mensa il piccolo 100 anni del fratello chiostro … · tribunale di pavia n. 698/2008 s.p. -...

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ANNO VII - N° 17 Novembre 2015 Direttore Responsabile: don Franco Tassone - Registr. Tribunale di Pavia n. 698/2008 S.P. - Tipografia e stampa “Il Giovane Artigiano” - via Lomonaco, 45 Pavia –Distribuzione gratuita L’AMORE MISERICORDIOSO CAPPELLA SACRO CUORE Da vent’anni splende una luce di fede pagina 3 Carissimi parrocchiani, ci prepariamo ad entrare nell’anno giubilare della Misericordia e “nel cammino pastorale”, l’icona di Cristo ci dona il suo cuore e la sua vita. Avere la carità significa amare con il cuore di Dio. Chi ama con il cuore di Dio sente la ne- cessità di liberare il prossimo dai mali che lo af- fliggono e desidera che ogni persona goda in pienezza i doni che Dio le ha dato. Commentando il versetto: “Tutte le vie del Si- gnore sono misericordia e verità” (Sal 24,10), S. Tommaso dice: “È necessario trovare la mi- sericordia e la verità in ogni opera di Dio ... Anche quello che è dovuto ad una creatura, Dio, per l’abbondanza della sua bontà, lo dispensa con maggiore larghezza che non lo richieda la proporzione della cosa”. San Tommaso dice an- cora che se con la carità l’uomo diventa simile a Dio nell’affetto, con la misericordia diventa simile a Dio nell’operare (Somma teologica, II- II, 30, 4 ad 3). Afferma anche che la misericor- dia è la più grande virtù di relazione col prossimo. I Santi Padri dicevano che non c’è realtà più pro- pria a Dio che la misericordia. Lo conferma anche la Liturgia che in una orazione si esprime così: “O Dio, cui è proprio avere sempre miseri- cordia e perdonare ...”. La misericordia non si li- mita ai sentimenti dell’anima, ma stimola a soccorrere concretamente con le opere. Lo scrit- tore ecclesiastico Lattanzio (250-325) ne ha elen- cate quattordici: sette corporali e sette spirituali. Le opere di misericordia corporale sono enume- rate così: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carce- rati, seppellire i morti. Quelle spirituali sono le seguenti: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le of- fese, sopportare pazientemente le persone mo- leste, pregare Dio per i vivi e per i defunti. MENSA DEL FRATELLO 30 anni di condivisione e di apertura al mondo del disagio pagina 6 IL PICCOLO CHIOSTRO di San Mauro restituito alla sua comunità pagina 8 100 ANNI ORATORO una serie di eventi per guardare al futuro pagina 13 segue a pag. 4

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ANNO VII - N° 17 Novembre 2015

Direttore Responsabile: don Franco Tassone - Registr. Tribunale di Pavia n. 698/2008 S.P. - Tipografia e stampa “Il Giovane Artigiano” - via Lomonaco, 45 Pavia – Distribuzione gratuita

L’AMORE MISERICORDIOSO

CAPPELLASACRO CUORE Da vent’anni splende una luce di fede

pagina 3

Carissimi parrocchiani, ci prepariamo ad entrare nell’anno giubilaredella Misericordia e “nel cammino pastorale”,l’icona di Cristo ci dona il suo cuore e la suavita. Avere la carità significa amare con il cuoredi Dio. Chi ama con il cuore di Dio sente la ne-cessità di liberare il prossimo dai mali che lo af-fliggono e desidera che ogni persona goda inpienezza i doni che Dio le ha dato. Commentando il versetto: “Tutte le vie del Si-gnore sono misericordia e verità” (Sal 24,10),S. Tommaso dice: “È necessario trovare la mi-sericordia e la verità in ogni opera di Dio ...Anche quello che è dovuto ad una creatura, Dio,per l’abbondanza della sua bontà, lo dispensacon maggiore larghezza che non lo richieda laproporzione della cosa”. San Tommaso dice an-cora che se con la carità l’uomo diventa similea Dio nell’affetto, con la misericordia diventasimile a Dio nell’operare (Somma teologica, II-II, 30, 4 ad 3). Afferma anche che la misericor-dia è la più grande virtù di relazione colprossimo. I Santi Padri dicevano che non c’è realtà più pro-pria a Dio che la misericordia. Lo confermaanche la Liturgia che in una orazione si esprimecosì: “O Dio, cui è proprio avere sempre miseri-cordia e perdonare ...”. La misericordia non si li-mita ai sentimenti dell’anima, ma stimola asoccorrere concretamente con le opere. Lo scrit-tore ecclesiastico Lattanzio (250-325) ne ha elen-cate quattordici: sette corporali e sette spirituali. Le opere di misericordia corporale sono enume-rate così: dar da mangiare agli affamati, dar dabere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare ipellegrini, visitare gli infermi, visitare i carce-rati, seppellire i morti. Quelle spirituali sono le seguenti: consigliare idubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire ipeccatori, consolare gli afflitti, perdonare le of-fese, sopportare pazientemente le persone mo-leste, pregare Dio per i vivi e per i defunti.

MENSA DEL FRATELLO30 anni di condivisionee di apertura almondo del disagio

pagina 6

IL PICCOLO CHIOSTROdi San Mauro restituito allasua comunità

pagina 8

100 ANNIORATOROuna serie dieventi per guardareal futuro

pagina 13

segue a pag. 4

Giubileo della Misericordia

SalvatoreSantissimo

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per comunicare con il parroco:cell. 3487110320 [email protected]

ORARI S. MESSEBASILICA SS. SALVATORE

Feriali: 17.30Festivi: 10.30 - 17.30 (sospesa il 26 dic.) Prefestivi: 17.30

CAPPELLA SACRO CUOREFeriali: 8.30 - 18.30Festivi: 9.00 - 12.00 (sospesa il 26 dic.) - 19.00Prefestivi: 18.30

Oratorio S. MauroS. Messa Mensile: 21.00 ogni 3° mercoledì del mese

ConfessioniConfessioni: cappella Sacro Cuore sabato 19 dicembre:dalle 10.00 alle 12.00Giovedì 24 dicembre dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00alle 18.00

Caravaggio: Sette Opere di MisericordiaLa misericordia è una disposizione dell’animo prima ancora di essere un’azionespecifica.Caravaggio, il pittore della luce, che ha dipinto un gran numero di soggetti re-ligiosi, ha espresso bene questo concetto dipingendo in un’ unica scena tutte esette le opere di misericordia. Le ha ambientate in un vicolo di Napoli a signi-ficare la possibilità per ognuno di praticarle, evidenziando con la luce i molte-plici episodi e i diversi personaggi in una sintesi magistrale. L’opera dipinta tra il 1606 e il 1607 è conservata a Napoli presso il Pio Montedella Misericordia ed è molto importante per la sintesi che anche a noi inte-ressa sottolineare: egli infatti non rappresenta le sette opere separatamente,

ma le dipinge intrecciate in un unicoquadro, essendo queste l’espressionedi un'unica disposizione dell’animo.E’ un racconto complesso in un'unicascena che ci obbliga ad una rifles-sione profonda per coglierne tutti i si-gnificati simbolici.Tutta la scena si svolge nella parte bassadel quadro, mentre dall’alto la Ma-donna col Bambino, accompagnata dadue angeli manifesta la sua benevolenzaed approvazione lanciando il suo man-

tello fino ad avvolgere l’ignudo, riproponendo il concetto della condivisione rap-presentato anche nella nostra chiesa di San Mauro nella cappella di San Martino. La Madonna col Bambino rappresenta la Chiesa che promuove la pratica delleopere di misericordia, ma nello steso tempo il dipinto esprime il rapporto spe-culare tra le opere di misericordia che avvicinano a Dio e la misericordia diDio attraverso la Madonna, che dona la grazia all’uomo. Questo concetto èespresso dal manto che scende avvolgendo i personaggi con un movimentoelicoidale, come fosse mosso da uno spirito vitale di partecipazione e benevo-lenza. Questo è il messaggio più importante che ci arriva da Caravaggio.Nella visione complessiva del quadro riconosciamo le opere rappresentate:

Ss Natale Sacro Cuore ore 22 - Basilica ore 23.30

Sulla destra si vedono solo i piedidi un cadavere perché il soggettoimportante non è il morto, ma lacura della sua sepoltura. Lo seppel-liscono un diacono che regge lafiaccola e un suo aiutante. La lucedella fiaccola contribuisce a daremaggiore profondità a tutta lascena.

Le due opere sono riunite in ununico episodio sulla sinistra delquadro che le riassume entrambe.Il cavaliere e l’infermo mostrato dispalle ricordano la leggenda di SanMartino. San Martino di Tours eragiunto a Pavia da ragazzo e l’epi-sodio del mantello donato al men-dicante che è rappresentato nellanostra cappella a lui dedicata, si èsvolto probabilmente nei pressi diCasteggio, quando il giovane Mar-tino si è arruolato nell’esercito ro-mano ed è stato mandato comesoldato in Francia, appunto aTours, dove poi si è convertito alcristianesimo.

E’ rappresentato da un uomo chebeve da una mascella d’asino,come fece Sansone nel desertograzie a una sorgente fatta sgor-gare miracolosamente dal Signore.

E’ rappresentato in due figure al-l’estrema sinistra: una in piedi che in-dica la via a un altro personaggio, ilpellegrino con la conchiglia sul cap-pello. La conchiglia è l’emblema di chiha fatto il pellegrinaggio a Santiago deCompostela ed è poi diventato il sim-bolo di ogni viandante e pellegrino.

Caravaggio unisce i due episodi rife-rendosi a Cimone che morendo difame in carcere fu nutrito al senodalla figlia che era andata a visitarlo.Con questa rappresentazione Cara-vaggio esalta il valore dell’operacompiuta con sacrificio di sé.

SEPPELLIRE I MORTI DAR DA BERE AGLI ASSETATI

OSPITARE I PELLEGRINI

VISITARE I CARCERATI eDAR DA MANGIARE

AGLI AFFAMATI

VESTIRE GLI IGNUDI e CURARE GLI INFERMI

Anniversario

SalvatoreSantissimo

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Sacro Cuore da vent’annisplende una luce di fede«La preghiera è amica della bellezzae l’uomo è fatto per l’una e per l’altra.Tutte le volte perciò che una comunitàcristiana costruisce una chiesa è chia-mata ad unire preghiera e bellezza eservizio agli uomini». Con queste pa-role l’allora Vescovo di Pavia, Gio-vanni Volta benediva e documentavail lavoro fatto prima di arrivare allarealizzazione della Cappella del SacroCuore al Ticinello. Era il novembredel 1995 esattamente venti anni fa. Ilquartiere ‘Ticinello’, dalla stessa ra-dice di Ticinum, deriva tale nome daun ramo secondario, un piccolo af-fluente del fiume. Annesso alla par-rocchia del SS. Salvatore ma lo-gisticamente lontano, manifesta dasempre spirito di comunità religiosaconvergente con la basilica, ma indi-pendente come spazi e mezzi. "[…]L’arco, la navata e le colonne rag-gruppate, come l’alito di ere tra-scorse: l’opera migliore e la peg-giore, la più semplice e la più ricca,la più maestosa e la meno imponente,l’opera del cielo e quella dell’uomotutte e due avevano una sola storia".La scelta del progetto coincide conl’esigenza di vedere sorgere la nuovaCappella del Sacro Cuore rivoltaverso le case del quartiere, verso lacittà, quasi ad abbracciare come unaprotettiva ala di fede, di rifugio del-l’anima, la gente, il popolo cristiano.Con queste parole l’Ing. Massimo

Buscaglia, insieme ai collaboratori,presentava il suo progetto, che risul-terà poi essere quello in sintonia conil Consiglio Pastorale Parrocchiale:«Dallo spazioso sagrato leggermentesopraelevato rispetto alle strade, deli-mitato a destra dagli edifici parroc-chiali allineati con via Verdi, si accedealla chiesa attraverso un ampio porticoancorato alla sua sinistra al campaniletriangolare. All’interno l’aula è suddi-visa in tre navate convergenti e leg-germente degradanti verso il pres-biterio, sopraelevato di tre gradini, alcentro del quale in posizione di asso-luta preminenza è l’altare; tale confor-mazione favorisce la visibilità dellafunzione, la partecipazione e la comu-nione dei fedeli dall’azione sacra. Iltabernacolo trova una sua precisamaestosa collocazione in una nicchiasul presbiterio, illuminata natural-mente da una fessura verticale. La co-pertura in legno, al contrario delpavimento, si eleva gradualmente dal-l’ingresso all’altare. La luce che si dif-fonde nella sala attraverso il timpanodi facciata, le strette feritoie nella mu-ratura, la grande vetrata triangolare ei due tagli laterali, lasciano l’assem-blea in relativa penombra, mentre sifa molto incisiva sull’area sacra. I ma-teriali più presenti e significativi sonoi muri in pietra arenaria squadrata perla cappella, i muri in laterizio a vistaper le opere parrocchiali, il legno la-

Il 1970 è l’anno che porta all’attenzione dei fedeli del quartiere ‘Ticinello’un’esigenza ormai concreta, un nuovo luogo di culto in quella zona. Fudon Giuseppe Borgna, parroco del SS. Salvatore, scrivendo ai parrocchiani,a palesare il pensiero di Mons. Antonio Angioni, e prima ancora di Mons.Allorio: l’intenzione di trasformare il locale utilizzato da don Enzo Bo-schetti, in una vera e propria chiesa. Alterne vicende, con il seguito di uo-mini e presuli ci portano agli inizi degli anni ’90, quando viene indetto unconcorso di idee per la realizzazione della nuova cappella. Furono presentativentuno progetti: ‘Una chiesa di pietra, una comunità’ fu il progetto vin-citore dell’Ing. Massimo Buscaglia; ‘La luce del cielo’ Pof. Arch. RemoDorigati; ‘Sulla sabbia già tu scrivi da anni, riposati innalzando cattedrali’Arch. Luca Micotti; ‘Io sono un Re grande’Arch. Massimo Giuliani; ‘Pie-tra su Pietra’ Ing. Giampiero Canevari; ‘Ritorno al futuro’ Arch. VittorioFederico Rognoni; ‘La dimora dell’Uomo’ Arch. Giuseppe Angelo DiMeo; ‘Accoglienza’ Arch. Levis Dondi; ‘Moto perpetuo’ Arch. CarlaCoppa; ‘Amore plenum’Arch. Cosimo Damiano Altomare; ‘Dialogo ce-leste’Arch. Vincenzo Casali; ‘G21’Arch. Giulio Sala; ‘Alleluia’ Ing. Giu-seppe Curcio; ‘Luce 1’Arch. Pietro Campora; ‘D.O.M.’Arch. GiampieroFo; ‘In Deo omnia’Arch. Luigi Leone; ‘Congregavit nos in unum Christiamor’ Ing. Carlo Alessandro Negri; ‘Se il Signore non costruisce la casa,invano vi faticano i costruttori’ Arch. Chiara Rovati; ‘Firmitas, utilitas, ve-nustas’ Ing. Mauro Ferraresi; ‘M’illumino d’immenso’Arch. Maria PaolaGatti; ‘Age quod agis’Arch. Maddalena Ramaiola. La posa della primapietra avvenne il 26 novembre 1995, alla presenza di Mons. Giovanni Volta

LA STORIA

Progetto vincitore

Presentazione del progetto vincitore Premiazione vincitore ing. M. Buscaglia

mellare per le strutture della coperturacon il manto in rame trattato per assu-mere la patinatura verde naturale, levetrate artistiche». Carta, disegni e co-lori descrivevano, oggi vediamoquanto la mano dell’uomo è riuscita acostruire: «Abbiamo desiderato dipoter dare a Dio una casa tra le nostrecase - scriveva Mons. Giuseppe Tor-chio, allora parroco del SS. Salvatore- che fosse veramente degna di Lui,espressione del nostro amore, del de-siderio di sentirLo vicino, ‘una chiesadi pietre’ che potesse essere segno estrumento di unità per tutti noi che for-miamo la chiesa famiglia di Dio».«Oggi a distanza di tanti anni e dopolungo attendere - afferma don FrancoTassone, attuale parroco - per il ven-tesimo anniversario abbiamo decisodi donare al quartiere un visibile madiscreto ricordo, a festeggiare un tra-guardo raggiunto per la volontà in-stancabile di molti. Sarà illuminata lacroce che si erge dal campanile e

un’immagine del cuore Santissimo diGesù sarà posta sotto la torre campa-naria, visibile a tutti i parrocchiani. Senoi vagabondi nella notte di unmondo tempestoso e cupo, portiamola lampada della fede, accesa a unfuoco celeste, saremo sicuramente ri-condotti nel cielo dal quale quella luceè stata presa a prestito». (parte del testo è tratto dal libro ‘Cappella delSacro Cuore al Ticinello’ Pavia, 1995)

L’opera in ricordo dei vent’anni

Educare alla Fede

SalvatoreSantissimo

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I bambini della nostra parroc-chia iscritti ai corsi di cate-chesi sono circa 180,

altrettante le famiglie, senza contarei ragazzi del “Postcresima” e gli ado-lescenti. Una bella responsabilità se-guirli tutti e bene, e un notevoleimpiego di forze. Qualche problemae qualche preoccupazione non man-cano davvero!A giugno, alcune catechiste, per va-lide ragioni, avevano rinunciato alloro mandato. “Chi coinvolgere perun altr’anno? Ci chiedevamo. Dovetroveremo tutto il pane per sfamaretanta gente?” potrebbe essere lafrase-icona che ben rappresentava ilnostro stato d’animo, intendendo per‘fame’ quella di Dio, presente, ma-gari di nascosto, in ogni cuore. Tuttavia, nonostante le difficoltà, allaMessa delle 10.30 di domenica 27settembre, l’équipe dei catechisti, piùdi una ventina, poteva essere presen-tata alla comunità pressoché al com-pleto.Miracolo della Provvidenza, cheaveva ascoltato le nostre preghiere, e

merito anche di donFranco e di don Ema-nuele, dotati di un cari-sma particolare, prov-videnziale, per scovarepossibili catechisti e,soprattutto, per convin-cerli a rispondere sì,alla chiamata di Dio, unimpegn.o non da poco.Riconosciamo in que-sta situazione concretaun segno vivo dellaMisericordia del Signore, che siprende amorevole cura del suo po-polo; non solo da quest’anno, datempo ormai la fedeltà all’impe-gno della catechesi caratterizza lanostra parrocchia e mai sono man-cate le forze necessarie per at-tuarlo. A volte sono cambiate lepersone, ma non si è interrotto ilcammino: in questi momenti dipassaggio di consegne, la Provvi-denza si è rivelata nella solidarietàtra di noi, nell’aiuto reciproco datoe ricevuto, che, nonostante i limitipersonali, hanno costituito una si-

gnificativa testimonianza di carità.E ora che ricominciamo, comesvolgere sempre meglio la nostramissione di catechisti, assumendolo stesso sguardo di Dio, fonte ine-sauribile di misericordia? Siamoconsapevoli che l’ideale è decisa-mente elevato, irraggiungibile nellasua pienezza, ma anche che siamoqui per il volere di un Altro: «[…]non voi avete scelto me, ma io hoscelto voi», ripete Gesù da allora aogni apostolo, chiamandolo pernome. E la certezza che è lo Spiritoche agisce attraverso di noi ci tran-

La messa quotidiana: Incontro di attesa e di speranzaDa quando, qualche anno fa la Mise-ricordia del Signore, attraverso l'in-vito di un’amica, mi ha portato amessa alla cappella del Sacro Cuore,tutti gli anni all'inizio delle scuole di-vento una parrocchiana di San Mauroper una mezzora tutte le mattine.Mi sono sentita accolta e ben voluta,anche se ero, e resto, un'estranea. Hotrovato un gruppo di persone di tuttele età che ho imparato a riconoscereperché un giorno dopo l'altro eranosempre lì. Anche se gli impegni miportavano ad andare a messa in altriorari, quando tornavo, loro c'eranosempre. Li guardavo e pensavo che lemamme avevano dovuto anche loroalzarsi presto ed organizzare la pro-pria giornata e quella di tutta la fami-glia per esserci. Le signore no-vantenni sono state per me una testi-monianza di fede e di certezza(chiedo sempre al Signore di arrivarealla loro età così) devono vincere tuttii giorni la fatica dell'età, alzarsi prestoe prepararsi per presenziare allamessa, per pregare insieme ed offrire"le preghiere e le azioni della giornataper la salvezza di tutti gli uomini".

Mi ha colpito questa fedeltà amorosae mi ha commosso, perché tra tutti gliuomini sconosciuti per cui hanno pre-gato, in tutti gli anni passati, c’ero an-ch'io. C'ero anch'io quando nontrovavo un senso alla vita e chiedevodisperatamente al Signore: "se ci seivienimi incontro Tu perché io non socome fare". Il Signore mi si è fatto in-contro tramite l'invito alle Lodi di unaragazza, e poi attraverso il volto ditanti amici che sono passati, ed oranelle facce di altri amici che condivi-dono con me la vita e la bellezza delcristianesimo. Tra questi ci sono gliamici della messa delle 8,30; sonoamici nel senso meno sentimentale epiù profondo del termine: non ci par-liamo mai, non so nemmeno i loronomi, ma condividiamo la cosa piùimportante: il Senso della vita che èGesù Cristo.Quando studiavo biochimica all'uni-versità, mi aveva colpito scoprirecome il cibo diventasse parte in pro-fondità di ogni nostra singola cellulaed ero stata folgorata dalla Misericor-dia di nostro Signore, che, decidendodi farsi cibo per noi, aveva trovato un

modo geniale di entrare in noi, in pro-fondità per farci diventare parte diLui, partendo dalla concretezza dellacarne. Ho cominciato a venire amessa tutti i giorni perché volevo laconcretezza della compagnia di Gesùper tutta la mia vita e per quella dellamia famiglia, perché volevo che lagioia, la pienezza di vita, la libertà ela certezza che avevano preso pos-sesso della mia vita dall'incontro conCristo non finissero. Un Papa diceva:«Il Signore ti prende come ti trova,

ma non ti lascia come ti ha trovato».La messa quotidiana mi ha cambiato.Tutti i giorni, con l'Eucarestia Lui miviene incontro.E' come la goccia che giorno dopogiorno scava la pietra, il mio cuore, elo riempie della Sua presenza.Ringrazio Dio che, nella Sua Miseri-cordia, continua a mettere sulla miastrada persone da guardare, da se-guire e da cui imparare, come gliamici della messa del mattino.

Mara Carlucci

La Catechesi alla Luce della Misericordiail cammino di accompagnamento sia dei genitori sia dei figli

quillizza e ci infonde serenità egioia. Ma prima di tutto dobbiamo ricono-scere di essere noi stessi destinataridella misericordia di Dio, che rice-viamo continuamente, gratuitamentee in abbondanza. Solo questa consa-pevolezza ci abilita a riversarla con ef-ficacia su coloro che ci sono affidati.Ci sembra che essere misericordiosi,per noi catechisti, significhi in parti-colare diventare sempre più acco-glienti e disponibili, cercando diimparare dalla Carità del Signore.Ascoltare l’altro, condividere leesperienze, mettere a disposizione laconoscenza della Fede e testimo-niarla, ricorrere, quando è opportuno,alla correzione fraterna e accettarlasono alcuni mezzi che il Signore cidà perché venga il suo Regno. Que-ste espressioni di amore presumononaturalmente una vita interiore vivae profonda, per conoscere e amaresempre più il nostro misericordiosoSignore che desideriamo far cono-scere e amare dagli altri.

Chiara e Gemma

Ma le opere di misericordia sono molte di più, e cioè sono quante? Sono lemiserie umane da alleviare. E allora presentiamo in questo giornalino la mi-sericordia che il Signore ha riversato in tante situazioni in cui abbiamo donatoil suo amore e ci siamo rivestiti della Sua misericordia, tant’è che le portedel centro di ascolto, della Mensa, dell’Armadio, della Sacristia sono sempreaperte, come quelle dellae case degli ammalati che ci rendeno testimoni del-l’opera salvifica di Dio tra la nostra gente. Vi racconteremo i cento anni dioratorio e le manifestazioni chehanno caratterizzato questa ricorrenza, i 30anni della mensa con i servizi che si personalizzano, l’accoglienza a chi cercavestiti e a chi ha necessità per la sua famiglia. Tutto nel cuore di Gesù, cheabbiamo ricordato con i 20 anni della prima pietra del Sacro Cuore. La prossima opera mi piacerebbe che fosse accogliere tutte le misericordiedel Signore nello spazio del Piccolo Chiostro, che vorremmo utilizzare perunire formazione ed ascolto, generosità e impegno, valorizzazione artisticae progetto per ogni persona che entra nella nostra comunità. Uniamoci al Signore che ci aiuterà a vivere per servire, e non ad essere spet-tatori di una umanità in cerca della salvezza e del senso della vita.

L’Amore Misericordioso segue dalla prima pagina

Il volto della Misericordia

SalvatoreSantissimo

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La nostra avventura ha inizio circaun anno fa, in uno dei tanti quar-tieri della nostra città di Pavia.Quei quartieri che all’apparenzasembrano abbandonati ma nel cuiintimo c’è vera semplicità e unaparticolare umanità condivisa reci-procamente. Donne e uomini cometanti, gente povera, alcuni in pen-sione, alcuni disoccupati, mammesole, donne anziane, qualche fami-glia straniera, tutti che attendonosolo un sorriso da parte di chi po-trebbe comprenderli. Gente abi-tuata a lottare per vivere ognigiorno. Siamo in via Griffini al n.7 presso le case dell’Aler o, piùsemplicemente, case popolari. Inquesti luoghi ancora è concesso so-gnare: insiemead un gruppo diaudaci in ungiorno speciale,decidemmo diriordinare i duespazi adibiti agiardini di frontealle nostre abita-zioni. Giardinitrascurati daqualche anno,infestati da er-bacce di ognigenere che da-vano un’imma-gine di maggiorpovertà. Imme-diatamente ilpensiero fu ri-volto alle signore anziane sole, cisembrava che questo restauro am-bientale potesse dare loro una spe-ranza nuova di vita. Volevamoavere dei fiori colorati per ralle-grare lo spirito. La prima mano ladà Luigi poi immediatamente Giu-seppe, e poi Massimo, con la su-pervisione di Ivan “il nostroimprenditore”. Il sig. Finà ci diedeil suo tagliaerba e, continuando labonifica con fatica, togliemmo l’er-baccia infestante, vangando e con-cimando poi finalmente si iniziòl’opera di semina: fiori e rose diogni genere. Massimo, ebbe inoltrela brillante idea di piantare dei gi-rasoli per rallegrare meglio l’am-biente. Giorno dopo giorno ognicosa diventava sempre più acco-gliente e gradevole alla vista ditutti. Mettemmo poi quattro stu-pendi e simpatici nanetti all’in-gresso, che donavano maggiore

simpatia al posto e diverse lumi-nose autoricaricabili in più punti,così, tutto, ogni giorno fioriva au-tomaticamente. Nessun guadagno,solo spese e fatica, e il piacere difare qualcosa di buono sentito dalcuore. Quando non hai nulla daguadagnare e doni tutto con cuore,ogni cosa splende di luce propria ela fatica, il sudore, divengono gioiae grazia. Il bello è che tutti gli in-quilini con le loro piccole possibi-lità hanno partecipato con granpiacere. A volte suggerendo, altrecon piccoli contributi per l’acquistodi fiori, altre volte con qualchepianta ecc. Sistemammo successi-vamente la zona più diroccata,luogo di deposito delle biciclette.

Mettemmo poiun gazebo, pavi-mentando primacon piastrelledonate dal figliodella sig.ra Rita,un tavolo e sedieda giardino. Oral’ambiente è vera-mente conforte-vole e gra- devolealla vista di tutti,tanto che i bam-bini, uscendo dascuola, si soffer-mano ad osser-vare i nanetti, lerose e i girasolidivenuti ormaigiganti. Le per-

sone anziane del posto e i giovaniora hanno un luogo di aggrega-zione dove scambiare insiemequalche idea o fare una partitina acarte. Si è creata un’unione e unacondivisione. Il bel giardino chetuttora potremmo definire un pic-colo “Altare” sembrava finito, mamancava qualcosa di speciale,mancava “la Madre di tutti”. Dove-vamo avere la nostra “Madonnina”,nel nostro nuovo e grazioso giar-dino. Sì! Una Mamma a protezionedi tutti anche dei passanti. Par-lammo allora con il nostro parroco,egli immediatamente ci donò unameravigliosa statua antica riprodu-cente la “Santa Vergine Maria”.Nulla ci fermò, carichi di maggiorentusiasmo, nell’arco di pochigiorni collocammo la statua in unangolo ricamato tutto per LEI. Orasì! che tutto era compiuto. Via Grif-fini n° 7, la terra e il cielo, ora ap-

partenevano a tutti. Avevamo final-mente un luogo speciale, fiori va-riopinti, rose delicate che ricordanotanto l’amore ma, soprattutto c’era“Lei”. Anche i giovani radunatisotto il gazebo dimostravano com-piacenza nel vedere la “Madon-nina”. Ora le signore anziane delposto sono più serene e ogni giornole vediamo soffermarsi davanti allastatua della Madre Celeste perqualche preghiera. Loro, le mam-me, lo sanno bene quale grande im-menso potere ha la Madre di Dio equante grazie dona. Anche gli in-quilini che abitano nelle due rampesono più sereni. Ogni tanto la sig.raPaola e la sig.ra Rita, nonostantel’età e gli acciacchi, si adoperanoper piantare qualche nuovo fiore otogliere qualche erbaccia, mentrenoi continuiamo l’opera di mante-nimento generale. Ivan, lo po-tremmo definire oggi l’angelocustode del posto, guai a chi toccala Madonnina. Il nostro parroco,passò a benedire le nostre case, ri-mase a bocca aperta nel vederel’opera compiuta, cercando poi di

mascherare un sentimento di gioia,d’amore e qualche lacrima nasco-sta, ma che tutti noi presenti legge-vamo apparire nei suoi occhiluccicanti, ci rallegrò con un sor-riso gioioso, radunò tutti i presentie dopo qualche breve preghiera be-nedisse noi attraverso “Madre Ce-leste”. Ora ci sentiamo tutti protetti, lecose vanno meglio per tutti. A voltele donne del vicino caseggiato ci ri-chiamano all’ordine quando pas-sando davanti alla Madonnina unpoco distratti, non la salutiamo adovere. Siamo diverse famiglie che nel loroinsieme compongono una grandefamiglia. “LEI” ora è là in un luogospeciale dove gioia, pianto e spe-ranza si alternano vicendevol-mente. Si! è là e con la sua dolcepresenza, la sua delicata espres-sione, la sua candida natura cheamorosamente ci guida. È là con tutti noi e nel suo specialesilenzio dice ad ognuno di noi: “Io vi amo immensamente tanto”.

Giuseppe

Quando non hai nulla daguadagnare e doni tutto con cuore ogni cosasplende di

luce propria

La delicatezza della “Madre di Dio”

La Madonna di Lourdes nel cortile di via Griffini

SalvatoreSantissimo

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Mensa del Fratello: 30 anni di condivisione e di apertura al mondo del disagio

Centro di Ascolto Celestino Abbiati:un bilancio di disponibilitàDopo tre anni e mezzo di attivitàsembra opportuno tracciare unnuovo breve consuntivo del “Centrodi Ascolto Celestino Abbiati” peraver occasione di riflettere noi stessie per informare la comunità parroc-chiale. In questi anni fondamental-mente il nostro gruppo è rimastostabile, con poche variazioni dovutead impegni familiari o lavorativi dialcuni volontari. Ormai oltre tre-cento persone si sono rivolte al Cen-tro ed hanno popolato la nostramemoria con volti e storie che hanno

cambiato noi e molte nostre convin-zioni, costituendo una esperienza inevoluzione, ma bella, insostituibileed utilissima. In questo periodosiamo diventati “gruppo” uscendodal normale riserbo e lasciandoci co-noscere con i nostri pregi ed inevita-bili difetti, discutendo talvolta inmodo molto incisivo (per non usaretermini più forti), tracciando insiemela rotta da seguire: sempre peròavendo ben presente che tutti pun-tiamo solo all’ascolto dei nostri fra-telli. Ci siamo resi conto della

assoluta necessità di collaborare coni volontari della mensa, si sono in-staurati rapporti di collaborazione edi informazione che sono poi sfo-ciati in modo naturale in amicizia: ri-mane ancora molto da fare in questadirezione, ma l’importanza è tale chenon si deve deviare da questo cam-mino. Attualmente il nostro organicoandrebbe rimpolpato con un paio divolontari, chi è interessato può farsiavanti e sarà affiancato nell’attività

da uno di noi. Aggiungo che, primadi iniziare, abbiamo seguito nel feb-braio 2012 un corso dedicato a que-sta attività e che attualmente alcunidi noi stanno partecipando ad unnuovo ciclo formativo organizzatodalla Caritas Diocesana; le nostreriunioni mensili poi sono aperte achiunque voglia conoscere megliol’attività del Centro e di conse-guenza anche noi.

Franco D’Abrosca

Dar da mangiare agli affamati

Fogli ingialliti dal tempo, odo-rano di attuale passato a rac-cogliere nomi e numeri di

persone che, trent’anni fa, davano adon Giuseppe Ubicini la loro dispo-nibilità a sostenere un’iniziativa di-venuta nel tempo uno storicoriferimento cittadino: ‘La mensa delFratello’.«Don Ubicini era un uomo dal cuoregrande - spiega la Sig.na Angela

Fossati - da lui la sera arrivavano nu-merosi a chiedere ‘il pane quoti-diano’, domandavano denaro e forsecon la scusa di mangiare compra-vano alcolici, male del disadatta-mento. Fu così che don Giuseppeebbe l’idea di offrire loro un piattodi minestra, almeno una volta algiorno, si attivò per condurre unasorta di indagine sulle disponibilitàdegli abitanti del quartiere e moltoaffidamento fu riposto nell’attivismodelle suore, all’epoca presenti in par-rocchia. L’organizzazione: la piùsemplice possibile, la mensa priva didispensa dotata di un piccolo frigo-rifero occupava due sale e la si ge-

stiva come in famiglia con l’acquistodi provviste settimanali. La nostrainiziativa crebbe subito e veloce-mente si passò dai primi 15 posti a40, io e suor Clemente ci occupa-vamo della spesa e dei menù, ilpiatto di minestra pensato in assolutaumiltà divenne ben presto un ri-cordo. Importantissime le presenzeecclesiastiche, a loro dobbiamo inmisura diversa la meravigliosa pos-

sibilità di confrontarci con le esi-genze altrui: don Ubicini fondatoredella mensa ha prestato la sua operaper un solo anno prima di salire alladimora celeste, don Paolo lo ha so-stituito per un breve interregno, ed ivent’anni successivi sino all’arrivodi don Franco sono stati vissuti dadon Giuseppe Torchio. Animo mite,presenza discreta, volontà ferrea, eratra i volontari la sera a servire i pastiai suoi ‘commensali’, con la discre-zione di chi si presta, calandosi neipanni di quel prossimo vilipeso, allenecessità di una vita meschina». Lavoce della Sig.na Angela ha un tim-bro fermo e deciso e un’inflessione

dolce e rassicurante quando ci rac-conta come è arrivata da don Ubi-cini: «Il caso, il destino, forse piùacutamente la Provvidenza ha gui-dato i miei passi ad una messa po-meridiana in San Lanfranco. Era il1984, io ero da poco pensionata ecercavo un modo utile di spendere ilmio tempo oltre le mura di casa. Ilparroco quella sera arrivò alla cele-brazione in ritardo dicendo: “Scusa-temi ma ero da una famiglia, sembraincredibile ma ancora oggi, nella no-stra comunità c’è chi non ha da man-

giare”. Sentii dentro di me risuonareun campanello, contemporanea-mente don Ubicini aveva avviato larichiesta di collaborazioni per lamensa ed io capii che quello era ilmio compito di volontaria, da alloracon entusiasmo e amore insieme atante anime volenterose abbiamotrascorso trent’anni, ogni sera ad at-tendere nuovi venienti. Un pensierospeciale proprio a tutti i volontariche da tanti anni permettono lo svol-gimento di un servizio così impor-tante».

Angela e gli amici volontari

La mensa è aperta tutte le sere e diventa un punto di riferimento per i fratelli e le realtà dicarità. Nella foto i doni dell’Ordine Costantiniano e Croce Rossa.

Per chi volesse aiutareLa Mensa e i Centri di Ascolto

IBAN: IT59 L05048 1132300000000 93565x1000 Cod. Fisc.: 96039170186

SalvatoreSantissimo

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ERO NUDO E MI AVETE VESTITO

Multum in parvo’: il moltonel piccolo, è quanto tro-viamo in realtà che vi-

vono all’ombra del volontariato,dell’umile presenza dedita al pros-simo, lontana dalle chiassose lucidell’ostentata dedizione, nessunoslogan, solo tanta buona volontà.«Gli uomini registrati a partire dal2009 sono 1.051, un numero appros-simativo, vicino al valore citato, è darilevare per donne e bambini, nonancora registrati - spiega un volon-tario, Adriano Peroni - con una pre-senza giornaliera in media di 16persone, 150 quelle nuove all’anno,con una media crescente sino al2013. Varie sono le situazioni di in-digenza che ci troviamo a gestire nelmassimo riserbo, la dignità dellapersona viene prima di ogni sventurache ne ha segnata l’esistenza, chie-dere è sempre fatica, si lede quel sot-tile filo che il più riposto orgogliomuove al nostro pensiero, rappor-tarsi con simile esigenza vuole forzae merita rispetto. Diverso è l’approc-cio tra uomini e donne, come diversesono le tipologie lavorative, residen-ziali e di provenienza. Bassa la per-centuale degli italiani, 18%, mas-siccia quella degli stranieri, 82%,con uomini spesso senza fissa di-mora e donne con impieghi d’affian-camento a persone anziane. Tre lenazioni dalle quali provengono gliuomini: Italia, Marocco e Romaniasuperano il 50% del totale, seguiti daTunisia, Algeria ed Egitto. Percen-tuali e provenienza diversa per ledonne: 7% dall’Italia, 93 % dal-l’estero con Ucraina, Romania eMarocco siamo al 50%, a seguireItalia, Camerun e Moldavia. Ogninuovo arrivo viene registrato, è indi-spensabile sapere con chi trattiamo.Dati e schede vengono conservati inun luogo chiuso a chiave non acces-sibile a persone estranee. Questal’opera di prima assistenza: quandoa chi arriva viene consegnato il mi-nimo indispensabile per affrontarebasilari esigenze, ad ognuno è poiassegnato un biglietto recante giornoed ora per l’appuntamento, si stabi-lisce così un ordine di precedenza.Attento il lavoro di catalogazionedati, per avere precisi riferimenti sta-tistici utili non solo a fini personali.Anche l’impostazione di turni, alle-stimento locali, divisione di ruolisegue schemi canonici che ci propo-niamo di rispettare. La tecnologia

annulla le distanze, fortunatamentetutti sono raggiungibili con un tele-fonino ed hanno accesso ad internet.Da sottolineare che le connessioninella maggioranza dei casi avven-gono in modo gratuito sfruttando:Centri commerciali, alcuni bar ed ilcomune di Pavia stesso ‘Hot SpotPavia’ (il centro è praticamente co-perto al 100%). Internet serve loroper poter comunicare con i fami-gliari all’estero a basso costo o addi-rittura a costo zero. La modernità ciha posto di fronte all’esigenza diaprire una pagina facebook: ‘L’Ar-madio del Fratello’, siamo così visi-

bili a quanti vogliono raggiungerciper richieste ed anche ai donatori.Tutto funziona più velocemente e siha l’impressione d’essere sul podiodell’avanguardia». C’è pulizia e di-gnitoso ordine nei locali dove uo-mini e donne vengono accolti daivolontari, si respira ilare disponibi-lità ma anche fermo polso gestio-nale. Una serie di armadi racchiude,minuziosamente suddivisi, capid’abbigliamento d’ogni genere,biancheria per la casa ed oggetti diuso quotidiano. «A volte l’ostacolodella diversa lingua ha rappresentatouna sfida organizzativa, battuta daldialogo dei gesti e della visione diimmagini che riconducono alle piùfrequenti necessità. E’ stato creatoun catalogo che riporta quanto pos-siamo offrire, ed un semplice gestoindicatore del dito ha risolto pro-blemi di traduzione ed interpreta-zione. Non si dialoga sovente maquando posso saluto quanti vengonoda noi nella loro lingua e questo è unimportante passo di avvicinamentoe condivisione, non sono più unestraneo ma una persona che si im-pegna ad integrare chi mi sta in-nanzi. Immancabili momenti ditensione, aggravati a volte dalla ma-leducazione, ma un po’ di buonsenso riconduce tutto alla norma-lità». “Avete la mia taglia, possoprovare questi pantaloni?”. “Fidatidi me ho esperienza, questa è la tuamisura”. I colloqui scambiati tra vo-

lontari e richiedenti ripor-tano alla presenza in un ne-gozio dove gli avveduticommessi consigliano nelmigliore dei modi i clienti,con piglio sincero e cor-diale. Trascorrono così legiornate di quanti si dedi-cano a questa opera carita-tiva. «Arrivano abiti, lesituazione sono le più di-sparate e per garantire l’integrità diquanto offriamo è stato istituito ungruppo di cernita, sistematica divi-sione ed eliminazione di ciò che ri-sulta non essere idoneo. Nonbisogna avere fretta, qui il tempo èrelativo ma nemmeno possiamo ce-dere al lassismo, misura e disciplinaoccorrono in ogni ambito per stabi-lire coordinate di percorrenza».Adriano è volontario presso l’Arma-dio del Fratello da tre anni, la suavita ha assunto priorità diverse ri-spetto al passato: «Le necessità dellepersone sono varie si parte dal cap-pello e si arriva ai calzini. Ora con l’avvicinarsi del freddo

priorità assoluta hanno le richieste dicoperte, pensiamo a quanti vivono inabitazioni prive di riscaldamento oancora peggio non hanno dimora. Lacoperta rappresenta al meglio il sim-bolo della stagione invernale ma nonpossiamo dimenticare: maglioni,giacconi e scarpe. Le problematiche sono molte ed iltentativo di stabilire un dialogoaperto è fondamentale, parlare è dif-ficile a volte ed io non sono uno psi-cologo, ma una persona comunecontenta la sera di tornare a casadopo aver dedicato parte del miotempo ad una giusta causa».

Vestire gli ignudi

Pierlisa, Maria, Vittoria, Pinuccia, Dada, Ivana, Claudia, Emiliana, Sil-vana, sono le signore che ogni giovedì si riuniscono nella saletta adia-cente la chiesa del Sacro Cuore. Che fanno? Soprattutto progettano ilavori che si dovranno eseguire per poter allestire a fine novembre il‘Mercatino di Natale’, il cui ricavato, anche se modesto, servirà per lenecessità della parrocchia. Sabato 28 e domenica 29 novembre pressoil salone della cappella Sacro Cuore dalle 9.30 alle 18.00 le personetroveranno idee regalo per le prossime festività natalizie: cesti con pro-dotti alimentari e oggettistica per la casa. Poi si pensa come poter riu-nire e aggregare le diverse persone, non più giovanissime, perpermettere loro di passare un pomeriggio in serenità. E allora ecco: unpomeriggio di tombolate, un torneo di burraco, una festa della donna,un pellegrinaggio… ma queste signore del ‘giovedì’, quando si ritro-vano dalle 15.30 alle 18.30 parlano di tutto: di politica, di problemi so-ciali, di malattie, di sogni svaniti e tra una chiacchiera e l’altra una tazzadi thè con biscotti non ci sta male! L’invito che sempre rivolgiamo allesignore sole è: venite con noi al giovedì… i vostri problemi, le vostreangosce almeno per un pomeriggio svaniranno!!!

Dada

Collaborare con amore

Accogliere i Pellegrini

SalvatoreSantissimo

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IL desiderio da parte della Par-rocchia di S. Salvatore di resti-tuire il Piccolo Chiostro alla

sua comunità esiste da sempre, te-stimoniato dalla serrata corrispon-denza fra i parroci che si sonosusseguiti e le diverse Amministra-zioni Pubbliche insediate in queiluoghi sin dalla riapertura al cultodella Basilica nel 1901. L’occasione si è finalmente presen-tata a Don Franco Tassone con ilrecente passaggio degli spazi de-maniali dell’ex Caserma Rossani(in origine complesso monastico diS. Salvatore) alla Cassa Depositi ePrestiti dello Stato. Così, propriocon lo scopo di riacquisire il chio-stro piccolo contiguo alla Basilicadi San Salvatore, è nata l’Associa-zione “Onlus Piccolo Chiostro diSan Mauro”. Il ricongiungimento di Basilica echiostrino ha il duplice valore diassicurare la tutela dell’unità orga-nica del monumento storico-arti-stico e di individuare una des-tinazione d’uso che ricalchi l’origi-naria funzione di assistenza alla po-polazione che il monastero bene-dettino di S. Salvatore svolse nellastoria della città di Pavia.La missione dell’Associazione èinfatti acquisire gli spazi del Pic-colo Chiostro, restaurarli e desti-narli ad attività consone all’ereditàspirituale dell’antica regola di S.Benedetto, accogliendo al con-tempo l’invito di Papa Francescoad aprire le parrocchie all’acco-glienza, all’ascolto, alle iniziativereligiose e di progresso sociale.Altro principio ispiratore dellaOnlus è che la promozione dellacultura sia parte integrante dellatradizione del monastero pavese,affondando le proprie radici nel-l’opera dei monaci amanuensi,quindi nella produzione librariadella cartiera e della stamperia alservizio dell’Università.Delle diverse fasi storiche chehanno mutato l’aspetto architetto-nico del monumento dalla fonda-zione longobarda del VII secolo adoggi, il volto che attualmente am-miriamo coincide con la rifonda-zione avvenuta alla metà del XVsecolo in seguito all’aggregazionedella comunità di monaci di S. Sal-vatore alla Congregazione benedet-tina di Santa Giustina da Padova. L’unità in stile rinascimentale dellaChiesa e dei suoi ambienti conven-

tuali (oltre al chiostro piccolo, vi èil chiostro principale, il refettorio ealtri edifici) si coglie con ogni evi-denza sotto il profilo architettonicoe decorativo poiché gli estremi cro-nologici della Chiesa (1453 - 1511)sono sostanzialmente da estendersianche al monastero.In un documento della secondametà del Seicento leggiamo che ilmonastero era racchiuso su tutti isuoi lati da un muro, al quale si po-teva accedere attraverso tre entrate.Le celle per i monaci erano 35;quattro le camere riservate al-l’abate in carica e al suo servitore;due all’abate titolare; due stanzeper il portinaio e il sarto, due perl’economo; una per il cocchiere,otto per la foresteria e poi c’eranoil cuoco, il camparo che regolava iflussi dell’acqua al mulino e allerogge, due ortolani, due garzoni; idipendenti salariati erano due me-dici e un barbiere. Altre stanzeerano adibite a usi vari: una libreriacon archivio, due refettori, l’infer-meria, una sala per gli studi, gra-naio, cantine, lavatoi, stalle, cucine.Il Chiostro Piccolo, in particolare,ospitava gli ambienti necessari amediare tra la vita monastica e lenecessità esterne: “vi sono stanzeper gli utensili et stanze ove si ri-cevono fitti e si trattano i negotii(...) una cantina per le piante perl’inverno e la cappelletta per rice-vere all’oratione li forastieri”(M.T. Mazzilli, Il Complesso Rina-scimentale di San Salvatore aPavia, 2014). Oggi del corpo ad Linversa che costeggia via Riviera,il braccio longitudinale (porticato)è in disuso, quello trasversale è oc-cupato al solo piano terra dagli uf-fici e depositi dell’Archivio No-tarile. Il portico ha volte a crocierae colonne in granito, i corrispon-denti ambienti al piano terra e alprimo piano sono coperti da voltea padiglione o a crociera mentre ilcorpo trasversale ha due stanze alpiano terra e al primo piano grandiambienti con solai lignei. I feno-meni di degrado sono imputabiliessenzialmente alla mancanza dimanutenzione, i danni più rilevantisono localizzati al piano terra, sottoil portico e nell’androne doveanche le decorazioni visibili appa-iono in con- dizioni molto medio-cri. Vi sono infiltrazioni d’acquadalle coperture ed evidenze di umi-dità di risalita con fenomeni di di-

stacchi, esfoliazione e disgrega-mento degli intonaci; tuttavia nonsono da escludere problemi piùgravi della struttura che potrebbeessere stata compromessa dall’ac-qua anch’essa.

Nonostante l’operazione di acqui-sizione e restauro del chiostrinorappresenti un impegno ingente, la“Onlus Piccolo Chiostro di SanMauro” si è costituita nella cer-tezza che unicamente un’organiz-zazione senza scopo di lucro possaessere la risposta di una Parrocchiaviva, e più, di una cittadinanza ope-rosa e responsabile, di fronte allasfida rappresentata dalle sorti di uncomplesso monumentale dell’im-portanza di S. Salvatore. Più speci-ficamente la Onlus elenca nelproprio statuto i seguenti punti:

Istituire la Sede della Caritas•e un centro d’ascolto dove portarefra la gente il Ministero Pastorale;

Promuovere ogni attività di-•vulgativa e di raccolta fondi in or-dine al recupero, restauro evalorizzazione del complesso Ba-silica del SS. Salvatore e del Pic-colo Chiostro di San Mauro;

Organizzare eventi culturali e•aggregativi per conservare il ri-cordo dell’antico monastero e lasua storia;

Organizzare viaggi culturali e•di gemellaggio con altri siti di in-teresse culturale e archeologico;

Collaborare alle manifesta-•zioni religiose, sociali e ludicosportive della Parrocchia;

Curare l’edizione di pubblica-•zioni periodiche e non, monografiestoriche e/o artistiche.Concretamente l’Associazionevuole realizzare entro gli ambientidel Piccolo Chiostro:

Un Museo dove allestire colle-•zioni permanenti di opere d’arte eorganizzare mostre in collabora-zione con i Musei Civici di Pavia(è già emersa, ad esempio, la dispo-nibilità dei Musei Civici di affidarealla tutela dell’Associazione il “Le-gato Strozzi”, preziosa quadreriaprivata di dipinti antichi, prevalen-temente di scuola italiana e di sog-getto religioso, dell’ecclesiasticopavese don Pino Strozzi).

Un Ospizio per i pellegrini con-•testuale al reinserimento del mona-stero nel percorso della ViaFrancigena e del “Parco delle Ba-siliche” trovandosi S. Salvatore

Il Piccolo Chiostro di San Mauro

Educare alla bellezza

SalvatoreSantissimo

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sull’antica “strada di terrazzo”,sulla sponda alta del Ticino lungouna “ideale linea rivierasca” di ar-chitetture religiose medievali: S.Lazzaro, S. Pietro in Verzolo, SanGiovanni in Borgo, San Michele,San Teodoro, S. Salvatore, S. Lan-franco e S. Sofia (M.T. Mazzilli,op. cit., 2014)

una Scuola di Restauro accre-•ditata per il percorso formativoquinquennale a ciclo unico, abili-tante alla professione di Restaura-tore di Beni Culturali, finalizzataalla cura del patrimonio artistico diBasilica e convento sull’esempiodelle antiche “Opere” o “Fabbrice-rie” attive accanto alle cattedralicittadine. La Scuola si pone comeobiettivo di divenire anche il puntodi riferimento per il restauro delleopere vincolate del territorio dioce-sano.

L’attenzione e il merito della Par-rocchia nel recupero del patrimo-nio artistico della Chiesa di S.Salvatore sono già stati ampia-mente testimoniati dal “Progetto diconservazione e manutenzione pro-grammata delle superfici dipintedella Basilica” stipulato nel 2010 eormai quasi giunto a termine. Glisplendidi recuperi delle cappelle diS. Benedetto e di S. Martino diTours e di diverse pale d’altarenelle cappelle laterali, sono statipresentati recentemente con grandepartecipazione di pubblico.Infine le strategie di fund raisingovvero di reperimento dei fondi ne-cessari alla realizzazione del pro-getto saranno in parte fondate suquesto amore condiviso dalla co-munità parrocchiale e cittadina perl’arte attraverso aste benefiche diantiquariato e la vendita delle lito-grafie e delle medaglie commemo-rative dedicate con studio, passionee entusiasmo alla causa dell’Asso-ciazione dal Maestro Angelo Grilli,presentate il 6 Settembre scorso inoccasione della “Festa del Ticino”.

Con l’attivazione dei servizi Inter-net correlati al progetto, primo fratutti il sito internet dedicatowww.piccolochiostro.org, saràinoltre possibile ricevere donazionion line e coinvolgere e aggiornarein maniera immediata e trasparenteaderenti e simpatizzanti dell’Asso-ciazione che vogliano far parte del-l’avventura che sta per cominciare.

Nato a Pavia nel 1932, AngeloGrilli è figlio d’arte: ad iniziarlo,già da giovanissimo, alle arti pla-stiche fu il padre Vittorio, egregioe indimenticato scultore pavese.Per quanto fortemente protesoverso l’arte scultorea, AngeloGrilli ha compiuto studi umanisticiche hanno completato ed arric-chito le esperienze presso le di-verse Scuole e Accademie d’Arteche ha frequentato.Anche quando le vicende della vita, le difficoltà materiali e pratiche di tro-vare spazi e stimoli per la sua arte all’interno dei confini del capoluogo pa-vese, l’hanno spinto altrove, anche lontano, Angelo Grilli è sempre rimastofedele alla sua terra, in particolare della sua città, la cui influenza è perce-pibile in molte sue opere. Già dal 1950 Grilli partecipa a numerose mostrein Italia e all’estero dove, per cultura, abilità tecnica, innate doti artisticheha ricevuto diversi ed importanti riconoscimenti. Su queste partecipazionia mostre collettive, sulle personali, sulle sue performance artistiche sonostate scritte molte righe, in molti si sono occupati di lui evidenziando laportata delle sue doti e della sua arte. Le opere di Grilli sono da tempo parteintegrante di numerose collezioni d’arte pubbliche private, arricchisconoe abbelliscono palazzi e spazi aperti , in Italia e in Europa.Citare, qui, anche solo una parte delle opere di Grilli che hanno avutoun’eco importante sarebbe lungo e noioso, basta ricordare Il Trittico per laconferenza della F.A.O. a Roma le monetizzazioni per la Repubblica diSan Marino nel 1981, 1982 aurea e 1985. Dal 1950 ad oggi l’attività artisticaed espositiva di Angelo Grilli si è svolta senza soluzione di continuità, nonè mancato anno che non abbia presentato le sue opere nuove o storiche aEsposizioni, Premi, Concorsi e Mostre Personali, di cui l’ultima è stata nellaappena passata estate a Varzi. Egli stesso traccia le linee di lettura dell’opera – simbolo del progetto delPiccolo Chiostro: “La medaglia – scultura S. Mauro2016 è opera dello scultore AngeloGrilli. Il diritto raffigura il Cristo Sal-vatore e Redentore nel Cielo della SuaGloria. Nel basso le figure oranti deimonaci San Benedetto sulla sinistra eSan Mauro sulla destra; nel centro lafacciata della Basilica di San Salva-tore annessa al Complesso Rinasci-mentale dei Chiostri. Sotto la figuradel Salvatore, il motto dei BenedettiniOra et Labora scritto su cartigli retti da due Angeli. Sullo sfondo una pa-noramica della città di Pavia con i barconi tipici e le lavandaie. Sempre nelbasso, al centro, alcuni corvi, simboli dei “miracoli” di San Benedetto. Ilrovescio raffigura L’Incontro di San Martino e il povero. L’impeto el’espressione del cavallo vogliono sottolineare la forze della carità, avendoil Santo donato metà del suo mantello all’indigente.”

(Maestro Angelo Grilli).

Il “Maestro” Angelo Grilliper S. Salvatore

A sinistra alcune immagini del Piccolo Chiostro interessato all’utilizzo della Parrocchia

LA nostra società sportiva San-maurense continua la propriae costante opera educativa al-

l'interno del nostro Oratorio.I numerosi membri del Consiglio, gliallenatori con qualche genitore, col-laborano con ammirevole spirito divolontariato al fine di accogliere ededucare, attraverso una sana ed arti-colata attività sportiva, moltissime ra-gazze e ragazzi provenienti sia dallanostra realtà, sia da altre realtà locali.La missione educativa della Sanmau-rense riceve ancora una volta ungrande stimolo e impulso per non al-lontanarsi mai dai principi cristianiche guidano la formazione non solosportiva, ma prima di tutto umana deinostri piccoli e giovani atleti.Come realizzare il grande valore della

Misericordia nell'ambito dello sport? Ecco che ancora una volta siamochiamati a rivolgere la nostra mentee il nostro cuore al Vangelo, a Gesùche ci fa conoscere il volto della Mi-sericordia del Padre, ci esorta a tenerfisso il nostro sguardo sulla Miseri-cordia per diventare noi stessi segniefficaci dell'amore del Padre.È solo alla luce della Parola salvificache i principi di lealtà, impegno, cor-

rettezza, solidarietà e accoglienza su-perano il loro valore puramenteumano per trasformare il progettoeducativo, attraverso lo sport, in unaproposta autentica di crescita cri-stiana, fortemente ancorata nella re-altà dell'oratorio ‘San Mauro’.Il gioco di squadra diventa così unostrumento per superare la logica dellacompetizione e per insegnare la col-laborazione e l'aiuto reciproco, il va-

lore dell'accoglienza e del perdono.Il Giubileo straordinario della Mi-sericordia, indetto dal Santo Padre,che si aprirà il prossimo 8 dicembre,vede la società sportiva ancor piùmotivata nella sua attività e prontaad accogliere questo importante im-pegno: niente è più concreto che es-sere testimoni dell'amore mise-ricordioso del Padre, che noi stessiper primi abbiamo ricevuto.

La Spiritualità in un corpo sanoEccoci qui, anche quest'anno parte la nostra “avven-tura ginnica”, che ormai da qualche decennio condi-vidiamo con un bel gruppo di parrocchiane eparrocchiani. Negli anni il gruppo si è consolidato(vedi curva sud), purtroppo ha perso compagne eamiche fedeli, ma ha saputo accogliere anche altri,bisognosi di prendersi un po' cura di sé, sia per motividi salute sia per la necessità di stare insieme.Nato inizialmente come semplice corso di ginnastica“dolce” (ovviamente i partecipanti la considerano“più o meno dolce”), ed esperimento di aggregazione,negli anni è divenuto un appuntamento speciale, nonsolo perché l'attività motoria ci aiuta a levare un po'di “ruggine” e ci permette di conoscere meglio il no-stro corpo, ma soprattutto perché in un clima fami-liare si condividono le paure e le difficoltà, e ci sisostiene, almeno emotivamente, cercando dove pos-sibile, di sdrammatizzare le nuove sfide dell'età.Nelle due ore settimanali di “fatica fisica”, in un

clima spensierato e serio allo stesso tempo (il fischiodell'insegnante ci riporta all'ordine), non solo si faginnastica, ma si scambiano opinioni e consigli, cheaiutano ad uscire dal clima di solitudine nel quale al-cune di noi si trovano a vivere.Tra qualche mese avrà inizio il Giubileo straordinariodella Misericordia e noi durante la ginnastica ci siamofatte una cultura … perché facciamo anche cate-chesi!!! Infatti durante le pause tra un esercizio e l'al-tro, su richiesta di alcuni, riusciamo ad approfondireargomenti che riguardano la Fede.Ora non sappiamo se la nostra esperienza sia nataspinta dalla misericordia verso il prossimo, ma siamocerte/i che si possa ritenere una vera e propria rispostaalle esigenze di ognuno di noi, di avere conforto negliacciacchi dell'età, non solo dal punto di vista fisicoma anche morale, con simpatia, amore e condivi-sione.

I gruppi della ginnastica

SANMAURENSE: SPORT & MISERICORDIA ...

Dar da bere agli assetati

SalvatoreSantissimo

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Scout e parrocchia

La storia del Pavia4 è fortementeradicata nella parrocchia di SanSalvatore. Il Pavia4 nasce infattinel lontano 1983 dalla divisione dalPavia1 (gruppo già ubicato all'in-terno dell'oratorio) e, anche algruppo nascente, viene data la pos-sibilità di avere una bella sedepresso l'oratorio di San Mauro.Per tanti anni monsignor Volta de-

cide di proporre al curato della par-rocchia di supportare il cammino difede dei ragazzi inseriti nel gruppoe don Stefano Penna prima, donGiampaolo, don Nando poi sononominati dal vescovo come assi-stenti ecclesiastici del gruppo.La complessità dell'oratorio rendequesto compito difficile ed impe-gnativo e segna in modo forte lanostra presenza in parrocchia.Non siamo un gruppo parrocchiale,i nostri ragazzi provengono da tuttala città e anche da fuori, ma sen-tiamo forte la gratitudine per la co-munità che ci accoglie.Col tempo emerge in modo semprepiù evidente l'incompatibilità tral'impegno in parrocchia e le tantenecessità di un gruppo scout conpiù di 100 soci e molte esigenzeeducative.Il vescovo monsignor GiovanniGiudici decide quindi di nominaredon Alessandro della vicina Casadel Giovane, come assistente.L'arrivo di don Franco e il trasferi-mento della sede nei locali sotto lachiesa del Sacro Cuore, apre unnuovo capitolo della nostra storia.

Scout e servizio

E' davvero con molto piacere che ac-cogliamo la richiesta di don Franco discrivere questo breve articolo sul si-gnificato del servizio all'interno dellaproposta scout. Siamo contenti di essere parte dellaparrocchia di san Salvatore e ci fadavvero piacere di avere l'opportunitàdi far conoscere un po' di più il nostrometodo ai parrocchiani, che in varie

occasioni ci intravedono neglispazi che condividiamo. L'AGESCI (associazioneguide e scout cattolici ita-liani), pone le sue basi sulservizio.Servizio dei capi verso i ra-gazzi, servizio dei ragazzinei confronti dei compagnima anche delle persone piùfragili, servizio verso la so-cietà, la natura, per esserecittadini e cristiani attivi eresponsabili.Tutta l'azione educativa hanel cuore il messaggio fortee chiaro che il fondatore halasciato a tutti noi e che ri-

suona un po' come una declina-zione di chi molto prima di lui ci hadato nel suo Vangelo. Così scrive Baden Powell nel suo

ultimo messaggio agli esploratori: «Credo che il Signore ci abbiamesso in questo mondo meravi-glioso per essere felici e godere lavita. La felicità non dipende dallericchezze né dal successo nellacarriera, né dal cedere alle nostrevoglie.Un passo verso la felicità lo fareteconquistandovi salute e robustezzafinché siete ragazzi, per poter es-sere utili e godere la vita piena-mente una volta fatti uomini.Lo studio della natura vi mostreràdi quante cose belle e meraviglioseDio ha riempito il mondo per la vo-stra felicità. Contentatevi di quelloche avete e cercate di trarne tuttoil profitto che potete. Guardate allato bello delle cose e non al latobrutto.Ma il vero modo di essere felici èquello di procurare la felicità aglialtri. Cercate di lasciare questomondo un po’ migliore di quantonon l’avete trovato e, quando suo-nerà la vostra ora di morire, po-trete morire felici nella coscienzadi non aver sprecato il vostrotempo, ma di avere fatto del nostromeglio. “Siate prearati” così, a vi-vere felici e a morire felici. Man-tenete la vostra Promessa diScouts, anche quando non saretepiù ragazzi, e Dio vi aiuti in que-sto».Il vostro amico

Baden Powell of Gilwell

Robert Baden-PowellRobert Baden-Powell (22 febbraio1857 - Nyeri, 8 gennaio 1941) ti-tolo completo Sir Robert Stephen-son Smyth Lord Baden-Powell,Primo Barone Baden-Powell diGilwell, noto anche come B. P.Spirito libero e anticonformistafonda nel 1907 il movimento delloscautismo, seguito dalla frangiafemminile detta del guidismo e sup-portata dall’importante presenzadella moglie Lady Olave. Gruppi di incontro a finalità edu-cativa scevri dall’essere inquinatida pensieri politici o di genere of-frono ai giovani un sistema di pra-tica naturalista per formare corpoe mente a contatto con quel mondovivo che è la nostra essenza d’es-sere.

L’esperienza del “Pavia4” nella comunità

Riallestire la sede, ricostruire glispazi ... una bellissima avventura inun luogo accogliente, aperto, ovepoter prestare il nostro servizio esvolgere le nostre attività.L’operosità del metodo scout rendespesso difficile vivere i momentiforti della parrocchia, e non sempresi è fisicamente presenti alle cele-brazioni perché le attività ci por-tano nella natura, ma ci sentiamocomunque parte di una grande co-munità, in cui siamo sempre statiaccolti e supportati.Il nostro gruppo conta di più di 100soci tra i 9 e i 20 anniA volte siamo rumorosi, a volte unpo' ingombranti ... ma davvero cre-diamo di essere una parte dellaChiesa capace di accogliere anchequelle frange di ragazzi difficil-mente agganciabili da altre realtàeducative, e siamo davvero con-tenti e grati a don Franco, donEmanuele ed alla comunità parroc-chiale che credono nel nostro la-voro e continuano a sostenerci nelnostro servizio!Grazie di cuore e buona strada

La Comunità Capi

Il giglio uno dei principali simboli dello scou-tismo (fonte: Wikipedia)

Accogliere i giovani

SalvatoreSantissimo

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300 pagine per 100 anni di storia

UN secolo, invidiato tra-guardo al quale la storiaporta eventi naturali, più

raramente l’uomo, sovente le suecreazioni: oggetti o strutture che se-gnano il corso di intere vite, tra que-ste è l’Oratorio San Mauro, fondatonel 1915 e giunto al suo centesimoanniversario. Le memorie e le fotografie di tutti ipersonaggi che hanno popolato ilrione e l'oratorio, dalla sua fonda-zione ai giorni nostri, hanno trovatomeritorio rilievo in un testo di 312pagine e oltre 300 fotografie. Testi-monianze di parole e immagini chescorrono tra le mani del lettore, in-giallite figure e vividi frammenti divita vissuta in un intreccio di storiae quotidianità all’ombra di unachiesa e della fede. L’Associazione “Amici OratorioSan Mauro” onlus, e la Parrocchiadel SS. Salvatore di Pavia hannopromosso una serie di eventi e ma-nifestazioni per ricordare nel modomigliore questo anniversario. Inizia-tive realizzate nel periodo marzo-giugno 2015, la gita-pellegrinaggioa Roma dal 28 al 30 settembrescorso e la partecipazione all’U-dienza Generale con Papa Francescoin piazza San Pietro.I volti dei sacerdoti, dei ragazzi,delle famiglie, la sacralità dei luoghiin condivisione di preghiera poi ilteatro, lo sport e i ricordi vergati damani adulte, riflesse in immaginicon occhi di bambini aperti su di unfuturo che è attuale realtà.Pagine di testimonianze sino ad oggilasciate ai polverosi faldoni di sacre-stia e ai giornali da tempo archiviatiqui riportate alla luce della visione,alla voce del ricordo, all’attualità diuna pubblicazione storica.

«Volevamo curare la stesura di unlibro che raccogliesse tutte le testi-monianze e le memorie delle per-sone che hanno popolato l’oratorio -afferma Adriano Marson, presidentedell’associazione - dalla sua nascitaai giorni nostri. Abbiamo trovato undocumento che sancisce la nascitanel 1915 dell’oratorio, allora dettoricreatorio si è poi passati a richiamirisalenti al 50^ e 75^ anniversarioma mai nessun testo ufficiale che nesancisse il lungo percorso storico.Passati al setaccio gli archivi de ‘IlTicino’ abbiamo ritrovato unoscritto del Vescovo che all’epocaassegnava al parroco, don EmilioRiccardi, un locale da adibire aluogo ricreativo ed a sua volta ilparroco invitava le nobildonne del-l’epoca a donare quanto la loro sen-sibilità consentisse per tenere invita il ‘ricreatorio’. Si fa riferi-mento ad una tal signora De Magi-stris che aveva offerto 20 lire, ediniziò così il cammino di provvi-denziale condivisione che ancoraoggi unisce i giovani alla chiesa».

Maria Cristina Grassi

Intervista ad Adriano MarsonPresidente “Amici di S. Mauro”

UN libro scritto con l’inchio-stro della storia e della ca-parbietà degli ideatori che

ad interim si sono impegnati affinchéun’idea nata da tempo, potesse tro-vare degno posto nelle librerie diogni casa della comunità e forseanche oltre. «Alla fine dello scorsoanno - spiega Adriano Marson - ilgruppo redazionale dell’associazione‘Amici Oratorio San Mauro’, io eFranco D’Abrosca ha iniziato ad at-tivarsi per arrivare quest’anno allapubblicazione di ‘Oratorio SanMauro/Un secolo di vita ed emozioninella parrocchia e nel rione (1915-2015)’, questo era il nostro intentoprioritario. Oratorio, parrocchia erione, i tre argomenti principali, os-satura sulla quale ha trovato sviluppoil nostro testo, tante le collaborazioniesterne delle quali ci siamo avvalsi,prime fra tutte le testimonianzescritte da ex ragazzi cresciuti in SanMauro, di parroci i cui passi ancorarisuonano nella sacrestia di questachiesa, da don Giuseppe Ubicini adon Giuseppe Torchio, solo per ci-tarne alcuni, sino ad arrivare al cari-smatico don Franco Tassone. I centoanni del nostro oratorio trovano giu-sta espressione nel pensiero di SanGiovanni Paolo II: “Rilanciate glioratori, adeguandoli alle esigenze deitempi, come ponti tra la chiesa e lastrada, con particolare attenzione perchi è emarginato e attraversa mo-menti di disagio, o è caduto nelle ma-glie della devianza e delladelinquenza” e nella correlazionecon il bicentenario della nascita diSan Giovanni Bosco, fondatore deiSalesiani che dedicò l’intera vita allaformazione e al soccorso dei giovani:«La sottrazione di benevolenza è uncastigo che eccita l’emulazione».Grandi esempi e piccole azioni diquotidianità portano questo libro e lesue trecento pagine a divenire culladi un prezioso patrimonio familiare,un semplice insegnamento: stare in-sieme, essenziale testimonianzanell’individualismo esasperato di unasocietà superficiale ed emarginante.A testimonianza di quanto affermato,anche la nostra presenza a TV 2000,in occasione di un programma che siproponeva di mettere a confronto lafigura oratoriana di ieri e di oggi. Im-portante il riscontro positivo dellamostra fotografica sul materiale uti-lizzato per il libro, sabato 17 e dome-nica 18 ottobre 2015, in esposizionele fotografie che da tempo sono visi-

bili sul nostro sito www.sanmauro-pavia.it. Ultimo appuntamento a chiusura diquesto imponente lavoro sarà il con-vegno che metterà in luce l’impor-tanza educativa dell’oratorio, aconfronto con la modernità tecnolo-gica, fonte di isolamento e non sem-pre di sicura estensione comu-nicativa; i relatori: il direttore delFOM (Fondazione oratori milanesi)don Samuele Marelli, don MarcoPozza, cappellano del carcere dimassima sicurezza ‘Due Palazzi’ a

Padova e don Davide Diegoli re-sponsabile diocesano della pastoralegiovanile pavese».Il libro sarà sempre disponibilepresso la sacrestia della chiesa del Ss.Salvatore o prenotato presso la Cap-pella del Sacro Cuore, in Via Verdi,oppure al bar dell'oratorio in viaFolla di Sopra,50 Pavia, costo indi-cativo 15 euro.

Maria Cristina Grassi

La mostra inaugurata al Broletto

Visitata da amici e autorità: il sindaco diPavia Massimo Depaoli

Il folto pubblico alla presentazione del libro: Oratorio di S. Mauro

Ero giovane e mi hai accolto

SalvatoreSantissimo

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L’oratorio: un Ponte tra la Chiesa e la StradaPensare è audace: il convegno disabato 7 novembre svoltosipresso il Salone III Millennio invia Lomonaco, a chiusura dei

cento anni dell’oratorio ‘SanMauro’ e soprattutto le presenzedei relatori, menti aperte su unmondo dalle infinite sfaccettaturegiovanili, ci hanno fatto pensare.Ognuno con una personale orato-

ria, ecumenicamente pacata oplacidamente e serenamente sfer-zante in tono ‘bergogliano’, ha ri-portato, al centro del nostro io, ilCristo immagine viva di un mo-dernismo che gli è debitore oggipiù che mai. “La comunità par-rocchiale deve sentire l’oratoriocome suo, come futuro dal qualeattingere con sempre crescentecoscienza uno dei fulcri cristianiaperto all’educazione - introducecosì il dibattito sua eccellenzaMons. Giovanni Giudici, ringra-ziando gli organizzatori: donFranco Tassone e Adriano Mar-son - il parroco è in sinergia con ilaici, il filo conduttore di un pen-siero formativo che ha fonde ra-dici nel terreno e verdi virgultiche si innalzano verso il cielo”(come più tardi citerà uno dei re-latori don Samuele Marelli diret-tore del FOM).«Il tema affrontato è di rilevanzasenza tempo - spiega il sindaco,laico prestato ad un palco di ec-clesiastici con l’acuto spirito del-l’ex oratoriano, Massimo Depaoli- è cambiata la società e l’oratorioha ora anche un ruolo di integra-zione sociale, ponte tra la nostragioventù e quella immigrata,

esperienza educativa che ha re-sponsabilità a lunga scadenza».«Nei numeri c’è tantissimo e nonc’è nulla, dipende da quanto noili sappiamo leggere - afferma donDavide Diegoli, responsabile gio-vanile diocesano di Pavia - siamouna realtà esponenzialmente cre-scente, con una bilancia a diversipesi tra bambini, adolescenti egiovani. Sono 2.307 gli oratori at-tivi in Lombardia, una potenzasocioeducativa che ha i colori diun’umanità che vuole progrediresulle strade della fede. I bambiniche i genitori portano da noi nelmomento del grest non sono glistessi che riportano a casa la sera:entrano membri di un mondo cheli vede come futuro ma li consi-dera ‘diversamente piccoli’ edescono accresciuti nell’amore enell’esperienza di una quotidianacondivisione che li coinvolge, po-tenzialmente adulti. La comunitàcristiana ha deciso di prendersicura delle nuove generazioni e hascelto come strumento l’oratorio.Forte la testimonianza di chi acco-

glie, ma ancora tiepida la frequen-tazione di fede, ed è questo unpunto su cui lavorare con fattoredi coinvolgimento attivo».«Nella mia vita ho sempre fattooratorio, lo frequentavo da bam-bino, da giovane ero seminarista inoratorio, poi prete in oratorio edoggi mi occupo di oratori - spiegadon Samuele Marelli - inizio ripor-tandovi quattro citazioni che ri-

guardano i ragazzi: “La nostra gio-ventù ama il lusso, è maleducata, siburla delle autorità e non ha alcun ri-spetto degli anziani. I bambini di oggisono tiranni, non si alzano quando unanziano entra in una stanza, rispon-dono male ai genitori, in una parolasono cattivi”, Socrate 470 a. C.; “Nonc’è alcuna speranza per l’avvenire delnostro paese se la gioventù di oggiprenderà il potere domani, perché que-sta gioventù è insopportabile, senza ri-tegno, terribile”, Esiodo 720 a. C.; “Ilnostro mondo ha raggiunto uno stadiocritico, non ascoltano i loro genitori, lafine del mondo non può essere lon-tana”, un sacerdote dell’antico Egitto2000 a. C.; “Questa gioventù è marcianel profondo del cuore, i giovani sonoimmaturi e pigri, non saranno maicome la gioventù di una volta, non sa-ranno capaci di mantenere la nostracultura”, incisione su quadro d’argilladell’antica Babilonia 3000 a. C. Questo per dirvi quanto la que-stione educativa sia sempre stataproblematica in tutte le epochedella storia, frasi di terribile con-temporaneità. Dobbiamo far venirvoglia ai ragazzi di diventaregrandi perché essere adulti è unacosa bella. La memoria non va maiconfusa con la nostalgia, il cente-simo anniversario del vostro ora-torio è occasione di memoria. Lamemoria è quel procedimento checi porta al passato per costruire ilpresente e sognare il futuro. La no-stalgia è quel modo di tornare alpassato che ci impedisce di vedereil presente e di sognare il futuro.L’oratorio paradossalmente devecambiare per rimanere sé stesso,dobbiamo imparare a giudicarcisulla generosità della nostra semi-nagione non su quanto fatto. Nonbisogna stancarsi di sognare, im-pariamo a sognare allora ad occhiaperti e insieme».

«Don Bosco trovando un bam-bino per strada, gli chiese: ‘ Tu saizufolare? ’ ad una sua risposta af-fermativa disse ‘Vieni’, ed iniziòcosì il cammino dell’oratorio.Esempio di una forza priva dipaure. Dietro un grande Santo c’èsempre una grande donna, inquesto caso mamma Margherita.‘Giovannino se vuoi fare il pretedei giovani devi imparare a fareuna cosa, ama quello che i ragazziamano, poi loro ameranno quelloche ami tu”. Punto e a capo. Iosono fiero di lavorare con ragazzidifficili come quelli della vostra‘Casa del Giovane’, e vi prego nonditeci che siamo preti di strada,non c’è espressione peggiore.Come dice Papa Francesco unprete o è in strada o non è un prete

- don Marco Pozza, un impetuoso‘don Verità’ sacerdote della par-rocchia ‘Due Palazzi’ il carcere dimassima sicurezza di Padova - iosono innamorato di quello chedico, perché mi nasce dal cuore,questa è la parola che dovete tra-smettere ai ragazzi, una parolanon fatta dal ‘detto’ ma dal ‘fatto’;l’agire del Papa, l’agire del cri-stiano, l’agire di Gesù che ha vintomorendo. Oratorio e strada sonosovente in antitesi formale, dob-biamo allora aprire le finestre manon per chi sta all’interno, per chiè all’esterno, porte aperte non perfar entrare la gente, me per far en-trare aria che ci racconti il linguag-gio della strada, bisogna sentirsicoinvolti. I ragazzi non devonoapparire come spettatori di unfilm straniero senza sottotitoli, de-vono essere protagonisti assoluti».

I relatori da sin.: Adriano Marson, don Pozza,Mons. Giudici, don Marelli e don Diegoli

Don Franco all’apertura del convegno

Il sindaco Depaoli

Don Marco Pozza sacerdote nel carcere dimassima sicurezza di Padova

Visitare gli ammalati e Sepellire i morti

SalvatoreSantissimo

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La vita sa essere dura a volteLa storia di Maurizio che ha vissuto e donato misericordiaLa vita sa essere dura a volte, tantodura e aspra da segnare a vivofuoco l’animo di quanti vengono acontatto con la sua crudeltà. In gio-ventù si impara presto a conoscerlase ci si rapporta con realtà tanto di-stanti dalla nostra percezione dinormalità. Così è stato per Mauri-zio Pugliese, improvvisamentescomparso pochi mesi fa, il primoragazzo a giungere a Pavia con donEnzo Boschetti e ad essere accoltoalla ‘Casa del Giovane’. Nell’ul-tima intervista rilasciata lo scorsogiugno, raccontava della sua cono-scenza fortunosa con suor ChiarinaSampietro, sua spirituale madreadottiva, con don Boschetti e donTassone. Fisico e volto segnatodalle tante sventure di un’esistenzacondotta ai margini della società, alsuo fianco il forte braccio di ElenaRaschini e nella voce la certezzad’essere stato forse predestinato ad

affiancare in negativo, tante per-sone così vicine al Signore e cosìdedite al prossimo.«La mia vita è scivolata via, e ilpassato si mescola con il presentesino ad assorbire il futuro, finchétutto si distende davanti al miosguardo nella placida serenità diquesti giorni - affermava Maurizio- ho bruciato almeno tre vite con lamia spregiudicatezza, non mi giu-stifico per le vicende che mi hannoportato ad essere quel che ero, madevo moltissimo a quanti, spessocontro la mia volontà, mi hannotolto dalla strada, dalla dipendenzadalla droga e dalle molte difficoltà.Sono stato un ribelle, un fuggitivoed a mio modo un redento, portatovia in piena notte dalla stazione diVoghera da un giovanissimo donFranco che in me aveva trovatol’umana espressione dell’abban-dono. Oggi vivo da malato nel

corpo ma pienamente appagatodall’affetto nello spirito, non sonopiù solo ed ho trovato in Elena lamia famiglia». Scriviamo questo articolo a quattromani, ricordiamo la sua voce, il suogesticolare calmo e deciso mentretra le dita stringeva l’inseparabile si-garetta e pensiamo ad una frase, diuna pellicola triste e fortemente vivadi Max Ophuls: «Credo che ognunodi noi nasca due volte: il giorno incui viene al mondo e quando prendecoscienza della vita». E queste crediamo siano le paroleche Maurizio avrebbe potuto dirci,dopo tanto penare. Io e mia sorellalo abbiamo incontrato una solavolta e credo sia stata sufficienteper segnarlo, in modo indelebile,alla nostra memoria, voce di uncuore coraggioso e nobile in un fra-gile petto.Maria Cristina e Raffaella Grassi

Progetto Anziani risorsa per la cittadinanzaIl progetto “Anziani risorsa per la cit-tadinanza” si propone di rendere gli an-ziani custodi e tesoro per la comunitàparrocchiale. Attraverso la loro parte-cipazione attiva e transgenerazionale,saranno in grado di trasmettere un im-menso patrimonio di valori, esperienzee competenze acquisite nell’arco dellaloro vita. La popolazione anziana è in continuoaumento, ciò comporta un incrementodella domanda di assistenza poichél’età è correlata con l’aumento delle pa-tologie cronico degenerative. Il cam-biamento della struttura sociale dovutoall’aumento del lavoro femminile, a fa-miglie sempre meno numerose e nu-clearizzate, ai cambiamenti socio-economici degli ultimi anni hannoposto l’anziano in una condizione dimaggiore fragilità. Dall’iniziale rilevazione di dati nel con-testo parrocchiale, mirata a costruireuna mappa dei bisogni di tipo socio-as-sistenziali, nutrizionali, spirituali e allaprogettazione sociale della parrocchia,è nata l’esigenza di creare una “rete perl’umanizzazione o di prossimità” co-stituita da operatori socio-sanitari e vo-lontari che, anche in vista di attivitàcongiunte con enti pubblici e privati,provveda a far fronte ai bisogni semprepiù diversificati della popolazione an-ziana e consenta il passaggio dalle mol-teplici prestazioni ad una vera

“relazione d’aiuto”, umana, solidale,adeguata ad un integrale accompagna-mento della persona. Nonostante lo sforzo istituzionale, i bi-sogni degli anziani non sono stati col-mati per le numerose difficoltà legatead aspetti immateriali e soggettivi. Idati emersi mostrano una popolazionesufficientemente agiata, ma sola e conbisogni sociali come l’ascolto, la socia-lizzazione, un supporto nel disbrigo dipratiche burocratiche, difficoltà neglispostamenti. Dal contesto demografico recenteemergono due dati importanti:le persone maggiorenni presenti nellacomunità parrocchiale sono 5054 e glianziani 1609 cioè il 31,84%. Il numero totale di famiglie è 3171 e1643 di esse hanno un solo compo-nente: 51,81%. L’Istituto Nazionale di Statistica riportapercentuali di ultra 65enni, pari al20,3% della popolazione, valore desti-nato ad aumentare fino al 2043, annoin cui oltrepasseremo il 32%. Questodato mostra come nel contesto parroc-chiale la percentuale di persone an-ziane pari al 31,84% sia fortementeelevato rispetto alla media nazionale. In questa fase di avvio sono state indi-viduate queste attività:

Rispondere a richieste di as-•colto/aiuto telefoniche attraverso l’at-tivazione di un numero telefonico

dedicato due giorni a settimana dalleore 9:30 alle ore 12:00;

Effettuare chiamate in spirito di•amicizia e fratellanza facendo sentirel’anziano gratificato e rassicurato dallerisposte che riceve;

Offerta di servizi: - Compagnia do-•miciliare (se possibile 2 operatori); -Accompagnamento per passeggiate,alla messa e presso attività di socializ-zazione; - Accompagnamento peresami e visite cliniche; - Prenotazione,visite ed esami medici; - Acquisto far-maci; - Assistenza morale e psicolo-gica; - Assistenza per individuaresoluzioni per assistenza infermieristicadomiciliare; - Raccolta informazioni supratiche presso CAF (Centri AssistenzaFiscale), Inps e Patronati; - Trasportopresso uffici o servizi pubblici; - Aiutonel fare la spesa e consegna domicilio;- Assistenza per la ricerca di colf/ba-danti; - Assistenza per individuare ar-tigiani per riparazioni domestiche; -Informazioni su Servizi di carattere so-ciale erogati da Comune, Asl ed Entiprivati presenti sul territorio;

Costituzione di uno strumento che•incrementi la sicurezza psico-fisica del-l’anziano in casa e fuori casa;

Incrementare i rapporti di buon vi-•cinato, di solidarietà e di rispetto reci-proco con momenti di convivialità e disvago.L’obbiettivo cardine è consolidare le

attività di socializzazione degli an-ziani per favorire l’invecchiamento at-tivo degli stessi all’interno dellacomunità e per consentire la realizza-zione di un adeguato livello dell’of-ferta di servizi di tipo sociale. Offrire agli anziani uno spazio alter-nativo ai bar, le piazze, gli angoli dellacittà, un posto riservato in prima filadove non debba sentirsi tagliato fuori. Offrire soluzioni innovative in materiadi educazione e promozione socio-culturale e religiosa transgenerazio-nale, promuovendo luoghi diincontro, di scambio, di confronto, direlazioni, di amicizia, di crescita de-stinati a prolungarsi nel tempo preve-nendo situazioni di disagio sociale,isolamento e solitudine. Dopo pochi mesi dall’esordio delprogetto abbiamo riscontrato un’a-pertura e voglia di partecipare siasotto forma di volontariato che di ri-chieste di servizi. Inoltre da lugliol’attivazione di diversi corsi (per es.:Potenziamento della memoria, Cor-retta alimentazione e salute, Tai ChiChuan) ha riscontrato interesse e de-siderio continuo di comunicazione econoscenza, dando l’opportunità diacquisire maggiori competenze e dimigliorare l’integrazione sociale be-neficiando dei nuovi scambi relazio-nali e trasmettendo una fede che pergli anziani è cultura.

Visitare i carcerati

SalvatoreSantissimo

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“Servire i fratelli” come esperienza di ripristino della giustizia e solidarietà

Il servizio alle famiglie come espressione di misericordiaIl servizio alle famiglie della nostraparrocchia esemplifica in modocompiuto l’elenco delle opere dimisericordia corporali: ogni giornosi presenta a noi un “affamato” neipanni di un padre che non ha da darda mangiare a suo figlio; un“ignudo” che non ha le scarpe perandare a scuola o un giubbotto peressere come i suoi coetanei; un“pellegrino” che è stato buttatofuori di casa e che non ha dove dor-mire; una donna che rischia di an-dare in carcere per un vecchioerrore.È grazie alla Misericordia che pos-siamo condividere, fare, mettercinei panni dell’altro, in sintesi “farcicarico” del povero, nella consape-volezza di essere, comunque, deiprivilegiati. Il servizio alle famiglie

è pertanto una delle espressionidell’anima della parrocchia.Chi siamoIl gruppo famiglie della Parroc-chia è costituito da donne e uominiche hanno condiviso l’idea di farsicarico di parte dei problemi chenegli ultimi anni si sono andati ma-nifestando e acuendo in alcuni nu-clei familiari afferenti al nostroterritorio parrocchiale.Incontriamo le persone che lo chie-dono (due appuntamenti “fissi” almese più altri in base alle neces-sità) per metterci in ascolto, e ciriuniamo due volte al mese (spessodi più, perché… i bisogni non fini-scono mai) per la discussione ple-naria dei casi, per arrivare adecisioni condivise sugli interventida mettere in atto (interventi eco-

nomici, aiuto pratico, semplici con-sigli …) alle persone.Cosa facciamoIn questi due anni e mezzo siamovenuti in contatto con circa cin-quanta casi molto differenti traloro, con diversi livelli di comples-sità e di drammaticità, e con di-verse gerarchie di problematiche:famiglie con bambini, coppie gio-vani e anziane, nuclei familiari ita-liani e stranieri, uomini soli edonne abbandonate. Abbiamo con-centrato la maggior parte delle no-stre energie sulle situazioni checoinvolgono bambini, interve-nendo nel sostegno della famigliaper i generi di prima necessità, perle spese scolastiche (libri e mense)e mediche (ad esempio le cureodontoiatriche o ginecologiche),

per la rateizzazione e a volte il pa-gamento delle bollette, per evitareche il gas o l’energia elettrica ven-gano sospesi.Abbiamo cercato di aiutare nella ri-cerca del lavoro, in collaborazionecon gli altri servizi presenti in par-rocchia e in città.Abbiamo aiutato famiglie a cam-biare abitazione, laddove le spesedi affitto erano diventate insosteni-bili; diverse volte invece non cisiamo riusciti.In alcuni casi il nostro intervento èstato strutturale e quindi molto ef-ficace, nel senso che alcune fami-glie riescono ora a “camminare”con le loro forze; in altri casi que-sto non è stato possibile, e cistiamo prendendo cura delle per-sone in modo più continuativo.

La mensa come rifugio d’amiciziafraterna, nella condivisione dellacena e come luogo di personale ri-scatto, perché nel fare per gli altrisi possano riequilibrare stili di vitausciti dal binario della normalità.«Il servizio della mensa è stato de-stinato anche a persone meno so-lide che per ragioni diversenecessitano di svolgere un serviziosocialmente utile per un periodo ditempo più o meno lungo - spiegaAntonio Bottazzi, volontario coor-dinatore alla ‘Mensa del Fratello’ -ecco come l’attività della mensaserve ad una funzione di reinseri-mento, di ricostruzione, di una di-gnità persa, seppurtemporaneamente, agli occhi dellasocietà. A volte, rimane un legameche supera il tempo trascorso daqueste persone al servizio degliospiti della mensa, resta un con-tatto, si instaurano rapporti di ami-cizia. Sono subentrato alla Sig.naAngela e a Carlo Cella, rimasto peroltre diciannove anni, dopo avervarcato la soglia del pensiona-mento. Sono attualmente responsa-bile operativo, tengo contatti con il‘Banco alimentare’ e le aziende checi forniscono materie prime da la-vorare, cercando di utilizzare almeglio queste risorse gratuite.A tale proposito abbiamo instau-rato un rapporto di reciproco aiuto

tra la Mensa, i Frati di Canepanovae la Comunità Casa del Giovane,che costantemente aiuta la nostrarealtà destinandoci le derrate inesubero presso la loro dispensa. Lepresenze sono andate progressiva-mente aumentando da 40/50 sinoad una media di 80 persone a sera,toccando picchi di 120. Sono nu-meri da grande ristorazione e orga-nizzare questa pacifica ‘macchinada guerra’ richiede dedizione inin-terrotta. Dobbiamo unire l’abilitàalla più pratica capacità previsio-nale sui coperti che saranno, per ilnumero ci regoliamo basandoci suidati della giornata precedente, gio-candoci la carta vincente del primopiatto abbondante, segue poi un se-condo con contorno e frutta. Il no-stro ‘menù a la carte’ è legatoall’invisibile filo della Provvi-denza, se arriva frutta dall’orto-lano, pane dai fornai della città osalumi e formaggi si variano le pre-parazioni in corso d’opera. Ognigiorno è un turnover di volontariche sono la spina dorsale di tuttal’attività: la loro presenza è indi-spensabile alla continuazione diquesto servizio così importante perla comunità. La cucina segue uncalendario di preparazioni simile aquello della nostra tradizione fami-liare alternando risotti, minestronie paste di vario genere. Si lavora

anche il mattino per preparare leverdure: pulite, cotte e conservateal fresco, a tal proposito il nostroprossimo obiettivo è quello diavere una cella frigorifera. Unasorta di passaggio della staffetta trapranzo e cena lo sosteniamo con ifrati di Canepanova.

Solitudine, necessità, migrazionesono nomi ricorrenti sulla cartad’identità dei nostri commensali,non vi sono fotografie in bella posama volti nelle cui espressioni sonoi tratti della gratitudine, per noi unaricompensa che non ha corrispon-dente in moneta».

In collaborazione con il Centro Servizi del Volontario èpossibile svolgere mansioni di servizio e di volontariatoin sostituzione di una pena amministrativa. La sanzione comminata diventa allora un’occasione perriattivare nelle persone il senso di appartenenza a unacomunità che condivide anche le difficoltà di chi in-cappa nelle maglie della legge e che desidera imme-diatamente recuperare con un servizio al prossimo indifficoltà.

La nascita della “Onlus il Piccolo Chiostro” segna un passaggiofondamentale della nostra parrocchia, che da spazio accoglientedi carità diffusa diviene organizzazione preposta alla cura di tuttala persona. Il progetto, però, può avere inizio solo se compren-deremo e insieme sosterremo questa intenzione di costituire unluogo unico verso cui convogliare tutta l’attività della parrocchia,carità e servizio liturgico, volta congiuntamente alla crescita cul-turale e alla sistemazione delle memorie artistiche, autentica eorganica risposta alle sfide di povertà e di emarginazione che cipongono, con sempre maggior urgenza, l’uomo e la famiglia. In-tendiamo, così, far convergere nello spazio del Piccolo Chiostro iltempo e la storia della nostra parrocchia, dalle opere nate neglianni '70 per i ragazzi di strada con la Casa del Giovane di don Bo-schetti, al progetto degli anni '80 della Mensa del Fratello con donUbicini, all’apertura, negli anni ’90, della Cappella del Sacro Cuoreper opera di don Torchio, fino alle moderne forme di assistenzarese necessarie dalle situazioni di bisogno emergenti e sostanziatenella comunità cristiana dall’ascolto della Parola di Dio. Vogliamo, insomma, entrare nel Piccolo Chiostro per risanare lafrattura tra bellezza e ospitalità, arte e cultura, servizio ai poverie umanesimo integrale, proprio perchè ci sentiamo sollecitati dalledivisioni sociali e dal comodo abbandono dei più deboli , a cuitroppo spesso assistiamo. Il progetto ha avuto una travagliata gestazione, dovuta alla diffi-coltà di raccogliere istanze e richieste, non sempre chiare, che havisto, solo di recente, sostituirsi al lungo otium, il risolutivo nego-tium, a testimonianza che il protrarsi del tempo dedicato allo spi-rito è, in realtà, laborioso, attivo e perfino attivissimo. Siamo cosìgiunti oggi ad una richiesta da parte della Cassa Depositi e Prestitifinalmente chiara. Se lavoriamo insieme appare ora possibile co-struire la comunità alternativa che, dall’alto del suo servizio, saràin grado di intercettare le necessità, grazie alla forza della sua spi-

ritualità e ad una organizzazione autenticamente orientata al benedelle persone. L’intima unione di tutti questi sforzi ha come obiettivo la pace ela gioia; a cui si aggiunge la bellezza. La pace, per sanare conflittigenerazionali e contribuire ad accogliere i germogli giovanili conla saggezza antica, la gioia di vedere crescere una comunità la-boriosa e attenta ai bisogni delle persone e, infine, la bellezzadella Basilica del SS.mo Salvatore bisognosa di cure e di restauri,ma che, come la nostra vita, viene costantemente e premurosa-mente curata e predisposta per coltivare la memoria. È necessarioinfatti che la bellezza esista già nello spirito e nella mente del-l’uomo perché si possa trasfigurare nelle opere d’arte e, in esse,prendere quella concretezza grazie a cui diventa patrimonio co-mune e, quindi, dono. San Benedetto raggruppa diverse attività sotto il titolo genericodi lavoro, da esse traiamo ispirazione per il nostro programma,che auspichiamo sia da voi generosamente accolto:1. L’opera di Dio - Opus Dei – la preghiera di gruppo2. Il lavoro manuale - labor – insegnare a lavorare3. Le arti e i mestieri – artes – l’uso del talento e dell'arte4. Il lavoro intellettuale e lo studio – opus, opera5. La lettura sacra - lectio divina - la lettura lenta meditativa 6. Le opere buone – bonum – accoglienza dei pellegrini7. Il lavoro interiore - conversatio morum– il ritorno a Dio

Attraverso la vostra offerta potremo facilitare l’acquisto del PiccoloChiostro ed aiutare il risanamento del Monastero da troppo tempoabbandonato. Sostienici.UBI - Banca Popolare Commercio e Industria c/c Piccolo Chiostro San MauroIBAN: IT31N0504811323000000036000

Il Piccolo Chiostro per una grande comunitàrinasce la comunità di S. Mauronell’Antico Monastero