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N° e data : 30302 - 01/09/2013
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maratona per (architettura PRATO Ila Béka ( architetto e regista italiano ) e Louise Lemoine ( regista francese )hanno prodotto cinque film ( in foto , frame da Gehry' sVertigo , 1997
) per avvicinare il pubblico a opere di Frank Gehry , Rem Koolhaas ,
Herzog & De Meuron , Richard Meier ,
Renzo Piano. Con piglio ironico i due giovani registi presentano le architetture moderne di alcuni protagonisti del nostro tempo non come monumenti intoccabili ma come luoghi di vita quotidiana
. La rassegna Living Architectures Marathon
,
iniziata a fine giugno , sarà presente al MAXXI - Museo delle arti del XXI secolo di Roma ( 11e 18 settembre ) e al Centro per l ' arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ( 20 settembre ). Info : www.living-architectures.com
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HouHanru , nuovo direttore artistico del MAXXI
Hou Hanru è stato nominato direttore artistico del Maxxi di Roma .Nato nel 1963 a Guangzhou ( Cina ) e laureato all 'Accademia di Pechino , è stato dal 2006 al 2012
direttore delle mostre dell Art Institute di San Francisco . Ha curato numerose rassegne e partecipato a diverse Biennali ( Venezia
, Shangai , Tirana ,Istanbul , Lione ,Gwangiu ). Attualmente è il curatore della quinta Triennale di Auckland ( Nuova Zelanda ).
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UNA ANTOLOGICA AL MAXXI DI ROMA , FINO AL 27 OTTOB D
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Luigi Ghirri ,
«Marina di Ravenna » , 1986 da : « Paesaggio italiano » ( 1980-1992
) ;
accanto , « Modena
, 1973 » ,
dalla serie « Paesaggi di cartone » ( 1971-74 )
di ANTONELLO TOLVE
"""Ci sono artisti che , nel tempo ,
disegnano una rotta , un filo sottile. Artisti che seguono , per tutta la vita ,
un progetto di ricerca , un programma estetico volto a farsi , negli anni , sempre più luminoso , elegante ,
determinante . A questa categoria una categoria che non dimentica mai il nucleo e il grumo originario della riflessione , che non disperde il territorio intimo del lavoro pur ampliando il proprio orizzonte « in diverse direzioni
, in un processo di attivazione del pensiero » - appartiene Luigi Ghirri ( Scandiano , 5 gennaio 1943 /Reggio Emilia , 14 febbraio 1992 ) , uno dei rappresentanti più originali della scena fotografica internazionale al quale il Mazzi di Roma dedica una significativa antologica , Pensare per immagini , divisa in tre macrosezioni ( le icone , i paesaggi e le architetture ) che raccontano appieno gli amori difficili di un uomo il cui sguardo ha toccato temperature stilistiche tese a trasformare l ' immagine in riflessione , lo stupore in problematica linguistica , lo slancio del momento in una tecnica di investigazione che « mette in questione l ' iconismo fotografico senza rinunciare »
, per? , alla magia della « rappresentazione » (Filiberto Menna ).
secondo una metodo
logia tematica che permette voli pindarici che evita compartimenti stagni e coniuga tre nuclei di ricerca ( fondamentali nel lavoro di Ghirri ) ,
Pensare per immagini è una esposizione ( curata da Francesca Fabiani ,
Laura Gasparini e Giuliano Sergio )
disegnata non solo per un pubblico di addetti ai lavori , ma anche per appassionati o semplici curiosi ai quali è offerto , via via , un saggio visivo utile a conoscere un artista in tutta la sua totalità.
una mostra didattica che ,
accanto alle meravigliose fotografie che la compongono ( la maggior parte delle immagini sono stampe originali ,
« vintage print » , realizzate e
approvate direttamente dall '
autore ) presenta una serie di espositori con ricco materiale d ' archivio - menab? ,
cartoline , riviste , libri , preziosi cataloghi ( anche in digitale consultabili mediante appositi touch screen ) ,
copertine di Lp o calendari ( straordinario quello Feluinelli Infinito , del 1981 ) - che permettono di gustare a trecentosessanta gradi non solo il grande fotografo della periferia e
dell
' identità italiane , ma anche l '
avventura di un uomo curioso . La cui curiosità ha aperto percorsi brillanti ,
viaggi limpidi nel mondo della pubblicità
, dell ' editoria e dell '
animazione culturale . Finanche dell '
organizzazione di mostre ( esemplari , tra , La . Dalle
origini ai nostri giorni organizzata nel 1979 presso la Galleria Civica di Modena e Robert Doisneau . Tre secondi d ' eternità del 1980 ).
Densamente poetici e a volte sospesi in pose eteree ,i ritratti che sfilano nella sezione delle « Icone » ( Parigi , 1972 , un volto femminile velato da una nuvola di fumo e Scandiano , 1975 , un uomo di spalle che ricorda il Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi no ad un sasso che cade nell '
acqua di Gino De Dominicis ) invitano a una riflessione continua che pone domande senza risposte ( le domande sono « già una forma di
risposta » ) ,che modella « un processo di
tipo conoscitivo » , una ricerca che si
sporge sul mondo della vita e dei mille significati che la riguardano per concepire uno sguardo aperto ,
« un viaggio attraverso la trasparenza » . Una serie di icone pubblicitarie
, poi , di fotosmontaggi , di potenti e spiazzanti venature analitiche ,
sollecitano a guardare e leggere la banalità che ha inghiottito il mondo :
« il banale quotidiano è lo sguardo che non riesce a discernere , l
'
atteggiamento che accetta solamente il già avvenuto , il già codificato , come verità , e kitsch non è l '
oggetto rappresentato , ma il gesto che relega acriticamente un oggetto nel ghetto del non dignificante ».
sempre in questa sezione che ,
tra le varie immagini - tra i vari ritagli di una realtà sempre più avvinghiata nelle morse della pubblicità è presente la fotografia che ha dato il titolo alla mostra . Si tratta di uno scatto de11978 ( della serie Kodachrome che rappresenta un quotidiano
( il « Corriere della Sera » di giovedì 17 agosto 1978 , più precisamente ) abbandonato sui sampietrini di Roma dove è possibile leggere , sotto un occhiello fulminante che apre una disputa estiva su percezione e realtà ,
in caratteri cubitali , Come pensare per immagini . Perché quello di Luigi Ghirri è , effettivamente , un vero e proprio « pensare per immagini » , un Bildhafte Denken che invita lo spettatore a un « sapere laterale » (JeanMarie Schae ) , a un esercizio attraverso il quale si crea una forma di sovrapposizione tra l
' immagine proposta dall ' autore e la conoscenza personale dell ' osservatore che diventa un critico attivo.
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Nella seconda sezione , sospesi in
un' atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio , i suoi « Paesaggi »
mostrano una « totalità di scrittura e descrizione » in cui « noi troviamo il posto dove abitiamo , dove vorremmo andare , il percorso da seguire »
.Come tante finestre d ' autore , i paesaggi di Ghirri sono ,difatti , luoghi che offrono , al lettore , un cammino brillante tra le occasioni del tempo e gli inciampi visivi , una ricerca che volge lo sguardo sulle periferie , sugli ambienti di provincia da rivisitare e impreziosire , su spazi minori carichi di carattere e di storia.
I vari progetti in progress dedicati al panorama italiano - Italia ai lati ( 1971-1979 ) ,
Topographie-Iconographie ( 1978-1982 ) , Paesaggio Italiano ( 1980-1992 ) , Esplorazioni lungo la via Emilia . Vedute nel paesaggio ( 1983-1986 ) e Il profilo delle nuvole ( 1980-1992 ) - sono « tappe fondamentali della sua osservazione in relazione al paesaggio e alla visione » evidenzia Laura Gasparini . Ma anche temi cari attraverso i quali sperimentare una prosa visiva che si sporge sul mondo per raccontare ,
Divisa in tre sezioni « leone »
, « Paesaggi » ,
i « Architetture » , r' la mostra « Permare er imma" ni » e
un saggio visivo sul totograto emiliano ?1?11"1?1111?11111
con lo sguardo , condizioni fulgenti e metafisiche ,
silenziose e cromaticamente croccanti . « Cerco un punto di vista sul mondo esterno e una visione su un mondo più nascosto ,
interiore , di attenzione , di memorie spesso trascurate » , suggerisce in una delle tante testimonianze atte a redarre la propria poetica , il proprio spazio d ' azione
, la propria ricerca -Pomponesco , cimitero ( 1985 ) , Tra Soragna e Fontanellato ( 1986 ) ,
Formigine ( 1988 ) e Campagna ferrarese ( 1989-90 ) sono , tra gli altri , quattro scatti di un' eleganza disarmante che punta lo sguardo dietro il paesaggio , al di là dei recinti ottici convenzionali.
« 11 senso che cerco di dare al mio lavoro »
, ha scritto nella prefazione a Kodachrome ( volume pubblicato nel maggio 1978 dalle edizioni pun
to e virgola di Modena ) , «è quello di verificare come sia ancora possibile desiderare e affrontare la strada della
conoscenza per poter infine distinguere l ' identità precisa dell '
uomo , delle cose , della vita , dall '
immagine dell ' uomo , delle cose , della vita » . Per poter creare uno scollamento necessario ( uno scollamento di natura critica e lirica ) tra l '
immagine e quello che immagine non è fino a « suggerire in un inizio di attivazione dello sguardo , un inizio di conoscenza ».
Innocenti e intense , anche le « Architetture » mostrano un mondo in cui ogni cosa è illuminata da una luce intellettuale che rilegge la realtà e la presenta attraverso spericolate sineddochi , ritagli e particolari .
Saracinesche , persiane , tapparelle , muri , cancelli , giardini , porte d '
ingresso e finestre rimandano a un mondo silenzioso
, a un clima che racconta un' Italia laterale avvolta in un alone di commovente intimità.
Caratterizzate da una indagine che attraversa il dentro e il fuori ,
l ' aperto e il chiuso , l
' interno e l '
esterno , le architetture di Ghirri - quasi a creare un dicontinuità
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immaginifica tra natura e artificio tratteggiano i miti e i riti della civiltà , le abitudini dell ' uomo , i costumi e i gusti di epoche differenti . Ma anche la meraviglia costruttiva « che si disperde tra memorie ed invenzioni » esemplari come quelle di Aldo Rossi , di Carlo Scarpa , di Marcello Piacentini , di Paolo Portoghesi , di Giovanni Michelucci , di Joie Plecnik di Paolo Zermani.
Tra le architetture , accanto ,a Milano , Studio di Aldo Rossi , lo Studio di Giorgio Morandi , Bologna visto da un fotografo entusiasma per la compartecipazione ,
per la volontà di tracciare un ritratto d ' artista attraverso le sue cose , il suo laboratorio investigato per ricostruire uno spazio pensante , un « locus misterioso dell
'
atto creativo » ( O' Doherty ) ,un percorso morbido e vellutato che porta , con alcuni Identikit del 1977 ,
alla fine del viaggio . Di un viaggio ( « i
viaggi sono un caso » ha evidenziato Antonio Tabucchi ) che si conclude con un tendone , spesso e scuro ,
oltre il quale inizia la Galleria Vezzoli che , naturalmente , è tutta un' altra canzone.
Fotoin forma di sineddoche
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28
Paesaggioapparente diEmanuela Costantini
Fino al 27 ottobre il MAXXI di Roma ospita una ricca mostra antologica dedicata all '
opera di Luigi Ghirri . Un viaggio nei "
luoghi dell ' interiorità "
in cui è racchiusa la poetica di uno dei più ammirati - e imitati - intellettuali dell ' immagine.
Malinconico e impreciso . Due
agget tivi riferiti al paesaggio emiliano che
Luigi Ghirri ha fatto propri , prendendoli a
prestito dall '
autorevole penna del suo conterraneo Cesare Zavattini .
"
La malinconia è
originaria del Po "
, aveva sentenziato lo scrit
Settembre 2013
tore neorealista .
"
Altrove si tratta di imitazioni
"
, aggiungeva .
"
Appena si arriva da quelle parti sembra di varcare la frontiera del
grigio , di entrare in qualcosa di impreciso "
. La malinconia appartiene a una geografia cancellata dalle trasformazioni del territorio av
FOTte
venute nel dopoguerra , al ricordo di un mondo autentico
, a misura d '
uomo . L '
imprecisione , invece
, è quella dell ' orizzonte senza
soluzione di continuità tra cielo e terra , dei
confini tra campagna e città sempre più sfumati , delle strade che si perdono nella neb
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biasenza mai rivelare il loro approdo. L
'
opera di Ghirri è attraversata da una profonda consapevolezza del rapporto tra fotografia e quotidianità di cui il paesaggio è parte essenziale.
Ma quotidiano è pure l '
universo minimo abitato da oggetti comuni che dietro la prosa
dell
' utile celano una ulteriore realtà ,
impalpabile e arcana . Ed è questa la dimensione che Ghirri cercherà di rivelare attraverso la sua ricerca raffinata ed eclettica
, in cui trovano
posto i ritratti rubati della sua giovinezza ,
riferimenti pittorici , architetture lievi . Ma
soprattutto la sua abilità nel destreggiarsi tra realtà e mistero
, utilizzando ora l '
approccio ingenuo di un bambino
, ora il concettualismo più
cerebrale e maturo.
In Versailles , 1985 . A destra da Paesaggio italiano ( 1980-1992 )
: ,n z ,n Marina di Ravenna , 1986 , qni
sopra San Pietro In Vincoli , Villa Jole , 1990 . Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi ( RE
) G Eredi Ghirri
DI PROFESSIONE GEOMETRA
Luigi Ghirri faceva il geometra . Una professione che non ha arricchito né le sue tasche né
il suo animo , tanto che l ' ha abbandonata
presto per dedicarsi a tempo pieno alla fotografia . Dalla reflex che usava da ragazzo ,
passa nei primi anni Settanta a una medioformato
, una Pentax 67 con un corredo di tre
ottiche ; quella grandangolare era la sua preferita
. Con quell '
occhio tecnologico , tenuto
sempre bel saldo al cavalletto , ha dato forma e
identità a un pensiero , uno stile
, un
linguaggio e un' estetica diventati per molti un vero e proprio genere .
"Ghirriano "
, appunto. Le sue prime fotografie " non certo impeccabili dal punto di vista tecnico " erano scatti fatti perlopiù in vacanza
. Parallelamente aveva ini
FOT9
ziato a riprendere luoghi e persone nei loro rituali quotidiani
, oltre a oggetti inanimati "
manifesti , insegne , vetrine
, frammenti " inglobati
nel paesaggio a lui più familiare : l '
anonima periferia della bassa padana . Fin da subito fa una scelta precisa : fotografare a colori .
"
Perché il mondo reale non è in bianco e nero "
, dice .Un
patto di fedeltà che , tuttavia
, non è dettato
dalla necessità di documentare il vero , di
descriverlo , catalogarlo . Punto nodale della sua ricerca è il guardare . Un gesto che
, attivando
meccanismi razionali ed emotivi , permette di
percepire i vari livelli di significato della realtà visibile e di restituirla sotto forma di pensiero.
PAESAGGIO POST-URBANO
I suoi primi lavori prendono forma dall '
osser
Settembre 2013 [29
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30
In queste pagine , da Paesaggio italiano : a sinistra P?sa , 1979 . Al centro Musone , Casa
Senati , 1985 . A destra
, in alto Capri ,
1981 . Per queste immagini Courtesy Fototeca
Biblioteca Panizzi ( RE ) ? Eredi Ghirri . In basso Tenero , ( 1982-85 ) . Courtesy ? Eredi Ghirri
La mostra
Luigi Gh?rrL Pensare per immagini fino al 27 ottobre
MAXXI " Museo nazionale delle Arti del XXI secolo
Via Guido Reni ,4a - Roma
Galleria 2 e 2a
A cura di F . Fabiani , L Gasparini
, G . Sergio
In collaborazione con il Comune di Reggio Emilia
Info : www.fondazionemaxxi.it
Organizzata in tre sezioni tematiche " Icone ( del
quotidiano )
, Paesaggi ( luoghi di affezione ) , Architetture
( anonime e d '
autore ) " la grande antologica percorre
in oltre 300 immagini le fasi più interessanti della
ricerca artistica del fotografo emiliano , scomparso nel
1992 . In mostra anche alcune stampe vintage
realizzate direttamente dall '
autore , oltre a menab? dei
suoi cataloghi , libri , riviste , recensioni relative alla sua
attività di editore , critico e curatore
, oltre a diversi libri
d '
autore , cartoline illustrate della sua collezione e
fotografie nate da collaborazioni con artisti concettuali
e musicali , fra i quali il cantautore Lucio Dalla e la
punk rock band emiliana CCCP Fedeli alla Linea.
Settembre 2013
vazione dell ' ambiente e delle architetture
urbane . Ne analizza gli elementi ripetitivi , seriali ,
tipici della contemporaneità . Attraversare lo
spazio , viaggiare , evitando le rotte del turismo
di massa , è congeniale al suo lavoro . Un
viaggio che talvolta compie finanche restando in casa a scattare close-up delle pagine del suo
vecchio atlante scolastico .
"( ... )il solo viaggio
possibile sembra essere oramai all ' interno dei segni ,
delle immagini "
, commenta nel suo
libro Atlante . Dunque , il reale e la sua
rappresentazione convenzionale in questo caso coincidono
, grazie all
'
immaginazione.
L ' interesse di Ghirri per il paesaggio marginale
procede di pari passo con l '
indagine nei territori personali e con l ' evoluzione del suo
linguaggio . Ghirri torna spesso a osservare la dimensione intima dell ' ambiente domestico.
Scatta in casa propria , negli atelier degli artisti ,
ai mercatini , agli angoli delle strade . Foto che
spesso rimandano ai dipinti di nature morte dei secoli passati ,
senza mai imitarli
intenzionalmente . In queste opere si rifà anche all
'
idea
della libera associazione di immagini " quan
FO
do alla fotografia della stanza da letto dello
scrittore e amico Daniele Benat? assimila la celebre Stanza di Van Gogh e quella di Magritte " ma soprattutto alla semantica dell ' oggetto trovato
,entrambi temi centrali nella poetica
surrealista . Di questa corrente di inizio
Novecento Ghirri riprende anche lo spaesamento e
l
'
atmosfera onirica che molti dei suoi esponenti ricreano attraverso collage
, montaggi ,
dissolvenze , mescolanze spesso deliranti di
elementi reali e irrazionali . Tuttavia
, lui non
cede mai alla ridondanza e all '
artificio di quegli artisti . Gli interessa cogliere i significati
nascosti della realtà attraverso inquadrature semplici
che racchiudono scenari riconoscibili , familiari ,
eppure stranianti . ? l ' atmosfera a fare la differenza
,a evocare uno stato sospeso e magico
che " paradossalmente " si nutre dell '
evidenza
, della consapevolezza della logica . In
questo passaggio , la luce e il colore diventano
elementi fondamentali del suo linguaggio .
"
( ... )
esiste un momento particolare in cui attraverso la luce finisce per rivelarsi sulla superficie del mondo anche qualcosa di apparentemen
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teinvisibile "
, scrive . Anche gli oggetti , così
come i luoghi , sono fatti di stratificazioni
, di
accumuli di significati in cui scavare.
GLI ANNI SETTANTA E OTTANTA
La seconda metà degli anni Settanta è per Ghirri assai feconda . Dopo la breve parentesi della casa editrice Punto e Virgola , inaugurata nel 1977 e chiusa tre anni dopo ,
darà impulso e visibilità alla sua ricerca fotografica anche fuori dai confini nazionali
, ottenendo diverse
committenze . Nella sede espositiva dell '
università di Parma , nel 1979 espone Vera Fotografia ,
un' antologica di circa 700 stampe della sua produzione realizzata fino a quel momento. In questa fase è spinto dall '
esigenza di
interagire in maniera più compiuta con le tante
suggestioni che alimentano il suo sguardo .
Coinvolge così diversi intellettuali e professionisti " architetti
, filosofi
, urbanisti " per ridisegnare l '
iconografia del paesaggio italiano contemporaneo
, caratterizzato dalla compresenza di
elementi tradizionali e moderni , in cui l '
architettura deve permettere agli uomini di ristabilire
un legame simbiotico con il loro habitat. In questo ambizioso progetto Ghirri investe la fotografia di un compito arduo : rinnovare i meccanismi che aiutano la percezione e la
comprensione di una realtà sempre più complessa . Per far ci? ritiene fondamentale elaborare un programma comune che attinga anche ad altri saperi
, sensibilità ed esperienze.
Nasce così , nel 1984
, Viaggio in Italia , un libro
e una mostra itinerante realizzati con altri diciannove fotografi ,
che hanno per oggetto il territorio italiano dopo le grandi trasformazioni
degli anni Sessanta e Settanta . Ancora una volta il soggetto è il paesaggio quotidiano e anonimo . Sempre nel 1984 gli viene affidata la cattedra di storia e tecnica della fotografia all
' università di Parma.
Sulla scia del successo ottenuto dal Viaggio in Italia awia con la Regione Emilia Romagna un progetto sulla via Emilia in cui , con contributi
letterari , cinematografici e urbanistici rilegge l
'
antica strada romana e il territorio da essa attraversato per coglierne gli effetti prodotti dall
' urbanizzazione e dall ' industrializzazione.
FO
IL SENSO DEL VIAGGIO
Gli anni Ottanta sono agli sgoccioli e Ghirri
lavora alla poderosa monografia Paesaggio Italiano
, uno dei momenti più consapevoli della
sua riflessione sul legame indissolubile tra paesaggio fisico e interiore .
" Una cartografia imprecisa
, senza punti cardinali ( ... ) una
geografia sentimentale dove gli itinerari non sono
segnati e precisi ma ubbidiscono agli strani grovigli
del vedere "
, argomenta . A sostegno di questa rilettura della propria fotografia del paesaggio Ghirri affianca materiale di varia provenienza : cinema
, musica " quella di Bob Dylan ,
uno dei suoi artisti preferiti " disegni , cartoline. Ghirri pesca continuamente nella memoria
,
associa idee e sensazioni innescando possibilità
sempre nuove per l '
immaginazione . Finché in una tarda mattinata del gennaio del 1992 ,
mentre gira con la sua Opel Kadett per le campagne padane innevate
, si ferma e scatta
qualche fotografia . Ma non vedrà mai quegli scatti ,
perché il successivo 14 febbraio il suo cuore si arresterà all '
improwiso . Ghirri era nella sua casa di Roncocesi e aveva soltanto 49 anni .
Settembre 2013
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PERCORSIESTRI DELLO SGUARDO
ENIGMAFOTOGRAFIA
Che cosa ci fa sentire il bisogno di fermare il tempo in un' immagine? Che cosa si imprime sulla pellicola o sul sensore elettronico? Perché uno scatto è più interessante
di un altro? Inizia con LUIGI GHIgh una serie di articoli sull '
operadi alcuni grandi fotografi.
Per sostare , con più attenzione , sulla soglia misteriosa tra il già visto e il mai visto
92 ( :I , SETTEMBRE 2013
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ca
E
Marina di Ravenna , 1986.
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i
Cittanova , 1985.
Ci sono alcuni buoni motivi
per iniziare il nostro viaggio nel mondo della fotografia proprio da Luigi Ghirri . Il primo è che in questi mesi
assistiamo a una riscoperta della sua opera da parte del grande pubblico anche grazie alla mostra in corso al Maxxi di Roma che verrà riproposta a
Rio de Janeiro , Mosca e Shanghai.
Dopo troppi anni passati nel recinto dorato degli addetti ai lavori , è giustamente accolto nella lista dei nomi che andrebbero ricordati da tutti . Il secondo è che l '
artista modenese , scomparso nel 1992 , aveva messo a fuoco , come pochi altri , le grandi questioni che muovono il dibattito attorno alla
fotografia . Che cosa è davvero? Che cosa ci fa
sentire il bisogno di fermare il tempo in un' immagine? Che cos' è che si imprime sulla pellicola o sul sensore elettronico? Perché un' immagine è più interessante di un' altra?
Nel 1987 , Ghirri scrive un articolo
94 MELME SETTEMBRE 2013
sulCorriere della Sera dedicato alla figura di Louis Daguerre , l
'
inventore nel 1837 della prima tecnica fotografica. In quelle righe osserva che , da allora , non uno « dei problemi e dei quesiti che accompagnano la fotografia ha avuto risposta »
. Nemmeno la
pratica ormai planetaria sembra chiarire la natura dell
'
enigma che è la
fotografia . « Daguerre ,
avvicinandosi per primo alla frontiera del già visto e contemporaneamente del mai visto , intuisce che da quel momento la vita degli
uomini sarà accompagnata da questo doppio sguardo , da uno scarto , una specie di alone che abiterà persone e luoghi ; un doppio sguardo sul mondo visibile presente o evocato e sul mondo visibile e fo
eimaio 1943
a a Modena
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bbraio 1992 Roncocesi.
tografato » . La fotografia ,
secondo Ghirri , si pone sul crinale di ci? che conosciamo - e che spesso diamo per
scontato - e ci? che è
completamente nuovo , o
perché realmente inedito o perché mai guardato in quel modo . Attorno a questo pensiero si dipana tutta l
'
opera di questo artista che fotografando ha cercato di capire cosa fosse la fotografia.
Era nato a Modena nel 1943 . Aveva studiato e
lavorato da ragioniere . Poi venne rapito da un amore chiamato fotografia . Il
colpo di fulmine capit? chissà quando . Forse in vacanza a Lucerna ,
in Svizzera
, o a Brest , in Francia. Forse lungo la via Emilia , quando la linea orizzontale della nebbia sale dai campi e si ferma a mezz' aria . Una nu
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San Pietro In Vincoli , Villa Jole , 1986.
vola di fumo davanti al volto di una donna , marinai dietro un vetro satinato turisti sotto la torre di Pisa , un abito appeso fuori da una finestra , la luna che sorge alle spalle di una chiesetta una scala che scende' a picco sul mare . Non sono le montagne innevate di Ansel Adams o il balzo riflesso nella pozzanghera di Henri CartierBresson.
A prima vista le immagini di Ghirri sono di una banalità sconcertante . La sua poetica nasce in polemica con la tradizione del reportage classico , che aveva fatto del bianco e nero e della ricerca del momento decisivo , come lo chiamava Cartier-Bresson , i due dogmi della religione dei circoli di fotografia del Dopoguerra . Il milieu culturale in cui nasce la sua ricerca è quello dell ' arte concettuale degli anni Sessanta e Settanta . I suoi compagni di viaggio degli inizi
, infatti , sono un gruppo di artisti modenesi , preferiti al locale club di fotoamatori . Con loro con
« Potrei anche intitolare questo lavoro "
Alla ricerca dell
'
originale perduto "
, un viaggio nel perenne immutabile accompagnato da un vivo desiderio del miracoloso
( daStili fife . Topografia-iconografia , 1982
)
divide la riflessione sulla natura del linguaggio artistico . Scrive nel 1982 , a
proposito della serie intitolata Stili life .
Topografia-iconografia « Potrei anche intitolare questo lavoro "
Alla ricerca dell
'
originale perduto "
, o un viaggio nel quale si fondono storia e geografia
, nel quale si mescolano nozioni collettive e personali , nel quale si trovano fotografie volutamente banali accanto ad altre ben meditate , un viaggio nel perenne immutabile accompagnato da un vivo desiderio del miracoloso ».
La passione per il perenne immutabile , potremmo dire anche lo stupore per la realtà così com' è , è legata in modo inestricabile al desiderio che qualcosa accada .Qualcosa di mira
coloso . Ma sotto tutto questo , in Ghirri c' è la tensione a poter tornare a vedere quell
'
originale perduto .
Scrive nel 1978 : « Il senso che cerco di dare al mio lavoro è quello di verificare come sia ancora possibile desiderare e affrontare la strada della conoscenza per poter infine distinguere l
'
identità precisa dell '
uomo , delle cose ,
della vita , dall '
immagine dell '
uomo ,
delle cose , della vita ».
UNA SOGLIA . Nei primi anni , per Ghirri , non è più possibile puntare l
'
obiettivo della macchina fotografica direttamente sul volto di una persona o su un paesaggio . Lo sguardo si posa invece sui luoghi e i momenti in cui realtà e immagine »
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Venezia, 1987 . ( Per tutte le foto (C
) Eredi Ghirri
» della realtà convivono in modo ambiguo : una donna ( finta ) di un cartellone pubblicitario e il cielo ( vero
) sopra di lei ; una coppia seduta a un tavolino del bar e il mare dipinto alle loro spalle ; un cavallo disegnato dietro le maglie di una saracinesca . Col tempo ,per? , è come se l
' occhio di Ghirri si riconciliasse con il paesaggio . Le periferie ,
la Bassa modenese , la via Emilia . Ma anche qui , spesso , coglie delle "
inquadrature naturali "
: la porzione di spiaggia e mare racchiusa nella cornice di una porta di calcio o la vista della campagna che si apre attraverso un enigmatico arco in mattoni. Queste aperture sono per lui « dei
segni , dei traguardi , dei confini entro cui lo spazio si rappresenta . Sono la
soglia di qualcosa , la soglia per andare verso qualcosa ».
Nella seconda metà degli anni Ottanta si dedica a ritratti di esterni e interni di edifici . Ritrae la tom
11111. SETTEMBRE 2013
ba della famiglia Brion , progettata da Carlo Scarpa , fotografa alcune opere di Aldo Rossi . Entra poi nell '
atelier bolognese di Giorgio Morandi ,
lasciandoci immagini struggenti delle stanze del pittore , con i loro oggetti quotidiani e le loro bottiglie , le stesse che compaiono nelle indimenticabili nature morte dell '
artista . Fa lo stesso con lo studio di Rossi e con il proprio . «? difficile dire perché una stanza
, le pietre di una strada
, un angolo di un giardino mai
visto , un muro , un colore , uno spazio
, una casa diventino improvvisamente famigliari , nostri » , scrive nel 1989 : « Sentiamo che abbiamo abitato questi luoghi , una sintonia totale ci fa dimenticare che tutto que
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APPROFONDIMENTI
"Una galleria di opere di Luigi Ghirri.
sto esisteva e continuerà ad esistere al di là dei nostri sguardi ».
RIDARE VITA . Una sintonia con i
luoghi amati , una soglia per guardare oltre , la ricerca dell '
immagine vera delle cose . Questo sembra essere fotografia per Ghirri . Ma non solo . ? sempre nell
' articolo su Daguerre che scopriamo fin dove si spinge la pretesa di cui egli investe la tensione del fotografo . «
Credo che Daguerre davanti alla vertiginosa precisione dell '
immagine delle sue conchiglie fossili non abbia visto una
" natura morta "
, ma probabilmente il sogno realizzato di ridare vita mediante la luce al mondo inanimato , e che questo strano groviglio di ragioni e misteri della natura , alchimie chimiche , leggi dell '
ottica e della fisica fosse il magico evento per dare al nostro sguardo sul mondo uno sguardo successivo , per non dimenticarlo ,
per capirlo o , forse , solo per la gioia di rivederlo ».
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