lou courage beni comuni 2 novembre 2010

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Numero speciale 02 donne e uomini liberi www.cubcuneo/autistici.org [email protected] In questo numero di Lou Courage troverete diversi argomenti, il primo tratta del tentativo da parte dei privati, del soggetto industriale, di accaparrarsi la gestione del bene Acqua, aspetto che ci fa rabbrividire, soprattutto per l’idea che un bene comune possa essere in mano a grosse finanziarie o multinazionali. Troverete un articolo sulla riforma della scuola, che prospetta un vero e proprio disastro sociale - sia riguardo al sapere trasmesso, sia rispetto alle condizioni di vita di migliaia di precari che ogni giorno si occupano dei nostri figli - tagliando fondi, licenziando, prospettando un’istruzione funzionale soltanto al potere economico.. Non importa se le scuole cadranno in testa agli alunni, la scuola pubblica non viene più ritenuta necessaria, chi si potrà permettere un’istruzione privata avrà più garanzie nella società futura, tutti gli altri.. avranno solo da cimentarsi nel mondo delle veline o della precarietà, e dall’alto staranno a guardarci mentre ci scanniamo intorno all’osso da rosicchiare che intanto ci avranno lanciato. Infine si parla della centrale a biomasse di Rossana: se non riusciremo a bloccarne la costruzione questa centrale sarà responsabile del peggioramento delle condizioni ambientali della zona, di notevoli rischi per la salute, con la produzione di diossina ed altri inquinanti, il tutto per il solo interesse di produrre profitti per i soliti noti. Sono molti i legami tra i temi trattati, vanno dall’interesse privato contro l’interesse comune, dove pur di far profitti si inventano “proprietari dell’acqua”, alla noncuranza della possibilità che i nostri corpi ingeriscano polveri sottili, diossina o altri veleni. D’altronde perché dovrebbero curarsi dei nostri corpi? E noi, mancando di ragionevolezza, perché lasciamo che altri se ne occupino, quando dovremmo noi avere in mente la nostra cura, i nostri bisogni, e un’idea di convivenza civile con le persone con le quali condividiamo le strade, le scuole, la terra? Emerge un totale disinteresse per le generazioni future, per le sorti del pianeta su cui viviamo, tutto si riduce all’interesse privato, immediato, e poco importa se può significare calpestare tutto e tutti. Acqua, scuola, salute sono beni comuni, sui quali vanno impedite speculazioni o devastazioni, ma per ribaltare un futuro da film dell’horror non abbiamo altra strada che opporci con determinazione, collettivamente, attraverso la forza d’urto dei nostri cervelli, dei nostri corpi, delle nostre parole, delle nostre mani contro l’interesse, i profitti e l’egoismo di pochi.. vuoi restare a guardare mentre qualcuno modella la tua vita o attivarti per determinarne la direzione?!

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Page 1: Lou Courage Beni Comuni 2 Novembre 2010

Numero

speciale 02

donne e uomini liberi www.cubcuneo/autistici.org [email protected]

In questo numero di Lou Courage troverete diversi argomenti, il primo tratta del tentativo da parte dei privati, del soggetto industriale, di accaparrarsi la gestione del bene Acqua, aspetto che ci fa rabbrividire,

soprattutto per l’idea che un bene comune possa essere in mano a grosse finanziarie o multinazionali.

Troverete un articolo sulla riforma della scuola, che prospetta un vero e proprio disastro sociale - sia riguardo al sapere trasmesso, sia rispetto alle condizioni di vita di migliaia di precari che ogni giorno si occupano dei

nostri figli - tagliando fondi, licenziando, prospettando un’istruzione funzionale soltanto al potere economico.. Non importa se le scuole cadranno in testa agli alunni, la scuola pubblica non viene più ritenuta necessaria,

chi si potrà permettere un’istruzione privata avrà più garanzie nella società futura, tutti gli altri.. avranno solo da cimentarsi nel mondo delle veline o della precarietà, e dall’alto staranno a guardarci mentre

ci scanniamo intorno all’osso da rosicchiare che intanto ci avranno lanciato.

Infine si parla della centrale a biomasse di Rossana: se non riusciremo a bloccarne la costruzione questa centrale sarà responsabile del peggioramento delle condizioni ambientali della zona, di notevoli rischi per la salute, con la

produzione di diossina ed altri inquinanti, il tutto per il solo interesse di produrre profitti per i soliti noti.

Sono molti i legami tra i temi trattati, vanno dall’interesse privato contro l’interesse comune, dove pur di far profitti si inventano “proprietari dell’acqua”, alla noncuranza della possibilità che i nostri corpi ingeriscano

polveri sottili, diossina o altri veleni. D’altronde perché dovrebbero curarsi dei nostri corpi? E noi, mancando di ragionevolezza, perché lasciamo che altri se ne occupino, quando dovremmo noi avere in mente la nostra cura, i

nostri bisogni, e un’idea di convivenza civile con le persone con le quali condividiamo le strade, le scuole, la terra?

Emerge un totale disinteresse per le generazioni future, per le sorti del pianeta su cui viviamo, tutto si riduce all’interesse privato, immediato, e poco importa se può significare calpestare tutto e tutti.

Acqua, scuola, salute sono beni comuni, sui quali vanno impedite speculazioni o devastazioni, ma per ribaltare

un futuro da film dell’horror non abbiamo altra strada che opporci con determinazione, collettivamente, attraverso la forza d’urto dei nostri cervelli, dei nostri corpi, delle nostre parole, delle nostre mani

contro l’interesse, i profitti e l’egoismo di pochi..

vuoi restare

a guardare

mentre

qualcuno

modella

la tua vita

o attivarti

per

determinarne

la direzione?!

Page 2: Lou Courage Beni Comuni 2 Novembre 2010

Dal novembre dello scorso anno una legge prevede, in breve tempo, che la gestione dell’acqua venga affidata al 70% a soggetti industriali, ai privati, portandoli a realizzare alti profitti su di un bene, l’acqua, su cui noi non vogliamo vedere nessuno esercitare il diritto di proprietà. Siamo infastiditi da questo continuo voler far guadagni su ogni cosa, ma non stupiti, in quanto lo vediamo accadere da molto tempo anche nei confronti dell’istruzione, della salute, della socialità, della vita delle persone.. La volontà di inceppare questo meccanismo si è fatta strada nelle coscienze di molte persone sparse sui territori, iniziando un percorso lungo e faticoso, con la prospettiva, anche attraverso un referendum, di far revocare questa legge e proteggere l’acqua dagli interessi di società private contro l’interesse collettivo. In valle Varaita numerose associazioni e singoli cittadini hanno deciso di unirsi e costruire un gruppo che potesse lavorare ad informare la popolazione del misfatto in corso, nel silenzio più assoluto dei mezzi di (dis)informazione e si sono così raccolte più di mille firme a favore di un referendum che potrebbe eliminare la legge nefasta.

Il Gruppo Spontaneo Valle Varaita per la Difesa dell’Acqua ha visto diversi soggetti relazionarsi al di fuori del proprio giardino, scommettendo sul comune interesse, mettendo in disparte le chiusure identitarie, oltre gli steccati dei singoli gruppi e le volontà egemoniche; noi abbiamo deciso di farne parte, ci è sembrato che per difendere l’acqua, un bene comune che appartiene a tutti e a nessuno, solo un lavoro comune potesse essere significativo e produrre dei risultati.

Risultati concreti iniziano ad arrivare: la conoscenza degli interessi malsani

dei privati intorno all’acqua è di dominio pubblico, una prima mobilitazione delle

comunità si è raccolta permettendo di esercitare il diritto ad esprimersi sulla

cancellazione della legge, ma altri meccanismi si sono messi in moto..

Il grande interesse dimostrato dalla popolazione ha

portato molti ad esprimersi o esporsi pubblicamente contro la privatizzazione dell’acqua:

fioriscono dibattiti, comunicati, iniziative.. Il lavoro concreto di chi ha costruito i banchetti

e mobilitato le coscienze in questi mesi ha reso possibile un nuovo passaggio

che in queste settimane inizia ad essere visibile in molti paesi:

la trasformazione dello statuto dei comuni che elimina da subito qualsiasi possibilità

per i privati di lucrare su questo bene.

Infatti, modificando semplicemente lo statuto comunale, definendo l’acqua

bene privo di rilevanza economica, alcuni comuni di fatto lo tolgono dal mercato e siamo certi che se

non vi fosse stato il lavoro di questo gruppo, così come quello di altri

comitati sparsi in tutta italia, nonché l’interesse di così tante persone,

le amministrazioni locali non sarebbero state tanto solerti!

Piasco ha modificato lo statuto, Sampeyre ha modificato lo statuto, come Venasca e Isasca, altri comuni seguiranno, tutti devono rispondere all’esplicita richiesta di modifica che il Gruppo Spontaneo della Valle Varaita sta portando nei municipi della valle.

Aigo libera tutti

Confederazione Unitaria di Base Varacjo - cuneo e provincia

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Scuola: lo stato delle cose Anno scolastico 2010-2011: la “riforma epocale” Tremonti - Gelmini della scuola pubblica è in fase conclusiva e le previsioni fatte da tempo sembrano ormai confermate. Il nuovo sistema di valori previsto per la scuola superiore sommato ai tagli per fare cassa, ottenuti con l’innalzamento del numero minimo di alunni per classe (27); l’accorpamento di istituti con specificità anche molto diverse; la riduzione sia degli investimenti per l’edilizia scolastica (con gli inevitabili effetti sulle norme di sicurezza) sia del finanziamento per il suo funzionamento, hanno creato la disastrosa situazione in cui si trovano attualmente la scuola pubblica italiana e tutti i lavoratori che in essa vi operano o che ne sono stati forzatamente esclusi.

La “razionalizzazione” del comparto scuola, alla fine, determinerà lo stato di precarietà per circa 150.000 lavoratori, tra docenti e personale amministrativo - collaborativo, scaricati, alla pari di altre centinaia di migliaia di precari, come merce inutile nel disastro di questo modello di sviluppo e privati di qualsiasi sogno per il futuro. Attribuire la condizione di precarietà nella scuola, ormai diventata esistenziale, alla sola operazione di riduzione della spesa pubblica forse non è sufficiente per spiegare il riordino in atto; occorre domandarsi cosa è cambiato nel mondo della produzione. In estrema sintesi si può affermare che il modello di sviluppo capitalistico - consumistico, nell’era della globalizzazione, ha necessità di forza lavoro flessibile, con minimi diritti e basso salario, da utilizzare nel ciclo produttivo a seconda delle congiunture espansive e contrattive dello stesso. Anche nella scuola sta avvenendo ciò che già è normalità nei settori produttivi e dei servizi. Il riordino dei cicli scolastici risponde all’esigenza del capitalismo italiano di riorganizzare la struttura della sua forza lavoro, adeguandosi alle direttive europee in materia di formazione, ispirate a loro volta da lobby economico-finanziarie quali l’ ERT (European Round Table of Industrialists) a partire dalla fine degli anni’80. Nella scuola superiore questo processo è evidente soprattutto negli istituti tecnici e nelle scuole professionali dove le riduzioni di orario e di laboratorio sono state più drastiche e di conseguenza la preparazione-formazione destinata a limitarsi e generalizzarsi ( i licei, tranne qualche eccezione e aggiustamento, sono stati meno tartassati ma lo spirito della riforma è presente nei contenuti ). L’economia globalizzata non necessita di esseri umani pensanti e critici, qualità che la scuola italiana, pur con vistosi limiti, ha finora garantito, ma di giovani mediamente preparati cui sia stato instillato, prima dalla scuola e poi dalla formazione aziendale, il valore della partecipazione/condivisione attiva al ciclo produttivo, ( ecco così chiarito il diktat della ministra Gelmini: “gli insegnanti devono smettere di fare politica a scuola”).

Se si condivide questa analisi dell’attuale stato delle cose, è indispensabile approfondirla e diffonderla, per superare l’isolamento dei nostri particolarismi garantiti, per rifiutare la contrapposizione tra precari del Nord contro quelli del Sud, per uscire dall’illusoria speranza che la crisi economica si risolva grazie all’intervento del

dio-mercato o di qualche governo illuminato (magari di sinistra). Fulvio

Page 4: Lou Courage Beni Comuni 2 Novembre 2010

Dall’analisi accurata delle carte è emerso che il progetto in cantiere ha un impatto ambientale non indifferente sul contesto locale e presenta diversi punti critici, primo fra i quali un aggravio notevole delle condizioni ambientali. Gli impianti a biomasse sono considerati vantaggiosi nei confronti degli impianti a energie non rinnovabili, per il “bilancio neutro” nell’emissione di CO2 in atmosfera e sono vivamente consigliati in sostituzione di vecchi impianti a petrolio, gasolio o carbone. Nel caso della centrale di Rossana, l'impianto è creato ex novo, perciò non sostituisce nessun impianto precedente. Quindi, dal punto di vista dell’impatto ambientale, la Centrale di Molino Varaita non risolve un problema, ma va ad aggravare la già pesante situazione ambientale. Le biomasse sono sì considerate a bilancio nullo di CO2 (principale componente dell’effetto serra e responsabile dei cambiamenti climatici del pianeta che tutti conosciamo), ma questo è l’unico loro contributo a favore dell’ambiente. E’ fondamentale considerare, infatti, che oltre a diminuire la produzione di CO2, le biomasse come ogni altro processo di combustione producono inquinanti atmosferici, vale a dire CO, Nx, SO2, PM (polveri pesanti e sottili) e inevitabilmente nano particelle, idrocarburi policiclici aromatici, furani e diossine. Insomma: un’incredibile quantità di elementi nocivi per la natura e per l’uomo. Pur con tutte le precauzioni e le riduzioni delle emissioni dovute ai sistemi di filtraggio, le masse di polveri fini e ultrafini, e di altri inquinanti che usciranno dalla ciminiera della Benarco, sono notevoli. Per farcene un'idea, prendiamo le polveri PM10 e gli ossidi di azoto (gli inquinanti più noti, perché se sforano i limiti fanno scattare le targhe alterne in città): in base ai limiti autorizzati dalla Provincia, ogni anno la centrale rilascia in atmosfera 2 tonnellate e mezza di polveri, pari a quelle di circa 1000 automobili diesel EURO 4 che percorrono ciascuna 100 mila km l’anno. Il tutto localizzato in un'area di qualche chilometro quadrato. Va poi tenuto ben presente che il cippato di legna non produce solo polveri e ossidi, ma anche una piccola quantità di metalli, idrocarburi policiclici aromatici e diossine e sull’argomento la letteratura scientifica è chiara. Le diossine sono pericolose per la salute dell'uomo? E’ nota la capacità delle diossine di entrare nella catena alimentare e accumularsi nei tessuti animali, i tossicologi ritengono più nociva la quantità di diossina che, mangiando, assumiamo da grassi animali, carne e latte, rispetto a quella che respiriamo. In sintesi, le biomasse sono da preferire ad altre fonti di energia come il petrolio, il gasolio o il carbone perché almeno riducono le emissioni di CO2 e non perché producono aria pulita. La centrale di Rossana, così come è strutturata , produrrebbe solo energia elettrica e cippato, con grande spreco di calore che andrebbe disperso nell’ambiente, perché, oggi come oggi, non esiste un progetto di utilizzo e convogliamento dell'acqua calda (ad esempio per teleriscaldamento). L'impianto, sono i documenti ufficiali a dirlo, arriva ad una efficienza energetica pari al 30% circa a fronte dell'80% disponibile oggi con le migliori tecnologie sul mercato. Immaginiamo, in parole povere, una casa dove il proprietario, potendoselo permettere magari perché dispone di combustibile a basso costo, accende il riscaldamento al massimo e, nello stesso tempo, lascia aperte le porte e le finestre tutto il giorno. Altre criticità del Progetto come l'ingente consumo di acqua potabile, il notevole volume delle ceneri residuo della combustione da smaltire correttamente come rifiuto così come l'acqua utilizzata nell'impianto meriterebbero ancora un approfondimento serio ed attento. Non vi è abbastanza per fermarne la costruzione?

Contro la centrale a biomasse di Rossana

il nostro clima non i vostri interessi