l’innovazione tecnologica come strumento per l’efficienza energetica nell’inustria di processo

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale Titolo della tesi L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA COME STRUMENTO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA NELL’INUSTRIA DI PROCESSO: ANALISI DI UN IMPIANTO DI PRODUZIONE DI SUCCO D’ARANCIA Tesi in Gestione degli impianti di processo Relatori: Ch.mo Prof. Ing. Giorgio Donsì Ch.mo Ing. Gianpiero Pataro Matricola: 0612600341 Anno Accademico 2012/2013 Candidato: Marcello Miccio

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Lo sviluppo tecnologico e le esigenze sempre più spinte del mercato hanno portato ad una vera e propria globalizzazione dell'industria alimentare. La commercializzazione e le nuove tecnologie disponibili sono gli strumenti principali che le imprese utilizzano per consolidare il mercato di succhi di frutta quali arancia, uva, ananas, mela, pomodoro e loro miscele, piuttosto che di succhi di frutta tropicali. Nell’ambito del presente lavoro sarà affrontato lo studio di un impianto di produzione di succo di frutta concentrato e congelato (Frozen Concentrated Orange Juice FCOJ) e succo di frutta refrigerato (Chilled Orange Juice COJ). Sarà esposta la valutazione di esercizio, almeno in termini d’individuazione dei principali flussi di materia e di energia coinvolti nel processo. Tale stesura sarà preceduta da un accenno su dettagli specifici del prodotto preso in esame, quali la morfologia, la composizione e le caratteristiche del frutto. Nella filosofia secondo la quale è meglio tras

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UNIVERSITÀ  DEGLI  STUDI  DI  SALERNO  

 Facoltà  di  Ingegneria  

Corso  di  Laurea  in  Ingegneria  Gestionale  

Titolo  della  tesi    L’INNOVAZIONE  TECNOLOGICA  COME  STRUMENTO  PER  L’EFFICIENZA  ENERGETICA  NELL’INUSTRIA  DI  PROCESSO:  ANALISI  DI  UN  IMPIANTO  DI  PRODUZIONE  DI  SUCCO  

D’ARANCIA  

Tesi  in  Gestione  degli  impianti  di  processo  

 Relatori:  Ch.mo  Prof.  Ing.  Giorgio  Donsì  Ch.mo  Ing.  Gianpiero  Pataro        Matricola:  0612600341  Anno  Accademico  2012/2013    

Candidato:  Marcello  Miccio  

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“ Sognate e mirate sempre più in alto di quello che ritenete alla vostra portata. Non cercate solo di superare i vostri contemporanei o i vostri predecessori. Cercate, piuttosto, di superare voi stessi”. (William Faulkner)

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Ringraziamenti  Eccomi qui finalmente giunto alla fine del mio percorso. È stata dura arrivare fino alla fine e saltare tutti gli ostacoli che quotidianamente mi si paravano davanti ma grazie all’aiuto di diverse persone che mi hanno sostenuto e incoraggiato sono riuscito in questa impresa. Per questo ringrazio la mia famiglia: Mucca, Papà, Marino, Nonna, Nonno e Mitty che con la loro vicinanza e con il loro affetto mi hanno sempre trasmesso la forza necessaria per andare avanti. Grazie a loro sono riuscito a scalare la montagna che ha portato a questo traguardo. Ringrazio la mia Fidanzatina perché quando ho dovuto affrontare il momento più difficile e più pesante del mio percorso di studi con pazienza e amore mi ha infuso la tranquillità di cui avevo bisogno. Da quando c’è lei al mio fianco, tutto è diventato più semplice e più leggero. Ringrazio la pallavolo perché mi ha insegnato ad affrontare le sfide (esami) con la giusta determinazione e spregiudicatezza. Ringrazio gli amici Salvo, Raffaele, Michele, Geggè, Rosella, Magliaro ed Enzo perché con loro ho condiviso le gioie di questo percorso e sono stati sempre in grado di farmi distaccare dal peso dello studio con momenti di svago e spensieratezza. Ringrazio il Prof. Giorgio Donsì e l’Ing. Gianpiero Pataro per la disponibilità e l’aiuto ricevuto durante la stesura di questa tesi.  

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SOMMARIO  SCOPO  DELL’ELABORATO  ...................................................................................................................................................  9  

CAPITOLO  I  ....................................................................................................................................................  11  ORIGINE,  CARATTERISTICHE  E  PROVENIENZA  DELLE  ARANCE  ..........................................................  11  1.1  Caratteristiche  del  prodotto  e  aspetti  del  mercato  ...............................................................................  11  1.2  Produzione  degli  agrumi  a  livello  mondiale  ............................................................................................  12  1.3  Il  succo  d’arancia  nel  mondo  ..........................................................................................................................  13  

CAPITOLO  II  ..................................................................................................................................................  15  BILANCI  DI  MATERIA  ED  ENERGIA  DEL  PROCESSO  DI  PRODUZIONE  ................................................  15  2.1  Descrizione  della  linea  di  processo  ...............................................................................................................  15  

2.1.1  Raccolta  e  approvvigionamento  arance  ...............................................................................................................................  18  2.1.2  Cassoni  di  scarico  ...........................................................................................................................................................................  19  2.1.3  Vasche  di  lavaggio  ..........................................................................................................................................................................  19  2.1.4  Selezionatore  frutta  .......................................................................................................................................................................  20  2.1.5  Selezionatore  per  dimensione  ..................................................................................................................................................  20  2.1.6  Estrazione  ..........................................................................................................................................................................................  21  2.1.7  Rifinitura  ............................................................................................................................................................................................  22  

2.2  Descrizione  e  analisi  dei  processi  di  trasformazione  ...........................................................................  23  LINEA  FROZEN  CONCENTRATED  ORANGE  JUICE  ........................................................................................................  25  

2.2.1  Riscaldamento  e  pastorizzazione  ............................................................................................................................................  26  2.2.2  Evaporatore  a  doppio  effetto  ....................................................................................................................................................  27  2.2.3  Filtrazione  a  membrana  ..............................................................................................................................................................  30  2.2.4  Recupero  aromi  tramite  distillazione  ....................................................................................................................................  31  2.2.5  Bilancio  al  mixer  .............................................................................................................................................................................  35  

LINEA  CHILLED  ORANGE  JUICE  .....................................................................................................................................  37  2.2.6  Pastorizzazione  mediante  trattamento  HTST  ....................................................................................................................  37  

2.3  Analisi  centrale  termica  ....................................................................................................................................  41  2.4  Analisi  torre  raffreddamento  ..........................................................................................................................  43  

CAPITOLO  III  .................................................................................................................................................  46  RECUPERO  DI  CALORE  .............................................................................................................................................  46  3.1  Gestione  energetica  .............................................................................................................................................  46  3.2  Definizione  processo  d’integrazione  ............................................................................................................  47  3.3  Stato  corrente  del  processo  d’integrazione  ..............................................................................................  47  3.4  Dalla  storia  al  futuro  ..........................................................................................................................................  48  3.5  Il  concetto  di  "  Pinch  analysis  "  ......................................................................................................................  49  3.6  Procedura  della  Pinch  analysis  ......................................................................................................................  50  3.7  Recupero  di  calore  ...............................................................................................................................................  53  

CAPITOLO  IV  .................................................................................................................................................  59  INNOVAZIONE  TECNOLOGICA  ..............................................................................................................................  61  4.1  Tecnologie  non  termiche  di  sanitizzazione  degli  alimenti  ................................................................  61  4.2  Campi  elettrici  pulsati  di  elevata  intensità  (PEF):  generalità  .........................................................  62  4.3  Meccanismo  di  inattivazione  microbica  mediante  PEF  ......................................................................  64  4.3  Componenti  di  un  sistema  PEF  e  principi  di  funzionamento  ............................................................  66  

4.3.1    Il  generatore  di  impulsi  ...............................................................................................................................................................  66  4.3.2    Le  camere  di  trattamento  ..........................................................................................................................................................  67  4.3.3    Sistemi  di  trasporto  del  fluido  .................................................................................................................................................  69  4.3.4  Sistema  di  monitoraggio  e  controllo  ......................................................................................................................................  69  

4.4  Parametri  elettrici  caratteristici  di  un  processo  PEF  ..........................................................................  70  4.4.1  Il  campo  elettrico  ............................................................................................................................................................................  70  4.4.2  Il  tempo  di  trattamento  ................................................................................................................................................................  70  4.4.3  Frequenza  di  ripetizione  degli  impulsi  .................................................................................................................................  71  4.4.4  Energia  specifica  WT  ......................................................................................................................................................................  71  

4.5  Trattamenti  combinati  PEF  -­‐  moderate  Temperatura  .......................................................................  72  ANALISI  TECNOLOGIA  PEF  .............................................................................................................................................  76  4.6  Impatto  sulla  qualità  del  succo  ......................................................................................................................  85  

CAPITOLO  V  ...................................................................................................................................................  86  

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COSTI  E  VALUTAZIONE  DEL  PROGETTO  ..........................................................................................................  86  5.1  Costi,  ricavi  e  profitti  ..........................................................................................................................................  86  

5.1.1  Investimento  di  capitale  fisso  ...................................................................................................................................................  87  5.1.2  Capitale  circolante  ..........................................................................................................................................................................  88  5.1.3  Costi  variabili  di  produzione  .....................................................................................................................................................  88  5.1.4  Costi  fissi  di  produzione  ..............................................................................................................................................................  88  

5.2  Precisione  e  scopo  delle  stime  dei  costi  ......................................................................................................  89  5.3  Verifica  delle  stime  ..............................................................................................................................................  90  

CAPITOLO  VI  .................................................................................................................................................  93  CONCLUSIONI  ...............................................................................................................................................................  93  

BIBLIOGRAFIA  ..............................................................................................................................................  95  SITOGRAFIA  .......................................................................................................................................................................  97    

     

     

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Scopo  dell’elaborato    Negli  ultimi  tempi  si  è  verificata  una  netta  crescita  del  valore  aggiunto  dei  prodotti  agro-­‐alimentari,  legata  in  particolare  alla  maggiore  attenzione  dei  consumatori  evoluti  verso  la   qualità   dei   prodotti,   specie   in   relazione   alle   caratteristiche   salutistiche   possedute.  Queste  esigenze  sempre  più  spinte  del  mercato,  accompagnate  da  un  notevole  sviluppo  tecnologico,  hanno  favorito  una  vera  e  propria  globalizzazione  dell'industria  alimentare.  Infatti   la   sempre   più   diffusa   ed   omogenea   richiesta   di   prodotti   di   qualità,   almeno   nei  mercati   dei   Paesi   occidentali,   ha   favorito   la   posizione   commerciale   di   aziende   ad   alta  tecnologia,  come  le  grandi  multinazionali  o  le  loro  affiliate  locali  all’interno  del  mercato  globale.  La  stessa  tendenza  sta  prendendo  piede  nella  parte  “ricca”  dei  mercati  dei  Paesi  emergenti   (come   la   Cina)   rafforzando   sempre   di   più   la   posizione   dominante   delle  aziende  leader.  La  commercializzazione  e  le  nuove  tecnologie  disponibili  riflettono  le  attuali  tendenze  di  queste   imprese   che   hanno   puntato   sempre   più   spesso   su   prodotti   freschi,   ad   alto  contenuto   di   servizio   e   con   elevato   profilo   nutrizionale.   In   particolare   mirano   a  consolidare   il  mercato  di  succhi  di   frutta  quali  arancia,  uva,  ananas,  mela,  pomodoro  e  loro   miscele,   piuttosto   che   di   succhi   di   frutta   tropicali   che   hanno   tenuto   banco   nel  precedente  decennio.  Per   questi   motivi   assumono   notevole   interesse,   a   livello   locale   anche   in   Italia,   gli  impianti  di  produzione  di  succhi  cosiddetti  primari,  ovvero  a  partire  da  frutta  fresca.  La  qualità   del   prodotto   finale   dipende   infatti   in   gran   parte   dalle   tecniche   di   prima  lavorazione,   ed   i   relativi   impianti   devono   essere   progettati   e   gestiti   in   modo   idoneo,  attento   alla   qualità  ma   anche   all’ottimizzazione   delle   condizioni   operative,   trattandosi  per  lo  più  di  tecniche  di  lavorazione  ad  alto  consumo  energetico.  Nell’ambito  del  presente  lavoro  viene  affrontato  lo  studio  di  un  impianto  di  produzione  di  succo  di   frutta  (in  particolare  arance)  concentrato  e  congelato  (Frozen  Concentrated  Orange  Juice  FCOJ)   e   succo  di   frutta  pastorizzato-­‐refrigerato   (Chilled  Orange  Juice  COJ).  Vengono   innanzitutto   valutate   le   condizioni   di   esercizio,   almeno   in   termini  d’individuazione   dei   principali   flussi   di   materia   e   di   energia   coinvolti   nel   processo,   e  delle  principali  voci  di  costo  di  gestione  relative.  Tale  analisi  è  preceduta  dall’esame  delle  caratteristiche  principali  del  frutto  di  partenza  considerato,   a   partire   da   morfologia,   composizione   e   caratteristiche   agronomiche   del  frutto.  Questa  parentesi  si  rende  necessaria  poiché  molti  aspetti  della  produzione,  della  manipolazione,   della   sicurezza   alimentare,   della   qualità,   delle   procedure   di  confezionamento,  così  come  delle  operazioni  unitarie  di  trasformazione,  sono  funzione  del  tipo  di  materia  prima  trattata.  Nella   filosofia   secondo   la  quale  è  oggi  necessario  porre  attenzione,  anche  dal  punto  di  vista  sociale  e  di  immagine,  al  contenimento  dei  consumi  energetici  ed  agli  altri  aspetti  con   ricadute   ambientali,   sono   state   proposte   alcune   ipotesi   di   modifica   del   ciclo   di  trattamento  finalizzate  all’ottimizzazione  energetica  e  delle  risorse  ambientali.  Questo   elaborato   si   propone   quindi   di   affrontare   quantitativamente,   utilizzando   il  concetto   di   bilancio   energetico,   di   bilancio   materiale   e   di   utilizzazione   di   tecnologie  innovative   già   competitive,   la   tematica   della   riduzione   dei   consumi   energetici,   del  

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contenimento   dei   consumi   di   acqua,   e   del   contemporaneo   miglioramento   del   livello  qualitativo,  e  quindi  del  valore  aggiunto  del  prodotto.  Si  prendono  le  mosse  dall’analisi  delle  tecniche  attuali  di  produzione  e  dalla  merceologia  del  prodotto,  individuando  gli  interventi  possibili  per  la  soluzione  del  problema  posto  e  procedendo  all’analisi  tecnica  ed  economica  degli  stessi.    Nel   primo   capitolo   viene   condotta   un’indagine   esplorativa   sullo   stato   dell’arte   della  produzione   del   succo   di   arancia   fresco,   al   fine   di   acquisire   elementi   sugli   aspetti  qualitativi  e  quantitativi  della  situazione  dell’industria  alimentare  mondiale  per  quanto  riguarda   le   tecniche   di   produzione   del   succo   di   arancia   e   l’approvvigionamento   di  materia  prima.    Nel   secondo   capitolo   si   affronta   l’analisi   di   un   impianto   attualmente   in   attività,  soffermandosi   sulla   valutazione  dei   flussi   di  materia   ed   energia  presenti,   e   si   proce   al  dimensionamento   di   massima   della   relativa   centrale   termica,   in   grado   di   produrre   il  vapore  necessario  al  normale  svolgimento  del  processo,  nonché  a  quello  del  ciclo  delle  acque   e   della   relativa   torre   di   raffreddamento.   Su   questa   base   vengono   quantificati   i  costi  d’esercizio  dell’impianto  relativi  ai  consumi  energetici.    Nel  terzo  capitolo,  dopo  una  preliminare  panoramica  sui  problemi  relativi  alla  gestione  energetica   di   un   impianto,   si   valutano   le   possibili   vie   di   miglioramento   dell’impianto  esistente   in   relazione   alla   riduzione   dei   consumi   energetici   e   di   acqua,   ed   al   possibile  collaterale  miglioramento  della  qualità  del  prodotto.    Nel   capitolo   quarto   viene   presentata   ed   illustrata   la   tecnologia   PEF   (Pulsed   Electric  Fields),   che   oggi   riscuote   l’interesse   delle   aziende   alimentari   a   valle   di   positive  sperimentazioni.   Si   tratta   di   un   processo   alternativo   per   la   pastorizzazione   del   succo  d’arancia   refrigerato,   e   si   confronta   l’introduzione   di   tale   tecnologia   rispetto   al  convenzionale  trattamento  High  Temperature  Short  Time  (HTST),  e  si  fornisce  una  stima  dei  possibili  benefici  di  tale  operazione  in  termini  economici  e  qualitativi.    Nel   capitolo   quinto   si   presenta   il   problema   della   stima   dei   costi   a   livello   di   esercizio  migliorativo   di   impianti   di   processo   esistenti,   illustrando   come   una   stima   anche    approssimata  dei  costi  di  esercizio  e  di  impianti  consenta  al  responsabile  di  gestione  di  poter  decidere  tra  le  diverse  alternative  di  modifica  di  impianto  e  di  ottimizzazione  dei  parametri  di  esercizio.  Da  questo  approccio,  in  base  ad  un’analisi  economico-­‐energetica,  sarà  possibile  evidenziare  la  convenienza  globale  di  alcune  modalità  operative  tra  quelle  proposte.    L’obiettivo   principale   del   lavoro   svolto   è   quello   di   sperimentare   una   metodologia   di  analisi  adatta  a  proporre  soluzioni  tecnologiche  e  operative  concrete  per  minimizzare  gli  sprechi  energetici  e  di  risorse  e  massimizzare  l’efficienza  e   la  qualità  della  produzione,  anche  per  diversi  tipi  di  produzione.      

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Capitolo  I  

ORIGINE,  CARATTERISTICHE  E  PROVENIENZA  DELLE  ARANCE    

1.1  Caratteristiche  del  prodotto  e  aspetti  del  mercato    Gli  agrumi  ed  i  loro  derivati  costituiscono  una  consistente  aliquota  dei  prodotti  agricoli  oggetto  del  commercio  internazionale  e  si  possono  distinguere  due  mercati  principali:  il  commercio  degli  agrumi  freschi,  con  una  predominanza  di  arance,  e  quello  dei  prodotti  lavorati  e  trasformati,  come  il  succo  d'arancia  ed  i  diversi  tipi  di  concentrato.  La  vendita  al  consumo  di  succhi  di  arancia  è  notevolmente  aumentata  negli  anni  grazie  alle   attività   di   promozione   pubblicitaria   e   ai   passi   avanti   fatti   dalla   tecnologia   del  processo   di   lavorazione,   conservazione   e   confezionamento   del   succo,   che   hanno  consentito  al   consumatore  di  poter   indirizzare   le  proprie  preferenze  verso  prodotti  di  maggiore  convenienza,  qualità  e  risparmio.  Dal   punto   di   vista   industriale,   si   può   considerare   un’arancia   come   una   materia  primacomposta  circa  per  il  45%  di  succo  e  per  circa  il  50%  di  buccia  e  polpa.    

 Figura  1:  Caratteristiche  dell'arancio.  

Ovviamente   queste   cifre   possono   variare   notevolmente,   dato   che   non   esistono   due  arance  che  presentano  esattamente  le  stesse  caratteristiche  sia  di  forma  che  nutrizionali.  Il  problema  principale  del  settore  dell’industria  alimentare  che  riguarda   la  produzione  di  succo  d’arancia  è  la  formazione  di  composti  aromatici.  Nell'industria  si  usano  un  gran  numero  di  processi  diversi  per  combattere  questo  problema  e  per  valutare  l'efficacia  dei  trattamenti  applicati  bisogna  misurare   la  qualità  del  prodotto  trasformato.   I  parametri  utilizzati  per  valutare  la  qualità  del  prodotto  sono  i  seguenti:    

         

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§ Acidità  (acido  citrico)  § Colore  § Densità  § Estratto  secco  § Vitamina  C  § Acidità  (acido  citrico)  § Oli  Essenziali  Indice  di  maturità  § Contenuti  Limonina  § Pectin  metil  esterasi  (PME)  § Indice  formale  § Hidroximetilfurfural  (HMF)  § Gradi  Brix  

   

 Dove   il   grado  Brix   è   la  misura  della  percentuale  del   peso  di   solidi   solubili   (zuccheri   e  acidi)  in  un  campione  di  succo  rispetto  al  peso  del  campione  intero  (peso  specifico).  E  'molto  importante  prendere  in  considerazione  che  tutti  questi  parametri  variano  con  il  tempo,   il   tipo   di   arancio,   i   processi   di   separazione   utilizzati,   i   trattamenti   termici  effettuati  e  le  condizioni  di  conservazione.    

1.2  Produzione  degli  agrumi  a  livello  mondiale    La   produzione   mondiale   di   agrumi   ha   registrato   una   crescita   costante   negli   ultimi  decenni   del   XX   secolo.   La   produzione   complessiva   annuale   di   agrumi   è   stata   stimata  negli   ultimi   anni   per   oltre   105   milioni   di   tonnellate.   Secondo   i   dati   della   “Food   and  Agriculture  Organization”  (FAO),    sono  ben  140  i  Paesi  produttori  di  agrumi.  Tuttavia,  la  produzione   si   concentra   principalmente   in   alcune   aree   ben   determinate.   La   maggior  parte   degli   agrumi   viene   coltivata   nell'emisfero   settentrionale   (circa   il   70   %   della  produzione   totale   di   agrumi).   I   principali   Paesi   produttori   di   agrumi   sono   il   Brasile,   i  Paesi  del  Mediterraneo,  gli  Stati  Uniti  e  la  Cina.  Questi  Paesi  rappresentano  più  dei  due  terzi  della  produzione  mondiale  di  agrumi.  Per  quanto  riguarda  il  consumo  delle  arance  come  frutta  fresca  i  principali  fruitori  sono  la  California,   l’Arizona  e   il  Texas,  mentre  per  quanto   riguarda   la  produzione  del   succo  vero  e  proprio  il  paese  principalmente  produttore  è  la  Florida.    

Figura  2:  Materia  prima  del  processo.  

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 Figura  3:  Produzione  mondiale  di  arance.  

 

1.3  Il  succo  d’arancia  nel  mondo    Gli   agrumi   sottoposti   a   processi   di   trasformazione   rappresentano   circa   un   terzo   della  produzione   totale,   di   cui   oltre   l'80   %   viene   impiegato   per   la   produzione   di   succo  d'arancia.   La   caratteristica   principale   del   mercato   mondiale   del   succo   d'arancia   è   la  concentrazione   geografica   delle   zone   di   produzione.   Le   zone   di   maggior   interesse   a  riguardo  sono   lo  Stato  della  Florida,  negli  Stati  Uniti,  e   la  città  di  San  Paulo,   in  Brasile,  come  visibile  dal  seguente  grafico:    

 Figura  4:  Produzione  mondiale  succo  d'arancia.  

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 La  produzione  di  succo  d'arancia  in  Florida  e  in  Brasile  rappresenta  circa  il  75  %  della  produzione  del  mercato  mondiale.  La  differenza  principale  tra   i  due  sta  nel   fatto  che   il  Brasile   esporta   il   99  %   della   sua   produzione,   mentre   il   90  %   della   produzione   della  Florida   è   indirizzata   al  mercato   interno   e   solo   il   10  %   viene   esportato.   Il   commercio  internazionale  del  succo  d'arancia  riguarda  soprattutto  il  succo  d'arancia  concentrato  e  congelato  (FCOJ)  in  questo  modo  si  riduce  il  volume  utilizzato  e  quindi  i  costi  di  deposito  e  di  trasporto  saranno  più  bassi.  Il  succo  concentrato  congelato  rappresenta  un  trionfo  combinato   di   ricerca   accademica,   agricoltura   e   marketing,   un   processo   sviluppato  all’università   della   Florida   nel   1948   specializzata   in   ricerca   sugli   agrumi.   L'Unione  Europea   rappresenta   il   maggior   importatore   di   succo   d'arancia   concentrato,   infatti  costituisce  oltre  l’  80  %  delle  importazioni  nel  mondo.    

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Capitolo  II  

BILANCI  DI  MATERIA  ED  ENERGIA  DEL  PROCESSO  DI  PRODUZIONE    

2.1  Descrizione  della  linea  di  processo    L’impianto  preso  in  esame  per  la  produzione  di  succo  d’arancia  si  compone  di  una  linea  comune  di  produzione  che  interessa  le  fasi  di  raccolta,  lavaggio,  selezione  ed  estrazione  delle   arance,   dopo   la   quale   si   realizza   la   separazione   di   due   correnti   individuali,   una  diretta   alla   produzione   di   Chilled   Orange   Juice   (COJ)   ovvero   succo   refrigerato,   l’altra  diretta   alla   realizzazione   del   Frozen   Concentrated   Orange   Juice   (FCOJ)   ovvero   succo  d’arancia  concentrato  e  congelato  (figura  5).  Il  succo  refrigerato  viene  pastorizzato  mediante  un  trattamento  High  Temperature  Short  Time  (HTST)  e  successivamente  imbottigliato  e  indirizzato  alla  cella  frigorifera,  dove  si  realizza  lo  stoccaggio.  Di   contro,   il   succo   concentrato   e   congelato   viene   invece   dapprima   riscaldato,   poi  concentrato  tramite  un  evaporatore  a  doppio  effetto  e  successivamente  filtrato  con  una  membrana  a  spirale.  Durante  e  dopo   la   fase  di  concentrazione  subisce  rispettivamente  una   distillazione   per   il   recupero   degli   aromi   e   una   ridiluizione   per   essere   poi  imbottigliato,  congelato  e  conservato  in  cella  frigorifera  a  temperature  inferiori  rispetto  al  succo  refrigerato.  Per  meglio  rendere  l’idea  del  processo  utilizziamo  ora  un  diagramma  a  blocchi  che  è  la  forma  più  semplice  per  presentare  un’attività.  Ogni  blocco  può  rappresentare  una   fase  completa   del   processo.   I   diagrammi   a   blocchi   sono   estremamente   utili   per   mostrare  processi   semplici.   Con   processi   complessi,   il   loro   utilizzo   è   limitato   a   mostrare   il  processo  complessivo,  ossia  il  dettaglio  delle  sue  tappe  principali.  Questi  diagrammi  sono  spesso  realizzati  utilizzando  programmi  di  grafica  semplici  come  “Visio”  o  Microsoft  “PowerPoint”  e  sono  utili  soprattutto  per  rappresentare  un  processo  in   forma   semplificata   nei   rapporti,   libri   di   testo   e   presentazioni,   ma   hanno   un   uso  limitato  solo  come  documenti  di  progettazione.  

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 Figura  5:  Flowsheet  dell'impianto.    

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Le   operazioni   comuni   a   entrambi   i   tipi   di   succo,   grazie   allo   schema   della   linea   di  processo  (figura  6)  vengono  meglio  specificate  secondo  l’ordine  con  cui  si  susseguono.    

 Figura  6:  Schema  della  linea  di  processo  dell'impianto.  

   

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2.1.1  Raccolta  e  approvvigionamento  arance  

In   Italia   il   sistema   principale   di   raccolta   delle   arance   è   quello   manuale   che   viene  utilizzato  per  circa  il  99,9%  della  produzione  totale.  Infatti,  una  volta  che  i  frutti  vengono  prelevati   dagli   alberi,   sono   trasportati   direttamente   alle   industrie   di   trasformazione  senza  mai  essere  imballati.  Grazie  ad  un’importante  manodopera  le  arance  sono  raccolte  a  mano  e  in  seguito  sono  depositate  in  sacchi  da  400  kg  che  vengono  poi  scaricati  in  dei  recipienti  a  forma  di  bidoni.  Questi  bidoni  sono  sollevati  da  piccoli  camion  e  portati  allo  stabilimento  di  trasformazione.  Il  tempo  che  passa  dalla  raccolta  alla  trasformazione  è  in  genere  di  un  giorno  o  al  massimo  due  perché  la  raccolta  della  frutta  costituisce  una  fase  vitale  per  il  funzionamento  continuo  dell'impianto  di  trasformazione.  La   figura   7  mostra   i   passaggi   principali   cui   è   sottoposta   la   frutta   prima   di   procedere  all’estrazione  del  succo.  

 Figura  7:  Linea  preliminare  di  produzione.  

 Com’è   possibile   notare   nell’illustrazione   sottostante,   la   frutta   è   soggetta   a   pesatura   e  registrazione   del   carico.   Successivamente   si   procede   allo   scarico   attraverso   piani  inclinati   che   indirizzano   le   materie   prime   ai   nastri   trasportatori   che   mettono   in  comunicazione  l’esterno  dell’impianto  con  il  suo  interno,  dove  avviene  la  vera  e  propria  trasformazione  del  prodotto.    

 Figura  8:  Scarico  e  pesatura  delle  arance.  

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Dopo  lo  scarico,  si  procede  alla  rimozione  di  foglie,  steli  e  altri  detriti,  oltre  che  di  frutta  marcia,   la   quale   può   essere   rimossa   meccanicamente   o   manualmente.   In   seguito   le  arance  sono   lavate  con  detergenti,   spazzolate  e   risciacquate  con  acqua  pulita  prima  di  essere   accuratamente   indirizzate   ad   appositi   dimensionatori   installati   per   ogni   fila   di  estrattori.  Le  operazioni  di  pulizia  devono  essere  eseguite  immediatamente  prima  della  trasformazione.   Una   volta   lavati   gli   agrumi,   è   meno   probabile   che   si   verifichi   un  deterioramento   della   frutta,   se   tenuta   a   temperatura   ambiente.   Un   lavaggio   riduce   al  minimo  le  possibilità  di  crescita  di  microrganismi  nel  succo.  Illustriamo  ora  i  macchinari  che  sono  presenti  nell’impianto  sotto  esame,  atti  a  svolgere  le  operazioni  preliminari  di  trasformazione.    

2.1.2  Cassoni  di  scarico  

I  cassoni  fungono  da  risorsa  per  il  controllo  e   il  mantenimento  di  un  flusso  adeguato  e  costante  di  frutta  lungo  la  linea  di  produzione.  Il  frutto  passa  prima  attraverso  una  serie  di   setti   interni,   permettendo   una   distribuizione   uniforme   e   poi   delicatamente   scende  fino   alla   base   del   cassone.   Un   cancello   di   scarico   ad   apertura   regolabile   controlla   la  quantità   di   frutta   tirata   fuori   attraverso   un   nastro.   Sensori   di   livello   opzionali,   che   si  trovano   nei   punti   alti   e   bassi   all'interno   dei   cassoni,   chiudono   il   ciclo   di   controllo   del  flusso  di  frutta.  

                                                                                                                                                                         Figura  9:  Cassoni  di  scarico.  

2.1.3  Vasche  di  lavaggio  

La  macchina  predisposta  all’allontanamento  di  sporcizia  e  impurità  dalla  superfice  delle  arance,   pulisce   l'esterno   degli   agrumi   con   un   detergente   schiumogeno   combinando  l’azione  delle  spazzole  per  rimuovere  lo  sporco  e  i  detriti.  Non  appena  la  frutta  entra  in  contatto  con  le  spazzole  rotanti,  essa  comincia  a  girare,  massimizzando  la  superficie  che  è   esposta   agli   spruzzi   di   acqua   e   al   lavaggio   delle   spazzole.   La   spazzola   è   costruita   in  acciaio  inossidabile  ed  è  dotata  di  27  pennelli,  2  rulli  di  aspirazione  e  1  rullo  di  scarico.    

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 Figura  10:  Vasche  di  lavaggio.  

2.1.4  Selezionatore  frutta  

Questo  macchinario   distribuisce   uniformemente   la   frutta   in   un   unico   livello   al   fine   di  essere   ispezionata  e  valutata   in  modo  più  efficiente.   I   frutti   che  vengono  respinti   sono  indirizzati  ad  una  corsia  centrale  o  di  abbattimento  adiacente  al  classificatore.    

 Figura  11:  Selezionatore  frutta.  

2.1.5  Selezionatore  per  dimensione  

L’apparecchiatura  di  selezione  per  dimensione  della  frutta  recita  un  ruolo  fondamentale  all’interno   dell’impianto   di   trasformazione.   Infatti,   è   importantissimo   garantire  un’omogeneità  della  dimensione  del  frutto  al  fine  di  poter  prevedere  le  quantità  di  succo  estratto,  oltre  che  assicurare  uniformità  di  composizione.  Per  questo  motivo  deve  essere  scelto  opportunamente  il  tipo  di  macchinario  in  modo  tale  che  l’operazione  sia  svolta  nel  modo  più  veloce  e  più  preciso  possibile.  Il  sizer  è  costruito  in  acciaio  inossidabile  al  fine  di   garantire   una   estrema   affidabilità,   precisione   nel   dimensionamento,   velocità   e  versatilità.  Ogni  modulo  di  dimensionamento  può  essere   facilmente  alzato  o  abbassato  con  il  meccanismo  di  regolazione  del  motore.    

 Figura  12:  Selezionatore  per  dimensione.  

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2.1.6  Estrazione  

La   trasformazione   della   materia   prima   in   ingresso   alla   linea   di   processo   di   succo  congelato   e   refrigerato   prevede   che,   a   seguito   dello   scarico   e   del   successivo  trasferimento   al   sistema   di   lavaggio   per   la   selezione   delle   arance   attraverso   la  calibratrice   a   coppie  di   rulli   regolabili   di   vario  diametro,   gli   agrumi  vengano   inviati   al  sistema  per  mezzo  del  quale  si  ottiene  l’estrazione  del  succo  .  Si  tratta  nello  specifico  di  estrattori  FMC,  disposti  su  due  distinte  linee  contenenti  frutti  di  piccolo,  medio  e  grande  calibro.   In  questo  modo  si  è   in  grado  di  ridurre  al  minimo  i  tempi  di  sosta  degli  agrumi,  prima  che  questi  siano  sottoposti  a  trasformazione  e  si  può  garantire  la  conservazione  delle  qualità  organolettiche  del  frutto.  L'aspetto  unico  del  sistema  FMC  è  che  è  il  solo  ad  operare  senza  un  preventivo  taglio  in  due  metà  degli  agrumi.  Si  tratta  di  macchine  che,  in  base  al  tipo,  sono  in  grado  di  estrarre  il  succo  da    3,  5  oppure  8  frutti  per  ogni  ciclo;  le  coppe  superiori  sono  montate  su  di  una  barra  che  le  fa  muovere  su  e  giù  attraverso  un  sistema  di  trasmissione,  mentre  le  coppe  inferiori   sono   rigidamente   fissate   al   ponte   della   macchina.   Entrambe   le   coppe   sono  formate   da   "dita"   che   si   intersecano   quando   la   coppa   superiore   scende   verso   quella  inferiore.   La   macchina   è   dotata   di   una   tramoggia   di   alimentazione   a   canali,   dove  arrivano  i  frutti  provenienti  da  un  nastro  di  alimentazione  inclinato;  un  sistema  a  canne  lancia  i  frutti  dentro  le  coppe  inferiori  e,  a  quel  punto,  le  coppe  superiori  cominciano  a  scendere;   mentre   avviene   questo,   i   frutti   cominciano   ad   essere   pressati   contro   dei  coltelli   circolari   che   si   trovano   in   fondo   alle   coppe   inferiori   e   sono  montati   in   cima   a  degli  "strainer  tubes"  che  fungono  da  elementi  preraffinatori  del  succo.  L'azione   discendente   taglia   un   dischetto   di   scorza   nel   frutto   (“plug”)   e   quando   le   dita  delle   coppe   si   intersecano,   tutta   la   parte   interna   del   frutto   è   forzata   verso   il   basso  attraverso   lo   “strainer  tube”  e  da   lì   il   succo  passa   in  un  collettore   (“juice  mainfold”);   la  scorza  non  viene  a  contatto  con  il  succo  per  cui  la  contaminazione  di  questo  con  i  liquidi  della  scorza  è  realmente  ridotta  al  minimo.  La  pressione  della  coppa  superiore   forza   il  succo   ad   uscire   dalle   pareti   perforate   dello   “strainer   tube”   nel   “juice  manifold”   che   è  completamente   chiuso.   Nello   stesso   tempo,   dentro   lo   “strainer”,   un   ulteriore   tubo,  (“orifice   tube”)   si  muove   verso   l'alto   comprimendo   i   pezzetti   di   carpelli   intrappolati   e  forzando   il   succo   rimasto   ad   uscire   attraverso   lo   “strainer”.   La   polpa,   i   semi   e   le  membrane   sono,   quindi,   espulsi   dalla   parte   inferiore   dell'”orifice   tube”   durante   il   suo  movimento   verso   l'alto.   Il   ciclo   di   estrazione   è   completato   quando   l'”orifice   tube”  raggiunge  il  limite  superiore  del  tubo  prefinitore.    

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 Figura  13:  Estrattore  FMC.  

 Figura  14:  Dinamica  dell'estrazione.  

 

2.1.7  Rifinitura  

Prima   di   essere   indirizzato   alle   due   diverse   linee   di   produzione,   il   succo   viene   fatto  passare   attraverso   un   rifinitore   detto   “finisher”   il   quale   provvede   alla   vera   e   propria  rifinitura   del   succo   e   al   recupero   di   eventuali   solidi   solubili.   Il   modello   utilizzato   in  questo   impianto  è  un  modello  di  avanzata   tecnologia,   che  permette   la   separazione  del  succo  dalla  polpa  e  il  recupero  della  polpa  stessa.    

   15:  Rifinitore.    

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2.2  Descrizione  e  analisi  dei  processi  di  trasformazione    Ultimati  i  processi  iniziali  di  lavorazione  che  vanno  dalla  raccolta  all’estrazione,  si  entra  nel  vivo  del  processo  di  trasformazione.  Infatti,  in  seguito  alla  rifinitura  del  succo  la  linea  di   produzione   si   divide   in   due   e   la   materia   prima   in   lavorazione   sarà   sottoposta   a  trattamenti  differenti  al  fine  di  ottenere  i  due  output  desiderati.  Allora  descriviamo  prima  le  funzioni  e  le  caratteristiche  di  uno  schema  di  processo  e  in  seguito  presentiamo  il  Process  Flow  Diagram  dell’impianto,  dove  sono  raffigurate  le  unit  operations  che  costituiscono  le  due  linee  di  produzione.  Il   Process   Flow  Diagram   (PFD)   è   il   documento   base   su   cui   si   costruisce   l’impalcatura  dell’intero   impianto.   Può   essere   considerato   un’evoluzione   tecnica   dello   schema   a  blocchi:  su  di  esso  sono  rappresentate,  in  maniera  simbolica  e  nella  giusta  sequenza,  le  macchine  e  le  apparecchiature  che  servono  per  ottenere  il  prodotto  desiderato.  Tale  schema  è  un  documento  elaborato  da  tecnici  e  diretto  ai  tecnici:  la  sua  elaborazione  è  responsabilità  primaria  dell'ingegnere  di  processo.  Esso   costituisce   dunque   un   documento   fondamentale   per   il   progetto,   i   cui   scopi  principali  possono  essere  sintetizzati  di  seguito:    

Ø Mettere  in  evidenza  il  tipo  di  processo  dell'impianto.    

Ø Stabilire   la   sequenza   del   processo   mediante   la   rappresentazione   della    linea  principale  di  flusso  (processo)  e  di  tutte  quelle  secondarie  (servizi).  

 Ø Specificare  le  funzioni  delle  singole  apparecchiature  o  delle  singole    macchine.  

 Ø Quantificare  l’entità  dei  flussi  presenti  nell'impianto,  riportando  le    condizioni  di  

portata,  temperatura,  pressione  e  composizione  per  ognuno  di  essi.    Questi  tipi  di  diagrammi  sono  molto  dettagliati  e  vengono  utilizzati  per  la  progettazione  e  per  verifiche  di   funzionamento.  Qui   le  apparecchiature   sono  normalmente  disegnate  mediante  un’opportuna  simbologia.  Per  i  documenti  ufficiali  e  per  le  brochure  aziendali,  a   volte   sono   utilizzati   disegni   in   scala   reale   delle   apparecchiature,   ma   è   più   comune  utilizzare  una  rappresentazione  semplificata.  Ci  sono  diversi  standard  internazionali  per  la  rappresentazione  delle  apparecchiature  nei  diagrammi  PFD,  ma  la  maggior  parte  delle  aziende   utilizza   una   propria   simbologia,   quindi   è   sempre   opportuno   consultare   la  leggenda  per  la  corretta  interpretazione  dello  schema.  Ogni  singola  operazione  sarà  poi  illustrata  e  studiata  nel  dettaglio  dal  punto  di  vista  quantitativo  mediante   l’utilizzo  dei  bilanci   di   materia   ed   energia.   In   questo   caso   il   processo   di   trasformazione   viene  descritto  evidenziando  le  diverse  operazioni  a  cui  viene  sottoposto  il  prodotto.  Il  succo  FCOJ  (  Frozen  Concentrated  Orange  Juice)  viene  prima  riscaldato  poi  subisce  un  processo  di   concentrazione   per   evaporazione   e   per   ultrafiltrazione   a   membrana,   in   seguito  abbiamo  il  recupero  di  aromi  per  distillazione  dei  vapori  e  infine  una  ridiluizione.  Invece   il   succo   COJ   (Chilled  Orange   Juice)   viene   pastorizzato  mediante   un   trattamento  termico  HTST  e  in  seguito  raffreddato.  

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Figura  16:  PFD  del  processo  di  trasformazione  

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Linea  Frozen  Concentrated  Orange  Juice    Il   succo   d'arancia   concentrato   e   congelato   è   il   prodotto   più   lavorato   dall’industria  alimentare   della   Florida.   Questo   prodotto,   è   stato   sviluppato   nel   1945-­‐46,   e   richiede  circa   l'80%   della   produzione   annuale   di   arance   per   soddisfare   la   domanda   dei  consumatori.  Durante   la  stagione  1979-­‐1980,  173  milioni  di  casse  di  arance  della  Florida  sono  state  utilizzate  per  produrre  il  succo  d’arancia  concentrato  e  congelato.  Questo   tipo   di   prodotto   è   diventato   così   popolare   e   diffuso   poiché   è   molto   comodo  usufruirne  e  permette  di  risparmiare  molto  tempo  rispetto  al  voler  preparare  un  succo  in   casa   spremendolo   e   filtrandolo.   Inoltre,   si   versa   prontamente   quando   viene  scongelato  e  data   la   sua   temperatura  viene  gustato  molto  piacevolmente.   Inoltre,  gran  parte  del  successo  del  FCOJ  è  probabilmente  dovuto  al  suo  buon  sapore.  La  mancanza  di  sapore,  dovuta  all’evaporazione  di  parte  della  corrente  in  lavorazione,  era  un  problema  che  è  stato  agevolmente  superato  nello  sviluppo  del  FCOJ,  grazie  ad  una  piccola  aggiunta  di  succo  fresco  non  concentrato.  Un   aspetto   molto   importante   da   considerare   sta   anche   nel   fatto   che   durante   la  trasformazione   di   questo   prodotto   non   si   perdono   i   principi   nutritivi   fondamentali  dell’arancia.   Infatti,   quando   il   FCOJ   viene   preparato   vi   è   solo   una   piccola   perdita   dei  valori   nutritivi.   Per   esempio,   il   98%   di   vitamina   C,   che   rappresenta   la   vitamina   più  abbondante  nel  succo  fresco,  è  trattenuto  durante  il  processo  di  trasformazione.  Vi  è  una  perdita   esclusivamente   del   2%   di   vitamina   C   durante   il   processo   di   estrazione,   di  concertazione  e  refrigerazione.    Per   la   linea  di  produzione  FCOJ  (  Frozen  Concentrated  Orange  Juice)  vengono  affrontati  di  seguito   i  dimensionamenti  relativi  al  processo  di  riscaldamento,  concentrazione  per  evaporazione  e  per  ultrafiltrazione  a  membrana,  recupero  di  aromi  per  distillazione  dei  vapori  e  ridiluizione.      

 Figura  17:  Linea  FCOJ.  

 

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2.2.1  Riscaldamento  e  pastorizzazione  

La  preferenza  del  consumatore  verso   i  succhi  pastorizzati  è   in  continua  evoluzione.  La  necessità  di  bevande  sicure  e  di  qualità  richiede  la  pastorizzazione  del  succo  prima  del  packaging  e  della  distribuzione.  La   pastorizzazione   è   volta   all’inattivazione   dell’enzima   pectin   metil   esterasi   (PME)  responsabile   della   perdita   di   stabilità   e   decolorazione   del   succo.   La   temperatura  necessaria   alla   disattivazione   enzimatica   è   più   alta   di   quella   richiesta   per   uccidere   i  microrganismi.  È  da  considerare  inoltre  che  i  succhi  di  agrumi  sono  sensibili  al  calore.  Il   loro   contenuto   vitaminico   e   minerale,   è   delicato   e   il   sapore   e   la   sensazione   di  freschezza   possono   essere   persi   o   danneggiati   durante   l’esposizione   al   calore,   quindi  solitamente  si  cerca  di  pastorizzarli  per  il  più  breve  tempo  possibile.    Nel   succo  di   agrumi,   in  particolare  quello  d’arancia,   è   importante   la  presenza  di  molti  nutrienti   quali   zuccheri,   acidi,   vitamine,   i   quali   sono   abbastanza   stabili   alle   condizioni  termiche   del   processo   di   pastorizzazione.   Il   pH   gioca   un   ruolo   fondamentale   nella  pastorizzazione  del  succo.  Ad  un  basso  valore  di  pH,   la  disattivazione  enzimatica  viene  raggiunta  in  breve  tempo,  e  questo  comporta  una  maggiore  qualità  del  succo.  E’   stato   osservato   che   trattamenti   termici   nel   regime   tempo-­‐temperatura   (65-­‐95°C,   3-­‐  30s)   non   abbassano   la   qualità   del   succo.   Nelle   industrie   solitamente   il   succo   viene  rapidamente   riscaldato   per   raggiungere   una   temperatura   intorno   agli   80°C   e   la  temperatura   esatta   dipende   dal   tipo   di   apparecchiatura   utilizzata   e   dalla   portata   del  succo.   Il   prodotto   in   questione   può   transitare   nel   pastorizzatore   per   una   frazione   di  tempo  molto  piccola  da  pochi  secondi  a  40s.  Gli  ultimi  trends  sono  orientati  all’utilizzo  dell’HTST   (high   temperature   short   time)   sia   con   scambiatori   tubolari   sia   a   piatti,   che  sono  entrambi  riscaldati  con  acqua  calda  o  vapore.    Gli   scambiatori   di   calore   moderni   sono   controllati   automaticamente   in   modo   da  prevenire   sotto   riscaldamenti   di   alcune  porzioni  del   flusso  di   succo   ed   eventualmente  apportare  loro  correzioni.  Nel  caso  in  esame  la  pastorizzazione  è  stata  considerata  come  un’operazione  di  preriscaldamento  che  precede  la  concentrazione  per  evaporazione.  Dunque,   prima  di   effettuare   l’operazione   di   concentrazione   è   necessario   effettuare   un  preriscaldamento  al   fine  di  aumentare  la  shelf-­‐life  del  prodotto  realizzando  in  sostanza  una  pastorizzazione  La   portata   di   succo   di   frutta   concentrato   (FCOJ)   deve   essere   riscaldata   da   una  temperatura   di   25   °C   ad   una   di   80   °C.     Tale   operazione   si   effettua   mediante   uno  scambiatore   di   calore   e   il   processo   viene   poi   completato   nel   successivo   passaggio   di  evaporazione  in  cui  si  raggiungono  temperature  anche  più  elevate.  Per  il  riscaldamento  della  corrente  di  processo  si  utilizza  vapore  a  una  temperatura  di  115  °C.    

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 Figura  18:  Scambiatore  di  calore  E-­‐1.  

Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0 = 5290  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 80°𝐶  𝑇! = 115°𝐶  𝜆!" = 2260  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite   un   bilancio   entalpico   valutiamo   la   potenza   termica   necessaria   per   svolgere   il  riscaldamento:    

𝑄!!! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇! − 𝑇!    

𝑄!!! = 5290 ∗ 3.89 ∗ 80− 25 = 1131795.5  𝑘𝐽/ℎ   ≅    314    𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    

𝑄!!! = 𝑆  𝜆!"            →            𝑆 = 𝑄!!!/𝜆!" =    314    /    2260 = 0.14    𝑘𝑔/𝑠   = 504  𝑘𝑔/ℎ      

2.2.2  Evaporatore  a  doppio  effetto  

Per   compiere   l’operazione  di   concentrazione   si   è   scelto  di   utilizzare  un   evaporatore   a  duplice  effetto  in  modo  tale  da  ottenere,  a  parità  di  specifiche  un’efficienza  maggiore  in  termini  energetici.   Infatti,  una  volta   introdotte   le  hot  utilities,  questo  sistema  permette  di   utilizzare   più   volte   lo   stesso   vapore,   in   particolare   si   utilizza   nel   primo   effetto   una  corrente  di  vapore  saturo  mentre  nel   secondo  effetto  si  utilizza   il  vapore  generato  dal  primo  effetto.  Questo  consente  di  risparmiare  dal  punto  di  vista  energetico,  anche  se  il  vapore  dal  secondo  effetto  in  poi  perde  di  qualità,  in  quanto  non  è  più  un  vapore  saturo,  e  per  questo  risulta  sconveniente  andare  oltre  i  2-­‐3  effetti.  In  questo  caso  si  è  scelto  di  lavorare  in  equicorrente  poiché  così  non  è  necessario  utilizzare  una  pompa  che  mandi  il  

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liquido  contro  il  gradiente  di  pressione,  ma  soprattutto  per  far  in  modo  che  il  succo  più  concentrato  non  vada  incontro  a  temperature  più  elevate,  in  quanto  le  alte  temperature  rendono  più  sensibile  il  succo  ad  un  grado  di  concentrazione  maggiore.  Questa  tipologia  di   operazione   preserva   quanto   più   possibile   le   caratteristiche   nutrizionali   e  organolettiche  del  prodotto.  

 

 Figura  19:  Evaporatore  a  doppio  effetto.  

   Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1 = 5290  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 80°𝐶  𝑥!! = 11.8  °𝐵𝑟𝑖𝑥  𝑇! = 94.2°𝐶  𝑃! = 0.1  𝑏𝑎𝑟  𝑥! = 45  °𝐵𝑟𝑖𝑥  𝑃!! = 3.3  𝑏𝑎𝑟  𝑇! = 45°𝐶  𝑇!! = 137°𝐶  𝜆!! = 2153.4  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐼𝑃𝐸1 = 0°𝐶  (𝐼𝑛𝑛𝑎𝑙𝑧𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑒𝑏𝑢𝑙𝑙𝑖𝑜𝑠𝑐𝑜𝑝𝑖𝑐𝑜  𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎  𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑧𝑢𝑐𝑐ℎ𝑒𝑟𝑖𝑛𝑎)  𝐼𝑃𝐸2 = 3°𝐶  (𝐼𝑛𝑛𝑎𝑙𝑧𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑒𝑏𝑢𝑙𝑙𝑖𝑜𝑠𝑐𝑜𝑝𝑖𝑐𝑜  𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎  𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑧𝑢𝑐𝑐ℎ𝑒𝑟𝑖𝑛𝑎)  𝑇!° = 42°𝐶  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶  𝐶!,!"#$% = 4.18  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶  𝐶!,!"#$% = 1.99  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Bilancio  globale  sui  due  scambiatori:    

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𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1 = 𝑉! + 𝑉! + 𝐿! = 𝑉!" + 𝐿!𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1  𝑥!! = 𝐿!  𝑥!

     →       𝐿! =5290 ∗ 0.118

0.45= 1387  𝑘𝑔/ℎ

𝑉!" = 𝑉! + 𝑉! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1− 𝐿! = 3903  𝑘𝑔/ℎ  

 Bilancio  di  materia  ed  energia  sul  primo  effetto:    

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1 = 𝐿! + 𝑉!𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1  𝑥!! = 𝐿!  𝑥!

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1  ℎ! +  𝑆!  𝜆!! =  𝐿!  ℎ! + 𝑉!  𝐻!  

 Bilancio  di  materia  ed  energia  sul  secondo  effetto:    

𝐿! = 𝐿! + 𝑉!𝐿!  𝑥! = 𝐿!  𝑥!

 𝐿!  ℎ! + 𝑉!  𝜆! = 𝐿!  ℎ! + 𝑉!  𝐻!  

 Scegliamo  come  temperatura  di  riferimento:  𝑇! = 25°𝐶    Valutiamo  il  calore  specifico  della  corrente  “𝐿!”  :    

𝐶! = 𝑥!  𝐶!" + 1− 𝑥!    𝐶!,!"#$% = 0.45 ∗ 3.89+ 1− 0.45 ∗ 4.18 = 4.05  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Valutiamo  l’entalpia  della  corrente  liquida  in  uscita  al  secondo  effetto:    

ℎ! = 𝐶! 𝑇! − 𝐼𝑃𝐸2 − 𝑇! = 4.05 ∗ 45− 3 − 25 = 68.9  𝑘𝐽/𝑘𝑔    Valutiamo  l’entalpia  del  vapore  in  uscita  al  secondo  effetto:    

𝐻! = 𝐻!!!!° + 𝐶!,!"#$% 𝑇!−𝑇!° = 2557+ 1.99 ∗ 45− 42 = 2583  𝑘𝐽/𝑘𝑔    Valutiamo  l’entalpia  della  corrente  liquida  in  uscita  al  primo  effetto:    

ℎ! = 𝐶! 𝑇!−𝑇! = 4.05 ∗ 94.2− 25 = 280.3  𝑘𝐽/𝑘𝑔    Valutiamo  l’entalpia  del  vapore  in  uscita  al  primo  effetto:    

𝐻! = 2667  𝑘𝐽/𝑘𝑔    Valutiamo  il  calore  latente  del  vapore  in  uscita  del  primo  effetto:    

𝜆! = 𝐻! − ℎ! = 2667− 280.3 = 2386.7  𝑘𝐽/𝑘𝑔    Valutiamo  l’entalpia  della  corrente  di  processo  in  ingresso  al  primo  effetto:    

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ℎ!! = 𝐶!" 𝑇!! − 𝑇! = 3.89 ∗ 80− 25 = 214  𝑘𝐽/𝑘𝑔    Calcoliamo  la  portata  di  vapore  in  uscita  dal  primo  effetto:    

𝑉! =𝐿!  ℎ! + 𝑉!"  𝐻! − 𝐹ℎ!  

𝜆!−  ℎ! + 𝐻!=1387 ∗ 68.9+ 3903 ∗ 2583− 5290 ∗ 280.3

2286.7− 280.3+ 2583 = 1854  𝑘𝑔/ℎ  

 Valutiamo  la  portata  di  condensato  in  uscita  al  secondo  effetto:    

𝑉!" = 𝑉!+  𝑉!        →      𝑉! = 𝑉!" − 𝑉! = 3903− 1854 = 2049  𝑘𝑔/ℎ    Ricordando   il   bilancio   di  materia   al   primo   effetto   ricaviamo   la   portata   della   corrente  liquida:    

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1 = 𝐿! + 𝑉!        →        𝐿! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1− 𝑉! = 5290− 1854 = 3436  𝑘𝑔/ℎ    Ricordando   il   bilancio   di   energia   al   primo   effetto   ricaviamo   la   portata   del   vapore   e   la  relativa  potenza  termica:    

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷𝐶1  ℎ! +  𝑆!  𝜆!! =  𝐿!  ℎ! + 𝑉!  𝐻!          →          𝑆! =𝐿!  ℎ! + 𝑉!  𝐻! − 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷𝐶1  ℎ!

𝜆!!  

 

𝑆! =1854 ∗ 2667+ 3436 ∗ 2583− 5290 ∗ 280.3

2153.4 = 2217.7  𝑘𝑔/ℎ  

 𝑄 = 𝑆!𝜆!! = 2217.7 ∗ 2153 = 4774708.1  𝑘𝑗/ℎ = 1326.6  𝑘𝑊  

   

2.2.3  Filtrazione  a  membrana  

Per   il   processo   di   ultrafiltrazione   della   corrente   “L2“   in   uscita   dalla   batteria   di  evaporatori,  si  è  deciso  di  operare  tramite  una  membrana  anisotropica,  cioè  la  proprietà  per   la  quale  un  determinato  materiale  ha  caratteristiche  che  dipendono  dalla  direzione  lungo   la   quale   vengono   considerate.   Tale   membrana   è   caratterizzata   da   fori   di  dimensione  dell'ordine  di  grandezza  dei  nanometri  e  che  nel  caso  in  esame  è  a  base  di  acetato   di   cellulosa.   La   forza  motrice   del   processo   è   rappresentata   della   differenza   di  pressione,  applicata  a  monte  e  a  valle  del  mezzo   filtrante  per  ottenere   il  passaggio  del  fluido.  Per  l’applicazione  trattata  nel  seguente  lavoro  si  è  scelto,  da  letteratura,  un  valore  di  ∆𝑃  pari  a  9000  kPa.  Come  qualunque  filtrazione,  la  procedura  ha  lo  scopo  di  separare  una  fase  dispersa,  costituita  da  particelle  solide  ed  un  fluido,  liquido  o  gas,  che  forma  una  fase  continua.  La  sospensione  viene   inviata  contro  un  mezzo   filtrante,   la  membrana.   Il  fluido   passa   attraverso   esso   e   viene   raccolto   a   valle   prendendo   il   nome   di   filtrato   o  permeato  che  nel  caso  in  esame  deve  avere  composizione  nulla,  mentre  i  solidi  sospesi  

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che  vengono  trattenuti,  tutti  o  in  parte,  sulla  superficie  della  membrana,  costituiscono  il  retentato  che  in  questo  caso  ha  una  composizione  pari  a  62  °Brix.    

 Figura  20:  Membrana  a  spirale.  

   Dati  a  disposizione:    𝐿! = 1387  𝑘𝑔/ℎ  𝑥! = 45°𝐵𝑟𝑖𝑥  𝑥! = 62°𝐵𝑟𝑖𝑥  𝑥! = 0°𝐵𝑟𝑖𝑥    Bilancio  globale  sulla  membrana:    

𝐿! = 𝑅 + 𝑃𝐿!  𝑥! = 𝑅  𝑥! + 𝑃  𝑥!

   → 𝑅 = (𝐿!  𝑥!)/𝑥!𝑃 = 𝐿! − 𝑅

     → 𝑅 = (1387 ∗ 0.45)/0.62 = 1006.7  𝑘𝑔/ℎ𝑃 = 1387− 1006.7 = 380.3  𝑘𝑔/ℎ  

   

2.2.4  Recupero  aromi  tramite  distillazione  

Nelle  operazioni  commerciali  la  qualità  del  succo  è  determinata  da  due  fattori.  Uno  è  la  qualità   della   frutta   che   determina   le   caratteristiche   di   flavour   e   l’altro   è   la  strumentazione   utilizzata   per   l’estrazione   e   la   rifinitura   del   succo.   Le   condizioni  operative  di  solito  rappresentano  un  compromesso  tra   la  qualità  del  succo  e   la  resa   in  succo  della  frutta.  Generalmente  più  alta  è  la  qualità  del  succo,  più  bassa  sarà  la  resa  e  viceversa.  Quindi  se  la  qualità  del  succo  di  alimentazione  è  di  media  qualità  può  essere  migliorata   con   un   processo   di   recupero   degli   aromi   persi   durante   le   operazioni   di  concentrazione.  La  sensazione  di  freschezza  del  succo  è  conferita  da  alcuni  alcoli  a  basso  peso   molecolare   (etanolo   e   metanolo),   aldeidi   (acetaldeide)   ed   esteri   (etil-­‐butirato).  Siccome   questi   composti   sono   relativamente   volatili   essi   possono   essere   persi  facilmente.  Un  metodo  per   il  recupero  di  questi  aromi  consiste  nella  distillazione  della  corrente   ultima   di   vapore   all’uscita   del   secondo   stadio   di   concentrazione;   una   volta  recuperati  gli  aromi  si  procede  alla  condensazione  e  alla  reimmissione  nella  corrente  di  succo  concentrato.  

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Da  studi  effettuati  sulla  composizione  del  vapore   in  uscita  al  secondo  effetto  si  deduce  che   il   componente   in   maggiore   quantità   (50%)   è   l’etanolo   sul   quale   andiamo   ad  effettuare  la  separazione  per  distillazione.  Nella   realizzazione   delle   operazioni   di   distillazione   occorre   procedere   attraverso   una  successione  di  stadi  di  vaporizzazione  parziale  del  liquido  e  condensazione  parziale  del  vapore.  Le   operazioni   di   distillazione   vengono   effettuate   in   colonne   di   distillazione,  schematizzate  come  mostra  la  figura  21:  la  miscela  da  separare,  alimentazione,  entra  di  norma  nella  parte  centrale  della  colonna  come  liquido,  miscela  liquido-­‐vapore  o  vapore.  In   testa   alla   colonna   viene   condensato   il   vapore   ed   il   condensato   si   raccoglie   in   un  serbatoio,  detto  accumulatore  di  riflusso,  da  cui  sono  prelevati  il  distillato  ed  il  riflusso:  quest’ultimo   viene   inviato   in   testa   alla   colonna   mediante   una   pompa.   In   fondo   alla  colonna  viene  prelevato  il  residuo,  mentre  parte  del  liquido  di  fondo  viene  vaporizzato  in  un  ribollitore  e  reimmesso  al  fondo.  Man   mano   che   si   procede   lungo   la   colonna   dall’alto   verso   il   basso   variano   le  composizioni   (va   aumentando   la   concentrazione   dei   componenti   meno   volatili),  aumenta   la   temperatura,   poiché   tali   componenti   bollono   a   temperatura   più   alta,   ed  aumenta  anche,  seppure  non  di  molto,  la  pressione,  per  effetto  delle  perdite  di  carico.  La  temperatura  più  alta  si  ha  quindi  al   fondo  e  quella  più  bassa   in   testa:   tali   temperature  sono   funzione   della   pressione   operativa   che   è,   convenzionalmente,   quella  misurata   in  testa.    

 Figura  21:  Colonna  di  distillazione.  

 Il   recupero  degli  aromi  è  effettuato   in  colonne  di  distillazione   impaccate  a  piatti   forati  per  capacità  medio-­‐piccole.  Il  numero  dei  piatti  teorici  è  stimato  sulla  separazione  di  due  componenti   chiave   che   di   solito   sono   l’acqua   e   un   altro   particolare   componente  responsabile  dell’aroma.   Il  componente  aromatico  dovrebbe  avere  volatilità  più  alta  di  

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quella  degli  altri  composti,  quindi  il  suo  recupero  assicura  anche  il  recupero  di  tutti  gli  altri   componenti   nella   distillazione.  Nel   recupero  di   aromi   da   succo   la   concentrazione  dei  componenti  volatili  è  alquanto  bassa  (di  solito  in  ppm)  e  quindi  l’acqua  è  il  maggiore  componente   nella   colonna   di   distillazione.   L’efficienza   della   colonna   è   relativamente  bassa   (50-­‐60%)   e   ciò   è   dovuto   alla   difficoltà   di  miscelazione   acqua/vapore.   Questo   è  causato  dall’alta  tensione  superficiale  dell’acqua  pura,  che  ritarda  il  trasporto  effettivo  di  materia  tra  le  fasi.  Una  colonna  di  recupero  aromi  tipicamente  è  costituita  da  10  piatti  di  1  m  di  diametro  e  5  m  di  altezza  (distanza  tra  i  piatti  di  circa  0,5m).      Dati  a  disposizione:    𝑉! = 2049  𝑘𝑔/ℎ  𝑇! = 45°𝐶  𝑍! = 0.5        (𝑝𝑒𝑟𝑐𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒  𝑑𝑖  𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑙𝑜  𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎  𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒  𝑉!)  𝑓 = 0.4            (  𝑡𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜  𝑑𝑖  𝑣𝑎𝑝𝑜𝑟𝑒)  𝑋! = 0.85  (𝑝𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎)  𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶1 ∗ 0.2% = 5290 ∗ 0.002 = 10.58  𝑘𝑔/ℎ ≅ 11  𝑘𝑔/ℎ  𝑟 = 2.5            (𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜  𝑑𝑖  𝑟𝑖𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑜)  𝐿 = 𝑟    𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 = 2.5 ∗ 11 = 27.5  𝑘𝑔/ℎ  𝑃𝑀!"#$%&% = 46  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙    Bilancio  globale  sulla  colonna:    

𝑉! = 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊𝑉!  𝑍! = 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷  𝑋! + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊  𝑋!

→    𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊 = 𝑉! − 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷

 𝑋! =𝑉!  𝑍! − 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷  𝑋!

𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷  

 𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊 = 2049− 11 = 2038  𝑘𝑔/ℎ

 𝑋! =2049 ∗ 0.5− 11 ∗ 0.85

2038= 0.49

 

 Per   la   valutazione   del   carico   termico   al   condensatore   si   deve   tenere   conto   che   esso   è  costituito   da   due   contributi:   la   portata   di   vapore   nella   zona   di   arricchimento   che  alimenta   il   condensatore   e   il   calore   latente   di   vaporizzazione   della   miscela   acqua-­‐etanolo.    

 𝑄!"#$ = 𝑉  𝜆!"#    Valutiamo   la   portata   di   vapore   da   condensare   sfruttando   la   portata   di   vapore   di  esaurimento  “𝑉!  ”:    

𝑉! = 𝑓  𝑉! − 𝐷   𝑟 + 1 = 0.4 ∗ 2049− 11 ∗ 2.5+ 1 = 781.1  𝑘𝑔/ℎ    

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𝑉 = 𝑉! + 𝑓  𝑉! = 781.1+ 0.4 ∗ 2049 = 1600.7  𝑘𝑔/ℎ    

𝑉 =1600.7  𝑘ℎ/ℎ46  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 34.8  𝑘𝑚𝑜𝑙/ℎ  

 Per   calcolare   il   carico   termico   al   condensatore   si   deve   valutare   il   calore   latente   di  vaporizzazione   della   miscela   acqua-­‐etanolo   sfruttando   la   seguente   formula   empirica  (“Perry's  Chemical  Engineer's  Handbook“):    

𝜆 =  𝐶!  (1− 𝑇!)(!!!!!!!!!!!!!)  

 Tabella  1:  Costanti  riguardanti  l’etanolo  e  l'acqua.  

  𝑻𝑫[𝑲]   C1 C2 C3 C4   𝑻𝒄[𝑲]   𝑻𝒓 = 𝑻𝑫/𝑻𝑪  Etanolo   351.5   5.69  10!   0.3359   0 0 513.92 0.684 Acqua 351.5   5.253  10!   0.3199   −0.212   0.25795 647.13 0.543

 𝜆!"#$%&% = 38641783  𝐽/𝑘𝑚𝑜𝑙  

 𝜆!"#$% = 41776931  𝐽/𝑘𝑚𝑜𝑙  

 𝜆!"# = 𝑋!𝜆!"#$%&% + 1− 𝑋! 𝜆!"#$%  

 𝜆!"# = 0.85 ∗ 38641783+ 1− 0.85 ∗ 41776931 = 39112.055  𝑘𝑗/𝑘𝑚𝑜𝑙  

 Ricaviamo  ora  il  carico  termico  al  condensatore:    

 𝑄!"#$ = 𝑉  𝜆!"# = 34.8 ∗ 39112.055 = 1361097.6  𝑘𝑗/ℎ ≅ 378  𝑘𝑊    Per   ridurre   questo   carico   termico   l’impianto   utilizza   una   portata   d’acqua   “𝑊1”   di  4000  𝑘𝑔/ℎ  alla  temperatura  di  25°𝐶.  Allora  è  possibile  ricavare  la  temperatura  “𝑇!!,!"#”  alla  quale  l’acqua  fuoriesce  dal  condensatore  :  

𝑄!!"# =𝑊1  𝐶!,!"#$%   𝑇!!,!"# − 𝑇!!,!"    

𝑇!!,!"# =𝑄!"#$

𝑊1  𝐶!,!"#$%+ 𝑇!!,!" =

1361097.6  4000 ∗ 4.18+ 25 = 106.4°𝐶  

 Per   la   valutazione   del   carico   termico   al   ribollitore   “𝑄!"#”   sfruttiamo   un   bilancio   di  energia  globale:    

𝑉!ℎ!! + 𝑄!"# = 𝑄!"#$ + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 ∗ ℎ! + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊 ∗ ℎ!    Calcoliamo  il  peso  molecolare  delle  correnti  in  ingresso  e  in  uscita:    

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𝑃𝑀!"# = 𝑍!  𝑃𝑀!"#$%&% + 1− 𝑍!  𝑃𝑀!"#$% = 0.5 ∗ 46+ 0.5 ∗ 18 = 32  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙    𝑃𝑀!"#$! = 𝑋!  𝑃𝑀!"#$%&% + 1− 𝑋!  𝑃𝑀!"#$% = 0.85 ∗ 46+ 0.15 ∗ 18 = 41.8  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙    𝑃𝑀!"#$% = 𝑋!  𝑃𝑀!"#$%&% + 1− 𝑋!  𝑃𝑀!"#$% = 0.49 ∗ 46+ 0.51 ∗ 18 = 31.7  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙    Calcoliamo  la  portata  molecolare  delle  correnti  in  ingresso  e  in  uscita:    

𝑉! =2049  𝑘𝑔/ℎ32  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 64

𝑘𝑚𝑜𝑙ℎ = 0.0177  𝑘𝑚𝑜𝑙/𝑠  

 

𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 =11  𝑘𝑔/ℎ

41.8  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 0.26𝑘𝑚𝑜𝑙ℎ = 7.22 ∗ 10!!  𝑘𝑚𝑜𝑙/𝑠  

 

𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊 =2038  𝑘𝑔/ℎ

31.7  𝑘𝑔/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 64.3𝑘𝑚𝑜𝑙ℎ = 0.0179  𝑘𝑚𝑜𝑙/𝑠  

 Valutiamo  le  entalpie  delle  correnti  in  ingresso  e  in  uscita:    

ℎ!! = 1200  𝑘𝑐𝑎𝑙/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 5024  𝑘𝐽/𝑘𝑚𝑜𝑙    

ℎ! = 11350  𝑘𝑐𝑎𝑙/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 47522  𝑘𝐽/𝑘𝑚𝑜𝑙    

ℎ! = 2100  𝑘𝑐𝑎𝑙/𝑘𝑚𝑜𝑙 = 8793  𝑘𝐽/𝑘𝑚𝑜𝑙    Ricordando  il  bilancio  di  energia  globale  relativo  alla  colonna  di  distillazione  ricaviamo  il  carico  termico  al  ribollitore:    

𝑉!ℎ!! + 𝑄!"# = 𝑄!"#$ + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 ∗ ℎ! + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊 ∗ ℎ!    

𝑄!"# = 𝑄!"#$ + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 ∗ ℎ! + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝑊 ∗ ℎ! − 𝑉!ℎ!!    

𝑄!"# = 378+ 7.22 ∗ 10!! ∗ 47522+ 0.0179 ∗ 8793− 0.0177 ∗ 5024 = 450  𝑘𝑊    Per  soddisfare  questo  carico  termico  viene  utilizzato  vapore  alla  temperatura  di  139°𝐶  a  cui  corrisponde  un  calore  latente  di  vaporizzazione  pari  a  2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔.  Allora  è  possibile  valutare  la  portata  di  vapore  in  questo  modo:    𝑄!"# = 𝑆!"#  𝜆!"#            →          𝑆!"# = 𝑄!"#/𝜆!"# =    450    /    2147 = 0.21    𝑘𝑔/𝑠 ≅  756  𝑘𝑔/ℎ  

 

2.2.5  Bilancio  al  mixer  

L’utilizzo   di   sistemi   di   ridiluizione   del   succo   d'arancia   concentrato   e   congelato   (FCOJ)  mantiene  viva  la  lotta  nel  competitivo  mercato  del  succo  d'arancia,   in  quanto  permette  

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di   arricchire   l’estratto   precedentemente   concentrato   delle   essenze   principalmente  responsabili   del   flavour   di   un   succo   di   qualità,   in  modo   tale   da   ottenere   prodotti   dal  gusto   e   dall’aroma   simili   a   quelli   di   un   succo   fresco.   E’   possibile   in   questo   modo  soddisfare   la  domanda  dei   consumatori,   senza   la  necessità  di  una  spesa  consistente.   Il  succo  di  arancia  è  sempre  valutato  in  termini  di  °Brix,  che  è  la  misura  della  percentuale  del  peso  di  solidi  solubili  (zuccheri  e  acidi)  in  un  campione  di  succo  rispetto  al  peso  del  campione  intero  (peso  specifico)  ;  la  vendita  istituzionale  di  FCOJ  prevede  che  questo  sia  nella  gamma  di  41,8  °  e  47,0  °  Brix  (a  fronte  di  un  arancio  maturo  che  ha  8,5-­‐14,5  °Brix).  La  quantità  di  componenti  aromatici  recuperata  mediante  distillazione  e  condensata  per  essere  reintrodotta  nel  succo  concentrato,  deve  quindi  restituire  un  valore  in  termini  di  °Brix   che   rispetti   l’intervallo   tipico   del   prodotto   in   questione.   La   ridiluizione   avviene  mediante  una   linea  di   trasporto  del  succo  che  collega   l’uscita  dell’unità  di  distillazione  con  l’uscita  dell’unità  di  concentrazione.    Dati  a  disposizione:    𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 = 11  𝑘𝑔/ℎ  𝑥! = 0°𝐵𝑟𝑖𝑥  𝐹𝐸𝐸𝐷𝐴 = 518  𝑘𝑔/ℎ    (𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒  𝑑𝑖  𝑎𝑑𝑑 − 𝑏𝑎𝑐𝑘)  𝑥! = 11.8  °𝐵𝑟𝑖𝑥  𝑅 = 1006.7  𝑘𝑔/ℎ  𝑥! = 62  °𝐵𝑟𝑖𝑥    Bilancio  globale  sul  mixer:    

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐴 + 𝑅 + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 = 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑂𝑇𝑇𝑂𝐹𝐸𝐸𝐷𝐴  𝑥! + 𝑅  𝑥! + 𝐷𝐼𝑆𝑇𝐷 = 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑂𝑇𝑇𝑂  𝑥!

 

 𝑃𝑅𝑂𝐷𝑂𝑇𝑇𝑂 = 518+ 1006.7+ 11 = 1535.7  𝑘𝑔/ℎ

𝑥! =518 ∗  0.118+ 1006.7 ∗ 0.62+ 11 ∗ 0

1535.7= 0.446 ≅ 45  °𝐵𝑟𝑖𝑥

 

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Linea  Chilled  Orange  Juice    

 Figura  22:  Linea  COJ.  

 Per   la   linea   di   produzione   COJ   (Chilled   Orange   Juice)   vengono   affrontati   di   seguito   i  dimensionamenti   relativi   al   trattamento   con   pastorizzatore   a   piastre   HTST,   cella   di  refrigerazione  e  stoccaggio,  riempimento  e  distribuzione.    

2.2.6  Pastorizzazione  mediante  trattamento  HTST  

La   pastorizzazione   è   quel   trattamento   termico   che   consente   l’eliminazione   di   alcuni  microrganismi   patogeni   fino   ad   un   valore   non   inferiore   a   5   cicli   logaritmici   ed   è  necessaria   per   prolungare   la   shelf-­‐life   di   un     prodotto   che,   tuttavia,   deve   essere  conservato   da   poche   settimana   e   fino   a   qualche  mese   in   condizioni   refrigerate.   Per   il  processo  oggetto  di  studio  in  questo  lavoro  di  tesi,  si  è  pensato  di  eseguire  tale  processo  mediante  un  trattamento  convenzionale  High  Temperature  Short  Time  (HTST).  Questo  tipo   di   pastorizzazione,   detta   anche   pastorizzazione   flash,   è   oggi   uno   dei   metodi  maggiormente   utilizzati,   in   particolare   per   l'elaborazione   di   elevati   volumi   di  produzione.   Il   trattamento   HTST   presenta   il   vantaggio   di   essere   più   veloce   e   più  efficiente  degli  altri  tipi  di  trattamenti.  Praticamente   il   succo  di   frutta  viene   immesso  nella  sistema  di  pastorizzazione  e  passa  nella   sezione   di   riscaldamento   rigenerativa   dello   scambiatore   di   calore.   Questo  scambiatore  a  piastre  è   fondamentalmente  costituito  da  una  serie  di  piastre   in  acciaio  inox  impilate  una  sopra  l’altra,  così  facendo  nell’interspazio  tra  le  piastre  si  formano  gli  alloggiamenti   per   contenere   il   succo   che   è   in   fase   di   trattamento.   Ciascuna   coppia   di  piastre   delimita   una   camera   di   passaggio   per   il   fluido   caldo   o   per   il   fluido   freddo,   a  seconda  della  posizione  delle  piastre.  Infatti,  ciascuna  piastra  è  a  contatto  da  un  lato  con  il  fluido  caldo  e  dall'altro  lato  con  il  fluido  freddo,  in  maniera  alternata.  

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 Figura  23:  Scambiatore  a  piastre.  

Il  succo  caldo  alla  temperatura  di  processo  viene  poi  fatto  passare  attraverso  un  tubo  di  sosta  generalmente  coibentato.  Tale  operazione  dura  circa  20  secondi,   in  modo  tale  da  soddisfare   la   condizione   di   tempo-­‐Temperatura   necessaria   a   garantire   il   livello   di  inattivazione   richiesto   per   la   pastorizzazione   del   succo.   All’uscita   dal   tubo   di   sosta,   il  succo   pastorizzato   attraversa   prima   la   sezione   di   rigenerazione   dello   scambiatore   a  piastre  e,  successivamente,  nell'ultima  parte  del  processo,  la  sezione  di  raffreddamento  dello  scambiatore  di  calore  che  utilizza  acqua  fredda  per  portare  il  succo  pastorizzato  a  circa  25°C.  

 Figura  24:  Schema  pastorizzazione  tramite  trattamento  termico  HTST.  

 Bilancio  scambiatore  E-­‐2    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 90°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶  

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 Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo  la  potenza  termica  necessaria  per  svolgere  la  pastorizzazione  tramite  trattamento  HTST:    

𝑄!!! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!! − 𝑇!!    

𝑄!!! = 4772 ∗ 3.89 ∗ 90− 25 = 1206600.2  𝑘𝐽/ℎ ≅  335    𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    

𝑄!!! = 𝑆!  𝜆!!            →          𝑆! = 𝑄!!!/𝜆!! =    335    /    2147 = 0.156    𝑘𝑔/𝑠 ≅  562  𝑘𝑔/ℎ    L’impianto   per   soddisfare   questo   carico   termico   utilizza   un   generatore   di   vapore   a  metano  con  le  seguenti  caratteristiche:    𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 523  𝑘𝑊  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ    

 Figura  25:  Generatore  di  vapore.  

Ai  fini  della  gestione  ottimale  del  processo  è  interessante  studiare  e  analizzare  i  costi  di  esercizio  che  scaturiscono  per  questo  tipo  di  trattamento.    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Ricaviamo  l’energia  utilizzata  durante  il  processo,  considerando  la  portata  della  corrente  in   lavorazione,   il   consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare   il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆!  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 562 ∗ 0.69 = 387.8  𝑘𝑊ℎ  

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𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆!  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 562 ∗

58750 = 43.46  𝑚!/ℎ  

 

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆!

𝜌!"#$%=5621000 = 0.562  𝑚!/ℎ  

 Note   le   quantità   di   acqua,   energia   e   combustibile   necessario   per   portare   a   termine   la  pastorizzazione  del  COJ  è  possibile  quantificare  i  costi  di  esercizio.    Dati  a  disposizione:    𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.13  €/𝑚!  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.12  €/𝑘𝑊ℎ  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 0.35  €/𝑚!    

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.562 ∗ 0.13 = 0.0736  €/ℎ    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 387.8 ∗ 0.12 = 46.54  €/ℎ    

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 43.46 ∗ 0.35 = 15.21  €/ℎ    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 15.21+ 46.54+ 0.0736 = 61.82  €/ℎ    𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 61.82/4772 = 0.0129€/𝑘𝑔  

 Tabella  2:  Costi  operativi  della  pastorizzazione  tramite  trattamento  termico  HTST.  

 

Pastorizzazione  tramite  HTST

Variabili  operative  del  trattamento: 𝑇!"#$%&&' = 25°𝐶  𝑇!"#$%& = 90°𝐶  

𝑡 = 20  𝑠  Caratteristiche  del  generatore  di  vapore:

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 532  𝑘𝑊

𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ  

Capitale  investito:  40  𝑘€  

Costi  operativi:  0.0129  €/𝑘𝑔  

   

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Bilancio  scambiatore  E-­‐3    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 90°𝐶  𝑊2 = 4000  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝑇!!,!" = 25°𝐶  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Per   ricavare   la   temperatura   alla   quale   l’acqua   di   raffreddamento   fuoriesce   dallo  scambiatore  E-­‐3  scriviamo:  

𝑄!!! = 𝑄!!! =𝑊2  𝐶!,!"#$%   𝑇!!,!"# − 𝑇!!,!"    

𝑇!!,!"# =𝑄!!!

𝑊2  𝐶!,!"#$%+ 𝑇!!,!" =

1206600.2  4000 ∗ 4.18+ 25 = 97.2°𝐶  

 

2.3  Analisi  centrale  termica    Data  la  presenza  di  diverse  unit  operations  che  hanno  bisogno  di  una  corrente  calda  per  il   loro   normale   funzionamento,   è   compito   dell’ingegnere   di   processo   quantificare   il  fabbisogno  di   hot   utilities   e   progettare  un’opportuna   centrale   termica   che   permetta   il  normale  svolgimento  delle  attività  dell’impianto.  Nel  caso  in  esame  valutiamo  la  richiesta  complessiva  minima  di  vapore  e  mediante  una  valutazione   di   esercizio   saremo   alla   fine   in   grado   di   determinare   economicamente   il  peso  di  tale  operazione.  In   prima   approssimazione   si   può   ricavare   il   fabbisogno   di   vapore   necessario   alla  produzione  considerando  tutte  le  operazioni  in  cui  è  richiesto:    

𝑆!"# = 𝑆 + 𝑆! + 𝑆!"# + 𝑆! = 504+ 2217.7+ 756+ 562 ≅ 4040  𝑘𝑔/ℎ    La  centrale  termica,  dell’impianto  analizzato,  utilizza  il  metano  come  combustibile  per  la  produzione   di   vapore.   Ci   proponiamo   ora   di   valutare   la   portata   di   combustibile  necessaria  a  coprire  il  fabbisogno  dell’impianto  e  il  suo  costo.    Dati  a  disposizione:    𝑆!"# = 4040  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!"#! = 15°𝐶  𝑇!"#$% = 15°𝐶  𝑇!!! = 15°𝐶  𝑇!"#$ = 120°𝐶  

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𝑇!"#$% = 140°𝐶  𝜆!"#$% = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝑃𝐶𝐼!!! = 50  𝑀𝐽/𝑘𝑔  𝐶!,!"#$ = 1.29  𝑘𝐽/𝐾𝑔  °𝐶  𝐶!,!"#$% = 4.18  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶  𝐶!,!"#$% = 1.99  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 0.35  €/𝑚!    Fissiamo  come  temperatura  di  riferimento  𝑇! = 15°𝐶,  valutiamo  le  entalpie  delle  diverse  correnti  e  in  seguito  scriviamo  un  bilancio  di  energia:    

𝐼𝑁   →    ℎ! = 𝐶!,!"#$% 𝑇!"#$% − 𝑇! = 0ℎ!"#! = 𝐶!,!"#! 𝑇!"#! − 𝑇! = 0ℎ!!! = 𝐶!,!"! 𝑇!"! − 𝑇! = 0

 

 𝐺𝐸𝑁     →      𝑃𝐶𝐼!!! = 50000  𝑘𝐽/𝑘𝑔  

 

𝑂𝑈𝑇     →  ℎ!"#$% = 𝐶!,!"#$% 𝑇!"#$% − 𝑇! + 𝜆!"#$% = 1.99 140 − 15 + 2147 = 2395.7  𝑘𝐽/𝑘𝑔

ℎ!"#$ = 𝐶!,!"#$ 𝑇!"#$ − 𝑇! = 1.29 120 − 15 = 135.45  𝑘𝐽/𝑘𝑔  

 𝐼𝑁 + 𝐺𝐸𝑁 = 𝑂𝑈𝑇  

0+  𝐹!!!  𝑃𝐶𝐼!!! = 𝑆!"#  ℎ!"#$% + 𝐹!"#$  ℎ!"#$    Per   chiudere   il   bilancio   consideriamo   la   reazione   di   combustione   del   metano   e  osserviamo  che  per  ogni  mole  di  metano  vi  sono  11  moli  di  fumi:    

8𝑁! + 2𝑂! + 𝐶𝐻! → 8𝑁! + 𝐶𝑂! + 2𝐻!𝑂    

𝐹!!! = 11  𝐹!"#$    

𝐹!!!  𝑃𝐶𝐼!!! = 𝑆!"#  ℎ!"#$% + 11  𝐹!!!ℎ!"#$    

𝐹!!! =  𝑆!"#  ℎ!"#$%

 𝑃𝐶𝐼!!! − 11  ℎ!"#$=

4040 ∗ 2395.750000− 11 ∗ 135.35 = 199.5  𝑘𝑔/ℎ  

 Poiché   in   condizioni   standard  (𝑇! = 25°𝐶)  la   densità   del  metano   è   pari   a  0.717  𝑘𝑔/𝑚!  possiamo   ricavare   la   portata   volumetrica   e   di   conseguenza   il   costo   mensile   di  combustibile.  

𝑉!!! =𝐹!!!𝜌!!!

= 199.5  /0.717 = 278.2  𝑚!/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑀𝑒𝑛𝑠𝑖𝑙𝑒!!! = 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!!  𝑉!!!  #𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖    #𝑜𝑟𝑒 = 0.35 ∗ 278.2 ∗ 30 ∗ 24 = 70106.4  €  

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2.4  Analisi  torre  raffreddamento    Una  torre  di  raffreddamento  è  uno  “scambiatore  di  calore  gas-­‐liquido”  nel  quale   la   fase  liquida  cede  energia  alla  fase  gassosa  sotto  forma  di  calore  di  evaporazione,  riducendo  così   la   propria   temperatura.   Nella   grande   maggioranza   dei   casi   la   fase   gassosa   è  costituita  da  aria    e  la  fase  liquida  da  acqua  .  Questa   apparecchiatura   è   un   involucro,   essenzialmente   vuoto,   in   cui   l’acqua   scende  dall’alto  “a  pioggia”  e  incontra  un  flusso  di  aria  ascendente  movimentata  da  una  ventola  oppure   a   convezione   naturale,   ossia   un   tipo   di  trasporto  causato   da   un   gradiente  di  pressione  e   dalla  forza   di   gravità,   assente   nei  solidi  e   trascurabile   per   i  fluidi  molto  viscosi,  caratterizzato  da  moti  di  circolazione  interni  al  fluido.    

 Figura  26:  Torre  di  raffreddamento.  

 Sfruttando   il   raffreddamento   per   evaporazione   (Transpiration   Cooling),  l’apparecchiatura  è  in  grado  di  raffreddare  l’acqua  a  una  temperatura  minore  del  fluido  raffreddante   (contraddizione   del   II   principio   della   termodinamica).   Tale   processo   ha  come  limite  inferiore  di  temperatura  la  temperatura  di  saturazione  adiabatica  dell’aria  o  di  bulbo  umido  dell’aria,  così  definita:    

𝑇!" = 𝑇 + 𝑌 − 𝑌!"  Δ𝐻!"#𝐶!,!"#

 

Dove  i  vari  termini  indicano:    𝑇!" = 𝑇𝑒𝑚𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎  𝑠𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑎𝑑𝑖𝑎𝑏𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎  

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𝑇 = 𝑇𝑒𝑚𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎  𝑑𝑒𝑙  𝑔𝑎𝑠  

𝑌 = 𝑈𝑚𝑖𝑑𝑖𝑡à  𝑎𝑠𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑎  

𝑌!" = 𝑈𝑚𝑖𝑑𝑖𝑡à  𝑎𝑠𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑎  𝑎  𝑠𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑎𝑑𝑖𝑎𝑏𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎  

Δ𝐻!"# = 𝐸𝑛𝑡𝑎𝑙𝑝𝑖𝑎  𝑣𝑎𝑝𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  

La  torre  di  raffreddamento  si  dimensiona  attraverso  calcoli  termodinamici  e  di  trasporto  di   materia   e   di   energia,   che   consentono   di   ricavare   un’altezza   che   dipende   dalla  temperatura  minima  che  si  vuole  raggiungere  ed  un  diametro  che  dipende  dalla  portata  d’acqua.  

ℎ = ℎ(𝑇!"#)𝑑 = 𝑑(𝐹!"#$%)

 

Considerando  il  processo  in  esame  la  portata  d’acqua  che  deve  essere  raffreddata  è  pari  a   circa  8000  𝑘𝑔/ℎ  e   il   raffreddamento   avviene   mediante   l’utilizzo   di   una   torre   di  raffreddamento.  Ci  proponiamo  ora  di  dimensionare  la  corrente  di  spurgo  e  di  make  up.    Dati  a  disposizione:    𝐶! = 𝐶𝑜𝑛𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑠𝑎𝑙𝑖  𝑖𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑒 = 0.001  𝑘𝑔/𝑘𝑔  

𝐶!"# = 𝐶𝑜𝑛𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒  𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑎𝑙𝑖 = 0.02  𝑘𝑔/𝑘𝑔  

𝑊!"! =  8000  𝑘𝑔/ℎ  

Nelle  torri  di  raffreddamento  i  consumi  energetici  sono  limitati  a  quelli  delle  pompe  di  circolazione   dell’acqua   e   dei   ventilatori   dell’aria,   ma   il   raffreddamento   è   ottenuto   a  spese  dell’evaporazione  dell’1-­‐  2%  dell’acqua  totale  in  circolo.  

𝑊!"#$%&#'# = 2%  𝑊!"! = 8000 ∗ 0.02 = 160  𝑘𝑔/ℎ  

Per  ovviare  a  questo  inconveniente  s’introduce  una  corrente  di  “Make  Up”  (M),  che  ha  la  funzione  di  ripristinare   la  quantità  di   fluido  evaporato  e  che  deve  essere  depurata  per  evitare  un   eccessivo   accumulo  di   sali   la  messa   in   circolo  di   particelle  nocive,   infatti   si  escludono  ioni  di  calcio  e  iodio.  Tuttavia,  nonostante  i  trattamenti  di  addolcimento,  non  è  mai  assicurata   la  totale  rimozione  di  sali  ed  altri  elementi  di  disturbo,  quindi  si  deve  introdurre   nel   bilancio   complessivo   anche   una   corrente   di   spurgo   S   per   evitare  l’accumulo  eccessivo  di  sali  e,  quindi,    il  formarsi  di  incrostazioni  all’interno  del  piping  e  degli  scambiatori  di  calore.  Attraverso  un  bilancio  di  materia  si  può  stabilire  la  portata  della   corrente   di   spurgo.   In   particolare,   detta   “Co”   la   concentrazione   di   Sali   nella  corrente   di   make-­‐up,   e   “CMAX”   la   concentrazione   massima   ammissibile   di   sali  nell’impianto,  si  può  scrivere:  

𝑀  𝐶! = 𝑆  𝐶!"#          →      𝑆 = 𝑀  (𝐶!"# 𝐶!)  

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Inoltre,   la  corrente  di  Make  Up  deve  integrare  anche  la  piccola  perdita  di  fluido  dovuta  all’evaporazione,  quindi  è  costituita  da  due  contributi:  

𝑀 = 𝑆 +𝑊!"#$%&#'#  

Abbiamo  cosi  un  sistema  di  due  equazioni  e  due  incognite:  

𝑀 = 𝑆 +𝑊!"#$%&#'#  𝑀  𝐶! = 𝑆  𝐶!"#

      𝑀 = 𝑆 + 160  𝑀 = 20  𝑆      

𝑆 = 8.42  𝑘𝑔/ℎ  𝑀 = 168.42  𝑘𝑔/ℎ          

 

     

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Capitolo  III  

RECUPERO  DI  CALORE    

3.1  Gestione  energetica    L'industria  di  processo  è  un  grande  consumatore  di  materie  prime,  che  sono  utilizzate  sia   come   fondamenta   per   i   suoi   numerosi   prodotti   sia   come   fonte   di   energia   per  realizzare   i   vari   processi.   Nell'ambito   dello   sviluppo   sostenibile   ha   acquisito   notevole  importanza   il   problema   relativo   alla   limitata   disponibilità   delle   risorse   naturali   e  attualmente   l’attenzione   dell’industria   di   processo   si   focalizza   essenzialmente  sull’efficienza  e  la  sostenibilità  dei  processi.  Ormai,  la  maggior  parte  degli  esperti  del  settore  energetico  sembra  concordare  sul  fatto  che  le  riserve  di  combustibili  fossili  siano  limitate,  e  un  giorno  si  esauriranno.  Tuttavia,  non  esiste  una  stima,  che  possa  essere  ritenuta  abbastanza  attendibile,  di  quando  questo  si  verificherà.  Inoltre,  è  largamente  diffusa  la  sensazione  che  l'uso  dei  combustibili  fossili  porterà   a   livelli   elevati   di   gas   nell’atmosfera   e   ciò   contribuirà   a   incrementare   l’effetto  serra,  e  che   il  conseguente  riscaldamento  globale  potrà  essere   in  grado  di  modificare   i  modelli  meteorologici  convenzionali,  causando  inondazioni  e  siccità.  Nonostante  tutto,  è   importante  pensare  e  soprattutto  credere  che   il   futuro  non  sia  per  niente   “oscuro”.   Infatti,   l'efficienza   e   la   sostenibilità   non   sono   più   temi   limitati  esclusivamente   ai   circoli   accademici   e   inoltre   si   è   fortemente   sviluppata   la   giusta  sensibilità  verso  l’utilizzo  di  fonti  di  energia  alternative.  Da   queste   considerazioni   di   carattere   generale,   si   è   giunti   alla   consapevolezza   che   la  gestione  e   la   conservazione  dell'energia   sono   le  uniche  due  vie  per  utilizzare   in  modo  più   efficiente   combustibili   ed   energia   elettrica.   Una   corretta   gestione   energetica   può  portare  a  grandi  risparmi  sui  costi  di  esercizio  di  un  impianto.  Infatti,  se  il  carburante  e  il  consumo  di   energia   elettrica   diminuiscono,   si   avrà   un   risultato   concreto   in   termini   di  risparmi  sui  costi  generali  dell’impianto.  Attualmente,  molti   impianti   industriali  hanno  già   subito   alcune   modifiche   alla   loro   struttura   originaria   che   hanno   determinato   un  risparmio  significativo  in  termini  energetici  e  quindi  monetari.  Ogni  impianto  può  essere  reso  più  efficiente  a   livello  energetico  quando  si   applicano  delle   corrette  procedure  di  gestione  dell'energia.  Una  buona  gestione  energetica  degli   impianti  contribuirà  anche  a  preservare   le  nostre  preziose  risorse  naturali.  Il  risparmio  e  la  conservazione  di  denaro  sono  i  due  principali  vantaggi   della   gestione   dell'energia.   Alcuni   altri   importanti   risultati,   invece,   sono  soggetti  alla  variabilità  del  prezzo  dei  combustibili  e  di  altre   fonti  di  energia,  ed  anche  della  durata  utile  di  vita  delle  apparecchiature  di  processo.  Si  deve  considerare  anche  che  il  progredire  della  scienza  e  della  tecnologia  ha  portato  a  un  gran  numero  di  cambiamenti  molto  importanti  nella  struttura  di  base  di  un  impianto  e   nelle   apparecchiature   che   vengono   utilizzate   per   mantenerlo   operativo.   Inoltre,   la  maggior  parte  delle  apparecchiature  è  diventata   leggermente  più  complessa  e  richiede  personale  specializzato  per  mantenerle  in  funzione.  I  tecnici  sono  chiamati  ad  analizzare  

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queste  apparecchiature,  mantenerle   in  buono  stato  di   funzionamento,  e   raccomandare  misure  di  conservazione  dell'energia.  Per  far  fronte  a  queste  situazioni  è  necessaria  una  grande  esperienza  in  diverse  aree.  Un  tempo,  la  maggior  parte  delle  apparecchiature  poteva  essere  messa  in  funzione  con  pochi  semplici  strumenti  e  un  po’  di  buon  senso.  Oggi  invece,  la  grande  parte  di  queste  attrezzature  necessita  di  una  qualche  forma  di  controllo  che  esegue  automaticamente  le  operazioni  con  elevata  precisione.  Ora  il  personale  deve  essere  interessato  a  cose  come  le  procedure  di  valutazione,  di  taratura,  la  strumentazione  e  tecniche  di  risoluzione  dei  problemi.   In   aggiunta   a   questo,   vi   è   una   maggiore   preoccupazione   per   cose   come  l’efficienza  operativa,  la  manutenzione  preventiva  e  la  gestione  dell'energia.  Considerando   tutte   le   problematiche   esistenti   e   il   grado   di   sviluppo   tecnologico   della  maggior  parte  dei  processi  di  trasformazione,  si  può  affermare  che  un  qualsiasi  impianto  può  essere  sempre  soggetto  a  dei  miglioramenti.  Data   la   tipologia  dei  processi  di   trasformazioni  presenti  nell’impianto   in  esame  si  può  pensare  di  intervenire  effettuando  uno  studio  di  ottimizzazione  dei  flussi  termici  oppure  di  compiere  alcuni  step  del  processo,  come  la  pastorizzazione  del  succo  di  frutta  diluito,  con   delle   nuove   tecnologie   che   permettano   risparmi   energetici   e   che   assicurano   una  maggiore  qualità  del  prodotto.  Approfondiamo  ora  la  possibilità  di  recuperare  energia  termica  dai  processi  già  presenti  dell’impianto  e  a  tal  proposito  introduciamo  il  concetto  di  “processo  d’integrazione”.    

3.2  Definizione  processo  d’integrazione    Il  processo  di  integrazione  è  un  termine  abbastanza  nuovo  che  è  emerso  a  partire  dagli  anni   80   ed   è   stato   ampiamente   utilizzato   negli   anni   novanta   per   descrivere   alcuni  sistemi   e   attività   orientate   principalmente   al   processo   di   progettazione.   E   'stato  erroneamente   interpretato  da  molte  persone  e  addetti   ai   lavori   come   l'integrazione  di  calore,   questa   confusione   probabilmente   è   stata   causata   dal   fatto   che   gli   studi   di  recupero  del  calore  ispirati  al  concetto  della  “Pinch  analysis”  sono  elementi  fondamentali  del  processo  di  integrazione.  Tale  processo  risulta  essere  piuttosto  dinamico  e  presenta  nuovi   metodi   e   campi   di   applicazione.   La   definizione   utilizzata   in   questo   contesto   è  quella  data  dall’International  Energy  Agency  (IEA)  dal  1993:    "Metodi  sistematici  e  generali  per  la  progettazione  di  sistemi  di  produzione  integrati,  

che  vanno  da  operazioni  individuali  a  processi  globali,  con  particolare  attenzione  all'uso  efficiente  di  energia  e  la  riduzione  delle  incidenze  ambientali  ".  

 

3.3  Stato  corrente  del  processo  d’integrazione    Il   processo   d’integrazione   è   un   settore   in   forte   crescita   dell’Ingegneria   di   processo.   E  'ormai   un   punto   fondamentale   del   percorso   di   studio   e   formazione   per   gli   ingegneri  chimici,  meccanici  e  gestionali  di   tutto   il  mondo,  sia  come  argomento  specifico  o  come  

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parte   di   un   processo   di   progettazione.   Mentre   il   recupero   di   calore   è   stato   il   focus  iniziale   del   processo   di   integrazione,   il   campo   di   applicazione   è   stato   notevolmente  ampliato   durante   la   fine   degli   anni   ottanta   e   novanta   per   coprire   vari   aspetti   del  processo  di  progettazione.  Una  caratteristica  fondamentale  di  questa  espansione  è  stata  l'uso  dei  concetti  di  base  del  recupero  di  calore  in  altre  aree  attraverso  l'uso  di  analogie.  Questo   ha,   per   esempio,   reso   possibile   usare   le   tecniche   di   recupero   del   calore   per  studiare  i  processi  in  generale  di  trasferimento  di  massa  e  in  particolare  di  gestione  delle  acque.  Strumenti   appropriati,   come  ad   esempio   software  user-­‐friendly,   sono   le   chiavi   per  uso  industriale   e   ora   ci   sono   a   disposizione   circa   cinquanta   programmi   per   computer   per  aiutare  l'ingegnere  in  una  vasta  gamma  di  aree  del  processo  d’integrazione  e  la  qualità  del   software   va   da   prodotti   commerciali   standard   a   prodotti   di   elevata   tecnologia  utilizzati  di  routine  nel  settore  industriale.  Con   questa   tecnologia,   è   possibile   ridurre   significativamente   i   costi   di   esercizio   degli  impianti   esistenti,   mentre   nuovi   processi   possono   spesso   essere   progettati   con  riduzione  sia  dei  costi  d’investimento  e  costi  di  esercizio.    

3.4  Dalla  storia  al  futuro    Il   processo   di   progettazione   si   è   evoluto   attraverso   diverse   "generazioni".  Originariamente,  le  invenzioni  della  prima  generazione  che  erano  basate  su  esperimenti  in  laboratorio,  sono  stati  testati  in  impianti  pilota  prima  della  costruzione  dell'impianto.  La   seconda   generazione  del   processo  di   progettazione   si   è   basata   sul   concetto  di  Unit  Operations,  che  hanno  fondato  la  disciplina  dell’Ingegneria  Chimica.  Le   operazioni   unitarie   agiscono   come  blocchi   di   costruzione   che   il   tecnico   utilizza   nel  processo  di  progettazione.  La  terza  generazione  ha  considerato  l’integrazione  tra  queste  unità,   per   esempio   il   recupero   di   calore   tra   flussi   di   processo   al   fine   di   ottenere   un  concreto  risparmio  energetico.  Oggi  una  forte  tendenza,  di  quella  che  può  essere  considerata  la  quarta  generazione,  è  di  allontanarsi   dalle   operazioni   unitarie   e   concentrarsi   sui   fenomeni.   Processi   basati   sul  concetto  di  operazioni  unitarie  tendono  ad  avere  molte  unità  di  processo  con  tubazioni  significative   e   complesse   tra   le   unità,   che   permettono   più   di   un   fenomeno   (reazione,  trasferimento  di   calore,   trasferimento  di  massa,  ecc.).  Grazie  a  quest’approccio  si   sono  osservati  risparmi  significativi  sia  in  costi  di  investimento  sia  in  costi  operativi  (energia  e   materie   prime).   La   maggior   parte   delle   applicazioni   industriali   che   seguono   questa  filosofia   sono   basati   su   prove   ed   errori,   infatti,   la   ricerca   è   tuttora   in   corso.   Non   c’è  dubbio,  che  questa  tendenza  influenzerà  la  disciplina  del  processo  d’integrazione,  poiché  non  si  ha  più  integrazione  tra  le  sole  unità,  ma  si  tende  a  un’integrazione  all'interno  delle  unità.        

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3.5  Il  concetto  di  "  Pinch  analysis  "    La   Pinch   analysis   è   un   approccio   rigoroso   e   strutturato   che   può   essere   utilizzato   per  affrontare  una  vasta  gamma  di  miglioramenti  relativi  al  processo  e  l'utilità  dell’impianto.  Questo  include  molte  opportunità  come  la  riduzione  dei  costi  operativi  e  l’eliminazione  dei  colli  di  bottiglia,  migliorando  l'efficienza  e  riducendo  investimenti  di  capitale.  In   sostanza   è   un   metodo   di   ottimizzazione   di   reti   complesse   di   scambiatori,   che   si  possono   presentare   in   impianti   particolarmente   sofisticati   dove   si   presentano   carichi  termici  e  carichi  di  raffreddamento  a  diversi  livelli  di  temperatura.  Le   applicazioni   fondamentali   della   Pinch   Analysis   si   trovano   nell’industria   chimica  (produzione  di  composti  di  base  per  materie  plastiche,  raffinerie  di  petrolio,  ecc.)  dove  i  carichi   termici   di   riscaldamento   e   di   raffreddamento   si   incontrano   di   frequente   nelle  stesse   aree   di   impianto.   La   diminuzione   dei   carichi   termici   limita   il   consumo   di  combustibile,   mentre   la   riduzione   dei   carichi   di   raffreddamento   limita   i   problemi  d’interazione   con   l’ambiente,   sotto   forma   di   acqua   di   raffreddamento   o   di   torri  evaporative:  soluzioni  comunque  costose  per  la  reiezione  termica.  I  principali  motivi  del   successo  della  Pinch  analysis   sono   la   semplicità  dei   concetti  alla  base   del   metodo,   e   i   risultati   impressionanti   che   ha   ottenuto   in   tutto   il   mondo.   Tale  metodologia   analizza  una  quantità,   principalmente  energia,   idrogeno  oppure  acqua,   in  termini  di  qualità  e  quantità,  riconoscendo  che  il  costo  di  utilizzo  di  tale  merce  sarà  una  funzione  sia  della  quantità  sia  della  qualità.  In  generale,  in  qualsiasi  tipo  di  processo  si  sfrutta  un’utility  di  alto  valore  qualitativo  e  in  seguito  dopo  l’operazione  essa  viene  restituita  ad  un  valore  più  basso.    

   27:  Schema  di  utilizzo  delle  utility  di  processo.  

La  Pinch  analysis  ha  stabilito  un  record  in  risparmio  di  energia  e  riduzione  dei  consumi  di  acqua.  In   tutti   i   casi,   il   principio   fondamentale   alla   base   dell'approccio   è   la   capacità   di  soddisfare   la   domanda   individuale   per   una   quantità   di   materia   in   lavorazione   con  un’alimentazione  adeguata.  Ovviamente  la  soddisfazione  della  domanda  dipende  sia  dalla  quantità  richiesta  sia  dalla  qualità  offerta.  

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Per  quanto   concerne   la   gestione  delle  utility,   il   prodotto  può  essere   calore,   con   la   sua  qualità   misurata   come   temperatura,   o   può   essere   acqua   o   idrogeno,   la   cui   qualità  sarebbe  purezza  o  pressione.  Avvicinando  il  punto  d’incontro  tra  forniture  e  richieste,  si  riduce  al  minimo  l'importazione  di  utility  e  dunque  di  costi.    

 Figura  28:  Minimizzazione  dell'uso  di  utility.  

 

Ad  esempio,   l’applicazione   della   Pinch   analysis  identifica   come   obiettivo   principale   la  minimizzazione  del   costo  delle  hot  utility,  così   come  gli   studi  progettuali  preliminari   si  prefiggono  di  raggiungere  questi  obiettivi.  Quando   si   considera   un   qualsiasi  problema   può   sempre   essere   applicata   un’analisi   di  questo   tipo,  sia   essa  legata   all’energia,   acqua   o  gas   di   processo,  si   applicano  gli   stessi  principi:  

 Ø I   processi   possono  essere  definiti   in   termini  di   forniture   e   richieste   (sorgenti   e  

pozzi)  di  materie  prime  (energia,  acqua,  ecc.).    

Ø La   soluzione  ottimale   si   ottiene   considerando  un’opportuna   corrispondenza   tra  sorgenti  e  pozzi.    

Ø Si  stabilisce  il  parametro  determinante  che  definisce  l'idoneità  del  valore  minimo  di  qualità  richiesto,  ad  esempio,  temperatura  o  purezza.  

 Ø Un   trasferimento   inefficiente   delle   risorse   ostacola   la   ricerca   della   soluzione  

ottimale.  Infatti,  la  quantità  trasportata  inefficientemente  è  uguale  allo  spreco  di  materie  prime  importate.  

 

3.6  Procedura  della  Pinch  analysis    La  Pinch  analysis  è  stata  inizialmente  sviluppata  esclusivamente  per  progetti  d’impianti  ex  novo.  Nel  nostro  caso  è  necessario  un  retrofit  del   lavoro,  ossia  una  ristrutturazione  organizzativa  dell’impianto,  e  dunque  le  tecniche  convenzionali  di  analisi  devono  essere  

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modificate.   La   differenza   fondamentale   è   che   in   situazioni   di   retrofit,   il   rinnovamento  deve  tener  conto  di  attrezzature  esistenti  e  gli  spazi  prestabiliti,  mentre  il  progettista  di  un   nuovo   impianto   ha   la   flessibilità   di   aggiungere   o   eliminare   apparecchiature   senza  alcun  tipo  di  vincolo.  Sono  possibili  molti  approcci  diversi  per  attuare  una  Pinch  analysis  ed  ora  esaminiamo  i  principali  step  da  seguire  per  effettuare  un  lavoro  di  analisi  completo  ed  esaustivo.      

Ø STEP  1  “Ottenere  i  dati”    I   dati   più   importanti   per   uno   studio   di   questo   tipo   sono   i   carichi   termici   e   le  temperature  per  tutte  le  correnti  di  processo  e  utilities.  Nella  maggior  parte  dei  casi,   questa   informazione   è   ottenuta   da   una   combinazione   di   dati   di   test,   dati  d’impianto,   di   misura   e   simulazioni   spesso   supportate   da   dati   di   progetto  originali.   È   importante   che   i   dati   per   lo   studio   rappresentino   condizioni  realistiche   e   veritiere.   Una   volta   che   i   dati   necessari   per   l'analisi   sono   stati  assimilati,  devono  essere  organizzati  nel  formato  corretto  per  effettuare  la  pinch  analysis.  Questo  processo  è  indicato  come  l'estrazione  dei  dati.  I  requisiti  variano  generalmente  a  seconda  di  quale  pacchetto  software  viene  utilizzato,  ma  di  solito,  i   dati   estratti   forniscono   una   rappresentazione   semplificata   delle   funzioni   di  calore  e  delle  temperature  di  uscita  connesse  con  tutti  i  riscaldatori,  refrigeratori  e  scambiatori  di  calore.  Tutti   i  dati  che  non  sono  potenzialmente  utili  per  scopi  d’integrazione   termica   vengono  volutamente  omessi.   Le   fasi   di   riscaldamento   e  raffreddamento   delle   utility   devono   essere   ben   specificate.   I   forni,   ad   esempio,  sono   tipicamente   rappresentati   semplicemente   come   fonti   di   calore   mediante  una   singola   temperatura   che   risulta   essere   abbastanza   alta   per   soddisfare  qualsiasi  carico  termico  previsto  nell'unità.  Gli  ambienti  di  raffreddamento,  acqua  oppure  aria,  possono  essere  rappresentati   come  un  dissipatore  di  calore,  anche  qui  mediante  una  singola  temperatura.    

Ø STEP  2  “Generare  obiettivi  energetici  e  di  utility”    Dopo   un’attenta   e   oculata   osservazione   dei   dati   estratti   precedentemente,   è  necessario   impostare   il   valore   minimo   del  ∆𝑇!"# .   Infatti,   questo   parametro  riflette   il   compromesso   tra   capitale   investito   e   il   costo  di   esercizio.   E   'possibile  esplorare   questo   trade-­‐off   quantitativamente,  ma   in   pratica   avviene   raramente.  Piuttosto,   i   valori   che   di   regola   ottimizzano   il   trade-­‐off   per   le   diverse   classi   di  processi,  e  tra  correnti  di  processo  e  utility,  possono  essere  applicati,  in  molti  casi  con  un  elevato  livello  di  fiducia.  In  secondo  luogo  fondamentale  è  determinare  gli  obiettivi.   Infatti,   il   passo   successivo,   ossia   l’energy   targeting,   coinvolge  concettualmente  le  curve  composite  di  fluidi  caldi  e  fluidi  freddi  su  un  insieme  di  assi   cartesiani.   Tali   curve   vengono   spostate   orizzontalmente   finché   la   distanza  verticale  minore   fra   le   curve  è  uguale  al  valore  di  ∆𝑇!"#.   In  pratica,   gli  obiettivi  energetici   sono   calcolati   utilizzando   ciò   che   è   noto   sfruttando   un   opportuno  

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algoritmo  di   calcolo.   Le   curve   composite  mostrano  gli   obiettivi   generali  minimi  delle   correnti   calde   e   fredde.   Confrontando   queste   con   il   consumo   di   utility  esistente  si  ricava  la  portata  complessiva  per  il  risparmio  energetico.    

Ø STEP   3   “Identificare   le   principali   inefficienze   nella   rete   degli   scambiatori   di  calore”    Questa  fase  comprende  essenzialmente  considerazioni  e  analisi  di  progettazione.  La  maggior   parte   dei   software   commerciali   ha   gli   strumenti   per   identificare   le  principali   inefficienze   e   determinare   dove   il   calore   che   attraversa   una   rete   di  scambiatore   di   calore   è   più   vulnerabile.   I   risultati   possono   essere   presentati  mediante   una   di   riepilogo,   oppure   come   un   diagramma   a   griglia.   Entrambi  forniscono  essenzialmente  le  stesse  informazioni,  ma  in  diversi  formati.  

 Ø STEP  4  “Definire  le  possibilità  per  ridurre  o  eliminare  le  maggiori  inefficienze”  

 Nei   progetti   retrofit,   dovrebbero   essere   generalmente   considerate   tre   tipi   di  opzioni:  

 v Ridisporre   gli   scambiatori   di   calore   esistenti   per   aumentare   la   portata   di  

fluido  preriscaldato  e  la  generazione  di  vapore.    

v Aumentare   la   superficie   di   scambio   delle   macchine   esistenti,   per   esempio  aggiungendo  nuovi  gusci  agli  scambiatore  di  calore.  

 v Introdurre  nuovi   scambiatori  per  permettere  un’opportuna   interazione   tra   i  

flussi  che  non  sono  attualmente  correlati.    

Ø STEP  5  “Valutazione  e  scelta  delle  diverse  opzioni”    Un  confronto  tecnico-­‐economico  delle  diverse  opzioni  che  sono  state  identificate  è   ora   necessario   per   valutare   oggettivamente   quelle   che   soddisfano   i   criteri   di  investimento   e   quelle   che   sono   più   attraenti,   in   termini   di   ottimizzazione   e  possibili  risparmi.  Si   deve   tenere   in   debito   conto   che   in   ogni   rete   di   scambiatori   di   calore,   ogni  cambiamento   di   un   semplice   particolare   può   avere   effetti   a   catena   su   altri  scambiatori   di   calore.   Alcuni   pacchetti   software   di   pinch  analysis   disponibili   in  commercio   comprendono   strumenti   per   la   stima   di   tali   effetti,   anche   se   molti  professionisti  preferiscono  usare  fogli  di  calcolo  o  altri  strumenti  di  simulazione  per   valutare   queste   interazioni.   A   prescindere   da   quale   approccio   viene  utilizzato,  è  necessario  un  certo  tipo  di  modello  per  valutare  le  prestazioni  della  rete  di   scambiatori  di   calore   che  permetta  di  quantificare   il   risparmio  di  utility  attribuibili  a  ciascuna  opzione  e  la  combinazione  di  tutte  le  possibili  opzioni.  

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E  'anche  importante  considerare  i  vincoli  che  potrebbero  influenzare  la  fattibilità  di  un  nuovo  schema  d’integrazione  di  calore.  Per  esempio:  alcuni  vincoli  idraulici  possono  limitare  il  numero  di  scambiatori  di  calore  che  può  essere  aggiunto.  Utilizzando   il   modello   stabilito   e   tenendo   conto   di   tutti   i   vincoli   noti,   le  valutazioni  economiche  e  di  qualità  sono  effettuate  mediante  questi  calcoli:    v Quantificare   i   risparmi   di   utilità   attribuibili   a   ciascuna   opzione   e   la  

combinazione   di   opzioni.   Il   risparmio   di   utility   è   convertito   in   risparmio  monetario  utilizzando  i  costi  dei  servizi.  

 v Stimare  il  costo  di  attuazione  di  ciascuna  opzione.  In  genere,  questo  richiede  

la   stima   delle   dimensioni   dei   nuovi   scambiatori   di   calore   e   qualsiasi   altra  nuova  attrezzatura  necessaria,  e  le  lunghezze  dei  nuovi  collegamenti  idraulici.  

 v Valutare   la   fattibilità   economica.   La   stima   dei   costi   e   dei   risparmi   per  

l'opzione   considerata   vengono   utilizzati   per   calcolare   il   semplice  ammortamento  (costo  /  risparmio  annuo),  così  come  altre  misure  di  valore,  come  ad  esempio   il   ritorno  sugli   investimenti   (ROI)  o   il  valore  attuale  netto  (VAN),  per  quantificare  l'attrattiva  di  ogni  opzione.  

   

3.7  Recupero  di  calore    In  conformità  a   tutto  ciò  che  è  stato  detto  precedentemente,   interessante  è  valutare   la  possibilità   di   recuperare   calore   sfruttando   uno   scambiatore   rigenerativo   che   abbia   lo  scopo  di  preriscaldare  la  corrente  di  succo  ingresso  sfruttando  il  succo  pastorizzato  che  deve  essere  raffreddato.  Infatti,   in  questa  operazione  il  succo  fresco  è  pompato  in  una  sezione  di  rigenerazione,  dove  è  preriscaldato  dal   succo   caldo   che  è   stato   appena  pastorizzato.   In   seguito  viene  portato   alla   temperatura   di   pastorizzazione   in   una   sezione   di   riscaldamento   e   viene  mantenuto  a  questa  temperatura  in  un  tubo  di  sosta,  per  il  tempo  necessario  a  garantire  la  pastorizzazione  del  succo.  Se  non  viene  raggiunta  la  temperatura  di  pastorizzazione,  una   valvola  deviatrice  di   flusso   automaticamente   fa   ritornare   il   succo  nella   sezione  di  riscaldamento.  Il  prodotto  pastorizzato  viene  poi  raffreddato  nella  sezione  rigenerativa,  simultaneamente   preriscalda   in   succo   in   ingresso,   e     in   seguito   ulteriormente  raffreddato  sfruttando  l’acqua  di  raffreddamento.    

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 Figura  29:  Schema  pastorizzazione  tramite  trattamento  termico  HTST  con  recupero.  

La   rigenerazione   di   calore   in   questo  modo  porta   a   notevoli   risparmi   di   energia   e   può  essere  recuperato  fino  al  95%  di  calore.  Nel   caso   in   esame   ci   proponiamo   di   introdurre   questa   tipologia   di   recupero   termico  nell’operazione  di  pastorizzazione  del  succo  COJ  e  valutare  i  possibili  benefici  a  diversi  valori  di  efficienza.  

 𝑪𝑨𝑺𝑶  𝑨:  𝑹𝑬𝑪𝑼𝑷𝑬𝑹𝑶  𝟓𝟓%    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 90°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo  la  potenza  termica  necessaria  per  svolgere  la  pastorizzazione  tramite  trattamento  HTST:    

𝑄!!! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!! − 𝑇!!    

𝑄!!! = 4772 ∗ 3.89 ∗ 90− 25 = 1206600.2  𝑘𝐽/ℎ ≅  335    𝑘𝑊      Consideriamo  uno  scambiatore  di  calore  a  recupero  con  “ℎ𝑒𝑎𝑡  𝑟𝑒𝑐𝑜𝑣𝑒𝑟𝑦   = 55%",  allora  la  potenza  termica  da  fornire  all’unita  di  riscaldamento  sarà:    

𝑄! = 𝑄!!! 1− 0.55 =  335   1− 0.55 = 159.75  𝑘𝑊    

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Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    𝑄! = 𝑆!  𝜆!!            →          𝑆! = 𝑄!/𝜆!! =    159.75    /    2147 = 0.074    𝑘𝑔/𝑠 ≅  267.86  𝑘𝑔/ℎ    

 L’impianto   per   soddisfare   questo   carico   termico   utilizza   un   generatore   di   vapore   a  metano  con  le  seguenti  caratteristiche:    𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 523  𝑘𝑊  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ    Ai  fini  della  gestione  ottimale  del  processo  è  interessante  studiare  e  analizzare  i  costi  di  esercizio  che  scaturiscono  per  questo  tipo  di  trattamento.      

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Ricaviamo  l’energia  utilizzata  durante  il  processo,  considerando  la  portata  della  corrente  in   lavorazione,   il   consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare   il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆!  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 267.86 ∗ 0.69 = 184.82  𝑘𝑊ℎ  

 

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆!  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 267.86 ∗

58750 = 20.71  𝑚!/ℎ  

 

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆!

𝜌!"#$%=267.861000 = 0.268  𝑚!/ℎ  

 Note   le   quantità   di   acqua,   energia   e   combustibile   necessario   per   portare   a   termine   la  pastorizzazione  del  COJ  è  possibile  quantificare  i  costi  di  esercizio.    Dati  a  disposizione:      𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.13  €/𝑚!  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.12  €/𝑘𝑊ℎ  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 0.35  €/𝑚!    

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.268 ∗ 0.13 = 0.035  €/ℎ    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 184.82 ∗ 0.12 = 22.18  €/ℎ    

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 20.71 ∗ 0.35 = 7.25  €/ℎ  

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 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 22.18+ 7.25+ 0.035 = 29.46  €/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 29.46/4772 = 0.0062€/𝑘𝑔  

     𝑪𝑨𝑺𝑶  𝑩:  𝑹𝑬𝑪𝑼𝑷𝑬𝑹𝑶  𝟔𝟓%    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 90°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo  la  potenza  termica  necessaria  per  svolgere  la  pastorizzazione  tramite  trattamento  HTST:    

𝑄!!! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!! − 𝑇!!    

𝑄!!! = 4772 ∗ 3.89 ∗ 90− 25 = 1206600.2  𝑘𝐽/ℎ ≅  335    𝑘𝑊      Consideriamo  uno  scambiatore  di  calore  a  recupero  con  “ℎ𝑒𝑎𝑡  𝑟𝑒𝑐𝑜𝑣𝑒𝑟𝑦   = 65%",  allora  la  potenza  termica  da  fornire  all’unita  di  riscaldamento  sarà:    

𝑄! = 𝑄!!! 1− 0.65 =  335   1− 0.65 = 117.25  𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    

𝑄! = 𝑆!  𝜆!!            →          𝑆! = 𝑄!/𝜆!! =    117.25    /    2147 = 0.055    𝑘𝑔/𝑠 ≅  198  𝑘𝑔/ℎ      L’impianto   per   soddisfare   questo   carico   termico   utilizza   un   generatore   di   vapore   a  metano  con  le  seguenti  caratteristiche:    𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 523  𝑘𝑊  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ    Ai  fini  della  gestione  ottimale  del  processo  è  interessante  studiare  e  analizzare  i  costi  di  esercizio  che  scaturiscono  per  questo  tipo  di  trattamento.      

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𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Ricaviamo  l’energia  utilizzata  durante  il  processo,  considerando  la  portata  della  corrente  in   lavorazione,   il   consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare   il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆!  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 198 ∗ 0.69 = 136.62  𝑘𝑊ℎ  

 

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆!  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 198 ∗

58750 = 15.31  𝑚!/ℎ  

 

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆!

𝜌!"#$%=1981000 = 0.198  𝑚!/ℎ  

 Note   le   quantità   di   acqua,   energia   e   combustibile   necessario   per   portare   a   termine   la  pastorizzazione  del  COJ  è  possibile  quantificare  i  costi  di  esercizio.    Dati  a  disposizione:      𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.13  €/𝑚!  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.12  €/𝑘𝑊ℎ  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 0.35  €/𝑚!    

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.198 ∗ 0.13 = 0.026  €/ℎ    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 136.62 ∗ 0.12 = 16.39  €/ℎ    

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 15.31 ∗ 0.35 = 5.36  €/ℎ    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 11.63+ 3.8+ 0.018 = 21.78  €/ℎ    𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 21.78/4772 = 0.0046€/𝑘𝑔  

     𝑪𝑨𝑺𝑶  𝑪:  𝑹𝑬𝑪𝑼𝑷𝑬𝑹𝑶  𝟕𝟓%  Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 90°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  

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𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo  la  potenza  termica  necessaria  per  svolgere  la  pastorizzazione  tramite  trattamento  HTST:    

𝑄!!! = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!! − 𝑇!!    

𝑄!!! = 4772 ∗ 3.89 ∗ 90− 25 = 1206600.2  𝑘𝐽/ℎ ≅  335    𝑘𝑊      Consideriamo  uno  scambiatore  di  calore  a  recupero  con  “ℎ𝑒𝑎𝑡  𝑟𝑒𝑐𝑜𝑣𝑒𝑟𝑦   = 75%",  allora  la  potenza  termica  da  fornire  all’unita  di  riscaldamento  sarà:    

𝑄! = 𝑄!!! 1− 0.75 =  335   1− 0.75 = 83.75  𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    𝑄! = 𝑆!  𝜆!!            →          𝑆! = 𝑄!/𝜆!! =    83.75    /    2147 = 0.039    𝑘𝑔/𝑠 ≅  140.43  𝑘𝑔/ℎ    

 L’impianto   per   soddisfare   questo   carico   termico   utilizza   un   generatore   di   vapore   a  metano  con  le  seguenti  caratteristiche:    𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 523  𝑘𝑊  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ    

 Ai  fini  della  gestione  ottimale  del  processo  è  interessante  studiare  e  analizzare  i  costi  di  esercizio  che  scaturiscono  per  questo  tipo  di  trattamento.      

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Ricaviamo  l’energia  utilizzata  durante  il  processo,  considerando  la  portata  della  corrente  in   lavorazione,   il   consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare   il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆!  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 140.43 ∗ 0.69 = 96.89  𝑘𝑊ℎ  

 

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆!  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 140.43 ∗

58750 = 10.86  𝑚!/ℎ  

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆!

𝜌!"#$%=140.431000 = 0.140  𝑚!/ℎ  

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 Note   le   quantità   di   acqua,   energia   e   combustibile   necessario   per   portare   a   termine   la  pastorizzazione  del  COJ  è  possibile  quantificare  i  costi  di  esercizio.    Dati  a  disposizione:      𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.13  €/𝑚!  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.12  €/𝑘𝑊ℎ  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 0.35  €/𝑚!    

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.140 ∗ 0.13 = 0.018  €/ℎ    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 96.89 ∗ 0.12 = 11.63  €/ℎ    

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 10.86 ∗ 0.35 = 3.8  €/ℎ    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 11.63+ 3.8+ 0.018 = 15.45  €/ℎ    𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 15.45/4772 = 0.0032€/𝑘𝑔  

 Tabella  3:  Stima  dei  costi  operativi  del  trattamento  termico  HTST  con  recupero  di  calore  

𝑯𝒆𝒂𝒕  𝒓𝒆𝒄𝒐𝒗𝒆𝒓𝒚  [%]  

𝑪𝒐𝒔𝒕𝒐𝑯𝟐𝑶  [€/𝒎𝟑]  

𝑪𝒐𝒔𝒕𝒐𝑪𝑯𝟒  [€/𝒎𝟑]  

E. Elettrica [€/𝒌𝑾𝒉]  

𝑻𝒐𝒕𝒂𝒍𝒆  [€/𝒌𝒈]  

𝟓𝟓   𝟎.𝟑𝟓     𝟎.𝟏𝟑   𝟎.𝟏𝟐   𝟎.𝟎𝟎𝟔𝟐  𝟔𝟓   𝟎.𝟑𝟓     𝟎.𝟏𝟑   𝟎.𝟏𝟐   𝟎.𝟎𝟎𝟒𝟔  𝟕𝟓   𝟎.𝟑𝟓     𝟎.𝟏𝟑   𝟎.𝟏𝟐   𝟎.𝟎𝟎𝟑𝟐  

 Come   si   evince   facilmente   dalla   tabella,   l’introduzione   di   una   sezione   rigenerativa  all’interno   dello   scambiatore   a   piastre   comporta   un   netto   abbattimento   dei   costi   di  esercizio,   tuttavia   per   un’analisi   globale   dei   benefici   introdotti   da   questo   recupero  termico,  si  deve  anche  considerare  gli  effetti  che  tale  operazione  hanno  sulla  qualità  del  prodotto  in  trasformazione.    Infatti,  tempi  di  permanenza  molto  lunghi  del  succo  ad  alte  temperature   compromettono   la   qualità   del   prodotto   alterando   le   caratteristiche  nutrizionali  e  organolettiche  richieste  dal  prodotto  per  essere  competitivo  sul  mercato  globale.  Valutiamo   il   costo   e   l’investimento   necessario   per   l’introduzione   della   seziona  rigenerativa  nello  scambiatore  presente  nell’impianto.    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!! = 25°𝐶  𝑇!! = 90°𝐶  

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𝑇!! = 139°𝐶  𝑈 = 2000  𝑊/𝑚!  𝐾  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑟𝑒𝑎  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 =  20  $/𝑓𝑡!      Calcoliamo  l’area  dello  scambiatore  necessaria  per  compiere  il  trattamento  termico  HTST.    

𝑄!!! = 𝑈  𝐴  ∆𝑇!"    →      𝐴 = 𝑄!!!/𝐴  ∆𝑇!"    

∆𝑇!" =90− 25

ln(139− 25139− 90)= 76.98  

 

𝐴 =335000

2000 ∗ 76.98 = 2.17  𝑚! =  23,17  𝑓𝑡!    

 𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 = 𝐴    𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑟𝑒𝑎  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒  

 𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 = 23,17 ∗ 20 = 463.4  $ = 345.8  €    

 In   prima   approssimazione   possiamo   stimare   l’investimento   necessario   per  l’introduzione  della   sezione  rigenerativa   in  proporzione  al   costo   totale.  L’investimento  più  ingente  si  avrà  sicuramente  nel  caso  di  recupero  maggiore  (75%).    

𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒  𝑟𝑖𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 = 75%  𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒    

𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜  𝑠𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒  𝑟𝑖𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 = 0.75 ∗ 345.8 = 259.35  €      

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Capitolo  IV  

INNOVAZIONE  TECNOLOGICA  

4.1  Tecnologie  non  termiche  di  sanitizzazione  degli  alimenti    Tradizionalmente  nell’industria  alimentare  la  sanitizzazione  degli  alimenti,  necessaria  al  fine  di  ridurre   la  carica  microbica  e  per  prolungare   la  conservabilità  degli  alimenti  nel  tempo,   viene   condotta   per   via   termica   riscaldando   l’alimento   per   un   certo   tempo   a  temperature   comprese   tra   70   e   150   °C.   A   causa   di   queste   elevate   temperature   di  trattamento,   i   processi   termici   richiedono   generalmente   elevati   consumi   di   energia   e  riducono   la   qualità   intrinseca   dei   prodotti   alimentari   causando   la   parziale   perdita   dei  costituenti  termolabili  e   la  denaturazione  dei  costituenti  termosensibili  ed  alterandone  le   caratteristiche   organolettiche.   Anche   concetti   intelligenti   come   HTST   (High-­‐Temperature-­‐Short-­‐Time)  falliscono  se  il  trasferimento  e/o  la  penetrazione  del  calore  è  limitata  dalle  proprietà  termofisiche  intrinseche  del  prodotto.  Pertanto  negli  ultimi  anni  è  cresciuto   l’interesse  verso   le   tecniche  di  pastorizzazione  o  sterilizzazione   non-­‐termica   degli   alimenti   da   utilizzare   come   alternativa   o   in  maniera  complementare   alle   tecniche   termiche   convenzionali.     Tra   i   trattamenti   non   termici   si  possono  ricordare  quelli   che  utilizzano  elevate  pressioni   idrostatiche,  campi  magnetici  oscillanti,   campi  elettrici  pulsati  di   elevata   intensità,   radiazioni   (raggi  γ),   luce  UV,   luce  UV  pulsata,  CO2  ad  alta  pressione.  Queste  tecnologie  sono  state  riconosciute  come  metodi  non  termici  di  conservazione  di  prodotti   alimentari   solo   nel   recente   passato,   e   mentre   alcune   sono   già   entrate   nella  pratica   industriale,   altre   sono   oggetto   di   ricerca   e   se   ne   valutano   le   potenziali  applicazioni.  Ciascuna   delle   tecnologie   non   termiche   ha   uno   specifico   campo   di   applicazione   in  termini  di   tipo  di   alimento   che  può  essere  processato.   Per   esempio   le   alte  pressioni,   i  campi  magnetici   oscillanti   ,   la   luce  UV  pulsata   sono  usualmente  usate   sia  per   alimenti  liquidi  che  solidi;   i  campi  elettrici  pulsati  sono  più  adatti  per   i   liquidi  e   l’irradiazione  è  usata  per  alimenti  solidi.  Inoltre,  mentre  le  pulsazioni  luminose  sono  più  utili  per  pastorizzazioni  di  superficie,  le  radiazioni  e  i  campi  magnetici  possono  essere  usati  per  processare  alimenti  confezionati  in  asettico  prima  del  trattamento,  riducendo  così  il  rischio  di  contaminazioni  durante  e  dopo  il  processo  di  sanitizzazione.  Quindi,   le   tecnologie  non   termiche  non  sono  applicabili   al   trattamento  di   tutti   i   tipi  di  alimenti.  Ciascuna  tecnologia  non  termica  ha  i  suoi  vantaggi  e  le  sue  limitazioni.  In  molti  casi,   come   per   esempio   nell’inattivazione   di   spore,   è   necessario   usare   un   metodo   di  approccio  combinato  che  preveda  l’impiego  di  più  tecnologie  o  fattori  di  conservazione  in  serie.  

     

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4.2  Campi  elettrici  pulsati  di  elevata  intensità  (PEF):  generalità    Tra   le   tecnologie   innovative   proposte   negli   ultimi   anni   per   la   stabilizzazione  microbiologica   non   termica   di   matrici   alimentari   liquide,   merita   un’attenzione  particolare   il   trattamento   con   campi   elettrici   pulsati,   oggetto   di   studi   sperimentali   e  teorici   nell’ultimo   decennio.   La   tecnica   consiste   nell’applicazione   di   impulsi   di   campo  elettrico  di  breve  durata  (1-­‐10  μs)  e  di  elevata  intensità  (10-­‐50  kV/cm)  ad  alimenti  posti  tra   due   elettrodi.   L’utilizzo   di   impulsi   di   breve   durata   minimizza   gli   effetti   del  riscaldamento  per  effetto  Joule  e  riduce  il  consumo  di  energia  (Barsotti  et  al.,  1999a).  Inoltre,   attraverso   una   opportuna   scelta   delle   condizioni   operative,   questa   tecnica  consente   di   inattivare   cellule   vegetative   di   batteri,   lieviti   e  muffe   in   liquidi   alimentari  omogenei  di  bassa  viscosità  e  conducibilità  elettrica  (succhi  di  frutta,  latte,  uova  liquide  etc.)  mantenendo  inalterate  le  caratteristiche  organolettiche,  sensoriali  e  nutrizionali  del  prodotto   fresco.   Tuttavia,   l’inattivazione   di   molte   spore   ed   enzimi   richiede   la  combinazione  dei  PEF  con  altri  processi  di   conservazione   (temperatura,   antimicrobici,  alte   pressioni,   etc.).   Per   questo   motivo   la   tecnologia   PEF   da   sola   si   presta   ad   essere  utilizzata   in   sostituzione   o   in   maniera   complementare   a   quei   processi,   come   la  pastorizzazione,  che  non  richiedono  la  disattivazione  delle  spore.  Il   trattamento   di   sanitizzazione   mediante   PEF   può   essere   condotto   a   temperatura  ambiente,   in   condizioni   refrigerate   o   a   temperature   leggermente   superiori   a   quella  ambiente   e   l’energia   persa   nel   riscaldamento   degli   alimenti   è   minima.   Studi   sulla  richiesta  di  energia  hanno  concluso  che  il  PEF  è  un  processo  più  efficiente,  dal  punto  di  vista  energetico,  rispetto  ai  trattamenti  termici  di  pastorizzazione,  in  particolare  quando  si   usa   un   sistema   continuo   (Qin   et   al.,   1996),   e   non   mostra   i   ritardi   di   tempo   tipici  dell’inattivazione  termica  nella  propagazione  delle  intensità  letali  del  trattamento.  A  tutt’oggi  numerose  Università  e  Centri  di  Ricerca   in  tutto   il  mondo  (tabella  4),  con   il  sostegno   di   enti   governativi   e   dell'industria   agro-­‐alimentare,   hanno   intrapreso,  soprattutto  negli  USA  e   in  Europa,   studi   di   base   sull'inattivazione  microbica  mediante  PEF   e   indagini   per   la   valutazione   degli   aspetti   tecnologici   e   di   processo.   Un   ruolo  trainante  è  riconosciuto  ai  gruppi  di  ricerca  americani  diretti  da  Q.  Howard  Zhang  (Ohio  State  University)  e  da  G.  V.  Barbosa-­‐  Cánovas  (Washington  State  University)  per  le  molte  pubblicazioni  e  brevetti  nel  campo  dell’impiantistica  PEF.  A  partire  dalla  metà  degli  anni  90’  in  Europa  sono  risultati  particolarmente  attivi  gruppi  di   ricerca   dell’Università   di   Berlino   (Germania),   di   Leuven   (Olanda),   Montpellier  (Francia)   e   Saragozza   (Spagna),   oltre   ai   laboratori   di   ricerca   della   Unilever   (Olanda),  all'Istituto   svedese   per   l'alimentazione   e   le   biotecnologie   (SIK),   al   Centro   di   Ricerche  Pernod-­‐Ricard   (Francia),   alla   Tetra   Pak   e   Processing   Systems   AB   (Svezia).   In   Italia  l’unica   Università   attiva   nell’ambito   della   ricerca   sui   PEF   è   l’Universita   degli   Studi   di  Salerno   e   il   Consorzio   ProdAl   Scarl.   Di   minor   rilievo   risulta   essere   la   dotazione  impiantistica  della  SSICA  di  Parma.    

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Tabella  4:  Enti  di  ricerca  impegnati  nello  studio  del  trattamento  PEF.  

 

Ente  di  ricerca  

Nazione

Ohio  State  University,  Columbus  Washington  State  Univ.  Pullman  Purepulse  Technol.  Inc.,  San-­‐Diego,  CA  Old-­‐Dominion  Univ.,  Norfolk  USDA/ARS  Subtropical  Agic.  Res.,  Weslaco,  TX  Minnesota  Agricultural  Experiment  Station  State  University  of  New  Jersey  Univ.  Manitoba,  Winnipeg  Univ.  Guelph,  Guelph  Ontario  Agric.  and  Food  Eng.  Res.  Univ.  of  Buenos  Aires  Katolieke  Universiteit,  Leuven  TNO  Nutr.  &  Food  Res.  Inst.  Agrotechnol  Res.  Inst.,  DLO,  ATO,  Bornsesteeg  Unilever  Res.Labs,  Vlaardingen  Netherlands  Inst.Dairy  Res.,  Ba  Ede  Berlin  Univ.  Tech.,  Berlino  Tech.  Univ.,  Hamburg  CPC-­‐Europe  Consumer  Foods  Ltd.  Ecole  Nat.-­‐Superieure  de  Agronomie,  Rennes  Univ.  Sci.  &  Tech.,  Montpellier  Centre  de  Recherche.  Pernod-­‐Ricard  Tetra  Pak  Processing  Systems  AB  Swedish  Institute  for  Food  and  Biotechnology  Univ.  Saragozza  Univ.  Barcelona  Univ.  Lleida  Univ.  Salerno  &  Prodal  scarl  Stazione  Sperim.  Ind.  Conserve  Alim.,  Parma  Kyungwon  Univ.,  Kyungwon  Gunma  Univ.,  Gunma    

USA  USA  USA  USA  USA  USA  USA  Canada  Canada  Canada  Argentina  Belgio  Olanda  Olanda  Olanda  Olanda  Olanda  Germania  Germania  Germania  Francia  Francia  Francia  Svezia  Svezia  Spagna  Spagna  Spagna  Italia  Italia  Corea  Giappone    

 A  livello  sperimentale,  molti  prodotti  sono  stati  finora  processati  mediante  la  tecnologia  PEF  quali,  ad  esempio,   latte,  yogurt,  succo  d’arancia,  di  mela,  di  fragole,  di  carota,  uova  liquide,  zuppe  di  piselli  (Barbosa-­‐Canovas,  2007).  Ad   oggi,   seppur   aziende   di   rilievo   nella   produzione   industriale   internazionale   quali  TetraPack     ed   Unilever   continuino   attività   di   ricerca   nel   campo   dei   PEF   l’unica  produzione  industriale  che  utilizza  il  processo  PEF  è  relativa  a  succhi  di  frutta  prodotti  dalla  Genesis  Juice  nello  stato  dell’Oregon  (USA)  figura  30.      

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                 Questo   è   stato   reso   possibile   dal   fatto   che   l'ente   federale   statunitense   Federal   Drug  Administration  (FDA)  ha  riconosciuto  la  tecnologia  PEF  come  un  possibile  tecnica  per  la  sanitizzazione  di  alimenti  liquidi  acidi.  Tuttavia,  mentre  negli  Stati  Uniti  da  circa  11  anni  la  tecnologia  PEF  è  riconosciuta  come  valida  alternativa  di  pastorizzazione  di  matrici  liquide  alimentari,  attualmente  in  Europa  essa   non   è   stata   ancora   valutata   dalla   Comunità   Europea   come   BAT   (Best   aviable  tecniques)   per   la   sanitizzazione   di   alimenti   nell’ambito   dell’Industria   Alimentare  Europea.    

4.3  Meccanismo  di  inattivazione  microbica  mediante  PEF    Il  meccanismo  di  inattivazione  microbica  dovuto  all’azione  dei  PEF  ancora  oggi  non  è  del  tutto  chiaro  ma  tra   le   tante  teorie  diffuse   la  più  accreditata  sembra  quella  del  modello  elettromeccanico   sviluppato   da   Ziemmermann   (1974),   la   cui   schematizzazione   è  riportata  nelle  figure  31  e  32.  Questo  modello  considera  la  membrana  cellulare  come  un  materiale  dielettrico  posto  tra  le  armature  di  un  condensatore.  Secondo  tale  modello,   il  meccanismo  di   inattivazione  dei  microrganismi  è   legato  ad  un  processo   fisico   di   elettroporazione   della   membrana   cellulare   determinato   dall’azione  elettro-­‐compressiva  di  cariche  elettriche  di  segno  opposto  indotte  da  un  campo  elettrico  esterno  sui  due  lati  della  membrana  cellulare  elettricamente  isolante.  In  particolare,   l’applicazione  di  un  campo  elettrico  induce  una  separazione  di  carica  su  entrambi   i   lati   (interno   ed   esterno)   della   cellula   microbica   generando   un   potenziale  transmembrana   ΔVm,   che   rappresenta   la   differenza   tra   il   potenziale   intra   ed   extra-­‐cellulare.   La   formazione   di   pori   (elettroporazione)   si   ha   quando   il   potenziale  transmembrana   supera   il   valore   critico   ΔVmc,   che   per   la   maggior   parte   delle   cellule  microbiche  è  pari  a  circa  1V.  Al  di  sopra  di  questo  valore  critico  la  forza  di  attrazione  reciproca  tra  le  cariche  di  segno  opposto   distribuite   sulle   due   facce   della  membrana   cellulare   potrà   raggiungere   valori  tali   da  provocare  un  assottigliamento  della  membrana   stessa   con   conseguente   rottura  locale.   Al   valore   del   potenziale   critico   ΔVmc   corrisponderà   un   ben   preciso   valore   del  campo  elettrico  critico  Ec  oltre  il  quale  avrà  inizio  il  fenomeno  di  elettroporazione  che,  a  seconda   del   valore   del   campo   applicato   sarà   di   tipo   reversibile   (E>Ec)   o   irreversibile  (E>>Ec).  

Figura  30:  Succhi  di  frutta  Genesis  Juice  processati  con  trattamento  PEF  

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Inoltre,   il   valore   del   campo   elettrico   critico   dipenderà   anche   dalla   temperatura   dal  momento  che,  all’aumentare  della  temperatura  la  membrana  cellulare  diventa  più  fluida  e  la  sua  resistenza  meccanica  diminuisce.  Valori  tipici  del  campo  elettrico  critico  (tabella  5)  sono  compresi  nell’intervallo  tra  4  e  14  kV/cm  per  i  vari  microrganismi    (Castro  et  al.  1993).    

 Figura  31:  Rappresentazione  schematica  del  meccanismo  di  permeabilizzazione  della  membrana.  

     

   

                 

E<Ec E=Ec E>>EcE<Ec E=Ec E>>Ec

Figura   32:   Elettroporazione   della   membrana;   (a)   la   membrana   vista   come   una  barriera   dielettrica,   (b)   caricamento   della  membrana   attraverso   l’applicazione   dei  campi  elettrici,  (c)  formazione  reversibile  dei  pori  dopo  il  raggiungimento  del  campo  elettrico  critico,  (d)  espansione  dei  pori  e  rottura  irreversibile.  

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Tabella  5:  Valori  di  Ec.  di  alcuni  microrganismi  (Heinz  et.  al  2002).  

Microrganismo Ec      [kV/cm] Escherichia  coli   8,3 Klebsiella  pneumonia   7,2 Pseudomonas  aeruginosa   6 Staphylococcus  aureus   13 Listeria  monocytogenes   10 Candida  albicans   8,4

 

4.3  Componenti  di  un  sistema  PEF  e  principi  di  funzionamento    Un  impianto  di  trattamento  PEF  in  flusso  continuo,  quale  quello  rappresentato  in  figura  33,    si  compone  essenzialmente  di:  

• un  generatore  di  impulsi  ad  alta  tensione  in  corrente  continua;  • una  camera  di  trattamento;  • una  unità  di  monitoraggio  e  controllo;  • un  sistema  di  movimentazione  dell’alimento;  

   

 Figura  33:  Schema  di  un  sistema  PEF  per  la  trasformazione  dei  prodotti  alimentari.  

 

4.3.1    Il  generatore  di  impulsi  

 Il  generatore  ha  il  compito  di  generare  impulsi  ad  alta  tensione  che  abbiano  la  forma,  la  durata   e   l’intensità   richieste   dall’operatore.   Questo   fondamentale   componente  dell’impianto  PEF  svolge  tre  specifiche  funzioni:    

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1) Tramite  un  generatore  di  potenza  genera  una   corrente  elettrica   continua   (d.c.),  alla  tensione  richiesta  e  con  una  potenza  massima  di  circa  1.5  kW  per  impianti  in  scala   da   laboratorio,  mentre   impianti   in   scala   pilota   o   semi-­‐industriali   possono  essere  dotati  di  generatori  con  una  potenza  fino  a  un  centinaio  di  kW.    

2) Accumula   temporaneamente   l’energia   elettrica   in   un   singolo   condensatore  oppure   in   un   banco   di   condensatori   collegati   in   parallelo   (in   dipendenza   dalla  grandezza  dell’impianto);    

3) Rilascia   sull’alimento   posto   nella   cella   di   trattamento,   tramite   uno   switch,  l’energia   elettrica   ad   alta   tensione   attraverso   un   cosiddetto   “pulse   forming  network   (PFN)”   che   non   è   altro   che   un   circuito   elettrico   costituito   da   diverse  componenti:   uno   o   più   alimentatori   a   corrente   continua   (DC),   un   resistore   di  carica,   una   batteria   di   condensatori   formata   da   due   o   più   unità   collegate   in  parallelo,   uno   o   più   interruttori,   induttori   e   resistenze.   La   specifica  configurazione  del  PFN  determina  la  forma  d’onda  dell’impulso.    Tipicamente,  gli  impulsi   a   decadimento   esponenziale   e   quelli   ad   onda   quadra   sono   quelli  maggiormente  utilizzati  nelle  applicazioni  PEF.  

 

 Figura  34:  Schema  semplificato  del  circuito  elettrico  di  un  generatore  di  impulsi.  

 

4.3.2    Le  camere  di  trattamento  

 Le  camere  di  trattamento  hanno  come  funzione  principale  quella  di  trasferire  gli  impulsi  di  campo  elettrico  ad  elevata  intensità  all’alimento  da  trattare.  Sono  costituite  da  due  elettrodi  di  materiale  elettricamente  conduttivo  separati  da  uno  spaziatore  in  materiale  isolante,  che  fornisce  il  canale  di  passaggio  del  fluido  nei  sistemi  continui,  oppure  la  cavità  che  è  destinata  a  contenere  l’alimento  nei  sistemi  batch.  

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I   materiali   scelti   per   realizzare   una   camera   di   trattamento   devono   essere   lavabili   ed  autoclavabili,   in   modo   da   garantire   la   sterilità   delle   operazioni.   Gli   acciai   inossidabili  sono  i  materiali  più  utilizzati  per  la  costruzione  degli  elettrodi.  Lo  spaziatore  isolante  è  in   genere   realizzato   in   plexiglass,   policarbonato,   teflon,   resine   polisulfoniche,   PTFE   o  altri  polimeri  ad  alta  resistenza  elettrica  e  forza  dielettrica.  La   geometria   di   una   camera   di   trattamento   deve   essere   tale   da   consentire   sia   il  raggiungimento   di   elevate   intensità   del   campo   che   una   sua   uniforme   distribuzione   in  modo   da   poter   ottenere   la   massima   disattivazione   microbica   e   ottimizzare   così  l'efficienza  del  processo.  Le   camere  di   trattamento  possono  essere   classificate   in  base  al   tipo  di   funzionamento  come  camere  batch  o  statiche  e  camere  in  flusso  continuo.  Le  camere  statiche  sono  idonee  per  effettuare  studi  preliminari  su  scala  di   laboratorio,  mentre  quelle  a  flusso  continuo  sono  da  preferire    per  impianti  pilota  e  in  operazioni  in  scala  industriale.  Le  prime  sono  in  genere  piccole  camere  di  trattamento  con  un  volume  di  riempimento  compreso  tra  3  e  30  ml  e  sono  per  lo  più  costituite  da  elettrodi  sotto  forma  di  piastre  o  di  cilindri  a  facce  piane  e  parallele.  Un  esempio  di  queste  tipo  di  camera  e  rappresentato  nella  figura  35.                    Per  quanto  riguarda  le  camere  di  trattamento  in  flusso  continuo,  anche  per  queste  sono  state  proposte  negli  anni  diverse  configurazioni.  Tuttavia,  le  configurazioni  di  camere  in  flusso  continuo  più  utilizzate  sono  quelle  di  tipo  tubolare   (camere   co-­‐field)   con   campo   elettrico   co-­‐lineare   brevettata   da   un   gruppo   di  ricercatori   del  Ohio   State  University   nel   1997   rappresentata   in   figura   36.     Si   tratta   di  camere  costituite  da  due  elettrodi  tubolari  separati  un  spaziatore  anch’esso  tubolare,  e  che   presentano   indubbi   vantaggi   fluidodinamici   e   sono   caratterizzate   da   un’elevata  resistenza  elettriche  che  ne  consente  l’utilizzo  in  collegamenti  in  serie  alimentati  da  un  unico  generatore.    

Figura  35:  Camera  statica  con  elettrodi  cilindrici  (  Raso  et.  al.  2000).  

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 Figura  36:  Schemi  e  aspetto  di  camere  ad  elettrodi  cilindrici  co-­‐lineari  sviluppate  presso  la  OSu  nel  1997.  

 

4.3.3    Sistemi  di  trasporto  del  fluido  

 Un  sistema  continuo  per  il    trattamento  con  campi  elettrici  pulsati  è  dotato  di  pompe  e  tubazioni   per   trasportare   il   prodotto   fresco   dal   serbatoio   di   carico   fino   a   quello   di  stoccaggio,  passando  per  la  zona  di  trattamento.  Per  ragioni  di  sicurezza,  dal  momento  che  il  sistema  di  trasporto  e  quello  elettrico  sono  connessi  tramite  il  liquido  da  trattare,  è  opportuno  realizzare  la  messa  a  terra  di  tutti  i  dispositivi.   Valvole   per   la   regolazione   o   l’interruzione   del   flusso   possono   essere  installate   in   parecchi   punti   del   circuito   per   render   possibile   in   ogni   momento   la  ricircolazione  o  la  variazione  dei  flussi.  In   un   impianto  PEF   continuo  devono   essere   previsti   degli   appositi   sistemi   di   lavaggio  [Cleaning  in  place  (CIP)]  e  sterilizzazione  [Sterilizing  in  place  (SIP)].    

4.3.4  Sistema  di  monitoraggio  e  controllo  

Le   periferiche   di   un   sistema   PEF   sono   tutte   collegate   ad   un   calcolatore   centrale   che,  tramite  un  opportuno  software  (per  es.  in  LabView),  controlla  non  solo  il  funzionamento  del  generatore  di  impulsi  ad  alta  tensione  ma  regola  le  specifiche  condizioni  di  tensione  e   di   frequenza   degli   impulsi,   controlla   il   funzionamento   delle   pompe   e   delle   valvole  

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comandate   elettricamente   presenti   nel   sistema,   e   infine   gestisce   anche   il   sistema   di  acquisizione  dei  dati  e  la  successiva  elaborazione.  Particolari  sonde  adatte  per  rilevare  forme  d’onda  impulsive  di  alta  tensione  e  corrente  vengono   posizionate   in   corrispondenza   della   cella   di   trattamento.   I   segnali   rilevati   da  queste   sonde   vengono   letti   attraverso   l’ausilio   di   un   oscilloscopio   e   trasmessi   al  computer  centrale  per  la  elaborazione  ed  il  controllo  dei  dati.  La   variazione  di   temperatura  del   prodotto  per   effetto   Joule   tra   ingresso   e   uscita   della  camera  di  trattamento  viene  solitamente  monitorata  mediante  termocoppie  posizionate  lungo  l’asse  delle  tubazioni.  La  registrazione  in  continuo  della  temperatura  permette  di  evitare   surriscaldamenti   indesiderati   dell'alimento   operando   sul   sistema   di  raffreddamento.  La  portata  del   fluido  deve  essere  monitorata  perché  condiziona,   insieme  con  il  volume  della  camera  di  trattamento,  il  tempo  di  residenza  tra  gli  elettrodi  e  quindi,  tenuto  conto  della  frequenza,  il  numero  di  impulsi  applicati.    

4.4  Parametri  elettrici  caratteristici  di  un  processo  PEF    I   principali   parametri   elettrici   caratteristici   di   un   processo   PEF   sono   l’intensità   del  campo   elettrico,   il   tempo   di   trattamento,   il   tipo   di   impulso   (forma   d’onda),   la   durata  dell’impulso,   la   frequenza   di   ripetizione   degli   impulsi,   la   temperatura   del   campione   e  l’energia  specifica.  

4.4.1  Il  campo  elettrico  

 L’intensità   del   campo   elettrico   è   uno   dei   fattori   più   importanti   nel   determinare  l’inattivazione  microbica  mediante  PEF.    L’intensità  media  del  campo  elettrico    è  definita  come   il   rapporto   tra   la   differenza   di   potenziale   U   tra   i   due   elettrodi   della   camera   di  trattamento  e  la  loro  distanza    L:    

LUE =  

4.4.2  Il  tempo  di  trattamento  

I   trattamenti   PEF   vengono   effettuati   attraverso   l’applicazione   ripetuta   di     impulsi   di  breve   durata   per   evitare   sia   il   riscaldamento   eccessivo   sia   l’innescarsi   di   reazioni  elettrolitiche   indesiderate.     Il   tempo   di   trattamento,   che   insieme   al   campo   elettrico  costituisce  uno  dei  principali  fattori  che  influenzano  un  trattamento  PEF,  rappresenta  il  lasso   di   tempo   durante   il   quale   i   microrganismi   risultano   effettivamente   esposti  all’azione  del  campo  elettrico  applicato.  Pertanto  il  tempo  di  trattamento  è  definito  come  il  prodotto  del  numero  di  impulsi  applicati  per  la  durata  del  singolo  impulso  τ    

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τ∗= nttr    e  dipende  anche  dalla  forma  d’onda  utilizzata.  

4.4.3  Frequenza  di  ripetizione  degli  impulsi  

I   trattamenti   PEF   sono   basati   sull’applicazione   di   impulsi   di   campo   elettrico  intermittenti  ad  alta  intensità  con  una  frequenza    che  varia  nell’intervallo  tra  1-­‐10  kHz.  La  frequenza  di  ripetizione  degli   impulsi  è  definita  come  il  numero  di  impulsi  applicati  per  unità  di  tempo.  In   un   sistema   batch   una   più   alta   frequenza   comporta   una   riduzione   del   tempo   di  trattamento  totale.  In  un  sistema  in  flusso  continuo,  fissata  la  portata  ed  il  volume  della  camera   di   trattamento,   la   frequenza   di   trattamento   il   numero   di   impulsi   e   quindi  l’energia  scaricata  sull’alimento.  In  entrambi  i  tipi  di  celle,  comunque,  la  temperatura  del  mezzo   di   trattamento   aumenta   all’aumentare   della   frequenza   in   conseguenza  dell’aumento  dell’energia  scaricata  nell’unità  di  tempo.    

4.4.4  Energia  specifica  WT  

L’ammontare   di   energia   WT   trasferita   all’unità   di   massa   (o   di   volume)   dell’alimento  trattato  è  stata  suggerito  come  parametro  di  controllo  particolarmente  adatto  nel  caso  dei   sistemi   continui   e   più   accurato   del   tempo   di   trattamento   soprattutto   quando   si  utilizzano   onde   a   decadimento   esponenziale   (Heinz   et   al.,   2002).     Infatti,   poiché  WT   è  definito   come  un  parametro   integrato  del   campo  elettrico,  del   tempo  di   trattamento  e  della   resistenza   della   camera   di   trattamento,   è   in   grado   di   offrire   un’informazione  complessiva  sull’intensità  del  trattamento  e  sul  consumo  energetico.  Nel   caso   di   impulsi   ad   onda   quadra,   l’energia   scaricata   su   un   alimento   per   ciascun  impulso  (in  J)  è  data  da:    

   

in   cui   PMAX   è   la   potenza   massima,   UMAX   e   IMAX   sono   i   valori   di   tensione   e   corrente  (costanti  misurati   durante   l’impulso),  Rk   è   la   resistenza  del   campione   trattato   e   τ   è   la  durata  dell’impulso.  Una  volta  nota  l’energia  per  impulso  En  (in  J),  l’energia  specifica  per  unità  di  volume  W  (in  J/ml  impulso)  si  calcola  dividendo  la  stessa  per  il  volume  della  camera  di  trattamento  v  (in  ml):    

vE

W n=  

   

kMAXMAXMAXMAX R

UIUPEn τττ ⋅=⋅⋅=⋅= 2

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Gli  impulsi  a  bassa  energia,  oltre  a  realizzare  un  trattamento  meno  costoso  e  l’utilizzo  di  gruppi   di   alimentazione   non   eccessivamente   potenti,   producono   un   minor  riscaldamento   del   prodotto   trattato   come   si   evince   della   equazione   che   esprime   il  riscaldamento  Joule  del  prodotto  processato:    

P

T

CWT =Δ  

dove  ΔT  rappresenta  l’aumento  di  temperatura,  WT  l’energia  totale  specifica  trasferita  al  prodotto  (in  kJ/kg)  e  CP  il  calore  specifico  dell’alimento  (in  kJ/kg°C).  In  un  processo  continuo,  l’energia  totale  trasferita  WT  può  essere  calcolata  come:    

FWvf

W impulsoT

⋅⋅=  

 dove   f   è   la   frequenza   degli   impulsi   (in  Hz),   v   è   il   volume  della   camera   (in  ml)     F   è   la  portata  volumetrica  (in  ml/s)  Wimpulso  l’energia  erogata  per  singolo  impulso.  Pertanto,  l’aumento  di  temperatura  sarà  dato  da:    

p

impulso

CFWvf

T⋅

⋅⋅=Δ  

 dove   il   prodotto   tra   la   frequenza   degli   impulsi   f   e   il   tempo  medio   di   residenza   (v/F)  fornisce  il  numero  di  impulsi  applicati  n:    

Fvfn ⋅

=  

 

4.5  Trattamenti  combinati  PEF  -­‐  moderate  Temperatura    La  temperatura  di  processo  è  uno  dei  fattori  che  influenzano  in  modo  significativo  tutti  i  processi   biologici   e   come   tale   influenza   anche   l’inattivazione  microbica  mediante  PEF.  Nei   trattamenti   PEF,   tuttavia,   la   temperature   non   è   una   variabile   di   processo  indipendente   dal   momento   che   è   possibile   solo   impostare   la   temperatura   di   inizio  trattamento   in   un   processo   batch   o   la   temperatura   di   ingresso   nella   camera   in   un  processo  in  flusso  continuo.  Diversi   gruppi   di   ricerca   hanno   riscontrato   un   effetto   sinergico   tra   moderate  temperature   del   mezzo   (fino   a   65   °C)   e   l’azione   dei   PEF   sull’inattivazione   di  microrganismi   ed   enzimi   (Dunn   e   Pearlmann,   1987;   Sensoy   et   al.,   1997;   Heinz   et   al.  2003).  In   figura   37   viene   riportato   in   grafico   il   tipico   profilo   Temperature-­‐tempo  per   per   un  processo   combinato   PEF-­‐Temperatura   e   per   confronto   è   stato   anche   riportato   il  corrispondente  profilo  relativo  a  un  trattamento    termico  HTST.  

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 Figura  37:  Profilo  temperatura-­‐tempo.  

 Il    maggiore  grado  di  inattivazione,  riscontrato  nei  processi  combinati  PEF-­‐temperatura,  è   stato   associato   ad   una   più   alta   fluidità   della   membrana   fosfolipidica   alle   più   alte  temperature,   che   rende     le   cellule   microbiche   più   suscettibili   alla   formazione   di   pori  (Jayaram  et  al.,  1992,  Aronson  et  al  2001).  Pertanto,  il  preriscaldamento  dell’alimento  fino  a  temperature  considerate  non  letali  dal  punto  di  vista  del  processo  di  inattivazione  termica  (fino  a  circa  65°C  per  pochi  secondi)  potrebbe   essere   sfruttato   vantaggiosamente   al   fine   di   incrementare   il   livello   di  inattivazione  microbica  ottenibile   a  parità  di   condizioni  di   trattamento  PEF,   ovvero  di  ridurre   il   consumo   energetico   necessario   all’ottenimento   di   un   dato   livello   di  inattivazione  microbica  a  parità  di  campo  elettrico  applicato.  Chiaramente,  oltrepassati  i  limiti  di  temperatura  letali  per  i  microrganismi,  risulterebbe  difficile  discriminare  tra  l’effetto  di  inattivazione  di  tipo  termico  e  quello  non  termico  dei  PEF  ed  evitare  una  perdita  di  qualità  globale  del  prodotto.  Heinz  et  al.  (2003)  hanno  cercato  di  migliorare  l’efficienza  energetica  del  processo  PEF  di   pastorizzazione   del   succo   di   mela   inoculato   con   E.   coli,   studiando   le   relazioni   che  esistono   fra   il   grado   di   mortalità   microbica,   il   campo   elettrico,   la   temperatura   di  trattamento   ed   il   consumo   di   energia   elettrica.   Molti   studi   riportano   che   operando   a  temperatura   ambiente   è   richiesta   un’energia   specifica   pari   a   circa   100-­‐400   kJ/kg  (Schoenbach,   Joshi,   and   Stark,   2000)   per   ottenere   livelli   di   inattivazione   microbica  minimi  per  pastorizzare  alimenti  mediante  PEF.  Per   questo   motivo,   Heinz   et   al.   (2003)   sfruttando   l’effetto   sinergico   tra   PEF   e  temperatura   hanno   cercato   di   ridurre   il   consumo   di   energia   valutando   anche   la  possibilità  di  recuperare  l’energia  termica  della  corrente  di  prodotto  uscente  dalla  cella  di  trattamento  per  preriscaldare  la  corrente  in  ingresso.  In  figura  38  è  riportato  l’effetto  della  temperatura  del  prodotto  all’ingresso  della  cella  di  trattamento   sulla   velocità   di   inattivazione   e   sull’energia   specifica.   I   risultati  mostrano  

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che  la  velocità  di  inattivazione  aumenta  sensibilmente  all’aumentare  della  temperatura  di   ingresso   cella   e   che   la   stessa   efficienza   del   processo   migliora   notevolmente   dal  momento  che,   ad  esempio,  per  ottenere  una   riduzione  microbica  di  3   log  è  necessaria  una  quantità  di   energia   specifica  pari   a  60  kJ/kg  a  35°C  mentre   sono   sufficienti   soli   5  kJ/kg  a  65°C.  Un   ulteriore   vantaggio   riscontrato   dagli   autori   nel   lavorare   a   moderate   temperature  consiste   in  un  maggiore  controllo  della   temperatura  di  processo  conseguente  al  minor  consumo   di   energia.   Infatti,   operando   ad   una   temperatura   di   45   °C   è   necessario   un  ammontare   di   energia   specifica   pari   a   100   kJ/kg   per   ottenere   una   riduzione   della  popolazione   microbica   di   5   log   con   un   aumento   di   temperatura   fino   a   71   °C.   Se  l’alimento  viene  preriscaldato  fino  ad  una  temperatura  di  65  °C,  invece,  grazie  agli  effetti  sinergici   tra   temperatura   e   PEF   si   può   realizzare   un’inattivazione   di   6   log   con   un  consumo  di  energia  di  appena  10  kJ/kg  e  un  aumento  di  temperatura  di  soli  2.5  °C.    

 Figura  38:   Inattivazione  di   E.   coli   nel   succo  di  mela   in   funzione  dell’energia   specifica   assorbita   a  differenti  temperature   di   trattamento.   Condizioni   operative:   campo   elettrico   36kV/cm,   portata   3   kg/h.   (Heinz   et   al.,  2003)  

Heinz  et  al.  (2003)  hanno  analizzato  anche  il  consumo  di  energia  specifica  richiesto  per  ottenere  un  livello  di  inattivazione  di  Escherichia  coli  in  succo  di  mela  pari  a  7  log-­‐cycles.  I  risultati  riportati  in  figura  39  in  funzione  della  temperatura  e  dell’intensità  del  campo  [(a)   e   (b)]   ed   in   funzione  della   temperatura  e  del   livello  di   inattivazione  ad  un   campo  elettrico   costante   (c)   mostrano   che   l’intensità   del   campo   e   la   temperatura   hanno  un’influenza  rilevante  sull’efficienza  del  trattamento.  Aumentando  l’intensità  del  campo  elettrico  e/o  la  temperatura  il  consumo  di  energia  richiesta  può  essere  ridotto.  

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 Figura  39:   Consumo  di   energia   specifica  per   la   riduzione  di   7   log-­‐cycles  di  E.  coli     nel   succo  di  mela:   (a)   al  variare  della   temperatura  e  per  differenti   valori  del   campo  elettrico;   (b)  al   variare  del   campo  elettrico  e  a  differenti  temperature:    (c)  al  variare  della  temperatura  e  per  diversi   livelli  di   inattivazione  e  ad  un  campo  elettrico  fissato  e  pari  a  42kV/cm.  (Heinz  et  al.,  2003)  

Tuttavia,   quando   si   studia   l’influenza   della   temperatura   come   parametro   di   processo  sull’inattivazione   microbica   mediante   PEF   è   importante   tenere   sempre   presente   che  lavorare  a  temperature  di  processo  più  alte  comporta  lavorare  a  conducibilità  elettriche  del  prodotto  più  elevate  avremo,  di  conseguenza,  ad  una  ridotta    resistenza  della  camera  di   trattamento.   A   causa   di   ciò,   per   quanto   già   discusso   in   precedenza,   l’utilizzo   di  temperature   di   processo   più   alte   si   traduce   in   una   diminuzione   dell’efficienza   nel  trasferimento  di  energia  dai  condensatori  alla  cella  di  trattamento  e,  allo  stesso  tempo,  in  un  aumento  di  corrente  che  attraverso  il  circuito  che  potrebbe  richiedere  switch  più  sofisticati.  Nel  seguito  verranno  valutati  i  costi  della  pastorizzazione  del  succo  di  arancia  mediante  l’utilizzo  della  tecnologia  PEF.        

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Analisi  tecnologia  PEF    Per   scegliere   il   generatore   d’impulsi   più   adatto   al   processo   è   necessario   valutare   la  potenza  minima  necessaria  ad  effettuare   il   trattamento  di  pastorizzazione  mediante   la  tecnologia   dei   campi   elettrici   pulsati.   Alla   base   del   calcolo   sono   stati   scelti   dei   valori  standard   d’intensità   di   campo   elettrico,   tensione,   durata   d’impulsi,   frequenza   e  dimensione  della  cella.   In  questo  modo  è  stata  valutata   la  potenza  richiesta  da   tutte   le  celle.  

 

Figura  40:  Schema  pastorizzazione  tramite  trattamento  PEF.  

 Dati  a  disposizione:  

𝐶𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒  𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒  𝑑𝑖  𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ𝐾!|!!!"° = 3,56  𝑚𝑆/𝑐𝑚𝜌! = 1250  𝑘𝑔/𝑚!

 

 

𝐶𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒  𝑡𝑒𝑐𝑛𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑎  𝑃𝐸𝐹  

𝐸 = 27  𝑘𝑉/𝑐𝑚𝑉! = 35  𝑘𝑉𝜏 = 5  𝜇  𝑠𝑓 = 800  𝐻𝑧

 

 

𝐷𝑖𝑚𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖  𝑐𝑒𝑙𝑙𝑎    𝑑 = 0.01  𝑚  𝐿 = 0.013  𝑚

 𝑛! = 6    (𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑜  𝑑𝑖  𝑐𝑒𝑙𝑙𝑒)        

 Per  valutare  la  quantità  d’impulsi  per  la  i-­‐esima  cella  "𝑛!"  e  il  tempo  di  trattamento  "𝑡"  è  necessario  calcolare  prima  altre  grandezze.    Portata  volumetrica:  𝑄!"# = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷/𝜌! = 4772/1250 = 3.818  𝑚!/ℎ    

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Volume  i-­‐esima  cella:  𝑉! =!  !!

!𝐿 = !  !.!"!

!∗ 0.013 = 1.021 ∗ 10!!  𝑚!  

 Tempo  residenza  i-­‐esimo:  

𝑡!" = 𝑉!/  𝑄!"#  =1.021 ∗ 10!!

3.818 = 2.674   ∗ 10!!ℎ = 0.963 ∗ 10!!  𝑠  

 Numero  impulsi  i-­‐esima  cella:  𝑛! = 𝑓  𝑡!" = 800 ∗ 0.963 ∗ 10!! = 0.77    Tempo  di  trattamento:  𝑡 = 𝑛!  𝜏 = 0.77 ∗ 5 ∗ 10!! = 3.85  𝜇  𝑠    Per  valutare   l’energia   specifica   richiesta  per   completare   il  processo  di  pastorizzazione  del   succo   d’arancia   alla   temperatura   di   25°C   sfruttiamo   i   risultati   sperimentali  conseguiti  da  Heinz  et  al.,  (2003).  In  particolare,  i  risultati  di  questo  lavoro  riportati  nel  paragrafo   precedente,   riportano   l’inattivazione   microbica   di   E.   coli   in   funzione  dell’energia   specifica   totale   e   per   diversi   valore   di   temperature   ad   un   fissato   campo  elettrico   applicato.   Da   questi   dati   è   stato   possibile   determinare   (tabella   6)   l’energia  specifica   totale   necessaria   per   abbattere   una   carica   microbica   pari   a   5   log-­‐cycle,   che  rappresenta   il   requisito  minimo   per   la   commercializzazione   del   succo   come   prodotto  pastorizzato.    

Tabella  6:  Valori  dell’energia  specifica  in  funzione  della  temperatura.  

Temperatura  °C WT  (kJ/kg) 25* 180 35 140 45 100 55 50  

Il  valore  di  WT  alla  temperatura  di  25°C  è  stato  ricavato  da  (Heinz  et  al,  2003)    Nel   seguito,   sulla   base   di   questi   dati   di   letteratura,   verrà   valutata   la   potenza   media  richiesta  per  ciascuna  temperatura  di  processo  ed  il  relativo  costo  energetico.      𝑪𝒂𝒔𝒐  𝑨:        𝑻 = 𝟐𝟓  °𝑪    In  questo  caso,  non  essendo  richiesto  alcun  preriscaldamento  del  succo  di  frutta  prima  del  suo  ingresso  nelle  camere  PEF,  è  possibile  valutare  il  costo  energetico  da  sostenere  solo   sulla   base   dell’energia   elettrica   richiesta   per   raggiungere   il   desiderato   livello   di  pastorizzazione.    

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ = 1.326  𝑘𝑔/𝑠    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 180 ∗ 1.326 = 238.68  𝑘𝑊    

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𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 =

238.684772 = 0.050  𝑘𝑊ℎ/𝑘𝑔  

 Ricaviamo  il  costo  totale  al  kilogrammo  del  trattamento  PEF:    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑝𝑎𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 =𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑝𝑎𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = 0.050 ∗ 0.12 = 0.0060  €/𝑘𝑔  

 Importante   è   anche   tenere   conto   che   il   trattamento   con   campi   elettrici   pulsati   è  generalmente   considerato   un   trattamento   non   termico,   tuttavia,   come   detto   in  precedenza,   la   generazione   di   questi   campi   elettrici   comporta   un   piccolo   aumento   di  temperatura  legato  al  valore  della  potenza.  Poiché  l’impianto  è  costituito  da  tre  moduli,  ognuno  dei  quali  formato  da  2  celle,  per  valutare  il  salto  di  temperatura  cui  è  soggetto  il  succo   bisogna   considerare   un   terzo   della   potenza   calcolata   precedentemente   poiché  quest’ultima  è  stata  ottenuta  considerando  tutte  e  6  le  celle  di  trattamento.    

∆𝑇 =𝑃!"!/3

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶!"=

238.68/31.326 ∗ 3.89 = 15.42°𝐶  

 Sulla  base  di  questo  risultato  la  temperatura  del  succo  all’uscita  dalle  celle  PEF  sarà  pari  a  25+15.42=40.42°C.  In   seguito,   sarà   valutato   il   fabbisogno   di   energia   elettrica   necessario   per   compiere   il  trattamento   PEF   quando   la   corrente   di   processo   subisce   un   preriscaldamento,   che  porterà  il  succo  ad  una  temperatura  superiore  rispetto  al  caso  trattato  poco  anzi,  prima  di  essere  sottoposta  all’azione  dei  campi  elettrici  pulsati.    Considerato  che   l’impianto  già  dispone  di  un  generatore  di  vapore,  valutiamo,  a   livello  quantitativo,   i   possibili   benefici   che   scaturiscono   dall’utilizzo   della   tecnologia   PEF  variando  la  temperatura  di  ingresso  alla  cella  PEF  del  succo  di  frutta  da  pastorizzare.    

𝐶𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒  𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒  𝑣𝑎𝑝𝑜𝑟𝑒  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 532  𝑘𝑊

𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ  

 

𝐷𝑎𝑡𝑖  𝑑𝑖  𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.13  €/𝑚!

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.12  €/𝑘𝑊ℎ𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 0.35  €/𝑚!

 

       

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𝑪𝒂𝒔𝒐  𝑩:        𝑻 = 𝟑𝟓  °𝑪    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!" = 25°𝐶  𝑇!"# = 35°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo   la  potenza   termica  necessaria  per  svolgere   il  preriscaldamento:    

𝑄 = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!"# − 𝑇!"    

𝑄 = 4772 ∗ 3.89 ∗ 35− 25 = 185630.8  𝑘𝐽/ℎ ≅  51  .56  𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    

𝑄 = 𝑆∗  𝜆!!            →          𝑆∗ = 𝑄/𝜆!! =    51.56    /    2147 = 0.024    𝑘𝑔/𝑠 ≅  86.46  𝑘𝑔/ℎ    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Valutiamo  l’energia  utilizzata  durante   il  processo,   il  consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare  il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆∗  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 86.46 ∗ 0.69 = 59.7  𝑘𝑊ℎ  

 

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆∗  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 86.46 ∗

58750 = 6.69  𝑚!/ℎ  

 

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆∗

𝜌!"#$%=86.461000 = 0.08646  𝑚!/ℎ  

 𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.08646 ∗ 0.13 = 0.01124  €/ℎ  

 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 59.7 ∗ 0.12 = 7.16  €/ℎ  

 𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 6.69 ∗ 0.35 = 2.34  €/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 7.16  + 2.34+ 0.01124 = 9.59  €/ℎ  

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 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 9.59/4772 = 0.0020  €/𝑘𝑔  

 Ricordando   i   risultati   di   tabella   6,   si   ha   che   l’energia   specifica   totale   necessaria   per  abbattere   una   carica  microbica   di   5   log-­‐cycle   alla   temperatura   di   35°C,     è   pari   a   140  kJ/kg.    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 140 ∗ 1.326 = 185.64  𝑘𝑊    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 =

185.644772 = 0.039  𝑘𝑊ℎ/𝑘𝑔  

 Ricaviamo  il  costo  totale  al  kilogrammo  del  trattamento  PEF:    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.039 ∗ 0.12 = 0.0047  €/𝑘𝑔  

 Considerando  il  costo  del  preriscaldamento  e  il  costo  del  trattamento  vero  e  proprio  si  ottiene  il  costo  al  kilogrammo  del  processo  di  pastorizzazione.    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑝𝑎𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = 0.0020+ 0.0047 = 0.0067  €/𝑘𝑔    

∆𝑇 =𝑃!"!/3

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶!"=

185.64/31.326 ∗ 3.89 = 11.99°𝐶  

 Dunque  la  temperatura  del  succo  all’uscita  dalle  celle  PEF  sarà  pari  a  35+11.99=46.99°C.      𝑪𝒂𝒔𝒐  𝑪:        𝑻 = 𝟒𝟓  °𝑪    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!" = 25°𝐶  𝑇!"# = 45°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo   la  potenza   termica  necessaria  per  svolgere   il  preriscaldamento:    

𝑄 = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!"# − 𝑇!"  

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𝑄 = 4772 ∗ 3.89 ∗ 45− 25 = 371261.6  𝑘𝐽/ℎ ≅  103  .13  𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    

𝑄 = 𝑆∗  𝜆!!            →          𝑆∗ = 𝑄/𝜆!! =    103.13    /    2147 = 0.048    𝑘𝑔/𝑠 ≅  172.92  𝑘𝑔/ℎ    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Valutiamo  l’energia  utilizzata  durante   il  processo,   il  consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare  il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆∗  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 172.92 ∗ 0.69 = 119.31  𝑘𝑊ℎ  

 

𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆∗  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 172.92 ∗

58750 = 13.37  𝑚!/ℎ  

 

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆∗

𝜌!"#$%=172.921000 = 0.1729  𝑚!/ℎ  

 𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.1729 ∗ 0.13 = 0.0225  €/ℎ  

 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 119.31 ∗ 0.12 = 14.32  €/ℎ  

 𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 13.37 ∗ 0.35 = 4.68  €/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 14.32+ 4.68+ 0.0225 = 19.022  €/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 19.022/4772 = 0.0040  €/𝑘𝑔    In  queste   condizioni,   l’energia   specifica  necessaria  per   abbattere  una   carica  microbica  pari   a  5   log-­‐cycle,   che   rappresenta   il   requisito  minimo  per   la   commercializzazione  del  succo  alla  temperatura  di  45°C,    è  pari  a  100  kJ/kg.    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 100 ∗ 1.326 = 132.6  𝑘𝑊    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 =

132.6  4772 = 0.0278  𝑘𝑊ℎ/𝑘𝑔  

 Ricaviamo  il  costo  totale  al  kilogrammo  del  trattamento  PEF:    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.0278 ∗ 0.12 = 0.0033  €/𝑘𝑔  

 

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Considerando  il  costo  del  preriscaldamento  e  il  costo  del  trattamento  vero  e  proprio  si  ottiene  il  costo  al  kilogrammo  del  processo  di  pastorizzazione.    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑝𝑎𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = 0.0040+ 0.0033 = 0.0073  €/𝑘𝑔    

∆𝑇 =𝑃!"!/3

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶!"=

132.6  /31.326 ∗ 3.89 = 8.57°𝐶  

 La  temperatura  del  succo  all’uscita  dalle  celle  PEF  sarà  pari  a  45+8.57=53.57°C.      𝑪𝒂𝒔𝒐  𝑫:        𝑻 = 𝟓𝟓  °𝑪    Dati  a  disposizione:    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 4772  𝑘𝑔/ℎ  𝑇!" = 25°𝐶  𝑇!"# = 55°𝐶  𝑇!! = 139°𝐶  𝜆!! = 2147  𝑘𝐽/𝑘𝑔  𝐶!" = 3.89  𝑘𝐽/𝑘𝑔  °𝐶    Tramite  un  bilancio  di  energia  valutiamo   la  potenza   termica  necessaria  per  svolgere   il  preriscaldamento:    

𝑄 = 𝐹𝐸𝐸𝐷𝐶0    𝐶!"   𝑇!"# − 𝑇!"    

𝑄 = 4772 ∗ 3.89 ∗ 55− 25 = 556892.4  𝑘𝐽/ℎ ≅  154.69  𝑘𝑊    Nota  la  potenza  termica  ricaviamo  la  portata  di  vapore  necessaria:    

𝑄 = 𝑆∗  𝜆!!            →          𝑆∗ = 𝑄/𝜆!! =    154.69    /    2147 = 0.072    𝑘𝑔/𝑠 ≅  259.38  𝑘𝑔/ℎ    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à =

523750 = 0.69

𝑘𝑊  ℎ𝑘𝑔  

 Valutiamo  l’energia  utilizzata  durante   il  processo,   il  consumo  di  combustibile  e   l’acqua  consumata  per  generare  il  vapore  richiesto:    

𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 = 𝑆∗  𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 259.38 ∗ 0.69 = 178.97  𝑘𝑊ℎ  

 

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𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 = 𝑆∗  𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 259.38 ∗

58750 = 20.06  𝑚!/ℎ  

 

𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 =𝑆∗

𝜌!"#$%=259.381000 = 0.25938  𝑚!/ℎ  

 𝐴𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎  𝑑𝑖  𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 = 0.25938 ∗ 0.13 = 0.0337  €/ℎ  

 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑎 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 178.97 ∗ 0.12 = 21.47  €/ℎ  

 𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜  𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 ∗ 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜!!! = 20.06 ∗ 0.35 = 7.021  €/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜 = 21.47+ 7.021+ 0.0337 = 28.524  €/ℎ  

 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 =  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒  𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜/𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 28.524  /4772 = 0.0060  €/𝑘𝑔    Ricordando   i   risultati   sperimentali   conseguiti   da   Heinz   nel   2003,   si   ha   che   l’energia  specifica   necessaria   per   abbattere   una   carica   microbica   pari   a   5   log-­‐cycle,   che  rappresenta  il  requisito  minimo  per  la  commercializzazione  del  succo  alla  temperatura  di  55°C,    è  pari  a  50  kJ/kg.    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎    𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 = 50 ∗ 1.326 = 66.3  𝑘𝑊    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷 =

66.3  4772 = 0.0139  𝑘𝑊ℎ/𝑘𝑔  

 Ricaviamo  il  costo  totale  al  kilogrammo  del  trattamento  PEF:    

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎  𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎 = 0.0139 ∗ 0.12 = 0.0017  €/𝑘𝑔  

 Considerando  il  costo  del  preriscaldamento  e  il  costo  del  trattamento  vero  e  proprio  si  ottiene  il  costo  al  kilogrammo  del  processo  di  pastorizzazione.    

𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜  𝑝𝑎𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = 0.0060+ 0.0017 = 0.0077  €/𝑘𝑔    

∆𝑇 =𝑃!"!/3

𝐹𝐸𝐸𝐷𝐷  𝐶!"=

66.3  /31.326 ∗ 3.89 = 4.28°𝐶  

 Allora  la  temperatura  del  succo  all’uscita  dalle  celle  PEF  sarà  pari  a  55+4.28=59.28°C.    

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Tabella  7:  Stima  dei  costi  operativi  del  trattamento  PEF  

𝑻𝑰𝒏𝒈𝒓𝒆𝒔𝒔𝒐  [°𝑪]  

𝚫𝑻  [°𝑪]  

𝑷𝒕𝒐𝒕  [𝒌𝑾]  

[𝒌𝑾𝒉/𝒌𝒈]   E.  Elettrica [€/𝒌𝑾𝒉]  

𝑷𝑬𝑭  [€/𝒌𝒈]  

𝑯𝒆𝒂𝒕𝒊𝒏𝒈  [€/𝒌𝒈]  

𝑻𝒐𝒕𝒂𝒍𝒆  [€/𝒌𝒈]  

𝟐𝟓   15.42   238.68   0.050   0.12   0.060   0   0.0060  𝟑𝟓   11.99   185.64   0.039   0.12   0.0047   0.0020   0.0067  𝟒𝟓   8.57   132.6   0.0278   0.12   0.0033   0.0040   0.0073  𝟓𝟓   4.28   66.3   0.0139   0.12   0.0017   0.0060   0.0077  

   

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4.6  Impatto  sulla  qualità  del  succo    Fin   ora   l'attenzione   si   è   concentrata   principalmente   sull’ottimizzazione   energetica   del  trattamento   PEF,   non   bisogna   però   trascurare   la   qualità   richiesta   dal   prodotto   e   il  carattere  di  freschezza  necessario  per  essere  competitivi  sul  mercato.  Nel   2005   una   prima   applicazione   commerciale   del   PEF   per   la   produzione   di   succo   di  frutta  è  stata  raggiunta  in  un  impianto  di  produzione  con  una  capacità  di  200  l  /  h  (Clark,  2006).   I   prodotti,   dopo   essere   stati   trasformati   in   questo   impianto,   sono   distribuiti   in  una  catena  di  fornitura  refrigerata  tramite  una  società  (Genesis,  Eugene)  e  pubblicizzato  come  prodotto  avente  un  sapore  fresco  e  genuino  come  se  fosse  un  alimento  biologico.  Oltre   all’inattivazione   microbica   l’attività   residua   enzimatica   determina   la   durata   di  conservazione   dei   succhi   di   frutta,   se   non   viene   utilizzata   alcuna   distribuzione  refrigerata.   L'effetto   del   trattamento   PEF   sugli   enzimi   è   oggetto   di   discussione   in  letteratura   e   sembra   essere   dipendente   dal   tipo   specifico   di   enzima,   nonché   delle  condizioni   di   trasformazione   applicate.   Alcuni   studi   effettuati   da   Castro   (2001),  Bendicho  (2002),  Yang  (2004)  e  Elez-­‐Martínez  (2005)  hanno  mostrato  un  impatto  molto  limitato   del   trattamento   PEF   sugli   alimenti   in   trasformazione,   ma   una   discreta  inattivazione   è   stato   trovata   quando   è   stato   applicato   un   trattamento   combinato   di  calore   e   PEF.   Si   può   presumere   che   un   trattamento   ad   elevata   temperatura   potrebbe  anche  consentire  una  quasi  parziale  inattivazione  degli  enzimi  nei  succhi  di  frutta,  come  riportato  da   Schuten   (2004)  per   il   succo  d'arancia.   Per   escludere   la   possibilità   che   gli  effetti   elettrolitici   abbiano   conseguenze   dannose   sui   prodotti   è   stato   analizzato   e  confrontato   il   gusto  dei   succhi   d'arancia   ottenuti   con  un  processo  PEF   combinato   con  calore  e  un  trattamento  termico  convenzionale.  Nessuna  differenza  significativa  è  stata  riscontrata  tra  i  succhi  di  frutta,  ottenuti  con  due  diversi  procedimenti,  con  un  test  su  un  campione  di  20  persone  .  L'impatto  di  un  trattamento  PEF  sulla  qualità  degli  alimenti  è  stato   studiato   da   diversi   gruppi   di   ricerca   come   Yeom   (2000),   Zárate-­‐Rodriguez   e  Ortega-­‐Rivas  (2000),  Ayhan  (2002),  Evrendilek  (2004),  Cserhalmi  (2006),  e  non  è  stato  evidenziato  nessun  cambiamento  apparente  nelle  proprietà   fisiche  o  chimiche,  causate  dall’esposizione  a  campi  elettrici,  nel  succo  di  mele,  mirtillo  rosso,  latte,  zuppa  di  piselli  e  succo   arancia.   In   confronto   ai   trattamenti   termici   convenzionali   è   stata   trovata   una  percentuale  maggiore  di  vitamina  C  nel  succo  di  mela  (Barbosa  e  Canovas  et  al.,  1998),  e  nel   succo   di   arancia   (   Yeom   et   al.,     2000),   insieme   a   una   perdita   di   circa   il   5-­‐   9%   di  componenti   aromatici,   in   confronto   al   25%   che   si   era   soliti   avere   utilizzando   un  trattamento   termico.   In  uno   studio,   svolto  da  Cserhalmi   et   al.,   (2006),   che  ha  valutato  l’impatto   del   PEF   su   quattro   varietà   di   succo   di   agrumi   non   sono   state   riscontrate  significative   differenze   per   il   grado   Brix,   il   pH,   la   conducibilità,   la   viscosità   dopo   un  trattamento  con  un  campo  elettrico  di  28  kV  /  cm  e  50  impulsi.  L’energia   in   ingresso  non  è  specificata,  ma  può  essere  stimata   in  un  range  di  68  kJ/kg  per   il   pompelmo,   66   kJ/kg   di   limone   e   succo   di   arancia   e   83   kJ/kg     per   il   succo   di  mandarino  per  i  parametri  di  impulso  menzionato.  L’Intensità  di  elaborazione  era  in  una  range   simile   a   quello   necessario   per   l'inattivazione   microbica,   così   questi   risultati  sottolineano   il   minore   impatto   del   trattamento   PEF   sulla   qualità   del   succo   in  contrapposizione  con  un  trattamento  termico  convenzionale.    

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Capitolo  V  

COSTI  E  VALUTAZIONE  DEL  PROGETTO  

5.1  Costi,  ricavi  e  profitti    L’ingegneria   di   processo   si   occupa   della   progettazione,   della   gestione,   e   dell’analisi  economica  degli  impianti  di  trasformazione.  Applicazioni  di  economia  nell’ingegneria  di  processo   per   l'industria   alimentare   sono   limitate,   a   causa   della   diversità   dei   processi  alimentari  e  per  la  mancanza  di  dati  economici  relativi  ai  prodotti  alimentari  complessi.  Tuttavia,   recenti   progressi   in   ingegneria   alimentare,   in   particolare   nella   domanda   di  computing   in   food  design,   hanno   permesso   lo   sviluppo   e   la   gestione   dell'economia   nel  settore  alimentare,  con  una  conseguente  più  efficiente  e  redditizia  trasformazione.  La   pressione   dei   costi,   i   problemi   ambientali   e   la   crescente   domanda   di   prodotti   con  elevato   valore   aggiunto   sono   le   principali   sfide   che   ogni   giorno   un’impresa   si   trova   a  sostenere.  Allo  stesso  tempo,  i  rapidi  cambiamenti  nel  panorama  economico  e  la  forte  concorrenza  nel  mercato  richiedono  un'attenzione  costante  sul  raggiungimento  di  elevate  prestazioni  attraverso  una  maggiore  efficienza,  produttività  e  qualità.  In  risposta,  le  aziende  hanno  sostenuto  un  grande  sforzo  per  modernizzare  i  loro  impianti,  hanno  installato  nuove  reti  di  comunicazione,  dispositivi  intelligenti,  macchine  e  apparecchiature  di  controllo,  come  ad  esempio  controllori   logici  programmabili  e  sistemi  di  controllo  automatici,  e  hanno  messo   in   uso   nuovi   strumenti   software.   Questi   sforzi   hanno   richiesto   un   significativo  investimento  ma  nel  contempo  hanno  restituito  risultati  molto  positivi.  Infatti,  una  società  che  produce  un  bene  ha  necessariamente   investito  buona  parte  dei  suoi   fondi   in   terreni,   edifici   e   attrezzature.   Alcune   industrie   richiedono   ingenti  investimenti  di  capitale  per  avviare  la  produzione,  soprattutto  se  sono  in  fase  di  startup.  Queste   industrie,   dette   "capital   intensive",   sono   generalmente   di   grandi   dimensioni,  annoverano   tra   i   loro   macchinari   attrezzature   molto   costose   e   apparecchiature   di  controllo  automatico.  Esempi  di   tali   industrie  sono  i  siti  per   la  produzione  del  petrolio  greggio,   l'energia,   la   raffinazione   del   petrolio,   prodotti   chimici   e   farmaceutici.   Altri  settori   che   richiedono   una   grande   quantità   di   manodopera   per   la   produzione   o   la  vendita   di   un   prodotto   si   dice   che   sono   "labor   intensive”.   Esempi   tipici   sono   il  merchandising,   tessuti   e   prodotti   di   consumo   non   alimentari.   Alcune   riviste   nazionali  occasionalmente   pubblicano   informazioni   che   elencano   le   attività   e   il   numero   di  dipendenti   in  modo  che   il  capitale  e   l’intensità  del   lavoro  possono  essere  agevolmente  determinate.  Dunque,  il  totale  degli  investimenti  di  capitale  include  i  fondi  necessari  per  l'acquisto  di  terreni,   la   progettazione,   l'acquisto   oppure   la   costruzione  degli   edifici   e   l'installazione  delle  attrezzature  e  le  spese  necessarie  a  permettere  il  normale  esercizio  dell’impianto.  La  maggior  parte  dei  progetti  d’ingegneria  sono  svolti  per  fornire  informazioni  da  cui  è  possibile  effettuare  stime  dei  costi  operativi  e  di  capitale.  Tutti  gli  impianti  chimici  sono  costruiti   per   realizzare   un   profitto,   tuttavia   non   è   necessaria   una   stima   degli  investimenti   e   del   costo   di   produzione   prima   che   possa   essere   valutata   l’effettiva  

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redditività  di  un  progetto.  La  stima  dei  costi  è  una  problematica  ben  precisa  e  un’area  a  sé  stante,  ma  il  progettista  deve  essere  in  grado  di  offrire  stime  approssimative  dei  costi  in  modo  da  poter  decidere  tra  le  diverse  alternative  di  progetto  e  di  ottimizzazione.  

 

5.1.1  Investimento  di  capitale  fisso  

L'investimento  di  capitale  fisso  rappresenta  il  costo  totale  di  progettazione,  costruzione  e   installazione   di   un   impianto   e   le   modifiche   necessarie   per   preparare   il   sito  dell'impianto.  L'investimento  di  capitale  fisso  è  costituito  da:    

I. Il  costo  dell'impianto  che  comprende  il  costo  di  acquisto  e  installazione  di  tutte  le  apparecchiature   di   processo   che   costituiscono   il   nuovo   impianto.   All’interno   di  tali   costi   sono   compresi   i   costi   diretti   come   tutto   il   processo   riguardante   il  reperimento   di   attrezzature   pesanti,   ad   esempio   reattori,   colonne,   forni,  scambiatori   di   calore,   refrigeratori,   pompe,   compressori,   motori,   ventilatori,  turbine,   filtri,   centrifughe,   essiccatori.   Articoli   all'ingrosso,   come   ad   esempio  tubazioni,   valvole,   cavi,   strumenti,   strutture,   isolamento,   vernici,   oli   lubrificanti,  solventi.   Opere   civili   quali   strade,   fondazioni,   palificazioni,   edifici,   fogne,   fossi,  argini.  Lavoro  d’installazione  e  supervisione.  Poi   oltre   ai   costi   diretti   vi   saranno   anche   i   costi   indiretti   quali   i   costi   di  costruzione  come  il  noleggio  di  macchine  edili.  Spese  di  campo  e  costi  di  servizi  quali  mense   dei   campi,   i   costi   degli   specialisti,   il   pagamento   degli   straordinari.  Altri  cosi  come  quelli  legali,  dazi  all'importazione,  costi  speciali  di  trasporto,  tasse  locali,  tasse  di  brevetti  o  diritti  d'autore  e  le  spese  generali  aziendali.  

 II. Le   modifiche   e   i   miglioramenti   che   devono   essere   fatte   all’infrastruttura,  

conosciuto  come  investimento  fuori  sede.  Tale  costo  include  i  costi  delle  aggiunte  che  devono  essere   fatte  alle   infrastrutture  del   sito  per  ospitare   l'aggiunta  di  un  nuovo  impianto  o  per  aumentare  la  capacità  di  un  impianto  esistente.    

III. I   costi   di   progettazione,   che   a   volte   sono   indicati   come   costi   di   ufficio   o   spese  dell'appaltatore,   includono   i   costi   in  dettaglio  di   progettazione   e  di   altri   servizi  d’ingegneria   necessari   per   la   realizzazione   del   progetto.   Pochissime   società  operative  mantengono  un  personale  d’ingegneria  di  grandi  dimensioni  sufficienti  per   svolgere   internamente   tutte   le   attività,   ad   eccezione   dei   progetti   molto  piccoli.   Nella   maggior   parte   dei   casi,   sarà   richiesto   aiuto   ad   una   o   più   delle  principali   imprese   appaltatrici   di   ingegneria   nel   momento   in   cui   vi   sia   la  necessità.    

IV. Le   spese   di   contingenza   sono   costi   extra   aggiunti   al   budget   del   progetto   per  consentire  la  variazione  della  stima  dei  costi.  Tutte  le  stime  di  costo  sono  incerte,  e   il   costo   di   installazione   finale   di   molti   articoli   non   si   sa   fino   a   quando  l'installazione  è  stata  completata  con  successo.  A  parte  gli  errori  nella  stima  dei  

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costi,   i   costi   di   emergenza   contribuiscono   a   coprire   anche   eventuali   variazioni  nell’area  di  progetto,  variazioni  dei  prezzi  (ad  esempio,  i  prezzi  di  acciaio,  rame,  catalizzatore,  ecc.),  fluttuazioni  di  valuta  e  altri  problemi  inaspettati.  

 

5.1.2  Capitale  circolante  

Il  capitale  circolante  è  il  denaro  necessario  aggiuntivo,  oltre  a  quello  speso  per  costruire  il  sito  produttivo,  per  avviare  l'impianto  e  mantenere  viva  la  produzione  fino  a  quando  non  si   inizia  a  guadagnare.   Il   capitale  circolante  può  variare  da  un  minimo  del  5%  del  capitale   fisso   per   un   semplice   processo,   mono   prodotto,   con   poco   oppure   nessuno  stoccaggio  di  prodotto  finito,  fino  a  raggiungere  il  30%  per  un  processo  di  produzione  di  una   vasta   gamma   di   tipi   di   prodotti   per   un   mercato   sofisticato,   quali   ad   esempio   la  produzione  di  fibre  sintetiche.  

5.1.3  Costi  variabili  di  produzione  

I   costi   variabili   di   produzione   sono   i   costi   che   sono   proporzionali   al   volume   della  produzione  e  al  grado  di  saturazione  dell’impianto.  Questi  includono  i  costi  di:    

I. Materie  prime  consumate  dal  processo.    

II. Utility,   combustibile   utilizzato   durante   il   processo,   vapore,   acqua   di  raffreddamento,  elettricità  e  altri  servizi.    

III. Materiali  di  consumo  come  solventi,  acidi,  materiali  inerti,  inibitori  di  corrosione,  additivi,   catalizzatori,   adsorbenti   e   che   richiedono   continui   o   frequenti  sostituzione.  

IV. Smaltimento  degli  effluenti.    

V. Imballaggio  e  spedizione  di  fusti,  sacchi,  cisterne  e  spese  di  trasporto.    I   costi   variabili   di   solito   possono   essere   ridotti   utilizzando   una   progettazione   più  efficiente  oppure  ottimizzando  il  funzionamento  dell'impianto.    

5.1.4  Costi  fissi  di  produzione  

I   costi   fissi   di   produzione   sono   i   costi   che   sono   sostenuti   indipendentemente   dalla  velocità   di   funzionamento   dell'impianto.   Se,   infatti,   si   presenta   una   diminuzione   dei  volumi  di  produzione,  tali  costi  non  saranno  ridotti.  I  costi  fissi  non  devono  mai  essere  trascurati,  anche  nelle  prime  fasi  di  progettazione,  in  quanto  possono  avere  un  impatto  significativo  sull'economia  di  progetto.  Tali  costi  sono  anche  un  forte  disincentivo  per  la  costruzione  di  piccoli  impianti.  Infatti,  quando   viene   aumentata   la   dimensione   dell'impianto,   il   lavoro,   la   supervisione,   e   le  spese  generali  di  solito  non  aumentano,  di  conseguenza,   il  costo   fisso  per  ogni  chilo  di  

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prodotto   diminuisce.   Questo,   insieme   con   le   economie   di   scala   degli   investimenti   di  capitale,   conferisce   agli   impianti   più   grandi   maggiore   flessibilità   e   la   possibilità   di  ridurre   i  prezzi  e,  quindi,  spingere  gli   impianti  più  piccoli   fuori  dal  mercato  durante   le  recessioni  del  ciclo  economico.  

5.2  Precisione  e  scopo  delle  stime  dei  costi    

La   stima  dei   costi   è  più  un'arte   che  una   scienza.  Uno   stimatore  deve  usare  una  buona  dose  di  giudizio  e  molta  attenzione  nella  preparazione  di  una  stima.  Più  uno  stimatore  guadagna  esperienza,  più  alta  sarà  la  precisione  della  stima.  L'accuratezza  di  una  stima  dipende  dalla  quantità  di  dettagli  disponibili,  dalla  precisione  dei  dati  di  costo,  e  il  tempo  speso  per  la  preparazione  della  stima.  Nelle  prime  fasi  di  un  progetto,  sarà  richiesta  solo  una  stima  approssimativa  relativa  alla  quantità  d’informazioni  disponibili,   in  seguito  si  scenderà  maggiormente  nel  dettaglio.  Il   problema   della   stima   ha   ricevuto   una   notevole   attenzione   in   letteratura   come  dimostra   il   gran   numero   di   riferimenti   e   studi   a   riguardo.   Un   problema   piuttosto  importante  è  costituito  dalla  quantificazione  dei  costi  operativi  che  generalmente  sono  stimati  grazie  a  report  aziendali  non  sempre  facilmente  reperibili.  Le  spese  previste  per  la  realizzazione  del  sito  si  verificano  una  sola  volta  durante  la  vita  di   un   progetto,  ma   le   spese   di   funzionamento   sono   uscite   ricorrenti   e,   in   quanto   tali,  influenzano  in  modo  significativo  il  flusso  di  cassa  e  la  redditività  di  una  impresa.  Alcune  spese,   come   ad   esempio   le   materie   prime   e   il   fabbisogno   di   utility,   possono   essere  stimati   con   ragionevole  precisione   sfruttando   i   bilanci   di  materia   e   di   energia.   Invece,  elementi   come   la   manutenzione   e   l’ammontare   delle   spese   indirette   sono   stimate   in  percentuale   dell'investimento   del   capitale   fisso,   mentre   l'ammortamento   è   fissato   da  precise  regole.  Spesso  occorrono  errori  nella  stima  dei  costi  operativi  a  causa  di  uso  improprio  oppure  di   una   errata   interpretazione   dei   dati   di   riferimento.   Proprio   per   questo   motivo   è  consigliato   ad   una   persona   inesperta   di   chiedere   una   consulenza   a   riguardo   oppure  considerare   come   guida   il   personale     più   esperto   della   produzione   durante   la  preparazione  di  un  preventivo  dei  costi  di  esercizio.  Oggi   l'”Associazione   per   l'Avanzamento   della   stima   del   costo   internazionale”   (AACE  International)   è   l'associazione   professionale   che   rappresenta   la   professione  dell’ingegnere  di  costo  negli  Stati  Uniti.  L’AACE  international  classifica  le  stime  dei  costi  di  capitale  in  cinque  tipologie  in  base  alla  loro  accuratezza  e  finalità:    

Ø Classe   5:   stima   abbastanza   approssimativa   con  una  precisione   tipicamente   del  30-­‐50%,   di   solito   è   bastata   sulla   conoscenza   dei   costi   dei   processi   simili   e   che  essenzialmente  non   richiedono  nessuna   informazione  di  design.  Questa   stima  è  utilizzata  in  studi  di  fattibilità  iniziali  a  scopo  di  screening.    

Ø Classe  4:  stima  preliminare  che  gode  di  una  precisione  tipicamente  maggiore  del  30%,   generalmente   viene   utilizzata   per   effettuare   scelte   grossolane   tra  

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alternative  di  progetto.  Essa  si  basa  su  dati  relativi  ai  costi  limitati  e  ai  dettagli  di  design.  

 Ø Classe  3:  stima  definitiva,  con  precisione  tipicamente  del  10-­‐15%.  Questa  viene  

utilizzata  per  l'autorizzazione  di  fondi  e  per  procedere  al  punto  in  cui  può  essere  effettuata   una   accurata   e   dettagliata   stima.   In   una   organizzazione   contraente  questo   tipo   di   stima   potrebbe   essere   usata   come   fattore   di   contingenza   per  ottenere  un  prezzo  per  la  gara  d’appalto.  Normalmente,  però,  sarebbe  necessaria  una  precisione  di  circa  il  5%.  

 Ø Classe  2:  stima  dettagliata,  con  accuratezza  del  5-­‐10%,  che  viene  utilizzata  per  il  

controllo   dei   costi   di   progetto   e   per   stime   per   contratti   a   prezzo   fisso.   Questa  stima  è  basata  sul  progetto  completato  (o  quasi  completo)  del  processo,  sui  costi  delle   attrezzature   e   sulla   stima   del   costo   di   costruzione.   A   questo   punto  l'imprenditore  di  solito  può  presentare  un  elenco  di  tutti  gli  elementi  che  devono  essere  acquistati  e  può  eseguire  un  fermo  impegno  per  il  cliente.    

Ø Classe   1:   stima  di   controllo,   con  accuratezza  del  5-­‐10%.  Questa  è  basata   su  un  disegno   completato   e   concluso   dei   negoziati   relativi   agli   appalti   degli   articoli  specializzati.  

 Il  costo  per  preparare  un  preventivo  con  almeno   il  30%  di  accuratezza  aumenta  di  circa   dello   0,1%   il   costo   totale   del   progetto,  mentre   una   stima  dettagliata   con  una  precisione  maggiore  del  5%  incrementa  di  circa  il  3%  il  costo  del  progetto.      

5.3  Verifica  delle  stime    Dopo  aver  stimato  i  costi  relativi  al  trattamento  vero  e  proprio,  ora  si  pone  particolare  attenzione   ai   costi   d’investimento   fondamentali   per   effettuare   il   trattamento   di  pastorizzazione  di  alimenti  liquidi.  Queste  applicazioni  sono  state  ampiamente  studiate  e   discusse   nella   letteratura   negli   ultimi   decenni,   ma   ancora   non   è   stato   avviato   lo  sfruttamento  di  questa  tecnologia  su  scala  industriale.  In  prima  approssimazione  per  un  impianto  produttivo  con  capacità   fino  a  20  t/h   la  gamma  dei  costi  di   investimento  per  l'applicazione  del  PEF  per  l’inattivazione  microbica  è  mostrata  nella  figura  sottostante.  

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 Figura  41:  Stima  dei  costi  d’investimento  per  l'applicazione  del  PEF.  Töpfl  (2006).  

 I   dati   si   riferiscono   a   esperienze   sperimentali   raccolte   e   documentate   durante   la  realizzazione  di  studi  in  laboratorio  su  scala  ridotta.  I  prezzi  indicati  ovviamente  variano  da  fornitore  a  fornitore  ma  lo  scopo  di  questo  grafico  è  di  restituire  una  panoramica  dei  costi   d’investimento   previsti.   In   particolare   il   costo   dipende   dalla   tipologia   del  generatore   d’impulsi   (potenza,   tipo   e   polarità   dell’   onda,   frequenza)   e   dagli   altri  componenti   così   come  anche  dai  parametri  di   lavorazione  e  dal  grado  di   inattivazione  microbica  richiesto.  Nel  nostro  caso,  avendo  l’impianto  una  produttività  di  circa  4.7  t/h  di  succo,  possiamo  stimare   in  prima  approssimazione  un  costo  di   investimento  per   il  sistema  PEF  di  circa  250   k€,   mentre   il   costo   dell’investimento   sostenuto   per   il   generatore   di   vapore   già  presente  nell’impianto  è  pari  a  40  k€.  Dunque,   alla   luce   dei   costi   d’investimento   previsti   per   il   sistema   PEF   e   dopo   aver  illustrato  a  livello  teorico  i  suoi  vantaggi,  avvalendoci  dei  risultati  sperimentali  di  Heinz  e   Toepfl   (2003),   valutiamo   gli   effettivi   benefici   in   termini   economici   riassumendo   e  confrontando   i   risultati   ottenuti   dallo   studio   di   entrambi   i   trattamenti   di  pastorizzazione.      

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Tabella  8:  Stima  dei  costi  totali  del  trattamento.  

 

Pastorizzazione  tramite  PEF  

Pastorizzazione  tramite  HTST

Variabili  operative  del  trattamento: Variabili  operative  del  trattamento: 𝐸 = 27  𝑘𝑉/𝑐𝑚  

𝑇!"#$%&&' = 25 − 35 − 45 − 55°𝐶  𝑒 = 180 − 140 − 100 − 50  𝑘𝐽/𝑘𝑔  

𝑇!"#$%&&' = 25°𝐶  𝑇!"#$%& = 90°𝐶  

𝑡 = 20  𝑠  Caratteristiche  del  sistema  PEF: Caratteristiche  del  generatore  di  vapore:

𝑉! = 30  𝑘𝑉𝑓 = 800  𝐻𝑧𝜏 = 5  𝜇  𝑠𝑑 = 0.01  𝑚  𝐿 = 0.013  𝑚  𝑛! = 6    

 

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 532  𝑘𝑊

𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ  

Capitale  investito:   Capitale  investito:  250  𝑘€   40  𝑘€  

Costi  operativi:   Costi  operativi:  0.0060 − 0.0077  €/𝑘𝑔   0.0129  €/𝑘𝑔  

     Come  si  evince   facilmente  dalla   tabella  riassuntiva,   l’introduzione  della   tecnologia  PEF  comporta  una  grossa  diminuzione  dei  costi  di  esercizio  (circa  il  50%)  a  fronte  però  di  un  maggiore  costo  d’investimento  rispetto  ai  trattamenti  convenzionali.    

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Capitolo  VI  

CONCLUSIONI    Il   punto   di   partenza   del   lavoro   svolto   in   questa   tesi   è   stato   l’analisi   di   un   impianto  esistente   per   la   produzione   di   succo   d’arancia.   In   seguito   sono   state   illustrate   due  possibili   alternative   per   il   miglioramento   dell’impianto:   l’integrazione   termica   e  l’innovazione  tecnologica.  Per   entrambe   le   alternative   è   stata   effettuata  una   analisi   concreta   e  quantitativa  degli  effettivi  benefici  economici  che  scaturiscono  dall’utilizzo  del   recupero  di  calore  e  della  tecnologia  PEF.    

Tabella  9:  Confronto  generale  dei  costi  di  produzione  di  4.7  t/h  di  succo  di  arancia  pastorizzato.  

 

Pastorizzazione  tramite  HTST

 

Pastorizzazione  tramite  HTST  con  recupero

 

Pastorizzazione  tramite  PEF

Variabili  operative  del  trattamento:

Variabili  operative  del  trattamento:

Variabili  operative  del  trattamento:

𝑇!"#$%&&' = 25°𝐶  𝑇!"#$%& = 90°𝐶  

𝑡 = 20  𝑠  

𝑇!"#$%&&' = 25°𝐶  𝑇!"#$%& = 90°𝐶  

𝑡 = 20  𝑠  

𝐸 = 35  𝑘𝑉/𝑐𝑚  𝑇!"#$%&&' = 25 − 35 − 45 − 55°𝐶  𝑒 = 180 − 140 − 100 − 50  𝑘𝐽/𝑘𝑔  

Caratteristiche  del  generatore  di  vapore:  

Caratteristiche  del  generatore  di  vapore:  

Caratteristiche  del  sistema  PEF:

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 532  𝑘𝑊

𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ  

𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖𝑡à = 750  𝑘𝑔/ℎ𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 = 532  𝑘𝑊

𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑜  𝑀𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = 58  𝑚!/ℎ  

𝑉! = 30  𝑘𝑉𝑓 = 800  𝐻𝑧𝜏 = 5  𝜇  𝑠𝑑 = 0.01  𝑚  𝐿 = 0.013  𝑚  𝑛! = 6    

 

Investimento  aggiuntivo  di  capitale  Generatore  di  vapore   Piastre  aggiuntive   Impianto  PEF  

40  𝑘€   259.35  €   250  𝑘€  Costi  operativi  

0.0129  €/𝑘𝑔   0.0032 − 0.0062  €/𝑘𝑔   0.0060 − 0.0077  €/𝑘𝑔  

   La  questione  è  stata  affrontata  al  fine  di  dimostrare  gli  effettivi  benefici  del  recupero  di  calore  e  della  tecnologia  PEF  sia  in  termici  economici  sia  qualitativi  e  fare  in  modo  che  tali  metodologie  possano  essere  utilizzate  su  larga  scala  nell’industria  alimentare.  Di   conseguenza,   parte   di   questo   lavoro   è   stata   dedicata   ad   esplorare   le   possibili  applicazioni  del  PEF  come  trattamento  per  la  promozione  della  permeabilizzazione  non  termica   della   membrana   cellulare   del   prodotto   in   trasformazione   e   compiere   una  valutazione  quantitativa  dell'efficacia  e  dei  costi  del  processo.  Da  questo  punto  di  vista,  sono   stati   ottenuti   risultati   interessanti   che   aprono   nuove   alternative   di   processo  all’industria   alimentare.   Naturalmente,   non   tutte   le   domande   fondamentali   hanno  

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trovato   risposta,   tuttavia,   è  possibile   trarre  alcune  utili   conclusioni   al   fine  di  dare  una  direzione  più  precisa  per  ulteriori  lavori.  Le  seguenti  dichiarazioni  finali  possono  essere  formulate  sulla  base  del  lavoro  svolto:    

Ø Il  trattamento  HTST  senza  recupero  d  calore  si  conferma  essere  un  trattamento  ad  alto  consumo  energetico  e  quindi  con  costi  operativi  elevati.   Inoltre,  a  causa  delle  elevate   temperature  di  processo  anche   la  qualità   finale  del   succo  di   frutta  potrebbe  risultare  compromessa.    

Ø In   trattamento   HTST   con   recupero   di   calore   mediante   l’introduzione   di   uno  scambiatore   rigenerativo   consente   di   ridurre   i   modo   significativo   i   consumi  energetici  e,  quindi,  costi  operativi  .  Tuttavia  resta  da  valutare  la  qualità  finale  del  prodotto  a   causa  del  prolungarsi  dei   tempi  di  permanenza  del  prodotto  ad  alte  temperature.    

Ø Il   trattamento   innovativo   con   campi   elettrici   pulsati   come   alternativa   ai  trattamenti  termici    di  pastorizzazione  convenzionali,  consente  una  significativa  riduzione   dei   costi   di   esercizio   rispetto   al   trattamento   HTST   senza   recupero   a  fronte,   tuttavia,   di   un   investimento   iniziale   più   elevato.   Rispetto   invece   al  trattamento  HTST  con  recupero  di  calore,   i  costi  di  esercizio    stimati  per   il  caso  con  PEF  sembrano  leggermente  più  elevati.  Tuttavia,  questo  gap  potrebbe  essere  colmato   considerando   che   è   possibile   immaginare   un   recupero   di   calore   dal  prodotto   in   uscita   dalle   celle   PEF.   Inoltre,   sula   base   dei   dati   di   letteratura,  essendo   la   pastorizzazione   mediante   PEF   essenzialmente   un   trattamento   di  pastorizzazione   a   “freddo”,     la   qualità   del   succo   ottenuto   dovrebbe   essere   più  elevata   rispetto   a   quella   dei   trattamenti   termici   tradizionali   così   come   sui  dovrebbero  essere  ridotti     i   fabbisogni  di  acqua  di   raffreddamento  necessaria  a  portare  il  succo  alla  temperatura  di  stoccaggio.  

 Indipendentemente   dalle   soluzioni   proposte   appare   necessario   diffondere   tra   gli  imprenditori   l’adozione  di  pratiche  e   comportamenti   tesi   a  qualificare  e   valorizzare   la  produzione   attraverso   l’impiego   di   nuove   tecnologie   che   garantiscano   una   maggiore  sostenibilità  dei  processi  e  un  minore  impatto  ambientale.  Ci   si   augura   che   le   informazioni   raccolte   in   questo   studio   possano   fornire   spunti  interessanti  per  il  miglioramento  dei  processi  di  trasformazione  e  siano  un  riferimento  per  il  futuro  della  produzione.    

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