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  • LO SCAUTISMOin ventidue parole

    Attilio GardiniLuigi Riceputi

  • 1Lo scautismoin ventidue parole

    e s t o t e p a r a t i1 9 0 7 - 2 0 0 7

  • 2 Lo scautismoin ventidue parole

  • 3Lo scautismoin ventidue parole

    Attilio GardiniLuigi Riceputi

    LO SCAUTISMOin ventidue parole

    Ventidue tracce che invitano a camminare su sentieri educativi

    Prefazioni diLiviana ZanettiGianfranco Marzocchid. Erio Castellucci

    Edizioni Valbonesi

  • 4 Lo scautismoin ventidue parole

    Gli autori ringraziano tutti coloro che in modi diversi hanno contribuitoalla realizzazione di questo volume.

    www.comune.forli.fo.it

    www.provincia.forli-cesena.it

    www.baden-powell.it

    www.casescout.org

    www.agesciforli.it

    http://roccadellecaminate.interfree.it

    www.tuttoscout.it/campiscout/posti-campo-1046-campastrone

  • 5Lo scautismoin ventidue parole

    Duc in altum

    Salpa - dirigi il corso dove il mare profondo,esplora audacemente. Anima mia, io con te, tu con me,siamo, infatt i, dirett i dove neppure un marinaio ha osato avventurarsi mai,e rischieremo nave, noi stessi, tutt o.Anima coraggiosa!Salpa, salpa pi al largo! Audace gioia, eppure sicura!Non sono forse dIddio tutt i i mari?Oh, pi al largo, pi al largo, ancora pi al largo!

    (da Passaggio in India di Walt Whitman)

    Credo che le imprese eroiche vennero tutt e concepiteallaperto e cos pure i liberi poemi,credo che quanto incontrer sulla strada mi piacer,e che a chiunque mi vedr piacer,credo che chiunque io veda sar felice.

    (da Canti della strada di Walt Whitman)

    La strada con tutt a quella gente che sogna nella sua immensit.

    (da Sulla strada di Jack Kerouac)

  • 6 Lo scautismoin ventidue parole

  • 7Lo scautismoin ventidue parole

    Unesperienza esistenziale e culturale

    C un motivo che sta alla base dellinteresse condiviso dallAssessorato alle Politiche Giova-nili e dallAssessorato alla Cultura e Universit del Comune di Forl nei confronti di unini-ziativa come questa, che vede la pubblicazione di uno studio sul fenomeno dello scoutismo condott o att raverso unott ica inedita, quella lessicale. O, almeno, che prende spunto da unot-tica lessicale per parlare della fi losofi a e della pratica dello scoutismo.

    lessenza stessa del movimento a motivare questo interesse, in quanto lesperienza scout nasce come fenomeno educativo, squisitamente giovanile, ma ha altres una forte caratt eriz-zazione culturale.

    Lapproccio condott o con pari valenza nei confronti dellambiente naturale da un lato e dei meccanismi sociali, di convivenza e di relazione interpersonale dallaltro, ne fanno una vera e propria fi losofi a, che si muove in controtendenza rispett o alla societ urbanizzata, alla societ dei consumi, alla passivit individuale e acritica indott a dalla comunicazione globale.

    Si pu dire che lo scoutismo, oggi pi che mai, pu essere una risposta a tutt o questo; non nel senso romantico del ritorno alla natura, ma piutt osto come stile di vita e come me-todo di fusione del singolo nel gruppo nel pieno rispett o, anzi, nella valorizzazione, della sua identit.

    Leducazione, che nel tempo diventa autoeducazione, al rispett o dellaltro e dellambien-te; lindividuazione e laccrescimento delle proprie capacit materiali ed intellett ive; la tra-smissione delle conoscenze dal pi grande al pi piccolo (il meccanismo che Don Milani applic alla sfera dellistruzione); la condivisione del quotidiano ed il superamento delle bar-riere comportamentali; limpegno disinteressato e costrutt ivo dello scout adulto allinterno dellorganizzazione, sono tutt i fatt ori che concorrono a fare dello scoutismo unesperienza esistenziale e culturale di primordine, che nel tempo ha fatt o registrare una continua crescita e non ha conosciuto, se non a causa di forti pressioni dallesterno, periodi di crisi.

    Una fi losofi a positiva, quindi, che incide fortemente e favorevolmente nella sfera del so-ciale e che meriterebbe uno studio att ento da parte di chi si muove nel mondo della cultura.

    Una buona strada agli autori di questo saggio e ai loro lett ori.

    Liviana Zanett iAssessore alle Politiche giovanili

    del Comune di Forl

    Gianfr anco MarzocchiAssessore alla Cultura e Universit

    del Comune di Forl

  • 8 Lo scautismoin ventidue parole

    In principio era la parola

    Come ti chiami?, chiedo per prima cosa ad una persona che mi interessa conoscere. Che nome date al vostro bambino?, chiede subito il celebrante ai genitori che gli presenta-no il bambino per il batt esimo; Qual il tuo nome?, chiede Mos a Dio appena questi gli appare nel roveto ardente. Il nome lidentit, il ponte att raverso il quale due cuori comu-nicano. Lanonimato impedisce la comunicazione e la conoscenza reciproca.

    Non solo le persone, ma anche gli animali, le piante, le cose hanno un nome. Ed hanno un nome le esperienze, i sentimenti, gli att eggiamenti, le paure, le speranze Il mondo pieno di nomi, di sigle, di parole: la magia della comunicazione, senza la quale ciascuno di noi sarebbe unisola e non potrebbe intrecciare la sua esistenza con altri.

    Un segno della decadenza di una civilt lincapacit di comunicare, di dare lo stesso signifi cato alle parole comuni. Molte guerre, diceva gi il saggio Montaigne, scoppiano per motivi grammaticali: perch uno dice una cosa e laltro ne intende una diversa. allora essen-ziale tornare spesso alle origini dei nomi, alle radici delle parole. I veri poeti lo sanno bene, e non usano mai le parole a caso, ma le fanno risaltare nel loro signifi cato etimologico, perch chi le ascolta possa att ingere alla natura stessa delle cose.

    * * *Il libro che presento volentieri, Lo scautismo in ventidue parole, si potrebbe intitolare

    altrett anto bene Alle radici delle parole scout; gli autori, con una competenza davvero rara ed una erudizione ammirevole ma non pesante, mett ono a disposizione dei lett ori un picco-lo patrimonio di informazioni che aiuta a riscoprire le radici dello scautismo, in particolare quello vissuto nellAgesci. Le ventidue parole, che dalla A alla Z raccolgono lessenziale del-lesperienza scout, formano una sorta di manuale che sar utilissimo ai capi e a tutt i coloro che amano questo metodo educativo.

    Il primo agosto 1907, quando a Brownsea Sir Baden-Powell diede inizio a questa meravi-gliosa avventura, le parole dello scautismo non erano ancora molte. Poi a poco a poco, anno dopo anno, il vocabolario si arricchito: ed oggi un capo scout deve conoscere mediamente un centinaio di parole normalmente in inglese che non si usano nel normale linguaggio quotidiano. In alcuni casi il capo stesso non sa pi che cosa signifi cano, quale sia la loro origi-ne: e allora non le sa apprezzare e non riesce a vivere pienamente ci che signifi cano.

    Sono grato allora, anche a nome di tutt a la Zona di Forl, ad Att ilio Gardini e Luigi Rice-puti per averci messo in mano uno strumento che permett e di accedere alle sorgenti del lin-guaggio scout: che permett e, in altri termini, di riscoprire lispirazione originale e la bellezza di una delle esperienze educative pi valide ed esaltanti di oggi.

    d. Erio CastellucciAssistente Ecclesiastico - Zona Forl

    Preside della Facolt Teologica dellEmilia Romagna

  • 9Lo scautismoin ventidue parole

    Lo Scautismo anche un linguag-gio speciale, un gergo. Gergo nel suo senso etimologico originario, poeti-co di linguaggio degli uccelli (in francese antico, jargon), proprio dei bipedi alati, le orme o pste dei cui... piedi teneri hanno o erto da tempo immemorabile, in campo orientale, lidea - lideogra a - della scritturaGergo o gioco linguistico. Quello in cui si gioca, si rappresenta (in fran-cese rappresentare si dice jouer: ver-bo della stessa radice della... gioia: il sentimento della realt, secondo Simone Weil, e la somma - e il som-mo - dei valori dello spirito cavallere-sco, di cui lo scautismo la moderna giocosa e gioconda incarnazione, espressione anche dello spirito o civilt dellhomo ludens rinascimen-tale): si gioca - rappresenta il senso di unappartenenza, di unidentit o presenza. Un mondo vivo, un ambi-to di realt. O meglio, in modo pi attivo e creativo, un ambiente; un ambiente prospettico, in altre paro-le unambientazione. Ecco trovato il primo termine, il principio, lincipit del nostro viaggio dentro e dietro il mondo scout, mediante il suo lin-guaggio gergale nel senso soprain-

    dicato, dunque anche come cac-cia (caccia magica, come del resto, secondo la de nizione del grande poeta francese Paul Valery, la poesia). Linguaggio pure come strumentario dellazione (nella fattispecie: esplora-zione) o come cassetta degli attrez-zi secondo la metafora dello scopri-tore della teoria dei giochi linguistici, Ludwig Wittgenstein: per intervenire in quello spazio dellagire comunica-tivo proprio degli esseri umani...Un viaggio o giro in ventidue tappe o stazioni, come le lettere del no-stro alfabeto. Un piccolo, minimo Dizionario, una specie di Sillabario e Sistema periodico insieme, in mi-niatura, apprestato allo scopo di determinare, di ssare un poco (pur nel suo carattere mobile) il gergo tecnico - iniziatico dei piedi teneri. I passi cio di un cammino esplora-tivo, del conoscersi e riconoscersi nello spazio o ambito di un mondo di valori e signi cati condivisi, frut-to di una cognizione e ricognizione continua di un territorio reale e idea-le, corrispondente alla stessa realt. O altrimenti detto, fenomenologica-mente, il mondo della vita: che ha molti termini per de nirsi e nessun

    A1.) A come Ambientazione

  • 10 Lo scautismoin ventidue parole

    termine per... nire, essendo la sua ricerca e avventura, la sua qute, sen-za ne... Cos come in nita la rap-presentazione fantastica del mondo, della realt dello scout, che d luogo a quellambientazione, che forma la prima parola della nostra serie. Una parola che ad un piede tenero pu parere trascurabile, secondaria, ed invece propedeutica, prelimi-nare a quel viaggio (di cui anche la meta - essendo del resto la meta dappertutto, in ogni punto del viag-gio o della strada o route, secondo lo spirito realistico sapienziale, scienti- co-mistico, a suo modo assoluta-mente moderno, della loso a della vita scout), rappresentando come lo sfondo, oltre che il prospetto - il proscenio - del teatro dellattivit scout: la sua architettura fantastica, la sua scenogra a interiore. Un tea-tro - tenda mobile, sempre in eri, in formazione o gestazione continua, e a soggetto: ognuno, di quella com-pagnia di (av)ventura che il grup-po scout, personaggio dello stesso dramma, in cerca dello stesso... Au-tore, sulla traccia delle Sue creature e con limperativo interiore di anda-re alle cose stesse (e da esse risalire al loro arte ce e creatore - che il carattere e il destino, la destinazio-ne, del cammino scout!). Una recita continua a soggetto - e ad ogget-to - attraverso quei luoghi e quelle azioni simboliche che sono proprie, rappresentative delluniverso di sen-so dello scautismo. Caccia - giungla

    - tana - pista - sognare... Scene e se-quenze di un mistero sacro e bu o insieme: una favola in cui si narra di quel lupus o lupetto in fabula che diventa scout! Una storia in nita. Una riserva di fantasia (e di caccia!) inesauribile. Espressione di unim-maginazione sempre in movimento, di un immaginario collettivo, corale, di gruppo. Un gruppo danimazione, che anche animazione della stessa Unit, il corrispettivo ludico della sua spiritualit sostanziale: messa in sce-na e in atto di tutta la sua potenziali-t educativa. La realt sotto la specie e la dimensione del gioco - del quale niente pi serio, pi umano (lo ha detto il grande drammaturgo ro-mantico tedesco Schiller). Come spiegare altrimenti il segreto del successo, davvero senza pre-cedenti, che il movimento scout ha avuto e continua ad avere nel mondo dei ragazzi? Lo Scautismo un bel gioco, se ci diamo dentro e lo prendiamo nel modo giusto, con vero entusiasmo, ci conferma il fondatore. E come per altri giochi, scopriremo che, giocandolo, gua-dagneremo forza nel corpo, nella mente e nello spirito. Il gioco in tut-ta lestensione del termine e gamma del concetto. Quello che, utilizzando come dimensione di variazione la di-stinzione classica di ludus e paideia, stato suddiviso in agonistico (Agon), in aleatorio (legato a sorte, Alea), in gioco di simulazione (Mimecry) e da ultimo in quello volto a creare un

  • 11Lo scautismoin ventidue parole

    senso di vertigine (Ilinx). Una suddi-visione o tassonomia fatta propria dallantropologia culturale moder-na e postmoderna molto sensibile al tema del gioco (anche in campo estetico; vedi limportanza di esso nellopera di uno dei maggiori loso- del nostro tempo, Gadamer), che

    ha avuto come precursore e pioniere pratico-empirico proprio il fondatore dello scautismo: un grande gioco di ambientazione fantastica allo scopo essenziale. Uno scopo che anche una missione di familiarizzarsi sem-pre di pi con il mondo poeticamen-te inteso come casa del Padre.

  • 12 Lo scautismoin ventidue parole

    Lo scout , oppure fa, ci ram-menta ad ogni pi sospinto la nostra Legge, in ognuno dei suoi articoli. Essere e fare: due lemmi - due verbi o azioni - che formano (forgiano) il carattere dello scout, senza alcun di-lemma! Un carattere non problema-tico come quello amletico, diviso fra essere e non essere - e conseguen-temente fra fare e non fare - come proprio di quelleroe del dubbio che il famoso personaggio shake-speariano: campione dellinazione e dellinettitudine, lontano precursore e antesignano di tanti eroi del no-stro tempo o uomini super ui che popolano la scena della letteratura moderna, portatori sani di quella malattia mortale costituita dalla cri-si della coscienza o spirito europeo, della civilt e cultura cavalleresca, di cui Amleto e, specularmente a lui, suo uguale e contrario, laltro grande personaggio, il cervantesiano don Chisciotte, sono gli emblemi e le spie - luno per eccesso di raziocinio, che lo tiene al di qua della realt, laltro di fantasia, che lo porta oltre. Emblemi e spie del declinare della stella di re-denzione cavalleresca o, detto in al-tri termini (col titolo di un altro libro

    famoso) tramonto dellOccidente. Tramonto divenuto poi notte dello spirito dellEuropa e del Cristianesi-mo ad essa connesso (Europa e Cri-stianesimo o Cristianit, come suona il libro del grande poeta romantico tedesco Novalis, lautore dellultimo grande romanzo cavalleresco Enrico di Ofterdingen: il cercatore del mi-tico e simbolico ore azzurro, sorta di Santo Graal) nel secolo pi anti-cavalleresco - quello delle ideologie e del nichilismo (e del deserto che cresce), cio il Novecento. Lo stesso secolo che ha visto sorgere, ai suoi albori, nella empirica e pragmatica terra di mezzo - terra di uomini e di... angeli o angli, oltre che di folletti, hobbit ed el (lInghilterra di Bacone e di Locke, ben presenti nella mente del fondatore dello scautismo, e dei meta sici o platonici della Scuola di Oxford, da cui proviene lautore del Signore degli anelli!) - ha visto sorge-re, pullulare dalla semente della sua cultura cristiana quel movimento mondiale (giovanile) rappresentato dagli scouts, reviviscenza e rinascen-za moderna dello spirito cavallere-sco antico medioevale. Quello sim-boleggiato - incarnato da San Gior-

    B2.) B come Buona Azione

  • 13Lo scautismoin ventidue parole

    gio, Santo Patrono della Cavalleria in tutta lEuropa. La proposta utopica concreta di un mondo salvato dai ragazzini, per dirla con Elsa Morante. Un movimento, come dice il nostro fondatore, caratterizzato pi che dal-la volont di essere buoni - che pur-troppo, pu facilmente degradarsi in volontarismo ovvero buonismo - dallimpegno meno vago, pi con-creto di fare del bene, proprio degli uomini di buona volont, che Dio ama e che amano Dio... Un cristiane-simo cosparso, lungo il suo sentiero, dei ori del bene - che sono i ori delle pi belle e buone azioni. Fiori - opere di bene: per i vivi, non per i morti - per il Dio vivente... Espressio-ni di una vita activa, tutta allinsegna della difesa cavalleresca di quella... Principessa che la vita, sempre pi, in questa nostra civilt dominata dalla cultura della morte, insidiata dal drago apocalittico, e da difen-dere strenuamente perch rimanga sempre bella - dama e sposa senza macchia - da parte di un cavaliere senza paura, intrepido (come ha da essere lo scout). Che aiuta ad attraversare la strada, sgombrandola da ogni ostacolo che le sbarra il cammino. Individuando, con locchio della mente dotata di

    discernimento, la persona bisogno-sa che si trova lungo il suo cammino, per via ob viam, e che perci ov-vio, in altre parole, nellordine delle cose, soccorrere, soccorsi a sua volta da quello spirito che so a dove vuo-le e soprattutto in quelli che sono dotati - donati - di buona volont. Di uno spirito di gioia, di quella gaiezza che perfetta letizia: di unallegria che - come ha detto un giovane poeta- losofo primonovecentesco, il goriziano Carlo Michelstaedter il ore della seriet; e in ne di grazia. La quale ultima la condizione sine qua non di ogni bella - buona azione, cio pura, gratuita. Quella anche che ispira, con la sua soave giocondit e il suo sano, santo umorismo, tutti i tiri... birboni di questo mondo. Tiri non... mancini, ma destri, favorevoli cio a quelli cui vengono... tirati, sug-geriti dal fanciullo divino o puer ae-ternus che in noi: quel bricconcello o birbantello che non altro che lo spirito, anzi lo spiritello dellinfanzia, il folletto o piccolo fool o folle di Dio cui dobbiamo le nostre migliori ispi-razioni, e che, anzich contrastare, bene - fa bene - assecondare. Anche se si trattasse - come dice il caro vec-chio B.-P. - solo di sorridere agli altri e in tal modo di farli sentire pi felici.

  • 14 Lo scautismoin ventidue parole

    Il campo la delizia, la parte gioiosa della vita di uno scout.

    Vivere una vita non attraver-sare un campo. Cos nella poesia Amleto del dottor Zivago, il medico (di campo) e poeta, protagonista del grande romanzo di Boris Pasternak, a cui lautore ha prestato i tratti della gura di Cristo (come era avvenuto ne Lidiota di Dostoevskij, per il prin-cipe Myskin), gli stessi prestati al principe di Danimarca della poesia suddetta, ra gurato come licona di Cristo, colto in quel campo della sua azione umano-divina o Passione qual lorto degli Ulivi...

    Vivere, infatti, non si riduce ad una semplice, elementare campa-re, a un tirare a campare. N ad una scampagnata. piuttosto un accam-parsi sulla terra come su di un luogo di transito, di passaggio, e mero, in vista e in marcia verso leterno. Una sosta nel deserto, che in questa prospettiva gi orisce e frutti ca, divenendo terra promessa, di latte e miele...

    Un campo di forze - di quella forza moltiplicata dal Signore, che il Signore stesso, come suggeri-sce quel celebre versetto del salmo

    28: Il Signore la mia forza e il mio scudo. Colui, in altre parole, che ci scampa da tutte le insidie che attra-versano il campo della nostra vita, insediandosi in esso, piantandovi la sua tenda o tabernacolo: il sancta sanctorum senza di cui le tende del nostro accampamento sarebbero prive di fondamento oltre che di sen-so, invano innalzate dai loro costrut-tori, costruite sulla sabbia od acqua, esposte a tutte le intemperie, in balia di tutti gli elementi. Un campo non delle nostre sole forze umane, che farebbero solamente ununione si-ca, una social catena contro le mi-nacce della natura o della sorte. Ma di quella forza divina che fa la comu-nione spirituale, formando il corpo mistico degli esseri, delle creature coscienti: gli incamminati lungo la via del Signore: la strada-route di una ricerca-avventura senza ne, che ter-mina, riposa soltanto in Colui che lha iniziata, che ci ha iniziato al Cam-mino, facendoci diventare pellegrini (da per agros) o viandanti dellessere. Cercatori, in altre parole, di quella pepita doro o perla che il suo Re-gno, nascosta proprio in quel campo della nostra vita, per il cui possesso

    C3.) C come Campo

  • 15Lo scautismoin ventidue parole

    chiesto, nella nota parabola evan-gelica, di dare via tutto o di darci totalmente, vendendo tutto ci che abbiamo per investirlo nellacquisto di quel tesoro in cui il nostro cuo-re, che rappresenta lessenziale della vita. Lessenziale davanti a cui si sono uniti quegli amici delluniversale (amici delluniverso in senso e con spirito creaturale francescano) che sono gli scout. (Ci siamo uniti da-vanti allessenziale uno splendido aforisma del grande poeta francese Ren Char, combattente contro quel nemico della nostra civilt e cultura europea cristiana che fu il nazismo, scritto in quel campo di combatti-mento che fu il maquis: la macchia di questo cavaliere senza... macchia, campione della Resistenza contro quella ideologia pagana, antiebraica e anticristiana che fu il nazismo...).

    Nessuna parola ha una valen-za cos riccamente simbolica come campo, che il fulcro del simbolismo scout. Disseminato di molteplici si-

    gni cati il suo... campo semantico. Il vero, autentico, maturo scout (di quella maturit che tutto, secon-do il famoso detto di Amleto) non gi quello che si limita a fare il cam-po, ma ambisce a essere - divenire lui stesso campo (campo di quella for-za del Signore, di cui si detto, vera forza... lavoro. Lavoro e preghiera, secondo laurea regola del padre e patrono dellEuropa: San Benedet-to). Campo di quella buona batta-glia qual la vita, secondo il patrono dei Rovers San Paolo, perseverando nella quale si ottiene alla ne la co-rona di vittoria, una medaglia doro superolimpionica. Premio di quella corsa o cammino che a non tcche radure ci addurr / dove mormori eterna lacqua di gio-vinezza (Montale), facendoci riposa-re su pascoli erbosi, per dirla ancora con il salmista: in quel campo o giar-dino di delizia e di gioia, coronamen-to del gioco e della vita operosa del-lo scout, che il Paradiso!

  • 16 Lo scautismoin ventidue parole

    Sono gli uomini silenziosi che fanno le cose. La natura ci ha dato una lingua, ma due orecchie, cos che dobbiamo ascoltare due volte pi di quanto possiamo parlare ci sollecita il caro Baden-Powell.

    Guai a chi fa crescere il deserto - cos parl Nietzsche (che intendeva con quel termine la bestia nera, tut-taltro che bionda, del nichilismo, secondo la sua genealogia della morale anticristiana). Guai a chi non fa deserto in s, non crescendo in esso - potrebbe aggiungere lo scout, tutto dentro e compreso del suo pensiero cristiano, che un pensie-ro non loso co ma simbolico, un pensiero-mistero mistico-dialettico, che della parola-cosa deserto ha unaltra, pi alta e profonda nozione, una pi complessa esperienza. Una nozione - esperienza che deriva da quella complexio oppositorum che la Croce (simbolo inviso al losofo del superuomo), cio da quel segno di contraddizione che Ges Cristo: il primo, la primizia di coloro che hanno fatto orire ovvero crescere in altro modo il deserto, facendolo luo-go di preghiera e di lotta vittoriosa contro il tentatore, lo spirito del male

    che alligna nei deserti luoghi e che solo pu essere scon tto dalla pre-ghiera e dal digiuno (questultimo nel suo senso lato, non solamente materiale), secondo lindicazione del Signore della vita e della morte e quindi anche del deserto, interme-dio tra le due...Deserto, dunque, in una accezione duplice, una doppia valenza, una ambivalenza, propria di ogni espres-sione fortemente simbolica come la parola in questione, un pezzo forte, una tessera importante del mosaico del simbolismo ebraico-cristiano: di quei simboli, per credere ai quali occorre molta fede, come ha scrit-to una grande pensatrice cristiana, Cristina Campo. Una fede, matrice e latrice della cultura o identit cristia-na, che deve improntare gli scouts, per diventare dei piccoli... padri del deserto! Deserto inteso e ritenuto - senza di che non fa scienza: scienza della croce (per dirla con Edith Stein) - come luogo del silenzio (e di quel-lo pi alto e profondo e vasto: in cui orisce il senso, il sentimento dellin- nito, che anche quello della gine-stra, il leopardiano ore del deserto simboleggiante la poesia...), che

    D4.) D come Deserto

  • 17Lo scautismoin ventidue parole

    lelemento, il mezzo della preghie-ra, frutto dellascolto della voce di Dio. Silenzio come espressione della vocazione alla solitudine. Come la chiama in uno dei suoi Pensieri nella solitudine un vero e proprio Padre del deserto moderno, Thomas Merton.

    Darsi, consegnarsi, a darsi com-pletamente al silenzio di un vasto paesaggio di boschi e colline, o mare, o deserto: star fermo, men-tre il sole sale sulla terra e ne colma di luce i silenzi. Pregare e lavora-re il mattino, lavorare e riposare il pomeriggio e fermarsi di nuovo a meditare la sera quando la notte cade su quel paesaggio e quando il silenzio si riempie di tenebra e di stelle. Questa una vocazione vera e speciale. Pochi sono disposti ad immergersi completamente in un tale silenzio, a lasciar che se ne impregnino le loro ossa, a respirare solo silenzio, a nutrirsi di silenzio e a mutare la sostanza della loro vita in un silenzio vivo e vigile.Vocazione eroica quella del soli-

    tario mertoniano, inteso come chi ha preso una decisione cos forte da poter essere provata dal deserto: os-sia dalla morte. Un elogio della vita solitaria: quella preparata sia dalla

    vita comune sia dalla comunitaria, di cui il coronamento. Come dice in un altro dei suoi Pensieri Merton: Non fuggire alla solitudine dalla co-munit. Trova prima Dio in comunit e poi Egli ti condurr alla solitudine. Solitudine e comunit che stanno tra loro nello stesso rapporto che c tra silenzio e linguaggio. Come a er-ma nello stesso pensiero il monaco trappista americano, lautore de La montagna dalle sette balze:

    Non si pu comprendere il vero valore del silenzio se non si ha un sincero rispetto per la validit del linguaggio: perch nel silenzio ci si trova faccia a faccia, senza nessun in-termediario, con la realt che si espri-me nel linguaggio. E non potremmo neppure trovarla in se stessa, vale a dire nel suo stesso silenzio, se non siamo prima portati dal parlare.Un parlare non fatto dalle parole

    che si stancano di qoeletica memo-ria, ma da quelle che scaturiscono da Dio e comunicano con il silenzio di Dio che nelle anime nostre, si-mili alle parole di Cristo, vero Padre del deserto, colui che lo fa orire (e fruttare) nello scout, quando costui lo fa per suo amore.

  • 18 Lo scautismoin ventidue parole

    Esploratore: cinque sillabe in luogo dellunica che forma la parola equivalente in inglese, chiave dello scautismo: scout. Una nota prolun-gata, di pi vasta risonanza poe-tico-musicale, quella pronunciata nella nostra lingua, quasi passata da uno strumento musicale, un otto-ne (quello con cui suonata la nota scout) su di un legno: un corno, ad esempio. Un corno italiano.

    Una parola-lamento (come dice che sia la poesia il grande poeta cco Vladimir Holan, nel suo poema Una notte con Amleto: Io dico che la poe-sia lamento...): come la voce della vittima sacri cale attorno allaltare, che circoscrive col suo grido lo spa-zio del tempio sacro primordiale, im-magine del mondo su scala ridotta, essenziale, che anche spazio della sua conoscenza e mistero: preghie-ra prima dellavventura in esso, per dirla col poeta. Viene infatti, esplora-tore, da ex-plorare: il contrario esat-to, lopposto-uguale di implorare: sistole e diastole, luno e laltro - im-plorare ed esplorare - di quel moto di idee cordiali (come chiamava la stessa poesia, agli inizi del secolo scorso, il grande poeta spagnolo An-

    tonio Machado) qual il movimento degli scout-esploratori. Movimento di idee calate nella realt, nel cuore di essa, di parole che si fanno azione: parole dordine che si fanno avventu-ra. In sintonia, lesplorare, per a nit linguistica e spirituale, con il motto dellesploratore, vero e proprio suo distintivo di onore (cavalleresco cri-stiano), Estote parati. Preparati a vi-vere, ma anche a morire. Un vivere e un morire, che nello spazio sacro sopra descritto quale il mondo del-la vita vissuta con spirito di sacri cio (cio di dedizione a quella Causa pri-ma che anche il Fine ultimo, lAlfa e lOmega delluomo) sono in fondo la medesima cosa. Lo manifesta lo stes-so Fondatore nel discorso a un radu-no scout della primavera del 1931: Essere preparati alla morte consiste nellosservare la Legge scout al me-glio delle proprie capacit. Una leg-ge per di vita, non di morte. Un essere per la vita, non per la morte, essendo lo scautismo una pedagogia esperienziale, non una loso a esistenziale come quella del losofo tedesco di quel tempo Hei-degger, con la famosa formula es-sere per la morte, banalizzata poi e

    E5.) E come Esploratore

  • 19Lo scautismoin ventidue parole

    malamente trasformata in lugubre e sinistra insegna o emblema militare nella Germania hitleriana. Una vita, invece, quella dellesploratore-scout, vissuta come milizia e contro ogni malizia, con assoluto candore, com-battendo la buona battaglia no al grido paolino di vittoria cristiana veramente esplosivo e pienamen-te... esplorativo (di un mondo nuovo, anzi nuovissimo: laltro mondo, che anche il mondo dellaltro...): Morte dov la tua vittoria?. Una strada che si fa mentre si cam-mina, in progress - on the road! Li-bera strada come quella cantata dal poeta americano Walt Whitman, lautore di Foglie derba, per la quale avviato. A piedi con cuore legge-ro... /in piena salute e franchezza, il mondo o ertomi innanzi, / il lungo sentiero marrone pronto a condurmi ove sia, come suona lincipit del suo

    Canto della strada, che termina con una appassionata esortazione: An-diamo! - la strada per noi!/ sicura - io lho provata -, i miei piedi lhanno ben provata.... Una libert, una sicu-rezza, che non escludono, anzi inclu-dono intimamente, nellavventura, il mistero, suo alone. Come si vede in unaltro poeta americano, pi vicino a noi, Robert Frost, frequentatore anche lui dei boschi, franco... esplo-ratore del loro mistero, pi Wildness che Woodcraft, vigile, insonne nella sua ricerca o qute senza ne (cio senza mai possesso de nitivo, sia del Graal che dellAnello!), come dicono i versi suggestivi nali di una sua bella poesia, Sosta sopra i boschi una sera di neve: Profondi e scuri sono i bo-schi e belli, / ma ho tante promesse da tenere, / e miglia e miglia prima di dormire, / e miglia e miglia prima di dormire...

  • 20 Lo scautismoin ventidue parole

    Il modo di vivere qualunque at-tivit nel Branco-Cerchio, il modo in cui ci si saluta, si sta insieme, si gio-ca, si parla, si scherza, si canta, va a tradursi nellinvito a giocare in una Famiglia Felice, in un clima morale positivo e gioioso (B.A.), espresso da una legge che chiede di essere scoperta e che aiuta a crescere nella libert e nella responsabilit, nellas-sunzione di un impegno personale quotidiano che misura della pro-pria volont di crescere. Ogni lupetto/a sa qui di essere accet-tato, amato, ricercato: la Famiglia Felice che permette al bambino di poter contare sulla etto e sulla du-cia di ogni altro bambino e del Capo Branco Akela. Inoltre sentono che tra i Vecchi Lupi scorre quella medesima stima e ducia che si vuole creare in tutto il Branco, in una parola i lupetti sanno che ci si vuole bene, perch fanno esperienza di questi ussi reciproci. Come la W doppia segno di vita, di esultanza allinterno di un cerchio di persone o comunit, cos la doppia FF di Famiglia Felice il sigillo del lupetto-coccinella del suo Branco/Cerchio. Di quella particolare Com-

    pagnia dellAnello che assomiglia allo Scautismo: solidal catena umana giovanile moderna, in grado di salda-re e rinsaldare gli anelli pi deboli e fragili, di galvanizzarli. Con un usso di energia o spirito cavalleresco, del genere, pi che di Galvani, di...Galva-no: il cavaliere verde, senza macchia n paura! Un usso che viene dai pi grandi e investe i pi piccoli, deter-minando un circolo positivo di forza bene ca, una circolare melodia, che anche armonia del gruppo, in cui ogni elemento fatto pi libero, leg-gero e pi vero...

    La Famiglia Felice (FF) non solo un segno, anche un regno: gioia co-mune, sentimento della realt, della comunit. Piena reciproca compren-sione. Spirito del Movimento, che di-venta Movimento dello spirito. Azio-ne spontanea, grazia. Felicit delles-sere, della partecipazione ad Esso (che noi sappiamo, cattolicamente, essere, in quanto uno e trino, fami-liare divino), che si vede come lalbe-ro dai suoi frutti, secondo il concetto classico-cristiano di felicit, appun-to, intesa come feracit, fecondit. Felices arbores, quae fructum ferunt (felici gli alberi che danno frutto),

    F6.) F come Famiglia Felice

  • 21Lo scautismoin ventidue parole

    secondo la de nizione latina cato-niana, trasposta nel campo di quelle piante umane che sono le persone-pianticelle o arboscelli: i fanciulli e gli adolescenti (questi ultimi, che nella radice della loro parola hanno la lati-na olea: lulivo cio, lalbero simbolo della pace, vero albero della vita o felicit del genere umano). I fanciulli e gli adolescenti, particolarmente bi-sognosi, per la loro crescita paci ca e produttiva, di una pedagogia gioio-sa, frutto di quella cultura umana che i latini chiamavano humanitas e i greci, in forma pi pregnante e precristiana, paideia. Spirito della fanciullezza: quello che permea la Famiglia Felice!

    Come programmarla, come de- nirla? Si parla di sensazioni, in una

    particolare atmosfera! Ne vediamo i frutti, ma sfugge comunque ad ogni tentativo di de nirla, confezionarne una ricetta riproponibile per ogni Branco. Eppure chiunque si ritrovi in un Branco/Cerchio, in cui questo cli-ma ci sia, sa quanto sia reale, anche se impalpabile!

    Abbiamo sostenuto che nella for-mazione scout il sorriso scout un complemento necessario: nei lupet-ti il sorriso pu crescere, svilupparsi in risata, come il seme in una pianta. Ridere respinge la massima parte dei mali del bambino e spinge allallegra fraternit e alla pi aperta mentalit. Il bambino che ride molto, mentisce poco, ci assicura il caro vecchio B.-P. sul Manuale dei lupetti.

  • 22 Lo scautismoin ventidue parole

    Siamo giunti alla lettera G e come non ricordare il nostro santo patro-no, il Santo dei Cavalieri, il cavalier dei santi? Quindi G come Giorgio, il santo: uno dei tre protettori degli scout (gli altri sono, si sa, San Paolo e San Francesco). Il pi fantastico, leggendario e romantico, diremmo, dei tre, anche per laura che circonda la sua vita sfumante, scon nante nel mito e per questo divenuto soggetto prezioso e privilegiato nellarte pit-torica e plastica, sia in campo sacro religioso che in quello laico profano, dal Medioevo al Rinascimento: da Si-mone Martini a Paolo Veronese, pas-sando per Paolo Uccello, Donatello, Andrea Mantegna, Vittore Carpaccio, Ra aello, il Parmigianino, il Correg-gio etc.

    Il pi carico di simboli cavalle-reschi, per il suo ruolo di cavaliere ssato nella iconogra a, che ne ha fatto un emblema, unallegoria e per no, come indizio della celebri-t e di usione del suo personaggio, un modo di essere. Un ventaglio di signi cati, che si apre nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine, della seconda met del Duecento, che de-linea i tratti della sua agiogra a con

    una freschezza e immediatezza che rivaleggia con i Fioretti di San Fran-cesco di un secolo dopo. Colpisce ed degno di rilievo il particolare favoloso e favolistico della cintura della principessa salvata dalle fauci del drago, con la quale viene legato il collo della bestia e cos condotta nella citt vicina dove gli abitanti, in cambio della liberazione dal perico-lo di quel mostro, si convertono al cristianesimo: esempio mitologico del fatto che la fede uccide in noi i mostri (i demoni) generati dal sonno della ragione (dalla barbarie) del pa-ganesimo imperante. Campione del-la cultura e della civilt cristiana, San Giorgio, simbolo dellEuropa intesa come frutto del cristianesimo (un pensiero caro a Giovanni Paolo II).

    Allora contro il maligno usiamo anche noi la completa armatura che us San Giorgio, quella che (nella let-tera agli Efesini: Ef 6) San Paolo de-scrive dettagliatamente. 1. Cinti i anchi con la verit, Ges dice che Satana il padre della menzogna (Gv 8, 44). E dice anche: Io sono la Verit (Gv 14, 6). Quando ci cingiamo i anchi della Parola di Cristo, ci sentiamo in essibili e in-

    G7.) G come Giorgio

  • 23Lo scautismoin ventidue parole

    vincibili contro qualsiasi assalto e in-ganno. Quando Satana tenta di farci credere che basti il pane, il denaro, le cose di questo mondo per renderci salvi, rispondiamogli con le stesse parole con cui Ges gli ha risposto nel deserto: Non di solo pane vive luomo; adorerai soltanto il Signore Dio tuo. (Mt 4, 10). 2. Rivestiti con la corazza della giu-stizia, non con la giustizia che viene dalluomo, ma con quella che viene unicamente da Dio, mediante il san-gue di Ges Cristo che ci ha giusti- cati. Il maligno, ingannandoci, ci induce a peccare; e poi, con un in-ganno ancora pi grande, tenta di metterci dentro un disperato senso di colpevolezza, impedendoci cos di credere al perdono di Dio e, per conseguenza, di lasciarci risanare dalla sua misericordia. A satana op-poniamo la nostra fede in Ges che venuto non solo per perdonarci i peccati, ma anche per cancellarne il ricordo!3. Avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo del-la pace. Satana non vuole la nostra pace; egli tenta di farci morire nel deserto del nostro peccato e della nostra disperazione. Ma se portiamo le calzature del Vangelo della pace (tutto il Vangelo un annuncio e dono di pace), attraverseremo, con la Pace di Dio nel cuore, il deserto di questo mondo. 4. Tenete sempre in mano lo scudo della fede. con questa fede che

    possiamo spegnere tutti i dardi in-fuocati del drago. Dobbiamo sempre ra orzare la nostra fede mediante la parola di Dio. La fede - ci dice San Paolo - viene in noi dallascolto della Parola (Rm 10, 14). 5. Prendete anche lelmo della sal-vezza. Lelmo protegge la testa del cavaliere. E San Paolo, con questa immagine, intende dirci: proteggete la vostra mente dai pensieri negativi, distruttivi, accogliendo in voi i pen-sieri di Dio. 6. Prendete la spada dello Spirito, cio la Parola di Dio. Che in noi abiti questa Parola! Ricordiamoci che la Parola di Dio va proclamata in Clan, nella comunit dei capi e ripetuta nel silenzio, ma soprattutto va pre-gata. Per questo San Paolo aggiun-ge: Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di sup-pliche nello Spirito Santo (Ef 6, 18).

    San Giorgio diventa modello di ogni scout e guida che a ronta lav-ventura della vita con le formidabili dritte della nostra legge e della nostra promessa, come cavaliere ar-dente, entusiasta, fedele, vittorioso. La vittoria che arride, pur tra mille di colt che ne costellano la stra-da (la route!) rendendola impervia, stretta come la stessa croce, ai se-guaci della Via, Verit e Vita! E che d, sentimento della realt (della sua pienezza), coronamento dellopera, delledi cio o tempio del cavaliere (questo templare dello spirito), la gioia. G come Giorgio ovvero, nella

  • 24 Lo scautismoin ventidue parole

    lingua del Fondatore, che ha con-servato il suo fondo, la sua radice classica, George, cio opera (ergon) della terra (geo), alla fedelt alla qua-le dovuta la gioia come suo ore e frutto che spicca nel suo campo di azione cavalleresca a difesa di quella principessa che la vita.

    Vincendo cos il male che in noi e nel mondo e conquistando, paoli-namente (anche nel senso di a poco a poco -secondo letimo del nome

    dellapostolo protettore, al pari di San Giorgio, degli scout, Paulus, cio poco, piccolo-: a poco a poco, gradualmente o, si potrebbe dire, gra(du)almente...): conquistando, dicevo, la corona di gloria in quella battaglia o guerra santa di pace e bene, detto nel linguaggio del terzo e ultimo protettore San Francesco, che la vita. Nostra sorella la vita (Pasternak).

  • 25Lo scautismoin ventidue parole

    Lo scautismo un cammino diret-to, una diritta via che non si smenti-sce, perch un ritrovarsi continuo, sempre nuovo, lungo la strada, una route, che non si riduce mai a routi-ne: un sentiero ininterrotto che con-duce in quella foresta spessa e viva (Dante) di simboli dagli occhi fami-gliari (Baudelaire) qual la Natura, tempio vivente dello Spirito. Natura madre e maestra col suo metodo, che letteralmente (e spiritualmente) la via per giungere a se stessi (dal greco meta hodn = oltre la via): la meta del nostro umano viaggiare o pellegrinare in questa valle del fare anima che la vita, secondo la de -nizione del grande poeta romantico inglese John Keats. Il Percorso Hbert, un esercizio sico che anche una ascesi spirituale. Ginnastica del corpo e insieme pa-lestra della mente allo scopo di con-seguire quella mens sana in corpore sano, che un precetto pedagogico classico fatto proprio dal sano - proprio il caso di dire - eclettismo cri-stiano obbediente allinvito paolino di prendere tutto da tutti, innestan-dolo nella pianta cristiana, sensibile anche al perenne motto umanistico

    terenziano, tanto caro a SantAgosti-no, di non ritenere estraneo niente di ci che umano (ed umanistico). Umano e naturale allo stesso tem-po il metodo Hbert, a misura dello scout. Misura e ritmo. Misura della mente, ritmo del corpo. Armonia e libert o spontaneit. Grazia. La gra-zia che lo stato in perpetuo moto... proprio, di chi sa dominare (alluni-sono col Signore della vita, il Dio che in noi) il tempo, batterlo, scandirlo, segno di quella educazione estetica musicale proposta al giovane nella Repubblica di Platone (da cui pro-viene sostanzialmente il motto o formula latina succitata), cui erano somministrati come cibo dellanima e del corpo la musica e la ginnastica: due tipi di quellarmonia che si trova in natura e che larte imita, per tem-perare e temprare de baldi giovani il con dente ingegno (per dirla col Manzoni pentecostale). I giovani che lHebertismo vuole - questo il suo bel programma - che siano forti per essere utili. Utile il giovane lo per natura... lin-guistica. Viene infatti da giovare (iu-venis, iuvare). Nellantica Roma infat-ti indicava lindividuo nel pieno del

    H8.) H come Hebertismo

  • 26 Lo scautismoin ventidue parole

    suo vigore sico, della sua forza (la vis, materia del vir - luomo, leroe - di cui era forma la virtus: virt, cio va-lore, coraggio sia in campo civile che militare) in quella et non breve ma lunga un quindicennio, un arco di tre lustri compreso fra i venticinque e i quarantanni (la soglia di vecchiez-za, la latina senuctus -secondo la di-visione classica o classi cazione tem-porale, periodizzazione di quellet, valida ancora nei tempi romantici di Giacomo Leopardi, da lui detestata e non oltrepassata, avendo impetra-to dal cielo di evitarla, proprio sul suo limitare, morendo allo scadere del tempo della giovinezza, lui can-tore nostalgico di essa: della sua mai avuta e di quella ormai perduta del genere umano, immolata al Mino-tauro dei tempi moderni, delle sue sorti magni che e progressive...). Un periodo in cui il giovane era cit-tadino a pieno titolo, abilitato a rico-prire tutte le cariche di utilit pubbli-ca, scalando i gradini del cursus ho-norum, carriera al servizio della citt o civitas, polis o stato, espressione di quella vita attiva, a cui sono chia-mate le persone atte a misurarsi in quellagone o certamen - lotta e gara o competizione paci ca per il bene pubblico - che la politica. Questa utilit, questo giovamento che la giovinezza nel suo signi -cato classico, caduta allapparir del vero e del verbo rivoluzionario cri-stiano (che ha capovolto il rappor-to tra individuo e Stato, elevando

    la persona - non pi maschera, ma volto delluomo - sopra di esso, im-ponendola come il nuovo, vero asso-luto nella storia), poi risorta nel qua-dro e nellorizzonte di una citt pi vasta (quella celeste, inglobante la terrestre), divenuta unaltra giovi-nezza, pi romantica ed esistenziale, cupida di pesi, che porge sponta-nea al carico le spalle (per dirla con Saba), vita pi complessa, cruciale ed universale, propria di quellhomo viator che il giovane scout, sem-pre in avanscoperta ed in ascolto... Una giovinezza inventata (rubo il bel titolo di un romanzo di una no-stra grande scrittrice, Lalla Romano), creativa, frutto di un cambiamento della mente o conversione. Cambia-mento anche del corpo, della sua re-lazione con lanima (la mens latina), fattasi relazione pi intima, stretta (o stringente), come quella del seme con la pianta, secondo la metafora impiegata dal Dottore Angelico del-la Chiesa, San Tommaso, di sostanza biblica, ebraico-cristiana e di forma aristotelica. Il seme che contiene in potenza la pianta, suo atto, come lanima il corpo: entit non separate, parallele che non si incontrano nep-pure nellin nito, ma implicantesi re-ciprocamente in una unit in eri, in continuo sviluppo di quel seme-ani-ma che, gettato nel nostro terreno umano, e morendo in esso per dare frutto, fa crescere la nostra pianta no al cielo: albero cosmico di una vita immortale...

  • 27Lo scautismoin ventidue parole

    O pianta di buon seme/al suolo, al cielo amica. Cos labate Parini, uno dei nostri maggiori poeti moderni, si rivolgeva in una sua ode a un ram-pollo, un virgulto della societ aristo-cratica milanese ne Settecento, un giovin signore non ozioso - come quello satireggiato nel suo capola-voro, Il Giorno - ma virtuoso. Fiore di una pianta di alto lignaggio, come deve essere quella di un giovane degno di tal nome, fedele alla sua prima radice: la radice dellalbero della vita, da cui deriva - detto con il giovane Amleto, tragico ma sincero aspirante ad essa - il frutto di quella maturit che tutto.

    E che d una vera, autentica idoneit (altro che tness, idoneit - questo il suo signi cato, tradotto in italiano solo di nome, non di fatto. Col suo salutismo o igienismo che solo una maschera di morte!). Una idoneit, quella del metodo Hbert felicemente adottato ed adattato dal movimento (dello spirito e del cor-po) scout, che si consegue con una serie di esercizi armonici e articola-ti, veramente organici (rivolti cio al corpo come organo, strumento di quellanima che lo informa, onde la coincidenza, ma non di opposti, della cultura dellanima e del cor-po), in grado di formare, plasmare quellattitudine potenziale, inscrit-

    ta nellarco corporeo che anche educazione spirituale di ognuno, atta a servire agli altri prima ancora che a s, come nellessenza e nel-la struttura stessa dei corpo, che per natura e conformazione o gu-ra: apertura, disponibilit allaltro - e non dellaltro come invece pre-dica la pagana religione del nostro tempo, del corpo degradato a mero strumento di edonismo ed esteti-smo, fungibile e defungibile... Lieto solo di poter servire, il corpo invece orientato allaltro (e non chiuso in se stesso, nel cerchio limitato della sua vita sica, che un cerchio di morte spirituale) dello scout, per dirla qui in ne con lultimo verso di una bel-la poesia giovanile del grande poeta e scrittore austriaco novecentesco, Hugo von Hofmannsthal, Il giovane nel paesaggio: quello che ei traver-sava lento... pronto a trascorrere una nuova vita, servendo su una soglia sconosciuta. Che poi la soglia della nostra speranza: quella che si pu (e si deve) varcare per entrare in quel tempio dello spirito che dentro di noi, in interiore homine dove abita la verit che ci fa liberi (per essere utili, giovevoli, di un giovinezza rivolta a quel Dio che la allieta, ad Deum qui leti cat iuventutem meam, come suo-nava lIntroibo della S. Messa).

  • 28 Lo scautismoin ventidue parole

    Lme aime la main(Lanima ama la mano)

    Blaise Pascal

    Limpresa il cardine delle attivit in Branche E/G, ma tutto nello scau-tismo unavventura e unimpresa. Impresa parola associata al mon-do, alla civilt capitalistica: nucleo, struttura fondante (e portante) del-leconomia borghese, che caratte-rizza let e la societ moderna. Eroe del nostro tempo limprenditore, che con limpresa fa corpo (e... mas-sa. E potere!), pi che anima. Come invece il cavaliere che nellimpresa della civilt cortese aveva un corpo e unanima che facevano tuttuno (an-che linguisticamente) con essa. Nella gurazione simbolica feudale caval-leresca, infatti, lanima, cio motto o iscrizione, unitamente al corpo (vale a dire un oggetto, una cosa avente riferimento alle parole di tale iscrizio-ne o motto), formava una impresa o blasone, suo quasi sinonimo. Segno, anche, limpresa in questa accezione o signi cato, che gli antichi cavalie-ri ricevevano come investitura dalla propria dama impegnandosi a difen-derne lonore o a comportarsi valo-

    rosamente nella guerra, nel duello e nel torneo; gura simbolica che il cavaliere portava ricamata sulla ve-ste oppure dipinta o scolpita sullo scudo o sullelmo. Dunque, insegna o emblema, quale poteva essere una sciarpa, una catenella, una stella e via via, per continuare questa lumi-nosa tra la delle cose cavalleresche con un certo... sviluppo diacronico e volo pindarico, no al fazzolettone scout: ultimo valoroso e glorioso re-taggio o residuo di quei simbolismo cortese, passato in... cavalleria in questo nostro tempo borghese! Ga-ranzia e pegno, quelle anime e quei corpi, delle audaci imprese dei ca-valieri cantati, assieme alle donne e le armi e gli amori, nei poemi epico-cavallereschi. Cavalieri non impren-ditori come quelli odierni, in... forza anche della nostra Italia, discendenti pi dallordine equestre della Roma antica (gli equites, antesignani degli imprenditori moderni, esponenti di un capitalismo ante litteram), capi-tani dindustria non molto dissimili da quelli delle compagnie di ventura rinascimentali, con le loro armi mer-cenarie tuttaltro che pietose, non confrontabili con quelle del capita-

    I9.) I come Impresa

  • 29Lo scautismoin ventidue parole

    no (oh, capitano!) che il gran sepol-cro liber di Cristo... molto oprando col senno e con la mano!Nellesercito ideale del quale milita-no, con la gran bont dei cavalieri antichi di cui sono informati e inve-stiti modernamente, gli scout; dotati di quello spirito di intraprendenza o di iniziativa che lanima del loro movimento (lanima o il motto: ESTOTE PARATI!): anima e corpo, cio impresa. Impresa anche nel senso classico non economico imprenditoriale, ma eroico spirituale della parola latina inceptum: da incipere=cominciare, iniziare. Una impresa civile, che si a anca a quella militare (che in latino corri-sponde al plurale di res gestae: im-prese di un altro ordine, storico-po-litiche, che nellet di mezzo diven-teranno gesta: quelle cantate nelle canzoni di tal nome). Grande verbo incipere=cominciare (Lunica gioia al mondo cominciare. bello vivere perch vivere cominciare, sempre ad ogni istante scrive Pavese), pre-sente nel nale della IV egloga di Vir-gilio sulla nascita di un fanciullo di-vino (nel Medioevo ritenuta profezia laica della nascita di Ges), invitato a conoscere col sorriso la madre, per essere degno della mensa e del tala-mo degli di; Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem. Un invito vali-do anche per quelleterno fanciullo che lo scout, portatore di quella insegna, anima della sua azione di cavaliere della fede, che la gioia o,

    francescanamente, perfetta letizia. Perfezione della gioia anche, det-to con San Tommaso, a proposito di quella conoscenza materna che la pace o tranquillit dellanima che arride a chi possiede la fanciullezza dello spirito. Verbo, quello virgiliano succitato, che si trova anche allinizio, vero e pro-prio incipit, della Vita nova di Dante, bel vademecum dello scout, anche per il suo essere la storia esemplare della formazione di una vita, della iniziazione di una giovinezza cristia-na, meta sica della giovent (per dirla col grande intellettuale e scrit-tore ebreo del secolo scorso, Wal-ter Benjamin): Hic incipit vita nova. Linizio di quella IMPRESA straordinaria - che ricerca e avventura senza ne - quale la vita di un uomo, con la creazione del quale, come a erma la grande studiosa ebrea Hannah Arendt (lautrice di Vita activa e di Vita contemplativa), il principio del cominciamento entr nel mondo, aggiungendo che questo solo un altro modo di dire che il principio della libert fu creato quando fu creato luomo, non prima. Luomo creato perch ci fosse un inizio pri-ma del quale non esisteva nessuno, per dirla con SantAgostino (Initium ergo ut esset, creatus est homo, ante quam nullus fuit - De civitate Dei 12, 20). Essendo gli uomini nati - an-cora lautrice delle Origini del tota-litarismo e della Banalit del male a parlare- non per morire, ma per in-

  • 30 Lo scautismoin ventidue parole

    cominciare. Una fede, una speranza nel mondo che trova - aggiunge la Arendt - la sua pi gloriosa ed e -cace espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunci la lieta novella dellAvvento: Un bambino nato fra noi.

    Un annuncio col quale incomin-

    ci la pi grande e mirabile impre-sa che il cominciamento assoluto, senza ne, della vita, nel cui giro immortale (per dirla col poeta Un-garetti) siamo tutti presi - e nel suo Grande Gioco siamo tutti pedine, pe-doni... teneri!

  • 31Lo scautismoin ventidue parole

    La comunit scout internaziona-le si concretizza e si esempli ca in incontri quadriennali; ma il nostro fondatore si ri ut di chiamarli rally = raduno, perch scelse di caratteriz-zarli con contenuti educativi e giova-nili pi vasti e quindi and a scova-re il termine Jamboree che di uso familiare inglese un po invecchiato, per dire festa, baldoria. Inoltre lo stesso B.-P. lo colleg idealmente e scherzosamente a jam = marmellata, regalandoci la signi cativa imma-gine di unallegra miscela di ragazzi di tutte le nazioni, culture, razze, re-ligioni, un temporaneo e simpatico melting pot...

    Purtroppo nel 1979 il program-mato XV world jamboree a Neisha-boor in Iran non si svolse a causa del radicalismo musulmano per cui gli scouts dovettero aspettare otto anni per rincontrarsi.

    Ad ogni incontro si ritorna ideal-mente al primo, quello del 1920, a Londra, nellarena di Olympia, dove il caro vecchio B.-P. tuon: Fratel-li scout, vi chiedo di fare una scelta solenne. Esistono fra i vari popoli del mondo di erenze di idee e di senti-mento, cos come ne esistono nella

    lingua e nellaspetto sico. La guerra ci ha insegnato che se una nazione cerca di imporre la sua egoistica vo-lont alle altre, fatale che ne segua-no crudeli reazioni. Il Jamboree ci ha invece insegnato che se facciamo prova di mutua tolleranza e siamo aperti allo scambio reciproco, la sim-patia e larmonia sprizzano natural-mente. Se voi lo volete, partiamo di qui con la ferma decisione di voler sviluppare questa solidariet in noi stessi e tra i nostri ragazzi, attraver-so lo spirito mondiale della fraternit scout, cos da poter contribuire allo sviluppo della pace e della felicit nel mondo e della buona volont tra gli uomini. Fratelli scout, rispondete-mi: volete unirvi in questo sforzo?. Siamo noi scout cittadini del mondo come ci chiede ancora B.-P. ? Siamo ciascuno di noi a favore di una cultu-ra aperta alla tolleranza, al confron-to, al dialogo con le diversit, con chi laltro da noi e dalla nostra cultura, con una visione planetaria delle pro-prie azioni e delle loro conseguen-ze?Lentusiasmante esperienza di vive-re un Jamboree viene riferita da chi ha vissuto quelle due imprevedibili

    J10.) J come Jamboree

  • 32 Lo scautismoin ventidue parole

    settimane come un totale coinvolgi-mento, dove a nessuno importavano le di erenze culturali, di lingua, di razza o di religione, perch ognuno era amico di tutti e fratello di ogni altra guida e scout. Ogni parteci-pante al Jamboree, cos come ogni scout che dal proprio paese ne vive indirettamente quello spirito, diven-ta un propugnatore di pace, di cui si vuole essere costruttori, difensori e di usori. Invece di spendere denaro per il pane, gli uomini oggi lo spendono per costruire strumenti di morte (la nostra cosiddetta civilt ha saputo regalare venti tonnellate di tritolo ad ogni abitante della terra!). Non nel mio arco che con do e non la mia spada che mi salver, ci ammonisce il Salmo 44.

    Siamo coscienti che leducazio-ne un processo di natura politica e che leducazione alla pace un la-voro comunitario atto a far capire e sperimentare come solo un processo democratico e nonviolento di con-fronto reciproco, che giunga ad una giusta distribuzione di potere e di ri-sorse, pu portare alla pace. Il nostro fondatore nella 22a chiacchierata di Scautismo per ragazzi si rivolge a noi chiamandoci Scouts di pace e il suo modello di uomo ha gettato il fucile per impugnare lalpine-stock e ha preferito laccetta alla pistola.

    Anche Gandhi in una lettera indi-rizzata alla Montessori scrive: Se vo-gliamo raggiungere la vera pace in

    questo mondo e se vogliamo lottare realmente contro la guerra, dovremo cominciare dai bambini.

    Necessita studiare in quale modo i problemi della difesa e della sicu-rezza possono ricevere delle solu-zioni soddisfacenti ispirandosi alle esperienze di Azione Nonviolenta. Il nemico deve essere a rontato col dialogo, ma quando questo dialogo non riesce, bisogna allargarlo, far co-noscere lingiustizia a tutti con mani-festazioni, scritti, ecc. Se necessario si passer alla non cooperazione; signi ca ri utarsi di cooperare con le ingiustizie, per esempio non com-prare certi prodotti, non usare certi mezzi di trasporto come fece la po-polazione nera di Montgomery in-sieme a Martin Luther King. Queste iniziative raramente guadagnano le prime pagine, anche se hanno lascia-to la loro impronta nella storia. Gli eroici Danesi che non hanno voluto cacciare via gli Ebrei sotto il Nazismo, e i Norvegesi che non hanno voluto insegnare la propaganda nazista nelle scuole, sono suggestivi esempi nella storia contemporanea. Quan-do una legge ingiusta pu essere necessario disobbedire. Quando agli apostoli Pietro e Giovanni fu ordina-to dalle autorit di non predicare pi Ges, Pietro rispose che bisognava obbedire a Dio piuttosto che agli uo-mini.

    In questo modo possibile ri-chiedere ed ottenere una legge pi rispettosa delle coscienze. Rintuz-

  • 33Lo scautismoin ventidue parole

    zare un avversario o un oppressore non sarebbe abbastanza; la meta di vincere convincendo laltro, andan-do oltre, facendo dellavversario un

    amico e di guadagnarlo alla Verit. Riponi la tua spada fu ordinato allo-ra a Pietro ed ora a noi.

  • 34 Lo scautismoin ventidue parole

    Come ogni singola lettera della legge ebraica (la Torah) contiene lin-tera legge, cos ogni lettera -ogni pa-rola - del vocabolario scout contiene la legge dello scautismo, e segnata-mente questa che ha lestensione... vocale maggiore, comprendendo in s la gamma di tutti i signi cati: alfa e omega, inizio e ne del cammino scout, col quale nisce con lidenti- carsi. Legge che anche legenda della mappa disegnata da quel cam-mino: lo spazio circoscritto della ri-cerca e avventura scout, il suo senso e scopo, lessenza del suo spirito cor-tese cavalleresco moderno: sintesi fra tradizione e novit / fra Ordine e Avventura, secondo la frase poetico-programmatica del poeta francese Guillaume Apollinaire.

    Un decalogo scolpito nella rupe della mente di B.-P., piccolo Mos del nostro tempo, ricevuto nel crogiolo ardente o roveto di unaltra guerra: quella anglo-boera degli inizi del se-colo scorso in una situazione-limite come quella della guerra, di ogni guerra, Secondo la versione AGESCI, la Gui-da e lo Scout: 1.) pongono il loro onore nel meri-

    tare ducia; 2.) sono leali; 3.) si rendono utili e aiutano gli al-

    tri; 4.) sono amici di tutti e fratelli di

    ogni altro scout; 5.) sono cortesi; 6.) amano e rispettano la natura; 7.) sanno obbedire; 8.) sorridono e cantano anche nelle

    di colt; 9.) sono laboriosi ed economi; 10.) sono puri di pensieri, parole e

    azioni. Onore e ducia; lealt (che ri-

    spetto non formale, adesione intima alla legge, al suo spirito); amicizia e fraternit universale con tutti, a par-tire dal prossimo pi... prossimo, pi vicino alla propria vista e al proprio ascolto: laltro scout; cortesia e caval-leria: virt che contengono tutte le altre; bont anche verso gli animali, questi nostri fratelli minori, per dir-la con Giovanni Paolo II; obbedienza pronta (Estote parati). Obbedienza come ascolto di un ordine: quello del Signore che abita con la sua ve-rit dentro di noi, e che ci abilita a comandare: a vivere la vita come mi-lizia, in tutti i suoi gradi; gioia come

    L11.) L come Legge Scout

  • 35Lo scautismoin ventidue parole

    sentimento della realt, di quel ca-valiere del reale che lo scout, di cui sono segni esteriori il sorriso e il can-to, espressione di quei due elementi spirituali della sionomia e delliden-tit personale umana che sono il vol-to e la voce...; laboriosit come segno non di predestinazione ma di predi-sposizione alla grazia, spontaneit e spirito di iniziativa, libera scelta. Eco-nomia intesa nel suo senso etimolo-gico di legge dellabitare in questa terra, con fedelt al suo spirito, come nella casa del Padre; purezza, in -ne, di pensieri parole azioni come si addice a un cavaliere senza macchia n paura, della fede.

    Una bella costellazione di valori,

    tutti essenzialmente cristiani, che sembrano promanare congiunta-mente dai tre patroni dello scauti-smo: San Paolo, San Giorgio e San Francesco, espressione di quelleroi-smo della vita quotidiana, che lin-dizio terrestre e celeste insieme della santit: quella che serve a completa-re la Legge. Il genio di B.-P. stato quello di com-prendere che in ogni ragazzo un ideale non chiede altro che di emer-gere, e di osare con la Promessa di far dichiarare al ragazzino, anche al pi diseredato, di volersi elevare no allimmagine dello scout tratteggia-ta dalla Legge.

  • 36 Lo scautismoin ventidue parole

    Il motto un salvacondotto: un lasciapassare, una password Una parola soft, da pronunciare sottovo-ce. Uno slogan particolare: non un grido di guerra, come suona il suo signi cato nella lingua gaelica, ma di pace! Un suono rivolto non allester-no, contro il nemico esteriore, ma allinterno, allamico interiore. Non un proclama, ma una risonanza. Un ordine fatto proprio, un comando in-teriorizzato. Una parola del Dio che in noi: sussurro come daura lieve sui monti, parlottio o borbottio (secon-do letimologia della voce motto: dal basso latino muttum) come dacqua viva che infrangendosi sulla chiglia di una nave sembra voglia dire con la sua speciale onomatopea e melo-pea evangelica: Duc in altum, Prendi il largo! (Lc 5, 4). Daltra parte i nostri motti si possono unire in Eccomi, sono pronto a fare del mio meglio per servire. Questi sono la de nizione sintetica dello spirito che si vuol raggiungere con il nostro metodo. Per i Lupetti/e il motto Del nostro meglio (cfr. Ap 2, 19); per le Coccinelle Eccomi (cfr. 1Sam 3, 4); per gli Esploratori e le Guide era nellASCI Estote parati (cfr.

    Lc 12, 40), nellAGI Estote parat, mentre ora in AGESCI pi sempli-cemente Sii preparato ed in ne, sia per i rovers che per le scolte: Servire (cfr. Ef 6, 6).

    Ma il Papa ora ci propone un vero minimo comune multiplo fra tutti, un motto che riassume tutti gli altri in cui si articola la scala dei motti propri delle tre Branche, con tutta la sua sublime valenza simbolica. un motto da prendere come abbrivo del Movimento Scout, inizio di una rotta o nuova route marina, pi carica di simbolismo cristiano e intonata alla meta sica della giovent cattolica.

    una spinta e un richiamo prove-nienti da Giovanni Paolo II in questi ultimi anni alle Guide e Scout, a par-tire dallagosto 2003 in occasione dellEurojam dellUnione interna-zionale delle guide e scouts dEuro-pa, svoltosi in Polonia; ripreso con passione, in Piazza San Pietro, il 23 Ottobre 2004 con laccorato Duc in altum, AGESCI, duc in altum, MASCI!. Conduciamo la nostra barca in alto mare: una sorta di appello o chia-mata ad una missionariet di stam-po avventuroso romantico, intonata allo spirito giovanile, da parte del

    M12.) M come Motto

  • 37Lo scautismoin ventidue parole

    papa-poeta, conterraneo del grande scrittore Joseph Conrad, cantore del mare come luogo dellavventura spi-rituale delluomo, specchio della sua umanit. Un invito rivolto ai giovani scout ad andare controcorrente, a superare, per dirla conradianamente, la linea dombra, spingendosi al largo, in un viaggio senza scacco o naufragio come quello del tragico eroe conra-diano Lord Jim, perch compiuto in compagnia di Colui che si carica di ogni nostra paura e ci fa cammina-re con Lui nelle acque della morte, facendoci vincere ogni pigrizia e su-perbia e rendendoci vittoriosi delle

    forze del male - del mare. Quello che alla ne dei tempi sar condotto in alto, dissolto, assorbito dal cielo, di-venuto come quello apocalittico di cristallo (Ap 15, 2), esteso a perdi-ta docchio dinanzi al trono divino, simbolo di una pace luminosa in un universo rinnovato: cieli e terra-e mare-nuovi, ucciso il drago e tutti i mostri marini che infestano la vita e che si combattono vittoriosamente con le armi della fede e lassistenza delle potenze celesti che aiutano chi combatte la buona battaglia. Duc in altum, dunque, e...Sursum corda! In alto i cuori, che sono rivolti al Signo-re...

  • 38 Lo scautismoin ventidue parole

    Allinizio degli anni sessanta: Hai sciolto il nodo al fazzolettone? solle-citava Angelo, il Capo Riparto, a me Esploratore di Seconda Classe, per invitarmi a veri care se avessi assol-to allimpegno della Buona Azione quotidiana.

    Ecco allora gli scout come Com-pagnia del nodo! Su queste colonne, in una precedente voce osammo de nire lo Scautismo come Com-pagna dellAnello per il suo spirito di ricerca e avventura puro e disin-teressato. In questa occasione vale la pena guardare gli scout come adepti della versione moderna dellOrdine del Nodo, cio di quel bel raggrup-pamento, medioevale anchesso, non fantastico romanzesco (come la Compagnia del celebre libro di Tolkien), ma reale storico, come lOr-dine istituito da Luigi di Taranto, ma-rito di Giovanna dAngi, nel 1353 (in occasione della sua incoronazione a re di Napoli), e costituito da sessanta signori che avevano per abito una giornea (corta sopravveste di fog-gia militare, in uso in quel periodo) ornata di un nodo di Salomone doro o dargento, col diritto di scioglierlo alla prima impresa valorosa e di tor-

    nare a legarlo alla seconda!Un nodo uno snodo continuo

    come la vita, che una serie di imprese in nite (ovvero sempre da ricominciare, una volta nite): da compiere persistendo nella fedelt al proprio compito o missione no alla ne, con pazienza anchessa in -nita. Labito portato con un nodo di pazienza, fa di s grata apparenza, recita un proverbio, cio la soppor-tazione rende accettabile ogni espe-rienza, anche la pi dura. Questo abi-to portato con un nodo di pazienza luniforme scout, la vita a lui abi-tuale, liberamente scelta. Vita intes-suta di legami, relazioni, consistente nellunire: un nodo che anche un anello (dunque una Compagnia del Nodo e dellanello insieme lo scauti-smo!), social catena e fune, capace di trascinare uniti e allunisono gli scout nello spazio e nel tempo della loro ricerca-avventura o bella oppor-tunit concessa di legarsi sempre pi strettamente e con una larghezza di vedute via via crescente alla vita, che la peculiarit o specialit del no-stro movimento ed esperienza. Sim-boleggiata dal nodo al fazzolettone, vera e propria insegna dello scout:

    N13.) N come nodo

  • 39Lo scautismoin ventidue parole

    nodo alla... gola, segno non dan-goscia ma di gioia! La gioia di scio-gliere ogni impegno, procedendo lungo la via o strada - la route - della conoscenza con quel nodo di Salo-mone, che un intreccio labirintico di linee, a cui un tempo si attribuiva potere esorcizzante sugli spiriti mal-vagi. Un intreccio fortunato, punto cruciale che sta a fondamento della esperienza dello scout, nodo di una questione vitale che ha in s la sua soluzione, centro della Buona Azio-ne, nucleo ordinatore e uni catore della vicenda personale dello scout e corale dello scautismo: segno e simbolo della sua ispirazione unita-ria. Del patto che lega lindividuo a se stesso e la persona alla comuni-t. Un intreccio operativo, un nesso di azioni reciproche che sviluppa

    un campo di forze: il campo scout. Che un formidabile formicolare di iniziative particolari ad opera di energie nuove, di giovani animati, tenuti insieme dallalta febbre del fare, come la chiama un poeta, (che anche un politico) uniti davanti alluniversale, come a erma un al-tro poeta, de nendo cos, in termini poetici, lamicizia. Quel tessuto cio di rapporti essenziali, di cui tutto il mondo ha bisogno (specie in questa contingenza o congiuntura epocale di disgregazione sociale e politica mondiale), unica salvezza. La salvezza della Grazia, scioglimen-to del nodo del peccato e rinsalda-mento del vincolo, del legame con Dio, base di quella unione degli ani-mi che lamicizia.

  • 40 Lo scautismoin ventidue parole

    Gi lo scautese, lo sappiamo, un linguaggio: il richiamo di voci che scandiscono lo spazio di un discorso simbolico, che anche un percorso ideale. Un linguaggio-gergo ade-guato a quegli ex piedi teneri che sono gli scout. Piedi teneri e teste pe(n)santi, di persone ponderate, responsabili, capaci cio di pesare, soppesare il reale, portarselo sulle spalle come un incarico: dolce peso, gioco soave, che anche grande gioco della vita in quella bilancia che il corpo nel suo equilibrio dina-mico e nella spontanea assunzione di un carico vitale, secondo lo spiri-to cavalleresco giovanile del mondo e movimento scout. La giovinezza cupida di pesi / porge spontanea al carico le spalle.... Un carico propor-zionato alle sue spalle, che il giova-ne scout, grazie alla sua legge piena di discernimento, regge assai bene, diversamente dalla giovinezza della poesia di Umberto Saba che, schiac-ciata da un peso assunto nella sua insostenibile interezza per impeto romantico (quando la giovinezza aveva pi con denza, se non cer-tezza del diman, di quella attuale) piange di malinconia, rimandando

    alla maturit vagabondaggio, eva-sione, poesia: cari prodigi sul tardi. Un carico retto, sorretto nello scout dalla gioia, punta di diamante dello spirito cavalleresco cristiano di cui informato il suo movimento. Che rende la vita felice compito o missio-ne, distinta da quella degli altri, ma aperta al loro incontro, con quella di-sponibilit che il segno distintivo, il carattere stesso della propria perso-na. Il carattere in cui contenuto, per dirla con il losofo dellantica Grecia Eraclito, il destino della persona stes-sa intesa come quella parte di mon-do portata su di s: una parte in nita che comporta quel carico degli altri che forma la sua responsabilit. Un carattere o segno distintivo o stigma positivo impresso prima nella carne e nello spirito che nella veste o abito, dove indice e indizio terrestre della appartenenza a un corpo non corpo-rativo, ma spirituale: a una formazio-ne che un organismo vivo di valori morali. Un abito che fa il monaco-cavaliere scout, appartenente a un ordine o regola divisa in tante parti che sono lestensione e lintensi ca-zione di quella parte essenziale che la persona potenziata nelle bande di

    O14.) O come Omerali

  • 41Lo scautismoin ventidue parole

    amici: le squadriglie di erenziate nei componenti, ma intimamente unite nello scopo, su cui spicca il simbolo di quella realt fatta della sto a dei sogni (Shakespeare) dello scauti-smo che lomerale e generalmente il distintivo. Le Guide dellAGI chiamavano il di-stintivo di squadriglia semplicemen-te colori (colours), quasi una bandiera didentit, mentre per gli esploratori dellASCI erano gli omerali, proprio per ricordare la parte del camiciotto dove Baden-Powell aveva puntato nel 1907 quelli dei Tori, Chiurli, Lupi e Corvi, mentre campeggiava nel-

    lisola Brownsea. Un simbolo strategico che ri-

    manda, come tutti quelli sparsi sul campo della divisa scout, a quello principale che li compendia e com-prende tutti, sintesi dei valori dello scautismo: il giglio. Simbolo di pace e di guerra (quella paci ca che venuto a portare Cristo, che si com-batte contro il mondo, contro cio il principe di esso, oggi particolarmen-te attivo...): con quella sua punta di freccia, posta da Flavio Gioia, proprio per indicare la giusta via, puntando verso lalto e verso lAltro.

  • 42 Lo scautismoin ventidue parole

    Durante la promessa, non solo si assicura, si d la parola, si afferma e si accerta cio si rende certo, ma come significa etimologicamente, si mette in vista, si pone sotto gli occhi, si an-nunziano eventi, cose concrete, un progetto da vivere. Una scelta volontaria per una strada di libert.

    La promessa scout viene pronun-ciata dallo scout solitamente dopo un periodo iniziale in cui viene veri-ficata la sua disponibilit ad appar-tenere allo scautismo. Essa consiste nellimpegno di fedelt nei confronti dei princpi del movimento. Come la legge scout, anche la pro-messa venne istituita dal fondato-re dello scautismo Robert Baden-Powell; nel tempo ogni associazione ha rielaborato la promessa origina-ria, mantenendo tuttavia alcuni ele-menti comuni. NellASCI:

    Con laiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio: - per compiere il mio dovere verso Dio e verso la Patria;- di aiutare il prossimo in ogni cir-costanza;- di osservare la legge Scout.

    Al contrario, negli anni 30, tutti i bambini tedeschi, allet di soli die-ci anni, dovevano prestare questo aberrante giuramento al Fhrer: In presenza di questo vessillo di san-gue, che rappresenta il nostro Fhrer, giuro di dedicare tutte le mie energie e la mia forza al Salvatore del nostro paese, Adolf Hitler. Sono disposto e pronto a dare la mia vita per lui, con laiuto di Dio. A seguito della presa del potere da parte dei nazisti, tutti i gruppi giova-nili vennero banditi e i loro membri vennero assorbiti nella giovent hi-tleriana (HJ). Lappartenenza allHJ venne resa obbligatoria, arrivando nel 36 allimpressionante cifra di 5 milioni e 400 mila aderenti. Lindot-trinamento della giovent era eser-cizio martellante e quotidiano, lungo un cammino di sangue che, giorno dopo giorno, si rivel unautentica follia collettiva.

    I falsi maestri sono i seduttori che promettono di sgravarci dai nostri problemi, possono anche identi -carsi in un partito, unideologia. Una promessa che chiede la contropar-tita della delega assoluta e la de-re-sponsabilizzazione cieca. In una sola

    P15.) P come Promessa

  • 43Lo scautismoin ventidue parole

    persona vanno a convergere due realt: il seduttore (falso maestro) e lideologia della razza superiore. Succede allora che qualora uno non si assuma la responsabilit di diven-tare cittadino, il rischio di diventare suddito privo di libert. Limportanza di condizionare, sin dalla tenera et, ben presente nei programmi edu-cativi autoritari. Lobbiettivo sem-pre quello di formare non pi cittadi-ni pensanti, ma sudditi combattenti nellobbedienza cieca.

    Al contrario lo spirito cavalle-resco pieno di intraprendenza e generosit, gi ra gurato nel sim-bolismo del saluto: the salute (GB), le salut scout (F), il saluto scout (I), com-primento escoteiro; sauda escoteira (P), saludo scout (E), Pfad ndergru (D), verkennersgroet (NL), dove il forte pollice protegge il debole mignolo. La mano destra si alza, mostrandosi libera da atteggiamenti aggressivi, e la mano sinistra cerca di stringere quella dellamico.

  • 44 Lo scautismoin ventidue parole

    Citius emergit veritas ex errore quam ex confusione

    (La verit viene fuori pi facilmente dallerrore che dalla confusione)

    La frase latina riassume bene il senso di quel libro capitale -vera e propria pietra miliare del pensiero moderno- che il Novum Organum di Francesco Bacone, il barone di Verulanio (come lo chiamava un po ironicamente Giacomo Leopardi): uno dei magni ci tre elisabettiani (gli altri due sono il sommo Shake-speare e leccelso John Donne) oriti a cavallo del Cinquecento e Seicento nellInghilterra patria dellEuropa per le sue libere associazioni e la sua democrazia rappresentativa: quel-le che si ritrovano nellesponente di unaltra Inghilterra, il vittoriano Ba-den-Powell, il fondatore (centanni fa) di quella trade union dello spirito giovanile che il movimento Scout. Un movimento che, ricorrendo ad una celebre immagine dello stesso Bacone desunta dal mondo della na-tura oggetto della sua osservazione razionale (che poi quella del suo peculiare metodo induttivo), si pu

    paragonare, per la sua alacrit ed elaborazione della materia del reale, a quello delle api (a cui dal barone inglese sono paragonati i loso di quel nuovo organo del sapere che la scienza, che si sta di ondendo nel nuovo mondo europeo rinascimen-tale moderno, di cui egli uno dei primi scopritori ed esploratori). Le api che non sono solo empiriche come le formiche, che si limitano ad accu-mulare fatti su fatti, n solamente razionaliste come i ragni, che tutto vogliono ricavare dal loro intelletto, ma empirico-razionaliste, col loro suggere il nettare dai ori traendone cera e miele, frutto della elaborazione della mente umana di ci che si sten-de nel quaderno della materia del mondo! Il quaderno della materia: stupenda de nizione di quel grande losofo scolastico che Dante, che si trova in un punto del XXVI canto del Paradiso, nel cielo di Marte, cio degli spiriti militanti, in una famosa terzi-na messa in bocca dal divino poeta al suo trisavolo crociato Cacciaguida per parlare delle peripezie connesse alla sua inderogabile, perch voluta dal cielo, missione poetica: La con-tingenza, che fuor del quaderno / de

    Q16.) Q come Quaderno di caccia

  • 45Lo scautismoin ventidue parole

    la vostra matera non si stende, / tutta dipinta nel cospetto eterno. Il mondo, dunque, come un grande quaderno (ci che per luniverso si squaderna, dice ancora Dante in un altro punto di uno dei tre divini... quaderni che formano la sua Divina Commedia): res extensa e res intensa insieme (per dirla con un altro sco-pritore-esploratore del continente della modernit, Cartesio) cio spa-zio e tempo, forme a priori della no-stra sensibilit per rendere sensibile e conoscibile il mondo, esprimibile ed esperimentabile, capace di entrare nella rete della nostra conoscenza e del nostro linguaggio, in una paro-la catturabile. Una caccia magica e dialettica. Cos si esprime un grande poeta del nostro tempo, il france-se Paul Valery, in un punto dei suoi cahiers (un genere di uso, orente in Francia. Pensiamo ai Cahiers di Si-mone Weil): Ma la caccia dialettica una caccia magica. Nella foresta in-cantata del linguaggio, i poeti vanno espressamente per perdervisi, ed ine-briarvisi di smarrimento, cercando gli incroci di signi cato, gli echi imprevi-sti, gli incontri strani: non temono n le deviazioni, n le sorprese, n le te-nebre;-ma il cacciatore che si entusia-sma a inseguirvi la verit, a seguire un cammino unico e continuo, di cui ogni elemento sia il solo da prende-re per non perdere n la pista, n il bottino, raccolto lungo il percorso, ri-schia di catturare alla ne soltanto la propria ombra. Gigantesca, talvolta,

    ma pur sempre ombra. Cos il poeta della dolce Francia, patria della mi-sura e dellordine classico, ma anche della dismisura e dellavventura ca-valleresca: delle idee chiare e distin-te, ma anche di quel vago errore (per usare qui un termine del nostro Leopardi) rappresentato dalla poesia (questa gura apollinea: da Apollo cacciatore, fratello della cacciatrice per antonomasia Diana: insieme luna - la vaga, vagante o errante per eccel-lenza nello spazio-tempo del cielo! - e lucente stella Diana...). La poesia che un aggirarsi, baudelairianamente parlando, in quella foresta di simboli che la Natura-tempio vivente, aper-ta a tutte le pi libere associazioni del linguaggio: di quella scientia ver-borum che per i suoi cultori-adep-ti, moderni seguaci della tradizione classico-medievale, base della scien-tia rerum, secondo quel primato della Parola per mezzo della quale stato fatto il mondo e le cose hanno senso o, per dirla con un altro passo paradi-siaco dantesco, con parole messe in bocca a quella verit rivelata che Beatrice (non luna, ma Sole: quel Sol di verit che pria mi scald il petto...): Le cose tutte quante / hanno ordine tra loro, e questo forma / che luni-verso a Dio fa simigliante. Un mon-do analogo (pi che dialettico) di cui quel franco cacciatore che lo scout insieme il libero esploratore. E il suo quaderno di caccia il suo carnet-carniere. Un carniere sempre ricco di quella civile... selvaggina presa nella

  • 46 Lo scautismoin ventidue parole

    rete estesa nel campo di una inda-gine sempre viva e attiva, che non si ferma. Unindagine o ricerca senza ne (La ricerca senza ne il libro autobiogra co del losofo-scienzia-to pi baconiano del nostro tempo: laustriaco Karl Popper), che per nello stesso tempo avventura con un ne. Il ne della conoscenza che intrinseca alluomo -allhomo viator- e in cui consiste la felicit -la fecon-dit- del suo essere (come a erma Aristotele citato da Dante allinizio del suo Convivio). Il santo Graal del-la conoscenza che fa s che il viaggio stesso sia la meta. Una conoscenza pura, del genere di quella di cui parla il grande poeta praghese del secolo scorso, Rainer Maria Rilke: Chi ama la conoscenza, sar amato dalla Co-noscenza. Quella Conoscenza che

    Dio, nel cui cospetto eterno tutta dipinta la contingenza: quella che come gi abbiamo scritto, fuor del quaderno / de la vostra matera non si stende. Come si stende invece nel quaderno di caccia di quellosser-vatore-osservante per antonomasia che lo scout, anzi lepi-scout (que-sto piccolo episcopo o sorvegliante laico che egli ).

    Lo scout-sorvegliante (come una scolta), sempre vigile e lungimirante, pronto ad ogni nuova partenza, col bagaglio della sua conoscenza, ricco di ci che ha ritrovato in via (per dir-la con un verso della poesia Itaca di Costantino Kava s), e conscio che Il vero viaggio di scoperta non consiste nel vedere nuovi panorami, ma nel-lavere occhi nuovi (Marcel Proust).

  • 47Lo scautismoin ventidue parole

    NellASCI viene adottata la voce Riparto, derivante dal latino partire = suddividere, al ne di raggruppare in insiemi. NellAGESCI ha avuto il so-pravvento il termine Reparto. Gilde o Trupp in lingua tedesca, scout troop nei paesi anglosassoni, trou-pe (m) o compagnie (f ) in francese, reparto in italiano, tropa escoteira in portoghese, tropa scout in spagnolo, mentre in olandese vendel (m) o Pfa-d nder (f ). In italiano, truppa risulta essere una voce esclusivamente militare, al con-trario a Londra il termine troop indi-ca semplicemente numerose perso-ne riunite insieme o che viaggiano in compagnia. Hanno origine tutti dal tardo latino troppus = molto, stuolo di persone, di animali o di cose. Considerando la comunit primaria, cio la banda di sei - otto amici, ar-riviamo alla Squadra, che non solo intende lo strumento da disegno con due spigoli ad angolo, ma anche elementi cos disposti che viaggiano vicini in drappello. In un campo in-ternazionale ecco incontrare: Sippe (D), patrol (GB), la patrouille (F), la squadriglia (I), patrulha (P), patrulla (E), patrouille (m); ronde (f ) (NL).

    Questa piccola comunit usa come insegna il Guidone che non un ragazzo nutrito a vitamine, ben-s lo stendardo della Squadriglia: un triangolo di sto a bianca su cui e giato in rosso lanimale scelto. Abbiamo quindi: Sippenwimpel (D), patrol ag (GB), le fanion de patrouil-le (F), il guidone (I), bandeira da pa-trulha (P), banderin de patrulla (E), patrouille vlag (NL); ronde vlag (NL). Il termine pattuglia usato nel CNGEI e i suoi derivati doltralpe provengono dallantico francese patte = zampa e dal germanico die Pfote col signi ca-to di muoversi nel fango, battendo i piedi in modo da camminare con passo cadenzato. il piccolo distac-camento che fa giri attorno al cam-po, durante la ronda, di notte, per assicurare la pace e la salvezza.

    Analizziamo ora i luoghi di cre-scita, nei quali i membri della nostra associazione vivono, durante le loro attivit.

    Il termine Clan, intende linsieme di giovani che hanno scelto di vive-re la proposta del roverismo, ma-nifestando la loro adesione con la rma della Carta di Clan. Un tempo il clan era la trib primitiva forma-

    R17.) R come Reparto scout

  • 48 Lo scautismoin ventidue parole

    ta da un certo numero di famiglie presso i Celti. Infatti proviene dalla lingua gaelica, dove clann designa la stirpe e la trib degli Highlanders, i montanari scozzesi integrati dagli inglesi nella met del Settecento. Indossavano il kilt, gonnellino col tipico tartan, cio gli irripetibili co-lori del clan, e premettevano al co-gnome patronimico il pre sso Mac che signi ca glio di. Presso gli scouts diventato famoso il nome del McLaren che don il terreno di Gilwell Park, localit nei sobborghi di Londra. Tale parco diventato sede di campi scuola prestigiosi, un tem-po gli unici che davano il diritto alla woodbadge (D) (GB) (I) (NL), badge de bois (F), insgnia da madeira (P), insi-gnia de madera (E). Questo termine signi ca letteralmente distintivo di legno e designa linsieme delle in-segne di Capo internazionalmente riconosciuto dal Movimento scout, cio del capo brevettato (I), Woodba-dge-Trger (D), Gilwell-scouter (GB), le chef brevet (F), portador da insgnia da madeira (E), scouter-Gilwell (NL). Essi indossano il fazzoletto color tor-tora col tartan dei McLaren, il nodo a testa di turco e il laccio di cuoio con i tizzoni, in ricordo dei legnetti che adornavano, quale simbolo di auto-rit, il re Dinizulu che nel 1888 com-batt contro B.-P. Pensando al tartan degli scozzesi, viene spontaneo ricordarsi del se-gno della Promessa: il fazzolettone, espressione a ettuosa per indicare

    il fazzoletto scout, che linsegna del Gruppo, il quale tiene ai propri colori quanto gli appartenenti ad un Clan scozzese. Questa parola ha le sue origini nel tedesco der Fetzen = piccola sto a o frammento. Tro-viamo: Halstuch, scarf; neckerchief, le foulard, fazzolettone, leno, paoleta e das, che a loro volta sono ssati dal nodo-fermafazzolettone: Halstuchk-noten, scarf-ring; woggle, la bague de foulard, anel de leno, nudo, dasring. Il termine italiano ha radici nellan-tico fazzuolo, dal latino medievale fazollus. utilissimo per togliere pentole dal fuoco, scolare la pasta, giocare a scalpo, far segnalazioni e bloccare un arto ferito. Parlando ancora di Scozzesi, risul-ta interessante ricordare lo Slogan che era in origine il grido collettivo in lingua gaelica sluagh-gairm - folla e grido. Ogni Clan scozzese ne pos-sedeva uno particolare, che i com-battenti in coro lanciavano al cielo, impegnandosi a fare del proprio meglio in favore della propria trib, al momento di a rontare il nemico. Non vi vengono in mente gli urli di Squadriglia? Al principio dei XVIII se-colo questa parola perse la sua aurea guerriera, acquistando il valore cor-rente di motto. Eccoli nelle principali lingue europee: Wahlspruch: Allzeit bereit (D), motto: be prepared (GB), la devise: toujours prt (F), motto: esto-te parati (I), divisa: sempre alerta (P), lema: siempre listos (E), motto: weest bereid (NL).

  • 49Lo scautismoin ventidue parole

    Il bello che linglese, al pari del te-desco, fa uso, per lo stesso scopo, di un italianismo: proprio la parola motto, derivata dal basso-latino muttum = borbottio. In Inghilterra

    motto-kisses sono i dolcetti avvolti in carta che riporta stampate massime e frasi celebri, del tutto simili ai nostri cioccolatini di Perugia.

  • 50 Lo scautismoin ventidue parole

    Il sentiero: ecco nalmente una strada fatta su misura delluomo, e non della macchina! Una strada tutta nostra, che riconduce la nostra vita al suo ritmo naturale. Una strada dove nalmente possiamo sentirci cammi-nare!Non priviamoci della gioia del sentie-ro. La gioia del piccolo passaggio che sinerpica sul anco del monte, che si nasconde nel folto degli abeti, che a volte simbizzarrisce e parte diritto su verso lalto e poi, stanco, quasi per prendere ato, ridiventa pianeggiante snodandosi come un ricamo nel ver-de manto vellutato dei prati, per poi inerpicarsi di nuovo su per i ghiaioni e morire lentamente ai piedi delle gran-di pareti rocciose dei nevai eterni. Il progresso, vero, ha soggiogato con le sue macchine molte cime impervie e solitarie, profanandole e rendendo popolosi i loro incantati deserti. Ma noi non lasciamoci tentare, pren-diamo il sentiero!Non priviamoci della gioia del sentie-ro! Il campo mobile unesperienza da guadagnare con fatica, da conqui-stare passo per passo. Allora e allora soltanto quella montagna, quella vet-ta, sia pur modesta, creata col sapore

    del nostro sforzo, sar veramente no-stra e ci dar la stupenda sensazione daver a