matteo da perugia e bertrand feragut i due primi maestri di cappella del duomo di milano

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano Author(s): Claudio Sartori Source: Acta Musicologica, Vol. 28, Fasc. 1 (Jan. - Mar., 1956), pp. 12-27 Published by: International Musicological Society Stable URL: http://www.jstor.org/stable/932018 . Accessed: 16/06/2014 01:29 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . International Musicological Society is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Acta Musicologica. http://www.jstor.org This content downloaded from 194.29.185.251 on Mon, 16 Jun 2014 01:29:57 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di MilanoAuthor(s): Claudio SartoriSource: Acta Musicologica, Vol. 28, Fasc. 1 (Jan. - Mar., 1956), pp. 12-27Published by: International Musicological SocietyStable URL: http://www.jstor.org/stable/932018 .

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12 Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano

Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del

Duomo di Milano Claudio Sartori (Milano)

Matteo da Perugia

Matteo da Perugia e il primo Maestro della Cappella musicale del Duomo di Mi- lano. Prima del suo ingresso la Cappella aveva vissuto fin dal 1394 facendo perno sull'organista Monti da Prato 1, ma il vero atto di nascita dell'organismo si pu6 con- siderare la nomina di Matteo, il 3 settembre del 1402. Ora, poiche di questo enigma- tico personaggio dell'Ars Nova nulla si sa al di fuori del suo periodo di vita milanese, non sara inutile conoscere i risultati delle nostre ricerche negli Archivi del Duomo di Milano, i cui documenti stranamente fino a oggi erano stati male studiati. Si potra se non altro sapere tutto quanto ci resta del periodo milanese di Matteo da Perugia, che dovette sicuramente corrispondere al momento della maturita dell'artista.

La biografia di Matteo da Perugia comincia dal suo arrivo a Milano e finisce alla

sua partenza dalla citta. Non si sa quando sia nato, ne quando sia morto. Oriundo

probabilmente di Perugia, come dice il suo nome, a Milano compare nel 1402 e,

dopo qualche assenza temporanea, ne scompare definitivamente nel 1416. I1 resto

si perde nelle brume dei secoli. Di sue composizioni ci rimangono un gruppo di musiche su testo profano fran-

cese con due su testo profano italiano, e 4 Gloria a 3 v., 1 Gloria a 4 v. e il motetto Ave sancta mundi salus a 2 V.2 del gruppo che certamente scrisse per il servizio della

Cappella. Willi Apel ne ha trascritto 22, delle profane, in notazione moderna3 e nelle

poche parole che nella prefazione dedica al loro autore ha trovato modo di riunire due errori in una frase sola4. E' una dimostrazione evidente della necessith di dar notizia di quel poco che di certo si sa su Matteo, anche se stupisce il fatto che nessuno studioso abbia finora sentito il bisogno di fare ricerche pifi attente nei documenti originali conservati con mirabile cura dalla Fabbrica del Duomo di Milano. E' vero che il

primo volume delle Ordinazioni Capitolari dei Fabbriceri del Duomo e andato distrutto in un incendio del 1906, ed era proprio quello che interessava pidi da vicino

1 L'organista Monti da Prato, forse il capostipite della famiglia di organisti e organari di Prato illustrata poi da Matteo da Lorenzo e da Benricevuto, presta servizio per la prima volta nel Duomo di Milano non nel 1395, come e stato sempre affermato, ma nel 1394. Infatti il 10 giugno 1395 un' Ordinazione Capitolare, riportata nel Vol. I, pag. 142 degli Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, dice testualmente che si deve trattare col Monti perche suoni nelle feste di S. Pietro e di S. Giovanni prout sonavit anno proxime preterito cumr uno sotio. 11 che non lascia adito a dubbi di sorta. 2 Codice Estense di Modena Ms. Lat. 568. 3 W. Apel, French secular Music of the late fourteenth Century, Mediaeval Academy of America, Cambridge Massachussetts 1950, pag. 1-30. Sono 4 ballate, 7 virelais, 10 rondeaux e 1 canone.

4 W. Apel, cit. pag. 4: He was a member of the choir of the Cathedral at Milan from 1402 to 1414. Fu invece il Maestro della Cappella ed era ancora in carica nel 1416.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 13

il nostro Musico Matteo perche conteneva le Ordinazioni dal 1390 al 1444. Ma una traduzione e un riassunto delle Ordinazioni pil' importanti ci sono state conservate

dagli Annali della Fabbrica del Duomo5 e da altre fonti che indicheremo man mano, e oltre a queste rimangono altri numerosi documenti ancora non sfruttati nei Libri dei mandati di pagamento, nei Libri dati et recepti, dai quali si possono strappare brani di biografia del primo Maestro di Cappella. Ecco dunque quanto abbiamo rac- colto e aggiunto al gia noto, e quanto abbiamo potuto correggere delle affermazioni

precedenti. Probabilmente l'istituzione della carica di Maestro di Cappella nel Duomo di Mi-

lano si dovette all'interessamento di Pietro Filargo di Candia, arcivescovo di Milano. Infatti questi si insedia nella cattedra milanese nel 1402 e nello stesso anno, la do- menica 3 settembre, i deputati della Fabbrica chiamano in Duomo Matteo da Perugia. Bisogna anche ricordare per6 che solo da poco tempo la cattedrale milanese era entrata, e neppur completamente, in funzione, e che solo dal febbraio del 1400 F'or- ganista Monti, che pur suonava in Duomo fin dal 1394, era stato assunto stabilmente con salario fisso. Comunque il musico Matteo viene chiamato a Milano quando Perugia, la sua citta, e sotto il dominio dei Visconti, e l'arcivescovo Filargo, vorra poi sempre spesso accanto a se il musicista, nel periodo del suo arcivescovado milanese, e forse anche pidi tardi, quando sara fatto Cardinale prima, e poi Papa col nome di Alessandro V, e avra lasciato Milano, la citta che rimpianse, assicurando di essere stato ricco vescovo, povero cardinale, poverissimo papa6. Ma non anticipiamo.

Se Matteo form6 la sua cultura musicale e letteraria in Francia, forse si sara fatto conoscere dal Filargo a Parigi, dove il prelato si era addottorato alla Sorbona. Co-

munque sia il 3 settembre egli viene nominato cantor nel Duomo di Milano. Non si dice ne chi sia ne da dove venga, ma e chiaro che e un laico, che e un professionista e che e un compositore, come sta a indicare il titolo specifico di musichus di cui si

fregia. La deliberazione originale dei Deputati della Fabbrica che recava la sua nomina e andata bruciata, per6 gli Annali della Fabbrica ce ne hanno conservato un riassunto tradotto in italiano dall'originale latino':

Deliberarono assumersi maestro Matteo da Perugia musico in qualita di cantore collo stipendlo di fiorini 48, da pagarsi ratealmente di mese in mese, coi seguenti patti: che col camice, in ogni festa solenne, debba intervenire agli ufficii delle messe e dei vesperi, unitamente ai signori ordinarli, in detta chiesa, e cantarvi, onorandone il coro con dolci melodie: che gli si assegni un luogo idoneo nella

dciesa, cioe nel palazzo esistente presso la facciata della stessa, e quivi debba insegnare la musica a tutti quelli che vogliono imparare, vietatogli per6 di tener scuola altrove in questa citta; che l'una o I'altra delle parti non volendo continuare in questo contratto debbano premunirsi un mese prima; che debba insegnare gratuitamente l'arte musicale a tre fanciulli idonei prescelti dai deputati.

E che tale traduzione sia fedele al testo originale distrutto, lo testimonia un foglio a stampa del luglio 1685: Notizie antiche dell'introduttione d'Organista e Musici

5 Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dall'origine fino al presente pubblicati a cura della sua Amministrazione, Milano G. Brigola 1877-1885: Vol. 6, 2 di Appendici e 1 di Indici. 6 N. Mal 1 v e z z i, Alessandro V Papa a Bologna, Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna, 1891, pag. 374. 7 Vol. I, 1877, pag. 252.

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nella Metropolitana di Milano8 che riproduce parte della deliberazione originale in latino:

Quod ipse Magister Matheus cumi habitu, videlicet camisia, singulis festis solemnibus intersit offi- ciis Missarum et Vesperorum eiusdem Ecclesiae una cum dominis Ordinariis ibique biscantet, chorum-

que eiusdem Ecclesiae dulcibus melodijs honoret.

Mentre altri frammenti della deliberazione originale riproduce anche il Nava 9. Quanto al titolo che non esiste nella deliberazione consigliare, lo troviamo invece

nei Libri dei mandati, dove ogni volta che si fa un versamento a Matteo lo si chiama

Magister. Ad ogni modo le sue funzioni erano ben precise, ed erano appunto quelle di un maestro di cappella dell'epoca: discantator innanzi tutto (cioe cantore in con-

trappunto, e in questo senso crediamo vada inteso I'obbligo di onorare con dolci melodie il coro), insegnante di musica in una scuola pubblica aperta a chiunque

voglia frequentarla, e maestro di canto a tre fanciulli particolarmente dotati, scelti

dai deputati, destinati evidentemente a sostenere il ruolo di voci bianche nella cap-

pella. Inoltre se ci manca il testo originale della nomina in servizio di Matteo,

abbiamo invece il documento originale del primo versamento di stipendio al maestro

di cappella. Stranamente il musico non viene pagato subito per6, per le sue prestazioni, ma debbono passare ben sette mesi dalla sua nomina prima che egli possa ricevere

il primo stipendio, con gli arretrati naturalmente. Infatti il Liber viridis dati et recepti del 1403 (N. 71) al fol. 131 v. per la prima volta iscrive nei ruoli dei pagamenti Matteo da Perugia con questa annotazione del mese di marzo:

Item magistro Matheo de perusio musicho pro eius solutione sallarii eius ad computum f. IIII in mense mensibus VII inceptis primo septembris proxime preteriti et finitis die ultimo suprascripto martii suprascripti in toto dentur 1. XVIII s. IIII pro debito quod habet cum fabrica scripto ei in

credito in libro piloxo debitorum et diversorum prestantium anni proxime preteriti et scriptum in folio de nota per bullectam prefatam scriptam ei in credito in libro azuro scripto in folio, 1. 19, s. 4.

Per I'amministrazione della Fabbrica Matteo era dunque considerato in servizio a

partire dal 1 settembre 1402, con lo stipendio di 4 fiorini al mese. Stipendio che per6 gia nel marzo del 1403 viene aumentato a 4 fiorini, 3 lire e 6 soldi10 segno indubbio

della soddisfazione dei Deputati per le sue prestazioni. Era tuttavia uno stipendio che testimoniava che il musico Matheus de perusio a Milano era valutato meno dell'

organista Monti da Prato, che nello stesso 1403 percepiva sei lire, tredici soldi e 4

s Archivio di Stato di Milano, Autografi, Cart. 93. Una copia ms. del sec. XVII conservata nella

Bibl. Ambrosiana di Milano (segn.: P/245 Sup.).

9 Ambrogio Nava, Memorie e documenti storici intorno alle origini, vicende e riti del Duomo di Milano, Milano 1854, pag. 137, dove troviamo la motivazione della nomina del Maestro di Cappella

(Considerantes placationem divinae majestatis, more gerarchico, nullis vocibus pro popullo huius

Almae civitatis obtinendam), lo stipendio di Matteo (florenos quadraginta octo in moneta argento

singulo anno), le sue mansioni (biscantare et honorare Ecclesiam canthilenis et dulcibus mellodiis) e l'obbligo di insegnare supra pallatio existenti prope faciem majoris Ecclesiae, omnibus eam adiscere volentibus et alibi scolas tenere non debeat in hac civitate. 10 Archivio del Duomo, Liber dati et recepti del 1403 N. 71, c. 131 v.: marzo 1403. Magistro Matheo de perusio musicho pro eius solutione sallarii ad computum f. 4, 1. 3, s. 2 singulo mense. Stipendio

regolarmente versato ogni mese del 1403 e del 1404. Cfr. Liber rationum magistrorum del 1404 N. 72

e Liber dati et recepti del 1404 N. 73, alle voci dei singoli mesi.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 15

denari al mese. Bisogna per6 anche ricordare che in questi anni la Fabbrica scarseg- giava di denaro 1.

In questo anno, se dobbiamo far fede al Naval2, incominciano i primi screzi. 11 musico deve aver trascurato qualche funzione, poiche lo si minaccia di trattenergli sul salario sedici soldi per ogni assenza. E la minaccia ebbe forse il suo effetto e le assenze non dovettero ripetersi, fatto si e che invece nell'aprile dell'anno seguente 1405, i deputati stabiliscono di aumentare lo stipendio di Matteo con un sussidio supplementare di due fiorini al mese per sei mesi pro aliquali subventione ... vigente praesenti carestia13. Era incominciato il flagello dell'epoca: la carestia prima, la

peste poi. Si diffonde il morbo per la citta, fuggono i cittadini e la maggior parte degli Ordi-

narii lascia la Chiesa e il servizio. I pochi coraggiosi Deputati che rimangono in citta

prendono la deliberazione curiosa di sopprimere lo stipendio dell'organista e del maestro di cappella in data 8 giugno 1405:

Attenta gravi et periculosa contagione epidenmiae praesentialiter vigente in hac civitate Mediolani

... Attento quod magister Mons de Prato sonator organorum fabricae, et Matheus de Perusiis musicus, ab ea fabrica salariati, propter absentiam dominorum ordinariorum causa et metu morbi praesentialiter vigentis in hac urbe Mediolani, non habent causam sese exercendi in servitiis dictae fabricae, provisum fuit quod cessent eorum salaria donec aliter providebitur, q uia maxime qui non laborat manducare non debet14.

Curiosa deliberazione che tentava di mettere in esecuzione il detto popolare Chi non lavora non mangia, ma che non dovette divenire esecutiva, probabilmente per

l'opposizione degli altri Deputati al loro ritorno in sede. Infatti il Libro delle uscite

per il 1405 registra regolarmente i versamenti degli stipendi mensili per tutto I'anno, senza alcuna interruzione, sia all'organista che al musico e anzi ne risulta che al musico viene mantenuto il sussidio di caro-vita dei due fiorini supplementari al mese, anche allo scadere dei sei mesi previsti15. E il sussidio continua ad essere versato

regolarmente fino a tutto I'agosto del 140616, cosicchl in questi anni Matteo da Perugia percepiva uno stipendio mensile di lire sei e otto soldi, pidi il sussidio di tre lire e quattro soldi, per un totale dunque di L. 9 e s. 12. La sua paga veniva quindi ora a superare di pochi denari quella dell'organista, che percepiva maggiore stipendio, ma

11 Nell'ottobre del 1404 la Fabbrica aveva dovuto sospendere i lavori delle vetrate per mancanza di denaro, cfr. Annali, Vol. I, pag. 263, testualmente: attenta praecipue praesenti et maxima indigentia. 12 A. Nava, op. cit. pag. 143. 13 Annali, Vol. I, pag. 268: 22 aprile 1405, mercoledi. Provisum fuit quod ultra salarium pro aliquali subventione magistro Mathaeo de Perusiis, de denariis fabricae dentur ipsi magistro Mathaeo flor. 2 quolibet mense, vigente praesenti carestia, usque ad sex menses proximos futuros. 14 Annali, Vol. I, pag. 268: lunedi 8 giugno 1405. 15 Liber dati et recepti del 1405 N. 73. A c. 187 v.: Datum die ultimo mensis decembris magistro Matheo de perusio musicho pro subventione et adictione eius sallarii occaxione carastie presentialiter vigentis et queviget in subsidio vivendi ultra eius sallarium solitum flor. 4 in mense pro mensibus tribus inceptis die primo mensis octobris proxime praeteriti et finitis die suprascripto ultimo decembris ad computum flor. 2 in mense et hoc secundum deliberationem factam in pleniori consillio dicte fabrice die XXII mensis aprilis proxime praeteriti vigore unius mandati facti et subscripti die XVIII martii, 1: 9, s. 12. "s Liber dati et recepti del 1406 N. 83.

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minore sussidio (L. 6, s. 13 e d. 4 di stipendio, pidi L. 2, s. 18, d. 8 di sussidio, totale: L. 9, s. 11, d. 8), poiche anche a Monti da Prato si versava un caro-vita di carestia.

Ma il nostro Matteo, anche se inoperoso, era rimasto in citt durante la pestilenza, a sfidare il morbo? Probabilmente no. E' fin" troppo facile supporre che fosse stato accolto presso I'Arcivescovo suo amico. probabilmente a Pavia, dove questi spesso risiedeva. E infatti, se la sua assenza da Milano si pu6 solo supporre per il 1405, e invece certa per buona parte del 1406, fin dal principio dell'anno. I1 Maestro,

fuggito a Pavia, doveva trovarsi cosi bene presso il suo Arcivescovo, da rimandare continuamente il ritorno in sede. Tanto e vero che il Libro delle entrate e delle uscite del 1406, N. 83, sospende i versamenti dello stipendio mensile al musico a partire dall'agosto. E si badi che l'assenza di Matteo da Milano datava da ben prima e che la deliberazione punitiva dei Deputati venne come conseguenza di una assenza che si

protraeva ormai da molti mesi. Nel 1406 siamo dunque certi, e lo vedremo, che Matteo abitava presso il suo

Arcivescovo a Pavia. Sara dunque opportuno dedicare qualche parola a questo prelato. Pietro Filargo di Candia, arcivescovo di Milano, proprio nel 1405 era stato creato Cardinale da Innocenzo VII. Era il periodo dell'ascesa pidi fortunata del futuro Papa Alessandro V. Nato a Candia verso il 1340, dopo aver studiato probabilmente a

Padova, Oxford e Parigi, dopo aver condotto a termine una missione in Lituania, aveva ottenuto una cattedra all'Universita di Pavia. Diventato consigliere di Gian

Galeazzo Visconti e suo ambasciatore, gli aveva ottenuto il titolo di Duca di Milano

nel 1395 dall'Imperatore Venceslao, e alla morte del suo Duca si era trovato a capo del consiglio di tutela dei figli minorenni di lui. Vescovo di Piacenza nel 1386, di

Vicenza nel 1388, di Novara nel 1389, si era insediato a Milano nel 1402 ed era

stato insignito della porpora cardinalizia nel 1405. Potente e ricco, umanista e me-

cenate, in quest'epoca tiene corte bandita, con quaranta servi rivestiti tutti di eguale livrea, dando molto tempo ai conviviali piaceri7.

Non e dunque difficile supporre che in tanto splendore ed opulenza, il porporato, che era un dotto umanista, desiderasse istituire una propria cappella cardinalizia,

e probabilmente a Pavia, dove risiedeva pii volentieri che a Milano. La egli chiama

presso di se il Musico Matteo, che gli e particolarmente devoto, e che non esita ad

abbandonare il servizio del Duomo, per cosi lungo tempo che i Deputati della Fabbrica

si vedono costretti, per regolarita amministrativa, a sospendergli lo stipendio nel

luglio del 1406. Ma fu un tentativo di saggia economia subito abortito, perche gia la domenica

4 luglio i Deputati debbono piegare il capo ai desideri dell'Arcivescovo, al quale

naturalmente Matteo si doveva essere subito rivolto in cerca di protezione e di aiuto

contro la deliberazione della Fabbrica. Con queste parole gli Annali traducono il testo

originale latino della deliberazione distrutta dall'incendio:

Per riverenza al reverendissimo padre e signore Pietro (Fi I a r g o, I 'A r c i v es c o v o ), per la

divina misericordia cardinale prete del titolo della basilica dei 12 Apostoli, legato della chiesa ed arci-

17 N. Malvezzi, op. cit. pag. 374.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 17

vescovado di Milano, giusta la richiesta fatta per parte sua dal maestro Matteo da Perugia salariato della fabbrica, provvidero e deliberarono di pagare al prenominato maestro Matteo it salario anche pet tempo in cui rimase o rimarra in Pavia a servizio del predetto signor cardinale s.

Frase ultima che il Nava riporta nel testo originale: pro tempore quo Papiae stetit

cumr Dorm. Cardinali, occupatus ad servitium ipsius e anche pro illo tempore quo con- tingit esse in servitiis prefati Dom. Cardinalis ibidem Papiae seu in Partibus istist9 II che vuol dire che la domanda di Matteo, appoggiata dal Cardinale, lasciava pre- vedere che le assenze del musico dal Duomo sarebbero state frequenti e probabilmente continuate anche per il futuro.

Non c'era nulla da fare. E i Deputati, apparentemente piegano la testa ai desideri del Cardinale e la questione sembra risolta. Ma non era che un armistizio: i Depu- tati sapranno abilmente aggirare l'ostacolo e riusciranno ugualmente a fare l'economia desiderata. Intanto per6 gli stipendi del musico, sempre aumentati del caro-vita, si badi bene, tornano a correre regolarmente per tutto il 1406 e per i primi mesi del 1407 20.

Ma nel luglio di quest'anno i Deputati, che evidentemente non si erano rassegnati a dover pagare un salariato che non prestava servizio in Duomo, ma dedicava la sua attivita ai piaceri privati dell'Arcivescovo, riprendono la questione molto abilmente da tutt'altro punto di vista. Prendono dunque essi a pretesto, vera o immaginaria che fosse (oggi non possiamo pid' dirlo) una supplica di molti cittadini milanesi, affinche sia soppresso il posto del musico maestro Matteo da Perugia, ed impiegatone il salario di mensili fior. 6, in qualche cosa piiu necessaria e pi' utile per la fabbrica21. La ri-

presentazione della questione era molto abile: non si faceva infatti affatto menzione che lo stipendio del musico era versato inutilmente perche questi non prestava ser- vizio in Duomo (e proprio questo silenzio sulla realti di fatto della mancanza del Maestro induce a sospettare che la supplica fosse immaginaria, o presentata dagli stessi Deputati che l'avevano stesa diplomaticamente), ma i Fabbriceri fingevano di essere costretti dall'opinione pubblica a rivedere la questione nientemeno che dalle basi, mettendo addirittura in discussione la necessita dell'esistenza di un maestro di cap- pella in Duomo.

Di fronte a un tale quesito essi potevano anche assumere una nobile posizione, che il Cardinale non poteva approvare. Infatti essi deliberano: doversi mantenere al suo posto il detto Perugino, salvo a ridurre il salario da fior. 6 a 4, pel riflesso che esso e mantenuto di cibo e bevanda dal reverendo signor Cardinale22. Supplica e deliberazione sono insomma un vero capolavoro di ipocrisia, o di abilitat politica e amministrativa, se si preferisce. I Deputati assumono infatti il ruolo di difensori della musica e del musico perfino di fronte all'opinione pubblica contraria, e si limitano,

18 Vol. I, pag. 273. 'o. Op. cit. pag. 54. 20 Dal Registro di spese varie del 1406 N. 82 e dal Liber solutionum del 1407 Nr. 86 risultano versati per tutto il 1406 e dal gennaio al luglio del 1407 gli stipendi di Matteo in ragione di L. 9 e s. 14 (caro-vita compreso). 21 Annali, Vol. I, pag. 283: 21 agosto 1407. 22 Ibid.

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quasi costretti, per accontentarla, a diminuire lo stipendio di Matteo (cioe a togliere il sussidio di caro-vita), in quanto e mantenuto dall'Arcivescovo, e tutti sapevano con quale larghezza. Col che, senza parere, sottolineavano alle orecchie del Cardinale,

che di diplomazia se ne intendeva, che il maestro di cappella del Duomo viveva abitualmente presso I'Arcovescovo, ma si dimostravano nobilmente generosi e obbe- dienti continuando a mantenergli uno stipendio, anche se decurtato, solo per dare un

contentino ai cittadini milanesi che vedevano di malocchio la spesa vana. Insomma

era un modo abilissimo per non irrigidirsi sulle proprie posizioni legittime, ma per ottenere ugualmente quanto desideravano, costringendo il Perugino, come viene chia-

mato Matteo per la prima volta, a prendere egli stesso la decisione da loro desiderata:

di abbandonare cioe per dignita il posto di maestro di cappella, ai cui doveri si era

ormai sottratto.

E la manovra riesce perfettamente. Immediatamente infatti, il 25 luglio, Matteo

si rifiuta di mantenere i suoi obblighi alle nuove condizioni e il Liber dati et recepti del 1407, N. 86 a c. 97 registra:

Die 6 sept.-Item pro eius sallario dierum XXV finitorum die XXV augusti proxime preteriti ad

computum consuetum sibi in mense secundum additionem alliarum factam ipsi eius sallario de flor. duobus in mense finito eius offitio et sallario dicto die XXV augusti facta de hoc sibi notitia de eius

cassatione die lune XXV Jullii proxime preteriti quia noluit servire inde in an tea pro sal-

la rio flo r, 4 secundum formam per inde factam die III septembris 1402.

Cioe si mantiene perfettamente fede al patto del 3 settembre 1402, il patto di

assunzione: Matteo si rifiuta di servire con una diminuzione di stipendio il 25 luglio;

i Deputati accolgono le sue dimissioni e gli pagano gli stipendi regolarmente fino

a tutto il 25 luglio, aggiungendo il mese di preavviso stabilito dalle condizioni di

assunzione, fino a tutto il 25 agosto 1407. Ecco dunque la vera ragione della prima

interruzione dei rapporti fra Matteo da Perugia e la Fabbrica del Duomo.

Che si trattasse poi di una manovra organizzata da parte dei Deputati lo dimostra

ii fatto che immediatamente, il 21 agosto 1407, questi per rendere pir•

efficace la

musica nelle officiature, perch1e troppo poco il maestro Matteo da Perugia (tanto

pir% che se ne era gih andato) e la voce di uno e voce di nessuno (tanto piii quando

quell'uno tace!), provvedono a nominare altri due cantori sacerdoti, i quali debbano

simul et non divisim, cum habitu videlicet camiso, singulis diebus solemnibus interesse

officiis divinis missarum et vesperorum in eadem Ecclesia maiori Mediolani cele-

brandis, una cum Dominis Ordinariis dicte Ecclesie deputatis, sive deputandis, et ibi

memoratam Ecclesiam cantibus et melodiis honorare23. Dovevano inoltre insegnare

l'arte musicale a tutti quelli che la vogliono imparare, in quel palazzo esistente presso

la facciata della chiesa24 (probe faciem Ecclesiae ubi morabatur Perosinus) 25. Ai due

saranno date in ogni anno le pelande, ossia ii panno necessario per le stesse, del

23 Annali, Vol. I, pag. 283. La parte del testo originale latino e conservata dal cit. Ms. dell'Ambro-

siana (P. 245. Sup.), Notitie antiche dell'Introduttione d'Organista ecc. 24 Annali, Vol. I, pag. 283. 25 A. Nava, op. cit. pag. 15 8.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 19

valore di fior. 48 26. Insomma i due sacerdoti, di cui si tace il nome, assumono dividen- dosele fraternamente, tutte le mansioni di Matteo da Perugia, senza assumerne anche ii titolo, poiche difficile era dividere anche quello.

Quanto al nostro Matteo, e evidente che se lascia libera anche la sua casa di abitazione, se ne e andato oltre che dal Duomo anche da Milano. Ma dove? Non si sa. Pero non e azzardato supporre, come e gia stato fatto, che, riparato presso il suo Cardinale, I'abbia poi seguito nelle fortunose vicende che l'attendevano in quegli anni.

II Filargo infatti lascia la sua residenza, dove non ritornera piCi, al principio del 1408 e nell'aprile giunge a Bologna, dove si incontra con il Cardinale legato Baldassarre

Cossa, che sara prima suo grande elettore, e che sara poi sospettato di averne tramato la morte. Insieme i due cardinali decidono di por fine al grande scisma fra il Papa romano e il Papa avignonese e, come primo atto, di scuotere l'obbedienza ai due Papi, e di indire un Concilio a Pisa. Insieme i due vanno a Pisa il 12 agosto 1408. 11 25 marzo 1409, dopo quasi un anno di preparazione il Filargo pu6 inaugurare i lavori del Concilio di Pisa con la sua allocuzione. Il Concilio decide la destituzione dei

due Papi rivali, Gregorio XII e Benedetto XIII, e il 7 luglio 1409 il Filargo stesso

e eletto Papa. Incoronato nella cattedrale di Pisa, assume il nome di Alessandro V e, mentre Attendolo Sforza e Braccio da Montone gli conquistano Roma, muove da

Pisa a Prato, poi a Pistoia e quindi a Bologna, dove lo attira e lo trattiene Baldassarre

Cossa, impedendogli di raggiungere Roma che lo aspetta. Giunge presso Bologna il 6 gennaio 1410 ed entra in citt' con gran pompa di ricevimento il 12 gennaio. In Bologna vive e regna per i primi quattro mesi del 1410. Poi muore improvvisamente il 3 maggio, forse avvelenato per ordine del Cossa, che gli succedera col nome di Giovanni XXIII, ed e sepolto nella chiesa di S. Francesco.

Matteo da Perugia segui il suo Arcivescovo e il suo Papa in questi anni gravi di avvenimenti? Nino Pirrotta crede che si. E suggerisce anzi che Papa Alessandro V abbia tenuta una Cappella papale in Bologna, della quale Matteo avrebbe fatto parte insieme a Magister Zacharias, che sara piCi tardi cantore di Papa Martino V. Cappella che avrebbe dovuto continuare a rimanere in funzione e sempre a Bologna, con Papa Giovanni XXIII, successore di Alessandro V. Di questa cappella sarebbe rimasto come documento unico probatorio il Codice MS. Lat. 568 della Biblioteca Estense di Mo-

dena, che raccoglie appunto le composizioni a noi note di Matteo da Perugia, con

quelle di Zacharias27. I1 che pu6 anche essere vero, per quanto ci sembri poco pro- babile che Alessandro V, che viveva in istrettezze, e che a Bologna doveva considerarsi solo di passaggio, avesse modo, tempo e mezzi per istituire o conservare una Cappella. Forse e piui facile pensare che alle cure di una Cappella vera e propria si potesse

20 Annali, Vol. I, pag. 283. 27 N. Pirrotta, Dulcedo et subtilitas nella pratica polifonica franco-italiana al principio del '400, Revue Belge de Musicologie, Vol. II, fasc. 3-4, pag. 125, n. 1. Precedentemente il Pirrotta stesso aveva supposto una provenienza napoletana del Cod. 568 (11 codice estense lat. 568 e Ia musica francese in Italia al principio del 400, Atti della R. Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Serie IV, Vol. V, p. II), ma aveva poi egli stesso negato I'esistenza di una scuola polifonica napoletana (Scuole polifoniche napoletane durante il sec. XIV: Di una pretesa scuola napoletana, Collectanea Historiae Musica I, Firenze Olschki 1953, pag. II).

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20 Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano

essere dedicato a Pisa, dove rimase quasi un anno, dall'agosto del 1408 al luglio del 1409, e dove si sara preoccupato di rivaleggiare di magnificenza con gli altri Cardinali del Concilio. Ma a noi sembra che si dovrebbe addirittura abbandonare

l'ipotesi di una Cappella papale per risalire invece all'epoca della residenza a Pavia del Filargo. Sappiamo che allora il Filargo era ricco e potente, sappiamo che aveva chiamato presso di se Matteo distogliendolo dal Duomo di Milano. Niente di pii facile che avesse riunito altri musici intorno a Matteo da Perugia e che a Pavia

avesse costituito una Cappella cardinalizia anzichd papale di cui il Ms. Lat. 568 di

Modena potrebbe essere I'ultimo resto. Quanto alla sua residenza bolognese, sap-

piamo che nel breve periodo si svolsero solo due grandi feste: il 2 febbraio 1410 e il

2 marzo (benedizione della rosa d'oro), ma le cronache non parlano di partecipazione alle feste di una cappella papale. Mi pare quindi che parlare di una Cappella di Papa Alessandro V sia un poco azzardato. Se mai si potra invece supporre che gli fosse

rimasto accanto il solo fedelissimo Matteo da Parugia, che potrebbe aver raccolto per il suo svago il Cod. Estense Lat. 568, aggiungendovi le composizioni sue, se proprio si vuole ascrivere a questi anni il manoscritto e non lo si vuol far risalire a qualche anno prima e datare da Pavia.

Comunque sia Alessandro V muore il 3 maggio 1410, ma di Matteo non sappiamo ancora nulla. Che sia rimasto al servizio del Papa bolognese che successe ad Ales-

sandro V, il Cardinal Cossa nominato Giovanni XXIII? Pu0 anche darsi, per quanto se ne possa dubitare, per la buona ragione che Giovanni XXIII si diceva insistente-

mente che avesse fatto avvelenare il suo predecessore. Ma la fedelta ai morti non era

molto professata nell'epoca. E una cosa e certa, che di Matteo da Perugia ritorneremo

ad avere notizie da Milano proprio in quell'anno 1414, nel quale Giovanni XXIII

si vedra costretto a indire il Concilio di Costanza, dal quale uscira deposto.

Intanto a Milano, nel Duomo, al Musico laico, come s'e detto, si era preferita la

soluzione della nomina dei due sacerdoti che si dividessero le mansioni del maestro

di cappella e soprattutto che cantassero contemporaneamente nelle funzioni. Ma e

soluzione di breve durata e senza conseguenze. Nel 1411 infatti si ritorna alla

nomina di un solo Musico, pur rivolgendosi ancora a un sacerdote.

A partire dalla meta di ottobre del 1411 la carica di maestro di cappella con tutti

gli attributi noti e specificati, ma senza il titolo, e affidata al sacerdote Ambrosino

da Pessano, ricompensato con due fiorini al mese (pari a lire imperiali 3 e soldi 4).

La differenza fra lo stipendio di prete Ambrosino e quello dell'organista e di Matteo

e data dal fatto che sicuramente, come sacerdote, questi godeva di qualche beneficio

ecclesiastico.

Prete Ambrosino deve cantare, istruire il coro, tenere scuola pubblica di musica.

E regge in tal modo la cappella, da solo, fino all'8 maggio del 14142.

28 Annali, Vol. I, pag. 313 e Liber solutionum del 1412, N. 107, c. 81, nonche Liber dati et recepti

del 1412, N. 103, c. 35 v. 11 Liber soLtionum del 1413, N. 109 e il Liber dati et recepti del 1414,

N. 113 attestano i versamenti di stipendio a prete Ambrosino per i due anni 1413 e 1414.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 21

In tale data assistiamo all'improvviso ritorno sualla scena milanese di Matteo da

Perugia. Come al suo primo arrivo in citta, anche nel 1414 non si sa di dove venga e dove abbia trascorso i quattro anni seguiti alla morte del suo Papa Alessandro V. Con tutta semplicita, con la solita formula (per maggior ornamento del divin culto, ed affinchei si aumenti la devozione nei cuori dei fedeli, come traducono gli Annali29) i Deputati decidono di assumere come maestro di canto Matteo da Perugia. Nell'ordi- nazione che lo riguarda non si fa cenno alcuno al passato e ai ben noti incidenti, ma invece nel Liber dati et recepti del 141430 le trattative nuovamente intercorse tra Fabbrica e Maestro lasciano qualche traccia. Qui si specifica infatti che dominus

Matheus de perusio musichus et dischantator nel giorno di martedi 26 giugno si e

incontrato con tre deputati, e precisamente con l'Abbate di S. Ambrogio, Luigi da Gallarate e Giorgio Lanezi, negotiorum magister e notarius della Fabbrica, e ha pro- messo di servire, bone et fideliter la Fabbrica alle stesse identiche condizioni stipu- late al suo primo ingresso nel Duomo, il 3 settembre del 1402, ma con il salario au- mentato a sei fiorini al mese, invece di quattro. Cosi Matteo riprende servizio esatta- mente il giorno 29 giugno del 1414, per le solenni funzioni del giorno di S. Pietro un venerdi. Ma la sua riassunzione non fa allontanare prete Ambrosino, che gli rimane a fianco.

29 Annali, Vol. II, pag. 11: Martedi 8 maggio 1414. Per maggior ornamento del divin culto, ed

affinchk si aumenti la devozione nei cuori dei fedeli, deliberarono doversi assumere Matteo di Perugia, maestro di canto, per cantare nella celebrazione dei divini officii, con quella retribuzione che verra determinata da tre deputati a ci6 eletti. 30 Liber dati et recepti del 1414, N. 114, c. 78 v.: D. Matheus de perusio musidchus et dischantator qui se die martis XXVI mensis junii proxime praeteriti se convenit cum venerabili viro domino Abbati sancti Ambrosii vicario reverendissimi domini archiepiscopi Mediolani necnon domino Aluysio de gallarate et Georgio Lanczio negotiorum magistro fabricae ecclesiae almae Virginis Mariae maioris notario ipsius fabricae et bone et fideliter servendo fabricae pertractato inter ipsos singulis diebus festivis solemnibus una cum dominis ordinariis et aliis clericis offitiis Missarum et vesperorum eidem ecclesiae dulcibus mellodiis honorare praefatam ecclesiam et cumr symillibus pactis et conventionibus quibus alias ipse convenit cumr praefata fabrica seu deputatis ab eundo de anno curso 1402 die tertio mensis septemnbris et quae pacta sunt anotata in libro primo fabricae in folio CCCXX. Tam cum sallario flor. 6 singulo mense per ipsum dominum Matheum percipiendorum a praefata Fabrica seu

deputatorum ad eandem. Incipit hiusmodi sallarium suum die veneris XXIX mensis Junii proxime praeteriti in festo Sancti Petri apostoli quo die cepit servire praefatae fabricae usque ad beneplacitum dominorum deputatorum. Lo stesso si repete nel Liber solutionum del 1414, N. 113, c. 88r.: M. Matheo de perusio discantori in ecclesia maiori Mediolani et qui die martis XXVI mensis junii proxime praeteriti se convenit curm venerabili viro domino abbati Sancti Ambrosii vicario reverendissimi domini archiepiscopi Mediolani necnon Aluisio de gallarate et Georgio de Laneziis negotiorum gestori fabricae ecclesiae venerabilis dominae sanctae Mariae maioris Mediolani nomine ipsius fabricae de bone et fideliter serviendo fabricae praetactae, interessendo singulis diebus festivis solemnis una cum dominis ordinariis et aliis ordinariis clericis in offitiis missarum et vesperorum eiusdem ecclesiae dulcibus melodiis honorando praefatam Ecclesiam et reverentia Domine Marie et simtilibus pactis et conventionibus quibus alias se convenit cum praefata fabrica seu deputatis ad eandem de anno suprascripto 1402 die dominicho tertio mensis septembris et quae pacta sunt anotata in libro primo fabricae in folio CCCXX. Tamen cum sallario flor. sex singulo mense per ipsum magistrum Matheum percipiendum a prefata fabrica seu deputatorum ad eandem et incipiendo huiusmodi sallarium suum die veneris XXIX mensis junii proxime praeteriti in festo sancti petri apostoli quo die cepit servire praefatae fabricae usque ad beneplacitum dominorum deputatorum ut in conventione.

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22 Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano

Arricchita dunque di ben due dischantatores, la Cappella del Duomo di Milano

procede per tutto il 1414 e il 1415. Sono i due anni di maggior splendore di questo periodo delle origini: all'organo siede Monti da Prato, aiutato da Zillio da Pioltello, fra i cantori levano le loro voci Matteo da Perugia e Ambrosino da Pessano. Ma tale ricchezza e di breve durata. Gia l'anno seguente tutto improvisamente si sfascia e la bella compagine si disperde.

In quel fatale 1416 l'organista Monti da Prato, ottiene prima un congedo per recarsi a casa sua per affari di famiglia, ritorna poi per breve tempo, ma nell'agosto lascia definitivamente il Duomo per ignota destinazione. Quanto a Matteo da Perugia il 1416 deve essere stato nuovamente un'annata burrascosa. Il1 Liber solutionum del

1416, N. 122, assicura che gli stipendi mensili gli sono stati versati dal gennaio al

maggio compreso, ma il Liber dati et recepti dello stesso 1416, N. 124, corregge invece

che lo stipendio e stato versato a Maestro Matteo solo fino al giorno 8 di aprile, nel

qual giorno se ne era andato 31. Il mese in pii di paga che troviamo segnato nel Liber

solutionum potrebbe corrispondere al mese di preavviso che spettava al Maestro per il vecchio contratto del 1402. Senonche troviamo invece al 31 ottobre testimoniato

un ultimo versamento a Matteo dello stipendio del mese di agosto del 1416 32. Quindi, sia pure con qualche interruzione, Matteo da Perugia e presente a Milano fino

all'agosto del 1416, e probabilmente vi ritorna nell'ottobre per ritirare le sue ultime

spettanze. Dopodiche scompare definitivamente e non si trova pidi traccia di lui. Da

notare il fatto singolare che lascia il servizio nello stesso mese dell'organista Monti,

il che non dovrebbe essere dunque semplice coincidenza, ma potrebbe forse corrispon-

dere a una chiamata comune dei due artisti in altra sede. Ma quale? Impossibile ris-

pondere. Per% di Matteo i registri del Duomo parlano ancora, e a questo punto la perdita del

primo volume delle Ordinazioni si rivela davvero irreparabile. Infatti gli Annali (Vol.

II, pag. 26), in data 13 gennaio 1418, testimoniano che Ambrosino da Pessano maestro di canto, chiede un aumento di salario, facendo presente che Maestro Matteo

da Perugia, prima di lui, riceveva fior. 6. 11 che non e niente di strano. Ma il fatto

strano e interessante e invece il modo nel quale Ambrogio Nava riporta la stessa

Ordinazione. Scrive il Nava33: II 13 gennaio 1418 m or iva Matteo da Perusio, detto

anche Perusino, celebre cantore e veniva eletto prete Ambrosino da Pessano con soli

2 fiorini al mese. Questi si lamenta e viene aumentato a 3 fiorini mensili. Ora dove

ha preso il Nava questa notizia della morte di Matteo? che invece non risulta affatto

31 Liber dati et recepti del 1416, N. 124, c. 152 v.: Magistro Matheo de perusio biscantori pro eius salario primorum octo dierum presentis mensis aprilis finitorum dicto die VIII ipsius mensis q uo

recessit, ad computum f. VI in mense, 1. 2, s. 8. 11 quo recessit, sta ad indicare che Matteo se ne era

andato di sua volonta. Se I'avessero licenziato, il cancelliere avrebbe scritto che era stato cassus. 32 Liber dati et recepti del 1416, N. 124, c. 113 v.: 31 ottobre. Magistro Matheo de perusio biscantori

in ecclesia maiori Mediolani pro eius salario mensis augusti proxime praeteriti ad computum consuetum

fl. 6 singulo mense vigore mandati facti et subscripti per praefatos dominos, 1. 9, s. 12.

3S A. Nava, op. cit. pag. 190.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 23

dalla traduzione dello stesso passo fatta dagli Annali 34? Potrebbe darsi che nella Ordi- nazione originale, che non ci e pervenuta data la distruzione del volume nell'incendio, accanto al nome di Matteo esistesse un quondam, il che ne avrebbe stabilito il decesso, e fosse magari anche scritto abbreviato, in modo da sfuggire facilmente all'attenzione del traduttore degli Annali, mentre il Nava l'avrebbe giustamente tenuto in con- siderazione.

Purtroppo perb non abbiamo nessun modo di verificare la cosa. Bisognerebbe fare assolutamente fede al Nava. E invece, mentre di solito costui e abbastanza accurato, questa volta il suo testo risulta alquanto approssimativo e per di piui il Nava sbaglia affermando che Ambrosino veniva eletto solo nel 1418, mentre sappiamo che era gia in carica fin dal 1411. Cosi, proprio quando ci occorrerebbe che il Nava dimostrasse la piu scrupolosa esattezza, questi ci delude e ci lascia perplessi, giustificando tutti i dubbi e i sospetti a proposito della notizia della morte di Matteo che e il solo a

porgerci. E vien fatto di non credergli. Ma in questo modo, nella situazione attuale, il

problema rimane insolubile. Potrebbe darsi che nel 1418 fosse giunta notizia a Milano della morte di Matteo, come potrebbe anche darsi invece che Ambrosino facesse un

semplice riferimento casuale al periodo in cui Matteo prestava servizio in Duomo, minacciando proprio come aveva fatto quello, di abbandonare il posto e la citta, se non fosse stato accontentato nella richiesta di aumento.

Comunque su quest'ultima incertezza si chiudono tutte le notizie che abbiamo

potuto raccogliere sul soggiorno milanese di Matteo da Perugia che non riteniamo inutili, tanto pifi che continuano a essere le uniche di questo prestigioso compositore che fu il primo maestro di cappella del Duomo di Milano.

Bertrand Feragut. Terminate cosi le ricerche su Matteo da Perugia, avremmo potuto porre termine

alla nostra fatica. Ma poiche gli studi dei nostri predecessori, per la verita assai

poco convincenti 35, indicavano come secondo maestro di cappella del Duomo prete

'4 La traduzione dell'Ordinazione pubblicata dagli Annali (Vol. II, pag. 26) e la seguente: Giovedl 13 gennaio 1418. Lettasi l'istanza di prete Ambrogio da Pessano, maestro di canto, ii quale si lagna del suo salario di soli fior. 2 mentre Maestro Matteo da Perugia, prima di lui, riceveva fior. 6, dichia- rando che se non si accresce il salario, egli andra~ altrove, i deputati, considerando non essere con- veniente che ai divini officii manchi ii canto, mentre vi accorre quasi la totalith dei cittadini, deli- berarono portare il suo stipendio a fior. 3, ossiano 1. 4, s. 16 imperiali al mese.

s5 Sulla Cappella musicale del Duomo di Milano esistono alcuni scritti. Di essi i due pi' documentati e attendibili sono quello di Ambrogio Nava, pi' volte citato, che diede perb tutte le notizie riguardanti la Cappella unitamente a quelle generali della storia del Duomo e che arrest6 la sua trattazione al 1451, e l'altro di Angelo Nasoni, uscito a puntate sulla rivista Musica Sacra, di Milano dal 1909 al 1911, specialmente dedicato alla storia della Cappella (Musica ed organaria nel Duomo di Milano), ma che si arresta al 1552 e che si limita a sfruttare i documenti pubblicati dagli Annali, accettandone a volte anche gli errori evidenti (a un certo punto, per esempio gli Annali parlano di un Mauro Bar- tolomeo Antegnati e il Nasoni si domanda chi sia questo organista sconosciuto dell'illustre famiglia, senza accorgersi che i compilatori degli Annali avevano erroneamente tradotto in Mauro I'abbrevia- zione latina di Magistro!). Gli altri scritti del Muoni (Gli Antegnati e serie dei maestri di cappella del Duomo di Milano, Milano 1883), del Romussi (II Duomo di Milano nella storia e nell'arte, Milano 1908) e del De Gani (I maestri cantori e la Cappella Musicale del Duomo di Milano, Milano 1930), sono troppo manchevoli di notizie sostanziali e troppo guarniti di errori e inesattezze per essere presi in seria considerazione.

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24 Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano

Ambrogio da Pessano, che fino al punto nel quale eravamo arrivati con le nostre ricerche, a noi non risultava che avesse ancora ottenuto tale titolo, anche se poteva averne avuto le mansioni, la curiosita ci spinse a ricercare nei documenti dell'Archivio del Duomo quando Ambrosino avesse raggiunto il titolo evidentemente ambito.

I risultati delle nostre ricerche furono davvero insperati, ma di tutt'altro genere. Infatti Ambrosino da Pessano non ebbe mai il titolo di Maestro di Cappella e non

pu6 dunque essere considerato il successore di Matteo. Cosi dicono chiaramente i documenti rimasti. 11 successore si ebbe assai pidi tardi, circa dieci anni dopo, e fu tutt'altra persona, come vedremo subito.

Dopo la partenza di Matteo e di Monti da Prato si apre un lungo periodo di vita oscura per la Cappella del Duomo, che corrisponde al lungo regno di Filippo Maria Visconti (1412-1447), il Duca negato a qualsiasi interesse culturale e d'arte e solo invasato di astrologia, poiche le sorti della Cappella sono strettamente legate alle vicende cittadine. I quadri della Cappella rimangono per qualche tempo modesti e

invariati, con Ambrosino da Pessano come bischantator senza titolo di musichus,

specie di maestro di cappella interinale, con Pedrazzino Bigli da Pioltello, allievo del Monti, all'organo e Zilio da Pioltello cpme tiramantici, al quale viene sostituito nel 1423 Protasio Luono. Abbiamo notizie vaghe e saltuarie di due cantori: uno, certo Donato Ambrogio, detto Georgius de Pontulo, da Piacenza, che presta servizio nel 1420, e l'altro poco piui tardi (dal novembre 1423 all'aprile 1424), certo frate Pietro da San Severo. Questo era quanto ci dicevano i Libri dei mandati di paga- mento, dove continuava a non risultare affatto che Ambrosino da Pessano avesse ottenuto la nomina a Maestro di Cappella.

Finche giungemmo al 1425. Nel quale anno trovammo finalmente che in Duomo era stato nominato un secondo maestro di cappella, poiche come tale lo si stipendiava dal 1 luglio 1425. Ma non si trattava affatto di Ambrosino da Pessano, che continuava a mantenere il suo stipendio, ma di tutt'altra persona, rimasta fino ad oggi sconosciuta ed ignorata, perche nessuno dei nostri predecessori si era preoccupato di sfogliare i

registri dei pagamenti, che pare siano gli unici documenti a ricordare il passaggio in

Duomo del secondo maestro di cappella. I1 quale, diciamolo finalmente, e Don Beltrandus de vignone, musichus, ossia Maestro Dom. Bertrand di Avignone.

Era dunque un sacerdote si, ma uno straniero, il primo straniero, francese, che

assumesse la direzione della Cappella milanese, e che la assumesse con stipendio pari a quello gia riscosso da Matteo da Perugia: fiorini sei al mese, ossia nove lire e dodici

soldi, pure essendo egli un sacerdote e non un laico come Matteo. Ma forse, essendo

straniero, non poteva godere di benefici ecclesiastici e aveva dunque bisogno del-

I'intero stipendio, come un laico. La sua condizione di sacerdote e testimoniata sempre dai Libri dati et recepti, dove

dal 1425 al 1428 egli k chiamato Dominus, e dal 1429 al 1430 pii chiaramente Pres- biter. Quanto alla carica di maestro di cappella, risulta anch'essa anzitutto dal fatto

dche nei Libri k qualificato come musichius in ecclesia maiori Mediolani e poi dal- I'altezza del suo stipendio, maggiore di quello di Ambrosino da Pessano e dell'orga- nista, e pari, come si t detto, allo stipendio di Matteo da Perugia. Tutto sta dunque a indicare la considerazione nella quale era tenuto maestro Bertrand, I'importanza gid

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 25

assunta dalla cappella milanese, dove uno straniero non sdegnava di recarsi, e la funzione che Milano e il suo Duomo gia fin da allora assumono di centro di intesa delle correnti nazionali verso un superamento internazionale. Anche se vedremo in

seguito che la prima assunzione di uno straniero in Duomo non avviene senza lasciare strascichi di nazionalismo risentito. Il che non impedira tuttavia che d'ora in poi I'afflusso di artisti stranieri nella Cappella milanese sia continuo e rilevante e che il Duomo di Milano costituisca proprio il ponte principale che si stabilisce fra le correnti nazionali italiana e francese.

Del musico prete Bertrand di Avignone, se dovessimo limitarci ai dati dei Libri dei mandati, sapremmo perb solamente che venne pagato dal Duomo e quindi vi

prestb servizio, dal 1 luglio del 1425 al maggio del 143036. E che se ne and6 nel

giugno del 1430, abbandonando il servizio della Chiesa di sua volonta. Infatti quando prete Ambrogio Macchi, di cui parleremo subito, lo sostituira, il Liber dati et recepti del 1430 annotera nel mese di luglio: Presbitero Ambrosio de Machis bischantori loco presbiteri Beltrandi de vignone q u i rece ssit, 1. 3, s. 4. E se Bertrand recessit e non fu cassus, vuol dire che se ne era andato dal Duomo di sua volontai. Ma a questo punto, a illuminare di luce improvvisa la figura di Don Bertrand intervengono gli Annali37, con un documento che era gia noto, ma che non era stato ancora valutato al suo giusto peso soprattutto per la mancanza dei dati che gli studiosi che ci prece- dettero non conobbero e che noi oggi abbiamo riportato alla luce.

Gli Annali riassumono brevemente quanto era avvenuto nella seduta consiliare dei

Deputati della Fabbrica la domenica 18 giugno: Cantori che si offrono accontentan- dosi in tre del salario di uno solo. Fu presentata la supplica seguente:

Vobis reverendis patribus, sapientibus et nobilibus viris dominis praesidentibus in consilio fabri- cae, significant presbyteri Ambrosius de Machis archipresbyter, Jacobus de Laneziis (gli Annali scrivono Laveziis, ma il nome va corretto in Laneziis come si legge sempre altrove), canonicus canonicae decumanorum Mediolani, et Beltraminus de Villa rector ecclesiae sancti Victoris ad quadraginta martyres Mediolani, quod propter absentiam fratris Beltrami de Ferra- gutis, ecclesia praedicta sine tenorista remansit, et pluries sic evenit, recipiendo advenas et forenses, qui ad eorum arbitrium recedunt. Ne autem haec venerabilis ecclesia absque cantus melodia remaneat, quod in maximum scandalum redundaret, offerunt supradicti servire eidem ecclesiae in hujusmodi cantu et

cumr ecclesiasticis utilitatibus, contenti sunt ex solo salario, de quo eidem fratri Beltramo

s" Libri dati et recepti del 1425 (N. 161 e 165), del 1426 (N. 167 e 168), del 1427 (N. 169 bis), del 1428 (N. 170 e 171), del 1429 (N. 175) e del 1430 (N. 180). 11 primo versamento avviene l'ultimo di ottobre del 1425 con questa giustificazione: D. dompnus Beltrandus de Vignone Musichus in ecclesia domine sancte Marie mayoris Mediolani. Ex rellatione domini Laurentif de regio magistri intratarum ut supra, facta die viiii octubris dominis deputatis et negotiorum gestoribus fabrice ut supra. Im- positione sibi facta de mandato Filippi regis d. d. ducis Mediolani ut s. per spectabilem Todeschinum, quod per ipsos dominos deputatos et negotiorum gestores fabrice suprascripte ut s. respondentur omni mense suprascripto dicto dompno Beltrando de Vignone musicho ut s. pro eius sallario ad computum f.VI in mense. Et hoc quia prefatus Filippus rex d. d. dux Mediolani sic vult. Et prout in ea rellatione constat infillata in fillo diversorum anni presentis debet habere pro sallario mensium quatuor proxime preteritorum ad suprascriptum computum f. VI omni mense tuxta ipsam rellationem ut s. videlicet Jullij, augusti, septembris et octubris proxime preteritorum in summa libras trigintaocto, soldos octo. L'ultimo stipendio viene invece versato nel 1430 per i soli mesi gen- naio-maggio. 31 Vol. II, pag. 58.

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26 Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano

respondebatur, et habebit memorata ecclesia tres pro uno servientes, videlicet dictum presbyterum Ambrosium, qui facit sopranum, dictum presbyterum Jacobum tenoristam, et Beltraminum facientem contra-tenorem.

II Consiglio deliber6 assecondarsi l'istanza, assegnando ai tre ricorrenti il salario di fiorini 6, che si dava a frate Beltramo de'Ferraguti.

Dove per6, se il verbale della seduta e riassunto e tradotto, per fortuna si riporta integralmente e nel testo originale la supplica dei tre sacerdoti.

Il passo, come s'e detto, era gia noto. Gia Andre Pirro l'aveva segnalato, ma solo

per trarne la notizia che Beltramo Feragut era stato cantore nel Duomo di Milano nel 143038. Troppo poco, sia per il Duomo, che per Feragut, un musicista la cui

biografia e quasi completamente avvolta dal mistero. Infatti, benche del Feragut ci siano state conservate alcune importanti composizioni in due Codici di Bologna, uno di Oxford e un quarto di Parma39, che l'hanno fatto considerare uno dei musicisti

pi'i importanti fra i contemporanei del Dufay, di lui si ignora la data e il luogo della nascita come della morte. Si sapeva solamente che col nome di Bertrand o Beltramo era stato nel 1430 a Milano, probabilmente nel 1433 a Vicenza, ma forse anche nel

1409, e infine nel 1449 alla corte di Renato d'Angi6, ex-re di Sicilia, a Aix.

Oggi, alla luce delle notizie estratte dall'Archivio del Duomo di Milano, e con

I'aiuto della supplica dei tre preti, gia' riportata dagli Annali, possiamo stabilire alcuni punti fermi nella biografia di Bertrand Feragut, grazie ai quali questo musicista

incomincia a prendere corpo anche fisicamente. Infatti e evidente che, senza nessuno sforzo, si deve identificare il frate Beltramo

de Ferragutis di cui parla la supplica dei tre preti, con il musichus Beltrandus de vig- none. Questi sappiamo bene che se ne era andato da Milano alla fine del maggio del

1430, non pub quindi essere che la sua stessa persona quella alla quale si riferiscono

i tre preti gia prima del 18 giugno 1430, quando dicono che per la partenza di fratris Beltrami de Ferragutis, la chiesa di Milano e rimasta senza tenorista e si offrono di

sostituirlo dividendosene le mansioni e lo stipendio, non senza sottolineare che simili

inconvenienti derivano proprio dal fatto di chiamare in servizio dei forestieri (non di Milano) o addirittura degli stranieri, che non sentendosi vincolati alla Chiesa che

dall'interesse, se ne vanno a loro piacere quando vengano attirati altrove. E se Bel- tramo de Ferragutis e Bertrand di Avignone sono la stessa persona (e di ci6 non v'ha

dubbio poiche i dati concordano: l'origine straniera e la -data della partenza da

31 A. Pirro, Histoire de la musique de la fin du XIV s. a la fin du XVI, Paris, Renouard et Laurens

1940, pag. 66.

S3 Del Feragut il Cod. Q. 15 della Bibl. del Conservatorio di Bologna contiene le composizioni sacre: Et in terra pax a 3 v., 2 Patrem a 3 v., Lucis creator optime, inno a 3 v., Magnificat, Prosa de Beata

Virgine a 3 v., Excelsa civitas Vincencia, motetto a 3 v. I1 cod. mss. 2216 della Bibl. Universitaria di Bologna uno dei due Patrem del ms. precedente, un Sanctus a 3 v., e il motetto a 3 v. Francorum nobilitati.

!1 cod. Canonici misc. 213 della Bibl. Bodleiana di Oxford contiene il motetto a 3 v. Ave Maria gracia plena e copia dei due motetti dei cod. bolognese (Excelsa civitas Vincencia e Francorum nobilitati). Infine un cod. frammentario dell'Archivio di Stato di Parma contiene un rondeau su testo francese a 4 voci: De yre et de dueyl.

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Matteo da Perugia e Bertrand Feragut i due primi Maestri di Cappella del Duomo di Milano 27

Milano), e chiaro anche, come gia era stato riconosciuto dal Pirro che il nome di Bel- tramus de Ferragutis non e che la traduzione italo-latina di Beltrame Feragut. Quindi tutte le notizie che si riferiscono a queste tre denominazioni vanno riportate alla stessa persona, cioe a Don Beltrame o Bertrand Feragut.

Del quale dunque possiamo oramai stabilire: 10 che era nato ad Avignone, 20 che era sacerdote, prete o frate che fosse, 30 che era giunto a Milano nel 1425 per volere del Duca e vi era rimasto fino al 1430 come Maestro di cappella (il secondo dopo Matteo di Perugia ad averne il titolo) con lo stipendio di sei fiorini al mese, 40 che molto probabilmente le tre parti di Messa (Et in terra pax e i due Patrem) il Magnifi- cat e l'Inno (Lucis creator) a tre voci conservati dal Cod. Q. 15 di Bologna, costituis- cono un gruppo di composizioni create dal Feragut per il servizio solenne della

Cappella di Milano, dove evidentemente si cantava a tre voci, e possono quindi essere datate dagli anni 1425-1430, 50 che il Feragut cantava da tenorista.

Quanto alla ragione della sua partenza da Milano e alla meta del suo viaggio ci

pub illuminare il motetto Francorum nobilitati conservato dal Cod. della Bibl. Uni- versitaria di Bologna e dalla Bodleiana di Oxford. Vi si loda un principe che per la sua bont" d'animo e stato associato alla nobilta francese. Ora sappiamo che Nicola di Ferrara nel 1431 ricevette da Carlo VII il diritto di inserire il Giglio di Francia nelle sue armi e poiche le date concordano perfettamente, possiamo affermare che Feragut se ne and6 da Milano per recarsi a Ferrara, dove si trovava l'anno successivo per can- tare il felice avvenimento. Due anni dopo potrebbe invece essere andato a Vicenza per celebrare con il suo motetto Excelsa civitas Vincencia l'ingresso nella citta del ves- covo Francesco Malipiero nel 1433, cosi come il motetto ci e conservato dal Cod. di Oxford. Ma e anche vero che lo stesso motetto, nella versione del Cod. bolognese Q. 15 celebra invece l'ingresso in Vicenza del vescovo Pietro Emiliano, avvenuto nel 1409. Il che vuol dire o che il Feragut fu due volte in Vicenza, prima nel 1409 e poi nel 1433, usando la stessa composizione per salutare i due diversi Vescovi, oppure che egli vi fu solamente nel 1409 e che la sua stessa composizione scritta allora per Pietro Emiliano fu poi ripresa per Francesco Malipiero, correggendo il nome del dedicatario sotto le note, senza bisogno di supporre un intervento del Fera-

gut e quindi una sua seconda residenza in Vicenza. Resta infine I'ultima notizia della sua residenza nel 1449 alla corte di Renato d'Angi6, che potrebbe anche essere I'ultimo suo anno di vita, poiche certamente quando il Feragut veniva nominato maestro di cappella in Milano nel 1425 doveva aver gia raggiunto la maturita. Doveva

quindi essere nato press'a poco fra il 1380 e il 1390. Ecco dunque che le nostre fortunate ricerche ci hanno posto in grado di aggiungere

qualche notizia certa alla biografia di Bertrand Feragut, di stabilire il nome, 1'epoca e la durata del servizio del secondo maestro di cappella del Duomo di Milano, e infine di conoscere almeno un gruppo delle composizioni che venivano eseguite nel Duomo stesso, pochi anni dopo quelle composte da Matteo di Perugia. I1 che ci sembra un risultato abbastanza soddisfacente.

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