individuali ed perci grazie alla concorrenza se nel sistema di mercato le
decisioni individuali si ricompongono in modo armonioso.
La risposta che daranno in modo in parte diverso Marx e Keynes che il fatto che nelcapitalismo non si generi il caos non completamente vero, visto che tutti i sistemi
capitalisti sono caratterizzati da ricorrenti crisi e difficolt di impiegare tutte le risorse
disponibili. Secondo Marx e Keynes, queste difficolt dipendono dai limiti stessi della
concorrenza come meccanismo dominante di coordinamento delle decisioni individuali.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
17/131
16
2. Adam Smith (1723 1790)
[Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 2]
Teoria dei Sentimenti moralieRicchezza delle Nazioni. Il teorema della mano invisibile: linterazione tra individui egoisti che perseguono il
proprio interesse personale produce risultati economici socialmente desiderabili a patto
che non ci siano barriere economiche o restrizioni istituzionali al perseguimento delle
attivit economiche e alloperare della concorrenza.
Il concetto di sovrappi e il MODELLO GRANO:
alb
a= quantit di grano immessa nel processo produttivo;
l= quantit di lavoro immessa nel processo produttivo;
b= quantit di grano ottenuta dal processo produttivo.
Indichiamo con w il salario per unit di lavoro espresso in termini di grano, o saggio di
salario(reale) e assumiamo che esso sia un dato del problema e che sia fissato al livello di
sussistenza del lavoratore.
S= b (a+ wl)
S il sovrappi, cio la parte del prodotto che eccede la necessit di sussistenza dei
lavoratori e la ricostituzione dei mezzi di produzione. Il sovrappi pu essere consumato
dai capitalisti e dai proprietari terrieri o pu essere reinvestito. In questultimo caso si ha
un sistema in espansione in cui la produzione aumenta di anno in anno (produzione su
scala allargata).
La capacit di produrre un sovrappi deriva dal lavoro, non dalla terra come ritenevano ifisiocrati. Il lavoro la fonte della ricchezza.
Lestendersi della divisione del lavoro la principale causa dellaumento dellaproduttivit del lavoro.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
18/131
17
Abbandonando il modello grano si ha un problema nella misurazione del sovrappi: i beniprodotti (output) e i beni utilizzati come mezzi di produzione (input) possono essere
diversi il che rende problematico determinare il sovrappi in termini fisici e rapportarlo ai
mezzi di produzione per ottenere una misura del saggio di profitto. (NB: anche in
presenza di input e output comprendenti lo stesso insieme di beni, sufficiente che la
composizione delloutput e quella dellinput siano diverse a impedire una misurazione del
saggio di profitto in termini fisici).
Esprimendo i diversi input e output in termini di valore possibile misurare il sovrappi ecalcolare il saggio di profitto.
Problema del valore: come si determina il valore delle merci? Valore duso e valore discambio: il valore duso la propriet di un bene di soddisfare un dato bisogno; il valore
di scambio il rapporto con cui una quantit di un bene si scambia sul mercato con
quantit di altri beni (prezzo relativo).
Lavoro contenuto. Smith: In ogni tempo e luogo caro ci che costa molto lavoro, abuon mercato ci che si pu avere con pochissimo lavoro.
Consideriamo un modello grano standardizzato (in cui cio i parametri siano definiti inmodo tale che loutput sia pari ad ununit):
al1
a= quantit di grano immessa nel processo produttivo;
l= quantit di lavoro immessa nel processo produttivo;
b= 1 (si ottiene ununit di grano dal processo produttivo).
Si pu utilizzare anche la seguente notazione pi compatta:
[a, l] 1
con a< 1 come condizione affinch il processo sia vitale.
Introduciamo lipotesi di rendimenti di scala costanti:
[a, l] per> 0.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
19/131
18
Con queste ipotesi, determiniamo il lavoro contenuto in ununit di grano:
[a, l] 1
[a2, al] a
[a3, a2l] a2
[an, an-1l] an-1
si tratta di una serie geometrica di ragione a, la quale pari a l/(1 a), se, come nel nostro
caso, a< 1:
= l+ al+ a2l+ a3l+ + an-1l+ = l/(1 a)
Come si vede il lavoro contenuto () maggiore del semplice lavoro diretto (l).
Secondo Smith il concetto di lavoro contenuto tiene conto solo dei redditi da lavoro, manon tiene conto del profitto e della rendita, i quali sono centrali nel capitalismo. Se infatti
tutto il valore prodotto dal lavoro andasse al lavoratore in forma di salario, non ci sarebbe
spazio per il profitto e la rendita. Affinch possano esistere altre categorie di reddito
accanto al salario, il prezzo del bene non pu essere pari ai salari pagati per produrre il
bene stesso. NB: nella teoria classica per profitto non si intende la remunerazione del
capitalista per la sua attivit di direzione e coordinamento del processo produttivo, bens si
intende la quota di reddito di cui il capitalista si appropria in virt dellaver anticipato il
capitale. per questo, come vedremo in un attimo, che nel definire il saggio di profitto si
rapporta il profitto al capitale anticipato.
Lavoro comandato. Il valore di una merce determinato dal lavoro che essa puacquistare (non dal lavoro che occorso per produrla): com =p/w.
w il saggio di salario monetario: quantit di moneta per unit di lavoro (w= wp). Smith si riferisce allo scambio di merci contro lavoro, lo scambio capitalistico per
eccellenza, quello tra capitalisti e lavoratori.
Che relazione esiste tra e com? Vogliamo dimostrare che < com. Il lavoro che si puacquistare vendendo una merce maggiore del lavoro occorso per produrla. La ragione
che il prezzo della merce pu scomporsi in tre componenti: la parte che remunera il lavoro
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
20/131
19
(salario), quella che remunera il capitale (profitto) e quella che remunera la terra (rendita).
Solo nel caso in cui tutto il reddito ricavato dalla vendita del prodotto andasse interamente
al lavoro, il lavoro comandato sarebbe uguale al lavoro contenuto. Qualora invece esistano
parti del valore prodotto che sono attribuite al capitalista (il profitto) o al proprietario
terriero (la rendita), il reddito del lavoratore (il salario) non pu che diminuire. In questo
modo, il capitalista che vende al prezzo puna merce che contiene ore di lavoro, riceve
una quantit di denaro superiore rispetto a quella necessaria a remunerare il lavoro.
Questo significa che la quantit di lavoro che il capitalista comanda (com) superiore al
lavoro contenuto nella merce ().
Consideriamo la relazione tra e comin termini analitici.Tralasciando per semplicit la rendita, il prezzo pu essere espresso come somma dei costi
sostenuti per produrre la merce, pi un profitto di cui si appropria il capitalista (avendo
egli anticipato i mezzi di produzione).
Ricavi costi + profitti
In termini unitari (dividendo per q):
pcosti unitari + profitti unitari.
Per avere una misura del guadagno del capitalista, il profitto viene riferito alla quantit di
capitale anticipato. Si definisce allora il saggio del profitto (r):
r= profitti / valore del capitale anticipato.
Il prezzo pu allora essere espresso cos:
p= (pa+ wl)(1 + r)
dove: (pa+ wl) il costo unitario e r(pa+ wl) il profitto unitario [NB: nel testo c un
errore di battitura a pag. 22. Non (pa+ w) il costo unitario e r(pa+ w) il profitto
unitario].
Per confrontare e comconviene riscrivere lequazione del prezzo come segue:
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
21/131
20
p= (pa+ wl)(1 + r)
=pa(1 + r) + wl(1 + r)
Consideriamo ora il lavoro comandato:
com =p/w= (p/w)a(1 + r) + l(1 + r)
(p/w) [1 a(1 + r)] = l(1 + r)
(p/w) = l(1 + r) / [1 a(1 + r)] = l/ [1/(1 + r) a]
Ricordando che = l/(1 a) e che 1/(1 + r) < 1, segue che:
1. com2. com= solo se r= 0.
Si noti che il lavoro comandato pu fare da misura del valore di scambio delle merci manon pu spiegare questultimo poich esso dipende da p e w che sono altri valori di
scambio. Il lavoro comandato non pu quindi risolvere il problema del valore inteso come
problema di determinare gli elementi che fanno s che una merce abbia un certo valore: se
per determinare il valore di scambio di una merce (il prezzo) si deve gi conoscere il suo
prezzo, la teoria risulta contraddittoria e il ragionamento diventa circolare.
La questione che il lavoro contenuto e il lavoro comandato rispondono a dueinterrogativi diversi: con il concetto di lavoro contenuto si tenta di spiegare il valore di
scambio delle merci (i loro prezzi); con il concetto di lavoro comandato si fornisce invece
semplicemente una misuraalternativa (rispetto a quella monetaria) del valore di scambio
delle merci.
Questa distinzione non chiara in Smith, il quale invece propone di utilizzare il lavorocomandato anche come teoria del valore di scambio delle merci. A tale scopo Smith
elabora una teoria additiva del valore secondo cui le tre componenti del prezzo (salario
unitario, profitto unitario e rendita unitaria) gravitano attorno ai loro livelli naturali.
Il prezzo che consente di pagare i salari, i profitti e le rendite ai loro saggi naturali prendeil nome di prezzo naturale, che si distingue dal prezzo di mercato il quale il prezzo
effettivo prevalente sul mercato. Il prezzo naturale forma loggetto dellanalisi di Smith
poich verso di esso che il sistema gravita continuamente. Lo scopo quindi quello di
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
22/131
21
distillare le forze dominanti e persistenti che muovono il sistema economico, astraendo
dai fattori secondari e contingenti che influiscono giorno per giorno sui prezzi di mercato.
Ilsalario naturale determinato dal livello di sussistenza dei lavoratori. Quando il salarioreale differisce dal salario naturale entrano in gioco due tipi di meccanismi: fattori
istituzionali (diverse capacit di coalizzarsi e di condurre un conflitto da parte dei
lavoratori e dei capitalisti) e fattori demografici (nel breve periodo i salari sono stimolati
dalla domanda, il che fa aumentare la popolazione riportando il salario verso il livello di
sussistenza). Il salario naturale perci quel livello del salario che consente alla domanda
e allofferta di lavoro di crescere allo stesso tasso. La teoria del salario di Smith, per molti
versi, anticipa la teoria della popolazione di Malthus.
Per effetto della concorrenza tra i capitalisti, se esiste libert nel trasferire i capitali da unramo produttivo allaltro, il tasso di profitto tender ad uguagliarsi in tutti i settori. La
concorrenza tra acquirenti e tra venditori assicura che il prezzo di mercato graviti attorno
al prezzo naturale (breve periodo). La concorrenza tra i capitalisti assicura luniformit del
saggio di profitto (lungo periodo). La possibilit che il prezzo effettivo si mantenga ad un
livello superiore rispetto al prezzo naturale (e che i saggi di profitto non siano uniformi)
dipende dallesistenza di asimmetrie informative (segreti che impediscano ai capitalisti di
conoscere i saggi di profitto in tutti i settori) e regolamentazioni dei mercati (che
istituzionalizzino il monopolio o comunque restringano la concorrenza ad un numero
limitato di partecipanti).
La libera circolazione del lavoro e del capitale spinge i salari e i profitti verso i loro sagginaturali e fa tendere il prezzo di mercato verso il prezzo naturale. Il mercato tende quindi
ad autoregolarsi. La ricerca del guadagno personale il fattore trainante del sistema.
Non esiste in Smith una vera e propria teoria del livello naturale della rendita. In ogni caso, dal punto di vista della determinazione del valore di una merce, il problema
della teoria dei prezzi naturali che salario, profitto e rendita sono essi stessi dei valori.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
23/131
22
3. David Ricardo (1752 1823)
[Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 3]
Approvazione delle leggi sul grano nel 1816: tariffe doganali che impediscono di fattolimportazione di derrate alimentari pi a buon mercato allestero. Questo tiene alta la
rendita a scapito dei profitti (essendo i salari gi al livello di sussistenza).
Abolizione delle leggi sul grano nel 1846: egemonia politica della borghesia. Per Ricardo il problema fondamentale delleconomia politica la determinazione delle
leggi che regolano la distribuzione del reddito tra le classi sociali.
Secondo Ricardo il saggio di profitto dellintera economia dipende dal saggio di profittodel settore agricolo, nel quale si producono i beni di sussistenza che costituiscono il
salario dei lavoratori.
Per determinare il saggio di profitto nel settore agricolo, si deve determinare innanzi tuttola rendita agricola.
MODELLO GRANO: esistono terre con diversi gradi di fertilit. La produttivit in termini digrano si misura sulle ordinate, mentre sulle ascisse si misura la quantit di lavoro
utilizzata su ciascuna terra.
PRIMO GRAFICO:
LA= L1 il numero di lavoratori sulla terra A.
LB= L2 L1 il numero di lavoratori sulla terra B.
LAGA la produzione complessiva sulla terra A.
LBGB la produzione complessiva sulla terra B.
Il saggio di salario reale wsia dato e fissato al livello di sussistenza. Monte salari (Wi): ammontare dei salari pagati ai lavoratori della terra i (i = A, B, C, D).
Essendo dato il saggio di salario reale w, il monte salari pari a:
WA= LAw
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
24/131
23
WB= LBw
Monte profitti(i): ammontare dei profitti ottenuti sulla terra i (i = A, B, C, D).Se non ci fossero rendite:
A= (GA w) LA
B= (GB w) LB
il saggio di profitto sarebbe pi alto per le terre pi fertili:
rA> rB> rC> rD
dove ri= i/Wi, i = A, B, C, D (ie Wisono rispettivamente il profitto totale e il capitale
anticipato sulla terra i).
Tuttavia, la concorrenza tra capitalisti per ottenere le terre pi fertili porter questi ad
offrire affitti pi elevati, il che, nel lungo periodo, imporr un saggio di profitto unico su
tutte le terre (quello prevalente sulla terra meno fertile, chiamata anche terra marginale):
rA= rB= rC= rD.
La rendita fondiariasar perci maggiore sulle terre pi fertili e poi via via minore, finoad essere nulla sulla terra marginale.
SECONDO GRAFICO. Grazie allipotesi che la produzione di grano richiede come input solo grano e lavoro (e
non anche altre merci) possibile calcolare il sovrappi agricolo in termini fisici e,
rapportandolo al grano usato come input, il saggio di profitto. Una volta determinato il
saggio di profitto nel settore agricolo (in termini fisici, senza conoscere i prezzi delle
merci), la concorrenza tra capitalisti porter questo saggio di profitto ad estendersi anche
allindustria, determinando il prezzo relativo tra grano e prodotti industriali. In altri
termini il valore di scambio tra grano e prodotti industriali sar fissato al livello che
garantisce luniformit del saggio di profitto nei diversi settori.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
25/131
24
Da un punto di vista dinamico, se si immagina che col procedere dello sviluppoeconomico vengano coltivate terre via via meno fertili, il saggio di profitto
nellagricoltura tender a diminuire progressivamente (poich compresso tra un saggio di
salario dato e una rendita unitaria crescente), facendo diminuire il saggio di profitto
dellintera economia. Inoltre il fatto che le rendite (che tendono ad aumentare col
procedere dello sviluppo) siano destinate al consumo o allinvestimento improduttivo
sottrae risorse utilizzabili per laccumulazione del capitale, il quale costituisce il motore
dello sviluppo. In questo modo leconomia tende verso la stato stazionario(stato in cui il
tasso di crescita delleconomia pari a zero). Questa prospettiva pu tuttavia essere
allontanata dal progresso tecnico, al quale comunque Ricardo non assegna unimportanza
particolare.
Vediamo in termini formali come si determinano le variabili distributive e i prezzi.MODELLO GRANO:
si abbiano tre tipi di terra (A, B, C) caratterizzati da livelli crescenti di produttivit su cui
si utilizzano tecnologie a rendimenti di scala costanti.
[ai, li] 1 i = A, B, C.
Terra A: [aA= 0.3, lA= 0.10] 1
Terra B: [aB= 0.3, lB= 0.15] 1
Terra C: [aC= 0.3, lC= 0.20] 1
In assenza di rendite, i prezzi sarebbero i seguenti:
p= (pai+ wli)(1 + ri) i = A, B, C
e i saggi di profitto sarebbero:
ri= [p (pai+ wli)] / (pai+ wli) i = A, B, C.
Il salario reale wsia pari a 2 unit di grano: w = 2.
Ponendop= 1 (w= w= 2):
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
26/131
25
rA= 100 % rB= 66 % rC= 43 %.
La concorrenza tuttavia impone luniformit dei saggi di profitto pari a quello sulla terramarginale (la terra C):
rA=rB= rC= 43 %.
La rendita sulle terre A e B sar data perci da:
i=p (pai+ wli)(1 + ri) i = A, B.
MODELLO GRANO-FERRO. Supponiamo ora che accanto al settore agricolo che producegrano esista un settore industriale che produce ferro. Supponiamo anche che il grano sia
utilizzato come mezzo di produzione del ferro, mentre il ferro non sia utilizzato nella
produzione del grano. Possiamo allora rappresentare il sistema economico con due
espressioni relative al processo di produzione di grano (sulla terra marginale) e al
processo di produzione di ferro:
[a11, l1] 1 unit di grano
[a12, l2] 1 unit di ferro
dovea11 e a12sono rispettivamente le quantit di grano necessarie a produrre ununit di
grano e ununit di ferro.
Il sistema dei prezzi allora il seguente:
p1= (p1a11+ wl1)(1 + r)
p2= (p1a12+ wl2)(1 + r)
Il sistema contiene tre incognite (p1,p2e r, mentre w dato). Fissiamo il prezzo del grano
pari a 1.
1 = (a11+ wl1)(1 + r)
p2= (a12+ wl2)(1 + r)
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
27/131
26
Lidea di Ricardo, ricordiamolo, che il saggio di profitto dellintero settore agricolo quello determinato sulla terra marginale (dove pu essere calcolato in termini fisici) e che
esso, per effetto della concorrenza tra i capitalisti nei diversi settori produttivi, si estenda
allintera economia. In effetti, con le ipotesi introdotte possibile determinare rdalla sola
prima equazione e poi sostituirlo nella seconda equazione per determinarep2.
r= [1 (a11+ wl1)] / (a11+ wl1)
p2= (a12+ wl2) / (a11+ wl1)
Come si vede, con la coltivazione di terre meno fertili, scende il saggio di profitto nelsettore agricolo (r) e, per lipotesi di uniformit del saggio di profitto nelleconomia,
scende il prezzo del ferro (p2).
MODELLO DI SRAFFA. Si tratta di una generalizzazione del modello di Ricardo in cuiambedue i settori utilizzano come mezzi di produzione merci prodotte in ambedue i settori
(in realt nel modello di Sraffa si considerano nmerci). Questo fa cadere la possibilit di
determinare il saggio di profitto in termini fisici (nel solo settore agricolo) prima della
determinazione dei prezzi relativi poich ora loutput (il grano) e gli input (il grano e il
ferro) sono beni eterogenei.
Con le ipotesi di Sraffa, il sistema diventa:
p1= (p1a11+p2a21+ wl1)(1 + r)
p2= (p1a12+p2a22+ wl2)(1 + r)
A questo punto il saggio di profitto (r) deve essere determinato simultaneamente ai prezzirelativi (p1e p2). Sraffa, a differenza di Ricardo, non tratta il saggio di salario (w) come
fissato al livello di sussistenza. Fissando p1= 1, rimangono tre incognite e due equazioni.
Si hanno allora due possibilit:
1. Fissando w(come faceva Ricardo), si determinano p2e r2. Fissando r,si determinanop2e w.
In ogni caso, si dimostra che tra we r esiste una relazione monotona inversa. Questorisultato generalizza il risultato di Ricardo che, ricordiamolo, era basato su un modello ad
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
28/131
27
un solo bene (grano). La determinazione esatta delle due variabili distributive dipende
per da fattori esterni al modello (quali la forza contrattuale delle parti sociali).
Questo risultato evidenzia la natura conflittuale dei rapporti tra classi sociali e sicontrappone allidea di Smith secondo cui la concorrenza un processo di interazione
armoniosa che conduce al bene comune.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
29/131
28
4. Karl Marx (1818 1883)
[Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 4]
Marx utilizza il concetto di lavoro contenuto come fondamento del valore di scambio. Distinzione tra forza lavoroe lavoro. La forza lavoro linsieme di capacit fisiche ed
intellettuali impiegate dai lavoratori nel processo produttivo, il quale si distingue dal
lavoro effettivamente erogato. Quello che il capitalista acquista dal lavoratore la forza
lavoro, non il lavoro. La forza lavoro la sola merce da cui possibile estrarre lavoro ed
perci la sola merce che ha il potere di creare valore.
Come per ogni altra merce utilizzata come input nella produzione, lobiettivo delcapitalista quello di sfruttarne al meglio (in termini qualitativi) e al massimo (in termini
quantitativi) il suo utilizzo nel processo produttivo. Lestrazione della massima quantit di
lavoro dalla forza lavoro uno degli obiettivi del capitalista esattamente come suo
obiettivo estrarre la massima quantit di ferro da una miniera di ferro.
Il valore duso della forza lavoro il lavoro incorporato nei beni prodotti dal lavoratore.Tuttavia il suo valore di scambio (il salario) fissato, in base alla concorrenza tra i
lavoratori, al livello di sussistenza.
La differenza tra il valore duso della forza lavoro e il suo valore di scambio definisce ilplusvalore. Il plusvalore si crea perch il lavoratore lavora per un numero di ore maggiore
rispetto alle ore di lavoro necessarie a produrre i beni salario che riceve come
remunerazione del suo lavoro. Tale lavoro addizionale prende il nome di pluslavoro.
Lesistenza di un pluslavoro descrive la condizione di sfruttamento del lavoratore. Nella
produzione capitalistica il pluslavoro viene appropriato dal capitalista in forma di profitto.
La specificit del capitalismo rispetto agli altri modi di produzione non sta nellesistenzain esso della propriet privata e del mercato, ma nellestensione della propriet privata e
del mercato nella sfera produttiva: il modo di produzione capitalista si regge sulla
relazione di lavoro salariato, la quale presuppone la propriet privata dei mezzi di
produzione e la mercificazione della forza lavoro (la sua trasformazione in merce).
Secondo Marx tutte le societ divise in classi sono caratterizzate da rapporti disfruttamento (della classe che si appropria dei frutti del lavoro sulla classe che lavora).
Mentre il pluslavoro comune a molte societ precapitalistiche, il plusvalore (cio il
pluslavoro trasformato in valore di scambio) tipico della societ capitalista.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
30/131
29
Il valore di scambio di una merce, secondo la teoria del valore-lavoro dipende dal lavorodiretto e indiretto in essa contenuto. Come abbiamo visto, considerando un processo
produttivo del tipo [a, l] 1, il valore-lavoro di ununit di grano dato da [cf. Cassetti,
pag. 19]: = l/(1 a). Questa pu essere riscritta cos:
= a+ l
= C+ (V+ S)
a= C= capitale costanteo lavoro morto(lavoro indiretto contenuto nel bene). Il capitalecostante dato dallinsieme dei mezzi di produzione prodotti in un tempo precedente a
quello del processo produttivo in esame. Il suo valore quindi quello che si incorpora intali mezzi di produzione e viene trasferito nel valore della merce prodotta.
l= V+ S= lavoro direttoo lavoro vivo. Il lavoro diretto si suddivide in lavoro necessario,o capitale variabile, epluslavoro.
Il capitale variabile (V) dato dai beni salario che remunerano la forza lavoro dellavoratore. Il suo valore quindi quello che si incorpora nei beni che il lavoratore riceve
in forma di salario. Per ottenere una misura del capitale variabile (cio del lavoro
necessario per unit di prodotto), partiamo dal lavoro necessario per riprodurre ununit di
forza lavoro.
Il lavoro necessario per riprodurre ununit di forza lavoro (unora di forza lavoro) datodal lavoro contenuto nei beni che costituiscono il saggio di salario (il salario orario) w.
Moltiplicando tale quantit (w) per le ore di lavoro direttamente necessarie per laproduzione di ununit di prodotto (l) si ottiene il lavoro necessario per unit di prodotto,
o capitale variabile (V = wl). Esso detto variabile perch il valore che produce supera
il proprio valore: tralasciando per un momento il capitale costante, C, il capitalista
anticipa il capitale variabile V, il quale produce un valore pari a V+ S). Questo accade
perch il lavoratore lavora per un tempo superiore a quello strettamente necessario a
riprodurre i beni che formano il suo salario.
Ilplusvalore (S) definito dalla differenza tra il valore prodotto dal lavoro diretto ( l) e illavoro necessario (V). Tale differenza (S= l V= l wl) lespressione in valore del
pluslavoro effettuato dal lavoratore.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
31/131
30
Il rapporto tra plusvalore (S) e capitale variabile (V) definisce il saggio di plusvaloreosaggio di sfruttamento(il quale, nei fatti, determinato dai rapporti di forza esistenti tra la
classe dei lavoratori e quella dei capitalisti):
= S/ V= (l wl) / wl= (1 w) / w
Vogliamo ora riscrivere il plusvalore, o pluslavoro, in termini del saggio di sfruttamento.
= (l wl) / wl
wl= l wl
Il plusvalore pu allora essere scritto cos:
S= l wl = wl
Lequazione del valore dunque la seguente:
= a + wl + wl = C+ V+ S
Esempio.Consideriamo un processo produttivo [a, l] bcon i seguenti parametri: [1/3, 8] 1.
Il processo produttivo d luogo ad un output di 1 chilo di grano al giorno, con una
giornata lavorativa di 8 ore (prendiamo la giornata lavorativa come unit temporale di
riferimento). Un chilo di grano incorpora dunque 8 ore di lavoro diretto [ l= 8].
In aggiunta a queste 8 ore di lavoro diretto, sono necessarie altre 4 ore di lavoro indiretto,
incorporato nel grano utilizzato come semente, o capitale costante[a= 4]. (NB: il fatto
che ci vogliono 4 ore di lavoro indiretto dipende dallipotesi che il parametro adel
processo produttivo pari a 1/3. Ricordiamo infatti che il lavoro incorporato = l/(1 a
) = 8/(2/3) = 12. Perci: a= 12 1/3 = 4).
Il lavoro totale necessario alla produzione di 1 chilo di grano () allora pari a 12 ore. In
altri termini, 1 chilo di grano incorpora 12 ore di lavoro e quindi vale 12 ore di lavoro.
(NB: il fatto che = 12 pu essere visto anche come somma delle 4 ore di lavoro indiretto
e le 8 ore di lavoro diretto [= a+ l= 4 + 8]).
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
32/131
31
Il salario reale orario (o saggio di salario) sia pari a 1/16 di chilo di grano [w= 1/16];
(dato che il lavoratore lavora per 8 ore al giorno, il suo salario giornaliero di 1/2 chilo di
grano).
Allora, il lavoro necessario a riprodurre unora di forza lavoro di 3/4 dora di lavoro [w
= 12 1/16].
Questo significa che il lavoro necessario a riprodurre lintera giornata lavorativa del
lavoratore (fatta di 8 ore) pari a 6 ore [wl= 12 1/16 8].
In altri termini, il mezzo chilo di grano che il lavoratore riceve come remunerazione della
giornata lavorativa, o capitale variabile, incorpora (vale) 6 ore di lavoro.
Il plusvalore (S) pari a due ore di lavoro, cio alla differenza tra le 8 ore di lavoro della
giornata lavorativa del lavoratore (l) e le 6 ore di capitale variabile (wl) [S= l V= 8
6].
Il saggio di sfruttamento () risulta quindi pari a 1/4 [S/ V= 2/8].
Con questi dati, lequazione del valore (= C+ V+ S) la seguente: 12 = 4 + 6 + 2.
Marx definisce inoltre la composizione organica del capitalecome il rapporto tra capitalecostante (valore dei mezzi di produzione) e capitale variabile (valore dei salari dei
lavoratori):
COC= C/ V= a/ wl= a/ wl
Quando i capitali costante e variabile sono esaminati nei loro aspetti materiali (invece chein termini di valore) tale rapporto prende il nome di composizione tecnica del capitale.
Analizziamo la relazione tra saggio del profitto, r, e saggio di sfruttamento, :
Partiamo dallequazione del prezzo :
p= (pa+ wl)(1 + r)
Sostituiamo nellequazione il salario reale w, il quale, come abbiamo visto, pari al
rapporto tra salario nominale e prezzo: w= w/p
p= (pa+ wpl)(1 + r)
1 = (a+ wl)(1 + r)
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
33/131
32
1 = a+ wl+ (a+ wl)r
Il saggio di profitto risulta allora pari a:
r= (1 a wl) / (a+ wl)
Consideriamo ora il saggio di sfruttamento:
= (1 w)/ w
Sostituiamo nellequazione = l/ (1 a):
= (1 a wl)/ wl
Come si vede, il saggio di profitto rapporta il profitto in termini reali al capitale totale
investito; il saggio di sfruttamentolo rapporta al solo capitale variabile.
Dal confronto tra re , si ottiene:
r = [wl/ (a+ wl)]
Marx ne ricava tre proposizioni:
1. r> 0 > 02. r; r= solo se a= 03. rcresce al crescere di .
Se i beni si scambiassero secondo i loro valori contenuti, in presenza di processi produttivia diversa composizione organica del capitale, ma con uno stesso valore del capitale
anticipato (C+ V), il plusvalore (S) risulterebbe differente nei diversi settori. Infatti, per
lipotesi di concorrenza tra i lavoratori, il saggio di sfruttamento () tende ad essere
uniforme nei vari settori economici, il che significa che il plusvalore generato in ogni
settore proporzionale al capitale variabile anticipato (S = V). Ma, allora, se diverso il
plusvalore, diverso anche il tasso di profitto (r) nei vari settori, visto che per ipotesi il
capitale totale anticipato nei diversi settori lo stesso.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
34/131
33
La concorrenza tra capitalisti impone invece luniformit del saggio di profitto. Infatti ilcapitalista nel decidere i propri investimenti guarda al saggio di profitto, cio al profitto
per unit di capitale investito [S/ (C+ V)], e la concorrenza tra capitalisti tende a rendere
tale saggio uniforme. Perci, se i settori hanno diverse composizioni organiche del
capitale (Ci/ ViCj/ Vj), affinch possa realizzarsi un saggio del profitto uniforme [Si/
(Ci+ Vi) = Sj / (Cj+ Vj)] il rapporto di scambio tra i beni (pi / pj) non pu riflettere il
rapporto tra i lavori contenuti (i / j). In altre parole i prezzi pi e pj non possono
coincidere semplicemente con i valori contenuti ie j, bens devono divergere da essi, in
modo tale da garantire luniformit del saggio di profitto (ri= rJ).
MODELLO A DUE SETTORI. Per approfondire analiticamente la relazione tra valori (intermini di lavoro incorporato) e prezzi di produzione necessario considerare almeno due
merci. Assumiamo, come nel modello di Ricardo che il bene 1 sia utilizzato come mezzo
di produzione di entrambe le merci, mentre il bene 2 sia un bene di consumo non
utilizzato anche come mezzo di produzione (a1 e a2 sono le quantit della merce 1
necessarie a produrre ununit della merce 1 e 2 rispettivamente):
[a1, l1] 1 unit del bene 1
[a2, l2] 1 unit del bene 2
I valori contenuti sono dati dalle due seguenti equazioni:
1= 1a1+ l1
2= 1a2+ l2
I prezzi sono dati invece dalle seguenti equazioni:
p1= (p1a1+ wl1)(1 + r)
p2= (p1a2+ wl2)(1 + r)
Affinch il valore relativo (1/ 2) sia uguale ai prezzi relativi (p1/p2) deve essere:
(1a1+ l1) / (1a2+ l2) = (p1a1+ wl1) / (p1a2+ wl2).
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
35/131
34
Tale uguaglianza valida soltanto se a1 / wl1= a2 / wl2, cio se la composizione del
capitale la stessa nei due settori. Per rendersene conto basta esplicitare
questuguaglianza rispetto, ad esempio, a a1e sostituirla nellequazione di sopra:
Esplicitiamo dunque a1 :
a1/ wl1= a2/ wl2
a1= a2(l1/ l2)
Sostituiamo a1nellequazione. Consideriamo prima il lato sinistro (il rapporto dei valori):
1/ 2= (1a1+ l1) / (1a2+ l2) =
= [1a2(l1/ l2) + l1] / (1a2+ l2) =
= {[(1a2/ l2) + 1] l1}/ (1a2+ l2) =
= [(1a2+ l2) (l1/ l2)] / (1a2+ l2) = l1/ l2
Consideriamo ora il lato destro (il rapporto dei prezzi):
p1/p2= (p1a1+ wl1) / (p1a2+ wl2) =
=[p1a2(l1/ l2) + wl1) / (p1a2+ wl2) =
={[(p1a2/ l2) + w]l1}/ [(p1a2/ l2)+ w]l2=l1/ l2
[NB: nel testo ci sono due errori a pag. 75.1. Non a1= 1e a2=2, bens a1= l1e a2= l2.2. Nella formula del rapporto dei prezzi c un p2sia al numeratore, sia al denominatore
che non ci dovrebbe essere].
Il fatto che i prezzi relativi siano uguali ai valori relativi solo in una circostanza moltoparticolare (quella in cui la composizione organica del capitale sia la stessa nei due settori)
significa che, in generale, le merci non possono scambiarsi secondo i loro lavori contenuti.
Lo stesso problema pu essere posto affermando che, in ipotesi d i composizioni organichedel capitale diverse nei due settori, se le merci si scambiassero secondo i loro lavori
contenuti, non potrebbe realizzarsi luniformit del saggio del profitto. Nello schema
marxiano, infatti, luniformit del saggio di profitto richiede che il prezzo del bene
prodotto nel settore a pi alta composizione organica del capitale sia maggiore del lavoro
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
36/131
35
contenuto nel bene stesso e che, viceversa il prezzo del bene prodotto nel settore a pi
bassa composizione organica del capitale sia minore del lavoro contenuto nel bene stesso.
Marx ritiene che questo problema (problema della trasformazione dei valori in prezzi diproduzione) possa essere risolto mantenendo la derivazione del sistema dei prezzi a partire
dal sistema dei valori e analizzando il trasferimento di plusvalore dai settori a bassa
composizione organica del capitale verso i settori a pi alta composizione organica del
capitale come condizione necessaria per il livellamento dei saggi di profitto settoriali.
Definendo a / lcome la composizione media del capitale dellintera economia, Marxraggiunge le seguenti conclusioni:
1. se ai/ li> a/ lpi> i; se ai/ li< a/ l pi< .2. Trattandosi di una pura redistribuzione intersettoriale del plusvalore: i profitti totali
sono uguali al plusvalore totale.
3. Il valore complessivo delle merci rimane invariato se misurato in termini di lavoroincorporato o di prezzi di produzione.
Il problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione oggetto di accesodibattito. Secondo linterpretazione standard di tale dibattito, le tre conclusioni di Marx
sono errate a causa di unincoerenza logica dovuta al fatto che nelle equazioni di Marx i
prezzi di produzione vengono introdotti per valutare gli output del processo produttivo,
ma non anche gli input (come se gli input venissero pagati ai valori invece che ai prezzi di
produzione).
Secondo la soluzione standard fornita a tale problema, la derivazione dei prezzi nonpresenta ostacoli se si applicano i prezzi di produzione anche agli input (il primo
economista a proporre tale modifica leconomista russo Dmitriev, la proposta poi
sviluppata da Von Bortkiewicz e da Sraffa). Tuttavia in tal caso non c alcun bisogno di
partire dai valori: i prezzi possono essere applicati direttamente alle quantit fisiche delle
merci, il che fa cadere la logica marxiana secondo cui i valori precedono logicamente i
prezzi e ne sono la causa profonda. La teoria del valore-lavoro sarebbe in tal caso
semplicemente inutile o ridondante. Ricordiamo anche che, se si segue
questinterpretazione, valgono i risultati di Sraffa secondo cui esiste una relazione inversa
tra saggio di salario e saggio di profitto.
Il dibattito sul problema della trasformazione svolge un ruolo cruciale nel confronto traapproccio marxista e approcci alternativi. Secondo i critici pi radicali della teoria
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
37/131
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
38/131
37
possibilit che il denaro possa essere tesaurizzato nel periodo corrente per essere speso in
periodi futuri), cosicch la crisi non sarebbe mai generale, ma solo settoriale.
Lessenza dei rapporti capitalistici di produzione e distribuzione sta nel rapporto di lavorosalariato, il quale si basa sulla concorrenza tra i lavoratori liberi: (1) liberi di vendere la
propria forza lavoro sul mercato e (2) liberi, nel senso di non avere pi vincoli rispetto alla
terra e ai mezzi produzione da cui, nel rapporto feudale, traevano sostentamento. In altri
termini i lavoratori sono obbligati a cercare un padrone a cui vendere liberamente la
propria forza lavoro. Questi sono i due aspetti contraddittori della liberteconomica dei
rapporti capitalistici.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
39/131
38
5. La rivoluzione marginalista
[Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 5]
Nel 1870, compaiono tre testi di autori di diverse nazionalit, Lon Walras, StanleyWilliam Jevons (fondatori della scuola neoclassica) e Carl Menger (fondatore della scuola
austriaca) che diventano rapidamente i nuovi riferimenti teorici in materia economica,
soppiantando gli approcci ricardiano e marxiano, allora assai diffusi.
Il termine marginalista fa riferimento alluso del calcolo differenziale. Secondo JosephSchumpeter ci che accomuna la scuola neoclassica e quella austriaca il rifiuto
dellapproccio classico e marxiano basato sulla teoria oggettiva del valore e la proposta di
una teoria del valore di tipo soggettivo. Luso del calcolo differenziale invece sviluppato
unicamente dalla scuola neoclassica, dato che la scuola austriaca mantiene una posizione
critica nei confronti del formalismo matematico. Da questo punto di vista sarebbe pi
corretto parlare di rivoluzione soggettivista, piuttosto che marginalista.
Sul piano analitico, lapproccio marginalista propone il calcolo differenziale come metodouniversale di analisi delle questioni economiche. Secondo la definizione di Lionel
Robbins, leconomia la scienza che studia la condotta umana come relazione tra scopi e
mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi. Con questa definizione, leconomia perde il suo
carattere di scienza essenzialmente storica (nel senso che le diverse forme di
organizzazione economica nei diversi contesti storici funzionano secondo principi e
meccanismi diversi) per diventare, o almeno pretendere di diventare, una scienza
universale valida, al pari delle scienze esatte quali la matematica o la fisica, in qualsiasi
contesto.
Le ragioni dellaffermazione dellapproccio marginalista possono essere ricondotte, dauna parte, ai problemi interni incontrati dalle teorie ricardiana e marxiana nel tentativo di
fornire una definizione precisa del sovrappi, una volta abbandonata lipotesi che i salari
siano fissati al livello di semplice sussistenza dei lavoratori e, dallaltra, alle implicazioni
politiche della teoria marxiana, la quale porta a conclusioni rivoluzionarie sul piano dei
rapporti economici e politici del capitalismo. Di fatto nel decennio 1870-80 diversi paesi
europei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia) e gli Stati Uniti sono attraversati da
moti rivoluzionari, seguiti da violente repressioni. In questo clima, gli ambienti
accademici e borghesi accettano con favore la nuova impostazione basata su un rifiuto
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
40/131
39
netto della teoria oggettiva del valore e i concetti ad essa legati di sfruttamento, e lotta di
classe. Come nota Maurice Dobb, dei tre economisti protagonisti della rivoluzione
soggettivista, solo Jevons pienamente cosciente della portata politica del nuovo
approccio.
Lapproccio marginalista si basa su due aspetti fondamentali: (1) lutilit soggettiva comefondamento della teoria del valore; (2) lipotesi che i soli soggetti economici rilevanti
siano gli individui, il che significa che tutte le proposizioni economiche devono essere
costruite a partire da postulati riguardanti le regole di comportamento individuali (non c
posto per soggetti aggregati quali le classi sociali, centrali nellimpostazione classica).
Il contrario della concorrenza secondo lapproccio classico la cooperazione.Concorrenza e cooperazione sono due meccanismi alternativi di coordinamento dei
soggetti economici. In particolare, nella teoria classica la concorrenza pu essere
caratterizzata come una forza che, spingendo i prezzi di mercato verso i prezzi di
produzione, tende ad uguagliare i saggi di profitto nei diversi settori. A partire da questa
considerazione abbiamo poi visto che i diversi autori sviluppano teorie diverse sul
funzionamento del sistema capitalista con implicazioni politiche in alcuni casi opposte.
Nella teoria moderna invece la concorrenza non intesa come meccanismo dicoordinamento, bens come forma di mercato e ad essa si contrappone dunque il
monopolio. Dal punto di vista della concorrenza come meccanismo di coordinamento
(cio nella prospettiva teorica delleconomia classica), il monopolio non affatto
antitetico alla concorrenza: lo stesso meccanismo concorrenziale che, attraverso processi
di selezione, concentrazione e centralizzazione del capitale produce forme di mercato
monopolistiche.
Inoltre, nella teoria neoclassica, nonostante si sviluppino teorie diverse per spiegare ilfunzionamento delle diverse forme di mercato, la concorrenza perfetta a formare il
nucleo della teoria da cui si sviluppa lanalisi delle altre forme di mercato.
Parallelamente allaffermazione dellapproccio soggettivista si sviluppa la convinzioneche la teoria economica debba essere estranea ad ogni tipo di giudizio di valore. Questo
porta alla distinzione netta tra economia positiva ed economia normativa secondo cui solo
a livello normativo necessario introdurre giudizi di valore, mentre a livello di analisi
positiva la teoria non riflette altro che giudizi di fatto. Questa distinzione ha dato luogo ad
un lungo dibattito nel quale si evidenziato come la stessa economia positiva, non possa
considerarsi estranea alla visione ideologica e ai giudizi di valore del teorico. Infatti, come
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
41/131
40
sostiene leconomista svedese Gunnar Myrdal, loggettivit nella ricerca sociale non pu
mai essere assoluta e universale poich necessariamente riflette, se non altro nella
definizione del problema da analizzare e nella scelta degli strumenti danalisi (ma a volte
anche nelle conclusioni teoriche), le convinzioni e i valori del teorico, i quali, in un mondo
fatto di interessi contrastanti, non possono in alcun modo considerarsi al di sopra delle
parti.
Da un punto di vista marxista, la teoria economica borghese non affatto neutrale mariflette semplicemente la visione, le aspirazioni e le preoccupazioni della classe dominante
del capitalismo: la borghesia. Il motivo per cui le proposizioni della teoria borghese
appaiono neutrali sul piano dei valori che implicitamente la teoria prende per dato il
sistema capitalista e sposa il punto di vista della sua classe dominante.
Secondo Marx ed Engels la storia dei rapporti economici storia di lotta di classe e, coscome la societ evolve secondo gli interessi contrastanti delle diverse classi sociali, la
morale stessa sempre una morale di classe. Chiaramente, secondo lapproccio marxista,
la classe dominante che ha interesse a presentare la propria morale come eterna e
universale ed sempre la classe dominante che ha interesse a rivendicare la neutralit
della propria visione dei rapporti economici sostenendo che la (propria) teoria si fonda sul
principio del bene comune.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
42/131
41
IIMACROECONOMIA
1. La rivoluzione keynesiana
IL CONTESTO STORICO
Dal 1870 agli anni 20, il dibattito economico caratterizzato da una certa tranquillit chevede il consolidarsi della teoria neoclassica come scuola di pensiero dominante.
I problemi economici degli anni 20 la deflazione, la caduta salariale, la disoccupazione ela crisi economica, accentuatasi tra il 1929 e il 1932 producono forti polemiche teoriche
che portano allaffermazione della teoria di John Maynard Keynes.
IL QUADRO TEORICO KEYNESIANO E LA MACROECONOMIA
Dal punto di vista teorico, la rivoluzione keynesiana non pu essere posta sullo stessopiano di quella marginalista. Essa infatti non si basa su un cambiamento profondo della
struttura concettuale della teoria dominante, quanto piuttosto sulla proposta di un diverso
modo di gestire i problemi economici del tempo. La teoria di Keynes non si oppone alla
teoria del valore e della distribuzione allora in vigore (quella neoclassica); anzi si muove
al suo interno, contestandone tuttavia un aspetto fondamentale: lassunto del pieno
impiego delle risorse produttive (in particolare, del pieno impiego della forza lavoro
disponibile). NB: nel linguaggio delleconomia ortodossa (non marxiana), la forza lavoro lofferta di lavoro, cio la popolazione in et lavorativa occupata o in cerca di
occupazione.
Sebbene la teoria neoclassica riconosca la possibilit di attriti che impediscano ilraggiungimento dellequilibrio di pieno impiego, si suppone comunque che il sistema
tenda verso di esso. Limplicazione di politica economica che periodi prolungati di
disoccupazione non possono che dipendere da un livello troppo alto dei salari rispetto al
livello dequilibrio di piena occupazione.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
43/131
42
Keynes contesta questa proposizione sostenendo che non esistono tendenze necessarie amuovere il sistema dei prezzi verso lequilibrio di piena occupazione e che lequilibrio
pu invece fissarsi a qualsiasi livello di produzione e di occupazione.
Rispetto allapproccio neoclassico basato sullanalisi del comportamento dei singolisoggetti economici come premessa indispensabile per discutere tutti i fenomeni
economici, Keynes sposta laccento sullanalisi di variabili aggregate quali il consumo,
loccupazione e il reddito nazionale. In questo senso la teoria keynesiana costituisce il
fondamento di quella che in termini moderni si chiama macroeconomia, contrapponendosi
alla teoria neoclassica che mantiene un approccio di tipo microeconomico.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
44/131
43
2. Problematiche macroeconomiche
[Bibliografia di riferimento: Sloman, capitolo 7]
OBIETTIVI MACROECONOMICI E FLUSSO CIRCOLARE DEL REDDITO
Quattro temi fondamentali della macroeconomia: crescita del prodotto, occupazione,inflazione, rapporti internazionali. A ciascun tema corrisponde un obiettivo di politica
economica: crescita continua e stabile, piena occupazione, stabilit dei prezzi, equilibrio
della bilancia dei pagamenti. E la distribuzione, lo sfruttamento, lalienazione del
lavoratore (per non parlare dei diritti alla salute, allistruzione, eccetera)?
Per analizzare questi quattro obiettivi, analizziamo le componenti della domandaaggregata. La domanda aggregata data dalla spesa totale per lacquisto di beni e servizi
effettuata dalleconomia in un dato periodo:
Yd= C+I+ G+X
Yd: Domanda aggregata
C: Consumo delle famiglie
I: Investimenti delle imprese
G: spesa pubblica
X: Esportazioni
Attraverso gli strumenti di politica economica a disposizione del governo e della bancacentrale possibile influenzare queste quattro variabili ed influire cos sugli obiettivi di
politica economica prefissati.
Per evidenziare i legami tra le componenti della domanda aggregata riconsideriamo ilflusso circolare del reddito. Abbiamo gi visto come si presenta tale schema nel quadro
semplificato con due soli tipi di operatori: famiglie e imprese. Introduciamo ora
esplicitamente il settore bancario, il settore pubblico e il settore estero.
Concentriamoci sui flussi di moneta. Riconsideriamo innanzi tutto il flusso diretto traimprese e famiglie:
1. Famiglie Imprese: le famiglie domandano beni e servizi (di consumo) alle imprese(la moneta passa dalle famiglie alle imprese);
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
45/131
44
2. Imprese Famiglie: le imprese domandano luso dei fattori di produzione allefamiglie (la moneta passa dalle imprese alle famiglie in forma di salari, rendite,
dividendi e interessi).
Introduciamo ora i flussi indiretti tra famiglie e imprese mediati dal settore bancario ( S,I),il settore pubblico (T, G) e il settore estero (M,X).
Rispetto ai redditi ricevuti dalle famiglie, solo una parte ritorna alle imprese (nazionali)sotto forma di spesa in consumi (C). Il resto esce dal flusso diretto secondo tre modalit di
prelievo: risparmio (S), tassazione (T) e importazioni (M).
1. Risparmio netto (S). Il risparmio delle famiglie viene depositato presso le banche.Esistono ovviamente anche flussi dalle banche verso le famiglie (prestiti alle
famiglie). Per risparmio netto si intende il flusso netto dalle famiglie alle banche.
2. Imposte nette (T). Le famiglie e le imprese pagano le imposte al governo. Esistonocomunque anche flussi dallo stato alle famiglie e alle imprese: i trasferimenti. Per
imposte nette si intende il flusso netto pagato dalle famiglie e dalle imprese.
3. Importazioni (M). Parte dei beni di consumo acquistati proviene da imprese residentiallestero. Inoltre parte dei beni prodotti allinterno contengono componenti importate.
Daltra parte, oltre ai consumi delle famiglie, la domanda che si rivolge ai beni prodottidalle imprese nazionali deriva anche da fonti esterne al flusso ristretto del reddito. Le
immissioni nel flusso ristretto sono di tre tipi:
1. Investimenti (I). Gli investimenti delle imprese comprendono gli acquisti inmacchinari e impianti e le scorte di prodotti finiti, fattori produttivi e semilavorati.
2. Spesa pubblica(G). Lo stato oltre a effettuare trasferimenti alle famiglie e alle imprese(che rientrano nella voce imposte nette) acquista beni e servizi dalle imprese per
costruire scuole, strade, ospedali, eccetera.
3. Esportazioni (X). Parte della produzione delle imprese nazionali acquistata dasoggetti residenti allestero.
Lequilibrio si ha quando i prelievi uguagliano le immissioni:
S+ T+M=I+ G+X
Questo non significa che debba essere anche:
(S=I) (T= G) (M=X)
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
46/131
45
Le decisioni di investimento e di risparmio sono prese da soggetti diversi quindi non detto che risparmio ed investimento debbano uguagliarsi ex ante, cio come variabili
programmate (S= I). Allo stesso modo, lo stato non deve necessariamente avere una
politica di bilancio in pareggio (T = G), n la domanda programmata di beni di
importazione deve necessariamente uguagliare quella di beni di esportazione (M=X).
Torniamo ai quattro obiettivi di politica economica. Se le immissioni ex ante risultanosuperiori ai prelieviex antesi ha una domanda aggiuntiva (rispetto alla domanda di beni
di consumo delle famiglie) che si rivolge alle imprese nazionali. Questo far aumentare la
produzione delle imprese e il reddito nazionale. Quindi si avr:
1. Crescitadel prodotto.2. Aumento delloccupazione(si ipotizza che esista una relazione diretta tra produzione e
occupazione).
3. Inflazione (si suppone che le imprese nel tentativo di espandere la produzioneincontrino costi crescenti soprattutto quando sono vicine al pieno utilizzo della
capacit produttiva).
4. Peggioramento del saldo della bilancia dei pagamenti: se era in pareggio tender adandare in deficit a causa della maggiore domanda di beni di importazione (si ipotizza
che le importazioni aumentino allaumentare del reddito mentre le esportazioni siano
esogene e dipendenti dalla domanda mondiale; inoltre, se si in regime di cambi fissi,
linflazione interna rende i prodotti nazionali meno competitivi facendo diminuire le
esportazioni).
Processo daggiustamento. Se le immissioni ex ante(I, G,X) superano i prelievi ex ante(S, T,M) si in disequilibrio: questo porta ad un aumento del reddito nazionale, al quale si
accompagna non solo un aumento della spesa in consumi (C) delle famiglie, ma anche un
aumento dei risparmi (S), delle tasse (T) e delle importazioni (M), che tender a riportarein equilibrio leconomia.
MACROECONOMIA E CONTABILIT NAZIONALE
[Bibliografia di riferimento: Blanchard, appendice 2]
Le variabili macroeconomiche considerate trovano una definizione precisa nellacontabilit nazionale. In particolare, qui ci concentriamo sul concetto di reddito. Esistono
diverse definizione e misure del reddito di uneconomia.
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
47/131
46
Ilprodotto interno lordo(PIL) definito come il valore di mercato di tutti i beni e servizifinali prodotti dai fattori di produzione situati in un dato paese, in un dato periodo di
tempo (un anno). NB: nel calcolare il PIL si devono sommare i valori dei soli beni e
servizi finali, non anche di quelli intermedi (altrimenti si avrebbero problemi di doppio
conteggio). Alternativamente il PIL pu essere calcolato secondo il metodo del valore
aggiunto: si considerano tutti i beni e servizi (finali e intermedi), ma per ciascun bene o
servizio non si considera il suo valore totale, bens solo il suo valore aggiunto (definito
come differenza tra il suo prezzo di mercato e il valore dei beni occorsi alla sua
produzione).
Se invece di far riferimento ai soggetti presenti, si considerano i soggetti residentinelpaese, si parla di prodotto nazionale lordo (PNL). Ad esempio i profitti di uno
stabilimento di propriet statunitense situato in Giappone non rientrano nel PIL
statunitense, ma nelPNL. La relazione che legaPNLePIL la seguente:
PNL=PIL+ redditi dei fattori nazionali situati allestero redditi dei fattori esteri situati
nel paese
Per passare dal prodotto lordo al prodotto netto(PINoPNN), si deve sottrarre dal primolammortamentodel capitale (o consumo di capitale fisso). Ad esempio a partire dal PNL,
si ottiene ilPNNsecondo la seguente relazione:
PNN=PNL consumo di capitale fisso
Il reddito nazionale definito come il reddito che origina dalla produzione di beni eservizi da parte dei residenti di un dato paese. Esso si ottiene sottraendo le imposte
indirettedal PNNe aggiungendo i trasferimenti ricevuti dalle imprese. La relazione che
lega reddito nazionaleePNN la seguente:
Reddito nazionale=PNN imposte indirette + trasferimenti
Considerando il flusso circolare del reddito, il reddito nazionale corrisponde anche allasomma di tutti i redditi percepiti dai soggetti residenti in un dato paese: redditi da lavoro
(in gran parte salari e stipendi), redditi da lavoro autonomo (redditi delle persone che
-
8/13/2019 Lezioni Di Economia Politica
48/131
47
svolgono un lavoro indipendente), profitti di impresa (differenza tra ricavi e costi),
interessi pagati dalle imprese, e rendite (redditi da propriet immobiliari).
Reddito nazionale= redditi da lavoro+profitti+ interessi+ rendite
Il calcolo del PIL (e di tutti gli altri aggregati) pu essere fatto a prezzi correnti (PILnominale) o a prezzi costanti (PIL reale). Nel primo caso si applicano alle quantit
prodotte i prezzi di mercato dellanno corrente, nel secondo caso si considerano i prezzi
esistenti in un anno base preso come riferimento. Nel confronto tra il PILin due perio