l'uomo di piltdown – l' ”anello mancante” tra scimmia e...

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L'UOMO DI PILTDOWN – l' ”Anello Mancante” tra scimmia e uomo, ovvero la truffa più longeva della scienza PREMESSA - le bugie degli scienziati Imbrogliare e ingannare è sempre stata un'arte che la nostra specie ha elevato a livelli mai visti su questa biosfera, un'arte che è diventata anche scienza. Una disciplina che ormai fa parte integrante del bagaglio non solo dei politici ma anche degli scienziati: consiste nel rendere credibile quello che è poco credibile (o impossibile) verso la gente comune ma sopratutto verso i propri colleghi scienziati. Imbrogliare gli scienziati è però ben più difficile perché occorre conoscere bene la materia e le tecniche di sperimentazione con l'obiettivo di convincere gli altri scienziati, i politici e sopratutto i finanziatori che hanno il potere di decidere quali progetti e ricercatori debbano essere sostenuti economicamente. Il furto dell'idea, la pubblicazione di troppi articoli tutti ripetitivi, la manomissione dei dati di registrazione piuttosto che la rivendicazione del primato delle scoperte servono a fare quadrare i conti per sostenere con rigore apparente e credibilità le proprie scoperte o teorie (ad esempio la fusione fredda..) Ormai è diventato drammatico anche nella scienza distinguere il falso dal vero. Questa tendenza, iniziata dalla fine della 2 a Guerra Mondiale, è legata al sistema di finanziamento adottato nei paesi occidentali e al fatto che la scienza è diventata una professione praticata da milioni di ricercatori e non più soltanto una vocazione. Bisogna comunque aggiungere che ormai i Grandi Progetti (come il Large Hadron Collider al CERN, il reattore a fusione nucleare ITER o i grandi telescopi) coinvolgono migliaia di ricercatori di diverse Nazioni i cui risultati sono diffusi nella rete mondiale per cui c'è sempre meno spazio per millantatori e bugiardi. L'unico strumento di verifica è ancora il criterio della ripetibilità degli esperimenti, il solo mezzo per distinguere le bugie da quello che ci sembra inoppugnabile - almeno entro certi limiti; infatti più approfondiamo le nostre conoscenze e abilità più ci rendiamo conto della complessità che regola i fenomeni dei quali tentiamo una semplificazione comprensibile, sia per la grande massa che per i pochi addetti. In questo articolo, nel suo Primo Capitolo, vedremo la curiosa e bizzarra truffa dei falsi fossili probabilmente operata un secolo fa da Charles Dawson o da altri scienziati sulla ricerca allora molto dibattuta dell' “ anello mancante tra scimmia e uomo , svolta al centro della violenta lotta tra evoluzionisti e creazionisti (che non si è ancora placata oggi..nonostante tutto). Come necessario compendio seguono due Capitoli dedicati alle grandi estinzioni di massa e alla storia della nostra specie, cioè l'uomo contemporaneo, l' ultima della lunga serie umana che si è affacciata su questo pianeta. CAPITOLO PRIMO Le spiegazioni della Chiesa, i creazionisti e il vescovo James Ussher Ordinato sacerdote nel 1601 poi professore a Dublino, James Ussher diventa famoso per aver calcolato la data della creazione del mondo; secondo i suoi calcoli Dio creò l'universo domenica 23 ottobre del 4004 a.C. a mezzogiorno in punto e l'uomo alle 9.00 del mattino del 28 ottobre.. Questo calcolo, dedotto dagli annali delle Sacre Scritture – anche se ormai smentito dai teologi – è ancora utilizzato dai creazionisti che sostengono la correttezza della cronologia biblica e che i fossili e l' espansione dell'Universo siano strumenti per mettere alla prova la fede dei cristiani. Grazie alle sue pubblicazioni del 1644 Ussher fu poi incaricato vescovo e in seguito arcivescovo nell'ambito della chiesa anglicana. 1

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L'UOMO DI PILTDOWN – l' ”Anello Mancante” trascimmia e uomo, ovvero la truffa piùlongeva della scienza

PREMESSA - le bugie degli scienziatiImbrogliare e ingannare è sempre stata un'arte che la nostra specieha elevato a livelli mai visti su questa biosfera, un'arte che è diventata anche scienza. Unadisciplina che ormai fa parte integrante del bagaglio non solo dei politici ma anche degliscienziati: consiste nel rendere credibile quello che è poco credibile (o impossibile) versola gente comune ma sopratutto verso i propri colleghi scienziati. Imbrogliare gli scienziati èperò ben più difficile perché occorre conoscere bene la materia e le tecniche disperimentazione con l'obiettivo di convincere gli altri scienziati, i politici e sopratutto ifinanziatori che hanno il potere di decidere quali progetti e ricercatori debbano esseresostenuti economicamente.Il furto dell'idea, la pubblicazione di troppi articoli tutti ripetitivi, la manomissione dei dati diregistrazione piuttosto che la rivendicazione del primato delle scoperte servono a farequadrare i conti per sostenere con rigore apparente e credibilità le proprie scoperte oteorie (ad esempio la fusione fredda..) Ormai è diventato drammatico anche nella scienzadistinguere il falso dal vero. Questa tendenza, iniziata dalla fine della 2a Guerra Mondiale, è legata al sistema difinanziamento adottato nei paesi occidentali e al fatto che la scienza è diventata unaprofessione praticata da milioni di ricercatori e non più soltanto una vocazione.Bisogna comunque aggiungere che ormai i Grandi Progetti (come il Large Hadron Collideral CERN, il reattore a fusione nucleare ITER o i grandi telescopi) coinvolgono migliaia diricercatori di diverse Nazioni i cui risultati sono diffusi nella rete mondiale per cui c'èsempre meno spazio per millantatori e bugiardi. L'unico strumento di verifica è ancora il criterio della ripetibilità degli esperimenti, il solomezzo per distinguere le bugie da quello che ci sembra inoppugnabile - almeno entro certilimiti; infatti più approfondiamo le nostre conoscenze e abilità più ci rendiamo conto dellacomplessità che regola i fenomeni dei quali tentiamo una semplificazione comprensibile,sia per la grande massa che per i pochi addetti.In questo articolo, nel suo Primo Capitolo, vedremo la curiosa e bizzarra truffa dei falsifossili probabilmente operata un secolo fa da Charles Dawson o da altri scienziati sullaricerca allora molto dibattuta dell' “anello mancante” tra scimmia e uomo, svolta alcentro della violenta lotta tra evoluzionisti e creazionisti (che non si è ancora placataoggi..nonostante tutto).Come necessario compendio seguono due Capitoli dedicati alle grandi estinzioni dimassa e alla storia della nostra specie, cioè l'uomo contemporaneo, l' ultima della lungaserie umana che si è affacciata su questo pianeta. CAPITOLO PRIMO Le spiegazioni della Chiesa, i creazionisti e il vescovo James UssherOrdinato sacerdote nel 1601 poi professore a Dublino, James Ussher diventa famoso peraver calcolato la data della creazione del mondo; secondo i suoi calcoli Dio creò l'universodomenica 23 ottobre del 4004 a.C. a mezzogiorno in punto e l'uomo alle 9.00 del mattinodel 28 ottobre.. Questo calcolo, dedotto dagli annali delle Sacre Scritture – anche se ormaismentito dai teologi – è ancora utilizzato dai creazionisti che sostengono la correttezzadella cronologia biblica e che i fossili e l' espansione dell'Universo siano strumenti permettere alla prova la fede dei cristiani. Grazie alle sue pubblicazioni del 1644 Ussher fupoi incaricato vescovo e in seguito arcivescovo nell'ambito della chiesa anglicana. 1

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Oggi solo i creazionisti non si sono rassegnati ad accettare queste lampanti evidenze:- la Terra non è al centro dell'universo ma è un pianeta posto ai margini del braccioestremo di una galassia a spirale (che noi vediamo di taglio e che chiamiamo Via Lattea)una dei miliardi di galassie che compongono questo Universo;- questo Universo ha più di 14 miliardi di anni ed è stato generato dall'espansione di unasingolarità (forse a sua volta generata dai cosiddetti multiversi);- con gli strumenti di oggi possiamo compiere un vero viaggio nel tempo osservandogalassie, stelle e protostelle distanti 13 miliardi di anni, agli albori della formazione diquesto universo, calcolando il tempo che la luce (la costante universale) ha impiegato adarrivare fino ai nostri occhi;- ci sono prove inconfutabili che l'uomo moderno si è affacciato su questa biosfera circa

150.000 anni fa preceduto da molte altre specie umane con le qualisiamo stretti parenti, grazie anche all'esame biomolecolare dei referti eche abbiamo a lungo convissuto con alcune di esse. Bisogna comunqueammettere che la nostra specie, nel battito di ciglia di 4,5 milioni di annitrascorsi dall'avvento dei primi ominidi come l'australopithecus afarensis(Lucy-foto del fossile quasi completo), ha superato in talento evolutivogli insetti e i microbi.Per finire, bisogna prendere atto senza sorriderne del lungo lavoro distudioso di questo prelato, e che le conclusioni di Ussher erano legate

alle scarsissime conoscenze del suo periodo e ai vincoli del dogma stretto della fede.Ciò non toglie che Ussher abbia influenzato negativamente per molto tempo lapercezione della nostra esistenza, per secoli ed ancora adesso, purtroppo, l'Uomomoderno viene considerato da molti come un inserto estraneo a tutta la biosfera, unacomparsa improvvisa simile agli Dei generata a loro somiglianza (qualcuno ipotizza anchel'intervento di alieni..in fase creativa, senza uno straccio di prove) invece che il prodottodel Caso e della Necessità nell'assenza completa di un qualsiasi Progetto maturato daChicchessia. Falsi fossili e anelli mancantiDopo il fiasco in cui ha cercato di dimostrare che l'embrione di uomo,scimmia e cane sono uguali il professor Ernst Haeckel (1834-1919) nel1874 pubblica la “Storia della evoluzione umana” in cui elenca gli anelliche portano dalla “monera” (nome dato a essere umani primitivi maiesistiti) fino all'uomo moderno, che emerge al 30° stadio dell'evoluzione diuna catena tra uomo e scimmia (tra cui l'improbabile “Homo stupidus”).Lo stesso Darwin è molto cauto nel suo “Origine dell'uomo” del 1871 in cuisottolinea l'enorme distanza che separa l'uomo dalle scimmie attuali.Convinto assertore dell'evoluzionismo Haeckel pubblica una lunga serie di tavole di belleillustrazioni con le quali, grazie a numerosi trucchi e ritocchi, cerca di dimostrare che losviluppo dell'embrione umano corrisponde agli anelli della catena che congiunge le duespecie. Sotto le incalzanti accuse di falsificazione, Haeckel risponde accusando i gesuitiche “..vogliono ridurre al silenzio la Lega monistica ..che ha lo scopo di diffondere unasemplice concezione del mondo...che rigetta ogni rivelazione, ogni fede nel miracolo...” Il professore confuta il dogma dell'immortalità dell'anima e la fede in un dio creatore guidadi tutte le cose.E' in corso la fase più violenta della lotta tra creazionisti ed evoluzionisti ma il pregio diHaeckel rimane quello di avere rinnovato l'antropologia e la paleontologia e di avereaccreditato i gradi di parentela tra gli esseri viventi che formano alberi genealogici grazieagli adattamenti e mutamenti graduali formulati da Darwin. Lo stesso Darwin – più saggioe metodico – si rende però conto che negli alberi genealogici disegnati mancano ancora i fossili (cioè le prove) relativi alle forme intermedie, gli anelli mancanti, che oggi nessuno2

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cerca più, data l'enorme massa di reperti ormai disponibili, al numero molto più elevato diricercatori, alla genetica e alle sofisticate strumentazioni né disponibili e nemmenosognate più di di un secolo fa.Oggi abbiamo una più completa comprensione della datazione della vita su questopianeta, della sua evoluzione, dei suoi cambiamenti che difficilmente sono improvvisi masono invece per noi non percepibili, graduali attraverso migliaia e migliaia di generazioni- con l'eccezione delle estinzioni di massa di cui parleremo in seguito - che si adattanoabilmente alle circostanze con un opportunismo insospettabile ed una encomiabilegradualità senza stacchi netti (pertanto senza anelli mancanti...).Nessuna delle specie di ominini fossili trovati rappresenta l'anello di congiunzione tral'uomo e le scimmie antropomorfe, che non è mai esistito, esse costituiscono le tappedella serie di eventi tracciata da una linea evolutiva diversa che ha portato alloscimpanzé, al gorilla, al gibbone e all'orango. La nostra percezione del tempo è cambiata, da un lato si è accorciata perché abbiamoaccelerato la nostra velocità di spostamento sul pianeta, dall'altro lato si è allungatapoiché abbiamo gli strumenti per calcolare le centinaia di milioni di anni delle eregeologiche: è una specie di asimmetria temporale che ci costa fatica metabolizzareinfluenzata com'è ancora da preconcetti superati ma comunque presenti (vedasi peresempio il dogma di Ussher tanto caro ai creazionisti).Non sarebbe corretto chiudere questo breve capitolo senza fare riferimento aAlfred Russel Wallace (1823-1913) dimenticato dai più in favore di Darwin.Contrariamente a Darwin, Wallace (foto) è di umili origini – mentre l'altro èproprio ricco di famiglia – ed è un naturalista autodidatta: formula la teoriadell'evoluzione contemporaneamente a Darwin. Nel 1848 e nel 1854intraprende alcune spedizioni in Amazzonia e in Malesia durante le quali lesue osservazioni biogeografiche lo portano a formulare il concetto dievoluzione delle specie arrivando alle medesime conclusioni di Darwin, al quale invia ilsuo manoscritto. Turbato ma non ingelosito anzi, rassicurato, dalla notevole somiglianzacon le sue teorie Charles Darwin si affretta a pubblicare nel 1859 il volume che hacambiato la Storia “L'origine delle specie”. Il “nostro” nel 1871, ancora riluttante per leconseguenze delle sue deduzioni, pubblica “L'origine dell'uomo” imponendo la sola einconfutabile dimensione biologica a quello che era stato definito per troppi secoli “ilmistero della storia della nostra origine”. Da allora l'uomo non è più il capolavoro dellacreazione ma “un bruto perfezionato che condivide i suoi antenati con le scimmieantropomorfe” (Giancarlo Biondi).Il fossile dell'uomo di PiltdownLa storia inizia nel dicembre 1912 quando Arthur Smith Woodward e Charles Dowsonannunciano presso la Società Geologica di Londra di aver scoperto l'anello mancante trauomo e scimmia. Sono i resti di un antichissimo fossile umano ritrovato in una cava dighiaia vicino al villaggio di Piltdown nel Sussex. Consistono in un cranio chiaramenteumano, un pezzo di mandibola con a fianco denti di ippopotamo e corna di mammiferi;vengono ritrovati inoltre un po' di utensili primitivi e pietre scheggiate rozzamente.L'annuncio è sensazionale e fa il giro del mondo, sembra chiaro che a Piltdown sia vissuto

un individuo con la calotta cranica quasi umana e una mascella di scimmia:per giunta abitava in Inghilterra, patria del darwinismo, della paleontologia,della Royal Society e centro dell'Impero più vasto del mondo ! Si stima sia vissuto 500.000 anni fa segnando l'alba della civiltà (sempreoriginaria dell'Inghilterra ?). Tipico orgoglio britannico di quei tempi che nonpuò vantare altri fossili umani o pre-umani.Dawson – un avvocato con la passione della geologia (foto) – insieme a

Woodward - eminente paleontologo del British Museum – riprendono gli scavi nello stesso3

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punto e trovano una mascella con denti di scimmia adattabile alla calotta cranica di tipoumano.Nonostante un certo scetticismo espresso da studiosi inglesi e italiani, che sostengono sitratti del ritrovamento casuale di una mascella di scimmia vicino a un cranio umano, lepolemiche si placano quando il francese Pierre Teilhard de Chardin – un gesuita teologo-scienziato con la passione della paleontologia – scopre ancora a Piltdown ma distante dalprimo referto un canino scimmiesco ma con l'usura tipicamente umana.Nel 1915 Dawson trova ancora in un campo vicino a Piltdown alcuni frammenti di calottacranica che sembrano appartenere a un secondo esemplare dell'uomo diPiltdown: con un altro ritrovamento sembra rispettato il criterio della verificadegli eventi confermando le teorie.I protagonisti della scoperta vengono coperti di gloria e di onori, Woodwardviene nominato baronetto e a Dowson – deceduto per setticemia nel 1916 –viene dedicata una stele-memoriale eretta nel 1938 proprio a Piltdown.(foto)Il reperto è una truffaI dubbi cominciano a sorgere quando nel 1935 Kenneth Oakley – geologo del BritishMuseum – analizza i resti dell'uomo di Piltdown con il nuovo metodo del contenuto difluoro e scopre che le ossa di antichi animali trovati vicino al reperto non contengono lamedesima quantità dei frammenti del cranio, cioè sono molto più antichi, mentre lamascella appartiene a una femmina di orango vissuta recentemente. I denti, tramitel'analisi ai raggi X, hanno superfici nette e sono stati limati in modo da farli sembrareappartenenti ad una specie con caratteristiche umanoidi.Inoltre alcuni referti animali trovati nella cava sono provenienti del Mediterraneo,probabilmente da un sito archeologico in Tunisia e gli utensili primitivi di selce sono statilavorati recentemente, anch'essi originari di un altro ritrovamento di manufatti tipici diGafsa ancora in Tunisia.La deduzione è molto semplice: l'uomo di Piltdown è soltanto un'abile truffa.Il “Times” stampa la notizia solo il 21 ottobre 1953 provocando una specie di luttonazionale e soltanto il tipico senso dello humor inglese riesce a coprire l'imbarazzonazionale.I principali indiziatiCharles Dowson (1864-1916)Fino dall'inizio i sospetti convergono su di lui, avvocato di professione maattratto dalla mineralogia e dalla archeologia, ha dei precedenti di truffatore:come studioso dilettante, ma preparato, ha pubblicato due ponderosi volumicopiati da un manoscritto di William Herbert sulla storia di un antico castello eha letteralmente ricopiato in un suo lungo articolo, pubblicato nel 1908, lo scritto di unarcheologo senza naturalmente citarne il merito. Si scopre che Il canino da lui scoperto èstato importato dalla Francia, infatti trattato con gli acidi dai ricercatori-investigatori perdela sua falsa patina di antichità e si rivela un dente molto più recente limato accuratamente.Nella sua carriera di dilettante si sommano numerose frodi e contraffazioni che fannosospettare il suo unico movente, l'ambizione di far parte della Royal Society, ma questorimane un desiderio inappagato a causa della sua morte prematura per setticemia nel1916.Nella sua collezione privata di reperti almeno 38 si dimostrano dei falsi, tra cui unimprobabile ibrido di mammifero-rettile contraffatto con la stessa tecnica del fossile diPiltdown.Sir Arthur Smith Woodward (1864-1944)Una brillante e meritata carriera caratterizza Woodward, cui si aggiunge una notevolecapacità lavorativa: paleontologo a Manchester, poi conservatore al British Museum poiancora facente parte della Società Geologica e infine membro della prestigiosa RoyalSociety. Non si trovano moventi alla sua partecipazione alla truffa se non deboli indizi4

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sulla sua eccessiva attenzione verso i reperti stessi e il luogo del lororitrovamento, forse giustificabile dal fatto che i fondi necessari non sono acarico del British Museum ma di Woodward e Dawson medesimi.In fin dei conti è uno scienziato la cui serietà non è in discussione né sembracredibile l'unico movente possibile: sommare altro prestigio a quello già

riconosciuto pubblicamente.Teilhard de Chardin (1881-1955)Il sospettato principale della truffa rimane Teilhard grazie alle indagini ancora di KennethOakley: nel 1953 ha una corrispondenza con Teilhard da cui emerge la incoerenza delledate tra la scoperta del presunto fossile e la presenza del gesuita in Inghilterra (arruolatocome barelliere sul fronte del 1915) e l'esatta collocazione dei siti Piltdown 1 e 2 dovesono stati ritrovati in momenti successivi i referti. Dopo la scoperta della beffanaturalmente vengono scritti numerosi libri ed articoli sulla cospirazione da vari autori tracui Frank Spencer, Weiner, S.J.Gould e Louis Leakey.Del resto vi sono alcuni indizi relativi all'origine dei reperti che possono coinvolgere ilgesuita che ha viaggiato in Mediterraneo , ha insegnato al Cairo, è passato per la Tunisiae Malta prima di ritornare in Francia, luoghi che sono o potrebbero essere la provenienzadi molti fossili poi ritrovati a Piltdown. Gould sostiene che il tutto sia stato uno scherzo natoda un complotto tra Teilhard e Dowson che poi si trasforma in un affare mediatico piùgrosso di quanto si aspettassero e sfuggito dal loro controllo; sempre secondo Gould ilmovente sarebbe stato di prendersi gioco dei noiosi e saccenti studiosi inglesi cheritenevano Dowson un dilettante. Nel frattempo scoppia la Prima Guerra Mondiale,Dowson muore e Teilhard si trova da solo impossibilitato a confessare lo scherzomettendo fine alla vicenda. Del resto è giovane e saprà solo prima di morire negli anni '50che il cranio è molto più recente. Accusato dalla Chiesa di panteismo viene inviato in Cinaove vive molti anni assistendo al ritrovamento di molti fossili tra cui il cosiddettosinanthropus. Arthur Conan Doyle (1859-1930) Un'altra ipotesi che sorprende potrebbe essere la partecipazione alla truffadel famoso scrittore e medico, Doyle ha sempre viaggiato molto e potevaavere raccolto i resti fossili in Mediterraneo,in Tunisia, Algeria e Malta forseottenendo anche i reperti da amici, come il suo vicino di casa Cecil Wraycollezionista di fossili e membro della Royal Anthropological Society. Inoltre lo scrittore passa metà della sua vita a Crowborough, una cittadina apochi chilometri da Piltdown. Il movente: Doyle è un convinto spiritista e con questoinganno – ordito come un suo romanzo giallo – intende vendicarsi di Edwin RayLankester, acceso evoluzionista che conduce una vera battaglia contro gli spiritisti. Il tuttosembra seguire il canovaccio dei suoi romanzi: il fatto, l'indagine, la deduzione e lascoperta del colpevole della truffa nella quale gli entusiasti evoluzionisti sonoingenuamente caduti, per poi essere pubblicamente beffati. Degna di un racconto conSherlock Holmes.La distanza tra i referti, cioè i resti e il dente limato avrebbero dovuto insospettire gliscienziati che invece dimostrano una ostinazione e una presunzione incredibili nelsostenere la validità della scoperta e della teoria, una credulità che continua ad essereaccettata per i 41 anni seguenti; appare inoltre poco credibile che fossili così antichivenissero facilmente alla luce in due cave di ghiaia e non inseriti nella stratigrafia. Restachiaro che chiunque sia stato l'autore della frode aveva l'intento di fare sia uno brutto tiroalla teoria dell'evoluzione sia a qualcuno dei suoi sostenitori. Comunque sia questascoperta e la teoria conseguente dell'anello mancante tra scimmia-uomo non confutataper troppi anni, era vantaggiosa, comoda e semplice. Rimane un esempio delnazionalismo radicato nella comunità scientifica britannica dell'epoca e ne riflette anche i5

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pregiudizi sociali: era maschio o femmina ? L'ipotesi che fosse una femmina diventa subitol'occasione per la stampa per deridere con delle vignette le suffragette molto attive a queltempo.Come era inevitabile, la beffa una volta svelata, diventa il cavallo di battaglia deicreazionisti e viene indicata come esempio della scarsa credibilità e faziosità deglievoluzionisti.Altri esempi di “granchi scientifici”Quarantuno anni sono un bel record battuto solo da Tolomeo la cui teoria sulla centralitàdella Terra nel sistema solare ha resistito per la bellezza di 1.400 anni. Forse qualcuno ricorderà la “fusione fredda” che si produrrebbe a temperature moltoinferiori a quelle della fusione nucleare, una teoria che fece molto scalpore nel 1989 aseguito dei primi esperimenti di Martin Fleischmann e Stanley Pons dando la falsasperanza di ottenere energia a basso costo, ma quando altri laboratori ripeteronol'esperimento non ottennero conferme.Un'altra teoria veramente bizzarra senza uno straccio di prove è quella della “Terra cava”costituita da un guscio esterno e da gusci concentrici separati da diverse atmosfere,proposta inizialmente da Edmund Halley (proprio lui, l'astronomo che ha calcolato l'orbitadella cometa !) nel 1692, accolta in seguito dalla cultura esoterica e dalla letteraturafantastica (Jules Verne e William Burroughs) secondo la quale noi abiteremmo sullasuperficie interna della crosta del pianeta che avrebbe al centro il Sole e tutto l'Universosarebbe un effetto ottico di rifrazione della luce sulle pareti del guscio. Altri hannoaggiunto che la Terra cava sarebbe abitata da una razza preistorica molto saggia oppureospiterebbe basi aliene... Nonostante la schiacciante falsità queste teorie bislacche nonsi sono ancora estinte, probabilmente perché rendono l'Universo più piccolo e piùrassicurante collocando, anzi, ricollocando l'essere umano sopra un gradino piùsignificativo e centripeto.CAPITOLO SECONDOLe estinzioni di massaE' sembrato inevitabile inserire questo breve capitolo per sottolineare l'estremaadattabilità della vita e l'influenza del Caso nella sua variabilità nonché il lungo, travagliatocammino trascorso da quando la biosfera ha occupato il pianeta. L'estinzione di massa – meglio espressa come transizione biotica – è un massicciosovvertimento dell'ecosistema e della biosfera di questo pianeta ove un grande numero dispecie scompaiono mentre altre subentrano divenendo dominanti.Fino ad oggi si calcolano ci siano state cinque grandi estinzioni di massa:- 450 milioni di anni fa nel Siluriano-Ordoviciano in cui circa l'85% delle specie diinvertebrati e pesci scompaiono a causa di un surriscaldamento e successiva glaciazioneforse dovuto ai lampi di raggi gamma emessi dall'esplosione di una supernova (GRBGamma Ray Burst il fenomeno più violento che conosciamo dell'Universo)- 377 milioni di anni fa durante il Devoniano Superiore che interessa l'82% delle specie;- 251 milioni di anni fa nel Permiano Triassico che rimane l'estinzione più pesante dovuta aintenso vulcanesimo (verneshot) oppure all'impatto con un asteroide inAntartide;- 203 milioni di anni fa nel Triassico-Giurassico con intense variazioniclimatiche e surriscaldamento del globo;- 65,69 milioni di anni fa durante il Cretaceo-Terziario con estinzione del76% delle specie compresi tutti i dinosauri causata dall'impatto di un corpodi 10 km. di diametro nella penisola dello Yucatan a P. Chicxulub, il cuicratere è stato rilevato negli ultimi anni grazie alle osservazioni satellitari. Un'altra prova èla presenza di iridio proprio nella stratigrafia di quella esatta era geologica, (l'iridio sigenera soltanto a causa di enormi pressioni).6

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L'asteroide inoltre ha impattato con l'angolo peggiore provocando linee di frattura nellacrosta terrestre fino al nord America.Quest'ultima estinzione ha favorito la diffusione dei mammiferi che praticamente hannosostituito su tutto il pianeta i dinosauri, estinti velocemente a causa di un freddo e buioperiodo causato dalla ricaduta delle ceneri e delle polveri disperse nell'atmosfera daltremendo impatto cui si sono aggiunte le piogge acide. (disegno del luogo dell'impatto).Se non ci fosse stata questa catastrofe, qualche specie di dinosauro sisarebbe evoluta nel tempo fino a diventare un sapiens rettiliano? Ladomanda è comunque interessante e non fantascientifica, il candidatoideale sembra il velociraptor (dromaeosauride): aveva una stretta vitasociale, buona visione binoculare, zampe anteriori prensili come manilarghe ed era bipede. Ribaltando il Fato, i mammiferi, piccole facili prede,sarebbero rimasti per sempre ai confini della vita sul pianeta. Chissà.Per quanto riguarda l'evoluzione dei primati recentemente sono stati scoperti numerosireperti di quello che viene stimato il capostipite di tutti i primati, il Purgatorius, un piccolo

mammifero (disegno) che viveva sugli alberi circa 65 milioni di anni fa,l'inizio del ramo evolutivo che ha portato fino all'uomo moderno in un lungoe insidioso cammino molto fortunato visto che non sono accaduti altrieventi apocalittici nel frattempo.Nonostante che la fortuna e il Caso ci abbiano agevolati non dimostriamoalcuna riconoscenza verso questa biosfera che ha generato i nostri

numerosi predecessori e la nostra specie h.sapiens, considerando che stiamo facendo ditutto per danneggiarla...(con un tocco di sarcasmo, ascoltando certi personaggi alcunevolte sorgono dei dubbi sul fatto che.. tutti noi siamo proprio veramente sapiens ?).Dopo il sopravvento dei mammiferi viene l'ora dei primati e poi della lunga serie di ominini,ominidi e uomini di cui parliamo nel prossimo capitolo a titolo di completezzasull'argomento.CAPITOLO TERZO L'evoluzione dell'evoluzione - uomini per caso La storia della nostra specie e quella degli antecessoriAll'inizio di questo capitolo è inevitabile fare una proposta:festeggiare il 24 ottobre (data della pubblicazione dell'”Originedelle specie”) come Festa Dell'Umanità', una data che hacancellato il secolare oscurantismo proponendo la nostra storiacome fatta di discendenze e ascendenze di parentele, cancellando un'epoca buia troppolunga che ci aveva invece vincolati in un artificioso isolamento dal resto di questabiosfera. (nella ricostruzione qui sopra sono presenti quasi tutti i nostri antenaticonosciuti).La pubblicazione del libro di Darwin si abbatte come un tornado sulla comunitàscientifica e sull'opinione pubblica – subito viene attaccata dagli ambienti religiosi ! – èun'idea non tollerabile che l'uomo discenda dalle scimmie !Poi lentamente viene accettata poiché essa implica solo una stretta parentela con pochescimmie moderne, e che condividiamo i progenitori con le antropomorfe. Grazieall'esame dei dati biomolecolari (DNA) l'idea dell'evoluzione tramite il ruolo della selezionenaturale” viene integrata oggi dall' “evoluzione per equilibri punteggiati” per effetti casuali(immaginate una nave senza timoniere in balia delle correnti e dei venti).L'approcciomolecolare si è dimostrato un fantastico scandaglio sul passato e, ci piaccia o meno, ledifferenze a livello del DNA con le antropomorfe africane di oggi sono minime: solo il 2,5%del nostro DNA differisce da quello del gorilla e l'1,5 % da quello dello scimpanzé.Di fatto tutte le specie sono inserite in un equilibrio che viene gestito dalla fatalità cioè dalCaso, con la prerogativa che la biosfera si rimodula continuamente anche a causa deicambiamenti climatici e delle catastrofi dovute a terremoti, impatti cometari o altro.7

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Gli stessi fringuelli di Darwin delle isole Galàpagos (disegno) sono un esempio dellacontinua produzione di variazioni e dell'affermazione di quelle varianti che garantisconouna abbondanza di discendenti invece che una vita più difficile: oggi abbiamo sequenziatoi genomi di 120 esemplari evidenziando i fattori trascrizionali che hanno provocato rapidieventi evolutivi e una vivace effervescenza genetica: i fringuelli, dopo la visitadi Darwin, si sono suddivisi velocemente in più specie tra loro diverse per laragione che un secolo fa le isole subirono una tremenda siccità concondizioni ambientali molto difficili. Così i fringuelli tanto cari a Darwin sonopassati due volte alla Storia.La nostra storiaOccorre considerare che nella paleoantropologia i fatti pur essendo veri non sono maiverità assolute, arrivati a certe conclusioni ci si accorge che è meglio ricominciare, lescoperte dovute ai numerosi scavi in tutto il mondo e ai dati biomolecolari (DNA)determinano incertezze che, contrariamente alle verità presupposte, ci stimolano allaricerca. Infatti spesso accade che ogni volta che tiriamo fuori un fossile dalla terra e neesaminiamo i dati biomolecolari, diventa quasi inevitabile una riscrittura di quello chesappiamo. E' questo il vantaggio della scienza sui dogmi. Le mutazioni si accumulano nelmomento in cui il DNA copia se stesso, un maggior numero di duplicazioni implica unaumento degli errori, esprimendo il concetto che l' “orologio molecolare” esiste ma varivisto come “orologio locale” per ogni gruppo di specie collegate tra di loro. Le differenzemolecolari tra l'homo e le antropomorfe africane permettono di fissare il fattore didissimilarità intorno ai 5 m.a. mentre risale a circa 8 m.a. la separazione con l'orango.Finalmente il paradigma dell'isolamento dell'uomo moderno dal resto del mondo, tantocaro ai creazionisti, è crollato.

La “profezia” di Darwin (foto) e del suo sostenitore e amico Thomas Huxleyviene confermata nel XX secolo: come da loro sostenuto la nostrasottofamiglia è originaria dell'Africa con una storia che risale fino a 6 milionidi anni fa. Nel 1924 Raymond Arthur Dart scopre un neurocranio vicino aTaung e lo battezza Australopithecus africanus, forma intermedia tra leantropomorfe e l'uomo vissuta 3 ma.fa

L'ultimo antenato condiviso con i gorilla e gli scimpanzé risale a 5-7 ma e la varianza èimputabile al clima: il clima è la componente primaria dell'ambiente e la sua influenza sulmondo biologico contribuisce a creare nuove opportunità per le specie che si adattanoaccumulando le caratteristiche più vantaggiose fino a divenire specie diverse da quelleoriginarie. Intorno a 7 ma il clima dell'Africa virò verso il secco modificando la vegetazioneprovocando la separazione della nostra linea evolutiva dalle scimmie, rimaste adattatealla vita boschiva mentre le antropomorfe e i nostri primi antenati si adattarono allasavana acquisendo lentamente e faticosamente le caratteristiche più vantaggiose persopravvivere, la postura bipede e la presa di precisione – una mutazione che consente dichiudere le dita toccando tutti i polpastrelli (voi ci riuscite sempre ? Io non tutti i giorni).I fossili più antichi di primati che possono essere messi inrelazione con la nostra specie si trovano nei paraggi della fossatettonica africana, la Great Rift Valley (foto di una frattura) checomprende Etiopia, Tanzania e Kenya, che ha creato una sortadi barriera ecologica tagliando la foresta pluviale dal suorifornimento di umidità e provocando l'espansione del nuovoambiente arido, la savana.Nel 1974 avviene la grande scoperta, nell'Afar etiopico uno scheletro quasi completoaffiora dal terreno, è una giovane femmina di australopiteco vissuta 3,2 ma fa, nonostante la statura un po' bassa si tratta di un adulto la cui andatura è bipede. Vienebattezzata “Lucy” passando con questo nome alla Storia perché in quel momento il8

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gruppo di Donald Johanson stava ascoltando la canzone dei Beatles “Lucy in the sky withdiamonds”. Sempre in Etiopia viene scoperto nel 2000 lo scheletro di un infante (chiamato“Selam”) di ominide risalente 120.000 anni prima di Lucy, attrezzato per la locomozioneeretta ma anche “mista”, adatta all'ambiente di foreste, savane e paludi del nord-estdell'Etiopia dove ha vissuto 3,35 - 3,31 milioni di anni fa.Non è nell'intenzione dello scrivente elencare l'intero Almanacco della storia della nostraspecie e dei suoi predecessori, sarebbe troppo lungo e tedioso, ma soltanto accennareagli scenari e agli eventi principali della evoluzione a mosaico che ha portato fino all'uomocontemporaneo, uno scenario che non è più composto da rami ma si è esteso a cespuglicomprendenti specie sempre più numerose che stiamo ancora scoprendo e studiando. Al momento la prima datazione risale a circa 7 m.a. con il sahelanthropus tchadensis, poil'orrorin tugenensis e saltando 3 milioni di anni si affaccia finalmente l' australopithecus,seguono l'homo l'habilis, l'ergaster, l'erectus, l'antecessor fino al neanderthalensis che haconvissuto con noi fino a 38.000 anni fa prima di estinguersi (con la nostra attivapartecipazione...). Questi sono soltanto pochi esempi delle circa 25 specie dei nostriantecessori affacciate sul pianeta in 6 milioni di anni. E' recente la prima stima del tassodi flusso genico (inteso come ibridazione) tra le diverse specie umane, una stima che ci fariflettere, anche nel caso di homo, sul concetto stesso di specie.Per definizione, una specie è una popolazione chiusa al flusso genico, ma ognipopolazione riceve un apporto genico attraverso la migrazione di elementi estranei eridistribuisce il proprio patrimonio per mezzo di individui che migrano altrove.

A partire da 3 milioni di anni fa l'Australopithecus afarensis scompare (cisiamo persi “Lucy” !) e appaiono i i gruppi paranthropus e homo seguitodall' homo rudolfensis poi dall'abilis un nostro vero antenato che inizial'emigrazione fuori dall'Africa. L'analisi isotopica del carbonio dei denti delparanthropus (foto del cranio) mostra una dieta limitata alla vegetazione

della savana dove poi il parantropo si è estinto, mentre quella dell'homo è una dietavariabile e vantaggiosa derivante da diverse fonti tramandata attraverso i geni fino a noi.Fuori dall'Africa (out of Africa) – le migrazioniQuando l'uomo moderno, a seguito di una speciazione biologica puntiforme, migra

dall'Africa in Asia e in Europa, sostituisce le forme locali preesistenti di erectuse di heidelbergensis (foto a sinistra), i discendenti di ergaster, e sopratutto ineanderthalensis con i quali vi sono stati episodi di ibridazioneA proposito di questa ultima specie, è interessante aggiungere che lamigrazione degli esseri umani anatomicamente moderni raggiunge il Vecchio

Continente tra 44.000 e 41.000 anni fa dove erano stabiliti da 200.000 anni iNeanderthal, i nostri parenti più prossimi, il cui nome erroneamente nella culturagenerale è sinonimo di stupido bruto.(foto a destra). Non è proprio così, nuoveprove mostrano che avevano un pensiero simbolico, costruivano reti, trappole eutensili complessi, decoravano le pareti delle grotte, si adornavano con piume econchiglie colorate, cuocevano orzo e frumento. Gli esseri umani moderni sonostati più abili nello sfruttare in modo più efficiente l'ambiente affinando le proprie tecnichedi sopravvivenza traendone più vantaggi, una volta entrati nei loro territori. L'analisi delDNA prova che le persone che oggi vivono in Europa e in Asia hanno in media tra l' 1,5 e il2,1% di DNA neanderthaliano, eredità degli incontri durante la convivenza sul territorio. Tornando all'uomo anatomicamente moderno, le conclusioni che si possono trarre dallericerche sul DNA mitocondriale segnano una divergenza genetica datata circa 200.000anni fa ma non la nascita di un gruppo anatomicamente diverso da quelli parentali,semplicemente una mutazione che è sopravvissuta per molto tempo all'interno di uominiantichi, poi ricomparsa migliaia di anni dopo in discendenti in linea diretta e quindiportatori di una copia di quella particolare molecola che faceva parte di un gruppetto di9

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individui arcaici che si sono evoluti in uomini moderni. La differenza nel numero dimutazioni accumulate trasformata in misura del tempo evolutivo fa risultare che le primemigrazioni dalla fossa della Rift Valley possono risalire a circa 100.000 anni fa in armoniacon i fossili e i reperti archeologici.I nuovi uomini presentano modifiche anatomiche che nel tempo contribuiscono amodellarlo per il miglior equilibrio tra il grande cervello e l' essere un bipede, permettendoanche un risparmio di energia sul modo di camminare a vantaggio di una scortaenergetica impiegabile per altre attività. La dieta variata e ricca di proteine, gli utensilimeglio lavorati, il buon livello di organizzazione sociale, il modo di concepire le dimore perimmagazzinare il cibo, la preparazione di indumenti portano alla costruzione di abitazioniin cui vengono separate le varie attività. Le conseguenze della produzione alimentare, ladomesticazione di animali, la dieta non più solo carnacea, le tecniche di cottura, lacoltivazione di cereali (frumento,sorgo,miglio) producono veri cambiamenti in ambitosocioeconomico: gli agricoltori rimangono vincolati ai loro campi che poi diventano villaggicon strutture stabili. Diventa inevitabile la crescente separazione tra le attività specializzatecon la conseguente stratificazione sociale; nasce il concetto di proprietà che con sétrascina la sua inevitabile contropartita: saccheggi, caste religiose e militari, le prime città-stato, guerre. Qualcuno parla ancora di razze per la nostra specie: un paradigma che ci ha ossessionatoper secoli che inorridisce i genetisti, la nostra specie è suddivisa solo in quattroraggruppamenti: africani, caucasoidi, australiani e mongolici distinguibili solo per il coloredella pelle e i tratti somatici. Le popolazioni umane sono entità molto instabili e i confinidiventano sempre più meno definibili mano a mano che si affina lo strumento di analisi. Lagenetica conferma l'assurdità di una pretesa “superiorità razziale” e le massicce migrazioniattuali rendono sempre meno definibile le differenziazioni nell'ambito degli stessiraggruppamenti. L'unità degli uomini moderni è una realtà biologica compatta con radicimolto vicine nel tempo e non è più un pretesto politico da strumentalizzare; di fatto nonabbiamo avuto il tempo di differenziarci geneticamente. Anzi, lo studio di un genechiamato SLC24A5 che differenzia la pelle più chiara da quella scura, ci ha svelatorecentissimamente che solo la carenza di vitamina D ha fatto schiarire la pelle a unaparte di noi, divenuti visi pallidi, costringendoci a produrla per mezzo dei raggi solari e nonpiù assumendola dalla selvaggina. E qui ci fermiamo.Un esempio di antico vicolo cieco - l'oreopithecoIl pollice opponibile e il bipedismo non sono state un'esclusiva di homo, un fossile datatotra 7 e 9 m.a. aveva il pollice flessibile l'Oreopitheco, un primate alto poco più di un metroscoperto a Ribolla nei pressi di Grosseto e in seguito in Sardegna: il primate poi sparisceimprovvisamente di scena. Il suo è un esempio di evoluzione a mosaico, il Caso haregalato all'Oreopitheco la presa di precisione ma non lo sviluppo culturale, unabbinamento ricomparso qualche milione di anni dopo. Fortuna imperatrix mundi: nonc'è un Progetto ma solo fortuna, per alcuni porta al nulla per altri consente di cambiare lavita ai propri discendenti. Meno male che nessun scienziato si è permesso di spacciarepubblicamente questo ominino come “...il primo uomo era italiano, nato a Grosseto !”plagiando la truffa di Piltdown !Il Conto alla rovescia – Doomsday clockLa nostra è una specie di esploratori con radicata la pulsione allaradiazione adattativa, abbiamo conquistato velocemente tutto il globoemarginando i concorrenti (come i Neanderthal) siamo curiosi eintraprendenti ma queste attitudini vanno integrate da dosi massiccedi modestia nonché dal rispetto per il pianeta che ci hagenerati...forse parole vane visto che il “Conto alla Rovescia” per questa biosfera sta 10

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accelerando. Oggi il “Doomsday Clock” (L'orologio immaginario dell'apocalisse) segna treminuti alla mezzanotte, l'ora fatale della nostra estinzione, non solo a causa di unolocausto termonucleare ma sopratutto per i mutamenti climatici provocati dalle attivitàumane a loro volta cause di conflitti, effetto serra, piogge acide e migrazioni planetarie.L' orologio è una iniziativa promossa dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists (tra cui 17 premi Nobel) che dal 1947 aggiornano continuamente il tempo che manca almomento del disastro planetario e all'estinzione della nostra specie; ad esempio la distanza minima è stata raggiunta nel 1953 (2 minuti a mezzanotte) con l'inizio deinumerosi test termonucleari da parte delle due superpotenze contrapposte. I decisoripolitici sono continuamente avvisati ma i ripetuti fallimenti dei vertici mondiali per unaccordo sulle emissioni di gas serra e la proliferazione di armi nucleari non lascianomolte speranze. Siamo soli ? C'è vita nell'Universo ? Il paradosso di FermiVeramente la domanda corretta sarebbe “siamo soli in questo momento nell'Universo?”Probabilmente il principio di contemporaneità tra civiltà è sbagliato, il tempo che la nostraspecie ha impiegato per arrivare alla rivoluzione industriale è un battito di ciglia rispettoalle centinaia di milioni di anni in cui la vita è stata presente su questo pianeta ed èimprobabile che altre civiltà ne abbiano seguito puntualmente il corso fino a quello che noidefiniamo il nostro adesso. E' probabile che da qualche parte ci sono dei sapiens inpossesso di tecnologia, altri che si stanno evolvendo, altri che si sono estinti. Miliardi distelle per ogni galassia e miliardi di galassie aumentano in modo incalcolabile leprobabilità di biosfere che potrebbero generare specie intelligenti, delle quali,oggettivamente, non riusciamo nemmeno ad immaginare le forme e le società senzapeccare di antropocentrismo. Perdonino questa cinica considerazione i credenti deicontatti alieni, ma non c'è uno straccio di prova accettabile in tutta questa modernamitologia dove solo i ciarlatani fanno soldi a scapito dei sognatori di creature luciferine.E' inevitabile citare il “paradosso di Enrico Fermi” che nel 1950, commentando suppostiavvistamenti UFO sulla base nucleare di Los Alamos (in piena guerra fredda..e paranoia)esclamò “Ma dove sono tutti quanti? Se ci sono tante civiltà extraterrestri perché nonabbiamo ricevuto dei segnali da loro ?” Il paradosso è costituito tra la speranza sostenutada molti di incontrare intelligenze aliene e i dati osservativi contrastanti. La considerazionedi Fermi fu espressa durante una conversazione con il dott. Edward Teller, il vero “DottorStranamore”, che proponeva un conflitto termonucleare risolutivo contro i sovietici, tempiterribili che minacciavano la nostra sopravvivenza.Dopo l' invenzione della radio i nostri segnali si sono spinti per molti anni luce ma nessunoha risposto “ricevuto!” e forse i segnali emessi da altri sono arrivati qui migliaia di anni faquando nessuno era in grado di riceverli.

L'unica cosa certa che sappiamo da appena vent'anni è che inquesta galassia vi è un numero enorme di pianeti, le osservazionici dicono che quasi tutte le stelle posseggono un sistemaplanetario; il primo esopianeta scoperto è stato 51 Pegasi bdistante 50 anni luce che non è di classe terrestre ma un gigantegassoso come Giove. In questi anni la caccia agli esopianeti èdiventata una gara entusiasmante, abbiamo rilevato con certezzaalmeno 1.900 pianeti, dei quali pochi di tipo terrestre cheorbitano nella cosiddetta “zona abitabile” nella quale l'acqua è allo

stato liquido. I principali metodi usati dagli astrofisici sono il transito del pianeta davanti allastella e quello degli “strattoni” che provocano oscillazioni nel moto della stella dovutiall'attrazione gravitazionale dei pianeti orbitanti intorno. Stiamo sviluppando tecnologie e strumenti sempre più sofisticati per individuare la “firma” di attività biologica su mondi lontani – che comunque non comporta necessariamente la 11

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presenza di intelligenze con tecnologia avanzata – e molto probabilmente la scoperta dibiosfere è solo questione di tempo. Nonostante le sonde inviate con grande successo intutto il sistema solare non vi abbiamo ancora trovato tracce di vita, nemmeno di pochibatteri estinti, ma non disperiamo, se ne trovassimo qui intorno sarebbe la prova del noveche l'Universo è veramente affollato.

NOTA FINALE

Se fossimo veramente intelligenti e predittivi come ci vantiamo di essere porremmorimedio all'effetto serra che minaccia questa biosfera, che non solo ha già bussato allaporta ma si è già accomodato in anticamera. Il riscaldamentodel globo sta accelerando e nonostante vi sia informazione esensibilità non stiamo facendo tutti gli sforzi necessari, vi sonotroppi interessi e avidità in ballo e, del resto, sette miliardi dipersone che aspirano ad una vita migliore pesano sulledecisioni. E' rassicurante, invece, riflettere sul fatto che stiamofacendo grandi sforzi e investimenti per capire fino in fondo le nostre origini, quelle diquesto Universo e la composizione della materia. La pulsione all'indagine obiettiva e allaconoscenza ereditate da Darwin non sono disattese, queste sono le uniche GrandiDomande sulle quali focalizzare la nostra intelligenza e la nostra cultura e prima o poiavremo le accettabili Risposte.

Valter Barretta luglio 2015

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