lo spallino
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La rivista del tifo spallinoTRANSCRIPT
lo SpallinoANNO 2 - NUMERO 9 - COPIA GRATUITA
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2 L’EDITORIALE di Enrico Testa
Solo per noiAiutiamoC1, il titolo di questo numero de Lo Spallino, è dedicato a noi. Noi che tifi amo la Spal, noi che ci indebi-tiamo facendo un giornale per soste-nere la Spal, noi che facciamo centina-ia di chilometri per andare ad Andria o a Marcianise, noi che il giovedì l’ap-puntamento fi sso è per la partitella di via Copparo, noi che c’eravamo anche in C2, noi che qualcuno cancelli Por-togruaro dalla cartina dell’Italia, noi che la scorsa estate abbiamo provato a risollevare questa nobile decaduta, noi che forza Spal sempre e nonostan-te tutto, noi che l’ovetto ce l’abbiamo tatuato addosso, noi che da sempre an-diamo alla Spal. Noi siamo tanti. E sia-mo veri. Siamo quelli che fanno tutto per amore e per passione rimettendoci in danaro e, di questi tempi, persino in salute. Noi che se ti chiami Lillo, Ce-sare, Bortolo, Red, Gigi, Alessia, Sa-bina non importa. Importa soltanto il tuo cuore biancazzurro e il tuo appor-to alla causa. Tutte cose che attorno a quello squallido muro e a quel “pu-staz” di Marcianise sono state tradite. Ora, però, è inutile fare processi e rivo-luzioni, conti o pronostici. Ora bisogna soltanto salvarsi e basta. Scendere in
campo ogni domenica con i pugni chiu-si, i denti che digrignano, la voglia di spaccare tutto. Ora servono gli uomini prima dei giocatori, gli uomini prima dei tifosi, gli uomini prima dei dirigen-ti. Ora bisogna stare uniti, sperare che la fi ne del campionato arrivi presto e bene grazie al massimo traguardo che è uno soltanto. Fare un punto in più dei playout. Poi ci sarà tempo per di-scutere, contestare, cacciare, dimenti-care. Chi, come me, si è espresso fi n da quest’estate in un certo modo, cioè con ottimismo circa il valore di questa squadra, a parte chiedere scusa per aver sbagliato è ancora più imbufalito, deluso, umiliato. Evidentemente (bel-la scoperta che faccio!) in terza serie la tecnica conta zero se non hai le pal-le e il cuore. Ma lasciamo perdere vi-sto che gli argomenti in primavera non mancheranno di certo. Quello che non deve mancare fi n da questa delicatissima partita è l’impe-gno, la voglia, la grinta, l’unità. Altri-menti ci rimetteremo solo noi, solo questa nostra, affascinante, magica maglia e quelli che per questi colori, tutti i giorni, fanno quel che possono per la loro Spal.
Editore: Roberto LabardiDirettore: Enrico Testa
Grafi ca e Stampa: Tipografi a Altedo srl
Collaboratori: Alessandro Orlandin, Andrea Tebaldi, Annalisa Fenzi, Augusto Bolognesi, Daniela Modonesi, Diego Stocchi Carnevali,
Eleonora Manfredini, Federico Pansini, Giorgio Achilli, Luigi Telloli, Marcello Maranini, Natale Patria, Sergio Gessi, Sergio Pesci,
Sergio Ravani, Stefania Andreotti, Beatrice Bergamini,Nicola “Delez” De Leonardis
Direttore Responsabile: Gianpietro TestaFotografi e: Agenzia Business Press
La collaborazione a questo periodo è da considerarsi del tuttogratuita quindi non retribuita. E’ vietata la riproduzione,
anche parziale, di tutto il materiale contenuto.
Iscrizione al Trib. di Ferrara n. 1/2009 del 19/01/2009
2 L’editoriale
DI ENRICO TESTA
3 L’intervento
DI CARLO NESTI
4 Fuoricampo
L’umiltè di “Guidone”
DI DANIELA MODONESI
8 Le immagini
Spal-Reggiana
9 Le immagini
Marcianise-Spal
10 L’intervista
Andrea Gaspari
DI DIEGO STOCCHI CARNEVALI
12 Il vivaio
A CURA DELLA REDAZIONE
14 Approfondimento
Un parere legale
DI ROBERTO LABARDI
17 L’inchiesta
Figli d’arte
DI SERGIO RAVANI
20 L’avversario
Il Foggia
DI DIEGO STOCCHI CARNEVALI
22 La trasferta
Cosenza
DI DIEGO STOCCHI CARNEVALI
24 Qui Paolo Mazza
Spal-Foggia
Trib. di Ferrara n. 1/2009 del 19/01/2
lo Spallino
Sommario
augura a tutti buon Natale e felice Anno Nuovo
lo Spallino
3L’INTERVENTOCarlo Nesti
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ALPHA SYSTEMALPHA SYSTEMdi Ercole Mangiavillano
AMARCORDdi Natale Patria
Genova, 13 Dicembre 1959
CAMPIONATO SERIE A
SAMPDORIA-SPAL 0-2
SAMPDORIA: Bardelli, Vincenzi, Marocchi, Delfi no, Bergamaschi, Vicini, Mora, Recagni, Ocwirk, Skoglund, Cucchiaroni. SPAL: Nobili, Picchi, Catalani, Bozzao, Mi-cheli, Ganzer, Novelli, Massei, Rossi, Balleri, Morbello. Arbitro: Bonetto di Torino. Marcatori: Novelli, Morbello.
Quella di questo campionato è una Spal profondamente rinnovata dal presidente Mazza; siamo alla sesta di campionato, ma i biancocelesti hanno già dimostrato di es-sere una formazione costruita con sapienza calcistica. Dall’Inter, via Triestina, arriva Oscar Massei ingaggiato in comproprietà con diritto di riscatto; dal Livorno arrivano Armando Picchi e Costanzo Balleri, dal Tori-no viene ingaggiato Ganzer, dal Napoli ritor-na alla casa madre Carlo Novelli, dall’Inter arriva anche il portiere Nobili. A comple-tare la rosa “Pampurio” Micheli, Morbello, Bozzao e il compianto Gianni Corelli. Dopo avere espugnato il “Vomero” di Napoli 3 a 0
alla prima di campionato, la Spal si ripete in casa battendo il Vicenza 2 a 1; alla terza sul campo di San Siro l’Inter fatica le proverbiali sette camicie per avere ragione della Spal (2 a 1), le due gare successive registrano una lieve frenata dei biancocelesti: 0 a 0 con l’Alessandria e 1 a 1 contro il Padova. Il 13 dicembre la Spal scende in campo a Genova contro la Sampdoria, è l’occasione giusta per dimostrare il carattere che contraddistingue questa squadra. La Samp attacca a testa bas-sa con il trio Ocwirk, Skoglund, Cucchiaro-ni ma la difesa spallina resiste con ordine e quando il “maestro” Massei lancia sulle fasce laterali i velocissimi Novelli e Morbello, per i difensori doriani sono dolori. La gara si può sintetizzare in due momenti chiave: grande difesa e contropiede velocissimo con le ali spalline che poi risulteranno i marcatori di questa partita. Quello che poi diventerà il ct della Nazionale Italiana, Azeglio Vicini, inter-vistato al termine della gara disse: “Abbiamo cozzato contro un muro difensivo e quando partivano in contropiede sembravano aerei caccia!”.
Che fascino! Da bambino, all’inizio degli anni Sessanta, e al principio dell’era delle fi gurine Panini, rimasi folgorato da una maglia. Era azzurrina, come il cielo, con le maniche inte-ramente bianche, e con i lacci sotto il colletto: la maglia della Spal. Gli occhi di un bambino sono diversi, come ben si sa, rispetto a quelli di un adulto. E sono le “fi nestre” di una sensi-bilità unica, che poi, con il tempo, sbiadisce. Chissà perché... Quella maglia scatenava, in me, il desiderio di possederla. Fu così che, un miliardo di anni dopo, mi capitò un fatto curioso. Seguendo il Parma di Nevio Scala, conobbi Bozzao, vecchia gloria ferrarese, e scopritore di Asprilla in Colombia. Appena lo vidi, mi venne in mente la sua fi gurina, ormai sepolta da troppa polvere nella memoria. Gli feci una corte spietata, perché mi disse che forse, in uno scantinato di casa, custodiva ancora una di quelle vecchie maglie, da lui indossate. Ma il sogno di averla durò poco, perché la sua ricerca risultò vana. Nonostan-te la delusione, io, quella maglia, continuo a vederla nella mia fantasia, e immagino i colo-ri guardando le fotografi e d’epoca, fatalmente in bianco e nero. Quell’azzurrino, la tinta del cielo... quelle maniche interamente bianche... quei lacci sotto il colletto. Bella... e impossi-bile.
* giornalista Rai
Quellamagliasognata...di Carlo Nesti*
La Spal, stagione 1959-60. Da sinistra, in piedi: Maietti, Corelli, Ganzer, Micheli, BalIeri, Massei. Accosciati: Novelli, Morbello, Rossi, Picchi, Bozzao.
L’umiltèdi “GUIDONE”
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Si è spostato di poco dalla sua Forlì, ma Ghetti di strada ne ha fatta parecchiaTanti modelli: da Maradona a Schillacida Maldini a Cannavaro passando per Gandhi. Più di un sogno nel cassetto:avere altri fi gli, non andare più viada Ferrara e magari anche diplomarsicome grafi co pubblicitarioMa ora l’obiettivo primario è quellodi far tornare la vittoria in casa Spal
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pre vigile in fase difensiva, di prevedere con suffi ciente anticipo l’azione degli avversari. E quando serve, divento un po’ più aggressivo”.Traducendo, non lesini falli, se necessa-rio?“Esatto. Se è l’unico modo per bloccare un contropiede o per fermare l’attaccante che ti salta e punta alla porta, ci sta anche un fallo di gioco. Quando sei in campo, la carica ago-nistica si fa sentire, ti rende diverso. L’impor-tante è non perdere il senso della misura”.Hai detto che sai come devi stare in cam-po e nella tua carriera non ti sei fatto mancare niente: terzino destro, centrale di difesa, esterno alto di centrocampo si-nistro o destro, centrale di centrocampo. Qual è, ora, il ruolo in cui ti trovi più a tuo agio?“Agli esordi ero terzino, mentre a Forlì e a Mantova sono stato spostato a centrocampo. A me piacciono entrambi i ruoli, anche se da terzino destro sei più offensivo e puoi spin-gerti un po’ più in avanti. L’anno scorso indos-savo la maglia numero due, invece oggi porto il cinque o il sei, perché ricopro una posizione più di centrale, più difensiva”.E quella collocazione non ti sta stretti-na? Non sei tu il difensore che ogni tanto va in rete?“È un vizio che purtroppo ho un po’ perso. Ma l’istinto mi porta ancora a infi larmi dove vedo lo spazio per il gol. E ogni tanto riesco a segnare!”.Il campionato sta andando maluccio, inu-tile negarlo. Le ambizioni della squadra sono ancora rivolte ai playoff o l’obietti-vo primario sta diventando la salvezza?“Non abbiamo ancora ingranato, ma la Spal è una squadra forte e i nostri obiettivi sono rimasti alti. Credo sia prematuro guardare la classifi ca e ragionare in termini di playoff o di playout. Meglio accumulare quanti più punti possibile. Abbiamo bisogno di fare un fi lotto di vittorie. Notaristefano non parla molto, ma è un gran lavoratore. E le sue idee di gioco mi sembrano buone”.Perché, allora, i risultati non arrivano? Siete troppo pesanti e troppo poco veloci perché è inadeguata la preparazione? An-che la difesa, fi no alla scorsa stagione un baluardo, sembra irriconoscibile.“La preparazione c’entra sicuramente. Con Notaristefano, stiamo infatti lavorando sulle accelerazioni e sulla continuità, per riuscire a reggere il ritmo lungo tutti i novanta minuti. E, come hai detto tu, la responsabilità è an-che di noi difensori: è un dato di fatto che, rispetto allo scorso anno, oggi subiamo un gol ogni due tiri. Ma c’è da dire che la difesa la fa tutta la squadra, attaccanti e centrocampi-sti compresi, che devono saper arretrare. Poi dovremmo creare più occasioni per andare in rete e invece realizziamo ancora poco. Non vuole essere un alibi, ma temo sia pure una questione di annate: ce ne sono in cui la palla non entra mai…”.
Di Diego Armando Maradona – il suo più grande idolo – ha imparato a memoria le ge-sta, a colpi di dvd allegati alla “Gazzetta”, e ha pure avuto le scarpe. Anzi, forse è proprio da quel paio di piccole Puma King che a Gui-do Ghetti è spuntato un certo vizio del gol. Altre inclinazioni, per fortuna, dal Pibe non ne ha ereditate. Poi, con Italia ‘90, nella ca-meretta di “Guidone” dodicenne è comparso il poster di Schillaci. Stessa allergia agli ec-cessi, alle parole di troppo. Magari meno reti di Totò, ma un rapporto senz’altro più sereno con i congiuntivi. Anche se, quando parla di Spal, è soprattutto il condizionale a scandire le frasi di Ghetti. Un po’ per prudenza, com’è normale per un calciatore che ha edifi cato la propria carriera entro un raggio di nemme-no duecento chilometri da casa. Un po’ per scaramanzia, come ci si può aspettare da un veterano che ha girato la boa del quarto anno a Ferrara. E che, dopo oltre cento presenze in biancazzurro, nel progetto spallino ci crede come il primo giorno.Forlì, Mantova, poi di nuovo Forlì, Castel San Pietro e infi ne Ferrara. Il tuo non è precisamente il profi lo di un globetrot-ter…“È vero e la considero una fortuna. Sono ri-uscito a trovare una mia strada anche senza spostarmi molto. Se avessi girato di più, forse avrei avuto un percorso diverso, ma a me va bene così”.Tipica risposta da “Guidone”! Come ti sei meritato questo soprannome?“Risale ai tempi del Forlì. Credo me lo abbia-no appioppato i compagni, per via del mio ca-rattere tranquillo”.È a Forlì che hai imparato a giocare a pal-lone?“I primi tiri li ho fatti alla Sammartinese. Mio padre non aveva nessuna passione sportiva. Al massimo seguiva un po’ il ciclismo, ma cer-tamente non il calcio. Eppure, quando avevo cinque anni, lui e la mamma decisero di iscri-vermi alla Sammartinese per farmi sfogare. Ero un bambino un po’ irrequieto e correvo sempre, tutto il giorno. Da solo, con gli altri bambini del palazzo in cui vivevo, in casa, ovunque”.E quando hai fi nito di sfogarti alla Sam-martinese?“Lì sono rimasto fi no a tredici anni ed è stata quasi una seconda famiglia, per me. Poi ho fatto tanti provini, per il Cesena e per altre squadre della zona, ma non venivo mai sele-zionato. Finché il Forlì non mi ha chiamato negli Allievi Nazionali, dove ho giocato fi no a diciannove anni. Nel 1998 mi sono trasferito al Mantova. Ma quella è una stagione che non mi sono goduto granché. Ero troppo acerbo e non sapevo ancora cosa potevo dare”.Ora che lo sai, come descriveresti ciò che puoi dare a una squadra?“Sono una persona calma e tendo a sdram-matizzare. So come mi devo allenare e come devo stare in campo. Cerco di rimanere sem-
6 FUORICAMPO non solo calcio
Annate storte a parte, ti senti realizza-to?“Sì, certo. Vivere di calcio mi ha garantito buoni guadagni, anche se la serie C non è la A. E poi tanto tempo libero, da dedicare a me stesso e alla mia famiglia. Le società per le quali ho giocato mi hanno sempre aiutato, coccolato persino, facendosi carico di molti problemi al posto mio”.E ti diverti ancora? Anche quando il di-giuno di vittorie si fa prolungato?“Fosse per me, continuerei a fare il calciatore fi no a cinquanta anni. Ho sempre voluto fare questo lavoro e non lo cambierei con nessun altro. Malgrado le rinunce che mi è costato”.Ad esempio?“Non ho fi nito gli studi. A diciotto anni, quan-do ero nel Forlì, ho guadagnato il mio primo stipendio: un milione e ottocentomila lire. All’epoca frequentavo la scuola di grafi ca pubblicitaria, ma il mercoledì e il sabato ero costretto a saltare le lezioni, per non mancare agli allenamenti. Così ho fi nito con l’accumu-lare troppe assenze e non mi hanno ammesso
alla maturità. Quando ho traslocato a Manto-va, non ho potuto recuperare l’ultimo anno, perché là un istituto per grafi ci non c’era proprio. Prima o poi, però, il diploma voglio prenderlo. Anche perché un giorno dovrò appendere le scarpe al chiodo e inventarmi qualcos’altro”.Fuori dal mondo del calcio?“Mi interessano i computer, Internet. Ma non mi dispiacerebbe fare l’allenatore di bambi-ni o in seconda. Il primo allenatore no, non mi sentirei pronto. Devi saper dialogare con tutti, mediare, restare calmo ma anche essere duro, quando è il caso. Troppe cose, insom-ma. Troppe per me, almeno”.Pure tu, come altri tuoi colleghi, inseri-resti le poche amicizie vere tra i pedaggi che il professionismo impone?“Beh, sì. Non ho mai avuto tanti legami in questo ambiente. A parte Stefano Frutti, mio compagno a Mantova, Alberto Maresi, oggi allenatore in seconda del Portogruaro, Cri-stian Servidei, che ho conosciuto a Castel San Pietro e ritrovato alla Spal, Mirco Giorgi del-
la Giacomense, Raffaele Franchini e Marco Agostinelli. Non sono molti, come vedi. Meno male che c’è la famiglia…”.Allora parliamone! Hai già detto che, pri-ma di te, lo sport non scorreva nelle vene dei Ghetti.“Ma adesso i miei genitori e mia sorella Dia-nia vengono spesso a vedermi al Mazza. Mia moglie Jenny invece no: deve badare a Nicole, due anni, e a Carlotta, che ha poco più di un mese. Ci siamo conosciuti nel 1995, quando io avevo diciassette anni e lei quattordici. Dopo la maturità, Jenny mi ha seguito a Mantova – forse la parentesi più bella della mia storia calcistica – e non ci siamo più lasciati. Il cal-cio non ti dà certezze, ma vorrei avere altri fi gli. È troppo bello fare il papà e a Ferrara stiamo benissimo”.Se a Mantova hai vissuto il periodo mi-gliore della tua carriera, quando hai sen-tito di aver toccato il fondo?“Ai playoff di due anni fa, contro il Portogrua-ro, quando siamo passati dallo 0-2 al 3-2. Mai subìto una batosta peggiore! Per fortuna ci
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hanno ripescati”.Sei tra i beniamini della curva. Che im-pressione ti fa vedere sempre meno ban-diere al Mazza?“Trovo assurdo che i tifosi debbano chiedere un permesso per qualsiasi cosa. E mi dispiace soprattutto per gli spallini. Mi hanno voluto bene sin dall’inizio e io ho sempre cercato di ricambiare il loro affetto, dando il massimo. È anche per loro che vorrei restare a Ferrara fi no al momento del mio ritiro”.Intanto rispondi a quest’ultima, fonda-mentale domanda: meglio i cappellacci di zucca ferraresi o mantovani?“I vostri, non c’è confronto! Non mi piace l’amaretto che usano a Mantova”.
8 LE IMMAGINI Spal-Reggiana
Dall’alto, a sinistra:Cipriani abbracciatoda tutta la squadradopo il gol che valel’1-1 fi nale.
Qui a destra:Guido Ghetti, ancorauna volta uno deimigliori in campo.
Sotto: l’incredibilegesto tecnico che haimpedito a Ciprianidi realizzare unafantastica doppietta.
In basso: ancora Cipriani che nei pochi minuti a disposizionesi è rivelato come solito fondamentaleper l’attacco spallino.
A sinistra:Fabio Bazzanisi dispera per una delle occasioni non concretizzate negli ultimi minuti.
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9LE IMMAGINIReal Marcianise-Spal
In alto, a sinistra:i soliti incredibilitifosi spallinipresenti anchea Marcianise.
Nell’altra foto:il gol decisivo realizzato dal Real dei poveri.
A sinistra:Ecco, abbiamo deciso di fermarci qui nella tradizionale foto-storia della partita della Spal.Impossibile infatti trovare altre immagini di gioco visto che i giocatori spallini, in pratica, è come se non avessero giocato.
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10 L’INTERVISTA Andrea Gaspari
l’eterna promessaGASPARI
di Diego Stocchi Carnevali
Cosa ti ricorda il 19 maggio del 2007?“E’ stato il giorno del mio esordio in serie B! (ride). Giocavo a Brescia, in panchina c’era Cosmi e mi fece entrare gli ultimi venti minu-ti. Fu un esordio positivo, benché sia rimasto l’unico in categoria, vincemmo 1-0 con gol di Serafi ni (oggi alla Pro Patria) in un campo dif-fi cilissimo come quello di Bologna”.Tra i tuoi allenatori, di Cosmi conserve-rai un ricordo certamente particolare.“Mi ricordo che era il periodo in cui il trio della Gialappa’s lo prendeva ripetutamente in giro anche se non lo imitava poi così bene: quella voce così roca e profonda lui ce l’ha solo quando parla a voce bassa altrimenti ha una voce normale. Ogni tanto si prendeva in giro anche da solo al campo. Con lui lavora-vamo al massimo per novanta minuti a seduta ma in quel poco tempo dovevamo dare tutto e se possibile anche quello che non avevamo. Riusciva a motivarci tutti allo stesso modo e ha sempre avuto una particolare attenzione per i più giovani che non ha mai accantonato preferendogli ad esempio i giocatori già affer-mati. Certo c’era Lima (ex Bologna e Roma) che magari il mister prendeva come punto di riferimento perché è giusto che in campo ci sia un uomo che sappia guidare la squadra come potrebbe fare l’allenatore, ma questo succede dappertutto. Era un bel Brescia con Hamsik, Possanzini, Zoboli, Mannini, Viviano, gente che ora gioca stabilmente in serie A o quasi”.
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Ha fatto tutta la trafi la nel vivaiodel Brescia fi no al debutto in primasquadra con Cosmi in panchinaEra il Brescia di Hamsik, VivianoPossanzini, Mannini e tanti altrigiocatori oggi in serie A. Eppurea Ferrara, complici anche gli infortuniAndrea non è ancora riuscito a sfondare
11L’INTERVISTA
effetto ti ha fatto?“Sono tanti chilometri e non è mai facile. Per me è molto più semplice per i ragazzi che fanno il percorso inverso, che dal sud salgo-no al nord: loro partono a tredici, quattordici anni, sembra peggio perché si è più bambini a quell’età ma se ci pensi a tredici anni non hai ancora avuto modo di crearti quelle situa-zioni come gli amici, la ragazza e altre cose che invece un diciottenne ha già. Quando sei ancora un bambino sei logicamente meno consapevole, c’è il distacco dai genitori ma se vuoi fare il calciatore sei obbligato a seguire questo percorso perché al sud non ci sono i settori giovanili che ci sono al nord, almeno per ora. Per me è stato un inizio non facile a Manfredonia, l’allenatore era Novelli e non credeva per niente nei ragazzi: alla fi ne ho fat-to appena cinque presenze risentendo anche di un problema abbastanza fastidioso come la pubalgia, probabilmente per colpa del terreno sintetico su cui ci allenavamo. Come ambien-te invece nulla da eccepire. Tra i sipontini ho conosciuto Milan (Bortel) e ho vissuto in una bellissima città, calorosa come poi sono tutte le realtà del sud: in casa avevamo costruito il nostro piccolo “fortino” e non ci batteva qua-si nessuno, mentre fuori faticavamo tanto, un po’ il contrario di quello che oggi succede qui alla Spal”.Ti rivedi più in Lorenzi o più in Zambo-ni?“Non ho caratteristiche particolari che rispec-chino più uno e meno l’altro: ho qualcosa di entrambi secondo me ma devo ancora tirarle fuori del tutto. Se sapessi come erano loro quando avevano la mia età allora potrei fare un confronto vero e dire a chi dei due potrei assomigliare di più”.Dopo un anno trascorso aggregato alla Berretti di Beppe Brescia ti senti pronto per giocare in prima squadra?“Quando arrivò la chiamata del mio procu-ratore che mi informava dell’interesse della Spal non mi posi neanche il problema se avrei giocato oppure no: sapevo che sarei arrivato in una società blasonata con davanti gioca-tori da cui avrei dovuto solo imparare. Direi una bugia se ti dicessi che mi sta bene stare a guardare, ma devo avere pazienza perché qui a Ferrara abbiamo la fortuna di sentirci tutti importanti allo stesso modo, dove la differen-za tra chi gioca e chi no non si sente affatto. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti, sta a noi dimostrare alla città che le nostre non sono parole”.
La tua storia da calciatore inizia in uno dei settori giovanili più importanti d’Ita-lia, quello delle rondinelle.“Ho cominciato a otto anni e ho fatto tutta la trafi la sino alla prima squadra. Conservo un bellissimo ricordo di Massimo De Paoli che ho avuto come allenatore nei Giovanissimi Nazionali, fi glio dell’ex giocatore della Juven-tus con cui avevo instaurato veramente un bel rapporto. Col passare degli anni poi ho cono-sciuto mister Montorfano (ex centrocampista della Cremonese) negli Allievi Nazionali e in-fi ne Luciano De Paola che era alla guida della squadra Primavera. Indubbiamente le fonda-menta per diventare calciatore le ho costruite con dei grandi professionisti”.Ai giovani succede non di rado di iniziare in un ruolo e poi essere “convertiti” in un altro con il passare del tempo: è suc-cesso anche a te?“Quando sei giovane sei come un pezzo di argilla che sta poi ai tuoi allenatori saper pla-smare e trasformare a seconda delle capacità che vedono in te o anche solo alle potenzialità che si intuisce un giorno potresti avere. Lavo-rare con i giovani è diffi cile per questo, ci vuo-le pazienza e tanta fortuna. Nasco centrocam-pista centrale, non troppo veloce e neanche tanto dai piedi buoni. Fu mister Montorfano a schierarmi per primo in difesa più per ne-cessità che per altro, me la cavai abbastanza bene evidentemente perché da allora è rima-sto questo il mio ruolo”.Da bresciano doc ci sarà una rivalità tut-ta particolare con l’Atalanta.“Una sana rivalità sportiva c’è sempre stata e ci sarà sempre, un male quando trascende in altro che non ha a che fare con la compe-tizione sul campo. C’è un episodio della mia carriera legato a questo derby che ricordo ancora. Giocavo negli Allievi Nazionali che disputavano le partite il sabato pomeriggio. Venni convocato per la prima volta nella squadra Primavera proprio per quella giorna-ta di campionato che sarebbe però scesa in campo la domenica e sempre di pomeriggio. In entrambe le categorie era in programma Brescia-Atalanta e io volevo giocare con gli Allievi, con i miei compagni di sempre e con-tro i miei amici di sempre ma alla fi ne ho do-vuto rinunciare e ho giocato da difensore con la maglia della Primavera cavandomela anche abbastanza bene”.Un legame veramente forte quello che ti lega a Brescia.“Sono nato e cresciuto lì, vivo tuttora a Bre-scia dove torno ogni week-end e rivedo gli amici più cari che giocano a calcio come me tra i professionisti (come l’attaccante Tiboni ex Verona oggi all’Atalanta e il difensore Ber-gamelli), un tempo avversari di tante epiche battaglie sul campo quando eravamo ancora nelle giovanili. Ho lasciato due volte la mia città sino ad oggi, una volta per andare a Man-fredonia e un’altra per venire a Ferrara”. Andartene di casa per la prima volta che
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“Intanto, scrivete subito che il merito è dei giocatori, mica mio!”. A parlare così è Fabio Massimo Arbusti, nome imponente da impe-ratore, come imponente è la sua voce, quan-do richiama i suoi ragazzi dalla panchina. La panchina è quella della Spal, i suoi ragazzi gli Allievi Nazionali biancazzurri, protagonisti di una prima metà di campionato davvero esal-tante. Dica la verità, mister, se l’aspettava un inizio così? “Come quota punti e, di conseguenza, come posizione di classifi ca ammetto che non me l’aspettavo. Anche se, non conoscendo la for-
za delle avversarie, a inizio torneo è sempre diffi cile fare previsioni. Aggiungo che, in prin-cipio di stagione, la società non ha chiesto a noi allenatori il risultato a tutti i costi; certo è che, quando arrivano non dispiace affatto. La cosa che più conta è provare a giocare un calcio propositivo, curando molto il possesso palla. Per adesso sono abbastanza soddisfat-to”. Ci parli della sua squadra. “Questo gruppo è formato da un nucleo sto-rico di 11-12 ragazzi, alla Spal da quattro, cinque stagioni, al quale è stata integrata l’altra parte della squadra, ossia i nuovi arri-
vati, molti provenienti da altre regioni. Devo dire che l’inserimento di quest’ultimi è stato agevolato dal fatto che i giocatori con noi da tempo, il cosiddetto zoccolo duro, hanno già una spiccata cultura del lavoro, mista a quel-la voglia di imparare, di crescere che risulta fondamentale a questa età, a questi livelli. I nuovi sono stati bravi a recepire velocemente il concetto, come i vecchi sono stati altrettan-to abili a creare il gruppo da subito, dal primo allenamento, ad agosto. Senza affi atamento tra i ragazzi non si va da nessuna parte”. La vostra classifi ca è davvero sorpren-dente. Le vittorie contro Bologna, Par-
12 IL VIVAIO gli spallini di domani
Arbusti... mette le radicinei talenti spallini
a cura della Redazione
Rifl ettori puntati sugli Allievi Nazionali guidati dal tecnicoche di nome fa Fabio Massimovera sorpresa positivadella stagione delle giovanili biancazzurre...“Stiamo andando megliodel previsto ma è meritodei ragazzi. Il nostro dovereè fare un calcio propositivose poi vengono i risultati ovviamente è ancora meglio”
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13IL VIVAIOgli spallini di domani
I protagonisti delle ultime due vittorie degli Allievi Nazionali biancazzurri:dall’alto,KevinBenazzie FilippoFiorini,goleadorin Spal-Piacenza (2-1)
MatteoManzettoche hadecisocon il suogolil derbyin casadellaGiacomense(0-1).
BERRETTIVerona 29; Rimini 26; Bassano 21; Reg-giana 20; SPAL 19; San Marino 18; Ita-la San Marco 16; Crociati Noceto 15; Bellaria 12; Portogruaro 11; Ravenna, Sambonifacese 8; Giacomense 6; Saci-lese 4.
ALLIEVI NAZIONALIParma 24; SPAL, Reggiana 21; Prato 20; Modena 18; Piacenza 17; Mantova 16; Bologna 14; Sassuolo 13; Carrare-se, Lucchese 12; Viareggio 11; Spezia 6; Giacomense 3.
ALLIEVI REGIONALIPROFESSIONISTICesena 26; Parma 25; Crociati N. 21; Modena 19; Ravenna 17; Reggiana 16; Bologna 15; SPAL 13; Sassuolo* 12; Fed. Sammarinese* 9; Bellaria Ig.M. 7; Giacomense 2. (*una partita in meno)
GIOVANISSIMI NAZIONALIFiorentina 36; Empoli 35; Bologna 26; Livorno 22; Modena 20; Parma 19; SPAL, Prato 18; Grosseto, Lucchese 13; Reggiana 12; Spezia 11; Viareggio 9; Sassuolo 7; Carrarese 5; Giacomense 0. (Empoli penalizzata di 1 punto)
GIOVANISSIMI REGIONALIPROFESSIONISTIParma 32; Crociati Noceto 30; Reggiana 28; Cesena 26; Piacenza* 25; Rimini*, Sassuolo*, Bologna* 16; Modena* 14; Ravenna* 13; Bellaria* 12; Fed. Sam-marinese* 10; SPAL* 7; Giacomense** 3. (*una partita in meno; ** due partite in meno)
GIOVANISSIMI PROFESSIONISTIFASCIA B (1997)Reggiana 23; Piacenza, Parma 19; Rimi-ni 15; Sassuolo* 12; Ravenna 9; SPAL 8; Modena* 7; Crociati Noceto 6; Cese-na 3. (*una partita in meno)
LE CLASSIFICHEma e, ultima, quella nel derby contro la Giacomense, rappresentano il fi ore all’occhiello per l’intero movimento giovanile biancazzurro. Orgoglioso? “Indubbiamente ma non credo che il no-stro risultato, e il mio lavoro in particolare, sia superiore a quello che stanno facendo i miei colleghi con le loro squadre. I nostri risultati dimostrano che, negli anni, vi è stato un miglioramento costante e il grup-po dei ’93 ne è la concreta testimonianza. Quindi, il merito è anche degli allenatori che hanno lavorato, in passato, con questi ragazzi”.Scaramanzia a parte, pensa che pos-siate arrivare alle fasi fi nali del cam-pionato? “Io non sono assolutamente scaramanti-co! Posso dire con certezza che la squadra più forte in assoluto è il Parma. Preparata, molto tecnica, gioca un gran calcio; forse sono un po’ leggeri fi sicamente per poter vincere lo scudetto di categoria, ma il pri-mo posto del nostro girone è loro. Per gli altri quattro posti a disposizione ci siamo anche noi. Sarà dura ma ci proveremo fi no alla fi ne”. Che campionato ha trovato?“Questa è la mia seconda stagione con gli Allievi Nazionali e devo dire che quest’an-no non c’è la squadra ammazza-campiona-to, come la Fiorentina l’anno passato. Non è stato un caso se poi i viola sono diventati campioni d’Italia. Nel complesso mi sem-bra che la qualità generale del torneo sia cresciuta, anche se mi sento di dire che si prova a giocare ancora troppo poco la palla. Noi, nel nostro piccolo, proviamo a farlo. A volte ci riesce, a volte meno ma questo è il nostro obiettivo. Infatti, il pos-sesso palla è parte integrante di tutti i no-stri allenamenti”. Per chiudere, ci racconti qualche sim-patico aneddoto sui suoi ragazzi. (Ride) “Ne ho talmente tanti che non saprei da dove iniziare! Per ridere dico sempre ai miei ragazzi che la nostra è una squadra ignorante! Naturalmente scherzo! Una cosa vera è che quest’anno bisogna saper parlare qualche dialetto in più, la nostra è una squadra nordista-sudista, piena di ca-ratteri e sfaccettature diversi. Chi invece è con me da qualche anno conosce il mio modo di scherzare, di giocare con loro. Il rapporto umano è basilare”. Allora, mister, appuntamento alle fasi fi nali! “Ma non è che mi vuole fare diventare sca-ramantico tutto in una volta? Ripeto che sarà dura. La dimostrazione è stata la vitto-ria contro la Giacomense, lottata e soffer-ta fi no alla fi ne. Il messaggio è chiaro: per raggiungere l’obbiettivo ci vuole voglia, en-tusiasmo e grande applicazione”. Caratteri-stiche che l’imperatore Fabio Massimo ha di sicuro. E allora…. forza, piccola Spal!
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Dopo l’ennesima chiusuraalla tifoseria spallina e non soloabbiamo chiesto a un espertol’avvocato Roberto Testa, un pareretecnico e legale sui vari provvedimentiche rischiano di allontanareanche la parte sana dei supportersdai sempre più deserti stadiDalla legge Pisanu alla tessera del tifosoproviamo a capire come ci si può muoverenei meandri della legislazione
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Avvocato Testa, il divieto per i tifosi spal-lini di assistere alla partita Verona-Spal al “Bentegodi” ha scatenato polemiche e proteste; quali sono secondo lei le ragio-ni che hanno portato a questa decisione?“L’aspetto principale dell’attuale e dibattuto argomento è che la “sicurezza negli stadi”, al di là del recupero dei valori e del senso civico degli sportivi nel senso più letterale e nobile del termine, ha fi nito per diventare un serio problema di ordine pubblico, per di più in fase di emergenza. Sullo specifi co caso di Verona-Spal la decisione è stata evidentemen-te assunta in tempi relativamente brevi dal-la Prefettura e dalla Questura di Verona per mezzo dei poteri conferitigli dalla Legge; tali decisioni sono prese sulla base di informazio-ni di polizia ed esigenze di ordine pubblico non sindacabili e che consentono al Prefetto stesso di motivare anche sommariamente i provvedimenti conseguenti; ciò rende ben ar-duo un eventuale ricorso o qualsivoglia con-testazione formale del provvedimento stesso. Tali informazioni sono assunte dalle Questure collegate su tutto il territorio nazionale e che, oltre a esaminare i precedenti specifi ci di epi-sodi violenti, predispongono segnalazioni di tifoserie “a rischio” non solo singolarmente ma anche rapportate ad altre specifi che ti-foserie considerate particolarmente avverse. La Questura poi in quella particolare giornata può anche necessitare dell’utilizzo degli agen-ti in altre manifestazioni contemporanee e vi è anche pertanto da rispettare un criterio di organizzazione di polizia e di priorità di ordi-ne pubblico”.Questa estate il Presidente della Lega Calcio Macalli ha varato i gironi misti nord-sud proprio, a suo dire, per evitare partite a rischio; verrebbe da chiedersi perché Spal e Verona siano state inserite nello stesso girone se già esistevano pre-cedenti tra le due tifoserie.“Va considerata una netta distinzione tra i poteri del Prefetto conferitigli dalla legge e la effettiva consistenza dei poteri della Lega Calcio, organo in tale materia sostanzialmen-te consultivo; è di tutta evidenza che le deci-sioni sotto forma di ordinanze maturate nei casi più importanti anche a seguito di veri e propri vertici tra le forze dell’Ordine, e che spesso scontentano amaramente le tifoserie, sono frutto di informazioni di ordine pubblico riservate e secretate e che pertanto ben dif-fi cilmente possono essere contestate anche per il brevissimo lasso di tempo che passa tra la loro emanazione e la loro esecuzione. La Lega Calcio in tali emergenze viene interpel-lata solo a livello consultivo: nello specifi co non deve essere stato facile il compito del Presidente della Lega nel riuscire ad adegua-re le inderogabili esigenze di ordine pubbli-co, le cui informazioni come detto sono “di polizia”, alle esigenze delle varie società nella conformazione e predisposizione dei gironi del torneo. Evidentemente, per rispondere
alla domanda, non è stato possibile in sede di formulazione dei gironi adeguarsi alle molte-plici esigenze delle parti, evitando combina-zioni di partite nonostante informative poco rassicuranti”.A Ferrara le avversarie della Spal hanno potuto contare sull’apporto del proprio pubblico; al contrario, in questa stagio-ne, i biancazzurri in trasferta hanno do-vuto giocar spesso privi della propria ti-foseria al seguito. Si possono esprimere dubbi sulla regolarità del campionato?“Rispondendo con una battuta si potrebbe dire che la Spal in questo campionato e anche nel precedente ha avuto di certo migliori risul-tati in trasferta davanti al pubblico avverso, di quelli non proprio felici ottenuti giocando “in casa”… Più seriamente, valutando sia da una parte l’importante apporto morale al giocato-re che scende in campo che una tifoseria può conferire, e dall’altra considerando quell’or-goglio individuale che si accende nel calciato-re quando deve cimentarsi in campo avverso e che spesso lo induce a dare il meglio di sé , non si può affermare che in qualche modo il campionato possa essere considerato “falsa-to”. Non intravedo giuridicamente e sportiva-mente alcuna possibilità di reclamo”.Una società o un’associazione di tifosi potrebbero in ipotesi chiedere anche giu-dizialmente un risarcimento danni per le conseguenze del Decreto e delle sue li-mitazioni?“Sull’innegabile danno arrecato alle società (comunque già gravate dalla nota responsabi-lità oggettiva) e alle tifoserie è stato a lungo dibattuto anche nelle sedi giudiziarie; a tute-la dei “consumatori” tifosi sono stati avviati procedimenti contenenti richieste di risarci-mento danni, sostenendo che la violenza negli stadi non vada addebitata ai veri tifosi e che molteplici responsabilità vadano ravvisate anche a carico degli organi dello Stato. In so-stanza, si argomenta che molti provvedimenti da ricondursi all’esecuzione del decreto “Pi-sanu” pur giustifi cati dall’emergenza violenza, abbiano rappresentato un’ingiusta punizione per milioni di tifosi onesti, corretti e incolpe-voli che amano la squadra e rispettano i valori dello sport. Non si può – affermano le asso-ciazioni legate alle tifoserie – punire un’intera popolazione sportiva sparando nel mucchio, lanciando il segnale che le istituzioni non sono in grado di assicurare ordine pubblico e sicurezza, dentro e fuori dagli stadi”.Allora non è solo un problema sportivo e di ordine pubblico, ma anche e soprattut-to sociale.“A mio avviso i veri problemi dei giovani di oggi che esprimono il loro forte disagio so-ciale attraverso la violenza negli stadi di cal-cio sono da individuare e tentare di risolvere nell’ambito educativo della stessa società in cui viviamo; per questi motivi i tentativi che le Istituzioni dello Stato fanno attraverso leg-gi di “emergenza” – laddove sono evidente-
Il decreto legge denominato “decreto Pisanu” è stato emanato e convertito nel-la Legge n° 210/2005 sull’onda emotiva dei tragici disordini presso lo stadio di Catania nei quali trovò la morte l’Ispetto-re di Polizia Filippo Raciti, quale risposta delle Istituzioni dello Stato all’ormai intol-lerabile fenomeno delle ripetute manife-stazioni di violenza negli stadi di calcio.Nel corso della loro attuazione i conte-nuti del “decreto Pisanu” hanno subìto vari emendamenti e modifi che, né inte-gralmente e correttamente i suoi detta-mi sono di fatto stati applicati, come ad esempio la “tessera del tifoso”.
La decisione normativa relativa alla cosid-detta “tessera del tifoso” la cui applicazio-ne è stata fortemente voluta dal ministro Maroni, è fra le varie quella che ha mag-giormente trovato contestazioni e dissen-si in particolare nel mondo degli Ultras ed è stata varata con il Decreto Ministeriale dell’agosto di quest’anno, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) entrare in vi-gore dalla prossima stagione 2010-2011.Trova il suo fondamento sull’art. 9 del-la Legge 41 del 2007 che fa divieto alle società responsabili della emissione, di-stribuzione e vendita dei biglietti di ac-cesso agli stadi, di emetterne e venderne a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di Polizia ovvero a soggetti che siano stati comunque condannati an-che con sentenza non defi nitiva per reati commessi in occasione o a causa di ma-nifestazioni sportive.
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mente mancate la famiglia o la scuola intese in senso istituzionale – e le conseguenti limi-tazioni a tutti i cittadini che i provvedimenti normativi hanno come propria caratteristi-ca, devono a mio avviso essere sopportati di buon grado da quei tifosi “corretti”, come male necessario per riuscire a raggiungere lo scopo di repressione del fenomeno violento e di rieducazione dei partecipanti in ogni forma al mondo dello sport”. In Inghilterra il fenomeno violenza negli
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stadi è stato sostanzialmente circoscrit-to; siamo noi italiani pronti ad imitare questo modello inglese che non è solo di impostazione normativa ma anche di cul-tura sportiva?“Nel Decreto “Pisanu” sono state inserite nor-me relative alla repressione dei tifosi più faci-norosi e violenti ispirate proprio al “modello inglese”, laddove come è ben noto le Istituzio-ni hanno dovuto fare i conti con il devastante fenomeno degli “hooligans”, piaga che è stato possibile curare a livello istituzionale e giu-diziario attraverso l’applicazione seria di un principio che purtroppo nel nostro Paese si può defi nire latitante che è quello della cer-tezza della pena. E’ proprio la mancanza di tale fondamentale principio di diritto penale che rende arduo e spesso inutile il compito del legislatore che, anche individuando ed arrestando i più “scalmanati” ed inibendogli l’accesso agli stadi, spesso non riesce a sco-raggiare il ripetersi ed il reiterarsi del pro-blema. Vi è poi, condividendo l’impostazione della domanda, un serio problema in Italia di cultura individuale dello sport. Va detto già a livello generale che il popolo italiano di tem-peramento mediterraneo non ha mai avuto e ben diffi cilmente potrà avere in futuro il senso civico tipico delle popolazioni del Nord Euro-pa. Penso anche alle attualissime, intollerabi-li manifestazioni di razzismo verso i giocatori di colore espresse con cori e striscioni negli stadi italiani. Il decreto “Pisanu”contiene in realtà numerose ed effi caci norme di dura re-pressione di tali fenomeni ma sono solo ten-tativi dello Stato di correggere una mentalità decisamente sbagliata”.Nella stagione 2010-2011 sarà introdotta la “tessera del tifoso”. Da più parti ven-gono espressi dubbi sulla sua legittimità. Cosa ne pensa?
“Questo particolare provvedimento, tra i vari assunti in legislazione d’emergenza, va a col-pire in particolare l’individuo e potrebbe rite-nersi in contrasto con principi costituzionali quali la uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e la illegittimità costituzionale delle di-scriminazioni individuali; in sostanza, secon-do i più accesi contestatori, rappresenterebbe una forma di schedatura da “stato di polizia” incostituzionale perché colpirebbe chi ha già pagato il suo debito con la giustizia penale e sportiva ed inoltre in quanto di fatto nega l’in-gresso allo stadio a chi è stato colpito negli ultimi 5 anni da D.A.S.P.O. (divieto di acces-so a manifestazioni sportive); di certo, nella pratica, “la tessera del tifoso” non sarà un programma di facile attuazione e certamente vedrà depositare di volta in volta numerosi ricorsi in sede giudiziaria contro la sua man-cata concessione. A mio avviso tale ulteriore tentativo delle Istituzioni di allontanare ove possibile le frange - comunque minoranze - di tifosi violenti dagli stadi, si può interpretare con favore, trattandosi pur sempre di una norma di emergenza che, se attuata con il giu-sto criterio e rigore, consentirà a quei tifosi considerati “buoni e corretti” di poter seguire la propria squadra anche nelle trasferte più “calde”, cosi’ selezionando la presenza agli stadi in favore di coloro che dimostrano di aver compreso la vera essenza delle manife-stazioni sportive, basata sì sull’agonismo an-che “robusto”, ma sempre nel rispetto dell’av-versario e lontano da ogni forma di violenza fi ne a se stessa”.
17L’INCHIESTAprima puntata
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Cesare e Paolo Maldini sono l’esempio più eclatante di una dinastia di calciatori di suc-cesso. Nel loro caso, il fi glio ha addirittura superato in bravura il padre. Chissà che non succeda anche a qualche fi glio degli attua-li calciatori della Spal; per il momento, loro giocano solo per divertirsi, senza pensare ad altro, com’è giusto che sia per tutti i bambini.
BEDINEntrambi i fi gli di Maurizio Bedin giocano nel Cadoneghe, vicino a Padova. Christian (8 anni, categoria “Pulcini”) è un formidabile at-taccante, stando a ciò che racconta.So che segni tanti gol: mi descrivi il tuo gol più bello?“Una volta ho fatto un gol da centrocampo di sinistro all’incrocio dei pali, e abbiamo vinto 14 a 0.” Allora siete fortissimi, tu e la tua squadra: ma sei più bravo tu o papà?
“Io, però quando giochiamo insieme, vince lui perchè è più grosso!”In quale squadra vorresti giocare
da grande?“Nel Bologna!” è la spiazzante
risposta.In sottofondo si sente la
voce incredula del padre che chiede al fi glio: “Ma
perché proprio il Bo-logna!?” E Christian continua imperterrito:
Piccoli calciatorispallini crescono
Ecco chi sono i fi gli d’arte più famosidei protagonisti biancazzurriDai piccoli Bedin a Tommaso Centida Cecilia Capecchi a RiccardoMelis passando per NiccolòNotaristefano, Marco Lazzarinie Alessandro Ceramicola Sogni, speranze e… Spal
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Centi con il fi glio Tommaso.
18 L’INCHIESTA prima puntata
“Perché è vicino a Padova!”Il concetto si presta a qualche obiezione, e quindi provo a smontarlo con un’affermazio-ne che credo possa risultare vincente.Guarda, Christian, che Ferrara è a metà strada tra Padova e Bologna, quindi è più vicina: non ti piacerebbe giocare nella Spal, come tuo papà?“Mmmhhh..., e vabbé!”Ok, ho capito, mi stavo solo illudendo: il ra-gazzo ha le idee chiare, e vuole giocare nel Bologna. Provo allora col fratellino Tomma-so, centrocampista di 6 anni nella categoria “Piccoli Amici”.In quale squadra vorresti giocare da grande?“Nella Spal!”Finalmente si ragiona. Quando, tra parecchi anni, papà Maurizio appenderà gli scarpini al chiodo, avremo già chi lo sostituirà a centro-campo. Su una cosa, però, i due fratelli Bedin concordano pienamente.Tommaso, sei più forte tu o papà?“Io, e sono anche più forte di mio fratello!”Alzi la mano chi nutriva qualche dubbio sulla risposta, mentre comincia ad affi orarne qual-cuno sull’operato di Gianbortolo Pozzi, visto che non ha ancora messo sotto contratto i due elementi più forti di casa Bedin.Mi dici qual è il tuo segreto?“Non ho segreti: mi diverto!”
CENTIDa un Tommaso all’altro, andiamo a Piacen-za per parlare col Tommaso di casa Centi, 6 anni, categoria “Primi Calci”.In che squadra e ruolo giochi?“Nel Piacenza, e gioco dappertutto!”Ma non ti stanchi a correre per tutta la partita e per tutto il campo?“No”, è la laconica risposta, e poi Tommaso mi lascia, perché ha cose più importanti da fare invece di stare a rispondere a queste do-mande!
CAPECCHISe ancora qualcuno pensa che il calcio sia materia esclusivamente maschile, Cecilia Ca-pecchi, 4 anni, è la prova vivente che quel re-trogrado si sbaglia. Cecilia gioca nella scuola calcio Dribbling, affi liata alle giovanili della Spal: “Gioco in attacco, ma quando mi stanco vado in porta. Ho anche i guantoni!”Quando si dice la polivalenza del calciatore...Per che squadra fai il tifo?“La Juve”. Poi, per compiacere l’interlocutore e su imbeccata del papà, prosegue dicendo “... e la Spal...”.
MELISNon solo i fi gli dei calciatori giocano, ma an-che quelli dello staff tecnico. Da Cagliari parla Riccardo Melis, fi glio del preparatore atletico della Spal e “pulcino” del Poggio dei Pini.“Ho 8 anni e gioco in attacco. Sabato scorso ho fatto un gran gol su punizione da fuori area e sono bravo a fare i dribbling. Tifo per la Spal, e mio papà mi ha anche regalato la maglia col numero 17”.Speriamo che Pozzi stia leggendo e prenda appunti, perché qui la lista della spesa cresce a vista d’occhio.Sei mai venuto a Ferrara a vedere gioca-re la Spal? “Sì, sono venuto una volta quando ha vinto contro il Venezia, e mi hanno regalato una di quelle cose che bevono i giocatori...”.Un integratore!?“Sì, quella cosa lì. Ho visto lo stadio, il castel-lo, il duomo, ed ho fatto la foto sul cannone. Sono anche andato in quel centro commercia-le grande...”.L’Ipercoop!?“Sì, proprio quello lì! Sono anche caduto dal carrello quando ero davanti alla cassiera, mi sono rotto il mento e mi hanno dato 5 punti!”Era molto meglio se li davano alla Spal quei 5 punti!Riccardo ride, poi mi passa il suo fratellino Alessandro, che va annoverato a pieno dirit-to tra i fi gli calciatori, anche se deve ancora compiere 5 anni e sta aspettando di essere abbastanza grande per giocare nella squadra di suo fratello (Pozzi, qui è meglio mettersi avanti con le opzioni, fi nché non costano tan-to!).Anche a te piace tanto giocare a calcio, vero?
“Sì, mi piace giocare in attacco, e faccio il tifo per la squadra di Ricky. Quando giochiamo insieme, stiamo io e mamma contro Ricky e papà”.Sai cos’è la Spal?“E’ una squadra di Ferrara! Abbiamo anche la sciarpa appesa in cucina”.E di che colore è?“E’ gialla!” Sei proprio sicuro?“No, bianca!”Solo bianca?“Bianca e blu!”Ok, Ale, ti do buona la risposta.
NOTARISTEFANOAnche a Laghetto Ceriano, nei pressi di Sa-ronno, a casa Notaristefano, la lingua uffi cia-le è il “calcese”, con papà e i suoi due ragazzi che mettono in minoranza la mamma. Nicolò ha 10 anni e frequenta la quinta elementare:“Gioco nei Pulcini dell’Oratorio Ceriano. Sono un attaccante e faccio tanti gol. Il più bello è stato di punta in rovesciata; era il pri-mo in questo campionato, e papà era venuto a vedermi”.Sarà meglio che papà Egidio si prepari a va-rare un modulo con parecchie punte, perché tra i ragazzi intervistati abbondano. Il suo pri-mogenito Alessio, però, coi suoi centosessan-tadue centimentri già raggiunti a soli 12 anni, consente la copertura del ruolo di portiere, ed entra direttamente in ballottaggio con la pic-cola Capecchina per la maglia numero 1 della Spal del futuro:“Gioco negli Esordienti del Ravello Porro. Volevo fare l’attaccante, ma poi ho cambiato idea. Il ruolo del portiere è importante, e mi piace quando faccio una parata… miracolo-
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Alessio e Nicolò, fi gli di Egidio Notaristefano.
Riccardo ed Alessandro Melis.
19L’INCHIESTAprima puntata
Simone CAMOLESE (1988) Bellaria fi glio di Giancarlo
Davide COLOMBA (1988) Foggia fi glio di Franco
Matteo MANDORLINI (1988) Viareggio fi glio di Andrea
Edoardo PAZZAGLI (1989) Andria Bat fi glio di Andrea
Mattia LERDA (1990) Bellaria fi glio di Franco
Filippo MANCINI (1990) Bellaria fi glio di Roberto
Andrea SIGNORINI (1990) Alessandria fi glio di Gianluca
Simone TOVALIERI (1990) Aversa Normanna fi glio di Sandro
Mattia DESTRO (1991) Inter fi glio di Flavio
Gianmarco ZIGONI (1991) Milan fi glio di Gianfranco
Simone BENEDETTI (1992) Torino fi glio di Silvano
Gianmario COMI (1992) Torino fi glio di Antonio
Alessandro DE VITIS (1992) Parma fi glio di Antonio (Totò)
Paolo FERRARA (1993) Juventus fi glio di Ciro
Simoneandrea GANZ (1993) Milan fi glio di Maurizio
Mattia LOMBARDO (1995) Sampdoria fi glio di Attilio
Gabriele MARCHEGIANI (1995) Roma fi glio di Luca
Gabriele PETRUZZI (1995) Roma fi glio di Fabio
Daniele ed Emanuele FIORI (1996) Milan fi gli di Valerio
Christian MALDINI (1996) Milan fi glio di Paolo
Nicholas MUZZI (1996) Roma fi glio di Roberto
Federico CHIESA (1997) Fiorentina fi glio di Enrico
Lorenzo DI LIVIO (1997) Roma fi glio di Angelo
Riccardo BARONI (1998) Fiorentina fi glio di Marco
Pietro BERUATTO (1998) Fiorentina fi glio di Paolo
Ramon MUZZI (1998) Roma fi glio di Roberto
Matteo LUCARELLI (2001) Parma fi glio di Alessandro
Daniel MALDINI (2001) Milan fi glio di Paolo
Chi sono e dove giocano i fi gli d’arte
sa. In una partita fi nita ai rigori li ho parati tutti e tre, e mi sono venuti tutti addosso per festeggiarmi.”Capecchi e Ioime: tremate!
LAZZARINITra i fi gli dei tecnici spallini c’è anche una va-lida e ambiziosa coppia di terzini che sta già pensando seriamente di fare del calcio qual-cosa di più di un gioco, anche se prima di tut-to viene lo studio. Di questo sono consapevoli non solo i genitori, ma anche i ragazzi stessi, che hanno la testa ben salda sulle spalle. Mar-co Lazzarini è il fi glio sedicenne dell’allenato-re in seconda e preparatore dei portieri della Spal:“Frequento la terza liceo scientifi co e gioco negli Allievi Nazionali della Croce Verde di Viareggio. Gioco da terzino destro, sono alto 1,87 per 70 / 71 kg, e il mio punto di forza è la spinta, avendo una buona potenza nelle gam-be”.Che consigli ti dà tuo padre?“Mi dice che devo stare più attento a non per-
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dere mai l’uomo e devo diventare più veloce negli spazi ristretti. Mi segue, ma mi lascia libero nelle mie scelte. L’unica cosa che pre-tende è che faccia uno sport, ma non spinge perché faccia il calciatore”.Qual è stato il momento più intenso della tua infanzia legato a tuo padre e al cal-cio?“Avevo 12/13 anni e giocavamo una fi nale di un torneo a Montecatini. C’era mio padre a vedermi: mi disse che gli ero piaciuto e che avrei potuto fare qualcosa nel calcio. Quello fu un momento che ricordo ancora con gran-de piacere”.Ti piacerebbe giocare nella Spal?
“Quando vengo a Ferrara mi alleno coi gio-vani di Arbusti, e certamente mi piacerebbe giocare nella Spal, perché c’è mio padre, ma lui non vuole, perché ha paura che diventi un problema se le cose non dovessero andare bene. Comunque, diventare calciatore pro-fessionista è un grande sogno, ma prima devo pensare a fi nire gli studi qui a Viareggio”.
CERAMICOLALa storia di Andrea Ceramicola, fi glio di Giampaolo, assistente di Notaristefano, è molto simile: “Ho 17 anni e gioco da terzino in Promozione nel Coriano, sia a destra sia a sinistra. Da piccolo sarei potuto andare nel Cesena, nel Parma o nel Rimini, ma sono ri-masto a casa per fi nire tranquillamente gli studi. Ora frequento il quarto anno di geome-tri, e dopo il diploma si vedrà. Con papà ho un bel rapporto, non mi pressa e mi lascia fare. Quand’ero piccolo mi allenava nel Real Misa-no, e il momento che ricordo con più piacere risale a quando avevo 10 anni e vincemmo un torneo contro il Cesena, una società profes-sionistica: fu una gioia grandissima”.L’augurio che ci sentiamo di rivolgere di cuo-re a tutti quanti è di realizzare i propri sogni, non importa se dentro o fuori dal campo. In bocca al lupo, ragazzi!
Marco Lazzarini.
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L’AVVERSARIO il Foggia
FOGGIA,una rivale diretta
di Diego Stocchi Carnevali
Da “Zemanlandia” a oggi è passata una vitaOra i satanelli cercano di conquistare unasalvezza tranquilla e per non mancare il traguardohanno acquistato diversi svincolati: da Gorettia Carbone fi no a Micco e al giovanissimoattaccante argentino Caraccio. Tra le stelle spiccaSalgado (già cinque gol) e uno dei pupillidi Notaristefano a Legnano: l’ottimo Mattioli
C’era una volta il Foggia dei miracoli, quel-lo per intenderci di Oronzo Pugliese prima (anni sessanta), Tommaso Maestrelli poi (un decennio più tardi) e di Zdenek Zeman nella prima metà degli anni novanta. Belli, bellis-simi, anzi straordinari i tempi che furono dei satanelli capaci di sfi orare con il tecnico boe-mo in panchina, il patron Pasquale Casillo e il diesse Giuseppe Pavone la qualifi cazione alla Coppa Uefa per ben due volte giocando un calcio innovativo, spumeggiante e veloce, in una parola spettacolare: Rambaudi, Signori, Baiano e Kolyvanov erano i calciatori più im-portanti di questa realtà pugliese ben presto ribattezzata “Zemanlandia”, una realtà che si poteva persino permettere il lusso di battere la Juventus e far soffrire tutte le grandi nella bolgia del “Pino Zaccheria”, vero catino infer-nale del tifo rossonero con i suoi ventimila e più appassionati a partita. Fu il passaggio del boemo sulla panchina della Lazio a sancire la fi ne di questo sogno e a lasciare lo spazio alle prime delusioni che sarebbero culminate dopo tre retrocessioni consecutive a toccare il fondo in quarta serie nel 1999 dove i dauni sarebbero rimasti sino al 2003 quando toccò a mister Pasquale Marino e al fantasista Rober-to De Zerbi regalare ai rossoneri la promozio-ne in C1. Ma le vicissitudini non sono ancora fi nite. La stagione successiva il Foggia, dopo
aver disputato un buon campionato fallì per motivi economici e fu solo grazie all’interven-to di Giuseppe Coccimiglio che i rossoneri riuscirono a mantenere la categoria: in due anni la truppa pugliese collezionò cinque al-lenatori e sul campo prestazioni alterne che non consentirono mai di andare oltre la metà della classifi ca. A questo punto, quando all’orizzonte si pa-ventava l’ennesima crisi societaria dopo che Coccimiglio si era fatto da parte, e dopo una complessa trattativa, è toccato all’attuale pa-tron Tullio Capobianco a capo di una corda-ta di imprenditori locali pugliesi assumere il controllo dei satanelli e tentare l’arduo rilan-cio del Foggia verso il calcio che conta. Da tre anni a questa parte i rossoneri arrivano ai playoff: sconfi tti nel 2007 in fi nale dall’Avelli-no, nel 2008 e nel 2009 devono alzare bandie-ra bianca davanti a Cremonese e Benevento rispettivamente consegnando ai posteri alle-natori come Cuoghi, D’Adderio, Campilongo, Galderisi e Novelli. Da cinque mesi alla guida tecnica dei rossoneri c’è Antonio Porta (un “mago” nel lavoro con i giovani), coadiuvato dall’ex calciatore di Como, Bologna, Napo-li e Foggia Fabio Pecchia sintomo e segnale di un forte ridimensionamento generale de-gli obbiettivi e nel budget in attesa di tempi migliori: da questo campionato la società si
aspetta una salvezza tranquilla. Dopo un ini-zio favorevole con sei punti in quattro gare sono però arrivate quattro sconfi tte consecu-tive che hanno messo in discussione l’opera-to non solo della guida tecnica ma dell’intera rosa che è stata subito rinforzata da calcia-tori svincolati, soprattutto nel reparto arre-trato: da un mese e mezzo vestono la maglia rossonera il terzino destro Carbone (classe 1980, scuola Toro ex Padova e Avellino), il terzino sinistro Micco (si tratta di un ritorno avendo già vestito la maglia dei satanelli nel 2005), del centrale Goretti (trentatrè anni ex Arezzo, Como e Bari e Nazionale under 21) e dell’attaccante argentino Caraccio (ventidue anni, considerato uno degli astri nascenti del calcio sudamericano, già nazionale under 20 e vincitore di una Copa Sudamericana con l’Arsenal de Sarandì). In estate sono partiti i gioielli Troianello e Germinale destinazione Frosinone e Benevento mentre la società è riuscita a trattenere la punta Salgado (già cin-que reti in dodici partite) ex Brescia e Avel-lino, di comprovata esperienza in categoria superiore e vero punto di forza della squadra di Porta che pecca un po’ di continuità. Oltre al cileno un occhio di riguardo lo meritano l’ala partenopea Nunzio Di Roberto, venti-quattro anni, già a Foggia due stagioni orsono dopo l’esperienza non positivissima trascorsa
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21L’AVVERSARIOil Foggia
PORTIERIBindi, Liccardi, Milan
DIFENSORIBurzigotti, Carbone, Cuomo, D’Agostino,
Goretti, Micco, Sgambato, Torta
CENTROCAMPISTIBasta, Colomba, D’Amico, Forte, Mancino,
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7A GIORNATAFOGGIA-REAL MARCIANISE 1-3
Di Roberto8A GIORNATA
COSENZA-FOGGIA 4-09A GIORNATA
FOGGIA-TARANTO 0-010A GIORNATA
REGGIANA-FOGGIA 3-4Salgado su rig., aut. Mei, Salgado e Salgado
11A GIORNATAPOTENZA-FOGGIA 2-1
Mancino12A GIORNATA
FOGGIA-RIMINI 3-0Salgado, Trezzi e Salgado
13A GIORNATAPESCINA VDG-FOGGIA 2-0
14A GIORNATAFOGGIA-PORTOGRUARO 2-1
Mancino e Mancino15A GIORNATA
PESCARA-FOGGIA 0-016A GIORNATA
FOGGIA-CAVESE 0-0
a Frosinone dodici mesi fa in serie cadetta, i centrocampisti Mancino e D’Amico (quest’ul-timo è il capitano), l’eclettico attaccante Mat-tioli (avuto da Notaristefano a Legnano, gio-catore pericolosissimo nello stretto, ex Lecce che, con i suoi ventiquattro anni può ambire a palcoscenici ben più importanti e meritevo-li delle sue indiscusse capacità) e la giovane promessa italo-americana Ferrari, attaccante in prestito dalla Sampdoria e nazionale a stel-le e strisce. In porta c’è Bindi, scuola Inter ex Monza e Pistoiese, seguito anche dalla Spal
durante l’estate (tra l’altro sta attraversando un periodo di grande forma). A Ferrara sicuri assenti saranno Velardi e Cuomo, appiedati dal giudice sportivo.
Una serata benefi cacon i Master SpalLunedì 14 dicembre l’appuntamento è da non mancare. Si tratta di una manifestazio-ne a scopo benefi co organizzata dai Master Spal, ovvero gli ex che hanno indossato la maglia della Spal nel passato. Hanno as-sicurato la loro adesione molti dei perso-naggi che hanno fatto la storia della Ars et Labor. Eccone alcuni: G.B. Fabbri, Saul Ma-latrasi, G. Franco Bozzao, Edo Patregnani, Cesare Discepoli, Andrea Mangoni, Beppe Brescia, Giorgio Zamuner, Davide Torchia, Roberto Ranzani, l’assessore allo sport di Ferrara Luciano Masieri, la presidente del Coni Luciana Pareschi, naturalmente Fran-co Pezzato visto che lo scopo principale della manifestazione è quello di raccogliere fondi da devolvere all’associazione “Giar-dino Fiorito” gestita appunto da Pezzato e sua moglie Manuela, associazione che opera a Malindi in Kenia che si occupa di accogliere bambini orfani e aiutarli ad im-parare una professione per cui poter essere autonomi nel futuro. Questo centro attual-mente ospita una cinquantina di bambini, ma il progetto è quello di poter ampliare sia i laboratori già esistenti sia di elevare il numero di ragazzi da assistere. Per questa manifestazione che sportivamente è sem-plicemente un triangolare di calcio a 5 fra le squadre di Spal, Giacomense e Pontela-goscuro fra ragazzi nati nel 1998. Al termi-ne delle gare le squadre saranno premiate tutte allo stesso modo, cioè tutte verranno considerate vincitrici.
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Un girone fa era sfi da tra matricole: a Ferrara fi nì 1 a 1 con gol di Arma per i biancoazzurri su paperissima dell’estremo difensore silano Pinzan a cui rispose poco dopo Maggiolini per i rossoblù con un eurogol di rara bellezza che si infi lò imparabilmente sotto l’incrocio dei pali alla sinistra dell’incolpevole Capec-chi. Da quel torrido giorno di fi ne agosto sono passati quattro mesi e sedici partite e oggi Co-senza e Spal sono divise in classifi ca da sette punti, un abisso di questi tempi. Un cammino per certi versi speculare quello della truppa guidata da Domenico Toscano da una parte e da Aldo Dolcetti prima ed Egidio Notari-stefano poi dall’altra: dopo un avvio a suon di pareggi, calabresi ed emiliani hanno dovu-to far fronte a una crisi di gioco e di risultati che, almeno inizialmente, sembrava essere ben più profonda tra i cosentini (due punti in quattro gare tra la quarta e la settima giornata con la tifoseria locale che non smise di rumo-
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IN VIAGGIOCON LA SPAL
La prossima trasferta
Mangiare a Cosenza
di Diego Stocchi Carnevali
Nonostante il recente approdoin Prima Divisione i rossoblu hanno mezzi, pubblicoe squadra per provare la scalata alla serie B. In casa hannostrapazzato tutte le squadre più forti del girone tranne il Verona. Ora è ritornato anche Fiore, davvero un lusso per la categoria. Ma occhio anche a Danti e al vecchio bomber Biancolino
COSENZAneopromossatenta la seconda promozionereggiare neanche dopo il sonante 7 a 0 rifi lato al Sorrento in Coppa Italia) che non in casa estense. Invece, è stata proprio la Spal a ri-sentire maggiormente di un qualcosa che non si poteva certo liquidare soltanto con un “pe-riodo no” (che perdura tuttora dopo l’enne-sima caduta a Marcianise) o con un momen-to di scarsa forma, alla luce di un cammino da settimo posto lontano da casa a cui però non ha mai corrisposto un altrettanto perio-do convincente tra le mura amiche (per sette volte su otto è andata in svantaggio, ha otte-nuto solo una volta i tre punti e ha subìto ben quattro sconfi tte, l’ultima delle quali è costata l’avvicendamento della guida tecnica). Ma torniamo all’argomento principale. Si gio-ca al San Vito, campo caldissimo, oltre cin-quemila spettatori a partita dove hanno perso Pescara, Portogruaro e Ternana e pareggiato il Verona, ovvero tutte le “grandi” di questa prima parte di torneo. Da un paio di mesi i lupi della Sila possono contare sull’apporto dell’ex fantasista di Parma, Lazio, Valencia e Udinese Stefano Fiore, un ritorno nella sua Cosenza dopo quindici anni e dodici mesi di inattività, periodo durante il quale tra le altre cose, sempre di più si era fatto avanti il pen-siero che forse poteva anche essere giunto il momento di smettere: niente di tutto questo perché la voglia di ricominciare ancora una volta, a trentaquattro anni, è stata troppo for-te e, dopo aver accettato l’offerta del presi-dente Carnevale, il ragazzo si è subito messo a disposizione dei propri compagni e in sei gare ha già segnato due reti. Oltre a Fiore un occhio di riguardo all’esterno di centrocampo Danti (tre reti per lui) e al bomber della squa-dra e del campionato “O Piton” Biancolino, cecchino infallibile e forse il miglior attaccan-te di tutta la terza serie negli ultimi venti metri di campo. Squadra equilibrata, ben costruita e con un mix assolutamente di prima qualità di giovani promesse e uomini di provata espe-rienza (Pinzan, Porchia e Fanucci per dirne solo alcuni). Insomma i playoff, come detto a inizio stagione, non possono e non devono rimanere solo un sogno. Ogni domenica che passa Cosenza, a ragion veduta, ci crede sem-pre di più.
PORTIERIAmeltonis, Gabrieli, Galeano, Pinzan
DIFENSORIAmico, Chianello, Di Bari, Fanucci, Musca,
Nastasi, Porchia, Ungaro
CENTROCAMPISTIBernardi, Danti, De Pascalis, De Rose, Fiore, Giardina, Maggiolini, Marsili, Mortelliti, Piro,
Roselli, Virga
ATTACCANTIBiancolino, Caccavallo, Ceccarelli, La Canna,
Olivieri, Scotto
LA ROSA
23LA TRASFERTACosenza
Ex spallini protagonisti sui campi dalla A alla Seconda Divisione. Iniziamo dalla massima serie la carrellata tra le prestazioni degli ex giocatori prendendo come punto di riferimento i voti degli inviati sui campi della Gazzet-ta dello Sport.Non è stata decisamente una buona settimana per Del Neri (Sampdoria) che ha preso un 6-0 tennisti-co: sconfi tta 3-0 nel derby col Genoa (voto 4, “la linea verde lo tradisce e non riesce più a correggere la rotta della Sampdoria”) e col Milan con identico punteggio e voto: 4 “presenta una squadra impresentabile, idee tattiche zero”. Decisamente migliore la situazione di Allegri (Cagliari): scintillante 2-0 sulla Juventus (voto 7.5 “è ripartito quasi da zero dopo il fantastico fi nale di campionato della passata stagione, è proprio bravo”); battuta d’arresto poi 2-1 a Palermo: voto 6 “il match andava chiuso prima”. Passando al campo sei punti in due turni per il Chievo di Pellissier. Vittoria 1-0 in casa contro il Palermo (5.5 “corre come un matto ma si man-gia il 2-0”); protagonista poi nello 0-2 esterno a Livorno: voto 7 “avvia l’azione del vantaggio iniziale, serve l’assi-st del raddoppio”. Assente Manfredini nella sconfi tta interna della sua Atalanta per 1-2 contro la Roma ma rientra nella partita persa per 2-0 a Firenze: voto 6 ed è il migliore: “torna bene dopo un lungo stop”. In Parma-Napoli 1-1 tra i partenopei prende 5.5 Contini “a lui Lanzafame crea dei grattacapi”; nel fi nale si fa espellere per proteste contro il direttore di gara.Passando alla serie cadetta sempre panchina per Pie-robon (Cittadella) che nelle ultime settimane ha visto vincere 3 a 1 la sua squadra a Mantova e pareggiare 1-1 in casa contro il Modena. Formazione gialloblu in cui è sempre in campo Bruno: l’attaccante sigla una dop-pietta nel 2-0 (voto 7.5) con cui i canarini sconfi ggono la Triestina. Nella successiva trasferta, pareggiata 1-1 a Cittadella, voto 6 per Bruno e 6.5 per Cortellini. Nella vita travagliata del Torino, Arma è sempre assente, sia dal campo sia dalla panchina, nella sconfi tta interna 1-2 col Crotone e nella vittoria per 0-1 a Lecce contro il Gallipoli. Nel Grosseto 90 minuti in campo e voto 6 per Consonni nella sconfi tta per 3-2 a Lecce; poi vittoria contro un’Ancona da alta classifi ca per 2-0: voto 6 per Consonni che a inizio ripresa lascia il campo rimpiaz-zato da Valeri (voto 6). Nel Gallipoli che vince 3-1 a Sa-lerno, voto 6.5 per Ginestra. Voto 5.5 per i 90 minuti in campo in occasione della sconfi tta per 0-1 col Torino.Scendendo in Prima Divisione, nel Girone A non tira aria troppo buona per il Viareggio di Leonardo Rossi: pareggio 0-0 a Lecco (voto 5.5) e sconfi tta interna 0-2 nello scontro diretto contro il Sorrento (voto 6). Nella trasferta lombarda tra i toscani in campo anche Mar-tucci sostituito a pochi minuti dal termine, voto 6. Mar-tucci presente anche nella sconfi tta interna coi cam-pani: voto 5.5 e sostituzione a metà ripresa. A gonfi e vele va invece l’Alessandria, formazione ora timonata da Buglio: le vittorie per 1-2 in trasferta a Lumezzane (voto 7) e 1-0 in casa contro il Benevento (voto 6.5) per-mettono ai piemontesi di uscire dalle zone pericolose. La rete decisiva dell’1-2 a Lumezzane è stata segnata da Artico, per l’attaccante entrato a metà ripresa voto 7.
Artico protagonista anche nel match interno col Bene-vento segnando ancora la rete decisiva ad inizio ripresa (voto 7).Passando al girone B, il Portogruaro di Cunico (voto 6) vince 1-0 in casa contro il Potenza. Nella domenica successiva, sconfi tta per 3-2 a Cosenza: voto 6.5 per Cunico. Specchia assente nelle due partite. Il Rimini di Melotti dopo un pari interno 0-0 contro il Lancia-no (voto 6) trova l’acuto in trasferta violando il campo dell’imbattuta capolista Verona 0-1: voto 6. Per i veneti, comunque sempre al vertice della classifi ca, in sette giorni pari 0-0 a Taranto con voto 6 per Berrettoni e sconfi tta contro i romagnoli: voto 6.5 a Berrettoni che nella ripresa ha lasciato spazio a Selva che è tornato in campo dopo un lungo infortunio: voto 6. Fonjock assente nella vittoria del Ravenna per 3-1 contro il Co-senza; presente nella partita persa 1-0 dai romagnoli a Lanciano: voto 6 e sostituzione nel fi nale. Nella Reggia-na, che pareggia 1-1 contro la Spal, è assente Temelin che vede dalla panchina la vittoria per 2-0 della sua for-mazione contro il Pescina Valle del Giovenco. E chiudiamo con la Seconda Divisione. Nel girone A in testa c’è il Legnano di Nicola Bisso. Nella vittoria 3-0 contro il Feralpi Salò voto 6 per l’attaccante; nel successo esterno contro la Pro Sesto 90 minuti, rete e voto 7 per l’attaccante. Nello Spezia che batte 1-0 l’Alto Adige 8 minuti in campo per Moro sostituito e senza voto. Assente nella successiva vittoria per 0-1 ad Alghe-ro. Nella Lucchese, già campione d’inverno del girone B, inamovibile Chadi: voto 6 nel 4-0 interno alla Car-rarese; nel successivo 0-0 nello scontro diretto al ver-tice con il San Marino prende 6.5. Rivaldo mattatore (voto 7) nel 2-0 che il Gubbio rifi la alla Giacomense. 5.5 nel pareggio 1-1 a Prato. Nel Bassano La Grotteria in campo nel 2-2 interno contro il Celano: voto 6.5. Nel pareggio 0-0 contro la Pro Vasto è ancora 6.5. Giorgi vede dalla panchina sia Gubbio-Giacomense 2-0 che lo 0-0 con la Colligiana. Sempre a segno invece Franchini nella Cisco Roma nel girone C: 1-0 contro la Scafatese siglato dall’ala alla sua settima rete in campionato: voto 7. Nella suc-cessiva sconfi tta a Siracusa 2-0 il voto è 6. Agostinelli prende 5 nella sconfi tta interna della sua Igea Virtus contro il Vico Equense; Igea Virtus che pareggia poi 1-1 a Scafati: voto 6. Infi ne capitolo portieri: il Gela di Nordi (voto 6.5) perde 1-0 contro la Vibonese e poi si impone 3-0 contro il Noicattaro: voto 6.5. Periodaccio per il Melfi di Careri: perde 2-1 contro la Juve Stabia (voto 6.5 al portiere) ed è sconfi tto anche in casa 1-2 dall’Isola Liri: voto 6.
CLASSIFICA MARCATORI TRA GLI EXFranchini (Cisco Roma, 2ª Divisione) 7 golBruno (Modena Serie B) 6 golArtico (Alessandria, 1ª Divisione) 6 golMoro (Spezia, 2ª Divisione) 6 golBisso (Legnano, 2ª Divisione) 6 golAgostinelli (Igea Virtus, 2ª Divisione) 5 golPellissier (Chievo Verona, Serie A) 4 golSelva (Verona, 1ª Divisione) 4 gol
Ad Alessandria Buglio non sbaglia un colpoFranchini, Bisso e Artico sono i soliti bomberdi Andrea Tebaldi
C’ERA UNA VOLTA L’EX
IL CAMMINO DEL COSENZA1A GIORNATA
SPAL-COSENZA 1-1Maggiolini
2A GIORNATACOSENZA-PESCINA VDG 1-1
Ceccarelli3A GIORNATA
GIULIANOVA-COSENZA 1-2Bernardi e Caccavallo
4A GIORNATACOSENZA-VERONA 0-0
5A GIORNATAANDRIA-COSENZA 1-0
6A GIORNATACOSENZA-LANCIANO 0-0
7A GIORNATAREGGIANA-COSENZA 5-2
Scotto e Biancolino8A GIORNATA
COSENZA-FOGGIA 4-0Scotto, Biancolino, Porchia e Scotto
9A GIORNATAPOTENZA-COSENZA 0-2
Biancolino su rig. e Biancolino10A GIORNATA
COSENZA-REAL MARCIANISE 1-1Danti
11A GIORNATACAVESE-COSENZA 1-1
Fiore12A GIORNATA
COSENZA-PESCARA 2-1Danti e Fiore
13A GIORNATARIMINI-COSENZA 2-0
14A GIORNATACOSENZA-TERNANA 1-0
Biancolino su rig.15A GIORNATA
RAVENNA-COSENZA 3-1Biancolino
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Allenatore: NOTARISTEFANO. A disp.: Ioime, Bortel (Zamboni), Cazzamalli (Bedin), Laurenti, Marongiu, Valtulina, Meloni.
Allenatori: PORTA - PECCHIA. A disp.: Milan, Sgam-bato, Torta, Colomba, Mattioli, Trezzi (Quadrini), Fer-rari (Caraccio).
SQUALIFICATI: Cuomo (Foggia), Velardi (Foggia), Lorenzi (Spal).DIFFIDATI: Migliorini (Spal), Quadrini (Foggia), Trezzi (Foggia).
CLASSIFICA MARCATORI
7 reti: Stefani (5 rig. Reggiana); Alti-nier (Portogruaro) e Biancolino (2 rig. Cosenza). 5 reti: Piovaccari (Ravenna), Salgado (2 rig. Foggia) e Selva (Verona), Noviello (Ternana). 4 reti: Ceccarelli (Verona) e Olivi (Pescara); Catania (Po-tenza), Concas (Ternana), P. Rossi (1 rig. Reggiana); Corona (1 rig. Taranto), Mar-chi (Portogruaro) e Tedesco (Marciani-se). 3 reti: Tra gli altri Schiavon (Spal) e Bazzani (Spal), Mancino (Foggia). 2 reti: Tra gli altri Bracaletti (1 rig. Spal), Cipriani (Spal) e Arma (Spal ora al To-rino), Trezzi (Foggia).
HELLAS VERONA 29TERNANA 28PORTOGRUARO 26PESCARA 26RAVENNA 24COSENZA 24REGGIANA 23RIMINI 23TARANTO 20
VIRTUS LANCIANO 21GIULIANOVA 19MARCIANISE 18SPAL 17PESCINA 17FOGGIA* 17ANDRIA 17POTENZA 16CAVESE 15
CLASSIFICA
PROSSIMO TURNO20 DICEMBRE 2009
CAVESE - PESCINA VDG COSENZA - SPAL FOGGIA - VERONA LANCIANO - REGGIANA MARCIANISE - TARANTO POTENZA - GIULIANOVA RAVENNA - PORTOGRUARO RIMINI - PESCARA TERNANA - ANDRIA
FERRARA
OGGI13 DICEMBRE 2009
CAVESE - LANCIANO PESCARA - MARCIANISE PESCINA VDG - POTENZA PORTOGRUARO - VERONA RAVENNA - ANDRIA RIMINI - GIULIANOVA SPAL - FOGGIA TARANTO - COSENZA (14/12) TERNANA - REGGIANA
* 1 punto di penalizzazione