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Commissario Delegato O.P.C.M 4002/2012
O.P.G.R.T. n.30 del 18/05/2012
PROGETTO GENERALE
FOSSO ALZIRIDUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO CON INTERVENTI DI
NORMALIZZAZIONE DEL TRASPORTO SOLIDO TENENDO CONTO DELRIEQUILIBRIO DELLA LINEA DI COSTA
Comune di Campo nell'Elba - Provincia di Livorno
RELAZIONE GENERALERevisione Data: 15/06/2012
Il Responsabile del Procedimento
Collaboratori ProgettazioneProgettisti
UFFICIO TECNICO DEL GENIO CIVILE DI AREA VASTA LIVORNO-LUCCA-PISA
Dott. Ing. Ilaria ButiDott. Ing. Claudio RossiDott. Geol. Simone StanoDott. Geol. Riccardo Leoni
Dott. Ing. Federico CioniDott. Geol. Sara MenciDott. Agr.For. Dalia Del NistaGeom. Fabrizio MoriniGeom. Monica PasquiniGeom. Giorgio AnsaldiGeom. Caterina Mori
REGIONE TOSCANA
Coordinatore per la sicurezzaDott. Arch. Fabrizio Paolotti
Dott. Ing. Marco Trambusti
EL. 1
Direzione Generale Politiche Territoriali, Ambientali e per la Mobilità Ufficio Tecnico del Genio Civile
di Area Vasta Livorno-Lucca-Pisa
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RELAZIONE PROGETTO GENERALE INDICE
1. Introduzione ....................................................................................................................................2
2. La Pianificazione di Bacino vigente e gli obiettivi della mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio dell’Isola d’Elba ...............................................................................................................4
3. Pianificazione a scala di bacino calibrata con l’evento...................................................................8
3.1. Sintesi della dinamica generale dell’evento alluvionale del 7/11/2011.................................8
3.2. Valutazioni post-evento .......................................................................................................10
3.3. Necessità di aggiornamento delle curve segnalatrici di possibilità pluviometrica e della trasformazione afflussi-deflussi in base alle caratteristiche peculiari dell’isola..................11
4. Elementi critici rilevati in prossimità dei corsi d’acqua e reticolo idraulico rilevato ...................12
5. Scenari d’intervento per la mitigazione del rischio idraulico........................................................15
5.1. Zona collinare/montana - sistemazioni idraulico forestali...................................................15
5.2. Zona pedecollinare e di pianura...........................................................................................15
6. Conclusioni....................................................................................................................................29
Allegato - estratti di mappa catastale
Allegato 1 - “Report - Alluvione Isola d’Elba 7 Novembre 2011 Livorno, 14 novembre 2011”
Allegato 2 -“Relazione - Proposte per la riduzione del rischio idrogeologico nei territori maggiormente colpiti dall’evento alluvionale del 7 novembre 2011 all’Isola d’Elba – gennaio 2012”
Allegato 3 - Relazione Idraulico-Forestale
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1. Introduzione
Il 7 Novembre del 2011 un'alluvione ha colpito l’isola d’Elba con massima intensità dalle 5–5,30 alle 7–7,30, in concomitanza di una forte mareggiata di scirocco. I comuni interessati dal fenomeno sono stati Campo nell’Elba e a Procchio nel Comune di Marciana.
Il fenomeno più intenso ha interessato un’area molto limitata, bacini idrografici degli Alzi, Albarelli e parte del Bovalico per un’estensione di circa 9 kmq, oltre al piccolo bacino di Cavoli per 4 kmq. Complessivamente la superficie interessate dall’intensità di pioggia eccezionale risulta pari a circa il 6% dell’intera Isola d’Elba. Inoltre dai bollettini meteo si rileva che il giorno 7 novembre sul mare spirava un forte vento di scirocco con altezze d’onda rilevanti.
L’evento eccezionale è stato registrato da un pluviometro privato ubicato in zona centrale del bacino idrografico del fosso degli Alzi, dato che il pluviometro delle rete di rilevamento regionale di Monte Perone, anche per l’ubicazione ad elevata quota in prossimità della sommità del crinale, è risultato all’esterno dell’area colpita dalla massima intensità di pioggia.
Il personale del Genio Civile di Livorno ha effettuato sopralluoghi nei giorni 9-10-11 novembre 2011 in raccordo con Autorità Locali, Vigili del Fuoco, Protezione Civile regionale e nazionale.
Le risultanze dell’attività svolta sono riassunte nel “Report - Alluvione Isola d’Elba 7 Novembre 2011 Livorno, 14 novembre 2011”, riportato in allegato alla presente.
Aree maggiormente colpite dall’evento del 7 novembre 2011
Successivamente, partendo dall’analisi dell’evento alluvionale del 7 novembre e dagli obiettivi da perseguire nei bacini idrografici dell’Isola d’Elba previsti nella Pianificazione del Bacino Toscana Costa - PAI 2005, sono state formulate delle proposte di approccio a scala di bacino idrografico per la mitigazione del rischio nei territori maggiormente colpiti dall’evento alluvionale.
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Le risultanze di tale attività sono state esposte nella “Relazione - Proposte per la riduzione del rischio idrogeologico nei territori maggiormente colpiti dall’evento alluvionale del 7 novembre 2011 all’Isola d’Elba – gennaio 2012” riportata in allegato alla presente.
Ordinanze di protezione civile
A seguito degli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito il territorio dell’Isola d’Elba il 7/11/2011, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25/11/2011, è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Successivamente con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4002 del 16/2/2012 il Presidente della Regione Toscana è stato nominato Commissario delegato per il superamento dell’emergenza”.
Il Commissario delegato con OPGR n. 30 dell’ 8 maggio 2012 (OPCM 4002/2012. Modifiche OPGRT 15/2012 e avvio interventi) ha approvato il piano generale di interventi per il superamento dell’emergenza conseguente gli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito l’Isola d’Elba il 7/11/2011, ed il primo stralcio degli interventi da realizzare con i primi finanziamenti disponibili.
Il piano generale di interventi per il superamento dell’emergenza e le relative necessità finanziarie è definito nell’All. A all’ OPGR n. 30/2012. Per la mitigazione del rischio idrogeologico nell’intero bacino idrografico del fosso degli Alzi le necessità finanziarie sono stimate in 12.000.000,00 €.
Il Presidente ha individuato l’Ufficio Tecnico del Genio Civile di Area Vasta Livorno, Lucca e Pisa quale soggetto attuare dell’intervento “Cassa di deposito Fosso Alzi” finanziato per 1.480.000,00 € (OPGR n. 30/2012 All. B). L’intervento si inserisce in un quadro complessivo di interventi funzionali e connessi alla mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio di Marina di Campo e ne costituisce lo stralcio realizzativo con le prime disponibilità finanziarie.
Il progetto preliminare dell’intervento “Riduzione del rischio idrogeologico con intervento di normalizzazione del trasporto solido tenendo conto del riequilibrio della linea di costa. Cassa di Deposito Fosso Alzi” è presentato congiuntamente al presente Progetto Generale.
La obiettivo funzionale dell’intervento finanziato è la riduzione del rischio idrogeologico nel bacino del fosso Alzi con normalizzazione del trasporto solido tenendo anche in considerazione la necessità di riequilibrio della linea di costa.
Lo finalità prioritaria degli intervento che andiamo a definire nel seguito è quello della salvaguardia della pubblica incolumità e pubblica sicurezza.
Inquadramento territoriale
Il fosso degli Alzi ha un bacino idrografico di circa 4 kmq e presenta due affluenti in destra idraulica, rispettivamente i fossi Lecceto e Ciampone ciascuno di circa 0,4 kmq, ed un affluente in sinistra idraulica, il fosso Aiali di circa 1 kmq.
La zona di basso morfologico presente in sinistra idraulica del fosso degli Alzi detta “Lo Stagno” viene drenata da un collettore che sottopassa in fosso Alzi in corrispondenza del ponte di Via Roma e si immette nel fosso Formicaio.
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2. La Pianificazione di Bacino vigente e gli obiettivi della mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio dell’Isola d’Elba
Il Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Toscana Costa, approvato con DCR n. 13 del 25/1/2005, definisce il quadro conoscitivo a cui fare riferimento nell’ambito della definizione degli interventi per il superamento delle condizioni di rischio idraulico nel bacino del fosso degli Alzi.
Il Piano degli Interventi Strutturali contenuto nel Piano di Assetto idrogeologico del Bacino Toscana Costa individua gli obiettivi da perseguire nei bacini idrografici dell’Isola d’Elba al fine della risoluzione/mitigazione delle criticità idrauliche ed idrogeologiche che caratterizzano tale territorio. Tale Piano fonda i suddetti obiettivi anche sulla base dell’esperienza maturata nell’ambito della redazione del “Piano di prevenzione, ripristino e messa in sicurezza dei bacini prioritari dell’isola d’Elba ed il primo programma di interventi per la riduzione del rischio idrogeologico”, approvato con DGRT n° 830 del 04/08/2003, a seguito dell’evento alluvionale che ha colpito l’isola d’Elba nel settembre 2002 e per il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza.
I macro obiettivi di riferimento e gli specifici obiettivi di intervento definiti dal PAI per il bacino idrografico considerato sono i seguenti:
• Salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete con interventi estensivi (D1) per il contenimento in alveo delle acque di piena al fine di proteggere le infrastrutture di trasporto di rilevanza strategica, aree urbane, insediamenti produttivi e servizi di distribuzione a rete.
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• Salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete con interventi puntuali (D2) di adeguamento delle infrastrutture di attraversamento e/o tombamento dei corsi d’acqua, tenendo conto degli interventi pianificati a monte in quanto la sezione ridotta favorisce fenomeni di rigurgito con possibilità di esondazione e innesco di condizioni di rischio.
• Salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete con aree di laminazione (D3), al fine di favorire l’esondazione delle acque in caso di piena e la loro regimazione in aree delimitate per la protezione di infrastrutture di trasporto di rilevanza strategica, aree urbane, insediamenti produttivi e servizi di distribuzione a rete, riducendo il picco di piene nei tratti di valle, in presenza di sezioni di deflusso insufficienti al contenimento delle portate caratteristiche con tempo di ritorno due centennale.
• Sistemazioni idraulico-forestali dei sottobacini montani (A), al fine di regolarizzare il profili di fondo, diminuire la velocità della corrente, ridurre i fenomeni di erosione di sponda ed al fondo, migliorare il diagramma di deflusso per la mitigazione del rischio a valle.
• Normalizzazione del trasporto solido con aree di dispersione e deposito, al fine di trattenere le portate solide causa dell’ostruzione d’alveo e delle criticità connesse alla presenza di tombamenti e attraversamenti.
Di seguito si presenta un estratto cartografico del Piano degli Interventi Strutturali del PAI con, a seguire, la descrizione degli specifici obiettivi da perseguire con le tipologie di interventi previste per il bacino idrografico del Fosso degli Alzi. Si riporta anche un estratto del Piano di prevenzione Isola d’Elba di cui alla D.G.R. n. 830/2003 che è stato la base dalla quale è stato sviluppato il Piano degli Interventi Strutturali del PAI per l’Isola d’Elba.
A seguire è riportato un estratto della Carta di Tutela del Territorio del Piano di Assetto Idrogeologico con indicate le aree a pericolosità idraulica molto elevata a Marina di Campo. La mappatura della aree allagate a seguito dell’alluvione del 7 novembre 2011 sostanzialmente riconferma i perimetri della aree a pericolosità idraulica molto elevata del PAI.
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PAI – Piano Interventi Strutturali 2005
Gli interventi previsti dal Piano degli Interventi Strutturali del PAI sono di seguito riportai: A – Realizzazione d’interventi idraulico forestali prevalentemente con opere di ingegneria naturalistica, al fine di regolarizzare il profilo di fondo, diminuire la velocità della corrente, ridurre i fenomeni di erosione di sponda ed al fondo, migliorare il diagramma di deflusso per la mitigazione del rischio a valle.
Bacino del Fosso degli Alzi - Km. 10,099
D1 – Salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete con interventi estensivi per il contenimento in alveo delle acque di piena al fine di proteggere le infrastrutture di trasporto di servizi di distribuzione a rete.
Bacino del Fosso degli Alzi - Km. 5,804
D2 – Salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete con interventi puntuali di adeguamento delle infrastrutture di attraversamento e/o tombamento di corsi d’acqua, tenendo conto degli interventi pianificati a monte in quanto la sezione ridotta favorisce fenomeni di rigurgito con possibilità di esondazione ed innesco di condizioni di rischio.
Bacino del Fosso degli Alzi N. punti critici da verificare 28
D3 – Salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete con aree di esondazione controllata al fine di favorire l’ esondazione delle acque in caso di piena e la loro regimazione in aree delimitate per la protezione di infrastrutture di trasporto di rilevanza strategica, aree urbane, insediamenti produttivi e servizi di distribuzione a rete, riducendo il picco di piena nei tratti di valle, in presenza di sezioni di deflusso insufficienti al contenimento delle portate caratteristiche con tempo di ritorno duecentennale .
Bacino del Fosso degli Alzi In località Alberelli
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Piano di prevenzione Isola d’Elba - D.G.R. n. 830/2003 - estratto
Piano di Assetto Idrogeologico – estratto della Carta di Tutela del Territorio
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3. Pianificazione a scala di bacino calibrata con l’evento
3.1. Sintesi della dinamica generale dell’evento alluvionale del 7/11/2011
Partendo dallo spartiacque, il bacino del fosso degli Alzi comprende le colline soprastanti l’abitato di S. Piero in Campo, numerose sono le evidenze del nubifragio, visibili lungo il fosso Stabbiati (parte alta del bacino degli Alzi) che scorre accanto ad alcune cave di granito. La strada che fiancheggia il corso d’acqua è stata erosa e inglobata completamente in alcuni tratti dall’alveo, la cui sezione risulta notevolmente aumentata, con larghezza attuale di circa 10 m. Nell’alveo già in questa zona si rilevano grandi quantità di massi di granito di notevoli dimensioni messi in movimento dall’eccezionale intensità di pioggia.
Considerando che lo spartiacque è pressoché prossimo alle cave, è plausibile ritenere che il movimento del materiale, il franamento e l’allargamento dell’alveo del fosso Stabbiati (parte alta bacino degli Alzi) siano imputabili all’estrema intensità di pioggia, combinata con l’azione ruscellante dell’acqua lungo il reticolo e lungo il versante.
Effetti si sono avuto anche nell’abitato di San Piero con franamenti di muretti di contenimento e allagamento nelle strade cittadine. Gli abitati riferiscono di oltre un metro d’acqua nella piazza della chiesa.
Procedendo verso valle gli effetti prodotti dall’eccezionalità dell’evento risultavano ben visibili in corrispondenza degli attraversamenti stradali, al primo e secondo ponte sulla Via di San Piero. In corrispondenza di questi attraversamenti si è verificato sormonto del piano stradale, con forti erosioni e parziali franamenti oltre alla movimentazione di massi di dimensioni metriche, soprattutto in corrispondenza del ponte più alto sulla Via di San Piero. I dissesti in corrispondenza degli attraversamenti sono stati ripristinati con interventi di somma urgenza da parte della Provincia di Livorno.
Blocchi di granito provenienti dalle cave, facilmente riconoscibili dalla forma squadrata e dai segni della tipica lavorazione ad opera di scalpelli, sono stati trasportati fino a valle del ponte della SP 25 che collega Marina di Campo a S. Piero, in corrispondenza del cambio di pendenza del versante.
A valle della SP 25 dove si apre il conoide del Fosso, in corrispondenza dell’evidente cambio di pendenza, si è verificato il depositato di gran parte del trasporto solido di monte a granulometria fine, costituito dalle caratteristiche sabbie che si formano per l’alterazione del granito. In particolare il ponte sul fosso degli Alzi in loc. Alzi ubicato all’inizio del conoide, è stato completamente sommerso dal materiale trasportato dalla corrente.
Il deposito di questa enorme quantità di sabbia ha completamente ostruito la sezione di deflusso del fosso, provocando l’esondazione delle acque di piena. Le acque di piena a questo punto non più contenute in alveo, hanno continuato a defluire lungo la pianura con una lama d’acqua che ha raggiunto anche il metro.
In prossimità del litorale, nella parte in sinistra idraulica del fosso Alzi, il deflusso a mare è stato parzialmente impedito in parte per la morfologia della zona (in destra idraulica è presente un promontorio addossato al porto) in parte per la fitta urbanizzazione.
I veicoli parcheggiati in zona sono stati messi in movimento dalla corrente e sono andati ad ostruire gli stetti vicoli che portano al mare, creando una sorta di effetto diga che a sua volta ha prodotto un notevole aumento del livello liquido a monte. In questa zona si sono avuti oltre due metri d’acqua.
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Gli effetti dell’allagamento sono stati amplificati dal fatto che il tratto finale del fosso di Formicaio (Fosso Allora e Fosso Orzaio) è stato tombato nel tratto di foce da Via Vapelo fino al mare, oltre ad essere canalizzato in corrispondenza del parcheggio in Piazza Sandro Pertini, in un tratto in cls di dimensione estremamente ridotta. Nel bacino del fosso Formicaio si individuano numerosi punti di criticità anche nei tratti di monte per sezioni estremamente ridotte in dimensione e costrette da costruzioni in prossimità dell’alveo.
Le acque di esondazione del fosso Formicaio si sono sommate a quelle provenienti da monte in destra idraulica del fosso Alzi e, non trovando sbocco a mare, hanno sormontato perpendicolarmente il fosso degli Alzi in direzione sud - nord, andando ad invadere le zone morfologicamente depresse in sinistra idraulica dello stesso.
In sinistra idraulica le acque provenienti dal sormonto del fosso Alzi si sono sommate a quelle provenienti da monte e dal fosso Aiali, esondato nella parte alta in corrispondenza del PEP e si sono accumulate un’area depressa chiamata lo “Stagno” senza possibilità di sbocco a mare viste le condizioni meteo-marine presenti durante l’evento di piena.
Le acque dello Stagno vengono drenate da una canalizzazione che sottopassa con botte a sifone il fosso Alzi e si immette nel tratto terminale tombato del fosso Formicaio.
Corografia del bacino del fosso degli Alzi
ponti con dissesti sulla Via di San Piero
zona delle cave a monte dell’abitato di San Piero in campo
ponte SP 25
zona di prevalente deposito a valle del cambiamento di pendenza del versante
SAN PIERO IN CAMPO
MARINA DI CAMPO
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3.2. Valutazioni post-evento
L’evento del 7 novembre ha ulteriormente confermato le principali criticità idrauliche e geomorfologiche presenti nel territorio elbano già manifestatesi nell’alluvione del settembre del 2002. Il Piano degli Interventi strutturali del PAI approvato nel 2005, descritto in precedenza, risulta pienamente riconfermato a seguito della valutazione degli effetti prodotti dall’alluvione e della ricostruzione della dinamica esondativa.
Si conferma la necessità di opere ed azioni finalizzate ai seguenti obiettivi:
• nella parte montana la regimazione idraulico forestale per la riduzione dell’ energia potenziale delle acque, l’aumento dei tempi di corrivazione, la riduzione dei fenomeni di erosione;
• nella parte pedecollinare la normalizzazione del trasporto solido, la laminazione delle portate e la regolazione del sovralluvionamento;
• nella parte di pianura la difesa dei centri abitati e delle infrastrutture a rete, attraverso l’adeguamento delle sezioni fluviali, degli attraversamenti e dei tombamenti.
Si confermano le tipologie di interventi tramite cui perseguire tali obiettivi:
1) Sistemazioni idraulico forestali e di versante dei sottobacini collinari /montani;
2) Normalizzazione del trasporto solido con aree di dispersione e deposito al fine di trattenere le portate solide causa dell’ostruzione d’alveo e delle criticità connesse alla presenza di tombamenti e attraversamenti.
3) Laminazione delle portate di piena e loro regimazione in aree delimitate per la protezione di infrastrutture di trasporto di rilevanza strategica, aree urbane, insediamenti produttivi e servizi di distribuzione a rete, riducendo il picco di piene nei tratti di valle, in presenza di sezioni di deflusso insufficienti al contenimento delle portate caratteristiche con tempo di ritorno duecentennale.
4) Interventi estensivi sul reticolo idraulico per il contenimento in alveo delle acque di piena al fine di proteggere le infrastrutture di trasporto di rilevanza strategica, aree urbane, insediamenti produttivi e servizi di distribuzione a rete.
5) Interventi puntuali sul reticolo idraulico di adeguamento delle infrastrutture di attraversamento e/o tombamento dei corsi d’acqua, tenendo conto degli interventi pianificati a monte in quanto la sezione ridotta favorisce fenomeni di rigurgito con possibilità di esondazione e innesco di condizioni di rischio.
Riepilogando le tipologie d’intervento sopra elencate per zona di intervento abbiamo:
1) nella parte collinare/montana: sistemazioni idraulico forestali di versante per la riduzione dell’energia potenziale delle acque, l’aumento dei tempi di corrivazione, la riduzione dei fenomeni di erosione; sistemazione degli impluvi e briglie selettive per la regimazione del trasporto solido;
2) nelle aree pedecollinari: normalizzazione del trasporto solido tramite aree di dispersione e deposito per la regolazione del sovralluvionamento;
3) nella parte di pianura: laminazione delle portate liquide, adeguamento delle sezioni fluviali, degli attraversamenti ed eliminazione dei tombamenti.
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3.3. Necessità di aggiornamento delle curve segnalatrici di possibilità pluviometrica e della trasformazione afflussi-deflussi in base alle caratteristiche peculiari dell’isola
Al fine di una migliore la comprensione dei fenomeni alluvionali occorsi all’Isola d’Elba nell’autunno 2011 ed individuare le tipologie di intervento che meglio si adattano alle caratteristiche peculiari dell’Isola è stata attivata una collaborazione con l’Università di Pisa in corso di formalizzazione. L’attività in corso di svolgimento prevede le seguenti fasi di approfondimento:
1) individuazione e aggiornamento delle cpp: Le curve segnalatrici di possibilità pluviometrica costituiscono la base per l’interpretazione degli eventi meteorici, nonché il substrato sul quale poggiano le valutazioni di carattere idrologico-idraulico al fine di una corretta quantificazione delle fenomenologie legate alle probabilità di accadimento dei vari eventi. Pertanto è essenziale che vi sia una affidabilità delle medesime che si risolve in un aggiornamento delle stesse curve, utilizzando in maniera appropriata il maggior numero di dati a disposizione, oltre al dato relativo all’evento del 7 novembre 2011. Tale processo, per quanto riguarda l’isola d’Elba, data la sua peculiarità geografica, è particolarmente importante. Infatti, risulta essere più che mai essenziale, nel caso specifico, procedere ad una revisione delle CPP che ad oggi risultano definite in base ai dati di pioggia registrati fino al 2002, considerando in particolare tutti i dati disponibili dei pluviometri installati in loco, nonché quelli delle stazioni più prossime presenti in terra ferma, al fine di avere un quadro di maggior dettaglio e precisione sulla spazializzazione e la probabilità di accadimento dei vari eventi meteorici. L’aggiornamento delle CPP sarà effettuato considerando le piogge degli ultimi dieci anni e l’evento eccezionale del 7 novembre 2011.
2) revisione metodologia CN: Alla fase di aggiornamento e revisione delle CPP, non può che seguire un adeguamento complessivo degli studi idrologici. Nella fattispecie, tali studi debbono essere basati su una più approfondita conoscenza delle caratteristiche peculiari dell’isola a valle della quale può e deve sostanziarsi una revisione dei parametri CN (Curve Number). È essenziale infatti, in una ottica di corretta gestione del territorio, rendere il più possibile realistici i processi simulativi di trasformazione dell’afflusso in deflusso superficiale. Tale evenienza non può quindi prescindere da una revisione organica e complessiva delle varie componenti che concorrono a tale trasformazione (afflusso/deflusso), mediante una più appropriata quantificazione dei parametri che ne caratterizzano la modellazione.
3) individuazione opere di sistemazione tipo: La fase quindi di studio preliminare di carattere prevalentemente idrologico, nonché la opportuna quantificazione delle dinamiche di trasformazione afflusso/deflusso, costituisce la base di conoscenza appropriata per l’analisi di dettaglio dei vari corpi idrici e delle scelte di carattere progettuale mirate a una loro sistemazione, atta a prevenire e mitigare fenomenologie di marcato rischio idraulico. Nella fattispecie, tale conoscenza, corroborata da un approfondimento delle caratteristiche geomorfologiche dei corpi idrici, nonché della specificità dei materiali costituenti i medesimi, è mirata alla valutazione della tipologia di opere di stabilizzazione che possano soddisfare in maniera ottimale le necessità di miglioramento e riduzione del rischio predetto. Ovverosia, essa è mirata a determinare i dati di input necessari e richiesti per una corretta progettazione di specifiche opere di stabilizzazione, quali sono le briglie selettive, particolarmente adatte in un contesto quale è quello che si riscontra nell’isola d’Elba, al fine di garantire una più opportuna dinamica costiera e al contempo un equilibrio sostenibile in termini di trasporto solido nei medesimi corpi idrici.
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Gli esiti dell’attività di cui sopra saranno di fondamentale importanza per il dimensionamento degli interventi in fase di progettazione definitiva, oltre che per la definizione degli effetti attesi in termini di mitigazione del rischio a seguito della realizzazione degli interventi stessi.
L’attività di aggiornamento delle curve segnalatrici di possibilità pluviometrica è in corso di svolgimento da parte dell’Università di Pisa con la quale è in corso di stipula apposito accordo di ricerca. Tale attività rientra tra quelle finanziate in prima priorità con OPGR n. 30 dell’8 maggio 2012 per un importo di 20.000,00 €.
In questa fase proponiamo un approccio a livello di Progetto Generale basato su valori idrologici desunti in prima approssimazione dall’attività in corso di svolgimento. Tali valori saranno quindi suscettibili di futura calibrazione di dettaglio, ma risultano validi come ordine di grandezza dei valori idrologici delle grandezze considerate.
In prima approssimazione alla foce del fosso degli Alzi il valori di picco della portata di piena attesa con tempo di ritorno trentennale è 48 mc/s, quella con tempo di ritorno duecentennale é 67 mc/s. La portata di picco alla foce stimata in prima approssimazione per l’evento alluvionale del 7 novembre 2011 è dell’ordine di 90 mc/s.
I progetti definitivi dei singoli interventi dovranno essere necessariamente sviluppati a partire dai risultati definitivi dall’attività di aggiornamento delle curve di possibilità pluviometrica e di revisione della trasformazione afflussi deflussi.
4. Elementi critici rilevati in prossimità dei corsi d’acqua e reticolo idraulico rilevato
Corso d’acqua Rio della Grotta o Fosso degli Alzi
Acqua pubblica dal 1899 con regio decreto del 7 maggio 1899 dalla foce per 1500 m verso monte lungo il suo corso e dal 1929 acqua pubblica dalla foce alle sue origini compresi gli affluenti, con regio decreto del 7 gennaio 1929 II elenco delle acque pubbliche (n. 26 in cartografia Ufficio) – vedi tabella.
Classificato come opera idraulica di terza categoria con D.G.R n. 165 del 20/02/1999 (Rio della Grotta o Fosso degli Alzi e relativi affluenti. L’affluente in sinistra proveniente da S. Ilario è il fosso Aiali) – vedi tabella.
CLASSIFICA ACQUA PUBBLICA
N° NOME CORSO D’ACQUA
Foce o sbocco DESCRIZIONE
Riferimento Bollettino n. 191 del 1900
Rio della Grotta o fosso degli Alzi
Mediterraneo
Dalla foce per km 1.500 verso monte, lungo il suo corso
Decreto Reale 7 Gennaio 1929
26 Rio della Grotta o fosso degli Azi o Alzi
Tirreno Dalla foce alle sue origini queste incluse compresi gli affluenti Stabiati, Lecceto, Ciampone, Alloro ed Orzaio dalle loro origini queste incluse
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Il fosso Formicaio, con i rami Allora e Orzaio, originariamente era un affluente in destra idraulica del fosso degli Alzi oggi presente uno sbocco a mare indipendente.
L’individuazione cartografica è proposta nelle figure seguenti. ACQUE PUBBLICHE
III CATEGORIA IDRAULICA
Il reticolo idraulico individuato durante i sopralluoghi post evento presenta delle modifiche rispetto al quadro conoscitivo preesistente. Durante i sopralluoghi eseguiti lungo le pertinenze idrauliche sono stati evidenziati molteplici elementi critici in prossimità dei corsi d’acqua.
CLASSIFICA III CAT. IDRAULICA
N° NOME CORSO D’ACQUA
DESCRIZIONE
D.G.R. n.165 del 22/02/1999
26 Rio della Grotta o Fosso degli Alsi e relativi affluenti
III cat - Dalla foce per 3000 mt a monte compresi i suoi affluenti: -Orzaio dalla confluenza per 1000 mt a monte - Allora dalla confluenza con l'Orzaio per 700 mt a monte -Fosso Ciampone dalla confluenza per 500 mt verso monte -Fosso Lecceto dalla confluenza per 300 mt a monte -Affluente in sinistro proveniente da S. Ilario dalla confluenza fino a 1300 mt verso monte
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Gli elementi critici che condizionano, certamente in termini di costo, anche le modalità realizzative dei futuri interventi di mitigazione del rischio idrogeologico sono rappresentati da costruzioni in prossimità dell’alveo, attraversamenti e tombamenti.
Soprattutto sul fosso Formicaio l’urbanizzazione degli ultimi decenni ha prodotto il tombamento di tratti significativi del corso d’acqua. Sono state realizzate viabilità pubbliche sopra le pertinenze idrauliche nel tratto dalla foce fino al parcheggio di Piazza Sandro Pertini ed in corrispondenza della Piazza il fosso è stato costretto in una sezione in calcestruzzo che passa lungo il perimetro del parcheggio. Anche nelle zone più a monte le urbanizzazioni si sono sviluppate a ridosso del corso d’acqua lasciando a disposizione per lo stesso delle pertinenze assolutamente insufficienti per il deflusso delle portate di piena.
Nel bacino del fosso degli Alzi è stato individuato un canale di drenaggio delle acque di pioggia, che appare assimilabile ad una fognatura bianca e non sembra trovare recapito nel reticolo idraulico. Tale tratto è stato riportato in Tav. 2 Elementi critici.
Al fine di definire, in termini di costo, gli interventi da eseguirsi su costruzioni in prossimità di corsi d’acqua sono già state attivate specifiche richieste all’Autorità Idraulica, in questo caso rappresentata dalla Provincia di Livorno, ed all’Amministrazione Comunale e risultano in corso le relative verifiche.
In particolare siamo in attesa di conoscere il reticolo completo delle viabilità di competenza comunale, ivi compresi i relativi attraversamenti di corsi d’acqua.
Gli elementi critici ed il reticolo rilevato sono riportati in Tav. 2 Elementi critici.
estratto Tav. 2 Elementi critici
Al fine della individuazione delle aree demaniali si riportano in allegato gli estratti di mappa catastale relativi al bacino del fosso degli Alzi e del Fosso Formicaio.
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5. Scenari d’intervento per la mitigazione del rischio idraulico Gli scenari di criticità riscontrati nei bacini idrografici colpiti dall’evento alluvionale del novembre scorso sono riconducibili sostanzialmente all’inadeguatezza del reticolo idraulico che non è in grado di assorbire eventi eccezionali, presentando segni di criticità già per piogge poco più che ordinarie.
Il fenomeno principale che ha prodotto l’alluvione è stato la mancata canalizzazione delle acque di piena nel reticolo di drenaggio superficiale. Nelle parti alte del fosso degli Alzi sono state movimentate grandi quantità di materiale lapideo di dimensioni metriche. Si sono innescati intensi fenomeni di erosione d’alveo e di sponda con riattivazione e neoformazione di tratti di impluvi del reticolo secondario nelle parti alte dei bacini.
Inoltre nella zona in cui si apre la pianura di Marina di Campo, in loc. Alzi, il deposito del materiale sabbioso a valle del ponte sulla SP25 ha cancellato il reticolo inciso e provocato la propagazione della piena sulla pianura in destra e sinistra idrografica del corso d’acqua.
Sostanzialmente si ha la necessità di interventi finalizzate ai seguenti obiettivi:
1) nella parte collinare/montana: le sistemazioni idraulico forestali di versante per la riduzione dell’energia potenziale delle acque, l’aumento dei tempi di corrivazione, la riduzione dei fenomeni di erosione; sistemazione degli impluvi per la regimazione del trasporto solido di materiali lapidei tramite l’inserimento in alveo di briglie selettive;
2) nella parte pedecollinare: la normalizzazione del trasporto solido tramite briglie e aree di dispersione e deposito per la regolazione del sovralluvionamento, tenendo comunque in considerazione la necessità di riequilibrio della linea di costa;
3) nella parte di pianura: l’adeguamento delle sezioni fluviali al deflusso delle portate di piena, anche nelle aree antropizzate, e ove necessario la laminazione delle portate liquide.
5.1. Zona collinare/montana - sistemazioni idraulico forestali
Per una descrizione dettagliata gli interventi di natura idraulico-forestale, di cui al punto 1, da realizzarsi con tecniche dell’ingegneria naturalistica si rimanda alla Relazione Idraulico-Forestale.
Per l’analisi geologico-geomorfologica del bacino idrografico del fosso degli Alzi e una stima di massima del volume di materiale solido mobilizzabile durante gli eventi eccezionali si rimanda alla Relazione Geologica-Geomorfologica .
5.2. Zona pedecollinare e di pianura
Tratto di foce (tra Viale Giuseppe Pietri e il mare) – aree strategiche per interventi di prevenzione
L’obiettivo è cercare di portare il massimo possibile della portata di piena a mare e scolmare in casse di laminazione l’eccesso di portata che non è possibile contenere in alveo anche successivamente agli interventi di adeguamento della sezione del fosso.
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La condizione ottimale su un territorio che consentisse di ampliare liberamente il corso d’acqua sarebbe individuare la sezione trasversale idonea per il deflusso della portata duecentennale e realizzarla. Il contesto fortemente urbanizzato in cui si trova il Fosso degli Alzi non permette tale approccio.
Lungo il corso d’acqua sono infatti presente numerosi edifici nelle vicinanze della sponda del fosso, vi sono poi tratti di viabilità che costringono la sezione idraulica tra due sponde obbligate e non consentono ampliamenti.
Il tratto di foce del fosso degli Alzi, da Viale Giuseppe Pietri a mare, è stato oggetto di intervento da parte dell’Amministrazione Comunale con i finanziamenti resi disponibili a seguito dell’alluvione che ha colpito l’Isola d’Elba nel settembre 2002. Le strutture di contenimento laterali sono state realizzate con rilevati in terra armata in destra idraulica e muri in sinistra idraulica. Il tratto di foce smaltisce una portata liquida pari a 25 mc/s con le sezioni esistenti ripulite dal materiale depositato in alveo con l’evento del 7 novembre 2011.
La presenza di edifici nelle immediate vicinanze degli argini non permette ulteriori ampliamenti di sezione idraulica quindi sono state fatte delle simulazioni al fine di definire quanto sia necessario innalzare le attuali strutture di contenimento per far defluire a mare i valori di portata desunti in prima approssimazione dell’aggiornamento delle curve di possibilità pluviometria e dall’adeguamento della trasformazione afflussi/deflussi.
Considerando i valori di portata stimati nell’ambito dell’attività dell’Università di Pisa pari a 48 mc/s (Tr 30 anni), 67 mc/s (Tr 200 anni), 90 mc/s (stima evento del 7/11/2011) è necessario innalzare le attuali arginature di 1,5 m per far defluire a mare la portata con tempo di ritorno 30 anni; è necessario innalzare le attuali arginature di 2,5 m per far defluire a mare la portata con tempo di ritorno 200 anni; ed è necessario innalzare le attuali arginature di oltre 3 m per far defluire a mare una portata pari a quella dell’evento del 7 novembre 2011.
Al fine di contenere in alveo le portate di 48 mc/s, 67 mc/s, 90 mc/s il ponte di Via Roma dovrà funzionare in pressione, onde evitare l’esondazione su Via Roma, il che significa che i muri di contenimento dovranno essere prolungati in corrispondenza dei parapetti del ponte stesso in modo da garantire il contenimento dei livelli liquidi superiori al piano strada.
Per dare un’idea dell’impatto di arginature di questo ordine di grandezza sulle arginature del fosso ma soprattutto sull’abitato di Marina di Campo si propongono i seguenti fotomontaggi. Parlando di tali pere è fondamentale considerare come queste si inseriscono nel centro cittadino, infatti Via Roma è la via pedonale principale della località turistica elbana dove si affacciamo locali e attività commerciali.
Un punto critico per il corso d’acqua è rappresentato proprio dal ponte di Via Roma, questo presenta come elementi fissi sia la quota di imposta del piano strada sia il fondo alveo. Infatti non è possibile innalzare il piano strada, per aumentare la sezione di deflusso del fosso, senza intercludere le numerosa attività commerciali che si affacciano su via Roma proprio in prossimità del ponte stesso. Inoltre anche la quota di fondo alveo è fissa per la presenza del “vuota botte” del fosso che drena le acqua dello Stagno; questo infatti sottopassa il fosso con sifone rovescio che costituisce una soglia fissa di fondo a quota 1,2 m s.l.m..
La zona dello Stagno è un’area di basso morfologico presente in sinistra idraulica del fosso degli Alzi, l’area è drenata da un canale che sottopassa il fosso e si immette nel fosso Formicaio.
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foto 1 scattata dal ponte di Via Roma verso monte in condizioni attuali
foto 1 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 1,5 m rispetto alle attuali
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foto 1 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 2,5 m rispetto alle attuali
foto 1 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 3,5 m rispetto alle attuali
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foto 2 scattata dal Lungomare Mibelli verso monte in condizioni attuali
foto 2 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 1,5 m rispetto alle attuali
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foto 2 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 2,5 m rispetto alle attuali
foto 2 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 3,5 m rispetto alle attuali
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foto 3 scattata verso monte dal Lungomare Mibelli in condizioni attuali
foto 3 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 1,5 m rispetto alle attuali
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foto 3 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 2,5 m rispetto alle attuali
foto 3 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 3,5 m rispetto alle attuali
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foto 4 scattata verso valle con vista del Lungomare Mibelli in condizioni attuali
foto 4 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 1,5 m rispetto alle attuali
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foto 4 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 2,5 m rispetto alle attuali
foto 4 fotomotaggio con innalzamento delle arginature di 3,5 m rispetto alle attuali
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Definita la massima altezza dei muri argine ritenuti compatibili con l’inserimento nel tessuto urbano di Marina di Campo si potrà individuare il massimo valore di portata smaltibile alla foce e di conseguenza sarà possibile definire i volumi di invaso necessari per scolmare la portata in eccesso.
Il territorio di Marina di Campo è fortemente urbanizzato, poche sono le aree ancora libere da insediamento edilizi nelle quali sarebbe possibile realizzare interventi strutturali per la riduzione del rischio idraulico ed in particolare casse di laminazione. Per la mappatura di tali aree si sono visionate confrontandole la Carta Tecnica Regionale 1:2000 e l’ortofoto di Marina di Campo del 2010. Le aree che in tali cartografie sono apparse libera da insediamenti edilizi ed ha quote ragionevolmente adatte per l’eventuale laminazione delle onde di piena sono state mappate come Aree Strategiche per Interventi di Prevenzione al fine di mantenerle nella disponibilità del corso d’acqua, evitando che nei prossimi anni anche queste aree vengano edificate.
Le Aree Strategiche per Interventi di Prevenzione sono riportate cartograficamente con i codici A1, A2, A3, A4, A5, A6, A7 in Tavola 1 Scenari d’intervento.
L’effettiva necessità di utilizzare tutte le aree individuate oppure solo parte di esse per scolmare il volume di piena in eccesso è funzione del valore di portata che sarà possibile smaltire a mare. Quindi punto fondamentale per poter procedere nella progettazione degli interventi è necessario che venga definito il valore di innalzamento delle strutture di contenimento nel tratto di foce ritenuto compatibile per l’inserimento nel contesto urbano di Marina di Campo.
Definita la portata di progetto nel tratto di foce si potranno individuare i volumi da scolmare per abbattere la portata duecentennale al valore smaltibile alla foce, e quindi le aree effettivamente necessarie da destinare a casse di laminazione.
estratto Tavola 1 Scenari d’intervento
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Tratto intermedio tra Viale Giuseppe Pietri e la Via in loc. Alzi
Questo tratto che rappresenta la quasi totalità del tracciato di pianura del fosso degli Alzi è anche il tratto in cui si hanno le immissioni dei due affluenti in destra idraulica, fossi Lecceto e Ciampone e l’immissione dell’affluente in sinistra idraulica, fosso Aiali.
Anche il dimensionamento della sezione idraulica del corso d’acqua è correlata al valore di portata che verrà ritenuta compatibile con l’adeguamento del tratto di foce, d’altro canto però già in prima approssimazione si può stimare che sarà necessario procedere pressoché ad un raddoppio della sezione del corso d’acqua. Infatti le sezioni attuali sono ampiamente insufficienti per valori di portata stimati già con tempi di ritorno inferiori ai trenta anni. Le sezioni idrauliche nei vari tratti del corso d’acqua principale e degli affluenti dovranno essere ampliate in modo che il sistema complessivo reticolo - casse di laminazione sia in grado di contenere le portate di piena.
Lungo il corso d’acqua principale e sugli affluenti sono presenti numerosi punti critici che condizionano, certamente in termini di costo, le modalità realizzative dell’adeguamento della sezione idraulica. In particolare rappresentano elementi di alta criticità gli attraversamenti di Viale Giuseppe Pietri e di Via degli Olmi, che sono punti preferenziali per l’esondazione avendo una sezione libera per il deflusso estremamente ridotta.
In analogia all’asta principale, in prima approssimazione si può stimare anche per gli affluenti un raddoppio della sezione attuale poiché anche questi presentano una sezione idraulica insufficiente per il deflusso delle portate di piena.
Interventi per la regimazione del trasporto solido – zona a valle dell’attraversamento della S.P. 25
Dalla verifica degli effetti post evento il fenomeno principale che ha prodotto l’alluvione è stato la mancata canalizzazione delle acque di piena nel reticolo di drenaggio superficiale e la movimentazione di materiali lapidei di dimensioni anche metriche nelle parti alte del bacino.
Per l’analisi geologico-geomorfologica del bacino idrografico del fosso degli Alzi e una stima di massima del volume di materiale solido mobilizzabile durante gli eventi eccezionali si rimanda alla Relazione Geologica – Geomorfologica.
Nella parte alta del bacino, all’interno del perimetro del Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano, si procederà con interventi idraulico-forestale da realizzarsi con tecniche dell’ingegneria naturalistica. Per una descrizione di dettaglio di tali interventi si rimanda alla Relazione Idraulico-Forestale. Nella zona intermedia di versante, fuori dal perimetro del Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano, si prevede l’inserimento di briglie selettive per il trattenimento del trasporto solido di blocchi lapidei, la cui movimentazione verso valle ha provocato dissesto della viabilità ed occlusione della sezione disponibile per il deflusso.
Considerando che durante l’evento del 7 novembre 2011, il deposito del materiale sabbioso a valle del ponte sulla SP25 ha cancellato il reticolo inciso e provocato l’alluvione dell’abitato di Marina di Campo, come intervento prioritario per la mitigazione del rischio idrogeologico nel bacino del fosso Alzi, si prevede la realizzazione di una cassa di dispersione e deposito in questa zona. La cassa è indicata in Tavola 1 come A1.
Questa opera trova finanziamento per 1.480.000,00 € nel primo piano stralcio di interventi prioritari finanziato dal Commissario delegato per il superamento dello stato di emergenza.
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Il dimensionamento preliminare della traversa tiene conto oltre alla necessità di regimazione del deposito di materiale sabbioso, in modo che non si verifichi ostruzione della sezione del fosso, anche dell’esigenza di consentire comunque un trasporto solido verso mare al fine dell’equilibrio della linea di costa.
Descrizione intervento cassa di dispersione e deposito A1
La traversa regolamenta il deposito di sabbia che comunque in caso di piene eccezionali si ha in condizioni naturali in quella zona, ma che in assenza di opere di regolazione produce ostruzione della sezione liquida ed esondazione a valle, come si è verificato nell’evento del 7 novembre 2011.
Il deposito di sabbia a monte della traversa è finalizzato, dopo analisi qualitativa del materiale, al ripascimento della spiaggia di Marina di Campo. La movimentazione meccanica del materiale depositato permette di recapitare la sabbia alla spiaggia alla quale sarebbe arrivata naturalmente in assenza di antropizzazione del territorio. Si viene così a ripristinare con intervento antropico quello che una volta era il naturale ciclo dei sedimenti dalle pendici del Monte Capanne alla spiaggia di Marina di Campo.
Il trasporto solido movimentato dal bacino degli Alzi in condizioni di piene eccezionali è stimato in linea di massima dell’ordine di 30.000 mc (per le valutazioni in merito si rimanda alla Relazione Geologica-Geomorfologica).
Quota parte dello stesso deve transitare verso mare in condizioni indisturbate al fine dell’equilibrio naturale della linea di costa, per quanto ancora possibile considerando l’antropizzazione del territorio e l’impossibilità ad ampliare liberamente la sezione del fosso. In linea di massima si può stimare di far arrivare a mare in modo naturale una quantità di materiale dai 3.000 ai 5.000 mc una volta adeguato tutto il tratto principale del fosso degli Alzi.
Considerato che il fosso sfocia a mare sostanzialmente nell’area portuale di Marina di Campo, preme sottolineare che nell’ambito del prossimo Piano Regolatore Portuale è opportuno che venga considerata la problematica dell’insabbiamento della foce del fosso individuando le opportune opere a mare che, finalizzate all’assetto definitivo del porto riescano a garantire anche l’ obiettivo di mantenere libero lo sbocco del fosso e il ripascimento della spiaggia.
Gli interventi di idraulica forestale da realizzare con le tecniche dell’ingegneria naturalistica nelle parti alte del bacino al fine di ridurre la produzione di materiale solido trasportato, oltre alle briglie selettive nelle zone intermedie dei versanti, intercetteranno un volume di materiale che in linea di massima si può stimare dell’ordine di 10.000 mc. Garantire un volume di accumulo dell’ordine di 12.000 – 15.000 mc in corrispondenza della cassa di dispersione e deposito A1 è coerente con la sistemazione complessiva a livello di bacino idrografico.
La traversa presenta un volume di invaso a monte dell’ordine di 14.000 mc, una volta trasportata alla spiaggia tutta la sappia accumulata con l’evento del 7 novembre 2011 e quindi rimodellata l’area a monte.
L’intervento di scavo della sabbia e trasporto della stessa per il ripascimento della spiaggia di Marina di Campo è gestito, come soggetto attuatore, dalla Provincia di Livorno “M. di Campo , ripascimento da sabbie Alzi” e trova finanziamento per 135.154,00 € nel primo piano stralcio di interventi prioritari finanziato dal Commissario delegato per il superamento dello stato di emergenza.
La traversa verrà realizzata con setto scentrale in c.a. per garantire la resistenza strutturale. La traversa, ad eccezione della parte centrale, è mitigata con un rilevato in terra di dimensioni in testa pari a 3 m e scarpa
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lato monte e valle di 3/2 così da inserirla nel contesto territoriale. In corrispondenza della bocca tarata e dell’opera di sfioro superficiale è previsto un rivestimento con muratura in pietra locale fascia vista sia lato monte che lato valle, compresi i muretti d’ala.
La bocca tarata in corrispondenza dell’alveo inciso è posizionata con quota di fondo coincidente con la quota di fondo alveo. Il funzionamento è tale che quando la portata in arrivo da monte supera il valore che defluisce indisturbato verso valle attraverso la bocca tarata, inizia l’accumulo di volume liquido a monte della traversa con riduzione di velocità e deposito del materiale sabbioso trasportato. La corrente che transita attraverso la bocca tarata aumenta la sua velocità per il funzionamento in pressione della stessa e quindi si verifica ancora trasportato di materiale a valle.
Il funzionamento della cassa ha la finalità prioritaria di permettere la dispersione ed il deposito del materiale sabbioso a monte della traversa, come effetto produce anche un ritardo nel transito del picco di piena a valle con un lieve abbattimento dell’onda di piena. Sarà quindi possibile, inserendo sensori a monte della traversa, attivare meccanismi di allertamento della protezione civile. Nel momento in cui il livello liquido di monte supera la sommità della bocca tarata e quindi il valore di portata a valle inizia a superare quello che in condizioni attuali riesce ad arrivare al mare senza criticità si attiva il sistema di allertamento.
Il margine temporale tra l’avviso di allerta ed il transito dell’onda di piena a valle è limitato, dell’ordine di 15 ÷ 20 minuti, comunque sufficiente per attivare segnalatori acustici che avvertano le persone di recarsi ai piani più alti degli edifici e di allontanarsi dalle zone di basso morfologico e dalle pertinenze idrauliche al fine di scongiurare il pericolo imminente.
Per il sottobacino a monte della traversa la stima di prima approssimazione della portata con tempo di ritorno trentennale è dell’ordine di 21 mc/s, quella con tempo di ritorno duecentennale è dell’ordine di 29 mc/s mentre la stima della portata dell’evento del 7 novembre 2011 è dell’ordine di 40 mc/s.
Il dimensionamento della bocca tarata in corrispondenza dell’alveo inciso è stato impostato sul valore di portata che in condizioni attuali è in grado di defluire a mare senza criticità. Fintanto che il valore di portata in alveo si mantiene sotto tale valore il deflusso avviene indisturbato verso valle e quindi anche il materiale trasportato dalla corrente prosegue indisturbato vero il mare. Il predimensionamento della bocca tarata con ampiezza di 2 m e altezza di 1,5 m determina il transito della portata indisturbata verso valle di circa 7 mc/s, che defluisce a mare senza criticità.
Superato tale valore di portata inizia l’allagamento dell’area a monte della traversa ed il deposito del materiale. Subito prima di raggiungere la quota dello sfioratore di superficie la portata che transita a valle della traversa, fuoriuscendo in pressione dalla bocca tarata, è circa 16 mc/s.
In condizioni attuali i primi punti a maggiore criticità lungo l’asta principale del corso d’acqua sono rappresentati dagli attraversamenti, in particolare quelli in corrispondenza di Via degli Olmi e di Viale Giuseppe Pietri che, con questo valore di portata, entrano in crisi rappresentando punti preferenziali per esondazione con il conseguente interessamento di tratti fluviali di monte.
Raggiunta e superata la quota di sommità dello sfioratore di superficie oltre al deflusso in pressione attraverso la bocca tarata si innesca il deflusso dallo sfioratore di superficie e transita a valle l’intera onda di piena con evidenti esondazioni per insufficienza del reticolo idraulico.
L’apertura della bocca tarata attualmente dimensionata nel modo descritto sopra, sarà suscettibile di ampliamento a seguito della realizzazione degli interventi di riduzione del rischio idrogeologico nei tratti di
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valle, che permetteranno il transito di un maggio valore di portata a mare. A tal fine le modalità realizzative della traversa dovranno consentire l’ampliamento della bocca tarata con interventi di minima entità.
In prima approssimazione si prevede di lasciare un varco nel setto centrale in c.a. di dimensioni di 4 m di ampiezze e 1,5 m di altezza. Questo sarà sezionato in modo da avere, in condizioni attuali, un apertura di 2 m di ampiezza e 1,5 m di altezza per le considerazioni già svolte. Il dimensionamento finale dell’apertura della bocca tarata potrà essere individuato solo dopo la realizzazione degli interventi sul reticolo di valle.
6. Conclusioni
L’evento alluvionale del 7 novembre 2011 ha confermato gli obiettivi da perseguire e le tipologie di intervento già previste nei macroobiettivi del Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Toscana Costa approvato con DCR n. 13 del 25/1/2005, per i bacini dell’Isola d’Elba e non ancora attuate per carenza di risorsa.
Il presente progetto generale a scala di bacino idrografico complessivo ha declinato per il fosso degli Alzi i possibili interventi attuativi di tali obiettivi. In particolare si tratterà di:
− dare attuazione ad imprescindibili interventi di sistemazione idraulico-forestale nelle aree collinari a maggiore acclività così da regolare il regime torrentizio del fosso degli Alzi (si veda la Relazione idraulico-forestale);
− razionalizzare il trasporto solido nelle zone di naturale presenza dei coni di deiezione (briglie e traversa);
− razionalizzare le sezioni di deflusso del corso d’acqua principale e degli affluenti, pesantemente aggrediti dalle urbanizzazioni non sempre razionalmente leggibili degli ultimi decenni, in modo tale da mantenere le acque di deflusso nel corso d’acqua e/o in aree specifiche dedicate al contenimento delle portate in eccesso per eventi con tempo di ritorno almeno pari a duecento anni, valutando comunque anche gli effetti dell’evento avvenuto il 7 novembre 2011.
Per tale necessità di successivo approfondimento valutativo, le aree strategiche ad oggi ancora disponibili a tale fine nella pianura di Marina di Campo debbono, almeno temporaneamente, essere mantenute.
Maggiore sarà la portata che potrà in sicurezza defluire a mare, maggiore sarà la quantità di sedimenti che potranno naturalmente ripascere l’arenile e minore sarà la necessità di garantire adeguati volumi di invaso per le acque di piena.
Comunque è da precisare che il materiale sabbioso in sospensione che si andrà ad accumulare nell’area specificatamente prevista dal presente progetto, così da limitare i danni nelle aree ormai urbanizzate subito a valle della prevista traversa, debbono essere considerate quali materiale di ripascimento dell’arenile. Infatti, questi materiali, per le modifiche antropiche ormai irreversibili prodottesi sino ad oggi, non sono più capaci di raggiungere naturalmente l’arenile e dovranno quindi, previa analisi qualitativa, costituire base per le attività di pubblico interesse connesse al mantenimento della naturalità del litorale di Marina di Campo.
Si conferma poi la necessità di intervenire per la riduzione del rischio idrogeologico non soltanto sui bacini interessati dall’evento alluvionale ma in termini di programmazione sui restanti bacini dell’Isola d’Elba.
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Allegato – estratti di mappa catastale
32
127
1151
285
272
605
625
944
197 9
641
375
282
557
1853
845
274
978
390 02
295
377
280
964
87
312
110
108
1170
287
1929
847
996
B
951
914
310
841
494
1787
445
1131
273
113
958
849
1987
98
985
279
1106
984
281
950
214
361
962
107
179
130
965
491
982
1766ACQUA
318
249
1673
104 8
105
1942
245
147
1192
616
132
903
76
397
117 3
486
1866
1148
2185
961
823
444
858
1940
848
550
148
463
1104
182 1
913
100 8
949
969
409
197 7
370
963
151
307
968
284
1007
179 1
80
464
111 6
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