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MENSILE DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO COLLEVALENZA ANNO LIX 7 i LUGLIO 2018

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MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LIX

7iLUGLIO

2018

SOMMARIO

MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LIX

7iLUGLIO

2018

L’AMORE MISERICORDIOSORIVISTA MENSILE - ANNO LIX

LUGLIO • 7

P. Mario Gialletti

Marina Berardi

Edizioni L'Amore Misericordioso

06059 Collevalenza (Pg)Tel. 075.89581 - Fax 075.8958228Autorizzazione:Trib. Perugia n. 275, 1-12-1959

LitografTodi s.r.l. - Todi

€ 15,00 / Estero € 25,00C/C Postale 1011516133

A.P. art. 2 comma 20/CLegge 662/96 - Filiale Perugia

I dati personali di ogni abbonato alla no-stra rivista “L’Amore Misericordioso” nonsaranno oggetto di comunicazione o dif-fusione a terzi.Per essi ogni abbonato potrà richiedere,in qualsiasi momento, modifiche, aggior-namenti, integrazioni o cancellazione, ri-volgendosi al responsabile dei datipres so l’amministrazione della rivista.

www.collevalenza.itVisita anche tu l’home page

del sito del SantuarioSono sempre più quelli che vi trovanonotizie, informazioni, scritti dellabeata Madre Speranza, e molto ma-teriale di studio e di meditazione.

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA

LA PAROLA DEL PAPA

PASTORALE FAMILIARE

L’ACQUA DELL’AMORE MISERICORDIOSO 39

VERSO UNA CULTURA DELLA MISERICORDIA

LA LETTERA

ATTUALITÀ

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

27-31 agosto:Esercizi Spirituali per Sacedoti

30 settembreFesta del Santuario dell’Amore Misericordiosoe Anniversario nascita Beata M. Speranza

L’Amore Misericordioso - luglio 2018 1

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il30 settembre 1893 a Santomera morta in Col-levalenza l'8 febbraio 1983 Fondatrice delle An-celle e dei Figli dell'Amore Misericordioso e delSantuario di Collevalenza.

È in corso il Processo canonico per la sua cano-nizzazione;� il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata ve-

nerabile; � il 5 luglio 2013 è stato riconosciuto il miracolo

ottenuto per sua intercessione;� il 31 maggio 2014 è stata proclamata beata.� la festa liturgica si celebra il giorno 8 febbraio.

Quanto mi ha impressionatoquesto, padre mio!

dagli scritti di madre speranzaa cura di P. Mario Gialletti fam �

5 novembre 1927: dal diario della beata Madre Speranza…il buon Gesù mi ha detto che io devo riuscire a farloconoscere agli uomini non come un Padre offeso dalle

ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre amorevole, checerca in ogni maniera di confortare, aiutare e rendere felici isuoi figli e li segue e cerca con amore instancabile, come se

non potesse essere felice senza di loro. Quanto mi haimpressionato questo, padre mio!

Nel 1933 scrive ancora:Pensiamo che un’anima, dal momento che si consacra a Gesù,deve sforzarsi di perpetuare sulla terra il Suo sacrificio comevittima immolata. Che meraviglia! Naturalmente al sacrificiova unito l’amore e così realizzeremo la sublime dottrina delVangelo che dice: «Non può essere mio discepolo chi nonprende la sua croce e mi segue. Il mio comandamento èquesto: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato».

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dagli scritti di madre speranza

L’aspetto più sublime e più impegnativo delnostro camminare sulle orme di Gesù siconcretizza e si manifesta nel modo di vivere ilnostro rapporto con gli altri non rinunciandomai anche a sacrificarsi per il loro bene, anchequando essi non si comportassero bene ocreassero problemi.Le norme di ogni collettività devono essereprecise nel presentare ciò che è ritenuto giusto inquell’ambito; e tutti devono ispirarsi aquell’ideale indicato per sapere cosa è giusto.Qualunque cosa avvenga, ognuno deve rifarsi aquelle norme per capire ciò che è giusto per tuttima, soprattutto, per capire quali sono le normealle quali ispirarsi nelle vicende della vita ecapire ciò che ognuno – in prima persona - èchiamato a fare in conformità a quelle norme.Ma la vicenda della vita è fatta anche diinfedeltà di alcuni, di contrasti di altri, dimalintesi che generano reazioni diverse. Inquesti casi si può passare alla critica, allacondanna, alla mormorazione, al sempliceraccontare come pettegolezzo. Atteggiamentimolto comuni, molto frequenti che il Signoredecisamente non tollera. La Madre indica un atteggiamento diverso.

Quanto mi ha impressionato questo, padre mio!

Scrive ancora la Madre nel 1933 (El pan 3, 58-62).Per il semplice fatto di essere spose di Gesù, noi religioseformiamo una famiglia distinta e, proprio per questo,dobbiamo evitare nelle parole, nei modi e nei sentimentitutto ciò che è volgare e maleducato, che è proprio solodelle persone senza educazione. Siate amabili nel tratto,compiacendovi mutuamente in tutto quello che non èoffesa di Gesù, usando buone forme nel chiedere o negarequalche cosa, ugualmente nel comandare.La carità chiude gli occhi sui difetti degli altriinterpretando favorevolmente tutte le azioni, le guardacon occhio semplice e retto e mai le prende a male,cercando di scusare almeno l’intenzione quando nonpotesse giustificare l’azione. Sopportino senza

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dagli scritti di madre speranza

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mormorazioni o risentimenti il disprezzo, le offese, lestranezze di carattere o cose simili.Formando tutte un medesimo corpo, si soccorreranno eaiuteranno mutuamente nelle proprie necessità, siconsoleranno nei momenti tristi e si rallegreranno delbene delle altre. Se qualcuna si rendesse conto di averoffeso, contrariato o mortificato un’altra sarà decisa nelchiederle scusa e nell’offrirle piena riparazionechiedendole umilmente perdono.

Tutto il bene che la carità costruisce vienedistrutto dal vizio infame della mormorazioneche riduce a un essere abominevole la personache lo commette.

Diligentemente evitino giudizi temerari, pettegolezzi e coseche la carità comanda di tenere nascoste. Non si dovrebbemai ascoltare quello che si dice contro il prossimo e, tantomeno, andare a raccontare quanto si è sentito nei suoiconfronti; questo equivarrebbe a seminare zizzania(discordia) nel campo della religione, che dovrebbe esseredi pace e unione intima e di amore vero.

Quando insorgono malintesi, situazioni ditensione, comportamenti negativi checomportano anche il danno di innocenti esoprusi NON È SUFFICIENTE solo fare qualchecosa per ristabilire l’ordine; NON ÈSUFFICIENTE solo conformare per il propriocomportamento una totale adesione alle legge;NON È SUFFICIENTE solo condannare e isolareil male. E non è sufficiente SOLO cercare dirimediare il male fatto.Da quanto la Madre ha capito dal buon Gesù neemerge un Dio che esige una convergenza ditutti perché chi ha sbagliato e ha avuto uncomportamento ingiusto e assurdo, non si sentaabbandonato, giudicato ma atteso, amato,aiutato, sostenuto perché - o prima o poi – possacapire e tornare.

Quanto mi ha impressionato questo, padre mio!

Dio vuole essere conosciuto non come un Padre offesodalle ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre

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dagli scritti di madre speranza

amorevole, che cerca in ogni maniera di confortare, aiutare erendere felici i suoi figli e li segue e cerca con amoreinstancabile, come se non potesse essere felice senza di loro.Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni glialtri, come io vi ho amati.(Gv12,15)

Quando Gesù incontra l’adultera non le ripetel’esigenza chiara della legge che non tolleraval’adulterio e lo puniva addirittura con lalapidazione! Ha solo parole di fiducia per lei!Quando il padre del figlio prodigo si trova davantiil figlio piccolo con tutta la sua freddezza e contutte la sue pretese non dice una parola su questoma seguita a voler bene a quel figlio, adaspettarlo, a guardare alla finestra sperando divederlo da lontano ritornare, e poi l’abbraccio,l’anello, il pranzo. No, non è stato un padre giustoe severo!Quando incontra Matteo non lo rimprovera per illavoro che faceva e non si ferma al cattivo giudizioche riscuoteva dalla gente per il lavoro svolto, maparla come a un amico e si invita a casa.Quando, tra la folla, “un tale gli disse: Maestro, dìa mio fratello di spartire con me l’eredità, glirispose: Amico non sono qui per fare da giudicenei vostri affari o da mediatore nella spartizionedei vostri beni” (Lc 12, 13-14). I problemi e le contradizioni della vita nonsempre si possono risolvere, ma SEMPRE possonoessere VISSUTI come aiuto al fratello che lo haprovocato.

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la Parola di Papa FrancescoPapa Francesco

Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae - Lunedì, Giovedì, 14 giugno 2018

«Dall’insulto alla riconciliazione, dal-l’invidia all’amicizia: è il percorso cheGesù ci dà oggi» e che Papa Francescoha rilanciato nella messa celebrata gio-vedì 14 giugno a Santa Marta. Il Ponte-fice ha insistito proprio sulla gravitàdell’atteggiamento di chi ricorre all’in-sulto: un vero e proprio “omicidio” concui tentiamo di sopraffare e cancellarela voce e la dignità degli altri, fosse an-che nel traffico dell’ora di punta. E hainvitato ad avere una particolare atten-zione per le persone disabili, mettendoin guardia dall’uso della parola “disabi-le” come offesa.

Per la sua riflessione, il Papa ha presospunto dal passo evangelico di Matteo(5, 20-26), proposto dalla liturgia. «Perfarci capire bene l’insegnamento sul rap-porto di amore, di carità con i nostri fra-telli — ha fatto presente — il Signore usaun esempio molto chiaro, un esempio ditutti i giorni: “Mettiti presto d’accordocon il tuo avversario mentre sei in cam-mino con lui, perché l’avversario non ticonsegni al giudice e il giudice alla guar-dia, e tu venga gettato in prigione”».

È un «principio» di «saggezza umana: èmeglio sempre un cattivo accordo cheun buon giudizio», ha ricordato France-sco. Ribadendo che «arrivare al giudizioè l’ultimo» passo, perché «è una cosa dacui non si torna indietro; è fare definiti-vo un atteggiamento di inimicizia, an-

che di guerra». Ed è «per questoche i politici saggi consiglianosempre: “Facciamo una soluzio-ne negoziata di questo problemapolitico, di questo problema cosìteso per evitare una guerra”».

Dunque, «con questo esempioche capivano tutti, perché eraun esempio di tutti i giorni —ha affermato il Papa — Gesù vaoltre e spiega il problema degliinsulti». Tanto che «a noi, se leg-giamo questo un po’ superficial-

L’insulto può uccidere

mente, ci farà ridere, perché questiinsulti sono antiquati, oggi non siusano». Sicuramente, ha fatto nota-re Francesco, «noi abbiamo unelenco di insulti più fioriti, più fol-clorici, più colorati, no?».

«Ma il Signore va avanti — ha pro-seguito il Pontefice — ed è duroperché dice: “Avete inteso che fudetto agli antichi: Non ucciderai”».Dunque Gesù «parte da questo, dal-l’uccidere», e afferma: «Ma io vi di-co: chiunque si adira con il propriofratello dovrà essere sottoposto algiudizio. Chi poi dice al fratello:“stupido”» e anche «chi gli dice“pazzo”» dovrà essere condannato.

In sostanza, ha spiegato il Papa, «ilSignore dice: l’insulto non finiscein se stesso; l’insulto è una portache si apre, è incominciare unastrada che finirà — l’ho detto all’ini-zio: “Non ucciderai” — uccidendo,perché l’insulto è l’inizio dell’ucci-dere, è uno squalificare l’altro, to-gliere il diritto di essere rispettabi-le, è metterlo da parte, è ucciderlodalla società».

«Noi siamo abituati a respirare l’a-ria degli insulti» ha riconosciutoFrancesco. Del resto «è sufficienteguidare la macchina durante l’oradi punta: lì c’è un carnevale degliinsulti e la gente è creativa per in-sultare». Ma «l’insulto stacca, rom-pe la comunità e uccide l’altro, in-comincia per togliere la fama, poisi va oltre, oltre, oltre».

Anche «i piccoli insulti — diciamopiccoli — che per caso si dicononell’ora di punta mentre guidiamo

la macchina, divengono, dopo,grossi insulti». E «insulti non solo dibocca: di cuore».

Proprio «questo è quello che uccide:l’insulto». E «l’insulto cancella il di-ritto di una persona: “No, non ascol-tarlo, questo è un tale per quale...”».Ma con queste parole si «lapida que-sta persona, non ha più diritto diparlare, non avrà più voce in capito-lo: è stata cancellata la sua voce».

In questa prospettiva, ha affermatoancora il Papa, «noi possiamo do-mandarci perché l’insulto è tantopericoloso e perché ha questa forzadi uccidere e di squalificare l’altro,di metterlo da parte».

La questione, ha spiegato, è che«tante volte l’insulto nasce dall’invi-dia». Ad esempio, non insultiamouna persona con «“disabilità” men-tale o di temperamento» perchéquella «disabilità non minacciame». Tanto che, se ci troviamo da-vanti «un bambino disabile, unapersona disabile, su una sedia a ro-telle, noi non abbiamo voglia di in-

la Parola del Papa

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sultarli». Però «quando una personafa qualcosa che non piace — hadetto il Pontefice — io la insulto ela faccio passare come “disabile”:disabile mentale, disabile sociale,disabile famigliare, senza capacitàdi integrazione».

«Per questo», ha insistito Francesco,l’insulto «uccide: uccide il futuro diuna persona, uccide il percorso diuna persona». Ma «è l’invidia cheapre la porta, perché quando unapersona ha qualcosa che mi minac-cia, l’invidia mi porta a insultarla:quasi sempre c’è l’invidia lì».

«Il libro della Sapienza — ha fattonotare il Pontefice — ci dice cheper l’invidia del diavolo è entrata lamorte nel mondo: è l’invidia cheporta la morte». Da parte nostra,«possiamo dire: “l’invidia è un pec-cato strano, io non ho invidia dinessuno”». In realtà, ha suggerito ilPapa, pensiamo bene a «quell’invi-dia nascosta e quando non è nasco-sta è forte, è capace di farti diventa-re giallo, verde, come fa il liquidobiliare quando sei ammalato: gente

con l’anima gialla, con l’anima ver-de per l’invidia che li porta all’in-sulto, li porta a distruggere l’altro».

Francesco ha fatto notare, inoltre,che «Gesù ferma questo percorso —“No, questo non si fa” — al puntoche se tu vai a pregare, vai a messae ti accorgi che uno dei tuoi fratelliha qualcosa contro di te, va’ a ri-conciliarti». Il Signore «è così radi-cale», ricordando che «la riconcilia-zione non è un atteggiamento dibuone maniere: è un atteggiamen-to radicale, è un atteggiamento checerca di rispettare la dignità dell’al-tro e anche la mia». Insomma, «dal-l’insulto alla riconciliazione, dall’in-vidia all’amicizia: questo è il per-corso che Gesù ci dà oggi».

Su questa linea, il Papa ha propostoanche un esame di coscienza: «Cifarà bene pensare: come insulto?».Il che non significa fare «l’elenco ditutte le parolacce che io so controgli altri; no, quello no». Però è benedomandarci: «Come insulto io?Quando insulto io? Quando staccol’altro dal mio cuore con un insul-to?». E «vedere se lì c’è quella radi-ce amara dell’invidia che mi portaa voler distruggere l’altro per so-praffarlo nella concorrenza». Sep-pure «non è facile questo», France-sco ha concluso invitando a pensa-re quanto sarebbe «bello non insul-tare mai: bello, perché così lascia-mo crescere gli altri». E «che il Si-gnore ci dia questa grazia».

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana,Anno CLVIII, n.134, 15/06/2018)

© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

la Parola del Papa

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L’Amore Misericordioso - luglio 20188

Ti accorgi sempre successi-vamente dell’importanzadelle cose e quando scegli

non sempre sei consapevole del-la profondità di ciò che accadrà.Scrivo questo guardando allachiave del cancellino della cap-pellina A.Mar.Lui, nella nostrachiesa domestica.Quando iniziò il progetto di que-sta meravigliosa opera, cioè unacappella all’interno della nostracasa, pensai, quasi sovrappen-siero, di mettere come porta-chiavi quello con l’immaginedella Beata Madre Speranza,mentre, nel tabernacolo, ove ècustodito il Santissimo Sacra-mento, vi è una piccola chiavecon un bel mappo color oro.La nostra storia di coppia è unameravigliosa rinascita che ha ri-visto Luce dopo un lungo perio-do di tenebra e divisione e ora,grazie all’invito di un nostroamico professore, scrittore ebravissimo teologo, ma soprat-tutto marito e padre di tre beimaschietti, la si può trovare, lanostra storia, scritta nel neonatolibro “NOI, STORIA DI UNACHIESA DOMESTICA” edito daTau editrice. Lui è Robert Che-aib a cui va ancora il nostro im-

menso grazie per essersi fattostrumento di un progetto gran-dissimo.Questo libro, che consideriamoun’opera di Dio, tesa a raggiun-gere più storie di vita possibili,vuole essere solo una testimo-nianza e una “narrazione teolo-gica”, come l’ha definita donCarlo Rocchetta nella prefazio-ne, di un vero miracolo laddoveci saremmo di sicuro lasciati e

pastorale familiareCristina Righi

Da un “portachiavi” il passo è brevissimo

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separati con grave riflesso ancheverso i nostri splendidi quattrofigli.

Dio non ha permesso questa“rottura” e il nemico non ha pre-valso e così, con le nostre duevoci di coniugi, abbiamo datocorpo ad una storia “risorta” chesta viaggiando dal nord al sud,anche attraverso la nostra pre-senza laddove il Signore ci chia-ma a parlare in diretta! Questo èil motivo per cui facciamo ac-compagnamento alle coppie, perconsegnare le armi spirituali a

difesa di un nemico che vuoledistruggere le famiglie progettodi Dio.Nel libro raccontiamo tutto, quiinvece vogliamo parlarvi delcammino con le tante famiglieche il Signore ci mette a fianco econ cui, a braccetto con Gesù,procediamo!La cappellina di cui ho parlatoall’inizio è dedicata alla primacoppia di sposi che la Chiesa habeatificato e cioè i Beati Luigi eMaria Beltrame Quattrocchi, e ciè stata autorizzata dal nostro Ve-scovo, il Cardinale GualtieroBassetti, a causa soprattutto del-la nostra missione di accoglien-za e accompagnamento di tuttele coppie di sposi. Dalle giovanicoppie ma soprattutto a quellein difficoltà nella vita relaziona-le di coniugi e familiare.Come responsabili a Perugia del-l’Associazione A.Mar.Lui (cheopera a livello nazionale dal2010) lo Spirito Santo non hamancato il bersaglio e ci ha “sof-fiato” alle orecchie ciò cheavremmo potuto fare. Partire innanzitutto dalla pre-ghiera con tutti coloro che ci sa-rebbero stati inviati a casa e poiportare avanti un percorso di fe-de per accompagnarci di annoin anno.E così è nato, a casa nostra, di-nanzi al Santissimo Sacramento

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pastorale familiare

a un luogo Santo

L’Amore Misericordioso - luglio 2018

e alla presenza dei sacerdoti checi seguono nel cammino, un me-raviglioso CENACOLO, chiamatoDEI SANTI CONIUGI a cui con-vengono così tante coppie chespesso siamo anche 80 persone,comodamente sedute eabbandonate ad unapreghiera guidata inparticolare per la cop-pia. Il cenacolo è ogni15 giorni dalle 21 alle22. Al termine dellapreghiera le coppie ri-cevono sempre un se-gno particolare per ri-flettere e stimolare laricezione della gra-zia.Ogni volta ci si ispi-ra a dei Santi deiquali, tra l’altro,possediamo Reli-quie di primo gradoper grazia di Dio. Abbiamo connoi San G.Paolo II, i Santi Martin,i Beati Beltrame Quattrocchi (ov-viamente), Santa Gianna BerettaMolla, Santa Gemma Galgani, laBeata Madre Speranza, la BeataMattia di Matelica.Inoltre, una domenica al mese,secondo un tema stabilito all’ini-zio dell’anno, viviamo il cammi-no che si snoda attraverso la ca-techesi, la condivisione comunee l’accompagnamento personalecurato anche dal sacerdote, no-stro assistente spirituale che èdon Mauro Angelini.Alla fine dell’anno si vive unagiornata di ritiro spirituale edeccoci al punto in questione.Non vi è stato alcun dubbio che

quest’anno il ritiro dovessimofarlo al Santuario dell’Amore Mi-sericordioso della Beata MadreSperanza a Collevalenza.Ci è balzato subito in mente enel pensare ad una meta è arri-vata questa, diritta nel cuore di

tutti!Dobbiamo dire,anzi ,che unadelle catechesimensili del cam-mino è stata de-dicata alla Madreanche perché, ilnostro don Mau-ro, sta preparandouna bellissimaopera letterariaproprio su di lei egli è stato affidatoquesto incarico.Ciò è stato per noiun altro filo con-

duttore di questa testimonianza.La Madre è con noi, dall’inizio…nel portachiavi della porta piùimportante della cappellina,quella che protegge, e cioè, ilcancello in ferro battuto!Per comodità decidiamo che ilritiro si farà nella giornata del 16giugno 2018, ed, essendo un sa-bato, ciascuno avrebbe potutoimmergersi nelle vasche delsantuario.Ed eccoci arrivati al nostro me-raviglioso giorno di grazia.Innanzitutto una prima Dio-inci-denza della quale ci rendiamoconto, pur sapendolo ovviamen-te, solo il giorno stesso: il 16 giu-gno è l’anniversario della nasci-ta in cielo di Enrichetta Beltra-

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pastorale familiare

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me Quattrocchi, l’ultima dei 4 fi-gli dei Beati, che appunto cono-scemmo e che ci dette mandatodi essere responsabili a Perugiadell’A.Mar.Lui di cui sopra.Nonostante il lavoro, i saggi sco-lastici, gli spettacoli di fine annogran parte delle coppie riesconoa partecipare a questo ritiro e,con una puntualità sorprenden-te, ci siamo ritrovati all’appelloin 72 adulti e più di 30 bambini!Tutti abbiamo potuto sperimen-tare la grazia dell’immersionenelle vasche e, subito dopo, lameravigliosa catechesi che èpartita dal Vangelo di Giovannial capitolo 15, versetto 12.«Questo è il mio comandamen-to: che vi amiate gli uni gli altri,come io vi ho amato».Qui abbiamo parlato alle coppieattraverso le parole di don Mau-

ro che hanno fatto riflettere sudue pellegrinaggi. Uno al Santuario di Madre Spe-ranza e l’altro nel Santuario delSacramento del Matrimonio.Questo lo abbiamo potuto far pe-netrare nei cuori soltanto dopoaver riflettuto sul significato del-la discesa battesimale nell’im-mersione nelle vasche.Abbiamo visto che, così comeesiste il BATTESIMO PERSONA-LE, arriviamo a vivere il BATTE-SIMO DEL NOI proprio, appun-to, attraverso il matrimonio.Questo è anche il senso che rac-contiamo nel nostro libro.Generare il Noi è come generareun figlio e questo figlio da cura-re e far crescere altro non è cheil Sacramento stesso.Tutto ciò guarisce e compie mi-racoli se guardiamo dritti a quelCROCIFISSO che poi abbiamotutti contemplato nella cappelladel Santuario.Ogni passo che abbiamo com-piuto ha segnato un sigillo nelcuore di ogni coppia e di seguitoriporteremo alcune testimonian-ze.Ascoltando Marina Berardi, checi ha parlato con la sua profondasapienza e dolcezza, nella Cap-pella del Crocifisso, mi ha colpi-to la storia di una coppia di cuinon ricordo i nomi, il cui maritodopo non molto tempo dal ma-trimonio, affetto da un tumoregrave ritorna alla casa del Padre.Marina raccontava della grandetestimonianza e fede di questadonna rimasta vedova.La data del loro matrimonio è

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pastorale familiare

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esattamente quella della mia na-scita, il 17 aprile e ciò mi ha col-pito perché in un tratto i mieiocchi sono andati dritti in quellidella Beata Madre nel quadroappeso in cappella. È come sequalcosa si fosse mosso e inquesti giorni a seguire sento unachiamata di cui potrò testimo-niare più avanti se accadrà!Più ascoltavo e più vedevo la pre-senza reale dell’Amore Misericor-dioso verso ciascuno, anche per-

ché Marina, senza sapere dellacatechesi vissuta qualche ora pri-ma citava le stesse parole detteda noi alle coppie, a partire adesempio dal passo del Vangelo ci-tato sopra di Giovanni ed altro.Ma la cosa più importante è ciòche le coppie si sono portate viatornando nel loro ordinario quo-tidiano e, subito dopo, sono co-minciati ad arrivarmi tanti mes-saggi...Eccone alcuni:

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pastorale familiare

“Ho capito che l’unica richiesta che faccio da tempo al Signore, prima o poi verràrealizzata. Ho capito che devo avere Cristo nel mio cuore e ho desiderato e desi-dero il Paradiso con tutta me stessa!”Grazie Madre Speranza

•••“Quando le trivelle della nostra accoglienza si rompono e sembra che quell’acquavitale non si trovi, per quanto scaviamo in profondità, Madre Speranza ci ricordache il Signore ha detto È QUI!Il mio qui e ora è mia moglie, io mi sento amato da Dio e posso amare Ilaria solo serimango in questo Amore più grande che io desidero”, scrive il marito ROBERTO.

•••“Sento come se si fosse stappato qualcosa. Dopo il bagno, dove ho chiesto guari-gione mia, di mio marito, dei miei figli e di tanti bambini malati per cui prego hodetto: oggi Madre ti darò tanto lavoro. Poi, alla Messa ho chiesto di essere Lucedel Signore senza paura per poter amare chi mi ferisce, senza più lamentarmi dellegrandi fatiche a cui sono chiamata. Vedevo sempre davanti a me il sorriso e le

L’Amore Misericordioso - luglio 2018

braccia aperte della Madre e subito dopo mi arriva un messaggio dal gruppo in cuipreghiamo per questi bambini malati: Giovanni, che lotta contro un brutto male aseguito di trapianto di midollo, ricoverato per grosso problema ai polmoni, era sta-to appena dimesso e Angela, bambina con 3 forme tumorali diverse e 3 interventisubiti ha fatto una tac ed è completamente guarita!Grazie per averci portato a Collevalenza dalla Beata Madre Speranza!”-VALERIA E MATTEO-

•••“Quando sono partita sabato mattina il mio cuore era pesante per la possibilità diperdere il lavoro e per mia madre che doveva fare una tac. Nel lavoro avrebberopreferito un’offerta che non mi avrebbe più inclusa in azienda. Mia mamma per laprima volta l’avevo affidata a mio fratello e mi sentivo molto in colpa. Tornando acasa, dopo questo bellissimo ritiro, ricevo 2 splendide notizie:Il lavoro, tutto come prima, quindi non lo avrei perduto.Mio fratello, che mai ha vissuto con mia madre un rapporto relazionale sereno, siera prodigato in un affettuoso tempo con lei portandola fuori a pranzo (mai acca-duto) e stando accanto a lei con amore di figlio!Grazie davvero!”, -CLAUDIA-

•••Questa che segue ha davvero del miracoloso perché, questa coppia, non è mai ve-nuta insieme a vivere il nostro cammino se non, sporadicamente, la moglie da sola.In realtà il marito non sempre ha accettato la fede avendo sempre avuto un’opi-nione negativa della Chiesa e dei parroci.Loro sono di fede Ortodossa e hanno una bambina piccola. Lui ora si trova in statodi infermità fisica che lo ha costretto in sedia a rotelle.Dopo l’immersione nelle vasche già l’atteggiamento all’ascolto della catechesiera ben aperto e ciò che l’ha colpito è stato il sentirsi accolto come se ci fossesempre stato.Sua moglie scrive questo:“Mio marito non conosce neppure la preghiera del Padre Nostro e non si è maiconfessato.Credo che ora sia cambiato tutto, anche se sono passati ancora pochi giorni. Ero stanca, non sapevo più dove sbattere la testa. Nostra figlia Anna ancora è pic-cina e io da sola devo gestire entrambi. Però sapevo che la spalla più importantenon sono le persone ma è solo Lui, il Signore, in cui occorre credere sempre. Io por-to una grande croce e mio marito ha soltanto noi e non mancano neppure i pro-blemi economici. Quindi ho voluto che andassimo a questo ritiro. Così Sabato, improvvisamente, mio marito sente per la prima volta nella sua vita di vo-lersi confessare e io posso dire di aver visto un vero miracolo vedendolo oltretuttolacrimare più volte durante il percorso eucaristico. Rimango in attesa e in ascoltoringraziando in ginocchio la potente intercessione della Beata Madre Speranza”-VERONICA FLORENTINA-

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pastorale familiare

L’Amore Misericordioso - luglio 201814

pastorale familiare

Tante altre sono state le manifestazioni di profonda grazia ricevute dal-le Coppie e riportarle tutte renderebbe lunghissima questa riflessione.Ciò che possiamo constatare è che di ritiri ne abbiamo fatti tanti ealtrove ma ciò che si riporta da questo Santuario è ben altro perchéti rimane stampato nel cuore il miracolo di sentirsi diversi.Noi pensiamo che è un bene grandissimo che le famiglie possanopassare da questo luogo per effettuare poi il pellegrinaggio nel San-tuario della propria chiamata perché la vita, come diceva Marina,parlandoci in cappella, possa decollare in questo aereo della salvez-za laddove in cabina di pilotaggio si lasci fare all’unico PILOTA chepuò condurci senza mai precipitare ma sollevati da quelle Ali diAquila verso l’eternità.E così siamo tornati ognuno nelle nostre case a vivere l’ordinario,quello che viveva la stessa Beata Madre, come mi ha detto Debora,una moglie delle nostre coppie che ha capito che la santità passa dalquotidiano delle faccende domestiche, ove, persino per ottenerel’olio per cucinare è necessario fidarsi e chiedere a Dio che non cifarà mancare nulla di ciò che è necessario.Ora, nella nostra cappellina A.Mar.Lui oltre il portachiavi, ha presodimora il crocifisso di Madre Speranza perché lei, da sempre è pre-sente qui e ci custodisce!Grazie Signore per il dono di Madre Speranza che si unisce alla Co-munione dei Santi e fa festa in cielo per ogni creatura e famiglia cheDio ha desiderato e progettato.Che tutte le famiglie possano vivere ritiri spirituali meravigliosi co-me è successo a noi!Amen

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PREGHIERA DI UNIONE

Compiuti questi passi e giunta a questo punto, nasce nell’anima il desiderio forte di faregrandi cose per il Signore e poter ricambiare la sua generosità.

Sull’esempio di Gesù, si vogliono includere tutte le creature umane nella propria preghiera,che diventa universale, e non a parole né con la lingua ma nella verità (cfr 1 Gv 3, 18) per la grandecarità che ormai incendia l’anima.

“Mano a mano che l’anima progredisce nella conoscenza e nell’amore di Gesù, la sua vitasi unifica e così la sua contemplazione che diventa sempre più semplice, più elevata, piùperfetta, dal momento che l’unico suo oggetto è Dio, la sua bontà, la sua misericordia e lasua carità nei riguardi di coloro che lo hanno offeso.Quest’anima giunge a sentirsi come rivestita della bontà e della misericordia di Gesù; lesembra di essere un abisso senza fondo, capace di prendere su di sé e annientarle tutte lemalvagità dei suoi fratelli. Ed è veramente così, perché essa si slancia verso Gesù implorandoil perdono e la misericordia in favore dei poveri peccatori ed Egli non glielo può negare;anzi, al contrario, si compiace di concederle quanto gli chiede in loro favore.” (El pan 2,73)

Così l’anima, infiammata d’amore, prega proprio come prega Gesù. E’ ormai giunta, cioè, allapreghiera di intercessione per i propri nemici, culmine della carità.

“Se Gesù permette che una creatura presenti l’amaro calice della calunnia, dellapersecuzione e del disprezzo ad un’anima che ama il Signore, questa alza gli occhi al cieloe unisce di più il suo cuore a quello di Gesù dicendo: “Questa è per me l’ora di poterti offrirequalcosa; accettalo in riparazione delle tante mie offese e per i poveri peccatori e le animedel purgatorio. Ma non tenere in conto nulla di quanto dicono o fanno queste creature. Sonostrumenti che mi aiutano ad unirmi di più a Te e ad amarti. Non sanno di fare il male, hannomolti motivi per agire così e non vedono altro; perdonali. Considera Gesù, che se agisconomale è perché non ne immaginano la gravità e non pensano che Ti offendono. PerdonaGesù mio!”(El pan 2, 136)

“Mi dici Gesù mio che sarai nemico dei miei nemici e affliggerai quanti mi affliggono. Padredi amore e misericordia, ti prego, dimentica, non tenere in conto e perdonali, perché sonoaccecati.” (El pan 18, 655)

Maria Antonietta Sansone

Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te

Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlaredella preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dioo come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghieraè dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostracollaborazione, proveremo a imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza

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Acqua dell’Amore Misericordioso

L’Amore Misericordioso - luglio 201816

Verso una cultura della misericordia

«Signore, quante volte dovròperdonare al mio fratello, sepecca contro di me? Fino a

sette volte?» (Mt. 18, 21). Nella do-manda che Pietro rivolge a Gesù, c’èinnanzitutto la curiosità, tutta umana,di scoprire il numero di giustificazioniche un uomo buono è chiamato adoffrire a chi lo offende. Senza difficol-tà riusciamo a percepire l’espressionequasi infantile del discepolo che nonpuò fare a meno di interrogare il suomaestro per apprendere da quest’ulti-mo ciò che non conosce. Pietro è si-curo che Gesù, modello di bontà evirtù, sa perdonare “molto” ma,com’è tipico di ogni uomo, vorrebbequantificare tutta quella virtù, perchésulla quantità si erge il raziocinioumano che spesso proprio su di essafonda i presupposti per il rispetto ri-goroso della regola.Il tentativo di quantificazione conte-nuto nella seconda parte della do-manda di Pietro presenta un numeromolto specifico, il sette. Al di là delleriflessioni riguardanti il significatosimbolico di quel numero, è interes-sante in questa sede osservarne piut-tosto il portato emotivo e relazionale,per scoprire come lo stato d’animo di

colui che sarà la pietra fondante dellaChiesa cristiana sia lo stesso di ognu-no di noi.Il numero sette suona a Pietro comeiperbolico ma, in un certo senso, an-che ragionevole: è abbastanza eleva-to da sembrare degno dell’approva-zione dell’amore infinito divino e, allostesso tempo, abbastanza quantifica-bile da poter rassicurare l’intellettoumano finito. Il numero sette, in que-sto senso, può essere considerato co-me il simbolo del dissidio interioreche sperimentiamo nel momento incui la vita ci pone dinanzi all’odio dauna parte e alla chiamata a un diffici-le perdono dall’altra. Sappiamo che losforzo per perdonare è grande, iper-bolicamente fuori dalla nostra porta-ta, così come sappiamo che il perdo-no fa bene e che nessuno sforzo fattoper realizzarlo è troppo grande da

Perdonare leoffese

FRANCESCA PETETTA

A cura del CeSAM una serie di riflessioni sulle sette Opere di misericordia spirituale (5)

non poter essere ripagato una voltacompiuto. Così, dunque, l’uomo èprigioniero di quel numero sette checondanna all’immobilità.A scardinare tutto, come sempre ac-cade, arriva Gesù. «Non ti dico fino asette volte, ma fino a settanta volte

sette» (Mt. 18, 22), rispon-de infatti il maestro. Notia-mo che Gesù non forniscea Pietro una vera e propriaquantità: dovremmo ese-guire un calcolo se volessi-mo ricavare un numeropreciso da tale affermazio-ne. Il motivo di ciò sta nelfatto che Gesù non intendedare all’uomo una regolaper il perdono, bensì inse-gnargli che il perdono au-tentico non ammette con-dizioni, regole, mercifica-

zioni. Si deve perdonare sempre, adogni costo, “senza se e senza ma”.Ma perché perdonare? Ce lo insegna,ancora una volta, Gesù: «Servo mal-vagio, io ti ho condonato tutto queldebito, perché tu me ne supplica-sti; non dovevi anche tu aver pietàdel tuo conservo, come io ho avutopietà di te?» (Mt. 18, 32-33). “Per-donare per essere perdonati”, quindi,come recita il titolo della Meditazionemattutina presso la cappella dellaDomus Sanctae Marthae del 6 marzo2018, nella quale papa Francesco in-vita ad innescare un circolo virtuosotra il perdonare chi ci offende e il far-ci perdonare a nostra volta. Se noncompiamo il passo di riconoscere ilnostro peccato, se non siamo capacidi accusare noi stessi giustamente, seanziché chiedere perdono ci giustifi-chiamo, non possiamo in nessun mo-

do pretendere di saper perdonare inostri fratelli. Allo stesso tempo, senon perdoniamo, non possiamo esse-re perdonati.Nella domanda di Pietro, nel fatto cheegli senta il bisogno di chiedere al suomaestro delle informazioni riguardo alperdono e nel fatto che Gesù, poi, locorregga e lo ammonisca, è presenteanche un’altra importantissima evi-denza: l’uomo, da solo, non è capacedi perdonare, ma ha bisogno di undono straordinario che gli apra gli oc-chi, lo istruisca e lo illumini.Diviene chiaro, così, che il perdononon è atto umano. Il perdono è gra-zia divina e viene da un atto di fede.Il presupposto per perdonare e peressere perdonati è affidarsi a quellagrazia che cura, che purifica, che por-ta salvezza, che spezza le catene eche libera da ogni meccanismo psico-logico. Affidarsi sempre, dunque, siaquando dall’accusa verso noi stessi ri-schiamo di cadere nella mortificazio-ne che non lascia scampo, sia quan-do, al versante opposto, dalla soffe-renza per l’offesa subita rischiamo dicadere nell’odio che imprigiona e, al-trettanto, non lascia scampo.Uscire dalla mortificazione di sé e sa-per chiedere perdono, così comeuscire dall’odio per l’altro e saperperdonare potrebbero sembrare im-prese insormontabili per l’uomo. Losono, in effetti. All’uomo però, non èrichiesto ciò; all’uomo è richiesto unprimo passo soltanto: la preghiera.Solo pregando autenticamente e sin-ceramente si compie quell’atto di af-fidamento necessario per lasciare chela grazia entri nel nostro cuore. Solopregando si inizia a camminare. Il re-sto lo realizza Dio.

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verso una cultura della misericordia

L’Amore Misericordioso - luglio 2018

La lettera �

Carissimo,

vivere nel presente, nella storia, certamente, ma non pos-siamo rassegnarci al presente, alla manutenzione dell’oggi.

Hanno detto i Vescovi, meravigliosamente: “Siamo chia-mati ad impregnare d’amore il terreno cristiano delle nostre co-munità”.

Sì, i giovani chiedono spazi che forse ancora oggi non tro-vano.

Chiedono risposte di amore, che forse, ancora oggi, nonhanno. Risposte esistenziali di vita.

Io penso che, nelle nostre comunità, abbiamo il dovere diprendere sul serio i problemi, la sofferenza dei giovani.

Abbiamo il dovere di essere attenti alle difficoltà dei gio-vani.

Nel loro dissenso, nella loro protesta, nella loro critica,nella loro violenza, ci può essere un grande bisogno di fede.Una grande nostalgia di risposta che dobbiamo capire, dob-biamo intuire.

Ci può essere una ferita mortale, che è appello di sangue,di amicizia, di comprensione.

Le nostre comunità devono diventare il luogo di questaamicizia. In cui ognuno si senta chiamato per nome, accettatocon tutte le sue esperienze, i suoi limi ti, i suoi peccati. In cuiogni giovane si senta amato, sostenuto, incoraggiato.

Aspettare, ammettere, rispettare la ricerca, la libertà deigiovani.

È questa amicizia che evangelizza, che trasforma, che di-venta sacramento di Chiesa, comunione di salvezza.

NINO BARRACO

Con i giovani

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IL VOLTO PIENO DI PACE E DI GIOIA DI GESÙ

Gesù, che è la nostra Pace, ha detto ai suoi: “Vi do la mia pace, non comela dà il mondo…” (Gv 14, 27), e anche: “Vi ho detto queste cose perché ab-biate la mia gioia e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 11). Chi parla così èperché Lui stesso è pieno di pace e di gioia, anzi è la fonte della pace e del-la gioia.Il Vangelo dice che Gesù «esultò di gioia nello Spirito Santo» (Lc 10,21). Quan-do Lui passava, «la folla intera esultava» (Lc 13,17). Dopo la sua risurrezione,dove giungevano i discepoli si riscontrava «una grande gioia» (At 8,8). A noiGesù dà una certezza: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cam-bierà in gioia. […] Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessunopotrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,20.22). (cf GetE, n. 124).

L’Amore Misericordioso - luglio 2018 19

(seguito)

P. Aurelio Pérez fam

A t t u a l i t à

“Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre” (MV 1)

NNooii ssiiaammoo cchhiiaammaattii aadd eesssseerreesseeggnnoo ee ssttrruummeennttoo ddeell ssuuooaammoorree ccoonn ii ttrraattttii ddeell vvoollttoo ddeellbbuuoonn GGeessùù

SEGNO E STRUMENTO DEL TUO AMORE NEL MONDOIncontro internazionale dell’ALAM - Collevalenza 11.05.2018

La nostra gioiaLa gioia e il senso dell’umorismovengono presentati da Papa Fran-cesco come medicina per un’altramalattia del nostro tempo: “la nega-tività e la tristezza” (n. 111). Sappia-mo quanta tristezza si nascondespesso dietro la maschera inganne-vole del piacere. La gente vivespesso in una sorta di permanentecarnevale, e i media sono il palco-scenico di questa commedia. Perquesto Gesù dice: “vi do la miagioia… gioia piena!”.

122. Quanto detto finora non implica uno spirito inibito, triste, acido,malinconico, o un basso profilo senza energia. Il santo è capace di vi-vere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illu-mina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza. Essere cri-stiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17)… 125. Ci sono momenti duri, tempi di croce, ma niente può distruggerela gioia soprannaturale… 126. Ordinariamente la gioia cristiana è accompagnata dal senso del-l’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in sanVincenzo de Paoli o in san Filippo Neri… 128. Non sto parlando della gioia consumista e individualista così pre-sente in alcune esperienze culturali di oggi. Il consumismo infatti nonfa che appesantire il cuore; può offrire piaceri occasionali e passegge-ri, ma non gioia. Mi riferisco piuttosto a quella gioia che si vive in co-munione, che si condivide e si partecipa, perché «si è più beati nel da-re che nel ricevere» (At 20,35) e «Dio ama chi dona con gioia» (2

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Cor 9,7). L’amore fraterno moltiplica la nostra capacità di gioia, poichéci rende capaci di gioire del bene degli altri: «Rallegratevi con quelliche sono nella gioia» (Rm 12,15)…

IL VOLTO SINCERO E DECISO DI GESÙ

Ci sono alcuni insegnamenti di Gesù che, mentre ci esortano a seguire undeterminato stile di vita, rivelano nel contempo qualcosa di Lui. Mentreparla a noi sta parlando di sé. In Lui avvertiamo l’autorevolezza della veritàe della sincerità, che gli viene riconosciuta persino dagli avversari.Sia il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno (Mt 5, 37)Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia anessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. (Lc 20, 21)Il volto sincero di Gesù,che manifesta la sua li-bertà unica, gli permettedi riflesso di apprezzareanche la sincerità neglialtri, mentre al contrariogli rende insopportabilel’ipocrisia (vedi tutte lecontroversie contro l’ap-parente giustizia dei fari-sei). Per questo motivoGesù non è permaloso.Guardiamo, per esem-pio, la sua reazione difronte alla diffidenza ini-ziale di Natanaele-Barto-lomeo nei suoi confron-ti: Filippo trovò Natanaele egli disse: «Abbiamo trova-to colui del quale hannoscritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Na-tanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispo-se: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse dilui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». (Gv 1, 44-47)

La nostra sincerità (parresia)Finché ci mettiamo qualche maschera, o cerchiamo piedistalli per presenta-re un’immagine di noi gonfiata, non siamo ancora nella verità. La maschera

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Incontro internazionale dell’ALAM - Collevalenza 11.05.2018

è sempre menzognera, soprattutto quando ha solo un’apparenza di sincerità.E dietro le maschere ci sono le nostre paure. Allora sincerità e santa decisio-ne vanno di pari passo. È una questione non tanto o non solo di carattere,ma è dono dello Spirito che gli stessi apostoli, paurosi e chiusi, hanno rice-vuto dal Signore risorto. Nello Spirito hanno avuto quel dono che il libro de-gli Atti chiama parresia, definita da papa Francesco come una delle 5 carat-teristiche della santità nel mondo attuale: “Audacia e fervore”. Si contrappo-ne alla malattia de “l’accidia comoda, consumista ed egoista (G e E, n. 111).

129. … la santità è parresia: è audacia, è slancio evangelizzatore che la-scia un segno in questo mondo. Perché ciò sia possibile, Gesù stesso civiene incontro e ci ripete con serenità e fermezza: «Non abbiate paura»(Mc 6,50). «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»(Mt 28,20). Queste parole ci permettono di camminare e servire conquell’atteggiamento pieno di coraggio che lo Spirito Santo suscitava ne-gli Apostoli spingendoli ad annunciare Gesù Cristo. Audacia, entusia-smo, parlare con libertà, fervore apostolico, tutto questo è compresonel vocabolo parresia, parola con cui la Bibbia esprime anche la libertàdi un’esistenza che è aperta, perché si trova disponibile per Dio e peri fratelli (cfr At 4,29; 9,28; 28,31; 2 Cor 3,12; Ef 3,12; Eb 3,6; 10,19).131. … Riconosciamo la nostra fragilità ma lasciamo che Gesù laprenda nelle sue mani e ci lanci in missione. Siamo fragili, ma por-tatori di un tesoro che ci rende grandi e che può rendere più buoni efelici quelli che lo accolgono. L’audacia e il coraggio apostolico sonocostitutivi della mis-sione.133. Abbiamo bisognodella spinta dello Spi-rito per non essereparalizzati dalla paurae dal calcolo, per nonabituarci a cammina-re soltanto entro con-fini sicuri. 138. Ci mette in motol’esempio di tanti sa-cerdoti, religiose, reli-giosi e laici che si dedi-cano ad annunciare eservire con grande fe-deltà, molte volte ri-

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schiando la vita e certamente a prezzo della loro comodità. La loro te-stimonianza ci ricorda che la Chiesa non ha bisogno di tanti burocratie funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo dicomunicare la vera vita. I santi sorprendono, spiazzano, perché la lorovita ci chiama a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante.139. Chiediamo al Signore la grazia di non esitare quando lo Spiritoesige da noi che facciamo un passo avanti... In ogni situazione, la-sciamo che lo Spirito Santo ci faccia contemplare la storia nella pro-spettiva di Gesù risorto. In tal modo la Chiesa, invece di stancarsi,potrà andare avanti accogliendo le sorprese del Signore.

IL VOLTO PIENO DI COMPASSIONE DI GESÙQuanto mi sarebbe piaciuto vedere l’espressione del volto di Gesù quandoguarisce gli indemoniati, il lebbroso, la suocera di Pietro, il paralitico, ladonna incurvata, l’uomo dalla mano paralizzata, il cieco dalla nascita;quando guarda la vedova di Naim che accompagna l’unico figlio mortoalla sepoltura, le sorelle di Lazzaro che piangono il fratello morto, le follestanche e smarrite, la donna sorpresa in adulterio, la peccatrice in casadi Simone… Proviamo a farne un esercizio di contemplazione.Particolarmente significativa in proposito è la chiamata di Zaccheo (cf Lc19, 1-10), capolavoro di misericordia simpatica, e quella di Levi-Matteo (cfMt 9, 9-13), entrambe paradigmatiche dello stile accogliente di Gesù, cheè venuto non per giudicare ma per salvare.

Nella Misericordiae Vultus,al n. 8 papa Francesco fauna bella sintesi di quan-to sto cercando di dire:“Le sue relazioni con lepersone che lo accostanomanifestano qualcosa diunico e di irripetibile. I se-gni che compie, soprattut-to nei confronti dei pecca-tori, delle persone povere,escluse, malate e sofferen-ti, sono all’insegna dellamisericordia. Tutto in Luiparla di misericordia. Nullain Lui è privo di compassio-ne” (MV, 8).

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Incontro internazionale dell’ALAM - Collevalenza 11.05.2018

La nostra compassione misericordiosaPapa Francesco dedica i nn. 95-109 della Lettera apostolica sulla chiamataalla santità a quella che chiama la “grande regola di comportamento”. È laconclusione del Capitolo terzo, “Alla luce del Maestro”, dedicato alla rifles-sione sulle Beatitudini, strada maestra della santità. 96. …Il testo di Matteo 25,35-36 «non è un semplice invito alla carità: è unapagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero diCristo».[80] In questo richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si ri-vela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde,alle quali ogni santo cerca di conformarsi.

98. Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in unanotte fredda, posso sentire che questo fagotto è un imprevisto che miintralcia, un delinquente ozioso, un ostacolo sul mio cammino, unpungiglione molesto per la mia coscienza, un problema che devono ri-solvere i politici, e forse anche un’immondizia che sporca lo spaziopubblico. Oppure posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e ri-conoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, una crea-tura infinitamente amata dal Padre, un’immagine di Dio, un fratello re-dento da Cristo. Questo è essere cristiani! O si può forse intendere lasantità prescindendo da questo riconoscimento vivo della dignità diogni essere umano? (cf anche Il culto che Lui più gradisce, nn. 104-107)

“ABBÀ, PADRE!”. IL VOLTO DI GESÙ IN INTIMITÀ CON IL PADRE

Dove attinge l’umanità di Gesù questa forza di amore misericordioso, chepervade e trabocca da tutta la sua persona, se non dall’intima comunionecon il Padre? Il Verbo “fatto carne” rivolto verso di noi nel tempo e nellospazio, era continuamente rivolto verso il Padre.Non è possibile pensare a Gesù senza il Padre. Tutta la sua vita è una ricer-ca continua di fare solo ciò che è gradito al Padre, tutta la sua preghiera èun’intimità di rapporto unico del Figlio diletto verso l’Abbà. Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoligli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato aisuoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre…” (Lc 11, 1-2).“Padre nostro!”: è Gesù stesso che ci insegna il modo di rivolgerci a Dio, econ l’insegnamento ci fa anche dono della fiducia illimitata nei confrontidi Colui che possiamo chiamare Padre. Solo il Figlio poteva aprirci le portedella sua “pietà”, del suo rapporto privilegiato con il Padre, perché Lui soloè la “via per andare al Padre, la verità per conoscerlo e la vita per amarlo”(Trisagio alla Ssma Trinità, molto caro alla spiritualità di Madre Speranza). E solo il Figlio ci può introdurre nella conoscenza amorosa di quel Volto

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che nessuno di noi potrebbe vedere, se la grande misericordia del nostroDio non ce lo avesse fatto conoscere. (cf Gv 14, 8-9)

La nostra preghiera costanteLa preghiera costante è una delle caratteristiche che papa Francesco vedeurgenti nel nostro cammino di santità. È la medicina giusta per le “tanteforme di falsa spiritualità senza incontro con Dio che dominano nel mer-cato religioso attuale (G e E, n. 111)

148. San Giovanni della Croce raccomandava di «procurare di staresempre alla presenza di Dio, sia essa reale o immaginaria o unitiva,per quanto lo comporti l’attività».[109]149. Ciò nonostante, perché questo sia possibile, sono necessari anchealcuni momenti dedicati solo a Dio, in solitudine con Lui. Per santa Te-resa d’Avila la preghiera è «un intimo rapporto di amicizia, un frequentetrattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d’essere ama-ti».[111] Vorrei insistere sul fatto che questo non è solo per pochi privi-legiati, ma per tutti, perché «abbiamo tutti bisogno di questo silenziocarico di presenza adorata».[112]150. In tale silenzio è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie disantità che il Signore ci propone. 151. Ricordiamo che «è la contemplazione del volto di Gesù morto e ri-sorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata perle fatiche della vita, o segnata dal peccato…».[113] Dunque mi per-

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metto di chiederti: ci sono momenti in cui ti poni alla sua presenzain silenzio, rimani con Lui senza fretta, e ti lasci guardare da Lui? La-sci che il suo fuoco infiammi il tuo cuore? Se non permetti che Luialimenti in esso il calore dell’amore e della tenerezza, non avrai fuo-co, e così come potrai infiammare il cuore degli altri con la tua testi-monianza e le tue parole? E se davanti al volto di Cristo ancora nonriesci a lasciarti guarire e trasformare, allora penetra nelle visceredel Signore, entra nelle sue piaghe, perché lì ha sede la misericordiadivina.[114]152. Prego tuttavia che non intendiamo il silenzio orante come un’eva-sione che nega il mondo intorno a noi. Il “pellegrino russo”, che cam-minava in preghiera continua, racconta che quella preghiera non loseparava dalla realtà esterna ...154. La supplica è espressione del cuore che confida in Dio, che sa chenon può farcela da solo. Nella vita del popolo fedele di Dio troviamomolte suppliche piene di tenerezza credente e di profonda fiducia.Non togliamo valore alla preghiera di domanda, che tante volte ci ras-serena il cuore e ci aiuta ad andare avanti lottando con speranza. 155. Se veramente riconosciamo che Dio esiste, non possiamo fare a me-no di adorarlo, a volte in un silenzio colmo di ammirazione, o di cantarea Lui con lode festosa. Così esprimiamo ciò che viveva il beato Charlesde Foucauld quando disse: «Appena credetti che c’era un Dio, com-presi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per Lui».[117]156. La lettura orante della Parola di Dio, più dolce del miele(cfr Sal 119,103) e «spada a doppio taglio» (Eb 4,12) ci permette di ri-

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manere in ascolto del Maestro affinché sia lampada per i nostri passi,luce sul nostro cammino (cfr Sal 119,105). …157. L’incontro con Gesù nelle Scritture ci conduce all’Eucaristia, dove lastessa Parola raggiunge la sua massima efficacia, perché è presenzareale di Colui che è Parola vivente. Lì l’unico Assoluto riceve la piùgrande adorazione che si possa dargli in questo mondo, perché è Cri-sto stesso che si offre. E quando lo riceviamo nella comunione, rin-noviamo la nostra alleanza con Lui e gli permettiamo di realizzaresempre più la sua azione trasformante.

“VI HO CHIAMATO AMICI”. IL VOLTO FAMILIARE DI GESÙ

Gesù, per trent’anni è vissuto in comunità con Maria e Giuseppe, in un’e-sperienza di famiglia vera.Poi all’inizio della vita pubblica, fin da subito ha chiamato i suoi discepolia seguirlo, poi ha scelto i dodici perché stessero con Lui e poi per mandarlia predicare il Vangelo. Gesù riflette in questa dimensione comunitaria lasua esperienza trinitaria: “Come il Padre ha amato me così anch’io ho ama-to voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15). «tutti siano una sola cosa; cometu, Padre, sei in me e io in te» (Gv 17,21).Gesù vive con i suoi discepoli l’intimità peculiare dell’amicizia, della con-fidenza e della trasparenza totale:Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi hoamati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri ami-ci. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi,

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perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici,perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avetescelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto eil vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio no-me, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. (Gv 15, 12-17)È interessante notare che Gesù presenti il comandamento nuovo in uncontesto di amicizia e di intimità con i suoi, per i quali sta per dare la vita.

Il nostro essere comunitàPapa Francesco definisce il quarto dei cinque percorsi necessari per vivereoggi la santità con questo titolo: “In comunità”. E lo presenta da subito conuna motivazione pratica: da soli ci perdiamo. È il rimedio efficace controun’altra malattia terribile: “l’individualismo”. (G e E, n. 111).

140. È molto difficile lottare contro la propria concupiscenza e controle insidie e tentazioni del demonio e del mondo egoista se siamo iso-lati. È tale il bombardamento che ci seduce che, se siamo troppo soli,facilmente perdiamo il senso della realtà, la chiarezza interiore, esoccombiamo.

Ma oltre all’aiuto fraterno, qui è in gioco proprio l’essere segno e strumen-to del Suo amore: come faremo a presentare questo sacramento al mondose non ci amiamo, se non viviamo uniti nonostante le nostre tendenzeegoistiche? Quale era il grande segno che i primi cristiani presentavano aipagani? “Guardate come si amano!”.

143. La vita comunitaria, in famiglia, in parrocchia, nella comunitàreligiosa o in qualunque altra, è fatta di tanti piccoli dettagli quotidia-ni. Questo capitava nella comunità santa che formarono Gesù, Mariae Giuseppe, dove si è rispecchiata in modo paradigmatico la bellezzadella comunione trinitaria. Ed è anche ciò che succedeva nella vitacomunitaria che Gesù condusse con i suoi discepoli e con la gentesemplice del popolo.

IL VOLTO DI GESÙ CHE DA LA VITA PER AMORE

Una particolare attenzione merita la contemplazione del volto di Gesù nel-la Passione, perché quella è la rivelazione suprema del “Vultus misericor-diae”. Per questo la nostra Madre ci ha messo davanti agli occhi e al cuoreil Crocifisso dell’AM.

La paradossale bellezza del CrocifissoPuò essere bello il volto di uno che soffre? Che connotazione ha la bellezzain questo caso? Dostoevskij fa dire al principe Miskin, in uno dei suoi ca-

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polavori, la famosa frase: “La bellezza salverà il mondo”. Ma di quale bel-lezza si tratta? «La bellezza salverà il mondo, è una frase di Dostojevskij – dice Josef Rat-zinger – ma pochi si ricordano che la famosa frase ha un seguito che le dàun senso pieno. Chi non ha conosciuto questa frase? Tutti la conosciamo,ci si dimentica, però, nella maggior parte dei casi, di ricordare che Do-stoevskij intende qui la bellezza redentrice di Cristo… Dobbiamo impararea vedere questa bellezza redentrice di Cristo, se noi lo conosciamo non piùsolo a parole ma veniamo colpiti dallo strale della sua paradossale bellezza– la Croce è una paradossale bellezza…”1.

“anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Gv 3,16)L’ultima parte della Lettera del Papa si chiude con una esortazione al COM-BATTIMENTO, VIGILANZA E DISCERNIMENTO.

158. La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedonoforza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciareil Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festaogni volta che il Signore vince nella nostra vita.

1 Cfr. J. RATZINGER, Intervento al Meeting di Rimini, 2002, Ed. Paoline, 2005, 53-57.

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Incontro internazionale dell’ALAM - Collevalenza 11.05.2018

IL COMBATTIMENTO E LA VIGILANZA159. Non si tratta solamente di un combattimento contro il mondo e lamentalità mondana, che ci inganna, ci intontisce e ci rende mediocri,senza impegno e senza gioia. Nemmeno si riduce a una lotta contro lapropria fragilità e le proprie inclinazioni (ognuno ha la sua: la pigrizia, lalussuria, l’invidia, le gelosie, e così via). È anche una lotta costante controil diavolo, che è il principe del male. Gesù stesso festeggia le nostre vit-torie. Si rallegrava quando i suoi discepoli riuscivano a progredire nel-l’annuncio del Vangelo, superando l’opposizione del Maligno, ed esul-tava: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore» (Lc 10,18).

Qualcosa di più di un mito160. Non ammetteremo l’esistenza del diavolo se ci ostiniamo a guardarela vita solo con criteri empirici e senza una prospettiva soprannaturale. 161. Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, unsimbolo, una figura o un’idea.[121] Tale inganno ci porta ad abbassarela guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisognodi possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, coni vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distrug-gere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché «co-me leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8).

Svegli e fiduciosi162. La Parola di Dio ci invita esplicitamente a «resistere alle insidiedel diavolo» (Ef 6,11) e a fermare «tutte le frecce infuocate del maligno»(Ef 6,16). Non sono parole poetiche, perché anche il nostro camminoverso la santità è una lotta costante. Chi non voglia riconoscerlo si ve-drà esposto al fallimento o alla mediocrità. Per il combattimento abbia-mo le potenti armi che il Signoreci dà: la fede che si esprime nellapreghiera, la meditazione dellaParola di Dio, la celebrazione dellaMessa, l’adorazione eucaristica, laRiconciliazione sacramentale, leopere di carità, la vita comunita-ria, l’impegno missionario.

IL DISCERNIMENTO166. Come sapere se una cosaviene dallo Spirito Santo o se de-riva dallo spirito del mondo o dal-lo spirito del diavolo? L’unico mo-do è il discernimento, che non ri-

L’Amore Misericordioso - luglio 201830

a t t u a l i t à

chiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è an-che un dono che bisogna chiedere.

Un bisogno urgente167. Al giorno d’oggi l’attitudine al discernimento è diventata parti-colarmente necessaria. Infatti la vita attuale offre enormi possibilitàdi azione e di distrazione e il mondo le presenta come se fossero tuttevalide e buone. Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti auno zapping costante. 168. Questo risulta particolarmente importante quando compare unanovità nella propria vita, e dunque bisogna discernere se sia il vino nuovoche viene da Dio o una novità ingannatrice dello spirito del mondo o dellospirito del diavolo. In altre occasioni succede il contrario, perché le for-ze del male ci inducono a non cambiare, a lasciare le cose come stanno,a scegliere l’immobilismo e la rigidità, e allora impediamo che agiscail soffio dello Spirito. Siamo liberi, con la libertà di Gesù, ma Egli cichiama a esaminare quello che c’è dentro di noi – desideri, angustie,timori, attese – e quello che accade fuori di noi – i “segni dei tempi”– per riconoscere le vie della libertà piena: «Vagliate ogni cosa e te-nete ciò che è buono» (1 Ts 5,21).169. Il discernimento è necessario non solo in momenti straordinari, oquando bisogna risolvere problemi gravi, oppure quando si deve prendereuna decisione cruciale. È uno strumento di lotta per seguire meglio il Si-gnore. Ci serve sempre: per essere capaci di riconoscere i tempi di Dioe la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per nonlasciar cadere il suo invito a crescere. Molte volte questo si gioca nellepiccole cose, in ciò che sembra irrilevante, perché la magnanimità si ri-

vela nelle cose semplici e quotidiane.[124] Si tratta di non avere limiti perla grandezza, per il meglio e il più bel-lo, ma nello stesso tempo di concen-trarsi sul piccolo, sull’impegno di og-gi. Pertanto chiedo a tutti i cristiani dinon tralasciare di fare ogni giorno, indialogo con il Signore che ci ama, unsincero esame di coscienza. Al tempostesso, il discernimento ci conduce ariconoscere i mezzi concreti che il Si-gnore predispone nel suo misteriosopiano di amore, perché non ci fermia-mo solo alle buone intenzioni.

L’Amore Misericordioso - luglio 2018 31

Incontro internazionale dell’ALAM - Collevalenza 11.05.2018

172. Tuttavia potrebbe capitare che nella preghiera stessa evitiamo didisporci al confronto con la libertà dello Spirito, che agisce come vuo-le. Occorre ricordare che il discernimento orante richiede di partire dauna disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sem-pre ci interpella in nuovi modi.174. Una condizione essenziale per il progresso nel discernimento èeducarsi alla pazienza di Dio e ai suoi tempi, che non sono mai i nostri.Lui non fa “scendere fuoco sopra gli infedeli” (cfr Lc 9,54), né per-mette agli zelanti di “raccogliere la zizzania” che cresce insieme algrano (cfr Mt 13,29)…

Concludo con un pensiero a Maria, doveroso in questo mese di maggio, ea cavallo tra la festa di Maria Mediatrice (8 maggio) e la memoria delle ap-parizioni di Fatima (13 maggio):

176. Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vis-suto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasa-liva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suocuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi,la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accom-pagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e avolte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci con-sola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole,non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci suc-cede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…».

Diciamolo anche noi, insieme, ciascuno nella propria lingua:

“Ave Maria...”

L’Amore Misericordioso - luglio 201832

a t t u a l i t à

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La grande regola di comportamento: “Beati i misericordiosi”

P. Ireneo Martín fam

Giugno 2018

Gaudete et Exsultate (3)

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZADAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

La Giornata di Santificazione sacerdotale

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DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Loreto Abrutino

Da Prato

Concelebrazione nella Giornata diSantificazione sacerdotale

Da Fermo

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Raduno dei ragazzi e festa della Famiglia

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Da Bologna

Da Gubbio

Da Bologna

Bambini della scuola elementare di Collevalenza

Esercizi spirituali per sacerdoti

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

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DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Raduno dei ragazzi e festa della Famiglia al Santuario

Da Mancin (Verona)

Dalla Calabria

Da Crotone

Movimento sacerdotale mariano

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

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Da Foggia

Da Perugia

Cursillos di Cristianità di Senigallia

Catechiste e alunni di Perugia

I Pellegrini

Da Pescara

Da Osnago

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

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DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Movimento sacerdotale mariano

I Gruppi

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

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Da Piana degli Albanesi (PA)

Sordomuti - Figlie della Provvidenza - Roma

Da Ponzano Veneto

Da Taranto

Da Bisceglie (BA)

DAL 21 AL 29 SETTEMBRE 2018ore 18,00 Novena solenne all’Amore

Misericordioso

GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE Giornata del Malato e dell’Anziano

ore 15,00 Accoglienza, Liturgia delle Acque.

ore 17,00 S. Messa del pellegrino ammalato:Mons. Antonio Cardarelli,Vicario generale della Diocesi diOrvieto-Todi Momento di fraternità

VENERDÌ 28 SETTEMBREGiornata dei Ragazzi e dei Giovani

ore 17,00 S. Messa

ore 21,00 Veglia di preghiera giovanile-vocazionale in Cripta

30 settembre: ricorrenza

compleanno Madre Speranza

Festa del Santuario

dell’Amore Misericordioso

COLLEVALENZA21-30 settembre2018

www.collevalenza.it

SABATO 29 SETTEMBREore 09,30 Liturgia delle Acqueore 10,00 Visita Casa Madre Speranzaore 12,00 S. Messa del Pellegrino presieduta da

P. Aurelio Pérez FAM, Superiore generale FAMore 15,30 Liturgia delle Acqueore 17,30 S. Messa presieduta da Mons. Domenico Cancian, vescovo

di Città di Castelloore 21,15 Grande Fiaccolata in piazza

DOMENICA 30 SETTEMBRE Festa dell’Amore Misericordiosoore 09,30 Auditorium: Lodi solenniore 10,00 S. Em. il Cardinal Pietro PAROLIN, Segretario di

Stato di Sua Santità, parla sul tema: “L’AmoreMisericordioso del Signore come risposta alleurgenze attuali della Chiesa e del mondo”

ore 11,30 S. Messa solenne presieduta dal Cardinal PAROLIN, Anima il Coro “Madre Speranza”

ore 17,00 S. Messa presieduta da Mons. Mario Ceccobelli Vescovoemerito di Gubbio

ore 18,30 S. Messa presieduta da Mons. Benedetto Tuzia, vescovodi Orvieto-Todi

PER Collevalenzada Roma Staz. Tiburtina 7,00 Ditta Sulga ferialeda Roma Staz. Tiburtina 8,15 Ditta Sulga festivo

da Roma Staz. Tiburtina 14,00 Ditta Sulga ferialeDitta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivo

da Roma Staz. Tiburtina 16,00 Ditta Sulga - Fermata al Bivio paese Collevalenza ferialeda Fiumicino 16,30 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Fiumicino 17,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto ferialeda Napoli 8,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Pompei 7,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Roma Staz. Tiburtina 18,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Roma Staz. Tiburtina 18,30 Ditta Sulga -Fermata a Todi Pian di Porto feriale

DA Collevalenzaper Roma Staz. Tiburtina 7,40 Dal bivio paese Collevalenza ferialeper Roma Staz. Tiburtina 14,45 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazio ne* ferialeper Roma Staz. Tiburtina 15,20 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazione * festivoper Napoli - Pompei 14,45 FERIALI (Navetta)

15,20 FESTIVI (Pullman di linea) ( ) giornaliero

per Roma - Fiumicino 8,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 8,40 Da Todi Pian di Porto ferialeper Roma - Fiumicino 9,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 9,40 Da Todi Pian di Porto feriale

* Le prenotazioni vanno effettuate al n. verde 800.099661 entrol’ultimo giorno feriale antecedente la parten za (entro le 19.00)

Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Preno tazione*

2018

PROGETTO GIOVANI 2018PER INIZIARE ...9-11 FEBBRAIOSui passi di M. Speranza - Pergiovani dai 14 anni in su

11-12 AGOSTOI giovani incontrano il Papa - Roma,giovani dai 16 anni in su

PER APPROFONDIRE ...23-25 FEBBRAIOLove in progress - Per giovani dai 17ai 33 anni

27-30 APRILECerco solo Te - Giovani sopra i 30 anni

PER SERVIRE ...22-29 LUGLIOCampo servizio giovaniGiovani dai 14-18 anni.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–Campo servizio in missioneContattare Sr. Lidia

Volontariato al Centro SperanzaFratta Todina (PG) - Sr. Graziella 339.7186469

iniziative a Collevalenza

31 m

aggi

o 20

14 -

Bea

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cazi

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adre

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ESERCIZI SPIRITUALI

CORSI PER SACERDOTI

18-22 GIUGNO:

Guida: D. Tonino NEPI (Docente

del Seminario di Fermo)

Tema: “Il nome di Dio è

misericordia”

27-31 AGOSTO:

Guida: D. Giuseppe Costantino

ZITO (Parroco e docente della

Facoltà Teologica Pugliese)

Tema: “Venite in disparte in un

luogo solitario e riposatevi un po’”.

(Mc 6,31)

12-16 NOVEMBRE:

Guida: D. Luigi Maria EPICOCO

(Docente della Pontificia Università

Lateranense)

Tema: “Nel mio Nome”. Il ministero

di “guida” nella vocazione

sacerdotale.

***

CORSO PER LAICI5-8 LUGLIO

Guida: P. Paulo DE FREITAS

LINDO, FAM (Santuario

Collevalenza)

Tema: La Via dei discepoli di Cristo.

“Egli vi precede in Galilea. Là lo

vedrete, come vi ha detto”. (Mc16,7)15-17 GIUGNO - RADUNO RAGAZZI e Festa della Famiglia

Ragazzi dalla 2° elementare alla 2° media

27-31 agosto: Esercizi Spirituali per Sacedoti

12-17 ottobre: Convegno Internazionale Radio Maria

30 settembre Festa del Santuario dell’AmoreMisericordioso

Anniversario nascita Madre Speranza

12-16 novembre: Esercizi Spirituali per Sacedoti

19-23 novembre: Convegno Nazionale CISM

Orari e Attività del Santuario

Orari e Attività del Santuario

Come arrivare a

Dall’autostrada del Sole:per chi viene da NORD: uscire al Casello di VALDICHIANA e prose-

guire per Perugia, Ponte San Giovanni, Todi, Collevalenza;per chi viene da SUD: uscire al Casello di ORTE e proseguire (sulla

linea di Perugia) per Sangemini, Acquasparta, Collevalenza.

Con il pullman:Vedi orari sullo specchietto “SERVIZI DI PULLMAN” sulla pagina

precedente (III di Copertina)

In trenola rete delle Ferrovie dello Stato è collegata con la rete ferroviariadella Centrale Umbra: Sansepolcro – Terni.

SANTUARIO AMORE MISERICORDIOSO - COLLEVALENZAhttp://www.collevalenza.it

Centralino Telefonico 075-8958.1Conto Corrente Postale 11819067

Tel.: 075-895 82 82 - Fax: 075-895 82 83E-mail: [email protected]

TELEFONI – FAX – E-MAIL– CASA del PELLEGRINO

075-8958.1 - [email protected]

– ATTIVITÀ GIOVANILE VOCAZIONALE075-8958.209 - 075-8958.291

E-mail: [email protected] - http://www.giovaniamoremisericordioso.it

– POSTULAZIONE CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI MADRE SPERANZA075-8958.1 -

Accoglienza dei sacerdoti diocesani a Collevalenza:1. Presso la Comunità FAM del Santuario, per i sacerdoti che vogliono trascorrere qualche

giorno in comunità (referente il Superiore della Comunità del Santuario).2. Presso la Comunità di Accoglienza sacerdotale dei FAM, per i sacerdoti diocesani anziani,

in modo residenziale (referente il Superiore della Comunità di Accoglienza).