marketing culturale e nuovi strumenti di comunicazione

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Marketing culturale e nuovi strumenti di comunicazione L’evoluzione del marketing, l’adozione di nuovi strumenti e nuove logiche Claudio Simbula Blogger e giornalista pubblicista Dottore in Editoria, Comunicazione multimediale e giornalismo Interaction designer junior Slides ispirate alla mia tesi di laurea e a tesi di laurea e lavoro di Alessio Carciofi

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Slides dedicate alla comunicazione e al marketing della cultura su social media, web 2.0 e altri mezzi di comunicazione attuali. Enjoy!

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Page 1: Marketing culturale e nuovi strumenti di comunicazione

Marketing culturale e nuovi strumenti di comunicazione

L’evoluzione del marketing, l’adozione di nuovi strumenti e nuove logiche

Claudio SimbulaBlogger e giornalista pubblicista

Dottore in Editoria, Comunicazione multimediale e giornalismoInteraction designer junior

Slides ispirate alla mia tesi di laurea e a tesi di laurea e lavoro di Alessio Carciofi

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di Claudio

Passaggio d’epoca, transizione d’era, sono queste le keywords che fanno da introduzione.

Un’epoca sta volgendo al termine, lasciamo alle spalle l’epoca delle certezze e delle ideologie e ci inoltriamo nella stagione del frammento, della pluralità, della volatilità, della molteplicità dei punti di vista.

Secondo i fautori della sociologia postmoderna, si starebbe vivendo uncambiamento epocale, profondo quanto quello che portò dal Medioevo al Rinascimento: il passaggio al nuovo millennio avrebbe segnato la finedell’Era Moderna e l’inizio di quella Postmoderna.

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di Claudio

Ciò a cui assistiamo infatti, in un lasso di tempo estremamente ridotto, è il mutamento dei modi di produzione, l’irrompere di nuove tecnologie rivoluzionarie e tecnologiche, condizioni determinanti e qualificanti ai fini di un passaggio d’epoca.

Il cambiamento investe l’intera società, tutti gli utenti.

Viene a nascere un nuovo modello di utente e consumatore, con il quale bisogna imparare ad avere a che fare.

All’interno di questo corso si cercherà di “raffigurare” il consumatore nei suoi tratti più eloquenti della postmodernità.

Il consumatore è un termine improprio e ideologicamente connotato, ma per semplicità continuiamo a chiamarlo con tale accezione.

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di Claudio

“A revolution doesn't happen when a society adopts

new tools.

It happens when society adopts new behaviours...”

“Una rivoluzione non accade quando la società adotta nuovi

strumenti.

Accade quando la società adotta nuovi comportamenti..”

Clay Shirky

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di Claudio

Il consumo è un fenomeno sociale e, quindi, non può essere compreso se lo si colloca in maniera asettica all'interno di vecchie categorie e della logica, ormai superata, dei comparti stagni del meccanicismo di natura economica.

Se cardine della modernità era la produzione, al centro della postmodernità c'è proprio il consumo, sempre meno di merci e sempre più di simboli e di segni.

La performance del prodotto è superata dai significati semiotici degli oggetti; gli oggetti stessi non sono più gli status symbol di una volta, ma dei mezzi liberamente scelti e combinati per comunicare la propria identità.

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di Claudio

Al marketing tradizionale che lega il consumo al concetto di utilità sicontrappone ora l'idea del consumo come esperienza, che implica l'inerzia, la fantasia, lo spreco del tempo, il ludico, ma anche l'amore, il legame affettivo.

L’utente vuole ESPERIENZE!

Esperienze da ricordare, di cui parlare, da portare con sé.

Un elemento da considerare con attenzione quando si parla di marketing culturale.

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L’esperienza acquista valore nel momento in cui chi la vive se la “porta con se” e se la ricorderà per sempre, in questo caso tale valore diventa“economico” per cui le persone sono disposte a pagare.

Sono soprattutto le esperienze a dare senso agli acquisti, dato che è oramai acquisita la fase storica della soddisfazione non solo dei bisogni ma anche dei desideri.

Protagoniste sono cioè la ricerca e l’aspettativa di vivere, partecipare a esperienze che trovano un riscontro nel consumatore ma che non si esauriscono nelle modalità tradizionali di fruizione.

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È l’area del desiderio e non quella del bisogno che bisogna considerare per dialogare con il consumatore postmoderno.

Le marche, infatti, per competere efficacemente sul mercato, devono essere in grado di suscitare esperienze altamente emotive perché l'immagine, la fiducia, l'autorevolezza sono condizioni necessarie ma non sufficienti per promuovere un'immagine di marca seduttiva e culturalmente attuale.

Tutti elementi che chi lavora nel settore della cultura può utilizzare.

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di Claudio

Come conseguenza, anche il marketing si evolve su questo solco.

Il marketing offensivo, che ha caratterizzato un’epoca, cede così gradatamente il passo ad un marketing difensivo: conquistare un nuovo cliente costa assai di più (dalle quattro alle sette volte, a seconda dei settori) che conservarne uno già acquisito.

Dalle sollecitazioni continue e pressanti si passa ai suggerimenti, alla collaborazione.

I mercati diventano conversazioni.

Vince chi sa parlare meglio con l’utente e acquisirne la fiducia, sulla base dei fatti.

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di Claudio

Il consumatore (utente) è sempre più informato e attivo, resistente alle vecchie logiche del marketing.

“La resistenza al marketing da parte dei consumatori non è mai stata forte quanto oggi, tale resistenza non equivale ad un desiderio di frenare i consumi ma è semplicemente un segnale: i consumatori dimostrano di voler scoprire un modo migliore per interagire con le imprese.

Meglio informati e più forte e più forti tecnologicamente, chiedono più rispetto e attenzione.Finché le imprese non si dimostreranno capaci di coinvolgeremaggiormente tali consumatori, questi continueranno a resistere rispetto a ciò che si inventa per loro”.

Yankevolich Partner, Studio Americano (www.yankevolich.com)

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di Claudio

“Il nuovo consumatore” – scrive Lipovetscky - non è un individuo chepuò essere manipolato o ipnotizzato da chi produce, ma è indipendente e mobile.

Nomade, in senso metaforico, nel continuo slalom tra prodotti, stili di consumo, marche che va divenendo il modus vivendi del consumatorepostmoderno.”

G. Lipovetsky, La societè de L’iperconsommation, Le debat, 124, 2003

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di Claudio

Il consumatore è diventato più:

- Autonomo: più critico, avverso ed indipendente nei confronti della produzione: chiede a chi produce la possibilità di instaurare un dialogo, un'effettiva relazione/sintonia;

- Competente: ha acquisito molte più informazioni sulle sue scelte di consumo, sulla composizione dei prodotti, sulla provenienza delle materie prime, sul rapporto qualità/prezzo.

- Esigente: richiede sempre di più da chi vende e produce, in termini di qualità e di attenzione alle sue esigenze.

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di Claudio

Il consumatore è diventato più:

- Selettivo e orientato in senso olistico perché ai fini della scelta coinvolge sia dimensioni tangibili, come i valori d'uso, che quelle intangibili, come i valori simbolici e i significati sociali delle sue scelte.

- Pragmatico: il consumatore è, di fatto, sempre più disincantato e realistico nei confronti del mercato.

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di Claudio

C’è un trend nei consumi che sta imprevedibilmente sviluppandosi : la richiesta di autenticità.

La globalizzazione dell’economia e dunque della società, che rende fragili e precari sia gli individui sia le loro identità, puòdiventare un acceleratore del movimento inverso, indirizzato alla ricerca di radici e stabilità.

E nell’insieme di cose originali che si desidera possederenella loro integrità e autenticità, vi sono in primo luogo, oggetti ed esperienze.

La cultura diventa un desiderio, viene richiesta.

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di Claudio

Oggi è necessario che il produttore stesso sia autentico nelle sue intenzioni e nel suo comportamento. Egli deve agire più per vocazione che per opportunismo commerciale; ATTENZIONE: i consumatori/utenti sanno riconoscere la differenza.

È necessario caricare il proprio prodotto (anche culturale) di senso, legandolo al passato e al luogo, già nella fase di progettazione e poi lungo tutto il suo percorso di interazione con l’attore; in altre parole deve praticare un’azione costruttiva di significati.

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di Claudio

Bernard Cova parla di retromarketing, il quale richiede alle imprese un posizionamento strategico basato su un ri-radicamento del marchio, del prodotto, de servizio.

Per fare questo è necessario porre attenzione all’attualità culturale, al vissuto quotidiano del consumatore, essere in linea con lo spirito del tempo e perseguire la maggiore coerenza possibile tra questi aspetti ed il posizionamento aziendale.

Puntare su fascino, storie, cose interessanti da proporre e da dire.

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Marketing tradizionale addio?!

Il marketing è morto in quanto sono esaurite le due

condizioni che lo nutrivano:

primo, che le persone non potessero parlare facilmente e

direttamente tra loro;

secondo, che il canale di trasmissione fosse concentrato,

semplice e direttamente controllabile.

(Gianluca Diegoli)

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di Claudio

SOCIAL MEDIA!

http://www.youtube.com/watch?v=cgP8WuCXIOQ

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Marketing tradizionale vs Web marketing

http://www.youtube.com/watch?v=d4aijRJFOq4&feature=related

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Il marketing non è una classica disciplina scientifica e accademica, esso nasce e si sviluppa soprattutto comedisciplina aziendale, trovando la sua ragion d’essere nell’utilità, nel profitto che reca all’impresa.

Il marketing ricopre il compito di soddisfare i bisogni del consumatore mediante un’adeguata offerta di beni, facendo da “raccordo” tra domanda e offerta.

In un mondo dove sempre più ciò che si vende e si scambia non sono le merci, ma un articolato sistema disegni e di simboli, anche il marketing è destinato a cambiare.O scomparire.

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Occorre che ci diventi familiare “l’idea che il marketing non debba occuparsi tanto dei bisogni del consumatore, ma della strutture semantiche, sintattiche e pragmatiche della comunicazione operata tramite il consumo.”

G.P. Fabris, Societing. Il marketing nella società postmoderna.

Anche perché, accanto al consumatore, anche le imprese sono cambiate.

Il particolare, bisogna considerare il nuovo ruolo dell’impresa nella società.L’impresa culturale non fa eccezione, anzi.

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Il marketing deve prendere rapidamente consapevolezza che la sua vecchia epoca dell’oro si è oramai conclusa.

Prenderne atto significa reinventare il marketing, adottare nuove regole,affinare la capacità di ascolto del nuovo che emerge, ripensare quelle che parevano prassi consolidate ecollaudate, altrimenti si corre il rischio di combattere la battaglia con le armi del conflitto precedente.

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Badot, Bucci e Cova propongono il termine Societing, come più adatto a descrivere il nuovo statuto del marketing: “un neologismo usato come ponte tra il marketing e la sociologia“.

Un termine che esprime un passaggio dalla transazione alla relazione, dal prodotto al servizio, dal prodotto/servizio all’esperienza, dalla creazione alla co-creazione, dall’individuo alla “tribù”, dal mercato al network, dal consumatore al network.

“Societing – osserva Visconti - promuove l’idea di impresa non solo come attore economico, ma anche cittadino di comunità. In tale prospettiva i prodotti non sono esclusivamente posti sul mercato ma, prima ancora, collocati all’interno di un sistema sociale che l’impresa contribuisce a costruire e, possibilmente, ad arricchire”.

Visconti L.M., Identità e mediterraneità, Marketing Mediterraneo

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Le tribù

“ Tutto ha inizio con e nella comunità per poi tornare indietro, dopo unlungo periodo storico, ancora alla comunità, sia pure rivisitata da esseredifficilmente distinguibile.”

Le tribù costituiscono gruppi di utenti non necessariamenteomogenei tra loro ( in termini di caratteristiche sociali oggettive) mainterrelati mediante un’identica soggettività, affettività o etica, e capaci disvolgere azioni micro sociali vissute intensamente benché effimere.

Entrare in contatto e sviluppare le relazioni con le tribù può portare ottimi risultati per la propria attività. Si possono tessere accordi e attivare contatti cordiali e innovativi, capaci di dare vita a conseguenze positive per la tribù e per l’impresa culturale.

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Video su Social Media Marketing

http://www.youtube.com/watch?v=cgP8WuCXIOQ

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I DIECI COMANDAMENTI DEL MARKETING NON CONVENZIONALE

Il marketing è sempre stato in evoluzione sin dalla sua nascita.Oggi il cambiamento appare rivoluzionario perché rivoluzionari sono i nuovi mezzi di comunicazione, la creatività a essi associata e leesigenze delle persone, che per la prima volta vogliono un ruolo attivo nei processi di comunicazione.

Negli ultimi anni è stata introdotta una nuova terminologia che parla di guerrilla, viral, ambient, word of mouth, buzz.Si tratta sempre di marketing, ma con un taglio nuovo, in genere più creativo, meno costoso rispetto al passato e più incisivo nei confronti dei suoi destinatari.

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La definizione di marketing non convenzionale appare per la prima volta nella rete nel novembre del 2004, diffondendosi nel giro di pochi mesi.

I principi che caratterizzano il marketing non convenzionale in Italia sono ripresi dal primo blog/osservatorio di marketing non convenzionale, NinjaMarketing.it.

Nel giro di poco tempo il sito e il team di NinjaMarketing sono divenuti leader d’opinione e riferimento riconosciuto su marketing e comunicazione in tutta Italia, e non solo.

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I 10 punti che si andranno a evidenziare non racchiudono altro che ipassaggi epocali che consentiranno meglio di avere una visione più“ferrata”sul marketing non convenzionale rispetto a quello tradizionale.

1. Dal brand – DNA al viral DNA2. Dai target alle persone3. Dagli stili di vita ai momenti di vita4. Dalla brand-awareness alla brand-affinity5. Dalla brand- image alla brand- reputation6. Dall’advertising all’ advertainment7. Dal media planning al media huting8. Dal broadcasting al narrowcasting9. Dal fare comunicazione all’essere comunicazione10.Dal market position al sense providing

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1. Dal brand – DNA al viral DNA

Si passa da una società basata sui mezzi di comunicazione unidirezionali auna società in cui lo scambio di informazioni fra utenti diviene praticadominante grazie alla diffusione di Internet.

Da qui il passaggio dal BRAND DNA al VIRAL DNA

Come rendere la propria attività/offerta virale?

Bisogna lavorare a monte su quelle caratteristiche “genetiche” del prodotto/brand che lo rendano per natura virale, cool, culturalmente attuale, rilevante per il sistema culturale in cui viene inserito.

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Il marketing virale è finalizzato alla realizzazione di prodotti, servizi, ecomunicazioni commerciali che abbiano in sé la propensione a diffondersi spontaneamente tra le persone come virus.

L’aspetto relazionale e la condivisione di emozioni sono infatti il principale incentivo ai comportamenti virali.

AGGIORNARSI COSTANTEMENTE: oggi è necessario entrare in contatto con la società, viverci dentro, comprenderne il divenire per poterne cogliere le tendenze.

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IMPORTANTE: non si può realizzare un prodotto o uno spot e poi renderlo “virale”; bisogna operare a monte e non a valle pensando alla comunicazione già nella fase di progettazione del prodotto.

La moneta oggi sono le idee e la creatività, e se prima era “il mezzo a determinare l’idea”, oggi sono le idee a trovare i medium attraverso cui esprimersi, la comunicazione pubblicitaria esce dalla cornice dello schermo e s’intrufola in spazi nuovi, dove l’affollamento dei messaggi è basso e dove “il target” non se lo aspetta.

È necessario dunque avere menti brillanti che forniscano sempre idee fresche, nuovi linguaggi e spunti culturali attraverso cui attivare le conversazioni intorno al prodotti o al brand.

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2. Dai target alle persone

Bisogna abbandonare l’idea militare del target e passare dalla guerra alla collaborazione.

Prestate attenzione al Cluetrain Manifesto, “95 comandamenti” lanciati in rete nel 1999 da degli esperti di comunicazione.

I mercati sono conversazioni: è la prima delle 95 tesi del documento , cheridefinisce la natura ed i processi tipici dei mercati nell'era del web in termini di comunicazioni tra persone, comunicazioni libere, aperte, dirette, vere, autentiche, in una sola parola: umane.

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Lo strumento più “utile” in questi tempi, che permette di “ascoltare”, rendere partecipi e relazionare è: Internet, o meglio quello che ultimamente prende il nome di Web 2.0: la nuova piattaforma conversazionale.

Il web 2.0 è la definitiva trasformazione, o forse più propriamente “metamorfosi”, dello spazio nella rete, da virtuale a reale.

In questo senso il Web 2.0, può essere inteso come una piattaforma conversazionale, di cui i blog rappresentano uno dei principali nodi di amplificazione.

Web 2.0 = utente 2.0

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3. Dagli stili di vita ai momenti di vita

Il passaggio dagli stili ai momenti di vita apre le porte a quello che viene definito ambient marketing che consiste nel trasformare l'ambiente, in unmedia di comunicazione che veicoli il brand e utilizzi arredi urbani,iniziative comunali, eventi, mezzi di comunicazione pubblici e privati,dressing degli spazi urbani, etc.

La comunicazione raggiunge il target al di fuori dei comuni canali di vendita, cogliendolo appunto quando è più ricettivo al messaggio pubblicitario: nei luoghi in cui si reca spontaneamente durante la giornata e nel momento in cui si trova in condizione di apertura “mentale”, perché rilassato e quindi disponibile all’ascolto

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Questa tecnica è di grandissima efficacia se applicata nel momento di vita in cui nasce il bisogno di un prodotto o servizio.

Es: Ambient Marketing all’aeroporto di Venezia

Le operazioni più riuscite e creative vengono generalmente chiamate anche Guerrilla Marketing, una tecnica che può applicarsi alla strada ma anche ad altri spazi di comunicazione, sia online che offline.

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4. Dalla Brand awareness alla brand affinity

L’obiettivo di aziende e attività culturali non deve essere semplicemente quello di lavorare sulla notorietà del proprio prodotto o servizio.

Secondo Gerd Gerken. l’obiettivo delle aziende dovrebbe essere quello di entrare direttamente nell’ambito degli scenari, partecipando attivamente alla costruzione delle culture di consumo:

“Non vi è più un consumatore al quale mirare, vi è un flusso di culture di consumo e di orientamenti contraddittori con i quali si dovrebbe confluire o dai quali essere trasportati come l’onda trascina con sé il surfer“.

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Il “nuovo” marketing deve rivolgersi ai gruppi sociali, reali, vivendo in mezzo a quei gruppi, mettendo in atto una sorta di “fusione”, come la definisce Gerken, ossia rinunciare ad azioni unilaterali per passare ad autentiche interazioni.

Con il brand affinity, si intende, quindi, la capacita del brand di risuonare con il sistema simbolico-culturale delle proprie tribù e con i propri scenari di riferimento, potendo contare sull’entusiasmo dei veri sostenitori e sui meccanismi di contagio sociale che permettono ad alcuni fenomeni di costume di diffondersi.

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5. Dalla Brand image alla Brand reputation

“non costruirti un’immagine, ma conquistati una buona reputazione”.

Fai in modo che le persone parlino bene di te.

Chi prova/acquista i tuoi servizi e prodotti, deve esserne entusiasta e avere qualcosa da raccontare, divenire tuo alleato e portavoce.

Il concetto di brand reputation riconosce il crescente potere di accesso alle informazioni delle persone che catapulta le aziende in una situazione di “maggior trasparenza”. Non ci sono più segreti, il mercato on-line conosce i prodotti meglio delle aziende che li producono, e se una determinata cosa è buona o cattiva, tutti, prima o poi verranno a saperlo.

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STRUMENTI E AZIONI PER FAR PARLARE BENE DI SE(o COME AVVIARE IL PASSAPAROLA)Da uno studio della London School of Economics

1 Refferral programs: mettere a punto un programma sconti che funzioni come una ricompensa per coloro che passano parola ai nuovi clienti. Ricompensare sia il segnalatore sia il segnalato ha sortito un effetto psicologico molto forte.

2 Tryvertising: termine di marketing dato dalla combinazione di try o trial e advertising. Il presupposto è che, invece di distribuire gratuitamente campioni prova a chiunque, il tryvertising distribuisce campioni in maniera selettiva agli utilizzatori leader, con l’obiettivo di rimuovere le barriere di prezzo alla prova e di utilizzare le “armi” dell’esclusività per trasformare i privilegiati partecipanti al programma in promotori.

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3 Empowered involvement : l’attribuzione di potere ai clienti perché assumano controllo su packaging, advertising, o addirittura nuovi prodotti e servizi, è uno strumento di incentivazione del passaparola. Una sorta di partecipazione “attiva”, che li rende partecipi alla realizzazione di un determinato prodotto/servizio in cui possano dire: “l’ho fatto io”.

4 Brand ambassador programs: Questo strumento si basa sull’idea di invitare i consumatori migliori e più soddisfatti a diventare ambasciatori del brand., attribuendo particolari privilegi sia per se stessi, sia da condividere con gli amici, quali inviti speciali, anteprime su prodotti, anticipazioni, ecc.

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5 Causal campaigns: Si tratta di abbracciare una buona causa come posizionamento, non solo in ottica di aumento vendite, ma fornisce anche ai consumatori un’ulteriore motivazione per passare parola.

6 Influencer outreach : Invece di rivolgersi direttamente alla massa, il focus si sposta sugli influencer, che vengono influenzati perché possano a loro volta influenzare la massa attraverso il passaparola.

Gli “influenzatori” (opinion leader) rappresentano il 10% di qualsiasi target.Il programma di influencer outreach consiste nell’individuare gli influenzatori all’inerno di un target e poi coinvolgerli utilizzando strumenti per stimolare l’advocacy per trasformarli in promotori.

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7 Advocacy tracking: Monitorando i livelli di WOM (Word of mouth/mouse) positivo, le aziende possono capire cosa stanno facendo di giusto e di sbagliato e dove andare ad agire per migliorare le cose.

Qui è d’obbligo riportare l’esempio di Apple, che monitorando il buzznegativo relativo alla batteria dell’iPod, ritenuta troppo costosa e difficile da riparare, sono intervenuti immediatamente, riuscendo ad evitare un disastro di immagine senza confini per la casa americana.

8 Innovation: La chiave del successo, e quindi la scintilla che “avvia” il passaparola è dato dall’innovazione. Questo significa che la chiave della crescita attraverso il WOM positivo è realizzare qualcosa di innovativo.

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Come affermato da Nichiren, un monaco buddista vissuto nel

XIII secolo in Giappone,

“Una cattiva reputazione si diffonderà

ovunque, ma una buona reputazione

andrà ancora più lontano”.

Page 45: Marketing culturale e nuovi strumenti di comunicazione

6. Dall’advertising all’advertainment

La comunicazione pubblicitaria è spesso stata associata all’arte della persuasione.Il marketing non convenzionale non punta a “persuadere”, bensì ad “intrattenere”.

Più che persuadere, oggi, si deve tentare di far divertire le persone per stimolare la conversazione.

Advertainment è un neologismo, composto dalle parole advertising (pubblicità) ed entertainment (intrattenimento), indicando la capacità di “tenere dentro”: ovvero catturare l’attenzione e mantenerla all’interno di un ambiente o di un’esperienza, proponendola significativa dal punto di vista emozionale.

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Con l’advertainment si possono indicare una serie di promozioni interattive veicolate sul web sotto forma di intrattenimento, come videogiochi, cartoni animati, filmati e siti multimediali.

Una delle applicazioni più utilizzate è l’advergame, che unisce informazione pubblicitaria, aspetto ludico e interattività. Si tratta di giochi interattivi progettati e distribuiti dalle aziende per intrattenere gli utenti mentre sono esposti alla pubblicità di brand, prodotti o servizi.

Tra i vantaggi dell’advergame c’è anche la qualità di informazioni che le aziende riescono ad acquisire sul consumatore, tramite il gioco, per accedere al quale è solito registrarsi.

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7. Dal media planning al media hunting

Il media hunter è il cercatore dei media, un cool hunter della comunicazione in cui risuona lo spirito della contemporaneità, a differenza dei “tradizionali media planning” che si dedicano principalmente a elaborare dati basati su ricerche standard, come del resto i media che utilizzano, senza sapere cosa succede nella società.

Il media hunter dovrebbe aiutare le aziende a sintonizzarsi sugli scenari futuri prevedendo quali mezzi, eventi e luoghi andare a sponsorizzare. Per questo è necessario passare da una logica statistico-matematica di planning a una socio-culturale rappresentata dal media hunting.

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8. Dal broadcasting al narrowcasting

I media sono estremamente frammentati, esistono centinaia di mezzi diversi attraverso cui comunicare.

La nostra economia e la nostra cultura si stanno muovendo dai mercati di massa, ai milioni di mercati di nicchia che le tecnologie hanno reso più facile per i consumatori trovare e comprare prodotti di nicchia.

In un’era priva delle costrizioni derivanti dallo spazio fisicodell’esposizione e della distribuzione, beni e servizi di nicchia possono essere economicamente attraenti allo stesso modo di quelli di massa.

Anche chi fa qualcosa di piccolo e originale, al dettaglio, può ambire al pubblico di un grande mercato.

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Un esempio di quanto detto è la previsione secondo cui la domanda deiprodotti non reperibili nei tradizionali negozi è potenzialmente uguale aquella dei prodotti che lo sono.

La tradizionale economia di vendita al dettaglio impone che i negoziabbiano solo i prodotti di massa, poiché lo spazio di esposizione è costoso.

Ma i venditori online, (da Amazon ad iTunes) possono virtualmente immagazzinare di tutto, e il numero dei prodotti di nicchia reperibili supera quello dei prodotti di massa.

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Questo concetto può essere applicato anche con i media!

A volte produce performance maggiori investire su piccoli media di nicchia che sui grandi media, perché sui più grandi c’è più affollamento pubblicitario e quindi maggiore resistenza alla pubblicità.

Page 51: Marketing culturale e nuovi strumenti di comunicazione

La grande forza della rete e della possibilità di accesso ad essa sta nel fatto di riuscire ad aggregare milioni di persone sparse nel mondo attorno a interessi, gusti, informazioni comuni.

Ognuno di noi è in grado di creare in rete un proprio diario, un proprio spazio e condividerlo come desidera e con chi desidera: ognuno ha e può avere un suo pubblico, più o meno allargato.

Questa, è, in sostanza, la morale della Coda Lunga.

Distinzione fondamentale tra il broadcasting e il narrowcasting: il primo parla ad un pubblica di massa indifferenziato, mentre il secondo conversa con una massa di nicchie specializzate.

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9. Dal fare comunicazione all’essere la comunicazione

Si deve passare “dalla conoscenza sul consumatore” alla” conoscenza del consumatore”.

È necessario che le imprese inizino a lasciare che i consumatori prendano controllo delle variabili di marketing tradizionalmente predefinite: dalla distribuzione (leggi CONDIVISIONE) all’informazione sul prodotto, dall’erogazione del servizio alla comunicazione della marca.

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Si “deve” abbandonare il fondamentalismo del marketing tradizionale epassare alla dimensione dell’ascolto, del pensare comune e della sponsorizzazione degli scenari.

Parola d’ordine: COLLABORAZIONE. Co-creare valore con i clienti, loro sono nostri “dipendenti/amici”! Ricordando che lo fanno per amore, per autenticità, per bisogno di riconoscersi, e non per soldi.

È necessario anticipare la domanda, mettersi al passo con le tendenze e dei desideri per poter interagire con la formazione della mentalità del consumatore per mezzo di una cooperazione.

Così facendo si sui desideri, al punto che produttori e consumatori sviluppano insieme quelle richieste che possono poi venir soddisfatte dall’azienda e dai suoi prodotti.

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10. Dal market position al sense providing

Dare un senso alla propria marca.Un senso positivo, slegato dalla negatività che spesso aleggia attorno allaparola marketing.

Oggi la marca è un “progetto di senso” che assume un ruolo sociale e politico. I consumatori diventano parte del progetto esprimendo un voto con l’acquisto dei suoi prodotti.

Una buona marca, che vuole riuscire e farsi apprezzare, deve:

- Portare avanti buoni propositi- Fornire spunti utili al bene comune- Soddisfare le aspettative civiche degli utenti

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Claudio [email protected]/simbulaclaudio@claudiosimbulaSkype: claudio.simbula

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