madein italy poster art

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|perché Made in Italy Poster Art è un progetto nato grazie al Web e in perfetto stil e 2.0. Non è un social network o uno spazio di sharing : si tratta di interviste ad artisti, alla “Rolling Stone” tanto per intenderci. Ma senza “Rete” non sarebbero mai esistite; nascono , infatti, da un semplice blog (www.madnesswall.com ) che si propone di raccontare, pubblicare, comment are performance e opere di quel rivoluzionario moviment o artistico che dalla New York di Basquiat ha inondato il mondo con la sua creatività: la Street Art . Il Focus è la ricerca del perché tanti artisti ital iani hanno scelto le tecniche e il modus operandi della Street Art come via per esprimere le proprie idee e perché la sostengono anche dal punto di vista della promozion e artistica. Spero che questo sia il primo dei tanti “pdf” che d iffonderemo anche, e soprattutto, per le persone che si avvicinano per la prima volta a queste forme di espressione. Buona lettura ( …e usate la mail per condividere … ) Dario Ujetto P.S.: Ringrazio BR1art e Omino71 per la fiducia acc ordatami. Ringrazio Elena Belliardi e “collega” per il lavoro finale di revisione.

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|che cos’è la street art testo di BR1art La Street Art è un movimento che abbandona i supporti dell’ arte tradizionale. Il termine inglese si può tradurre con “arte pubbli ca”, “arte di strada” o, preferibilmente, “arte in strada”. Nasce negli anni novanta nelle maggiori metropoli m ondiali e si espande a macchia d’olio, anche a causa di internet come canale prefe renziale di fruizione. Ad essere certe sono le origini della Street Art : dobbiamo però tornare indietro agli anni ottanta e andare nella città che diede vita al la “ street culture ”: New York. Questa città era già stata scossa dalla’ondata di Pop Art che da Andy Warhol in poi rese una parte dell’arte accessibile a tutti, proba bilmente a causa degli oggetti di uso comune e delle scene di vita quotidiana. Grazie a W arhol divenne celebre Basquiat, grazie alla cultura pop emerse Keith Haring. Sono loro due a rappresentare nel mondo un moviment o che inarrestabilmente si sta espandendo nel mondo: il writing . Nato dal disagio delle comunità etniche relegate ne i quartieri ghetto è utilizzato per segnare il territorio, per rendere noto ad una band a l’ingresso in un territorio altrui; si svilupperà e arriverà integro fino ai giorni nostri . Le prime tracce di arte urbana sono le tag , scritte sui muri raffiguranti il proprio nome, nate per segnalare una presenza. Queste scritte ven ivano usualmente fatte con una bomboletta spray, il pennello del nuovo millennio e lo strumento principe della Street Art . I più talentuosi iniziarono ad evolvere la scritta del proprio nome, facendola più grande, tridimensionale, giocando sulla forma delle lettere e utilizzando più colori. Gli artisti evolvono sempre di più e alcuni cambian o strada per sperimentare tecniche nuove. Come Haring , che al posto delle lettere disegnava omini stiliz zati. Si disegna sui muri altri soggetti, ad esempio la figura umana dando vita al realismo. Si inizia a prestare attenzione a ciò che l’ambente metropolita no offre, dai cartelloni pubblicitari alla segnaletica stradale. Va nascendo la Street Art , che deve essere ben distinta dal writing , in quanto le uniche analogie sono l’ ambientazion e delle opere, l’utilizzo della bomboletta spray e l’illegalità. Lo street artist raramente studia la lettera per comporre un graffi to. Tutto ciò che la sua creatività gli suggerisce lo usa per modificare l’ambiente che lo circonda, per rivalutarlo o per dargli un significato diverso. Si pensi a chi modifica i messaggi pubblicitari per lanciare sovente un messaggio antitetico. Con la Street Art si ampliano le tecniche per agire in strada: non p iù la sola bomboletta ma anche adesivi, carta, colla da parati , scope e pennelli per incollare, mascherine per lo stencil, installazioni, statue po rtate in mezzo alla strada. Sin dalla fine degli anni ottanta si sviluppa la te cnica dello stencil , tra le più diffuse nella Street Art . Essa consiste nello spruzzare con la bomboletta s u una mascherina precedentemente intagliata in modo da lasciare sul muro un disegno. E’ la celebre tecnica di Banksy, Blek le Rat o C215 . Inizialmente ci si accontentava di un disegno sul muro semplice, con un solo colore ch e raffigurava l’immagine intagliata nella mascherina giocando sui contrasti. Oggi per fare un disegno sul muro si possono utilizzare anche dieci mascherine divers e, in modo da giocare sulle ombre e sui colori. Ogni città ha un movimento stencil . Molti artisti spruzzano colore su un foglio di cart a anziché sul muro e dopo attaccano il foglio in giro per la città. Da questa tecnica nasce la Poster Art . Il poster esce dai pannelli pubblicitari, ad esclusivo appannaggio delle imprese commerciali per impossessarsi dei muri delle città, dandogli colore, forma e significati. Chi è devoto al poster solitamente lo realizza

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a mano, come fosse una tela. E utilizza le stesse t ecniche: acrilici, pennarelli, tempere, collage. La forza della Street Art può apprezzarsi realmente se si pensa che per realizzare un bel poster a mano sono necessari gior ni. Una volta attaccato in strada esso può avere vita breve, perché può essere strapp ato o distrutto dagli agenti atmosferici in dieci ore. L’artista avrebbe tutte l e ragioni per disperarsi, ma non lo fa perché ha ugualmente raggiunto il suo obbiettivo, s ia perché basta una foto per immortalare l’opera, sia perché lo street artist agisce calcolando due elementi indefettibili della Street Art : in primis l’azione, l’agire, l’illegalità dell’at to e la relativa adrenalina. Lo street artist è pittore ma anche attivista. In secundis il suo carattere è effimero: dura poco. Non è perenne o immortale come può esserlo un dipin to o una statua. Se il muro su cui viene realizzato uno stencil viene abbattuto ec co che l’opera d’arte scompare. Se il muro su cui è attaccato un poster viene colpito da forti venti o pioggia allora si staccherà. Se il primo curioso attratto dal poster si avvicina e lo strappa è distrutta l’opera ma è raggiunto il suo obbiettivo: richiamar e l’attenzione verso elementi della strada che sono abitudinari, che non notiamo nemmen o. Ecco cosa vuol dire cambiare il significato di un m uro. In altre parole è Street Art ogni elemento estraneo al corredo urbano che si propone di modificare l’aspetto o alterarne il significato. Colorare con lo stencil sull’asfalt o delle cerniere giocando con le strisce pedonali, lanciare delle scarpe sui cavi pubblici c on lo scopo di distogliere l’attenzione dal davanti come se avessimo il paraocchi quando ca mminiamo, attaccare adesivi dietro i cartelli stradali assume un significato pa rticolare. Ciò che è certo è che la forza persuasiva sta spingendo le imprese commerciali a d adottare strategie di marketing che si rifanno al modus operandi della Street Art (su tutte lo stick ) dando vita al fenomeno del guerrilla marketing . Se, spostando l’attenzione su un diverso piano, mus ei come la Tate Modern di Londra hanno dedicato una retrospettiva alla Street Art ciò vuol dire che essa ha raggiunto una maturità artistica e culturale che permette al movimento di poter essere autonomo e storicizzato.

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Intervista a BR1art

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BR1art è il nome che ti identifica come artista. Un a prima curiosità, come è nato ? Il mio nome è BR1. aggiungo l’art solo su internet per identificarlo maggiormente, dato che ci sono innumerevoli BR1 su internet, da sigle a imprese commerciali. Volevo un nome che rimanesse collegato con il mio vero nome, Bruno, e non un nome di fantasia. E’ nato al liceo, dove si usa abbreviare i nomi. Bruno non si può abbreviare se non sostituendo uno con 1! Però in futuro non m i dispiacerebbe avere un alias per i miei lavori in studio e mantenere BR1 solo per i lavori in strada. Mi dicevi che disegni fin da bambino. In quale peri odo della tua vita hai capito che l’arte poteva trasformarsi in una tua forma di espr essione? E perché sei diventato uno street artist ? Il momento preciso coincide con il primo anno di Un iversità, e ovviamente con la scoperta della Street Art torinese dato che mi ero trasferito da Biella. Tut to è avvenuto in modo graduale: iniziavo a notare i lavori sui mu ri e a trovare sempre più articoli di giornale che parlavano di Street Art . Così ho iniziato anch’io, prima realizzando stick poi aumentando le dimensioni dei miei lavori. Senti vo dentro che questa era la strada da percorrere e non ho mai avuto un ripensamento. M ai voglia di smettere. Ti ho conosciuto come artista dedito alla raffigura zione della donna araba. Da cosa nasce questa tua ispirazione? E puoi spiegare la fr ase “Stesse esigenze diversi presupposti”? Non ho ancora trovato artisti europei che basano la propria produzione su questo tema. Ne esistono molti in Medio Oriente per ovvie ragioni, ma nessun street artist . E questo lo considero un punto di forza del mio pro getto. Per contro il tema è difficile da capire oltre che osteggiato (i miei poster spess o vengono immediatamente stracciati). Sono però convinto che più l’integrazione dei musul mani sarà forte più le cose cambieranno. Da italiano non potrò mai conoscere le donne musulmane come i loro uomini, ma posso pur sempre analizzare quali differ enze e quali analogie intercorrono tra donna occidentale e donna musulmana. Le esigenz e di donna in quanto donna sono comuni per entrambe: truccarsi, vivere il cicl o mestruale, cucinare, l’avere un uomo, partorire un figlio, studiare, lavorare. Purt roppo difettano i presupposti, che sono diversi e spesso agli antipodi. La situazione è complessa, racchiude in sé un’inter a società: in molti paesi arabi sono più le donne degli uomini a frequentare l’universit à, ma poche di loro trovano occupazione. Le classi sociali più basse vivono in modo più trad izionale, e le donne di conseguenza hanno meno libertà, mentre i ricchi musulmani hanno stili di vita ai quali gli occidentali più facoltosi non possono tenere testa. E ciò ha ri cadute ad esempio sull’abbigliamento ricercato e griffato di molte do nne musulmane o sulle loro abitudini alimentari. Senza dimenticare il potere diffuso della globalizz azione che tende a massificare tutte le diverse popolazioni del mondo sotto gli stessi v estiti, gli stessi cibi e gli stessi modi di vivere. Le generazioni più giovani, dall’Europa al Medio Or iente, iniziano a crescere con gli idoli di Mtv o di Hollywood. E di conseguenza tendo no ad imitarne i comportamenti e le mode.

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Come scegli gli argomenti da valorizzare con la tua espressione artistica? Sei affascinato dalla dimensione sociale e politica o t i vedresti bene anche come artista più “filosofico” o spirituale ? Ogni immagine che trovo su giornali di uso comune c he raffigura una donna musulmana o scene di vita del mondo arabo è fonte d i ispirazione. Baso la mia produzione artistica su queste immagini. Non sono f acili da trovare, anche se gli articoli sul ruolo della donna nei paesi arabi iniz ia a suscitare interesse. I giornali che dedicano più attenzione al tema sono IoDonna del Corriere della Sera, D di Repubblica, l’Espresso e Internazionale. Ovviamente anche il web è un oceano inesauribile di immagini. Tra tutte le immagini preferisco quelle che danno s pazio alla figura femminile, immortalata con costumi tipici o che danno spazio a lla gestualità. Sono attratto dall’espressività delle donne nelle foto: dal dolor e alla felicità. Ad esempio una foto di donna velata con gli occhi espressivi, intenta a pa rlare al cellulare è un soggetto ideale. Il mio progetto mira a realizzare un’analisi sociol ogica, quindi è importante restare fedeli alla foto, senza includere elementi immagina ri. Non ho bisogno di scrivere nei miei lavori frasi e messaggi: l’espressione di una donna, col tipico abito palestinese, disperata, in lacrime, basta a far affiorare alla m ente ciò che succede a Gaza. Una donna algerina che fuma il narghilè basta a far cap ire un’ usanza di quella cultura (anche se molti di noi pensano che le donne musulma ne non possano fumare o guidare). Una donna col burqa azzurro afgano rende l’idea del la situazione in cui esse vivono, non c’è bisogno di specificarlo ulteriormente. Sto seguendo il cambiamento dei costumi a Teheran, dove donne in burqa nero camminano a fianco di donne bellissime con un sempl ice foulard in testa che lascia libero il ciuffo di capelli sul viso; oltre a vesti ti alla moda che iniziano ad evidenziare le forme del corpo. Credo profondamente nella missione sociale dell’art ista: ogni artista, se ha la sensibilità di vedere il mondo in maniera different e, deve spingerci a condividere le sue esperienze. So che donne musulmane enormi attaccate sui muri di Torino possono turbare o scandalizzare ma non ne capisco il motivo. Rimaniam o arroccati alle nostre concezioni di donna sottomessa tipica delle zone po vere e distrutte dalle guerre come l’Afghanistan, senza pensare che molti posti di com ando di banche, televisioni, imprese petrolifere oggi sono occupate da donne mus ulmane. Molti pensano che il velo le costringa a vivere nel l’ombra; io penso che il velo faccia parte del corredo culturale di un popolo e che il v alore di una donna si misuri dal suo cervello. Uno dei motivi per cui disegno esclusivamente donne arabe coincide con un’affermazione che mi fece un’ amica marocchina, m usulmana devota con il velo. Alla domanda “Perché porti il velo?” lei rispose: “ Cosi un uomo quando mi parla è costretto a guardarmi negli occhi e di conseguenza ciò che dico è frutto del mio pensiero, non dei miei capelli profumati o dei miei abiti succinti ”. La schiettezza della risposta mi colpì. Affermazione non condivisibile p er molti, dalla quale però si evince la determinatezza e la coscienza di portare il velo per scelta e non per imposizione, come tuttavia avviene in altre parti del mondo, Afg hanistan in primis . Apriamo una parentesi sulla tecnicità della tua art e: come ti destreggi fra Poster Art, Stencil Art, Vinile Art, pittura tradizionale ? Anche se la bomboletta spray è probabilmente il sim bolo del Writing e della Street Art sto smettendo gradualmente di farne uso. Non mi è mai piaciuto utilizzarla sui muri

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pubblici. Di conseguenza non ho mai approfondito lo stile dello stencil con cui si può realizzare qualsiasi cosa. Sopperisco alla bombolet ta con gli acrilici, gli smalti industriali e i pennelli. Il supporto usato è indif ferente. La tela rende il lavoro più prezioso ma anche il cartone è un buon supporto, me ntre il disco di vinile è divertente da realizzare, forse a causa della sua forma. Il di sco si presta a qualsiasi uso: pittura, stencil, collage, installazioni. La mia crescita professionale però avviene con la c arta. Resto fedele al poster e anche in studio prediligo realizzare collage utilizzando i manifesti pubblicitari presi in strada, sui quali coloro o attacco i miei poster. Parliamo del tuo impegno per promuovere la Poster A rt. Sei il promotore del Torino Poster Festival, un grande successo che ha raccolto sotto la Mole artisti da tutto il mondo. Ci racconti come è nata questa idea ? E come è stata accolta dalla più amplia comunità degli artisti ? Il Torino Poster Festival è stato un successo, forse inaspettato. E sto iniz iando a gettare le basi per la seconda edizione. Con la qua le migliorare il festival dal lato tecnico: un posto più grande, con maggiore pubblici tà. Perché dal lato artistico non si può desiderare di meglio: ci sono stati molti artis ti europei, anche affermati, che lavorano in strada come me; la qualità dei poster è stata ottima, molti fatti a mano e che aumentano il valore della manifestazione. Tutto è stato organizzato per consolidare un movime nto di Poster Art che in Italia esiste da anni e per collegarli con gli artisti eur opei. Ho fatto da tramite tra Italia ed Europa, prova è il fatto che gli artisti parigini, ad esempio, ora guardano con curiosità ciò che accade in Italia e si continua a collaborar e per altre manifestazioni. Ma basta citare il Poster Festival di Madrid per capire il s uccesso del Torino Poster Festival. Quello di Madrid nasce dall’iniziativa di un gruppo di artisti che sono stati chiamati a partecipare a Torino e sulla scia del festival tori nese hanno organizzato un ottimo evento in Spagna. E i due festival sono collegati s ia da rapporti di collaborazione, pubblicità reciproca e gli artisti che hanno partec ipato a quello italiano sono stati invitati a quello spagnolo. Ecco spiegato il mio sp irito: voglia di collaborare con più gente possibile per consolidare un movimento solido di Street Art . Credo nello scambio di tecnica e cultura tra artisti diversi: d a chiunque c’è qualcosa da imparare. Tu partecipi anche ad altre manifestazioni, per ese mpio Paratissima & Contemporary. In base a quali criteri decidi o meno un tuo impegn o ? Paratissima, che si propone come evento off di Artissima, è molto valido oltre ad essere ben organizzato da ragazzi in gamba. Lascia molto spazio agli artisti senza imporre regole restrittive e ostacoli. Cerco di partecipare ad eventi di Street Art , come Madrid Poster Art a Madrid, o eventi che, per come sono concepiti, possono collegarsi al la mia arte. Uno di questi è Io espongo dell’associazione Azimut. Le manifestazioni che pr eferisco sono quelle organizzate da amici o conoscenti, che possono andare da una semplice comb o di poster a grandi eventi che nascono dal basso, senza la commistione di denaro o sponsor. Gli eventi romani organizzati da StickMyWorld ne sono un esempio. Il bello è che spesso questi eventi, in antitesi a quelli istituzi onali o dei circuiti galleristici, riscuotono un successo straordinario. Ovviamente pr ima di partecipare valuto i requisiti: se ad esempio si accede presentando un d ipinto di un paesaggio non partecipo, perché il mio tema è differente. Vedo la mostra in galleria come l’arrivo di un perc orso. Un riconoscimento alla propria attività. Per molti non è così e cercano di trovare le situazioni migliori per essere venduti dalla galleria o realizzare mostre personal i dopo due, tre anni di attività. Ciò non lo condivido e per ora ho sempre esposto in collettive.

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Torniamo alla tua cultura artistica. Chi ammiri del la comunità di Poster Art ? Non ho degli idoli. Ammiro in generale tutti coloro che riescono a proporre un concetto nuovo. Quelli insomma che ti fanno pensare : geniale! Ma come ha fatto?! Ovvio che sono cresciuto osservando gli street artist più blasonati. Ad esempio mi piace più Shepard Fairey di Banksy se bisogna fare dei nomi. Seguo molto Wk Interact , mi piace come fonde il poster con la pittura. In generale mi piace e seguo la C. D. scuola francese. JR, tra tutti, è l’artista che più mi emoziona. E probabilmente colui a cui maggiormente mi ispiro tecnicamente. FKDL è una bravissima persona e un ottimo artista, David Gouny ha uno stile molto particolare. Tra gli italiani ammiro Blu ; è riuscito a creare uno stile unico. E quali sono gli artisti classici che ammiri di più ? Come ti poni, per esempio, davanti alla Pop Art o a personaggi come Warhol e Basquiat ? Ho studiato Arte classica al Liceo. Preferisco l’ar te moderna e contemporanea; tuttavia mi piace capire ciò che è stato realizzato nei seco li, quali temi sono stati affrontati e con quali tecniche. Ad esempio il drimping di Jackson Pollock oggi è una tecnica normalissima; non mi piacciono i lavori in cui si s frutta un elemento, un soggetto o parte di un’opera classica. Come riprendere le tema tiche di Andy Warhol o la Gioconda; preferisco Keith Haring o Basquiat . Tra i classici mi piace molto Caravaggio e George d e la Tour, gli Impressionisti in genere. Adoro le opere di Jacques Villeglé e sto seguendo l’arte contemporanea mediorientale: ci sono artisti, concetti e idee che iniziano a trovare spazio anche in

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Occidente. Oltre ad una fotografa che seguo molto: Randa Mirza , libanese, il mio amore lo ripongo nei confronti di Sherin Neshat , artista e fotografa iraniana che focalizza la sua attenzione sulla donna e la societ à islamica. Mi ispiro molto a lei e rimango incantato dalle sue fotografie che spesso rende pezzi unici intervenendo con inchiostri o pittura. È lei l’artista che preferisco tra tutti, e guardando i suoi lavori risulta veramente difficile cogliere delle assonanze o delle similitudini con la Pop Art americana. Cosa ne pensi dello “sdoganamento” della Street Art , testimoniata per esempio dalla grandiosa mostra alla Tate Modern di Londra ? A tuo parere è un fatto positivo per il movimento? E chi saranno, a tuo parere, gli emergen ti oltre a Banksy o Faile ? Il fenomeno Street Art può essere criticato o osann ato. Secondo me è l’avanguardia artistica di questo nuovo millennio a cui si deve a ffiancare la Video Art . Di per sé anche la grafica digitale è una novità as soluta; ciò si deve al fatto che le idee degli street artists sono usualmente sociali o meramente artistiche, ma si fondono per forza di cose con l’ambiente metropolitano, creando un risultato mai ottenuto prima nell’arte. Se poi si aggiunge il fatto che molti street artists , tolti dalla strada e messi in uno studio a dipingere o creare arte riescono a farlo c on risultati talmente soddisfacenti da essere contesi dai musei e dalle case d’aste, allor a bisogna riconoscere che la Street Art è un movimento artistico solido e mondiale. La mostra Street Art alla Tate Modern di Londra ha il merito di aver coronato il successo di un movimento che era entrato nei musei già anni prima. Questo riconoscimento in Italia è arrivato con la blasonat a mostra al PAC di Milano. È bello camminare per strada e trovare le alterazio ni artistiche; vuol dire rendere viva la strada. Molte persone vogliono appendere alla pr opria parete di casa ciò che viene realizzato su un muro. E’ stato possibile modifican do i supporti o realizzando la stessa opera su una tela ma sempre usando lo stencil o le bombolette. Da qui a finire nelle gallerie e nei musei il passo è breve. Ma la Street Art non sarà mai relegata ad una stanz a di una galleria d’arte; nasce in strada e lì prolifera. Lo street artist realizza un’opera in strada in modo gratuito, in c ambio di niente e molto spesso in modo illegale. Ma l’elemento caratt erizzante della Street Art è il suo essere effimera: le opere in strada non hanno vita perpetua, sono soggette agli agenti atmosferici e ai mutamenti della città. Se ad esempio spendo del denaro per realizzare un p oster, lo incollo in strada e dopo dodici ore qualcuno me lo strappa? L’obbiettivo è s tato ugualmente raggiunto perché si da importanza all’azione. Perciò, spesso, la Street Art viene documentata in fotografie che testimoniano l’esistenza del gesto e dell’opera deteriorata. Da queste poche affermazioni si capisce che ha poco a che fare con il vandalismo. Per finire, come vedi la tua arte fra dieci anni ? Tra dieci anni mi auguro di essere riuscito ad affi ancare alla mia arte una componente sociale e culturale non artistica: affiancare alle esposizioni delle conferenze sul tema della donna musulmana, con studiosi e sociologi o u n’esposizione durante una sfilata di moda di qualche stilista arabo. Per contro, tra dieci anni spero che in Italia le d onne usino ancora il velo; la massificazione dei costumi è molto forte da noi. Ma non è un problema, continuerò ad analizzarne i costumi tipici e mi concentrerò maggi ormente sulle zone del mondo più tradizionaliste. Spero, tra dieci anni, di vedere la mia arte matura ta anche in seguito a viaggi in Medio Oriente, Iran su tutti.

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Intervista a Omino71

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Da cosa nasce la tua passione per l’arte urbana ? Q ual è stato il tuo primo approccio verso queste forme espressive ? Alla base di tutto c’è una fin troppo repressa esig enza di esprimere. Dobbiamo tornare sui banchi di scuola per capirne q ualcosa di più. Andrea si presenta con tutte le sue belle matite colorate, dice che di segna anche lui, lo vado a trovare a casa e… scopro che a 12 anni c’è già chi ha riprodo tto “qualche” secolo di arte dal Rinascimento all’Impressionismo. Poi uno diventa “perito”, si trova un lavoro “serio ” e per quindici anni rifiuta l’idea di prendere in mano una matita… però quell’ esigenza è sempre lì e il raptus prende all’improvviso senza avvisarti, basta poco: una pen na, un attimo e via… lo scarabocchio invade la scrivania, il giornale, lo s pecchio dell’ascensore, il finestrino dell’autobus, etc. Insomma la mia passione per la Street Art nasce da una necessità: senza un curriculum né un percorso professionale adatto, l’u nica opzione per potermi esprimere liberamente erano gli spazi pubblici, i m anifesti pubblicitari, i cartelli stradali. Nella tasca tenevo sempre qualcosa per disegnare: u n pennarello, un carboncino, un gesso, un pastello e appena potevo lasciavo qualche segno, in genere omini colorati ispirati a Keith Haring , ai videogiochi da sala e al mondo a fumetti che a vevo in testa (lo stesso di quando avevo 12 anni, il momento in c ui si è fermata la mia carriera artistica). Questo è il mio primo approccio e da allora sono su ccesse tante cose. Alla fine degli anni ‘90, c’è stata anche una parentesi “istituzion ale” fatta di gallerie, di mostre e di “mostri” della mia città che mi ha prima allontanat o dalla strada per poi farmi perdere del tutto la voglia di disegnare. Solo nel 2007, mi sono rimesso in gioco ripartendo da zero come “Omino71” e oggi posso dire che la strada da necessità è diventata u na scelta consapevole che mi consente di bilanciare l’attività urbana con quella in galleria, senza rimanere schiacciato né da l’una né dall’altra. Sei un artista molto attivo anche da un punto di vi sta organizzativo. Cosa ti spinge, quali sono le tue motivazioni ? In realtà non avevo nessuna intenzione di mettermi ad organizzare eventi e collettive, il mio impegno si limitava a chiedere agli artisti di inviarmi i loro contributi (principalmente adesivi e flyer) per realizzare le mie combo; poi ho commesso l’errore di auto invitarmi al VinilficioCreativo di Br1art (a cui devo anche questa intervista), di farmi coinvolgere dal suo entusiasmo e di impegnarm i nell’organizzazione della seconda puntata dello stesso Vinilificio (ndr VinylFactory previsto per il 21 e il 22 marzo a Roma in contemporanea presso MondoPop e Rising.Love ) quando non era stata ancora inaugurata la prima di Torino… mi sono così ritrovato mio malgrado a organizzare una serie di eventi ( StickMySurfboard e StickMyCar , il primo con il supporto di Satoboy , il secondo con l’indispensabile ausilio di Satoboy , NoBrain , Gianzo e Cut&Paste ) a cui si sono già aggiunti il sopracitato VinylFa ctory, il Versus2009 (per i quali ringrazio MondoPop per l’ec cesso di fiducia che mi è stata accordata) e StickMyVersus. Ad ogni modo quello che mi spinge è il gusto di coi nvolgere, di fare insieme, di “prendere parte” ad un progetto, di “essere parte” di una collettività, che è forse l’unico modo che conosco per esercitare quel poco d i libertà che abbiamo. Coerentemente con questo spirito ho cercato di prom uovere e far promuovere quegli eventi che mi sembravano convincenti come il Turin Poster Festival di Br1art nel 2008 e il Madrid Poster Art previsto il 27 marzo a Madrid.

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Hai deciso di farti conoscere come Omino71. Ci dici quale significato ha questo nome ? Considerando che è un nome composto da una parola e da un numero, ti offro diverse ipotesi alternative. Combinandole ci sono nove interpretazioni possibili ma resta il fatto che oggi mi chiamo “Omino71” ma non so ancora per quanto, del r esto se è Street Art, dev’essere effimera in tutto, o no ? Omino, inteso come l’omino della yard (solo per int enditori). Omino, omaggio al soggetto principale di Keith Haring , cioè di quello che considero il punto di contatto tra la Street Art e la Pop Art , maestro indiscusso (insieme a Basquiat) di ciò che viene chiamato “post-graffiti” ; Omino, piccolo-uomo-bambino, una specie di Peter Pa n nano, quello rappresentato nella mia icona che mostra il dito gocciolante di v ernice e che con stupore esclama “Era tuttocontenuto in questo mio dito?” come se i disegni fossero un liquido contenuto nel dito pronto per essere versato. 71, 21 luglio 1971, il New York Times pubblica l’ar ticolo “ Taki 183 Spawns Pen Pals ”, la data a cui si fa risalire ufficialmente l’inizio de l Writing . 71, il numero civico della mia strada (in perfetta coerenza con le firme dei primi writer newyorkesi). 71, l’anno di nascita, scelto mentre facevo la regi strazione sulla posta elettronica di Yahoo, di “Omino” ce n’erano già tanti e allora ho dovuto aggiungere l’anno di nascita (insomma una scelta tanto profonda quanto ragionata ). Ovviamente il vero significato potrebbe essere un a ltro o potrebbe non avere un significato specifico ed essere il frutto del caso, chi può dirlo? La tua arte mi piace molto, soprattutto perché util izza molte tecniche, dal vinile al poster; ma c’è un filo rosso che lega tutta la tua produzione? Un messaggio, anche sociale, un manifesto di idee oppure è legata ad un a scelta temporanea ? Grazie per i complimenti. Ma in realtà non uso molt e tecniche, forse sono più i campi di applicazione su cui si impiegano le stesse quatt ro tecniche (pittura, stampa, stencil e mosaico), sarà che sono un fanatico del “crossove r” (dai Clash ai Range Against The Machine per intendersi da un punto di vista musicale) e qu indi mi viene facile passare da un mosaico pixel , utilizzando come tessere delle piastrelle da bagn o, a uno stencil riprodotto sulle stesse piastrelle e così via. Di elementi comuni nella mia produzione ce ne sono diversi: innanzitutto il “colore”, poiché le mie sono cose molto colorate ma sempre re alizzate con gli stessi (praticamente utilizzo la tabella di base degli Uni posca) alla ricerca di effetti cromatici tanto semplici (e spesso infantili) quanto abbaglia nti, alla ricerca di uno stile serigrafico dai colori accessi e sintetizzati in pr ecise tonalità senza sfumatura e rinunciando a ogni tentativo di realismo. Poi il “riciclo creativo”, in quanto cerco di valor izzare oggetti e materiali di uso comune troppo presto abbandonati e spesso destinati a diventare nuova pattumiera; poi il “limite”, già implicito nella scelta di una così definita tabella di colori, nel senso che mi piace avere spazi e risorse limitate con le quali e su cui esprimermi. In tal senso preferisco un qualsiasi oggetto da per sonalizzare (sia esso un vecchio disco o un toy nuovo di zecca) a un foglio bianco e potenzialment e illimitato, così come preferisco una cassetta delle lettere a un mur o enorme, infine il gusto per la “parodia” e più in generale un fare ironico che mi consente di non pre ndermi mai troppo sul serio. Concludendo, per rispondere alla parte finale della domanda, non c’è un vero manifesto di idee. Ci sono delle idee sparse ma nulla di più, nessun m essaggio particolare e anche se ci fosse non mi piacerebbe parlarne ; i messaggi se ci sono arrivano lo stesso e se non arrivano un motivo ci sarà…in ghost we trust .

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Ci racconti come sono nati StickMyWorld e la Satoboy Collective ? Iniziamo dalla fine, la domanda però non dovresti f arla a me ma al diretto interessato ossia Lord Sato , il fondatore del Satoboy Collective , che ti invito a intervistare al più presto. In breve Satoboy è un collettivo di creativi con sede a Salerno e a depti sparsi per il mondo, nato per sperimentare nuovi mezzi di comunic azione e testarli in ambiente urbano miscelando le varie espressioni della Street Art con le tecniche del Guerrilla Marketing e del Web. Ci siamo subito piaciuti e abbiamo cominciato a col laborare partecipando e promuovendo le rispettive iniziative: Recycle , StickMySurfboard , StickMyCar , TurinPosterFestival , MadPosterArt , VinylFactory , Versus2009 , StickMyVersus , ecc. dietro la propaganda di questi progetti c’è sempre il loro geniale zampino. StickMyWorld invece è un progetto nato da una mia idea e che si è evoluta nel tempo in un collettivo artistico “aperto”, non è infatti una crew ma un gruppo di persone che partecipa nella produzione di eventi collettivi bas ati su sticker combo collettivi e dal vivo su oggetti di uso comune (per il momento ci siamo invo lontariamente specializzati nei mezzi di comunicazione). Per il prossimo appuntamento di StickMyVersus (previsto per il 22 giugno al Circolo degli Artisti di Roma) al nucleo originale ( Omino71 , Satoboy , NoBrain , Gianzo e Cut&Paste ), che spero di confermare in blocco, si aggiungerà Mr.Klevra , un ragazzo dalle mani d’oro che spero farà parlare presto di s è.

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Tutto nasce alla fine del 2007 dall’esperienza di StickMyVespa , un progetto individuale con il quale ho trasformato una vecchia Vespa Px de l 1982 in una installazione di "sticker-art ", riqualificando di fatto un vecchio scooter "euro zero" in una esposizione collettiva e itinerante di opere di artisti e desig ner emergenti provenienti da ogni parte del mondo. Il progetto è stato sviluppato sulle pagine di Flik r con un messaggio sintetico ed efficace "Your art + my scooter= our artwork on the road" e in appena due mesi sono state installate circa 200 piccole opere d'arte da altrettanti artisti internazionali: sticker-artist, street-artist, pittori contemporane i, illustratori, designer, guerriglieri del marketing, fotografi, poeti, scooteristi, ognuno co n un contributo differenziato, in una miscellanea di "cose colorate" che è diventato punt o d'incontro delle più svariate sottoculture del "folklore urbano". Queste potenzialità le ho potute sperimentare per l a prima volta come evento collettivo dal vivo con StickMySurfboard , iniziativa ospitata nell’ambito di una serata già confezionata che per l’occasione prevedeva una seri e molto diversificata di eventi (dalle sfilate di moda alla mostra di fotografia pa ssando per la personalizzazione di sneaker ). Nonostante l’evento non abbia avuto alcuna parti colare promozione (se non quella fatta spontaneamente in rete dai singoli sticker artists ), non solo il numero dei partecipanti è raddoppiato ma tutta l’attenzione de lla serata si è concentrata sulla performance di stickering , con una vera e propria caccia all’adesivo e con u n coinvolgimento spontaneo da parte di tutti gli arti sti ospiti a vario titolo della serata, che hanno così superato la naturale diffidenza di c hi opera in questo ambiente. Il successo della performance mi ha spinto a produr re in prima persona l’evento, così nasce StickMyCar che vede coinvolti nella gestione anche altri arti sti: i già citati Satoboy, che si sono occupati della propaganda sul web e sulla strada, NoBrain a cui dobbiamo la realizzazione del logo, del flyer e del sito web, Gianzo ideatore del paper toy creato appositamente per l’evento e curatore del r elativo toy contest, Cut&Paste che ci ha assicurato un ufficio stampa di tutto ris petto e la gestione dei rapporti con i tanti media partner. Con StickMyCar si è così sperimentato il format completo di StickMyWorld : alla sticker combo collettiva dal vivo (che ha visto protagonist a una vecchia Fiat Panda), si sono aggiunte due manifestazioni complementari che da so le valevano l’evento: una collettiva di cinquanta street artist e un toy cont est che ha coinvolto artisti e pubblico insieme, il tutto nell’intento di promuovere il fen omeno dello stickering come massima espressione di Free Art , di valorizzare la scena della Street Art nostrana e soprattutto di superare le individualità e la logica del piccol o gruppo che troppo spesso caratterizza il nostro ambiente. Con StickMyVersus la stessa formula verrà replicata il 21 giugno sem pre al Circolo degli Artisti di Roma, ancora siamo in una fase embrionale ma di sicuro ci sarà da divertirsi, gli oggetti da ricoprire saranno due, u no dei quali è un vecchio camper Fiat Ducato, il tema della serata sarà il confronto, il Versus appunto, in tutte le sue espressioni. Questa volta la collettiva raddoppierà gli spazi grazie al coinvolgimento della galleria MondoPop di Roma e chiuderà il ciclo Versus2009 , una serie di doppie personali organizzate e autogestite contemporaneame nte in tutta Italia dagli stessi "urban/street artist" partecipanti, insomma il non plus ultra dell’autogestione e della partecipazione. Il legame fra artista urbano e città è, ovviamente, molto forte. Qual è il rapporto con la tua città? In base a quale criterio definisci uno s pazio “bello” o brutto” ? Veramente una bella domanda. L'idea di StickMyVespa nasceva proprio dalla constatazione che città come Roma si mostrano ancor a impermeabili alla Street Art se intesa come insieme di manifestazioni artistiche vo lte a dialogare con il tessuto urbano.

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In effetti, se nelle principali capitali europee qu esto fervore creativo occupa un posto di grande rilievo, nella "Città Eterna" il contesto urbano viene ancora concepito come un insieme di negozi, strade e palazzi preservati d a differenti periodi storici e testimoni di un senso comune di “quotidianità” che prima cont rasta e poi emargina tutto ciò che non appare conforme a questo schema. Questo rifiuto non è però giustificato dall'esigenz a, da me condivisa, di conservare un patrimonio storico-culturale unico, bensì sembra es sere il frutto di un insieme di regole che nulla hanno a vedere con il culto del be llo e che rispondono invece alle logiche economiche di breve periodo del turismo di massa. Questo segna il mio confine tra bello e brutto: bru tte sono le gigantografie dei menu a prezzo fisso nei tanti ristoranti acchiappa turisti del centro (che pensavo circoscritti a località ben più periferiche della capitale del Bel Paese), brutta è l’onnipresente cartellonistica pubblicitaria (te ne accorgi verame nte se torni da un viaggio da Cuba), brutta è la confusa segnaletica stradale, brutti so no i gladiatori pronti per le foto che ricordo sotto al Colosseo, brutti sono i faccioni d egli invadenti manifesti elettorali, brutte sono le tag ripetute ossessivamente sui muri come se questi fo ssero delle “brutte copie” da sporcare, brutto è tutto ciò che, nell’intento di conservare la “quotidianità”, ostacola ogni nuova forma di creati vità senza tentare una valutazione estetica. Consapevole di questa situazione ho cercato di riel aborare il concetto stesso di Street Art da arte di strada ad arte sulla strada (nel cas o di StickMyVespa “Street Art su due ruote), tentando di stabilire una sorta di mediazio ne-dialogo tra artista e passante, per far sì che il risultato finale non sia confuso con un atto di vandalismo, ma identificato nella ricerca di un nuovo modo di sentire, vedere e soprattutto interagire: una vespa, una macchina, un camper pieno di sticker che girano per la città rappresentano una forma originale di Street Art che avvicina, incurio sisce, ma è solo il primo passo, a cui segue la scelta ragionata degli spazi per installar e un poster o una sticker combo , partendo dal presupposto che la creazione non può e ssere un atto vandalico se fatto con buon senso e senso estetico e soprattutto tenta di correggere qualcosa di già brutto (per questo ho sempre adorato disegnare sui manifesti pubblicitari e mi fanno impazzire le iniziative di Ron English e di PosterBoy , tanto per fare due nomi a caso). Parlando ancora di legami, a quale periodo artistic o ti senti più “legato”? Qual è il tuo rapporto con la Pop Art ? Ti sei risposto da solo ed è tanto evidente che rec entemente hanno scritto che sono più “ Retrò Pop ” che pop nuovo, in quanto ho fatto spesso esplicit amente riferimento all’opera dei “classici” della Pop Art , primo tra tutti Roy Lichtenstein. In realtà il rapporto con la Pop Art è evidente in tutto quello che faccio, è immediato sia nello stile, serigrafico di cui abbiamo già par lato, sia nella modalità di inquadrare il reale, di lavorare su e con oggetti e immagini pres e nel circuito della distribuzione di massa, impiegando tutto ciò a cui la massa ha incon dizionato accesso (giornali, poster, oggetti, fumetti, icone mass-mediatiche, la tv, il cinema, la musica, i videogiochi, la rete, la strada). Personalmente ritengo che tra Street Art e Pop Art ci sia un legame molto di input-output anche quando l’artista non si rifà a quel moviment o, anche quando ne prende esplicitamente le distanze. La Pop Art fin dalle origini, si è sempre nutrita di “folklore urbano” e la Street Art altro non è che una delle forme più chiare di ques to folklore. Arte nata sulla strada, per la strada e che impiega le stesse tecniche della comunicazione di massa. Sono curioso di farti un’ultima domanda. Come ti ve di, nel mondo della Street Art, fra dieci anni ? Su Marte insieme a Biscuter , ma questa è un’altra storia...

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