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Memoria, tessuto connettivo dell’esperienza umana “Come nani sulle spalle dei giganti” Giovanni Paolucci Classe VF Anno scolastico 2005 - 2006

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Memoria, tessuto connettivo

dell’esperienza umana

“Come nani sulle spalle dei giganti”

Giovanni Paolucci

Classe VF

Anno scolastico 2005 - 2006

1

Memoria, tessuto connettivo

dell'esperienza umana"Come nani sulle spalle dei giganti"

Sant'Agostino: memoria, tempo e

distensio animae

Henri Bergson: memoria e libertà

Eugenio Montale: la poetica della memoria nelle

Occasioni

James Joyce: the memory of The dead in Dubliners

La Gola del Bottaccione: la "memoria delle

rocce"

La memoria nell'informatica: il

transistor

Salvador Dalì: La persistenza della

memoria e la soggettività del tempo

Rivoluzioni, totalitarismi e usi

impropri della memoria

Giovanni Pao lucc iClasse VF

2005 - 2006

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Geografia

Come nani sulle spalle dei giganti 1

Cio che mi ha mosso a scrivere sul tema della memoria e la scoperta di essa nella vita di unuomo che ha incontrato il Cristianesimo come un fatto autentico, presente e reale. Per i cristianila memoria e l’origine della vera moralita e del desiderio. Essa rende infatti presente l’Avveni-mento, che, sebbene appartenga al passato, puo cambiare oggi la vita, perche vivo nel presente.

E un po come il vento: ne odi la voce, ma non sai da dove viene. Allo stesso modo, dellamemoria ne vediamo gli effetti, ma non conosciamo il modo in cui essa opera in noi.

La memoria e allora un avvenimento del passato che ha il potere di cambiare il presente.Moralita e amore al vero che supera l’idea che di esso ci siamo fatti. Quest’ultima va infattiverificata, potrebbe non essere veritiera, potrebbe non corrispondere al reale. La verifica e nel-l’esperienza: la memoria ci fa fare esperienza dell’avvenimento. In questo senso la moralita nascedalla memoria.

La crisi del mondo contemporaneo, e quindi anche di certo cristianesimo, sta nell’aver ridottola memoria a ricordo. Il ricordo e rinchiuso nella dimensione passata, e passato che muore nelpassato.

Il Novecento e il secolo della tristezza, dell’assenza, poiche e il secolo del ricordo. Da tuttala poesia e dall’arte del Novecento scaturisce la nostalgia di un bene assente. Il divertissementmoderno non e che la riduzione dello scopo della vita alla semplice ricerca di piacere, di una dis-trazione capace di distoglierci da questo dramma esistenziale. Tuttavia questo “volgere la testa”e destinato a lasciare l’amaro in bocca, perche il piacere e incapace di durare, muore in se stesso.

La riscoperta della propria identita, del proprio spessore umano attraverso la memoria erappresentata magistralmente da Vincent Van Gogh nei Primi passi : il bambino riesce a cam-minare, a essere davvero se stesso, solo prendendo tutto dal padre, affidandosi a lui fino in fondo,fino a scoprirsi uomo.

1Bernardo di Chartres, XII secolo

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1. Sant’Agostino: memoria, tempo e distensio animae

Agostino lascera in eredita al cristianesimo medievale un approfondimento e un adattamentocristiani della teoria della retorica antica sulla memoria. Nelle Confessiones egli muove dalla con-cezione antica dei loci e delle imagines di memoria, ma da ad essi una straordinaria profonditae fluidita psicologiche, parlando dell’“immensa aula della memoria” (in aula ingenti memoriae),della sua “camera vasta ed infinita” (penetrale amplum et infinitum).

“[. . . ]et venio in campos et lata praetoria memoriae, ubi sunt thesauri innumerabilium imag-inum de cuiuscemodi rebus sensis invectarum. Ibi reconditum est, quidquid etiam cogitamus, velaugendo vel minuendo vel utcumque variando ea quae sensum attigerit, et si quid aliud commen-datum et repositum est, quod nondum absorbuit et sepelivit oblivio. Ibi quando sum, posco, utproferatur quidquid volo, et quaedam statim prodeunt, quaedam requiruntur diutius et tamquamde abstrusioribus quibusdam receptaculis eruuntur, quaedam catervatim se proruunt et, dum aliudpetitur et quaeritur, prosiliunt in medium quasi dicentia: “Ne forte nos sumus?” et abigo eamanu cordis a facie recordationis meae, donec enubiletur quod volo atque in conspectum prodeatex abditis. Alia faciliter atque inperturbata serie sicut poscuntur suggeruntur, et cedunt praece-dentia consequentibus, et cedendo conduntur, iterum cum voluero processura. Quod totum fit,cum aliquid narro memoriter”.

“[. . . ]Giungo allora ai campi e ai vasti quartieri della memoria, dove riposano i tesori delleinnumerevoli immagini di ogni sorta di cose introdotte dalle percezioni; dove sono pure depositatitutti i prodotti del nostro pensiero, ottenuti amplificando o riducendo o comunque alterando lepercezioni dei sensi, e tutto cio che vi fu messo al riparo e in disparte o che l’oblio non ha ancorainghiottito e sepolto. Quando sono la dentro, evoco tutte le immagini che voglio. Alcune si pre-sentano all’istante, altre si fanno desiderare piu a lungo, quasi vengano estratte da ripostigli piusegreti. Alcune si precipitano a ondate e, mentre ne cerco e desidero altre, ballano in mezzo, conl’aria di dire: “Non siamo noi per caso?”, e io le scaccio con la mano dello spirito dal volto delricordo, finche quella che cerco si snebbia e avanza dalle segrete al mio sguardo; altre sopravven-gono docili, in gruppi ordinati, via via che le cerco, le prime che si ritirano davanti alle secondee ritirandosi vanno a riporsi ove staranno, pronte ad uscire di nuovo, quando vorro. Tutto cioavviene quando faccio un racconto a memoria”.

Yates ha scritto che queste immagini cristiane della memoria si sono armonizzate con le grandichiese gotiche, in cui bisogna forse vedere un legame simbolico di memoria.

Agostino, procedendo “nei campi e negli antri, nelle caverne incalcolabili della mia memo-ria”, cerca Dio nel fondo della memoria, ma non lo trova in nessuna immagine e in nessun luogo.Con Agostino la memoria s’immerge profonda nell’uomo interiore, nel cuore di quella dialetticacristiana dell’interiore e dell’esteriore dalla quale usciranno l’esame di coscienza, l’introspezionee fors’anche la psicanalisi. Ma Agostino lascia in eredita al cristianesimo medievale altresı unaversione cristiana della trilogia antica delle tre facolta dell’anima: memoria, intelligentia, provi-dentia. Nel suo trattato De Trinitate, la triade diventa memoria, intellectus, voluntas, che sono,nell’uomo, le immagini della Trinita.

L’incredibile modernita di Agostino si esplica tutta nel legame da lui individuato tra le facoltadell’anima e le dimensioni temporali passato, presente e futuro. Quindici secoli separano lescoperte del santo dagli studi dello spiritualismo e di Bergson, sedici dalla relativita ristretta diEinstein, per cui il tempo, pur non essendo colto nella sua dimensione puramente psicologica, emeramente soggettivo ed individuale.

L’esordio del capitolo ventesimo dell’undicesimo libro delle Confessiones suona cosı:

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“[. . . ]Quod autem nunc liquet et claret, nec futura sunt nec praeterita, nec proprie dicitur:tempora sunt tria, praeteritum, praesens et futurum, sed fortasse proprie diceretur: tempora sunttria, praesens de praeteritis, praesens de praesentibus, praesens de futuris. Sunt enim haec inanima tria quaedam et alibi ea non video, praesens de praeteritis memoria, praesens de praesen-tibus contuitus, praesens de futuris expectatio”.

“[. . . ]Risulta dunque chiaro che futuro e passato non esistono, e che impropriamente si dice:tre sono i tempi: il passato, il presente e il futuro. Piu esatto, sarebbe dire: tre sono i tempi:il presente del passato, il presente del presente e il presente del futuro. Queste ultime tre formeesistono nell’anima, ne vedo possibilita altrove: il presente del passato e la memoria, il presentedel presente e l’intuizione diretta, il presente del futuro e l’attesa”.

L’individuazione della realta temporale e in una distensio animae, nel distendersi della vi-ta interiore dell’uomo attraverso la percezione attuale (contuitus), la memoria e l’attesa, nellacontinuita intima della coscienza, che conserva dentro di se il passato e si protende verso il futuro.

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2. Henri Bergson: memoria e liberta

L’opera Materia e memoria del 1896 e forse la piu difficile di Bergson, la piu complessa,quella che situa il suo sistema in una visione filosofica piu completa della realta. Nella visionebergsoniana, c’e una memoria pura, che rimane in noi anche se sepolta nell’inconscio, e c’e unamemoria meccanica, che e invece come un meccanismo montato nel nostro organismo, per cuimeccanicamente noi compiamo per abitudine certe operazioni senza ricordarci affatto di aver-le imparate. Contrariamente a quella meccanica, la memoria rievocativa e quella che ha luogoquando, per esempio, ricordiamo un episodio in genere lontano nel tempo, che viene rivissutoimprovvisamente, come negli stati di dormiveglia, oppure in certi stati di rilassatezza, quandocioe viene meno quella che Bergson chiama l’attenzione alla vita. Quando si e tutti presi dallecose che si devono fare, non si ha memoria rievocativa, ci si affida piuttosto alla meccanicita;anche quando parliamo ci affidiamo alla meccanica della parola imparata da bambini, ma senzaricordare di averla imparata. Tuttavia non appena l’attenzione alla vita si rilassa, allora possonoriemergere in noi questi ricordi, che del resto, se riemergessero sempre, ci bloccherebbero, ci im-pedirebbero di fare cio che dobbiamo fare perche saremmo completamente distratti. La nostravita cosciente e una interazione continua tra questi due aspetti della memoria: quella rievocativa,che in qualche modo e soffocata e che pero condiziona il nostro modo di sentire e di pensare, e lamemoria meccanica, che ci permette di operare concretamente nel mondo.

Il punto piu interessante della metafisica bergsoniana e proprio qui, nella distinzione tra unamemoria viva, profonda, e una memoria meccanica. Bergson propone una visione della realta adiversi livelli, distinguendovi un livello profondo e un livello superficiale. La realta non si trovatutta allo stesso livello, e questo emergeva gia nel primo Bergson, nel Saggio sui dati immediatidella coscienza, in cui il filosofo nota che certi atti, chiamati atti liberi, emergono in noi da unostrato profondo della nostra personalita, mentre gli atti consueti della vita sono appunto mec-canici e occupano uno strato piu superficiale. Non a caso, questa prima opera originariamenteportava il titolo Tempo e liberta, che conserva ancora nella traduzione inglese e francese. Diqui, da questa problematica della liberta che si ha quando l’agire emerge dagli strati profondidella persona, si passa in Materia e memoria ad una descrizione piu precisa di livelli di coscienzadiversi, in cui la durata e piu o meno concentrata negli strati profondi; e come se il tempo fossetutto correlato al tempo passato e presente ma anche, in qualche modo, a quello futuro. E comese fosse tutto racchiuso in un punto, quasi si trattasse di una eternita. Quando l’atto - in unacondizione che si potrebbe impropriamente definire ideale - emerge da questa profondita non e piucondizionato dai suoi antecedenti, dalle sue cause precedenti, perche il precedente e il susseguentesono come uniti insieme: l’atto nasce dalla nostra personalita complessiva ed e un atto libero,sebbene secondo Bergson questa sia una condizione fortunata e rara, che si attua solo in atti inqualche modo creativi.

L’esame dei fatti psicologici profondi fa dunque emergere la considerazione del tempo comemolteplicita qualitativa e la memoria come fattore distintivo proprio della coscienza, in antitesialla realta fisica, caratterizzata dallo sola simultaneita. Ma da queste premesse Bergson intendericavare una conclusione che avvalora la prospettiva filosofica dello spiritualismo. L’uomo e libero.Non e possibile, infatti, applicare alla coscienza il determinismo causale valido nel mondo fisico.Le leggi causali sostengono che, tutte le volte che si verifica un certo fenomeno, un altro fenomenonecessariamente segue come suo effetto. Ma non possono valere leggi causali nell’ambito dellacoscienza, giacche in essa non c’e momento che sia uguale a un altro momento precedente e rispettoa cui sia possibile applicare una legge causale. La liberta e un fatto di cui la coscienza umanae immediatamente consapevole. L’esistenza di questo fatto puo apparire oscura solo quando sipretende di rappresentare la durata concreta attraverso la forma spaziale.

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3. Eugenio Montale: la poetica della memoria nelle Occasioni

Il tema della memoria in Montale e centrale soprattutto nella raccolta Le occasioni. Le cosenon svelano il segreto della loro presenza, rinviano piuttosto a un’incessante vicenda di vita e dimorte, di gioia e di dolore, che costantemente ritorna e si chiude su se stessa, lasciando come unicoconforto l’immagine viva ma fragile di una speranza di felicita. Neppure la memoria, oscurata ecancellata dall’inesorabile scorrere del tempo, riesce a recare conforto.

La memoria ruota attorno all’impossibile recupero di eventi cui e attribuito un particolarerilievo, in quanto potrebbero mutare il corso uniforme e monotono dell’esistenza; ma il miracolonon puo compiersi per il poeta, al quale non resta che affidare ad altri, ad enigmatiche figurefemminili, la sua esile speranza. C’e allora, nelle Occasioni, una continua tensione al rapporto,il tentativo di mantenere vivo il legame con una persona desiderata, sebbene drammaticamenteassente. Vi e la registrazione di spiragli che, nel quotidiano, aprono orizzonti inattesi : non si epiu, pero, in presenza di semplici oggetti-simbolo, come negli Ossi di seppia, ma di “barbagli”della persona amata, di ritagli della realta che rimandano inequivocabilmente a lei.

Sesto mottetto

La speranza di pure rivedertim’abbandonava;

e mi chiesi se questo che mi chiudeogni senso di te, schermo d’immagini,ha i segni della morte o del passatoe in esso, ma distorto e fatto labile,un tuo barbaglio:

(A Modena, tra i portici,un servo gallonato trascinavadue sciacalli al guinzaglio).

La poesia di Montale legata al ricordo e al suo impossibile recupero ingloba dunque presenzeed incontri e non si limita al puro tema della natura. Ma l’attesa di un’apertura, di un varco, diun recupero del passato, reso possibile dall’attivazione del ricordo, risulta deludente. Infatti, nelcomplicarsi delle relazioni umane, anche gli elementari simboli di una vita gioiosa (un luogo, unincontro, un “occasione”...), prima nettamente percepibili, vedono offuscare la loro luce, appan-nata dallo scorrere inesorabile del tempo. Si approfondisce invece il solco che la memoria scavafra i momenti di un passato felice e un presente sempre piu vuoto e smarrito.

Pareva facile giuocomutare in nulla lo spazioche m’era aperto, in un tediomalcerto il certo tuo fuoco.

Ora a quel vuoto ho congiuntoogni mio tardo motivo,sull’arduo nulla si spuntal’ansia di attenderti vivo.

da Il balcone

Quella montaliana e una memoria difficile, fatta di ricordi fulminei destinati subito a svanire,ad allontanarsi, a diventare di un altro; e una memoria che cigola per un ingranaggio, per unmeccanismo non funzionante e non controllabile. Nonostante questo, il ricordo e spesso un tal-ismano che, per pochi istanti, puo introdurre l’uomo nel miracolo della salvezza; un miracolo,

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questo, avvertito, creduto, ma non reale e presto dimenticato. Tale oscillazione tra memoria edoblio venne confessata dal poeta stesso in seguito alla scoperta di Proust che lo portava alla sen-sibilizzazione e all’approfondimento di questo aspetto di carattere meramente esistenzialistico.

“Io mi considero un uomo che vive dentro un mistero ineffabile che continuamente lo tenta enon si lascia penetrare. E la mia poesia e un diario intimo di questo uomo la cui esistenza oscillatra memoria ed oblio”.

Ogni possibilita di salvezza, di miracolo, di prodigio, e affidata ad una memoria fragile, desul-toria ed involontaria, che difficilmente riuscira ad assolvere la propria funzione, ad una memoriainadeguata ed arbitraria: e lei che decide chi deve apparire in ricordo e chi no, e lei che “delineal’immagine ridente nel puro cerchio”, e lei che poi deforma il passato, lo fa vecchio, lo dona ad unaltro e ne ridona al fondo la visione, rendendola distante. Il meccanismo negativo dell’esistenzacontinua il suo corso senza che nessuno, o quasi, se ne accorga.

[. . . ] non c’e scampo: si muoresapendo o si sceglie la vitache muta ed ignora: altra morte.[. . . ]E il gesto rimane: misurail vuoto, ne sonda il confine.

da Tempi di Bellosguardo

In questa impossibilita di soluzione positiva a Montale non resta che una stoica resistenza:cio che conta e tentare di essere veramente vivi, il “gesto” in se e per se attuato e vissuto in unaquotidianita che non ha nulla di eroico, ma che Montale si auspica di vivere con dignita.

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4. Rivoluzioni, totalitarismi e usi impropri della memoria

Il mondo e stato teatro, in particolar modo dal 1789, di rivoluzioni e dittature, di sconvolgi-menti radicali da un lato e di svolte totalitarie dall’altro. La cartina mostra i principali eventiche hanno messo in subbuglio le nazioni, proprio a partire dal 1789.

Rivoluzione Bolscevica Russa (1917 - 1921)

Rivoluzione Francese (1789)

Rivoluzione Messicana (1910 - 1911)Rivoluzione Cubana

(1959)

Rivoluzione Cinese (1925 - 1927 / 1948 - 1949)

Rivoluzione culturale cinese(1966)

Juan Domingo PeronArgentina

(1945 - 1955 / 1973 - 1974)

Benito MussoliniItalia

(1922 - 1945)

Adolf HitlerGermania

(1933 - 1945)

Francisco FrancoSpagna

(1939 - 1975)

Il disordine causato da tutte queste “macchie” nella storia dell’uomo nasce da una matricecomune, per quanto si sia esplicato in due modi diversi: rivoluzioni e dittature nascono da un usoartefatto della memoria.

Nel caso di fascismi e nazismi, si parla generalmente di ipermemoria. Si incarna nella figuradel duce o del furher la nietzscheana volonta di potenza del popolo; il mito della nazione da luogoa uno smodato culto della tradizione e della cultura, che porta all’odio per il nemico, ovverochiunque sia in grado di ostacolare la grandezza della patria. La propaganda interventista che hapreceduto le due guerre negli imperi centrali europei e un chiaro esempio di abuso della memoria,sfociato nei due disastri del Novecento. Celebri le invocazioni all’unione tra il classicismo italianoe il romanticismo tedesco all’alba della seconda guerra mondiale.

Quanto al nazismo, il papa Giovanni Paolo II precisa, in Memoria e identita, che “all’epocala reale dimensione del male che imperversava in Europa non fu percepita da tutti, nemmeno daquelli come noi che vivevano al centro di quel vortice. [. . . ] per lungo tempo l’occidente non vollecredere allo sterminio degli ebrei. Neppure in Polonia si sapeva tutto su cio che i nazisti avevanofatto e facevano ai polacchi”.

Cio che invece caratterizza ogni rivoluzione e una totale e volontaria perdita della memoria.Francois Furet, nel suo saggio Le due rivoluzioni, fa discendere la rivoluzione bolscevica del ’17da quella francese del 1789. E nota a tutti la cancellazione della tradizione attuata dai giacobini, iquali, nella Francia rivoluzionaria, fecero di tutto per occultare la cristianita del popolo francese.La decisione di sostituire il calendario tradizionale con quello rivoluzionario e un esempio lampantedi questa volonta di rottura con il passato.

Allo stesso modo, l’avvento del comunismo in Russia era come “disturbato” dalla religiositaoriginaria del popolo, perche nel sistema filosofico e nella struttura psicologica di Marx e di Lenin,l’odio contro Dio e il movente e l’impulso principale, prima di ogni aspirazione politica ed eco-nomica. Per gli scopi della politica comunista occorre un dominio totale su popolazioni senzareligioni e senza nazionalita, e quindi e necessario distruggere ovunque la fede e il concetto di

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nazione. Aleksandr Isaevich Solzhenitsyn, premio Nobel per la letteratura del 1970, e co-scienza critica dell’anima e della cultura russa. A proposito dell’Unione Sovietica scrive:

“Gli anni Venti del nostro secolo nell’URSS sono segnati da una lunga fila di martiri. Isacerdoti ortodossi erano tutti condannati al martirio. Ci furono due metropoliti fucilati, tracui il metropolita di Pietroburgo Veniamin, eletto da tutto il popolo di Dio; il patriarca Tichonvenne arrestato dalla polizia politica e poi morı in circostanze misteriose. Decine di arcivescovi evescovi furono giustiziati, decine di migliaia di sacerdoti, monaci e suore furono torturati percherinunciassero alla loro fede e alla parola di Dio, e poi fucilati nelle cantine, inviati a morire neideserti dell’estremo Nord. Vecchi sacerdoti furono lasciati senza cibo, a morire di fame per lestrade”.

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5. James Joyce: the memory of The Dead in Dubliners

In The Dead Gabriel Conroy’s restrained behavior and his reputation with his aunts as thenephew who takes care of everything mark him as a man of authority and caution, but someencounters at the party challenge his confidence, especially the ones with Lily, the housemaid,and Miss Ivors.

Gabriel’s unease culminates in his tense night with Gretta, and his final encounter with herultimately forces him to confront his stony view of the world. When he sees Gretta transfixedby the music at the end of the party, Gabriel yearns intensely to have control of her strangefeelings. Though Gabriel remembers their romantic courtship and is overcome with attractionfor Gretta, this attraction is rooted not in love but in his desire to control her. At the hotel,when Gretta confesses to Gabriel that she was thinking of her first love, he becomes furious ather and himself, realizing that he has no claim on her and will never be “master”. After Grettafalls asleep, Gabriel softens. Now that he knows that another man preceded him in Gretta’s life,he feels not jealousy, but sadness that Michael Furey once felt an aching love that he himself hasnever known. Reflecting on his own controlled, passionless life, he realizes that life is short, andthose who leave the world like Michael Furey, with great passion, in fact live more fully thanpeople like himself.

Gabriel experiences an inward change that makes him examine his own life and human life ingeneral. While many characters in Dubliners suddenly stop pursuing what they desire withoutexplanation, this story offers more specific articulation for Gabriel’s actions. Gabriel sees himselfas a shadow of a person, flickering in a world in which the living and the dead meet. Though inhis speech at the dinner he insisted on the division between the past of the dead and the present ofthe living, Gabriel now recognizes, after hearing that Michael Furey’s memory lives on, that suchdivision is false. As he looks out of his hotel window, he sees the falling snow, and he imaginesit covering Michael Furey’s grave just as it covers those people still living, as well as the entirecountry of Ireland.

The story leaves open the possibility that Gabriel might change his attitude and embracelife, even though his somber dwelling on the darkness of Ireland closes Dubliners with moroseacceptance. He will eventually join the dead and will not be remembered. The Morkans’ partyconsists of the kind of deadening routines that make existence so lifeless in Dubliners. The eventsof the party repeat each year: Gabriel gives a speech, Freddy Malins arrives drunk, everyonedances the same memorized steps, everyone eats. Like the horse that circles around and aroundthe mill in Gabriel’s anecdote, these Dubliners settle into an expected routine at this party. Suchtedium fixes the characters in a state of paralysis. They are unable to break from the activitiesthat they know, so they live life without new experiences, numb to the world. Even the food onthe table evokes death. The life-giving substance appears at “rival ends” of the table that is linedwith parallel rows of various dishes, divided in the middle by “sentries” of fruit and watched fromafar by “three squads of bottles”. The military language transforms a table set for a communalfeast into a battlefield, reeking with danger and death.

The Dead encapsulates the themes developed in the entire collection and serves as a balanceto the first story, The Sisters. Both stories piercingly explore the intersection of life and deathand cast a shadow over the other stories. More than any other story, however, The Dead squarelyaddresses the state of Ireland in this respect. In his speech, Gabriel claims to lament the presentage in which hospitality like that of the Morkan family is undervalued, but at the same time heinsists that people must not linger on the past, but embrace the present. Gabriel’s words betrayhim, and he ultimately encourages a tribute to the past, the past of hospitality, that lives on inthe present party.

“Yes, the newspapers were right: snow was general all over Ireland. It was falling on everypart of the dark central plain, on the treeless hills, falling softly upon the Bog of Allen and, fartherwestward, softly falling into the dark mutinous Shannon waves. It was falling, too, upon every

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part of the lonely churchyard on the hill where Michael Furey lay buried”.

In this image, Gabriel also contemplates his mortality, and how his living experience intersectswith death and the dead. Snow falls everywhere in Ireland, including on the grave of MichaelFurey, who has so recently entered his life. In his speech at his aunts’ party, Gabriel had calledfor the need to live one’s life without brooding over the memories of the dead, but here he realizesthe futility of such divisions and the lack of feeling they expose in his character. Gretta cannotforget the pain of the dead in her life, and her acute suffering illustrates for Gabriel that the deadare very much a part of the lives around him, including his own. That Gabriel’s reflections occurin the nighttime adds to the significance of this quote. As he now broods over the dead, he hoversin that flickering state that separates the vibrancy of one daytime from the next. The darknessabove the ground mirrors the darkness beneath the ground, where coffins of the dead rest.

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6. Salvador Dalı: La persistenza della memoria e la soggettivita del tempo

In uno dei suoi scritti autobiografici, The Secret life of Salvador Dalı, pubblicato a New Yorknel 1942, l’artista descrive la genesi di questo dipinto, inizialmente intitolato Orologi molli, cherappresenta, in un certo senso, la storia della sua personalita. La vita del pittore fu semprein eterno contrasto tra la dura scorza esterna del proprio ruolo pubblico e sociale e la sensibile“mollezza” della propria fragile interiorita.

Su uno dei tanti paesaggi di Port Lligat, tra gli scogli aguzzi della Costa Brava e un ulivosecco e malinconico in primo piano, Dalı immagino tre orologi come oggetti inattesi, sottrattialla realta quotidiana e deformati dallo sguardo delirante di un sogno, sintetizzato nell’occhiodalle lunghe ciglia che giace addormentato. Un quarto orologio, ancora chiuso nel suo coperchiodorato, e assaltato da un cumulo di formiche brulicanti.

“[. . . ]E il giorno in cui decisi di dipingere gli orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che misentivo stanco e avevo un leggero mal di testa. A completamento della cena avevamo mangiatoun camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi ancora a lungo sedutoa tavola, a meditare sul problema filosofico della “ipermollezza” posto da quel formaggio. . .

Quando, due ore dopo, Gala torno dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei mieipiu famosi, era terminato. [. . . ] I famosi orologi molli non sono altro che il molle, pazzo, soli-tario, paranoico-critico camembert del tempo e dello spazio”.

La deformazione delle immagini e uno strumento per mettere in dubbio le facolta razionali,che vedono gli oggetti sempre con una forma definita. L’orologio e lo strumento razionale pereccellenza, che permette di misurare il tempo e di dividerlo, in modo da piegarlo alle esigenzepratiche e quotidiane. Deformando l’orologio, trasformandolo in una figura liquida, che sembrasciogliersi e adattarsi alle superfici su cui viene posta, Dalı invita l’osservatore a riconsiderare ladimensione del tempo, che, filtrata attraverso la memoria, non e piu sottoposta a regole logiche.In questa nuova temporalita il prima e il dopo si mescolano e lo scorrere delle ore e dei giorniaccelera e rallenta a seconda della percezione soggettiva.

Una interpretazione del tempo, questa, preconizzata da Agostino e da Bergson, e che ben siassocia con le proprieta dello spazio-tempo di Einstein.

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7. La Gola del Bottaccione: la “memoria delle rocce”

La Gola del Bottaccione decorre con andamento NNE-SSW immediatamente a Nord di Gub-bio, tra i Monti Ingino e Foce. Essa deve la sua origine all’azione erosiva esercitata negli ultimi2-3 milioni di anni dal torrente omonimo, che scorre ancora oggi nel suo fondovalle.

Nell’ultimo quindicennio la Gola del Bottaccione ha assunto un ruolo di grande importanzadal punto di vista geologico per le numerose e rilevanti ricerche che vi sono state condotte.

Le rocce che affiorano lungo la Gola sono di origine sedimentaria e vennero deposte sul fondodell’antico Mare della Tetide da 140 a 30 milioni di anni fa, quando la configurazione delle terreemerse era profondamente diversa da quella attuale.

Il sollevamento dell’Appennino ha portato a giorno quasi tutta la serie di sedimenti formatisul fondo della Tetide, che nel frattempo si erano trasformati in rocce compatte sotto l’azionedella pressione e di altri fenomeni connessi alla profondita. Durante questa fase di sollevamentogli strati di roccia vennero fratturati e dislocati e, in seguito alla successiva erosione, operataprincipalmente dalle acque superficiali, modellati in forme che corrispondono alle attuali gole emontagne. Le rocce che affiorano nella Gola del Bottaccione sono comuni a gran parte dell’Italiacentrale, ma hanno la particolarita di non essere troppo disturbate da grosse fratture o dislo-cazioni. La sequenza stratigrafica e inclinata, ma completa come sul fondo dell’antico oceano,uno strato sopra l’altro dal piu antico al piu recente. La diversita di queste rocce dipende so-prattutto dalla loro composizione ed anche dalla profondita di formazione. Sono tutte costituiteda carbonato di calcio piu o meno puro, al quale e frammista della silice e dell’argilla; alcunecontengono una grossa percentuale di resti di conchiglie microscopiche e di organismi (plancton,nannoplancton) che vivevano nell’oceano. Le rocce piu ricche di queste conchiglie sono quelledella formazione detta della Scaglia, divisa in Scaglia Bianca, Rossa e Cinerea in base al suocolore.

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7.1 Memoria micropaleontologica

Le varie forme di organismi che ritroviamo nelle rocce della gola ci permettono di valutarele condizioni ambientali in cui, milioni di anni fa, le rocce stesse si sono formate. A questo finee stata effettuata lungo la Gola del Bottaccione una divisione stratigrafica basata sul succedersinel tempo delle varie forme di organismi microscopici presenti. All’interno del periodo di tempoesaminato, cade pure il limite tra era Secondaria ed era Terziaria, datato 65 milioni di anni. Illimite e stato istituito convenzionalmente dai geologi perche a cavallo di questo accaddero eventidel tutto particolari, degni di essere considerati addirittura discriminanti per la storia della vi-ta sulla Terra. Osservando infatti al microscopio delle sottili sezioni di roccia provenienti dallaparte piu bassa della Scaglia Rossa, si vedono quasi esclusivamente gusci di globotruncane (formealquanto angolose). Queste, dopo aver raggiunto un avanzato stadio evolutivo, improvvisamentescompaiono per lasciare il posto alle nuove forme di globorotalie e globigerine (per lo piu tondeg-gianti) presenti solo nella parte alta. In base a tutto cio si puo affermare che 65 milioni di annifa vi fu un evento (probabilmente catastrofico) il quale porto alla scomparsa di questi organismi.In altre parti della superficie terrestre si ha la comparsa coeva di numerosi altri animali marini(Ammoniti, Belmniti e Rudiste); sulla terraferma scompaiono i grandi rettili: i dinosauri.

7.2 Memoria magnetica

I sedimenti, specie nella formazione della Scaglia Rossa, inglobano piccole percentuali di min-erali di ferro. Questi sono costituiti da aghetti di magnetite (ossido di ferro) che quando sisedimentarono sul fondo del mare si disposero statisticamente secondo la posizione del campomagnetico terrestre, il quale e soggetto a continue inversioni. Se noi osserviamo un aghetto dimagnetite presente in rocce formatesi ad esempio 80 milioni di anni fa, esso ci da informazionisu posizione ed intensita del campo magnetico terrestre presente in quel periodo: una specie dibussola fossile! Dall’analisi dei campioni di rocce provenienti dal Bottaccione e stata realizza-ta una stratigrafia paleomagnetica. Per mezzo di essa e possibile osservare che nell’intervallo ditempo che va dai 100 ai 23 milioni di anni fa si sono verificate numerose inversioni del campomagnetico terrestre: zone con anomalie positive, cioe periodi dove il polo magnetico corrisponde-va circa all’attuale, si alternano a zone con anomalie negative, dove il polo magnetico era oppostoal’attuale.

Il confronto tra i dati di Gubbio e quelli provenienti dagli oceani Indiano, Atlantico e Pacificoha confermato l’attendibilita della sezione paleomagnetica della Gola del Bottaccione, tanto cheattualmente essa viene utilizzata in tutto il mondo come sezione di taratura. I vari periodi diinversione paleomagnetica sono stati segnati sul terreno con delle targhette di alluminio, nellequali sono indicati l’inizio e la fine della zona magnetica. Ma queste ricerche hanno portato arisultati ancor piu interessanti. Confrontando i dati di Gubbio con quelli di altri continenti si evisto che la penisola italiana, facente allora parte del continente africano, ha subito negli ultimi80 milioni di anni una rotazione antioraria di 50◦ - 70◦ relativamente all’Europa continentale,

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fino a raggiungere l’attuale posizione. Proprio questo movimento ha provocato la formazionedell’attuale catena appenninica.

7.3 Memoria biologica: la scomparsa dei dinosauri

Recentemente la gola e passata di nuovo alla ribalta per una importante scoperta effettuatadal geologo americano W.Alvarez e collaboratori nella zona di passaggio tra Era Secondaria edEra Terziaria (limite chiamato dai geologi Cretaceo/Terziario o KAT), che cade all’interno dellaformazione della Scaglia Rossa. Come si e gia visto, il passaggio tra queste due ere e documentatonelle rocce dalla scomparsa completa di alcuni microfossili e la comparsa di nuovi. Sempre 65milioni di anni fa, anche altri animali e piante furono soggetti a questa massiccia estinzione, tantoda indurre i geologi a stabilire un limite tra due ere. A livello faunistico l’estinzione piu massicciae rappresentata dalla scomparsa completa dei dinosauri.

Per la sua teoria su tale estinzione, Alvarez considero che gli elementi del gruppo viii b,specialmente l’iridio, tranne pochi casi facilmente riconoscibili, sono molto rari sulla superficieterrestre, e la loro presenza e dovuta quasi esclusivamente al continuo bombardamento di mete-oriti. Misurando la concentrazione dell’iridio nella Scaglia di Gubbio, Alvarez ne ha rilevato unnotevole incremento al limite Cretaceo/Terziario. Questo risultato e stato in seguito confermatoin altre zone dell’Appennino e poi addirittura su scala globale.

La probabile origine di questa grossa anomalia nella concentrazione dell’iridio va ricercata,secondo Alvarez, in un grande apporto di materiale extraterrestre proveniente dal sistema solare.Lo studioso ha quindi ipotizzato che alla fine del Cretaceo sia avvenuto l’impatto di un grossometeorite sulla superficie terrestre il quale, oltre a provocare un esteso cratere, avrebbe immessonell’atmosfera grandi quantita di polvere; questa si sarebbe mantenuta in sospensione per alcunianni, assorbendo in maniera rilevante le radiazioni solari a discapito dei cicli vitali. L’effetto diquesto impatto sulla superficie terrestre fu catastrofico, mettendo in crisi la fotosintesi clorofillianae molte catene alimentari. Una di queste catene e ad esempio basata sulle piante terrestri. Questeper mancanza di luce morirono o fermarono la loro crescita e quando la polvere meteoritica decantoripresero la vita solo le piante che potevano riprodursi per semi o attraverso radici. In ogni caso glianimali erbivori e carnivori che erano direttamente legati a tale vegetazione si estinsero. Gli unicivertebrati terrestri, tra cui i mammiferi ancestrali, che riuscirono a sopravvivere si cibarono diinsetti e piante in putrefazione. Per vie statistiche e stato calcolato che il diametro del meteoritedoveva essere compreso fra 6 e 14 Km e che il cratere provocato deve aver raggiunto 200 Km didiametro. Tale cratere e stato recentemente individuato dopo la scoperta di un’enorme strutturacircolare sotterranea nella penisola dello Yucatan, vicino alla citta di Puerto Chicxulub.

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8. La memoria nell’informatica: il transistor

La diffusione di Internet su larga scala, e parallelamente la possibilita per un numero sempremaggiore di persone di produrre e riprodurre contenuti multimediali in formato digitale (bastipensare a fotocamere, videocamere e supporti ottici) hanno dimostrato che avere a disposizioneuna grande quantita di “memoria” informatica e fondamentale. Questo vale sia per le memo-rie di massa (Hard Disk, Floppy Disk, supporti ottici, ecc.) sia per la memoria RAM, ovvero lamemoria volatile a disposizione del computer, in cui vengono “caricati” i dati e le applicazioni peressere utilizzati. Il componente fondamentale della memoria RAM e il chip, il quale a sua volta ecostituito da circuiti integrati contenenti milioni di transistor. Il primo transistor fu costruito nel1947 dagli americani J.Bardeen e W.H.Brattain, che nel 1956 ricevettero il premio Nobel.

Il transistor e un dispositivo con tre (o anche piu) elettrodi, che opera in questo modo: lacorrente, che si stabilisce tra due degli elettrodi, viene regolata dalla corrente o tensione applicataal terzo.

Una varieta comune di transistor e il transistor a giunzione, che consiste di tre strati disemiconduttore drogato, come n-p-n o p-n-p. La figura mostra una tipica configurazione ditransistor n-p-n. Le tre sezioni prendono il nome di emettitore, base e collettore.

emettitore collettore

base

n p n

Collegando il transistor a una batteria, in modo che il collettore sia mantenuto a un potenzialemaggiore dell’emettitore, gli elettroni, che sono i portatori di carica maggioritari nell’emettitore(cristallo di tipo n) oltrepassano facilmente la giunzione emettitore-base, che e polarizzata di-rettamente, ma si ricombinano con le lacune della base prima di poter superare la barriera dipotenziale della giunzione p-n fra base e collettore (polarizzata in maniera inversa).

Attraverso la giunzione fra base e collettore circola soltanto la piccola corrente inversa e,quindi, la corrente totale nel circuito tra emettitore e collettore e molto debole: il transistor nonconduce. Le cose cambiano mantenendo la base del transistor a un potenziale elettrico intermediofra quelli dell’emettitore e del collettore, ma piu elevato che nello schema precedente: cio puoessere ottenuto utilizzando due generatori di tensione, come e schematizzato nella figura.

n p n

emettitore collettore

base

ie ib ic

- -+ +

In questa situazione, la corrente fra emettitore e base e piu intensa e porta un maggior numerodi elettroni nella regione p. Poiche la base e costituita da una regione molto sottile (spessa da

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qualche decimo di millimetro a un µmetro), una parte consistente di questi elettroni riesce adiffondere oltre la barriera della giunzione base-collettore prima di ricombinarsi con le lacunepresenti nella base.

Una volta passati nel collettore, gli elettroni risentono soltanto della forza elettrica dovutaalla differenza di potenziale applicata fra base e collettore e, quindi, fluiscono senza problemi nelcircuito esterno. In questo modo si creano le correnti di emettitore e di collettore, ie e ic, oltrealla piccola corrente di base ib.

Se il potenziale di base viene abbassato, la corrente base-emettitore diviene piu piccola equindi anche la corrente ic risulta meno intensa. Variando, dunque, la tensione Vbe applicatatra base ed emettitore, e possibile controllare la corrente ic entro limiti piuttosto ampi, dato chequest’ultima dipende assai poco dalla tensione Vbc tra base e collettore.

Il comportamento di un transistor e descritto nelle cosiddette curve caratteristiche.

Vce (Volt)

80

100

60

40

20

1

corr

ente

di c

olle

ttor

e (

mA

)

ib=0,05

0,5

0,6 0,7

0,1

0,15

0,2

0,25

0,3

0,35

0,4

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Ogni curva corrisponde a un diverso valore della corrente di base ib ed esprime come varia lacorrente di collettore ic al variare della differenza di potenziale tra collettore ed emettitore, Vce.Come si puo notare, una piccola variazione della corrente di base ib si ripercuote in un’ampiavariazione della corrente di collettore ic. In questa configurazione il transistor si comporta comeun amplificatore di corrente, e il guadagno di corrente ic/ib puo assumere valori tipici di 100 eoltre.

Infine, se anche la giunzione emettitore-base e polarizzata inversamente, il transistor nonconduce affatto (si trova in regime di “interdizione”). Da questo punto di vista, il transistore considerato come un interruttore, che lascia passare oppure blocca la corrente, a seconda delvalore della tensione applicata fra base e collettore.

Questo comportamento non lineare dei transistor e sfruttato nei computer per realizzarecircuiti di tipo binario o, come si dice, digitali; cio significa che i segnali di differenza di potenzialeche essi elaborano sono interpretati come rappresentanti di due soli valori: 0 e 1.

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9. Conclusione

Oggi il contemporaneismo rappresenta lo sforzo disperato di ritrovare un motivo di attenzionedopo che la grande tradizione passata appariva alle nuove generazioni come mera archeologiaincapace di generare interesse alcuno. Quello che e stato il punto critico e l’89; con il crollodell’impero sovietico e la fine del marxismo e finita apparentemente la storia. Dopo sono seguitigli anni della smemoratezza e dell’oblio, gli anni del grande divertissement, come lo chiamerebbePascal. Questo perche la memoria e legata ad avvenimenti, a eventi che segnano tempo e spazio.La memoria e ridestata quando ci sono avvenimenti reali che la colpiscono. In un contesto incui tutto e indifferente, tutto e uguale, tutto e interscambiabile, la memoria viene come attutita,dissolta. Gli anni ’90 negli Stati Uniti e in Europa sono stati anni di euforia e di dimenticanza to-tale, un’“estasi” della ragione destata bruscamente dalla tragedia dell’11 settembre 2001. Mentrel’Occidente sprofondava nell’oblio, nel fiume Lete, altri elaboravano la memoria come vendetta,come risentimento e quindi in qualche modo come odio. Alcuni sprofondavano nella dimentican-za, altri cercavano di alimentare una memoria carica di odio. Penso all’integralismo arabo e algia citato 11 settembre, ma anche alle guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia, gia neldecennio precedente. In quelle occasioni abbiamo conosciuto una elaborazione sistematica dellamemoria in maniera del tutto artificiosa. Fino agli anni Settanta nessuno nella ex Jugoslavia, neserbi, ne croati, ne bosniaci, aveva elaborato un conflitto di quella portata. Sono stati gli storicidi professione e i mass media che hanno prodotto una radicalizzazione della differenza, tentandodi fondarla storicamente. Il culto della memoria e stato finalizzato alla creazione della divisione.Si e voluto fondare un’identita negativa, conflittuale, nel momento stesso in cui, nell’89, le con-trapposizioni ideologiche divenivano logore.

Il problema della memoria sembra, cosı, non uscire dall’alternativa tra oblio e risentimento,sembra che siamo condannati a muoverci in questa dialettica: o la dimenticanza oppure unamemoria carica di odio, il culto della memoria in funzione della lotta.

Gia il grande Agostino si era accorto di questa dicotomia paralizzante. Tuttavia il suo genio estato capace di trovare una via d’uscita, in una vera e propria educazione alla memoria. Quest’ul-tima non sta tanto nell’intensio (per usare un linguaggio agostiniano), ma nella distensio, in unritrovamento della temporalita che spalanca l’io nelle dimensioni del passato, presente e futuro.Cio e possibile solo se la memoria introduce alla speranza. La memoria aperta al presente e alfuturo e quella che contiene un germe di speranza. La speranza in questo senso e condizionetrascendentale del tempo, cioe e una condizione di possibilita del tempo. Cio e espresso in modomagnifico da Montale, nelle Occasioni :

Tu non ricordi: altro tempo frastornala tua memoria: un filo s’addipana.Ne tengo ancora un capo; ma s’allontanala casa e in cima al tetto la banderuolaaffumicata gira senza pieta.Ne tengo un capo; ma tu resti solane qui respiri nell’oscurita.Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accenderara la luce della petroliera!Il varco e qui?

da La casa dei doganieri

Senza una intuizione di speranza, senza la ricerca del “varco” montaliano non c’e il tempo, nonc’e il futuro. La speranza significa tempo, esattamente come quando uno dice: “c’e ancora tem-po”. E terribile quando qualcuno desidera cambiare la propria vita e invece arriva la morte: tuttele scelte, tutte le volonta di cambiamento decadono. Non parlo qui del tempo per la vendetta, ma

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del tempo per la redenzione. Allora si devono trovare luoghi di redenzione, non di utopia, luoghiin cui il futuro sia gia nel passato, luoghi del presente gravidi di passato, in cui baleni il futuro. Inquesto senso siamo introdotti alla memoria ma al tempo stesso ci liberiamo dalla memoria tiranna.

Solo una memoria aperta al futuro e criterio e custode di esperienza. Viceversa la “prigione”della memoria chiude all’esperienza: se non c’e nulla di nuovo sotto il sole, il mio rapporto conl’esperienza e bloccato, subentra un atteggiamento di rassegnazione. Sta qui quel cono rovesciatodi Bergson per cui la vita e cio che avremmo potuto essere e non siamo diventati, cioe la delusionedelle possibilita evase e non realizzate.

La memoria esce dall’elaborazione del dolore, dal risentimento, solo se e il ricordo della felicitapassata, ridestato dall’incontro con un evento presente che suscita la speranza di un rinnovarsidi quella felicita.

Cio che e stato puo essere ancora possibile. Nel brano di Joyce gia citato in queste pagine esplendido il passaggio in cui Gabriel, il marito, guarda Gretta con occhi nuovi:

“un’ondata di piu tenera gioia gli salı dal cuore e gli si propago calda nelle vene, come tremulobagliore di stelle; momenti della loro vita in comune, momenti che nessuno conosceva ne avrebbemai conosciuto, si schiusero nel suo ricordo illuminandolo. Desiderava solo ricordare anche alei quei momenti, farle dimenticare gli anni monotoni della loro vita in comune, farle ricordaresoltanto i momenti di estasi. Sentiva infatti che gli anni non avevano inaridito la sua anima, nequella di lei e i figli, il suo lavoro di scrittore, le cure della casa non avevano inaridito la tenerafiamma delle loro anime”.

Nel rapporto con un evento l’anima si scopre non inaridita e nel passato, che era diventatomonotono, brillano ora momenti in cui invece c’e stata vita, cioe una promessa reale di felicita.Gabriel ora ricorda la moglie come all’inizio, quel passato e ridiventato presente, vincendo se stessocome passato. Il tempo non e piu morte, ma ripetizione dell’inizio. La memoria rende qui possibilel’esperienza come corrispondenza tra il passato e il presente, tra l’io e la “cosa” o la personaincontrata. L’esperienza, sotto questo punto di vista, e ri-conoscimento della corrispondenza, ame, dell’evento di ieri con quello di oggi. Vi e analogia tra cio che ho provato ieri e cio cheprovo oggi, tra la felicita passata e quella presente. Cio che mi apriva ieri, che mi metteva incorrispondenza, e analogo a cio che mi apre oggi. Quindi l’evento apre il passato al presente eal futuro, l’evento fonda il tempo, oltre la dimensione del mito che astrae il tempo. L’eventoconferma che le tracce di felicita sedimentate nella memoria non erano illusione, ma promessadi redenzione. Quindi tra oblio e risentimento la memoria si pone come desiderio di liberazione,come pietas per i destini spezzati, troppo brevi, per le parole non dette, per cio che appareincompiuto. E la vita degli uomini e per lo piu incompiuta. La memoria coincide cosı con unaspinta dell’io, con una sollecitazione al suo presente/futuro a partire da cio che e stato, dal suopassato e dal passato del mondo, dal passato incompiuto come desiderio di essere, desiderio diessere compiuto.

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Questo saggio e stato redatto nel linguaggio LATEX, strumento insostituibile per una scritturaelegante e professionale. Per l’uso di LATEX, consiglio il manuale Impara LATEX! (...e mettilo daparte) di Marc Baudoin, reperibile on line nel sitohttp://www.dimi.uniud.it/gorni/TeX/itTeXdoc/impara latex.pdf

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Indice

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1

Sant’Agostino: memoria, tempo e distensio animae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

Henri Bergson: memoria e liberta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Eugenio Montale: la poetica della memoria nelle Occasioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Rivoluzioni, totalitarismi e usi impropri della memoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

James Joyce: the memory of The Dead in Dubliners . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Salvador Dalı: La persistenza della memoria e la soggettivita del tempo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11

La Gola del Bottaccione: la “memoria delle rocce” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

La memoria nell’informatica: il transistor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

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