l'intervista del patriarca su "laudato sì" pubblicata da "gente veneta"

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L'intervista di Francesco Moraglia sul documento di Papa Bergoglio sull'ambiente

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  • 1

    Ad una prima lettura lenciclica Laudato si appare meno scontata ed

    etichettabile di quanto certi giudizi troppo anticipati facessero pensare... Lei che

    impressione ne ha avuto?

    Lappassionata riflessione di Papa Francesco - che lui stesso definisce "gioiosa e

    drammatica" - costituisce unanalisi puntuale delle varie problematiche e

    contraddizioni che caratterizzano il nostro tempo: siamo dinanzi a una

    globalizzazione ben lontana daver trovato, a tutti i livelli, un suo reale governo. Non

    si tratta comunque, in alcun modo, di unenciclica scontata; tuttaltro! Il Papa,

    infatti, non si limita ad indicare i dissesti ecologici e ambientali che sono sotto gli

    occhi di tutti ma ricerca la radice dei problemi che li hanno prodotti. Consiglio di

    leggere - senza pregiudizi - il testo, soffermandosi in particolare sul terzo e quarto

    capitolo: La radice umana della crisi ecologica e Unecologia integrale. I titoli

    dicono gi la volont dandar oltre una generica e scontata denuncia, impegnandosi

    in una reale fondazione del discorso a livello antropologico ed etico. Sottotraccia,

    emergono i grandi temi della dottrina sociale cristiana e tra essi il bene comune, la

    destinazione universale dei beni - e, soltanto dopo, il diritto alla propriet - e poi i

    principi di solidariet e sussidiariet.

    Non sono mancate voci critiche rivolte a Papa Francesco e alla sua scelta di occuparsi

    del tema ambientale. Eppure non certamente unenciclica in cui Dio sia messo tra

    parentesi anzi Come rispondere a queste obiezioni? E qual il migliore contributo

    che la fede pu offrire alla cura della casa comune?

    Chi legge l'enciclica, senza fermarsi a titoli o articoli dei giornali, non potr non

    cogliere sia la posizione sia la portata del secondo capitolo intitolato Il vangelo

    della creazione. Proprio qui Papa Francesco invita con forza gli stessi scienziati ad

    allargare lo sguardo e ampliare gli orizzonti, permettendo cos che la ragione si lasci

    fecondare e purificare dalla fede in modo desser condotta oltre se stessa, pur

    rimanendo se stessa. Vi qui continuit tra Francesco e Benedetto XVI che, nella

    Deus caritas est, scriveva che la fede ha la sua specifica natura di incontro col Dio

    vivente - un incontro che ci apre nuovi orizzonti molto al di l dellambito proprio

    della ragione (la fede) al contempo una forza purificatrice per la ragione stessa

    (Deus caritas est, n. 28). Papa Francesco rilancia e sulla questione ecologica annota

    che la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realt, possono

  • 2

    entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe (Laudato si, n. 62). Il

    Santo Padre, infine, riserva passaggi bellissimi in cui ricorda come luomo non sia Dio

    e come la terra che abita esistesse gi prima di lui e a lui sia semplicemente affidata

    (n. 67). La fede nel Dio di Ges Cristo ci d la certezza che solo Lui - e non noi -

    l'unico, lonnipotente, il creatore, il vero padrone del mondo; altrimenti, luomo

    tender sempre a imporre alla realt le proprie leggi e i propri interessi (n. 75).

    Nellenciclica troviamo una critica fortissima allattuale sistema di sviluppo e di vita.

    C bisogno, dice il Papa, di una generale conversione ecologica. Quali sono, a suo

    giudizio, i punti pi urgenti?

    Nel denunciare gli immensi interessi economici e finanziari che non consentono

    unequa ridistribuzione della ricchezza mondiale, Papa Bergoglio non usa mezzi

    termini e ripropone, pi volte, lespressione "inequit" da lui gi usata in Evangelii

    gaudium e che qui assume la qualifica "planetaria" perch riguarda la sempre pi

    squilibrata distribuzione delle risorse del pianeta. Riprende poi alcuni temi che gi

    aveva toccato; mi limito a indicare la denuncia contro un mercato che sillude di

    risolvere tutto mentre non pu farlo perch "da solo non garantisce lo sviluppo

    umano integrale e l'inclusione sociale" (Laudato si, n. 109). Sullo sfondo c la critica

    radicale al dominio incontrastato del "paradigma tecnocratico" che il Papa definisce

    omogeneo e unidimensionale e che conduce ad abusi di potere dell'uomo

    sull'uomo, sulla natura e, anche, a molteplici e deleterie forme di relativismo etico;

    un potere che travolge e stravolge luomo e dal quale bisogna difendersi e...

    resistere. Per dirla con Francesco, "quando la cultura che si corrompe e non si

    riconosce pi alcuna verit oggettiva o principi universalmente validi, le leggi

    verranno intese solo come posizioni arbitrarie e come ostacoli da evitare" (n.123 ). E

    questo il punto pi delicato per la conversione.

    Si parla di una visione integrale dellecologia a cui non pu essere estranea la

    difesa della vita e nemmeno la valorizzazione della differenza sessuale

    (uomo/donna). Un collegamento non sempre facile e che non si ritrova sovente

    Potrebbe diventare laspetto pi originale, anche se magari non molto evidenziato,

    dellenciclica?

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    Lenciclica, in talune parti, costituisce un contributo coraggioso per unecologia che

    sia realmente degna delluomo; il Papa non parla di ecologia ambientale slegandola

    da quella umana e tutti ne dovremo tenere conto. Francesco esprime un pensiero

    ecologico che mai cede alla deriva ideologica, rimanendo sempre in dialogo con

    tutta la realt. Faccio solo alcuni esempi che costituiscono altrettanti inviti a

    riflettere: "Quando non si riconosce nella realt stessa l'importanza di un povero, di

    un embrione umano, di una persona con disabilit difficilmente si sapranno

    ascoltare le grida della natura stessa. Tutto connesso" (Laudato si, n.117); poco

    dopo si ribadisce con forza che "non neppure compatibile la difesa della natura con

    la giustificazione dell'aborto" (n.120) e, ancora, a proposito della differenza

    sessuale, dice che apprezzare il proprio corpo nella sua femminilit e mascolinit

    necessario per poter riconoscere s nellincontro con laltro diverso da s. Pertanto

    non sano latteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perch

    non sa pi confrontarsi con essa (n. 155). Il nostro grazie va a Papa Francesco

    perch ci aiuta ad avere una visione globale dell'uomo, considerato sempre in

    relazione con Dio e il creato.

    Problematiche globali e locali. Papa Francesco mette in evidenza come, oltre alle

    soluzioni su larga scala, risultano vincenti anche quelle azioni di piccole comunit che

    hanno a cuore i destini del proprio territorio. Venezia, nonostante la complessit

    delle sue problematiche ambientali, pu proporre alcune buone pratiche?

    Lenciclica qui ci priva di facili e comodi alibi in quanto, innanzi alle grandi questioni

    mondiali e in cui sono in gioco interessi planetari, possibile chiamarsi fuori

    dichiarando la propria impotenza di fronte a un gioco troppo grande Il Papa ci

    ricorda per che, anche personalmente, siamo chiamati a fare la nostra parte,

    perseguendo nuovi comportamenti e stili di vita sia a livello personale che familiare

    ed educativo. Da anni, in molte diocesi, e anche nella nostra, ci si interroga proprio

    sugli stili di vita pi virtuosi in rapporto alla convivenza civile e allambiente che

    abitiamo; si danno, cos, scelte personali, familiari e proposte educative, rivolte in

    particolare ai giovani, che mettono al centro la persona, considerata nella sua

    dignit e non legandola al riconoscimento di sue particolari prestazioni o valori,

    ossia a quanto vale o produce; si tratta, in tal modo, di custodire, formare e coltivare

    nuovi stili di vita, mentalit nuove e un sano spirito critico, per una vita pi

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    rispettosa di tutto luomo, di tutti gli uomini e dellambiente. Per Venezia, per la sua

    storia e per la sua conformazione, questenciclica assume un valore particolarissimo;

    ad esempio i flussi dellalta e della bassa marea ci ricordano, ad ogni salire e

    scendere delle acque, quanto importante tradurre nel nostro contesto cittadino -

    cos fragile - ritmi e standard di vita sostenibili, sapendosi dare dei limiti e

    riscoprendo, in termini di scelte, la vocazione della nostra citt. Lenciclica ci aiuta -

    soprattutto in alcuni suoi passi - a farci ancor pi carico della citt, rendendoci pi

    attenti e sensibili ai temi che il Papa solleva. Alcune parole sembrano scritte proprio

    per la nostra citt e il nostro territorio, in particolare per la Venezia dacqua e la

    zona industriale di Marghera: Quando parliamo di ambiente facciamo riferimento

    anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la societ che la abita. Le

    ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono unanalisi del funzionamento

    della societ, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di

    comprendere la realt(Laudato si, n. 139). La vita della nostra citt sempre in

    bilico tra equilibri e dinamismi da verificare, ristabilire e talvolta da reinventare;

    importante, quindi, non solo latteggiamento delle singole persone ma anche e

    soprattutto dellintera comunit.

    L'enciclica, la nostra diocesi e il nostro territorio: emerge gi qualche riflessione in

    merito?

    Se pensiamo alla situazione della citt, realmente posta sullacqua, vediamo

    immediatamente come lenciclica abbia da dire cose particolari a noi veneziani. In

    primis circa la salvaguardia della citt ma, anche, circa il rapporto turismo / cultura /

    grandi eventi e residenzialit quotidiana; tutto si lega in un corretto utilizzo e

    mantenimento del bene della laguna e del nostro territorio ad essa cos legato. Ma,

    al di l della specificit veneziana, bisogna farsi carico dei grandi temi della giustizia

    sociale e dell'accoglienza del povero, nelle sue varie sfaccettature odierne. La Chiesa

    che in Venezia chiamata a fare la sua parte e grandi sono le responsabilit, in

    primo luogo, per chi ha il compito di amministrare, anche se tale impegno deve

    sempre qualificare quanti hanno a cuore le vicende e il futuro della citt e del suo

    territorio. Venezia citt unica al mondo, insediamento urbano pregiatissimo,

    "casa comune" che tutti devono custodire al meglio per le sue caratteristiche

    irripetibili e che la rendono laboratorio privilegiato, sempre aperto, dove si possono

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    verificare - nel senso etimologico del render vero - sia lo spirito sia la lettera

    dellenciclica.

    Papa Francesco tocca grandi questioni ambientali ma anche piccole scelte di vita

    quotidiana: ce n una che lha colpita particolarmente e che invita a prendere in

    considerazione? E Lei, Patriarca, in che cosa ha cambiato, in questi ultimi anni, il suo

    stile di vita in senso pi eco-sostenibile?

    Ormai da molti anni - e per quanto dipende da me - ho scelto dusare con pi

    attenzione lacqua potabile, risorsa prima e bene essenziale dellintera lumanit. E -

    sempre per quanto dipende da me - ho scelto di ridurre, in inverno, luso del

    riscaldamento e, in estate, dei condizionatori. Sono piccole scelte di vita, legate allo

    sguardo di fede e di ragione di cui si precedentemente accennato; per un verso

    rispondono ad urgenze prettamente sociali (piano della ragione) in quanto le risorse

    della natura sono di tutti mentre, sul piano della fede, rispondono ad un bisogno

    soprannaturale di condividere beni che, alla fine, provengono dal Dio creatore. un

    tentativo, potremo dire, di adeguare le sette opere di misericordia corporali

    insegnateci dal Catechismo.

    L'editoriale di GV, nellultimo numero, suggeriva che la nuova enciclica sia portata

    nelle periferie dei ricchi e comunque vada in uscita, dove ci sono i perplessi e i

    critici. Condivide?

    Un messaggio soprattutto utile l dove non ancora arrivato, l dove meno

    compreso e dove non se ne percepisce il bisogno. Daltra parte, il Papa muove da

    unevidenza che non richiede uno speciale sguardo di fede: le sofferenze e le ferite

    sono il risultato prodotto da una cultura individualista, autoreferenziale e, alla fine,

    consumista; si cos generato un mondo diviso in ricchi, pochi e sempre pi ricchi, e

    di poveri, tanti e sempre pi poveri, fino a generare la societ degli emarginati, degli

    esclusi, dello scarto. Certamente le grandi encicliche sociali, destinate a parlare in

    modo profetico alle donne e agli uomini di un determinato momento storico, vanno

    contro il pensiero unico dominante e, quindi, faticano a farsi strada; penso alla

    Populorum progressio del beato Paolo VI, alla Evangelium vitae e alla Veritatis

    splendor di san Giovanni Paolo II e, pi recentemente, alla Deus caritas est di

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    Benedetto XVI. Di fronte al pregiudizio possibile fare poco perch il pregiudizio

    come lideologia: muri insuperabili. Se, invece, si tratta di una critica onesta e

    sincera o di perplessit che, per, sa ascoltare le ragioni altrui - nel nostro caso le

    ragioni dellenciclica - allora credo che critici e perplessi debbano essere gli

    interlocutori privilegiati verso cui andare senza timori e, anzi, dando la precedenza.

    Alcune voci critiche dicono che il modello di sviluppo proposto dal Papa avrebbe la

    conseguenza di impoverire milioni di persone gi in condizioni di disagio. Si parla di

    "manifesto anti-capitalista" e di un invito alla decrescita che avrebbe gi

    dimostrato dessere funesta e non virtuosa. Che ne pensa?

    Alcune voci di chi vive in paesi ricchi - il cosiddetto mondo sviluppato - sostengono

    che le frange elitarie del movimento ambientalista, alla fine, otterranno questo

    risultato: energia e altre risorse saranno ancora pi costose per i popoli poveri e il

    Papa contribuir proprio a questo Ma, al contrario, Papa Francesco mira ad un

    equilibrio dei rapporti tra i popoli e gli uomini ad ogni livello - personale, sociale,

    planetario - ponendo luomo, soprattutto quello pi fragile, al centro e, secondo tale

    prospettiva, si tratta di dare forza ad unantropologia e a scelte etiche in grado di

    valorizzare luomo in s e nelle sue relazioni fondamentali. La preoccupazione che

    lo muove quello di arrivare a consentire, finalmente, a milioni e milioni di uomini,

    donne e bambini laccesso allacqua potabile e a condizioni ambientali (climatiche)

    vivibili; insieme allaccesso a fonti energetiche e a politiche internazionali

    economiche pi eque, sono le pre-condizioni per garantire il cibo a milioni e milioni

    di esseri umani. in gioco, quindi, oltre alla solidariet che lega le generazioni fra

    loro, anche una rinnovata solidariet intra-generazionale a livello planetario che

    riguarda non un domani lontano ma il nostro oggi. Papa Francesco, con molto

    realismo, ci ammonisce a percorrere questa strada e le sue parole devono far

    riflettere tutti, credenti e non credenti: Non perdiamoci a immaginare i poveri del

    futuro, sufficiente che ricordiamo i poveri di oggi, che hanno pochi anni da vivere

    su questa terra e non possono continuare ad aspettare (Laudato si, n.162).