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MARGHERITA HACK E L’AMARA FACCENDA DEI NEURONI-SPECCHIO di Giuseppe Roncoroni* Platone « C’è chi attribuisce il conversare con voi, disse Socrate, a cause come la voce o l’udito. Poi dice che sono seduto perché i muscoli, tendendosi e contraendosi, fanno sì che le gambe si pieghino. Ma le vere cause sono altre: gli ateniesi mi votarono contro e perciò ho scelto di restare a sedere qui. »

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Page 1: MARGHERITA HACK E L’AMARA FACCENDA DEI NEURONI … · avrebbero i neuroni-specchio. Questo progetto vuole un punto di riferimento. Ricorro al Dizionario di Abbagnano, come preludio

MARGHERITA HACK

E L’AMARA FACCENDA DEI NEURONI-SPECCHIO

di Giuseppe Roncoroni*

Platone

« C’è chi attribuisce il conversare con voi, disse Socrate, a cause come la voce o l’udito.

Poi dice che sono seduto perché i muscoli, tendendosi e contraendosi, fanno sì che le gambe si pieghino.

Ma le vere cause sono altre: gli ateniesi mi votarono contro e perciò ho scelto di restare a sedere qui. »

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1PRESENTAZIONE DEI NEURONI-SPECCHIO

Questo articolo è un commento sui neuroni-specchio. Una rivelazione

che viene alla luce nella nostra città, nel laboratorio di fisiologia di Parma, ma

si riflette nelle regioni della filosofia e della scienza. Wikipedia li presenta così:

« I neuroni-specchio sono una classe di neuroni che risiedono nell'area premotoria

del cervello e si attivano quando un animale compie un'azione e quando osserva

la stessa azione compiuta da un altro soggetto. I neuroni-specchio nella scimmia

e l'analogo sistema dimostrato nell'uomo sono un'osservazione neurofisiologica

che va tenuta distinta, nella sua validità, da opinioni interpretative sul loro ruolo. »

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2I CONFINI DEL MIO SCRITTO

Sovviene un mito. Un Titano carpì a Zeus la ricetta del fuoco e l’uomo imparò

spiando come strofinasse i legnetti fino allo scoccare della scintilla. Quel Titano,

Prometeo, non dubitò che l’imitazione fosse un metodo di apprendimento. Oggi

non mi stupisco nel sapere che l’imitazione sia connessa a taluni neuroni perché

nella rete nervosa c’è un corrispettivo per ogni atto di coscienza. Non mi stupisco

che quei neuroni abbiano un alloggio nelle periferie motorie perché è lì che possono

innescare l’azione. Questa è la mia impressione. Però non sono un neurofisiologo,

purtroppo, e mi dedico al tema con modestia. Mi occuperò soltanto delle opinioni

interpretative (per citare Wikipedia) e mi calerò nella contesa sulla valenza che

avrebbero i neuroni-specchio. Questo progetto vuole un punto di riferimento.

Ricorro al Dizionario di Abbagnano, come preludio alla trattazione, per verificare

quale sia lo stato di salute delle nozioni che orientano nella ricerca filosofica e

scientifica. Beh, cosa c’entra Margherita Hack con i neuroni-specchio? Mica tanto.

Margherita, così simpatica, interverrà a sostegno di una mentalità che era moderna

per le divinità dell’Olimpo. Si tratta del materialismo nella forma compiuta,

meccanicismo o riduzionismo, e me ne sbarazzerò avendo per guida il Dizionario.

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3 VOCI DAL DIZIONARIO DI FILOSOFIA

Sostanza e Causa

« La sostanza è il cardine della metafisica di Aristotele. Qualcuno è convinto che esistano due sostanze,

la materia e l’anima, mentre altri ritengono che sia solo la materia all’origine dei fenomeni fisici e mentali.

Le cose non mutano quando, con Kant, la sostanza viene considerata una categoria mentale.

La dottrina di Aristotele dimostra il legame tra le nozioni di sostanza e causa. La causa si presenta

nella connessione razionale e immancabile con l’effetto e la sua azione è descritta come quella di una forza. »

Materialismo – Meccanicismo – Riduzionismo – Olismo

« Il meccanicismo si presentò, sin dall’antichità, come atomismo: la materia dei corpi è costituita

da elementi semplici, gli atomi, e negli atomi c’è una forza che ne spiega le modalità. Il materialismo del ’700-’800

riprese questa concezione che è segnata dal determinismo cioè da una causalità che investa tutta la natura.

Un aspetto, il materialismo psicofisico, consiste nell’affermare la dipendenza dello spirito dalla materia (il cervello).

Il meccanicismo fa parte del riduzionismo, l’idea di considerare certi ordini di fenomeni come soggetti a un altro ordine,

e consiste nella tesi per cui i fenomeni della natura siano spiegati con le leggi della meccanica. Questa impostazione

costituì un credo che la scienza stessa smantellò tanto che nel secolo XX abbandonò il riduzionismo

e il meccanicismo. L’olismo capovolge la tesi meccanicista mettendo al centro i fenomeni di ordine superiore. »

Empirismo

« L’empirismo è l’indirizzo filosofico che fa appello all’esperienza come norma della verità.

È negato il soprasensibile e, cioè, ogni realtà che non si lasci attestare e controllare in un modo qualsiasi.

Hegel riconosceva il merito dell’empirismo: il principio che ciò che è vero, ciò che l’uomo vuole ammettere

nel suo sapere, lo deve avere presente nella percezione. La critica empiristica ai concetti di sostanza e causa,

al carattere di necessità loro attribuito, è fondata sul fatto che queste ipotesi sono estranee all’esperienza. »

Fisica

« Le nuove teorie della fisica favoriscono la nozione di probabilità che infine, con la meccanica quantistica,

sostituisce la nozione di causa. La fisica si è trasformata nella previsione degli eventi osservabili e

rigetta quel che spesso è ancora citato come materialismo scientifico. La biologia sta ricostruendo la vita

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secondo le leggi naturali ma tali leggi non si possono più enunciare prescindendo dalla mente che osserva.

Questo carattere della fisica del nostro tempo, dal punto di vista filosofico, è espresso da Heisenberg

quando dice che la fisica non fornisce più l’immagine della natura ma quella dei nostri rapporti con la natura. »

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4DUE VERITÀ SU MENTE E CERVELLO

Il Dizionario mi assiste nel labirinto della relazione fra la mente e il cervello.

Qui identifico la mente con la coscienza ed escludo, per semplicità, l’inconscio.

1) La vita cosciente ha la stessa legge del cervello? La risposta è Sì.

2) La vita cosciente sorge dal cervello? La risposta è No.

Queste saranno, per me, le due verità. La prima è accettata da tutti i contendenti.

Ne discende che “la mente aiuta a capire il cervello” e “il cervello aiuta a capire

la mente”. La seconda, invece, è controversa: c’è chi difende il valore assoluto

della coscienza, cioè l’impossibilità di fare a meno dell’osservatore come vuole

il Dizionario, e c’è chi persevera nel porre il cervello come causa della mente.

La verità non condivisa la terrò nella tasca. La estrarrò per misurare chi dice

“il cervello produce la vita cosciente” o chi dice “il cervello spiega chi siamo”.

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5LO SCANDALO DEI NEURONI-SPECCHIO SECONDO PITITTO

Pititto

« La scoperta dei neuroni-specchio dà allo studio della mente e del linguaggio un fondamento

di tipo neurobiologico. La stessa costruzione dell’identità dell’individuo come essere umano

potrebbe essere legata all’attività di questi neuroni. Le scienze umane dovranno interrogarsi

sulla valenza etica che la scoperta dei neuroni-specchio comporta. Cosa rimane dell’idea di uomo,

propria dell’eredità occidentale, dopo questa scoperta? L’uomo è ancora un essere libero,

responsabile delle sue azioni, soggetto di giudizio, di castigo o di premio? Se le azioni

dell’uomo (le sue scelte, le sue passioni, i suoi desideri) sono determinate dai suoi neuroni,

l’uomo è ancora un essere libero e speciale? O, forse, è meno libero e ancor meno speciale? »

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6BUONE NUOVE PER PITITTO DAL SECOLO XVII

Cosa insegnano, per Pititto, i neuroni-specchio? Sarebbero la prova che i pensieri

e le decisioni sono dominio dei neuroni e dunque vacilla la loro credibilità. Io sono,

forse, una pupazzo in balìa dei fili? Un dilemma imprevisto e urgente a sentir Pititto.

Quel professore spalancherà la bocca nel sapere che da quattro secoli si ha contezza

che il corpo e la mente camminano al passo delle leggi naturali. Quel professore

salirà al settimo cerchio nel sapere che le contromosse, per preservare le peculiarità

della mente, erano familiari ai filosofi del secolo XVII. Gli regalo un pro memoria

del tema mente-corpo o, più recente, mente-cervello. Mente e corpo si distaccano

con Aristotele e si traducono nelle loro sostanze, anima e materia, che interferiscono

se percepisco il mondo o se muovo il corpo. L’anima è più lontana quando Cartesio

e Leibniz consegnano una veste meccanica alla materia. A quel tempo giunge

il dato che a quest’ora, all’imbrunire, giunge a Pititto: la mente è vincolata alla natura

e, con la libertà, viene meno anche l’anima. Questo dato era la mia prima verità

su mente e cervello. Leibniz si guarda dal dissipare la mente nella materia ed escogita

l’armonia prestabilita come via d’uscita. Questo ripiego certifica quanto sia critico

il problema. Una vera soluzione impone di rivedere lo sfondo e fare sì che il profilo

della natura sia compatibile ai talenti della mente. Qui mi affido a due filosofi.

Spinoza e Jung negano la priorità del corpo e intendono corpo e mente come risvolti

di un flusso che è, nell’ordine, la sostanza neutra o l’esperienza vissuta. Condividono

la seconda verità, quella nel taschino, secondo cui la mente non promana dal cervello.

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Aristotele

« l’anima è congiunta a un corpo e proprio per questa comunanza

l’una agisce e l’altro patisce, l’una muove e l’altro è mosso »

Leibniz

« Cartesio ha riconosciuto che le anime non possono comunicare forza ai corpi perché non cambia

la quantità di forza nella materia. Peraltro ha creduto che l’anima possa mutare la direzione dei corpi

dato che non notò la conservazione della direzione. Altrimenti sarebbe approdato nel mio sistema

dell’armonia prestabilita secondo il quale i corpi agiscono come se per impossibile non esistessero le anime,

le anime agiscono come se non esistessero i corpi ed entrambi agiscono come se influissero fra loro. »

Spinoza

« La mente e il corpo sono un’unica entità con un unico ordine ma, benché non ci siano dubbi,

non credo che gli uomini possano riflettere ragionevolmente su ciò tanto sono persuasi

che per solo comando della mente ora il corpo si muova e ora stia fermo. »

Jung

« La maggioranza considera la psiche come risultato di processi biochimici che si svolgono

nelle cellule cerebrali. Questa concezione, per cui la psiche è epifenomeno della fisica, è un’eredità

del vecchio materialismo scientifico. Pochi altri credono che la psiche governi la funzione delle cellule corticali.

Gli uni e gli altri sono in errore. È lecito supporre, poiché psiche e natura sono in costante contatto

e sono contenute nell’esperienza, che siano due aspetti di una medesima cosa. Potremmo paragonare

il mondo psichico e il mondo naturale a due coni i cui vertici si toccano e non si toccano in un punto zero. »

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7LE VIRTÙ DEI NEURONI-SPECCHIO SECONDO GALLESE

Gallese

« Petrarca scrive: “altro schermo non trovo che mi scampi, dal manifesto accorger delle genti,

perché negli atti di allegrezza spenti, di fuor si legge come io dentro avvampi”. Nietzsche

scrive: “per comprendere l’altro ci mettiamo in una prospettiva di imitazione interna che

fa sorgere dei sentimenti in noi analoghi in virtù di un’antica associazione tra movimento

e sensazione”. I neuroni specchio esemplificano questa relazione tra movimento e sensazione.

C’è una capacità di trasferire significati a un’altra persona utilizzando il corpo come veicolo.

Godiamo di quella che definisco una consonanza intenzionale con il mondo degli altri.

Quando ci troviamo di fronte all'altro ne esperiamo direttamente l’umanità. L’altro è vissuto

come un “altro sé”. … Quando vediamo l’uomo parlare si osserva un’attivazione bilaterale

del sistema premotorio che include l’area di Broca, quando vediamo la scimmia che apre

le labbra si osserva un’attivazione premotoria di intensità ridotta, quando vediamo il cane

abbaiare si ha una assenza di attivazione. … Con la simulazione incarnata, il meccanismo

sostenuto dai neuroni specchio, ho la capacità di riconoscere in quello che vedo qualcosa

in cui risuono. Le esperienze altrui sono comprese grazie ad una comprensione dall’interno.

Di recente è stato dimostrato che il sistema dei neuroni specchio è alla base non solo

della capacità di comprendere le azioni altrui ma anche le intenzioni che le hanno promosse. »

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8QUALCHE ESAGERAZIONE ?

È utile qualche appunto sull’elogio ai neuroni-specchio che ho trascritto. Accetto

quanto mi propinano sull’esistenza e sul ruolo di questi neuroni. Fingerò persino

che esistano, nonostante le puntuali obiezioni che riporta il saggio di Simonetti,

perché c’è senz’altro qualche neurone in corrispondenza delle propensioni sociali.

Gallese si accompagna a Petrarca e Nietzsche per darmi la prova che emozione

e gestualità siano inestricabili. Non era necessaria una antologia della letteratura.

Come potrebbe realizzarsi, se non per mezzo del corpo, quella comunicazione

con gli altri che non ha bisogno delle parole? Ed è vero, lo è per definizione,

che questo rispecchiarsi diventa opaco quanto più mi discosto dai miei simili.

Insomma: possedere i neuroni specchio è una fortuna. Però ci vorrebbe

più cautela perché talvolta, sull’ala dell’entusiasmo, capita di strafare. Come

può credere, Gallese, di cogliere gli altri in modo diretto per via di quelle cellule?

Nei sogni, se così fosse, saprei che le altre presenze sono irreali senza attendere

il risveglio. Come può credere che quelle cellule portino a penetrare le intenzioni

degli altri prima di aver inserito la metapsichica nel suo auspicio di approccio

multidisciplinare? Un tale Jacob nota che «c’è uno scarto rispetto alla capacità di sapere

se, afferrando la tazza, l’agente intenda bere, dare la tazza a qualcuno o buttarla dalla finestra».

Gallese fa la corte a Freud e dovrebbe sapere che una previsione del genere non è

che una trasposizione, nell’altra testa, di ciò che farei nelle medesime circostanze.

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9I NEURONI-SPECCHIO E LA FENOMENOLOGIA

Simonetti

« Significativo è che questa scoperta abbia destato l’interesse dei filosofi. Essa tocca un punto centrale

della contemporaneità, la convinzione che il legame intersoggettivo, il riconoscimento dell’altro,

siano essenziali per l’individuo e la società. Si è verificata una convergenza con una linea di ricerca,

sviluppata nell’ambito della fenomenologia da Merleau-Ponty, sulla percezione. Essa viene

considerata non un assemblaggio di dati sensibili, ma un dialogo con il mondo esterno in cui il corpo

è protagonista. In Francia molti ricercatori e filosofi lavorano sul nesso tra percezione e azione. »

Gallese

« Un contributo fondamentale è quello della fenomenologia. Husserl è autore complesso, di cui molti

criticano il solipsismo trascendentale, sottolineando gli aspetti cartesiani. Ma nella fase conclusiva

del suo pensiero emerge sempre più evidente l’esigenza di comprendere la dimensione intersoggettiva

sottolineandone la centralità nella definizione della soggettività cosciente. Particolarmente interessante

è il concetto husserliano di “paarung”, secondo cui l'altro è compreso grazie ad un primitivo processo

di accoppiamento. Mi sembra un buon punto di partenza per inquadrare la dimensione implicita

della capacità intersoggettiva di trasferire significati da una persona all'altra utilizzando il corpo

come veicolo, sia dal punto di vista dell’espressione del significato, che da quello della capacità

di decodificarlo quando ne siamo spettatori. La scoperta dei neuroni specchio ha permesso

di chiarire i meccanismi neurofisiologici alla base di numerosi aspetti della cognizione sociale. »

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10COS’È LA FENOMENOLOGIA ?

Cos’è la fenomenologia? La fenomenologia si caratterizza nel presupporre l’Io

cioè il soggetto cosciente e intenzionale di lascito cartesiano. Questo comporta

la ripartizione, la più rudimentale, tra soggetto e oggetto. Vi sfido a sfogliare

Immagine e coscienza di Sartre. Questo satrapo, in disgrazia, irrita con il gergo

ampolloso e cattedratico della sua scuola ma si scorge, muro di nausea, il nucleo

del libro: nell’immaginare è protagonista il soggetto mentre nella percezione c’è

la prevalenza dell’oggetto. Una persona normale la ritiene un’ovvietà e la traduce

così: sono io che decido com’è un albero nella fantasia mentre, quando guardo

in giardino, c’è la sagoma dell’albero che sta là e vale per tutti. Insomma sono

operazioni diverse tanto quanto inventare è diverso da ricevere. Sarà un’ovvietà

ma è anche un errore: il manuale di psicologia cognitivista conferma che sono

in gioco, nell’uno e nell’altro caso, gli stessi meccanismi per costruire l’immagine.

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11LA FENOMENOLOGIA È L’ABITO DA SIGNORE

C’è un filo fra Gallese e i fenomenologi? Macché. Gallese prende in prestito

le indagini sulla socialità, da parte dei francesi, e poi le fissa al caposaldo:

la neurologia e la competenza del neurone-specchio. La cornice della

fenomenologia, l’Io, viene così oltrepassata e degradata in un corollario.

Come un seguace di Kant che ritorni ad Aristotele spingendo Dio, anima e

materia oltre il margine del criticismo. Chi trascura le cornici mette a rischio

i quadri. Difatti la fenomenologia va in pezzi. Non era che l’abito, l’abito

della festa, ricucito su un fisiologo. Gian Franco Bosio, il filosofo, mi scrive:

«sono maldestri questi “intracranialisti” e, fra loro, i fisiologi che gabellano per fenomenologia

l’ordinario riduzionismo». Stavolta, però, un merito lo darei a Gallese. Fenomenologia

e materialismo sono frutti di Aristotele ma il materialismo, almeno, ha il sapore

grezzo e genuino delle nostre campagne. A un uomo di fabbrica, com’è Gallese,

non si confà il taglio francese e gli consiglio, complici nella passione per la lirica,

di lasciar perdere i pennacchi, il cappello galante, la chioma e l’aria frizzante.

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12GALLESE PARLA DA NEUROFISIOLOGO

Gallese

« Veniamo ora al mio ruolo specifico che è quello di neurofisiologo, cioè di chi studia

il funzionamento del sistema nervoso centrale, utilizzando un livello di descrizione

riduzionista, per comprendere aspetti che normalmente spieghiamo ed interpretiamo

con altri linguaggi e altri livelli di descrizione. … Un neurone è una “macchina” che

genera dei voltaggi. L'unica cosa che un neurone conosce del mondo esterno, è una manciata

di ioni come potassio, sodio, calcio, ecc., che incessantemente escono ed entrano dai canali che

attraversano la membrana. Non c'è nulla di intrinsecamente intenzionale nel funzionamento

del neurone. Ma il neurone non è contenuto in una scatola magica, è contenuto in un organo,

il cervello, che è legato e si sviluppa in parallelo ad un corpo, attraverso il quale ha accesso

al mondo esterno. … La scoperta dei neuroni specchio e il conseguente cambiamento

di paradigma nella ricerca dell’intersoggettività permettono di guardare con cauto ottimismo

al progetto di naturalizzazione, al livello di descrizione sub-personale, dell’intersoggettività.

L’intersoggettività diviene così ontologicamente il fondamento della condizione umana. »

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13IL MATERIALISMO RIDUZIONISTA DI GALLESE

Bosio scrive ancora: «Quant’è sciocco il riduzionista a pensare che noi imitiamo perché

ci sono i neuroni specchio quando, piuttosto, ci sono i neuroni specchio per permetterci di imitare.

In generale il cervello sarebbe congegno astruso e oscuro se non avessimo, come chiave, la mente.».

Io deploro i toni severi dell’amico e imploro che sia benevolo con le scemenze e

con chi, sprovveduto, le promuove. Or bene: Gallese, lo confessa, è riduzionista.

Gallese spera di raccontare la mente, la nostra vita, con il codice della fisiologia.

Ecco che cincischia sugli scambi della massa nervosa con l’ambiente cercando

una conformità per celebrare i neuroni-specchio come fattori della socialità.

È una aspirazione ridicola ma non può sottrarsi chi aderisce a materialismo e

riduzionismo dove il cervello ha autorità sulla mente. Questa ideologia pretende

una sequela di condizionali. Ci sarebbe, per cominciare, un mondo fuori di noi.

Il mondo ignoto dovrebbe modellare il corpo e, mediante il cervello, la coscienza.

L’unica certezza, io che vedo o che sento, viene catalogata come interiorità e

diventa l’ultimo anello della catena. Fin qui sono i condizionali del materialismo

ma altri ne aggiunge il riduzionismo: la sostanza, il mondo esterno, dovrebbe avere

degli atomi e gli atomi dovrebbero contenere delle proprietà, non meno occulte,

le quali dovrebbero governare la dinamica del cervello e dovrebbero dal cervello

far scaturire la vita cosciente. Questo, nella materia riduzionista, è l’artificio che

mi sovrasta. È un costrutto grottesco ma si presta alla tentazione, la più insidiosa

per l’uomo di braccio, di sublimare un suo reperto, miserabile, nella pietra angolare

di una rivoluzione. La deriva filosofica dei neuroni-specchio è un caso del genere.

Gallese, dicendo che «l’intersoggettività diviene il fondamento della condizione umana»,

vuole dirmi che il fondamento della condizione umana sono i neuroni-specchio.

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14UMILTÀ IRRITA IL SISTEMA NERVOSO DI GALLESE :

IL CERVELLO NON SPIEGA CHI SIAMO

Simonetti

« Un obiettivo polemico di Gallese è un volume di Legrenzi e Umiltà, Neuro-mania (2009),

il quale riporta sin dalla copertina un’affermazione quanto meno singolare per l'Autore

di uno dei primi manuali italiani di neuroscienze: il cervello non spiega chi siamo. »

Il professore Umiltà non è filosofo ma fisiologo. Non dirà mai, come Spinoza o Jung,

che la mente sia primitiva ma suppone, con Gallese, che abbia origine dal cervello.

Com’è che l’eretico azzarda, dinanzi ai colleghi, che “il cervello non spiega chi siamo”?

Com’è che “il cervello produce la mente” non equivale a “il cervello spiega la mente”?

Umiltà fa così: rimpiazza la materia riduzionista con la materia olista. Cosa vuole dire?

Vuole dire che è tolto agli atomi il servizio di causa. Che il cervello non produce

ma, piuttosto, suscita la mente. Che alla natura è restituita la sua creatività in virtù

della quale emergono le forme complesse ed emerge, al vertice, la trama nervosa

e lo spirito. Voglio rendere un omaggio a Nietzsche, come fa Gallese, stralciando

un lampo di Zarathustra dove è distillato il sentimento, arcaico, della creazione:

«m’assisi al tavolo divino della terra per giocare ai dadi con gli dei, sì che la terra sussultò e si spaccò e

sbuffò fiumi di fuoco, perché la terra è un tavolo fremente per parole creatrici e per divini lanci di dadi».

Non indugio sulla sentenza di Umiltà perché è manifesta per ogni persona di buon senso.

Invece mi addolora il destino dell’uomo. Conobbi Umiltà da un dibattito cui partecipò

nel 1978 con altri studiosi della mente. In quell’occasione contestava il riduzionismo

di tal Somenzi e oggi spreca il tempo con un riduzionista di nome Gallese. Temo che

fra sette lustri si imbatterà nel clone il quale, comunque si chiami, si chiamerà Simplicius.

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15IL CERVELLO SPIEGA CHI SIAMO

NELLA CARTAPESTA DEL MATERIALISMO RIDUZIONISTA

Gallese avvertì che la mente, mediante il suo trucco, si riduce ai tracciati del cervello.

Ora però, lasciando ogni prudenza, lo ripete in forma lapidaria: il cervello spiega

chi siamo. Siamo così alle prese con un paradosso o, meglio, un colosso di cartapesta.

1) Un aspetto del paradosso vale per Gallese quanto per Umiltà, incluso nell’idea

che la coscienza nasca dalla materia, ma il riduzionismo di Gallese lo rende più forte.

Du Bois Reymond, nel secolo scorso, lo esprimeva con il suo celebre Ignorabimus:

«Che rapporto può esserci tra gli atomi nel mio cervello e, dall’altro lato, le mie esperienze originarie:

ho dolore, sento profumo di rosa, odo suono d’organo, vedo rosso? È incomprensibile, e sempre lo sarà,

che da carbonio, azoto, idrogeno, ossigeno, prenda forma la vita cosciente. Ignoramus et ignorabimus!»

2) Il cuore del paradosso riguarda il riduzionismo e la formula secondo cui il cervello

spiega chi siamo. Lo metto a fuoco con una finzione: suppongo che un fisiologo

tenga d’occhio il cervello di Einstein mentre Einstein elabora la sua teoria. Ebbene

costui, seppure per assurdo fosse ignaro della sfera cosciente, dai fermenti del cervello

dovrebbe intuire l’architettarsi coerente e geniale della relatività. Ma è un occultista

e porgerà la scusa di non poter accedere alla materia e alle proprietà del cervello.

Fa eco a Locke e Voltaire: «della sostanza sappiamo non più che degli abitatori di Saturno».

Fa eco a Laplace: «se conoscessimo le forze che animano la natura e gli esseri che la compongono…».

3) Quella finzione, così improponibile, non è neppure lecita perché, qualora il cervello

spiegasse chi siamo, vorrebbe dire che le movenze dei neuroni destituiscono la mente.

Ma la “mente che sceglie e ragiona” è irrinunciabile sia per il naturalista che per il filosofo.

La “mente che sceglie” è ritenuta importante nelle vicende della specie se è vero che

siamo sollecitati, con l’esca del piacere e del dolore, a curare il corpo o ad accoppiarci.

Che senso avrebbe se i comportamenti fossero l’effetto delle forze che agitano il cervello?

La “mente che ragiona” è garanzia per chiunque e anche l’elucubrazione di Gallese

va in fumo se non è firmata dalla logica. Eccles riprende la Reductio ad absurdum di Popper:

«Ogni teoria, secondo il determinismo, viene sostenuta per via della struttura cerebrale di chi la sostiene.

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Però, se quelle che sembrano convinzioni basate sulla logica sono dovute a condizioni fisiche, ci inganniamo

quando crediamo nelle ragioni che fanno accettare il determinismo. Questa teoria non è argomentabile.»

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16COSÌ CONCLUSE GALLESE

Simonetti

« Gallese non condivide questa affermazione (il cervello non spiega chi siamo) come non condivide

l'opportunità di una simile operazione culturale. Dopo anni di geremiadi contro la scienza e la tecnica,

dopo la deleteria predicazione favorente una separazione tra le due culture, quella scientifica

e quella umanistica, l’operazione di Legrenzi e Umiltà rischia di mandare ancora più indietro

il nostro Paese, secondo il neurologo parmense, dal punto di vista della cultura scientifica.

Certamente le accoglienze più favorevoli al libro sono state ricevute in ambiti extra-scientifici,

come una recensione entusiasta pubblicata in prima pagina sull’Osservatore Romano. »

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17UNA CONCLUSIONE MIGLIORE

Gallese vagheggia una alleanza tra la cultura scientifica e la cultura umanistica.

Sarebbe un buon preliminare se lo scienziato acquisisse una confidenza con lo stile

almeno superiore a quella di un bambino che abbia smarrito l’abbecedario e sarebbe

tanto più opportuno non usufruendo, nelle letture, della “simulazione incarnata”.

Ma voliamo in là e fino alla vera domanda: quale scienza ho di fronte? Gallese e

gli specialisti del neurone incoronano il riduzionismo come dottrina della scienza.

Un tale impianto dissolve le qualità umanistiche e ostacola ogni intesa. Non basta

un autografo di Petrarca o Nietzsche e tanto meno di Husserl. Non basta maneggiare

vocaboli come “consustanziale” o “antipredicativa” dai quali trapela una “simulazione

incarnata” fra fisiologia e teologia e un ammonimento a stare alla larga dal culto che

“risuona” nelle loro aule. Torniamo alla domanda: quale indirizzo ha, oggi, la scienza?

Il Dizionario testimonia che gli impolverati dogmi, il riduzionismo sopra tutti,

sono in archivio assieme ai pronostici di Gallese. Costui si aggrega a tanti veterani

che stringono la mano a Democrito e Aristotele e, ciechi su quanto li circonda,

si complimentano fra loro. Il nuovo corso, invece, apre alla conciliazione fra filosofi

e scienziati e all’alleanza nel sapere che tutti vorremmo. Personalità della scienza come

Poincaré, Bohr, Heisenberg, Goedel, von Neumann, Wigner, Schrodinger e mille altri,

non meno eccelsi del Gallese, sono concordi nell’idea che l’osservatore sia originale

e non sia generato dal cervello. La scienza, come la filosofia, riporta in primo piano

la coscienza. Questo fronte, in contrasto con il materialismo, si propone di rimanere

fra i confini dell’apparire e si sovrappone al criterio dell’empirismo com’è presentato

nel Dizionario. Adotto, infine, un passo di Mach che attiene al nostro tema e mette

in chiaro che l’essenza della realtà è la sensazione e non il presunto mondo in sé.

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Mach

« In un giorno sereno d’estate, una volta, mi si presentò il mondo, con il mio io, come una trama

di sensazioni e, benché più tardi si sia aggiunta la riflessione, quello fu il momento decisivo

per la mia concezione. Provai all’improvviso quanto sia inutile il “fatto in sé”. …

La materia è un nostro simbolo e noi ci guardiamo di dare valore ai simboli. Ancora più

ci guarderemo dal mostruoso pensiero di spiegare i fenomeni psichici con le molecole e gli atomi. …

Una volta un fisiologo mi avvertì che malamente avevo soddisfatto al mio tema, in questo scritto,

e mi disse: non si possono analizzare le sensazioni prima di conoscere quale sia l’ufficio

dei componenti nel cervello. Queste parole avrebbero ispirato una teoria di “occulti movimenti”

in un giovane al tempo di Laplace e mi fecero riconsiderare l’Ignorabimus del du Bois che fino allora

m’era sembrato un grave errore. Fu utile che il du Bois riconoscesse l’insolubilità del suo problema.

Egli però non ha fatto il passo più importante: un problema, riconosciuto come insolubile, è tale

perché male si è posta la questione. … Al fisiologo che non tenga in conto la psicologia, può capitare

lo stesso che a quello che, come si dice, cercava l’asino e v’era seduto sopra. È quel che accade

al ricercatore che segua le vie nervose, sorretto da vaghe e astratte idee, e si trovi a dovere connettere

la sensazione del verde con un processo che avviene nel cervello. Quella sensazione gli appare qualcosa

di nuovo e meraviglioso. Come può risultare dalla chimica o dalla corrente elettrica? La meraviglia

non è giustificata perché si lavora sempre su sensazioni. Le sensazioni sono il fondamento di ogni cosa. »

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18APOLOGIA DEL SILENZIO

La filosofia e la scienza non possono essere separate ma vanno combinate, come

accadeva ai primordi, per disegnare la mappa della realtà. Il primo tratto è questo:

c’è o non c’è un mondo fuori di noi? L’uomo comune e molti filosofi o scienziati

credono che ci sia. L’empirismo nega che ci sia perché è una tesi non dimostrabile.

Gettare un elemento all’esterno opera una distorsione del mondo che conosciamo.

Questo è un bivio e ogni cosa sarà diversa a seconda della svolta. Non sarà possibile,

se l’uno va a destra e l’altro va a sinistra, stare insieme e colloquiare. Oggi la scienza

va in aiuto della filosofia nel dare forza alla prospettiva dell’empirismo. L’empirismo

è la pietà di far tacere le parole e noi stessi. È l’onestà di lasciar decadere le ipotesi,

in quanto sono nostre e degne di nulla, e ordinare ciò che compare davanti agli occhi.

Sostanze e cause non erano altro che il miraggio di una realtà docile e domestica.

La tela della realtà è il big bang dell’istante, ineffabile e balenante, che sto vivendo.

Jung

« Non sono un filosofo ma un empirista. L’empirismo è apparso in modo clamoroso e i suoi vantaggi

si sono imposti con evidenza. La materia è una ipotesi. Dicendo materia creiamo un simbolo

di qualcosa d’ignoto che può essere ogni cosa. L’uomo di media formazione non capisce che la materia

è un altro modo d’indicare il principio supremo. Baratta il nome di Dio o Energia con quello di Materia.

Il materialista è un metafisico. Deve rendersi conto che non potrà mai valicare i confini della psiche. »

Cioran

« Le teorie degli uomini non sono che brillanti tautologie. Quale vantaggio ricaviamo dal sapere che

la natura dell’essere consiste nella volontà di vivere o nella fantasia di Dio o nella fantasia della Chimica?

Semplice proliferazione dei termini e sottile spostamento del senso. Ciò che è ripugna alla stretta verbale.

L’esperienza intima non ci svela nulla al di là dell’istante privilegiato e inesprimibile. »

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19AH DIMENTICAVO… LA RELIGIONE STELLARE DI MARGHERITA HACK

* Margherita è bruttina, un po’ Maga Magò, ma ciò è vanto di scienziato. Ama gli animali.

Tutti noi pensiamo che si debbano rispettare gli animali i quali ebbero, come noi, la sventura

di precipitare sulla terra. Margherita è coerente: le dispiace che si molesti un macaco e si ciba

di verzure perché non vuole che il suo corpo diventi la tomba di altre vite. Tutti noi pensiamo

che sia giusto ma ce ne scordiamo e addentiamo l’anatra che, rosolata sul piatto, si lamenta:

«nunc in scutella iaceo, volitare nequeo, dentes frendentes video». E dunque: bravissima Margherita!

* Margherita, dovendo lavorare, sceglie di scrutare il cielo. Non si ferma a guardare le stelle

ma ci vuole dare, benché non abbia titolo più del verzuraio, una veduta globale del mondo.

Come la pensa Margherita? Ecco due frasi da una intervista in tivù: «il cervello ha la conoscenza

delle cose e le mie molecole dopo la morte alimenteranno altra vita». Sono frasi strane. È la mente,

semmai, che conosce. Da dove viene questo modo di pensare? C’era una volta Democrito

il quale ritenne che tutto fosse composto da atomi, gli indivisibili, che vagano nello spazio.

Ora vagola lui stesso, negli inferi, come “colui che il mondo a caso pone”. Venne Epicuro

che adottò la fisica di Democrito e licenziò gli Dei (sono lassù e se ne fregano) per offrire

una vita tranquilla. Margherita risente di queste riflessioni tanto che chiude l’intervista

con un motto epicureo: «fin che ci sono io non c’è la morte, quando arriverà la morte non ci sarò più io».

Ora capisco le frasi che rivolse al povero Marzullo: sono il trionfo dell’atomo di Democrito.

Non è la mente ma è il cervello che conosce perché la mente non è che una sua dote.

La morte è dispersione di molecole perché la persona non è più della maschera corporea.

* Le stelle sono circonfuse di luce e di poesia. Ma adesso ci rendiamo conto che Margherita,

addestrata a guardare fuori da sé, dimentica l’occhio e il mondo interiore dove la poesia

dovrebbe abitare. Schopenhauer dice che «l’esistenza del mondo dipende dagli esseri coscienti» e che

«il materialismo è la filosofia del soggetto che si dimentica di sé stesso». La Fisica conferma che l’atomo è

un atomo osservato. Varcare la coscienza ci priva dell’unico mondo con cui siamo a contatto.

* La religione è dogma. Il dogma è qualcosa che non sia dimostrabile o, è lo stesso, credere che

all’origine della vita ci sia una figura che non si può verificare perché è di là dal nostro sguardo.

Margherita si fa beffe di Dio e dell’Anima ma si inchina al dogma dell’Atomo. Che differenza fa

se credo in un papà che chiamo Dio o se sposto sull’Atomo la carica di Creatore Onnipotente?

Si chiama Atomo la fede religiosa di Margherita che presto danzerà fra atomi e molecole di stelle.

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20BIBLIOGRAFIA

ARTICOLI RIGUARDO AI NEURONI-SPECCHIO

1) GALLESE VITTORIO (Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma)

Dai neuroni specchio alla consonanza intenzionale. Meccanismi neurofisiologici dell’intersoggettività.

Rivista di Psicoanalisi, 2007, LIII, 1, 197-208.

2) PITITTO ROCCO (Professore di Filosofia della mente all’Università di Napoli Federico II)

I neuroni-specchio: una sfida per la filosofia, pubblicato nel Web.

3) SIMONETTI NICOLA (Dottorato di Ricerca in Scienze Cognitive presso l’Università di Siena)

I neuroni-specchio tra neuroscienze e filosofia della mente, 2013, Filosofia e Nuovi Sentieri/ISSN 2282-5711

ALTRE FONTI

ABBAGNANO (1971) Dizionario di filosofia, UTET, Torino.

ARISTOTELE L’anima, Laterza, Bari, 1957.

CIORAN (2005) Précis de decomposition, Éditions Gallimard, Parigi.

DU BOIS REYMOND (1881) I confini della conoscenza della natura, Feltrinelli, Milano, 1957.

ECCLES (1979) Il Mistero Uomo, Il Saggiatore, Milano, 1981.

LAPLACE (1820) Teoria analitica delle probabilità, Tipografia Torinese, Torino, 1967.

LEIBNIZ (1714) Monadologia, Laterza, Bari, 1937.

LEVI-MONTALCINI, RIZZOLATTI, SOMENZI, UMILTÀ (1978)

Mente e cervello, Rivista: Civiltà delle macchine, maggio-dicembre.

MACH (1900) Analisi delle sensazioni, Laterza, Bari, 1903.

NEISSER (1967) Psicologia cognitivista, Martello-Giunti, Milano, 1976.

NIETZSCHE (1884) Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano, 1968.

PLATONE Fedone, in Opere, Sansoni, Firenze, 1974.

SARTRE (1940) Immagine e coscienza, Einaudi, Torino, 1948.

SCHOPENHAUER (1818) Il mondo come volontà e rappresentazione, Mursia, Milano, 1969.

SPINOZA (1677) Etica, Boringhieri, Torino, 1959.

VOLTAIRE (1735) Lettera a de Tournemine, in La filosofia di Newton, Laterza, Bari, 1968.

JUNG (1938) Gli aspetti psicologici dell’archetipo della Madre, in Opere volume 9*, Boringhieri, Torino, 1980.

JUNG (1954) Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche, Boringhieri, Torino, 1976.

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Diogene Laerzio (Le vite dei filosofi)

« Euripide, dandogli il libro di Eraclito, chiese a Socrate “che te ne sembra?”

e Socrate: “ciò che ho capito è eccellente, e penso lo sia anche ciò che non capisco… ma bisognerebbe essere un tuffatore di

Delo!” »

scritto dal Tuffatore di Delo nel dicembre 2013

* Giuseppe Roncoroni viene da Delo e lavora a Parma come medico.

Indaga la psicologia dei miti e dell’arte. Vale la pena di segnalare

una delle pubblicazioni perché si trova facilmente anche sul Web:

“La figura di Perseo nell’opera di Cellini” (Florence Art News 1993:

(http://www.catpress.com/fan/psicologia/psicoperseo.htm).

Riceve un premio nazionale per medici scrittori. Alcuni racconti

compaiono nei fascicoli 87-88 e 91-92 di “Osservatorio Letterario”

(www.osservatorioletterario.net). La raccolta di questi scritti è

in attesa con il titolo “Volo sull’Acheronte” (Youcanprint ebook).

Gli studi principali riguardano la filosofia e la filosofia della scienza.

Presenta la tesi in Medicina sulla relazione fra mente e cervello.

La raccolta degli articoli di filosofia e scienza, rivisitati e completati,

compone il libro “L’universo che appare” (Youcanprint 2012).

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Filosofia e nuovi sentieri/ISSN 2282-5711

http://filosofiaenuovisentieri.wordpress.com/2014/02/02/margherita-hack-e-lamara-faccenda-dei-neuroni-specchio/

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