mercoledi ottobre 1948 - senato.it · in conto sospeso, 47 milioni cirea sul fulldo ......

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Atti Parlamentari Senato della Repubblica ~2217 ~. 6 OTTOBRE 194R ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISCUSSIONI LXXIII. SEDUTA , MERCOLEDI 6 OTTOBRE 1948 (Seduta antimeridiana) .. .oo ... Presidenza del Presidente BONOM I INDICE Disegno di legge: u Stato di previsione della spesa del Ministero del commercio con l'e~ stero per l'esercizio finanziario dal luglio 1948 al 30 giugno 1949)). (80) (Discussione): MOLINELLI. . . . . . Pago 2217 GUGLlELMONE, relatQre . 2225 TARTUFOLI. 2230 BERTONE. 2231 FARINA . . 2232 TONELLO 2233 Per lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni: PALERMO. . 2235 MOLINELLI. 2235 BERLINGURR 2235 PRESIDENTE 2235 La seduta è aperta alle ore 10. CERMENATI, segretariQ, lettura del processo verbale della seduta precedente, che è approvato. Discussione del disegno di legge: «Stato di previsione della spesa del Ministero del commercio con l'estero per l'esercizio finan- ziario dal l o luglio 1948 al 30 giugno 1949 (80). PRESIDENTE. È all'ordine del giorno la discussione del disegno di legge: «Stato di previsione della spesa del Ministero del com~ mercio con l'estero per l'esercizio finanziario dallo luglio 1948 al 30 giugno 1949. Dichiaro aperta la discussione generale. È iscritto a, parlare il senatore Molinelli. Ne ha facoltà. MOLINELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è senza una certa apprensione non scevra di stupore che io mi trovo a essere il primo e il solo iscritto a parlare su un argo~ mento che coinvolge tutte le nostre relazioni commerciali con l'estero e che è quindi un argomento di importanza fondamentale per la nostra vita economica: apprensione, perchè un argomento di questo genere richiederebbe una conoscenza tef.\nica specifica di tutti i problemi che si connettono alle nostre rela~ zioni commerciali con l'estero, conoscenza che a me difetta; stupore, perchè il Senato avrebbe dovuto dare, a mio giudizio, una importanza maggiore al problema stesso. Io non mi propongo di condurre un esame a fondo delle relazioni commerciali che attual~ mente legano il nORtro con gli altri Paesi: mi limiterò a fare alcune osservazioni che pro~ babilmente si sono presentate anche al vostro spirito, leggendo lo stato di previsione quale ci è sottoposto, la piccola nota informativa che lo precede, e la relazione che ha steso su questo stato di previsione il senatore Guglielmone. In realtà questo stato di previsione non può essere considerato che come la spesa del~ l'apparato burocratico a,ttraverso il quale il nostro Paese controlla e si inserisce nel gioco dei nostri scambi commerciali. TIPOGRAFIA DEL !lBNATO (1200)

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Atti Parlamentari Senato della Repubblica~2217 ~.

6 OTTOBRE 194RANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISCUSSIONI

LXXIII. SEDUTA

,MERCOLEDI 6 OTTOBRE 1948

(Seduta antimeridiana)

.. .oo ...

Presidenza del Presidente BONOM I

INDICE

Disegno di legge: uStato di previsione dellaspesa del Ministero del commercio con l'e~stero per l'esercizio finanziario dal l° luglio1948 al 30 giugno 1949)). (80) (Discussione):

MOLINELLI. . . . . . Pago 2217GUGLlELMONE, relatQre . 2225TARTUFOLI. 2230BERTONE. 2231FARINA . . 2232TONELLO 2233

Per lo svolgimento di una interpellanza e diinterrogazioni:

PALERMO. . 2235MOLINELLI. 2235BERLINGURR 2235PRESIDENTE 2235

La seduta è aperta alle ore 10.

CERMENATI, segretariQ, dà lettura delprocesso verbale della seduta precedente, cheè approvato.

Discussione del disegno di legge: «Stato diprevisione della spesa del Ministero delcommercio con l'estero per l'esercizio finan-ziario dal l o luglio 1948 al 30 giugno 1949(80).

PRESIDENTE. È all'ordine del giorno ladiscussione del disegno di legge: «Stato diprevisione della spesa del Ministero del com~mercio con l'estero per l'esercizio finanziariodallo luglio 1948 al 30 giugno 1949.

Dichiaro aperta la discussione generale.È iscritto a, parlare il senatore Molinelli.

Ne ha facoltà.

MOLINELLI. Signor Presidente, onorevolicolleghi, non è senza una certa apprensionenon scevra di stupore che io mi trovo a essereil primo e il solo iscritto a parlare su un argo~mento che coinvolge tutte le nostre relazionicommerciali con l'estero e che è quindi unargomento di importanza fondamentale per lanostra vita economica: apprensione, perchèun argomento di questo genere richiederebbeuna conoscenza tef.\nica specifica di tutti iproblemi che si connettono alle nostre rela~zioni commerciali con l'estero, conoscenza chea me difetta; stupore, perchè il Senatoavrebbe dovuto dare, a mio giudizio, unaimportanza maggiore al problema stesso. Ionon mi propongo di condurre un esame afondo delle relazioni commerciali che attual~mente legano il nORtro con gli altri Paesi: milimiterò a fare alcune osservazioni che pro~babilmente si sono presentate anche al vostrospirito, leggendo lo stato di previsione qualeci è sottoposto, la piccola nota informativa chelo precede, e la relazione che ha steso su questostato di previsione il senatore Guglielmone.

In realtà questo stato di previsione nonpuò essere considerato che come la spesa del~l'apparato burocratico a,ttraverso il quale ilnostro Paese controlla e si inserisce nel giocodei nostri scambi commerciali.

TIPOGRAFIA DEL !lBNATO (1200)

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Atti Padamentari Senato della Repubblica~. 2218 ~

6 OTTOBRE ] 948ANNO 1948 ~ LXXIft SEDUTA DIsnUSSIONI

Oome tale, quindi, la Rua importanza èrelativa. Tuttavia, qualcosa ne voglio dire.Se noi leggiamo a pago .3 di esso, troviamo chein definitiya, dal raffronto delle spese pre~vist,e nell'esercizio 1948~49 ed in quell1precedenti, si rileva una diminuzione di 64 ml~liardi 666 milioni. Questa è forse la sola fraseinteressante, anzi stupefacente, di tutto ilfascicolo, e stupefacente per due rag-ioni: laprima è che, dal punto di vista contabIle, sifa una curiosa confusione tra quella che è laspesa per il Ministero e quello che è inveceun m:wimento di capitali; 18 seconda è che,Re dovessimo tener fede a queste affermazioni,dovremmo dire che su questo bilaneio non èil Comitato della, scure que1Jù che ha fun~zionato, ma addirittura il Oomitato dellabomba atomica. In realtà non c'è nessunadiminuzione di spesa, bensì c'è un pie('.oloaumento di Rpesa; notevole se si vuole, maesiguo dato e il valore attuale rlella lira el'importanza dell'apparato statale, a cui ilbilancio si riferisce. Di questa 8pesa dell'ap~parato, dunque, tratterò brevemente, moltobrevemente, pel"chè lo stesRo MiniRtro, in sededi Commissione, ne ha fatto rilevare i latitecnici deboli, a cominciare dall'ubicazionestessa del Mlllistero, per arrIvare all 'insuffi ~

cenza degli uffici, del personale, ed ancheallo stesso slegamento che esiste tra il Mini~stero del commercio eRtero ed alcuni organistatali che con questo Ministero dovrebberoessere strettamente connessi, quali, ad esempio,quello degli Scambi e Valute e quello deinostri rappresentanti commerciali all'estero.

Comunque, ripeto, non è Imlle cifre forni~teci nello Stato di preyisione che possiamointrattenerci lungamente. Possiamo in,ecfì,partendo pnprio rla queste cifre, porci Imhit,ouna prima domanda, la domanda che si rife~risce a questa prel'unb diminuzione di spese,a questi 60 miliardi che l'anno Rcorso eranoin bi]a,ncio e che quest'anno non ei sono più.La spiegazione è apparentemente semplice:fino all'anno l'COrRO il Mi nistero provvedevadirettamente all'approvTig-ionamento del Paese,a,]meno entro certi limiti; da quest'anno questoapprovvigiona,mento è demandato ad altriistHuti. Le cose non Rtanno precisamente eORi,se si deve tener fede alla relazione, la qualefa notare che di qum;ti 60 mili<:IJrdi ll(Jll è stato

speRo neanche un soldo e Rono Rtati l'peRi suuna dotazione eomplessivn, di 155 milial'di,26 miliardi spIi, neU 'cRereizio ] 946.~~4'i perl'approvvigionamento all'eR~eroo Quindi i 60miliardi iR('ritt,i e h1 l'elatÌ\rn economia, nunrappresentano ehe il risparmio di una serit.~tura inutile fatta nel hilanl'io (li quest'anno.Un'altra dcmmlfla ehe, a tale proposito, ei sideve rivolgere è questa: quale è l'utilizzazioneche è stata fatta dei 25 miliardi? liToi nonabbiamo, o almeno io non hu certamente, enon ha il Senato, un rendiconto di queste spel'ie,ma spero che il Ministro ce 10 fornirà.

È necessario eonoseere qum;to l'endieontp,perchè ad esso si ria11acciano altri problemimalto più vaRti: quello degli organi che sisono costituiti a fianco dello StRito, per effet~tuare tali acquisti; quello dei fundi che essihanno avuto in dotazione e quello clell'uRo diquesti fondi.

Noi abbiamo a New York una misl'ione odelegazione tecnica che ha a,yuto a sua dispo~sizione somme moUo n0tevoli. Per le elfreche io ho, queste somme ammonta,no a 241 mi~lioni di dollari, dei quali 16 milioni sul bi~lancio italiano, 146 milioni meRsi a rlisposi~zione dal dipartimento del Tesuro amerie[J,noin conto sospeso, 47 milioni cirea sul fulldopaga truppe,250 mila dollari ecme fondiU. N. Ro Ho A. per soccorsi e altre ROmme perinteresRi e profitti realizzq,ti o

Che cosa è avvenuto di questi dollari ~ Qualeuso se ne è fatto ~ La delegazione tecnica hamancIata dei rapport,i in Halia per gli annifinanziari 1945~46 e 194 7~48. Ma noi nonabbiamo un bilancio, un rendieonto di essi.

E qai faccio una prima osservazi\me. Ritratta (parlo della Delega,ziollf'1 teenica) di unorganismo non giuridlCamente riconosciutoche, col denaro dello Stato, mantiene una, ge~stione autonoma. Io penso che questo fat,tosia singolare, perchè ne11e leg-gi ehe regolanola contabilità dello Stato non Rono ammessele geRtioni Rpeeiali.

A tale proposito è aec'adnt,o in un Comunedene Marche un fatto che merHa eli essererilevato. Subit,o dopo la guerra, In condizionidisastrope perchè il PaeRe era cpmpletamel1teo quasi diRtrutto e con le finanze a t,erra, natu~ralmente, l'amminil'trazione comnna,]e 1l0mi~nata dai comitat,i di liberazione, nun l'c,tendo

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Atti Pnrlamentari ~ 2219 ~ Senato della RepubbliCrt

6 OTTOBRE 1948ANNO 194,8 ~ I~:XXIII SEDUTA DISOUSSIONI

3ivere a1trimenti i fmHli per far fronte allene('e~sità. lugistidJe e alimentari del Paei'e,ricorNe a un pl't'Ntito ed I:'l:1ereitò per parecchiotempo una geRtitme I:1pedale fuori hibneio.

Ebhe,ne recentemente i tre surcel:1Riyj Nind?oci(li qW",]la Amministrazione rC'muDa]e fure noposti :wtto giuTÙ,fliz10ne amminll::tra,tlva per;tyere g-oHtito fondi extra, Jyi]anc;().

Si trattaY8J d] f) m;Jic,UJ; qui 1:11tJ c1tta dimolti milianli, e si tratta di Ulla, ge~ti(ineRpeciale eSNritata fUMi bilaneil' per la quale]1 Senatu ha il liirHto fli rhiedNe il rendircnte.

La l'elaziOJw 11011ne pa,rla, <'1HZlD(,n parla

affatto deU\:', funzioni rhe Il ]\finisten. deleommerelO e:,tero sarebhe cl1iamDto a(1 ef'N~cHare: DOn dico, di quelle rhe ha t"Rercitato,ma nec),llC'he <11quelle cbe l'eno l}J rappe,l'tacon la nuova situazione che si è 'Tenuta a crearellel nostro Paese in seguito al piano Marshall.Ma parleremo di riò più tardi. Quello cheadesso io voglio fare osservare è questo: che ilMinil:1tero del commercio COD l'estero, in grandiproporzioni, su scala nazionale ha le stesl'efunzioni della masr;aia. La masi'aia, quandola mattina eRee di cam per fare spese, deyel'eearsi al mere',ato, (' quindi sopportare la"pesa fÌel tram, ma deve anehe e soprattuttosapere quello ('h{' compera \:' C(.m6 pagheràgli aequh;ti. Noi ,appic.mo da questa relazioneeome faremo a pagare il tram; non sappiamonè queJ10 ('he eomperiamo, nè eome intendiamopagarJo. Ho detto f'he non sappiamo quelloelle comperiamo e Hon l'un'affermazione che10 faccio l:1enm qualche prova. GIorni fa, inRede lli COlllmisSIOne de]l 'indu:s tna, un l'a p ~

pre,wntante a utOTevole dei eotonieri italiani,Il Nenator{' Rn]lont, faeeya o"servar{' gli inco~venienti ai quali ha àato luogo l'a,ppn)Yyigio~llamputo clp] eoton8 d~11l'Ameriu!,. Nun hnpreeiRato, ma ha detto quanto è fouft1cienteper farei ritenne che quegli approvYlgic'lla~menti n011 fwlo 110n erano e(,ollomici, ma, tal~volt::!, non erano nemmeno legolaTl, r,e ~ ebl:1eio la re;;pow;a billtà di (lUer;te affennazH'nial wnatore Del10ra ~ è vero ('he nel porto diGellDVa non RI wno mai yerificatl tanti incendidi cotone come nel periodo in cui esso arrivava(la]]' America. E non è solo il "enatore Bél10ra

('he parla di quest,i rifornimenti D,nwricani.Io ho qui il bollettino d'informazioni dell'.ÀHo~eiazione N R,zionale bicticuHori. È un vecchio

numero, del giugno 1948, ma non tanto vee~chio poichè tratta questioni che sono attualianeora oggi. In questo bollettino d'informa~zioni leggo: {<nell'ottobre 1947 una Oommis~sione composta di teeniei del Ministero dellefinanze e di funzionari del O. I. P., aeeertòil eosto presso gli zueeherifiei, dello zucehero

in lire Hi5 al chilogrammi', ehe dI fatto, divenneper il eonsumatore lire 180, per un'addizionaledestinata a riE'areire il prezzo politico dilire 120 in vigore fino al 30 novembre 1947 }}.

Tutto questo dal Governo si è voluto igno~rare e con l'aria di saperne di più e di metterefuori dai piedi i wri competenti, rei soltR,ntodi essere produttori nazionali, fu eonsentitoil franco valuta per lieenze a commereiantiper 1.100.000 quintali di zucchero raffinatoche su vagone partenza, porto d'arrivo, Edoga~

nato, eselupR, imposta di fabbricazione è ve~nuto a cORtare, dicono lire 1S0, all'impOTta~tore. Vieeversa il l'ORtO' in lire per lo Stato,del eristaJlino trat.io d9J grezzo, aequiRtatotramite Oonsorzio e raffinato in Italia, eE,clu:sal'imposta, è di sole lire 99.

Que;;t.a operazione ha rappresentato unainutile maggiore spe~a di 4 miliardI e 5]0 mi~lioni.

E si tratta soltanto di una delle operazionicondott.e <lal GoveTllo non NOlo {\,ttraveno ilmeecanismo del Ministero del commercioestero, ma anehe della. {<Deltec » e attraversoqueJle lieenze di importazione e di esportazione,

di cui parleremo dopo. Ma c'è stato un altrofatto aneora più grave: que]]o dej pacchi~don,).È sempre il bollettino dei bleticultori cheparla: {<Oon decreto del 26 ottobre 1947 IllegiRlatore, nel nobilissimo intent.o di port,arebenefieio ai dipendenti deJle pubbliche ammi~nistrazioni, pt'nsionati e ai lavoratori, diedefacoltà al Ministero deUe finanze di concedere,

fino al 31 marzo 1948, l'esonero dal pagamentodei dirit.ti doganali per la importazione, effet~t.uata da organizzazioni non aventi scopo diluero, di pacchi del peEo lordo non superiorea 20 chilogrammi eia8cuno, contenenti esclu~r;ivament.e generi alimentari, eompreRo unchilogrammo di caffè, e destinat.i ad esseredistribuiti a ben determinate categorie nQnabbienti, come a pensionati, impiegati statali,lavora,tori in genere )},

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Atti Parlamentari ~ 2220 ~ Senato della Rep'ubblica

ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA 6 OTTOBRE 194~DISCUSSIONI

Oon questo decreto, e col successivo del 22febbraio 1948, era evidente l'intenzione dellegislatore di ammettere al sensibile beneficiodi cui sopra (lire 200 per chilogrammo di zuc~chero, e cioè lire 80, per imposta di fabbrica~zione, lire 100 per addizionale all'imposta difabbricazione e lire 20 per dazio doganale eaccessori), i diseredati d'ogni fortuna :senzache vi fosse lucro da parte di alcun interme~diario.

Questo lo spirito del1a legge, questo lo I:5pi.rito degli aiuti americani.

Viceversa tali disposizioni offrirono il destroa. svariate imprese di ogni colore per imerirsi !nella ingenua architettura di detti decreti co~'ìda sfrutt;1r!J la concessione non più a favor8delle categorie che lo Stato voleva beneficiare,ma di quanti ne avessero tale~to, non fl'odeperciò dell'Erario, e realizz::mdo da tale orga.nizzazione, che aveva le sue file qui e oltre,oceano, attrezzatissima a dolcificare in perpetuotutta la nostra penisola, inaudit.i ed illecitimargini di centinaia di milioni.

Infatti, da quanto è stato indicato dal"l'Alto Oommissariato dell'alimentazione, a tut.to .febbraio sono. state rilasciate licenze per42 milioni di pacchi, contenenti in media 9chilogrammi.~di zucchero: complessivamente:3.800.00'0 ~quintali di zucehero, pari al eon.sumo italiano, industri::! eompresa, per if)mesi. Da uno scandaglio fatto pare che solol milione di quintali sia stato già immeEl"o alconsumo e speriamo ehe l'emorragia si siagià stagnata.

Se si considera che lo zucchero i!.ei paechi ècostato in media da 120 a 140 lire per chilo~grammo franeo depositi distribuzione, e cheessO è stato rivenduto in media da Ure 220 a240 per ehilogrammo, il benefieio per gli inter.mediari non è stato inferiore a 10 miliardi.

E perehè poche eompagnie di questi. . . be.nèfattori organizzati intascasRero lO miliardidi utili, lo Stato ha consentito a rimetterei 20miliardi,~ eonsentendo ancora ehe da 15 a 20milioni di dollari di franeo valuta fossero cosìallegramente impiegati!

Una diehiarazione di aleuni industriali mi.nori dell'acciaio afferma che le importazionidell'acciaio hanno messo in crisi la piccola ela inedia industria italiana. Essi affermanoche l'importazione di acciaio inglese a;vl'ebbe

permesso loro di pagarlo ad un prezzo cherappresenta circa la metà di quello che è ilprezzo della produzione italiana e avrebbeeonsentito di vivere alle loro industrie, mentreessi non hanno mai potuto avere il relativopermesso di importazione.

Ho citato questi fatti a easo, non per faredegli appunti a ehicehessia, nè per prenderele difese o per assumere la paternità di quelleaffermazioni, ma soltanto per stabilire ehe vi èstata in realtà la mancanza di un qualisiasiindirizzo preciso nel nostro commercio di im.portazione e di esportazione.

L'altro giorno il Ministro Merzagora, parlanodo del famoso piano quadriennale di cui si staoeeupando il Ministro Tremelloni, diceva eheè assurdo pensare a piani quadriennali quandol'economia e la moneta sono fluttuanti eomein questo periodo.

Una norma, tuttavia, nel regime delle no.stre importazioni ed esportazioni, dovrebbeesser seguìta: le importazioni e le esporta~zioni debbono esser tali da rafforzare il nostroapparato indUf';triale e non da indebolirlo;i!.ebbono esser tali da creare una bilanciacommereiale che sia indipendente da even.tuali aiuti o regali ehe possano esserei inviatidall'estero.

Io voglio ora risalire per un momento adnna veeehia polemica eontro dI noi, ehe haavuto con'iO durante il periodo elettorale eehe si riallaceia un po' a tutta la nostra poli.tica eeonomica attuale. Durante quel periodo,fra i motivi di faeile divulgazione popolareehe era110 sollevati eontr f) di noi si dieeva:se votate per i eomunisti l'America non eimanderà più aiuti, noi moriremo di fame, e lenostre induRtrie periranno. Io vorrei d()man.dare oggi, non ai lavoratori italiani, ma aglistessi industriali italiani, se gli aiuti americani

, fino a questo momento hanno agito in modo. eorroborante per la nostra industria, per il

nostro mereato e per la nostra produzione o:.Re essi hanno agito, invece, in senso contrario!Se dobbiamo attenerci al1e cifre, alle stati.

: stiche della nostra produzione industriale,.quelle che io ho per i tre mesi di quest'annoin confronto agli stessi tre mesi de]] 'anno

, scorso, dirò che eSfìe stanno a indware che la: nostra produzione è diminuita, stanno a pro~. vare che la nostra crisi di lavoro è aumentata.I

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Atti Parlamentari Senato delln RepubbliCfl~ 2221 ~

6 OTTOBRE 1948ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISCUSSIONI

Perehè avviene questo; e quaJi ne sono leragioni? A mio giudizio una delle l'agioni èquella che noi non sempre importiamo quelloche ci abbisogna, ma importiamo quello checi dànno sia che importiamo gratis sia che im~portiamo a pagamento.

Non vi è dubbio che un popolo deve ess('resempre grato ad un altro popolo quando, nBlmomento del bisogno, ,'1ivede aiutato da esso,ma che un popolo si culli nelltt speranza dipoter vivere Bconomicamente alle spalle diun altro popolo, questa è una ilJuf,ione, ed èuna pericolosa illusione; perchè dalla dil)('n~denza economica deriva la dipendenzf!, poli~tiea. Esaminiamo il bilf!,ncio dei nostri rap~porti commerciali con l'estero, 110i facci3Jmoun conto che anche la masRaia ~a fRire; quandoquesta va al mercato, se le speRe che eSRRifapuò coprirle, ritorna a CRiRRiin pari con tuttie può vivere tranquilla, ma Re comincia acrear~d dei debiti, magari solo di gratitudine,essa finirà con l'eRsere soggetta a coloro i qw!,liavanzano dei crediti ven;o di lei. E noi abbiamodei debiti ed altri ci RiVRinzano dei crediti.Vorremmo almeno eR~wre sicuri che il nostrodebito e il loro credito siano utili all'economiadel Paese. portino giovamento e sviluppoalle nOHtre industrie, ci permettano di rial~lacciare e di estendere quei rapIJorti commer~ciati che il nOhtro Pttes,e Riveva anche primadella gnerra. Noi ~ lo dicevo a coloro che par~lRivano del grano americano RORtenendo clU'senza di eS80 l'Italia non può vivero ~ abbiamosempre importato materie prime, abbiamosempre importato grano. dopo questa guerrae prima di questa guerra. l,a sola ilifferljnza èche prima di questa guerra noi il gl'ano e lematerie prime li ttbbiamo pagati; li abbiamopagati con quella Rola monet,a di rui dispo~niamo, la nostra forza di lavoro, la nostmintelligenza; e potete aggiungere, Re volete,la bellezza del nostro Paese e le rimesse degliemigrati. Si pagava il grano attraveno cioèl'esportazione d('ll'intelligenza e della labo~riosità ilell:woratore italiano. E fino a quandonoi siamo rimasti con una bilancia commer~ciale verso l'estero di queRto genere, noi ab~biamo avuto la libertà di andare a cercare imercati favorevoli alla nostm importarionee alla nORtra eRportazione, ahbiamf\ avut(lla libertà di ('c]'caI e i h10ghi ch,ve la nostra

intelligenza ed il nostro la VOID potevano e~serecollocati. Una politica ecC'nomief]; vincolata,e vincolata soprattutto entro l'area di UlJa

determinata moneta o di una detelminatasituazione politica, impone oggi a noi un'in~dirizzo di produzione industriale che non èquello che Rerve l'interespe della ll(.~,t.la cco~nomia perchè la costringe, necer;~ariamente,ad entrare in concorrenza con un potenzia,leindustriale ~ che è superiOl'e al nORtro. Er;~aci limita contemporanea,mente o ci precludequei mercatI verRO i quali noi potremmo vol~gere i nostri prodotti.

Ho letto in un giornale di ieri cbe tra le (li~chian\'zioni che il MiniRtro Merzag0l8, l'i a('~cinge a farei ~ non so Re Ria vero ~vi sia quella...

MERZAGOR.A, Mi1lis!1'o del commercio conl'este/'o. È una notizia completamente as!-'urda,io non mi sarei mai permesF,o di lìarl:1re diun argomento così delirato, quando le trat~tative !'Jono ancora in corso. Su questcI miaffido alla diserezione del Senato.

MOLINELLI. Ne dubitavo, ma l'ho nbieFitoperehè volevo avere qWI,lehe preC'iF2"zi0lJe inpropoRito.

MER.ZAGORA, Ministro del commercio ('011l'este1'0. È una notizia falsa,!

lVfOI,INELLI. D[11 momento C'hp la notiziaè falsa, non entro in questo :1rg'omento, matrovo un motivo di più }JeTdire ehe lo SVilllppOdei nostri rapporti commerciali è oggi difettol'.oin conseguenza del fatto che, a seguito clegli

. aiuti rhe ci vengono dall'econrmia oc('iclentale,

alla quale piamo legati, i nostIi Ia]Jl101 ti cOIlquei Paesi, che l'otrehhero ('Here hUf}ni acqui~

l'enti dei nORtri prodotti :Bmti, sono tutt'altroche l'oddisfacenti e la nOFitra bil~mcia commer~ciale con quei Paesi è lungi dall 'eSRere quellache noi desidereremmo e rhe l'interesl'e e{'o~nomico del nostro Paese avrebbe voluto fORserealizzata.

Io eapiRco che vi Ria Ulla politlea C'cC'nomicaliberiRt,a, ehp vi sia una lJOliti('a pcoIJùmica con~trollata. PEcmo che il difetto principale clt'lla.nORtra organizzazione ennomlca, Ria,oggi quellodi fart. una politica economica ehe è a ~uotempo in parte liberistiea e in pftrte control~lata. Anzi, che non solo è liberistica in alcuni

·,'1etto]'i e contl'olla.t,a in altri, ma l1hèlif'tic'a int'erti stadi del cielo produt.tiYo e yiUc']ala in

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Atti Pn/'Zarnentari Senato della Repubblica~ 2222 ~

6 01'TOBRÈ 194RA.NNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISOUSSIONI

altri. Sono voluto andare a vedere come ven~gono distribuite le licenze di esportazione.Parlando del suo Ministero l'onorevole Mer~zagora accennò ai suoi clienti: è vero; non èun Ministero, quello del commercio estero, èuna specie di Borsa o di mercato nero dellelicenze d'importazione e di esportazione. Sevoi vi avventurate in un giorno di udienza inquei corridoi, voi troverete le faccie caratte~ristiche di tutti gli speculatori italiani e trove~rete ogni tanto affisBo al muro un avvisodi diffida verso una ditta o verso un'altra.Ditte che si creano dinanzi al notaio e chenon hanno nessuna consistenza e non hannonessun reale fondamento, e che si creano sol~tanto per chiedere una licenza di importazionee di esportazione. Ebbene. come avvengonoqueste concessioni di licenze? Oi sono alcuneditte italiane che hanno la pI'eminenza asso~Iuta in queste concessioni. Una di esse è laPirelli. La Pirelli ha bisogno (non è certamenttuna industria fittizia) di importare e quindiconseguentemente di esportare. Importa iprodotti che servono alla sua industria edesporta le cose più disparate. In un sol mesedello scorso anno la Pirelli ha avuto licenzeper l'importo di 250 mila corone danesi; [i8mila fiorini olandesi; 1 milione e 812 mila dol ~

lari; 56 mUe sterline; 341 mila corone svedesi.Ma è la Pirelli, che è Ulla società industriale.

C'è un'altra società, la Oisam di Genova (credoche nessuno sappia che cosa sia la Cimm diGenova); ebbene questa società ha avuto, peril'periodo dal16 al 26 febbraio, 60 mila dollaI'iper esportazioni ortofrutticole contI'o impor~tazioni di pesce; 32 milioni per l'importazionedi vernici; 35 mila dollari per importazionedi legumi; 90 mila dollari per l'importazionedi acciaio contro prodotti chimici inorganici;60 mila dollari per l'importazione di melassa,contro prodotti ortofrutticoli. (O'è stato un mo~mento in cui l'Italia è stata proprio inondatadalla melassa di esportazione, credo, cuba,na;)corone norvegesi 350.000, per vino controsardine; 80.000 dollaI'i per prodotti ortofrut~ticoli contro pesce fresco; per un totale di450.000 dollari, corone norvegesi 625.000 e32.000.000 di lire italiane. Si è. importatopenne stilografiche, caffè, tonno, vino, liquorie così via.

Ora. io capisco che tutti i prodotti Rùno~sog~getti allo scambio, e quindi tutte queste con~

cessioni trovano una loro spiegazione: quenoche vorrei sapere è se nella import,azione enella esportazione vi è, da parte del Ministe1'Odel commercio estero, un giudizi(ò dei prodottinecessari e di quelli meno necessari, per cuile importazioni e le esportazioni avvengano aseconda di quel1i che sono i reali hisogni eco~nomici del Paese e i reali bisogni economicidella nostra industria e della nostra. vita.

Nel bilancio, di queste cose non si parla,nò, a rigore, se ne deve parlare. Io pongo questaquestione soltanto nella spera.nza di aveTedei lumi per poter giudicare sulla utilità osul nocumento che ci viene dall'avere unMinistero per il commercio estero.

Questo Ministero sta per avere nen'avvenireuna funzione assai più importante di que]]!'tche aveva in p!'tssato, una funzione che, postain relazione con il piano E. R. P., diventafunzione regolamentatrice delle nostre indu~strie, dello sviluppo economico del nostroPaese ed anche della nostra, vita sociale, denaquale pure bisegna tener conto. Il sp,mplicefatto ~ cito il caso caratteristico delle uovache un giorno salirono a troppo alto prezzo eche il Ministro Merzagora calmierò :mbito eonil suo intervento ~ il semplice fatto, dico, di

portare nel Paese dei prodotti a buon mercatonon basta a giustificare una politica econo~mica, se a questi prodotti a buon mercàtocorrisponde una incapacità di acquisto daparte del lavoratore italiano1 perchè queHtiprodotti a ~buon mercato creano la disoccupa~zione e la morte del1e nORtre industrie interne.In quef\to caso anche una politica ecolJCmicadi tal genere 110n può che e~sere condannata.Ed ecco perchè la politica cnmmerciale delnOBtro Paese è Rtrettamente legata a tutta lavita e !'tUa indipendenza l'tessa del nostI'oPaese! Ecco perchè, come cliceyo prima,quando i nostri facili cOlltl'addli~(\Ti ci l'impro ~

vera vano di metterci contro il piano Marshalle di porci eon questo dalla parte di coloro chevolevano affamare il popolo italiano, noidobbiamo oggi rispondere cbe neSbun popolopuò vivere, non dico dignitosamente, maneanche materialmente se egli affida la propriavita economica ad una organizzazione e adinteressi che non siano strettamente d('l Paesee nel Paese. Legare la nostra vita economicaad interessi economici e politici estranei aquelli che sono gli interessi del popolo italiano

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Senato della RepubblicaAtti Parlamentari ~ 2223 ~

6 OTTOBRE 1948DISCUSSIONIANNO 1948 ~ LXXIII ~El)l"lA

Bignifica, non wlo creare una poJltica di dipen~denza economica, ma significa anche creareuna vita di dipendenza polItica per il DostroPè1ese, e i pericoli (lì essa sono di molto supe-ri01'1 a, qneHi che, wnu i perico1i den'economia,libera,.

Dome avviene oggi il controllo Ru]]a dh;tri~buzione deHe materie prune j mporta,te? QualiNOllOg1i orga,nH\mi che kono illcaTieati di queHta,vigilanza ~ I1 senatore Bellorft ~ cbe ho giàCItato ~ con l'ant,ontà cbe gli denva dal fatto(11 eSBero, almeno eredo, Il eè1po dei cot,olUerl

itaJiani, ha parlato (li un organismo del qua,leegU chiede l'urgente soppreBsione: l'IstItutOcotoniero. È un campo questo; ma anche 1naltri campi lioi ci troviè1mo oggi ad ayere lanOBtra burocrazia resa complessa da organismii quali avevano una 101'0 funzione In una deter~minata economia ed oggi non l'hanno più.

Quando il Governo faceva una politicaautarchica ~ parlo dell'altro Governo, di {lUello

che è tramontato ~ esso aveva stabilito tuttigli organismi destinati a controllare le n08tl'eforze eeonomiche in funzione deJla politicache esso perseguiva. Ebbene cosa è avvenuto ~Quel Governo è caàuto, quel1a politica eeo~mica è st:ctttL condannata, ma gli organismidi quella politica economica sopravvivono,e sopTavvivono in un pel'Ìodo nel quale daparte dell'indust,ria italiana si invoca a, granvoce ~ io parlo senza nessuna intenzionemaligna, e cHo un vecchio motto ~ « De Ga~

speri, Bcioglieteel le mani!)) cio(> è1 dire, da~teci la 1ibertà di pTodurre e di eommerciare.Il Governo risponde: « Non è possibile i). I1Governo l'lsponde: ((Io debbo presiedere edinvigilare suUa economia del Paese )). Ma allorabisogna, decidersi ad inyigilare dalla originedel procesRO di produzione fino ana :ma distri~lmzione, anivare cioè a quella economia delPaese controllata, della quale i liberistl, na~turaI mente, non vogliono sapere. In queste('ondizIOni che cosa si può dire del nostrocommercio estero o, almeno io èhe eosa pOSkOdIre per le nozioni ehe ho del nostro commercioestero "?Posso dire che l'organismo costa pocoma funziona male. Costa poco, perehè 500milioni di lire non Bono molti nel nOBtro bl~lancio dove le cifre dI solito sono rappresentatea miliardi; ma funziona male, perehè noi citroviamo di fronte ad una situazione ecom ~

micè1 chè invece di riwrgere tende a paraliz~zarsi sempre più. È dunque per la tranquilJitàlH.stra e del Paese, che noi vorremmo sentireesporre dal Ministro Mel'zagora, nun le esi~genze del suo Ministero, per quel che riguardaglI ufficI ed i eol1egamenti e le spese che pUTsono ghu,te e necessarie, ma il :mo prog'ra;mmapolitieo e quale funzione esso intende dare alproprio Mllllstero quando si tratter~t in Italiadi app1ieare Il pimlO E. H. P., In maniera cheesNO non nuoccia aHa nostra eeonomia, :ma siann fattore della, rJeOf\1rUZIOne imlust,l'Ìrde delnOHtro Paese.

Ho inteso ripetere molto :-'pes80 ed ancherecentemente a Bari dal l'appreselltant~e ame~rieano del piano Marshall, ehe bisogna faree fare subito. Che CORastiamo facewlo :-mbito ?ImportIamo del cotone ehe si brucia e denozucchero ehe ci ~wanza, tanto che i coltjvatorisi lameutano di non poter fare la nuova pro~duzione perchè c'è ancora lo zucehero ameri~eano che invade il mercato. St,iamo mallte~nendo importazioni che non sono utili alnostl'oPaese e che anzi SUDOa danllo di quelle essen-ziali. Stiamo continuando a favorire unacategoria cli speculatori che la guerra haalimentato ma che è nociva non solo aglIinteres:;;i generah del Paese ma agli interessikte:;;Hi deJ1a sana produzione e della sana in-dust]'ia del Paese.

Eceo perchè questo f\tato di pre'vi,done dftalcuni colleghi, anche rIaI mio amino Manci-nem, è stato dielllarato inRufficiente; msuffi~ciente nelle eifre intendo, pew'hè è ull'ap~parato troppo ristretto per nna eORÌ grandefunzione, (~ un apparato troppo monco edifetto~o quello elle oggi funziona.

Bisog'na che il Mini Rtru del commercioe~tero abbia la giurisdizione su tutti i ]]oktriscambi e su tn1ti i moment,i !lei nostri i'\cambicommerciali eClll l'eRtero.

Oggi abbiamo allC01'a gli arldetti C'ommcl'cialirlipcndenti clal Ministero (legli est mi. Io ho,in genere, una grande f\tima peI' la buroc:raziaitaliana, ma Ne di qualenna dublt0 è dI qneUadel Mini~ter() degh eNten, (love, bBebtelo cUrea me che Bono figlio (li eontadini, ei 80no t,l'oppinobIli perchè ci sht molta, illtelliQ,'cnza.

Voce dal centro. Grazie! (Hi 1'iile).l\10LINEIJLL Se volete unè1 prova n\ la

fornisco kublt,o: ho qui Il mio pa~importo,

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Atti Parlamentari ~ 2224 .~ Senato della Repubblica

ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISOUSSIONI 6 OTTOBRE 1948

rilasciato dal Ministero degli esteri; c'è untimbro in cui è ancora scritt,o: t( Le regiequesture del Regno...)).

Ohe cosa costerebbe al repubblicano Minh;troSforza, fare stampare dei nuovi paRsaporti oalmeno rifare un timbro? Yedete che io hoquale he fonda:mento nella diffidenza verso lahurocrazia del Ministero dr-gli esteri. Comunqueè certo che la funzione degli addetti commer~cia1i è molto più stretta,mente legata al Mini~

.

stero del commercio estero che non a quellodegH affari esteri. E così dicasi per la funzionedell'Ufficio cambi e valute. Naturalmente, loripeto, io parlo da uomo che non ha unaprofonda esperienza In questa materia, ma cheascolta quello che si dice. Questo dh;taccodell'ufficio dei cambi e valute da,l Ministero delcommercio estero doveva essere ::\anato. Se~nonchè, a un l'm't,o momento, la buroerazia op~pose]a sua resistenza con memoriali e con pro~teste (una volta vennero anche da me) e riuscÌad avere partita vinta, perchè i MJuiRtri cam~biano, ma la buroerazia resta. Io vorrei eheil JYIinh;tro Merzagor:=t non eamùiaRse, cioèyorrei che egH aveRse il t,empo sufficiente perrealizz~1Te una sua politica di scambi eon l 'e~Rtero. Ma vorrei conoscere da lui quali Rono lelinee di questa politiea f' che cosa intende fare.Egli ci ha detto: non paRso parlare dello stato<lelle nostre trattatIve eon l'Unione delle Re~pubblwlJe Rc,cialiste Royietiche. Non insisto,ma ho qualche ragione di credere che ci ,,,iastato reeentemente un piccolo incaglio inque;:;te trattat,ive, dovuto a influenze che noneranO italiane, incag]jo che ha portato comeeonseguenza unfL noteyole crh;], se così si puòchiamare; ad ogni modo, a Ulla perdita dilavoro italian0. Io non voglio precii'\are, perehèil ministro Merzagora conosce la que,~t,ionemeglio OJ me e anche perchè egJi mi ha pregatodi non parlarlle. Comunque /ita di fatto chei nostri rapporti con l'Oriente europeo sonomolto baRRi, rispetto a quelli ehe Rono i nostrirappo.rti con l'Occidente e wprattutto con)'America. Ora, una politiea che ci leghi econo~micamente a un Paese enormemente piùdeco <leI nostro, non può essere ehe una poli~tica di soggezione. Dicevo prima, e lo ripetoche noi abbiamo sempre importato materieprime, abbiamo importato grano, ma siamo,awLat,i a eercare materie prime e grano in

quei paesi dove facilmente potevamo esportarei nostri prodotti fi~iti. Ora, invece, per lematerie prime abbiamo una fornitura obbli~gata, e, quanto alle eRport,azioni, abbiamo laclausola di quel famoso accordo di Parigi che,eon la sensa del materiale hel1iro, in realtà cilega le mani in tutte le nostre esportazioni.

Credo di ayer detto R0mmariamente qualIsono le ragioni per le quali, salyo le dichiara~zioni del Ministro, noi non possiamo conside~rami soddisfatti della breve esposizione sullostato di previsione del bilancio del eommereioestero. Dobbiamo riconfermare la necessitàper noi e per il Paese che si dica una buonavolta quali sono le intenzioni del Governo inproposito; dobbiamo tuttavia, dichiarare finda adesso che, qualunque Riano nei particolariqueste intenziol11, un fatto resta: il popoloitaliano non può a,ccettare di fare una politicaeeonomIca subordinata ad interessi ehe nonsono italiani. Meglio allora varrebbe che nonei fosse nn Ministero del commercio e;:;tero eci fosRe libertà economica per le categorieproduttrici e per gli industriali italiani. Sonocerto che anuhe coloro i quali durante il periodoelettorale, e tra eSRi l'onoreyole Bellora cheè democristiano, non hanno esitato ad appog~giare la democrazia cristiana valendosi deisuoi stessi argomenti, anche per queJlo chel'lguarda la sua politiea economica, oggi sen~tono il disagio causato (lalla politica dellademocrazia cristiana. Ne Rentono il disagioperchè si Rentono lesi nei propl'l intereRsi,perchè anehe quando sono democriRtiani sipuò dire di essi quel che si diceva una volta(lei Russi: «(grattate il RURso e troverete il eo~

sacco», « grattate il democristiano e troveretel'industriale i). (Ilarità a sinistra. Proteste dalcentro) .

Dicevo aunque ebe comunque sia, pos~siamo fare una dichiarazione preliminare: unapolitica economica vincolata e /iuborrlinataad un piano nel quale noi siamo ammeRRi,ma <lf\l quale non possiamo detel'minare lerlausole, è, a nostro giudizio, nodva, peril Paese. Non potremo quindi, in nessnn caso,dare il nost.ro voto di approvazione a questapolitica. Ho inteRo dire ehe io farei del libe~rismo. Desidero due nna parola a questopropoRito. Noi non siamo liberiRti, non losiamo perchè la nostra dottrina Cl insegna

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6 OTTOBRE 1948ANNO 1948 ~ LXXIII SBDUT A DISOUSSIONI

che il liberismo porta inevitabilmen11e a dellecrisi di S0vrapl'oduzione e quindi all'anarehia.Si può el'edere o non el'edere in questo e natu ~

l'almente l'onorevole Nitti non ei erede; ma

Sf' c'è una cosa, nella quale anche l'onol'evol€Nitti crede, è quest,a. la crisi da cui attual~mente siamo travagliati non è crisi di sovra~produzione e quindi in que:,;ta fase, molte volte,la sana iniziativa privata, deve essere inco~raggiata p, naIl trattt.'lluta, deve e:,;sere l1be~lata da quei VIncoli che ancora l'appesanti~N('ono e che RUno costituiti da nn sistemaeconomico che non è italiano, ma formato dauna, serie di paesi tl'a i quali l'Italia non hauna pDsizione preminente anzi, Ri potrebbedire, non ha voce in eapitolo.

Si parla eli unionf' doganalt.' con la Franeiae io ROche il collega Bertone se ne sta, occu ~

pando attivamente. Mi auguro che si rag~giungano risultati concreti, ma dichiaro diavere poca fidueia in propoRito, perchè citrovlamo, rispetto alla Francia, in una con~àizione di infenorità per quanto riguarda icosti e le possibilità di produzione.

11 nostro apparato industriale non è statorinnovato e attrezzato in malllera da pro~dune al minimo emirO. QUt.'Rto dovrebbeSJeuramente avvenire, seeondo gli organiz~zatOTi ùel piano Man;hal1, ma io dubito eheavvenga, perchè non può eRsere fra gli illte~

l'essi di un paese eapitalh;ta quello ùi favorir t.'lo :,;viluppo industriale di un paese che entreràin concorrenza eon lui.

Ripeto dunque che quest,o piano di unioneùoganale eon la Franeia, seeondo me, non èdi pros:,;ima realizzazione. Esso pone in evi ~

<lenza un altro motivo fondamentale delnostro :,;istema economico: la contraddizionecioè ehe esiste fra !'eeonomia ehe è interdi~pendente e internazionale e il :,;istema delleeconomie nazionalistiehe anche quando èe~teso a gruppi di nazioni.

Dobbiamo dunque attenerei aUa realtà enon dimentieare ehe siamo un paese povero,privo di materie prime e ehe ha una solaricchezza da far valere: il lavoratore. E chetutta la politiea di questo PaeRe deve e:,;sereintesa a rafforzare que:,;to Hostro potere rl'ae~qui:,;to el1e è la forza lavoro: dar lavoro aglioperai. Ogni politiea eeonomica indirizzata inRenso opposto può fare ùi noi dei parassiti,llon fa di, noi una nazione libera.

In eonelmdone eioè non po:,;sia;mo aceettarela politica economiea del Governo, pe1'ehèla politiea dei ;mendicanti non P la politica del~l'Italia. (Appla1lsi da sinistm).

GUGI..IELMONE, retatore. Domando (li par~la1'e.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.GUGLIELMONE, relatm'e. Non po:,;w che

associarmi alle considerazioni fatte dall'ono~revole Molinelli eirea la Rearsezza dei eolleghiai quali ha interessato questa discussioneehe pure involge una parte così vitale dellaattività econo;miea del Paese.

Voglio sperare ehe questo non signifiehidi:,;interesse per questo :,;ettore dell'a;mmini~strazione e eon quel fondo di ottimismo, alquale cereo di ispirare le mie azioni, io miauguro che l'interes:,;e del Senato abbia arisvegliarsi in ;modo forse anche più effieacein avvenire, fianeheggiando attivamente l'o~pera ùel Governo, stimo]anùo nei settori deUaproduzione l'interesse dei cittadini italiani aquesta attività dell'interseambio ehe riveste,ripeto, tanta importanza per il nostro Paese.Cercherò di rispondere brevemente alle aeute,per quanto a rime obbUgate, o:,;servazionidell'onorevole Molinelli, e cereherò ùi rispOkdere per quanto naturalmente ha attinenzaalla mia breve e modesta relazione, perehèsu quelli che sono i problemi essenziali, gene~rah della politiea del commercio estero, eVl~dentt.';mente, è ri:,;ervato al lVIini"tro di direila parola definitiva.

Oomincio da quello ehe è lo stralcio delcapitolo: «Movi;mento di eapitali », per 60 ;mi~liardi; faecio osservare ai eolleghi che diffi ~

cilmente si poteva dir di più, se non di chie~dere, come io mi assoeio a ehiedere, un esattocontrollo, un rendiconto preeiso di quella eheè stata la ge:,;tione di questi lmponenti fondispesi nell'esereizio ] 946~47, perehè, come haosservato anche l'onorevole Molinelli, nel ] 947~] 948 :,;i è trattato di una i;mpostazlOne diprevisione che non ha avuto seguito. È lle~ce:,;sario che, finiti gli aecertamenti che ;mi ~\ias:,;iellra BOllO già in corso sulla gestione diquesti fondi, il Paese attraverRO il Parla~mento sia ;messo al corrente di questa ge~stione; troppi sottintesi, infatti, troppe ombreeireolano su queUa che è stata la gestione diquesti fondi. Non ;mi voglio tuttavia asso~ciare a quella ehe potrebbe essere una critiea

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Atti Parlamentari ~ 2226 ~

6 OTTOBRE 1948.ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA

Senato delta Repubblica

DISCUSSIONI

al Governo per questa gestione, per la sem~plice considerazione, faccio rilevare partic(\~larmente ai colleghi che siedono di fronte anoi, che questa gestione ha avuto agli effettidel bilancio dello Stato un effettivo esereizioeon erogazione dei fondi proprio in queglianni 1946 e 47 quando, se non vado errato,la responsabilità eollegiale del Governo eoin~volgeva pure i rappresentanti (leI vostrosettore.

Io ho sentito delle considerazioni èhreisorprendenti che quasi portavano alla con~clusione di laseiare un più ampio respiro allaall'iniziativa privata; anche questo potevaessere nell'attuale momento in un sistemaliberistico llna possibilità di miglioramento dellasituazione degli seambi con l'estero, questacritica natul'almente innestata (e questa èun po' una musica ehe si ripete in quasi tuttele considerazioni, che si fanno sulla politicaeconomica del Governo attuale) alle eritichesull'attuazione e sulle conseguenze del pianoMarshall. Sono state ricordate, come un cavallodi battaglia della propaganda elettorale, leeonsiderazioni sulla necessità assoluta delpiano Marshall e invero, nonostante le argo~mentazioni abili del collega Molinelli, io restoancora ~ e credo che con me restino nume~rosi colleghi ~ dell'opinione che senza l'aiutodel piano Marshall con molta difficoltà sisarebbe, anzi addirittura non sarebbe statopossibile, risolvere la nostra crisi; crisi che.è soprattutto di hilancia commerciale fort,e~ !mente passi va e crisi che non è soltanto nostrama di tutti i Paesi europei ed è conseguenzaài uno stato di eose e di avvenimenti che sonotroppo recenti perchè possano essel'e statiàimenticati. ComprendeTe i una critica a questaaccettazione di uno stato di cose. che nell'opi-nione del senatore Molinelli lede fino anchela nostra dIgnità nazionale, se ci Rl fosse postidi fronte ad una alternativa, se ci Ri fosse cicèdetto: da un lato c'è il piano Marshall, dall'al~tro un qualche cosa, che può sahare lanostl'a economia. Ma questa alternativa, ellemi risulti, non c'è stata e quindi. pur con tuttigli inconvenienti ed i difetti innegabili, che nel~l'applicazione di così vasto Piano sono inevi~tabili, a parer mio noi dobbiamo ritenere cheper poter giungere, sia pure attraveno diversiesercizi, all'equilibrio della nostra biJancia

commerciale, gli aiuti E. R. P. siano assoluta-mente indispensabili. È certo che il Ministerodel commercio estero dovrà avere nel1'attlla~zione del pl'ogl'amma E. R. P. una funzionedi primissimo ordine.

Nella seduta di Oommissione il MinistroMerzagora ha detto che evidf'ntemente il suocompito era eminentemente esecutivo, perchèad altri dicasteri, ad altri organismi spetta laprogrammazione, ma è innegabile che in que~sto compito esecut.ivo risiederà, forse piÙ chein altre sfere, 1:1,direzione effettiva e il co:m~pito di ritrarre i maggiori benefici effetti senzanuocere possibilment.e ai vari settori dellaecono:mia produttiva nell'attua9lione del pianoMarshal] .

Ho letto nel numero del 15 luglio del 1948de] «BolJettino di informazioni del commel'ciocon l'estero )) tutta una serie di nOl'me, cheregolano per il Ministero del commercio conl'estero l'attuazione di programma sul pianoE. R. P. e debbo convenire che, se si vuoleattuare queRta serie di programmi con possi~bilità di successo, hisogna stanziare per il Mi~nistero del commercio estero una quantitàdi mezzi ben superiori a quelli attuali. Sonod'accordo con l'onorevole Molinelli, non nellainterpretazione di borsa nera e di si:mili espres~sioni, ma sono d'accordo con lui sulla impres~sione che l'attività attuale del Ministero delcommercio estero suscita nelJa pubblica opinio~ne. Ma ('redo che questa opinione si può riassu ~

mere in queste considerazioni: che nel Ministe~l'O de] eommercio estero cioè, tutta l'attività diimportazione ed esportazione è ristretta a unnumero esiguo di persone che hanno un'entra~tura particolare ed io direi una speciale eom~petenza e che le lungaggini derivillo soprat~tutto non da cattivo animo o da :manovrepiù o meno politiche, ma dalla complessitàdel1a procedura, e ciò non pel' volontà certa~mente del Ministero, ma per la situazione incui l'intercambio si svolge, e per le norme chepresiedono al rilascio àelle licenze di importa~zione ed esportazione. Ed appunto mi riser~vavo di osservare, partendo da questa consi-derazione, che poche persone di tutto il mondoproduttivo possono accedere e avere la possi~biJità di nccnparsi con suceesso, eon un certosuccesso, di queste pratiche. Io volevo invi~tare l'onorevole Ministro a tendere, per quanto

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6 OTTOBRE 1948ANNO 1948 ~ LXXIn SEDUTA DISOUSSIONI

sia possibile, in avvenire aHa semplificazionedi queste norme. Io credo che qualche <,osa sipossa fare per impedire che, di frontt' all(' dif~ficoltà di questa proceflllra, lo scoraggiamentoim'ada an,che quei settori della nostra produ~zionB che fon,e potrebbero dire una parolabene importante ed a,utorevole in m:1t/wia rliinterscambio. Sono troppi i rischi, troppe lescartoffie che oggi presiedono a queste attività.E questo porta ad Ull 'a}t,ra piaga di rui è beneparJa,r chiaramente, a quei C'0Nidlletti golleci~tatori che vanno aù offrire i loro servizi ingiro. Sono persuaso che in realtà questa gentenon ha niente da offrire /U concreto: <,he i si~gnori che Hi presentano a piccole, medie eanche grandi aziende atl'ermando di t'SRere IIIgrado di ottenere rapidamente i permessi diimportazione o di esportazione. 1Il realtà POnotutt'al più in grado di conORcere il momentoin cui la pratica sta per andare a posto. Mala faccia tosta di que,gti signori arriva a chie~

dert' dene percentuali così t'levate, rhe ioRegnalo questo gmve inconveniente perchèsi provveda ad eliminarlo e si può eliminarloprocedendo alla Remplificazione dei Rervizi, arendere accesRibile questa procedura a tuttigli interessati ed a tutti i produttori. Bisognacreare, onorevole Ministro, una atmm;fera difiduda, di confidenza con tutti i produttori,con tutti ('0101'0 che sono interessati aD'in~terscambio: occorre che essi vedano nel Mi~ni'!tero non soltanto 11 severo controlloredella loro attività, ma il collaboratore amicoche li guida, che li sorregge, che ti aiuta nl'ldifficile còmpito, che è quello del1'inten;cambio,perehè, onorevole Molinelli, no)) dipende rlanavolontà, nè del Governo italiano, nè delJ'e('o~nomia italiana, nè dei produttori italiani, seci sono queste diffieoJtà, ma C'iò dip('nde dalJasituazione mondiale. Se lei leggerà quelJoche è stampato in appendice alla relazione, leivedrà che in tutto il mondo malauguratamente,diro io, l'interscambio è oggetto di una regola~mentazione in tutti gli Stati purtroppo semprenella medesima tlirezione: l'i vuole el'portaremolto e importare poro. Quando tutti vo~gliono la medesima cosa, voi capite quantodifficile sia che essa si ])ossa realizzare. Io vor~rei. mentre J'oceasione mi si presenta, riehia~mare anche tutti gli esportatori ed importa~tori. proprio per dissipare quelht atmOi;£era di

sospetto che grava su questa attività, ad unostretto impegno di onestà e di lealtà; vorreiehe, ehiamia:moli così, gli utenti dei servizidel Ministero del commercio estero si renùes~sero conto dell'importanza della loro funzione,rhe si rendessero conto che è sabotare l'eco~nomia nazionale qualunque sotterfugio, qua~lunque tentativo di falsare quelli che sono irisultati economici dell'interscambio. Quandoin uno scambio di compensazione un produt~tore italiano, d'acccrdo col suo corrispondenteestero, cerca di sottrarre della valuta, compieun atto di vera lesa patria verso l'economiadella Nazione. A questo impegno di onestà elealtà yonei che, eome corrispettivo, venisseda parte dei funzionari ],i mpegno di acee~lerare, di migliorare tutta quena che è l'attrez~zatnra burocratica di questi servizi, rieordandoche non minor danno reea all'economia na~zionale il funzionario che è, o per imperiziao per leggerezza o. per sovraccarico di lavoro,

come spesso accade, eostretto a ritardarel'espletamento di quelle pratiche che talvoltasono vitali per l'andamento di grandi o medie,o anehe piccole aziende italiane.

L'onorevole Molinelli ha accenhato agli ad~detti commerciali: concordo con lUI, non nellacritica a quella che può essere l'attività delMinist.ero deg1i affari esteri. N on ho compe~tenza specifica, ma mi reurlo conto della ne~cessità in cui, in questa faRe dell'interscambiocosì difficile, il Ministero del commercio esteroabbia i suoi diretti rappresentanti all'estero.Questa funzione spettla agli addetti cO'mmer~ciali. Debbo, per la yerità, faTe una diehia~razione: da inflagini mi risulta che, :mlJa carta,effettivamente esiste una dipendenza degliaddetti eommerciali dal Ministero del com~mercio estero. Dico sulla earta, perchè eRi~stono drcolari fin da quando il Oommercioestero era una direzione del Ministero delPin~dustria e de] ('ommercio; esiste un decreto,se non erro, del 16 gennaio 1946 che ponealle dipendenze del Mini::;tero del commercionon l'eRtero, pur restando dipendenti del Mi~nistero degli esteri, gli addetti commercialiall'estero. Di fatto la situazione è alquantodiverRa. Si trova, il Ministero del commercioestero, come qualcuno al quale si conceda l'usodel telefono e poi gli si <lica che deve fare deifonogrammi perchè l'uso. diretto non gli si

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può permettere; qua1i inconvenienti rechi qne~sto genere di rapporti con gli addetti com~merciali, a ciascuno è facile immaginare.

Quindi imdsto, e mi associo a quanto ci hadetto l'onorevole Molinelli, perchè si sormon ~

tino queste difficoltà. Noi, nHf)vi ana vita po~]itica, alla vita romitna, abbiamo un'impres~sione che rhiamerei queJ1a dell'uomo del1ast.rada, ed è questa: che tutti i MiniAtNi ten~dano. a riprodurrfl in piccolo l'intero Governo,e questo perchè manca, in determlllati casi, ilcollegamento tra servizi che potrebbero esserecomuni e che invece ciasenno gelosamenteriserva a sè, con duplieati che fOono nocivi an~che alI 'andamento dei servizi e probabilmentecon notevolC' aggravio per l'economia del bi~lancio. Questo poi involge un problema gene~

l'aIe di riforme in cui il problema degli addetticommereiali si inserisce, ed è bene che siasegnalato all'attenzione del Governo. Vi èun punto àegli aiuti del piano Mar~hal1, alquale ho già accennato nella relazinne ma sulquale desidero particolarmente soffermarmi,ed è l'aiuto che il Ministero del commercioestero può dare in questo campo ad un rapidoammodernamento della attrezzatm'a indu~striale. Insisto su questo punto perchè hoquesta precisa persuasione: che attraverso aqueWintel1igenza ed a qnella capacità àei no~stri àirigenti e àei nostri lavoratori ~ ed allaquale anche l'onorevole Molinelli ha accennato

~ noi possiamo, per le produzioni di qua.lità,e per la qualità sostenere agevolmente la eon~correnza dei prodotti similari esteri. Potreianche fare esemplificazioni che sono certo pre~senti a tutti voi. l\fa" dove noi ci troviamo indifficoltà seria, è nel prezzo dove difficilmenteriuRciamo a vincere questa concorrenza; e que~sto anche e fIOprattutto perchè il costo è tenutoelevato dall'imperfezione degli strumenti chela capacità, e l'intel1igenza dei nostri dirigentie lavoratori hanno a propria disposizione. Inquesto campo molto si può fare, ma va fattourgentemente, perchè alt,rimenti troveremoehiusi aache quegli sbocehi ehe ancora o!!gi èpossibile raggiungere e che, a parer mio, 130110essenziali per risolv~re almeno in buona parteil problema deJIa disoccupazione. N on homolta fiducia, onorevoli colleghi, che si possaripristinare una politica di emigrazione cosìefficiente da decongestionare la pressione de~mografica che grava sul nostro Paese. È

molto difficile perchè urtiamo evidentementeeontro delle posizioni prese e delle diffieoltàdi ordine politico e socialE' che ostacolano que~sta emigrazioni:' di grandi masse.

Noi dobbiamo trovare invece e cerearp lanostra strada Jn un aumento di lavoro, alquale il cittadino italiano ha diritto per lastessa dizione del1a Carta costituzionale attra~verso un miglioramento e un potenziamentodella nostm industrializzazione. Potenzia~mento che va esteso soprattutto al Mezzo~giorno e quando si siano trovati ~ e vannocereati preventivamente o almeno contempo~raneamente ~ gli sbocchi della nostra produ~zione, l'industrializzazione potrà attenuaregradualmente questa grave crisi della disoc~cupazione della quale soffriamo e della qualestia:m0 anche occupando ci in altra sede conla legge Fanfalll.

Una cosa importante per noi piemontmlÌ in;modo particolare ed a cui ha aceennato anchel'onorevole Molinelli, è l'unione eeonomiea eonla Francia.

So che anche in mezzo a noi In questa A.s~semblea vi è un certo sc('\ttieismo sui riE,ultatipratici dell'unione eeonomica,. Io non lo condi~vido; riconosco le enormi diffieoltà ehe si f:::'ap~pongono a questa realizzazione, ma ritengoche sia questa la via da percorrere per arrivarea quel maggior comprensorio eeononomico chesolo può in altro eampo decongestionare lapressione demografica di cui prima ho parlato.

Nessuno meglio di noi in Piemonte si puòrenàere conto delle difficoltà e degli ostacoliche si frappongono a Questa realizzazione. Misono compiaciuto quando ho visto alla testadella delegazione italiana l'mustre senatore epiemontese onorevole Bertone.

Vi assicuro che in Piemonte è molto sentitaquesta necessità dI realizzare l'unione econo~mica, specialmente perchè segue a un periodograve di difficoltà maggiori per il Piemonteehe per tutte le altre regioni d'Italia, e ciò pro~prio per la posizione geografica di questa no~l'tra regione.

Per troppi anni il regime fascista ci ha messocontro un muro che andava sempre più infit~tendosi, dissanguando e inaridendo quella cheera l'economia piemontese. Ed è per questoclle in Piemonte, pur senza naseondersi, perchègli industriali, i commercianti e gli economistipiemontesi sono uomini responsabili che sen ~

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6 OTTOBRE 1948DISCUSSIONIANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA

tono il peso deHe difficoltà, senza nascondersigli oKtacoli che si frappongono a questa unione,si cerca in ogni modo òi arrivare aHa rea1jzza~zio ne, non solo attraverso i contatti ufficiali maattrayerso dirette intese, che sono almeno al~trettanto fruttuose, con i franeesi che esercita~no rami della loro attività affini o ç,omplemen~tari aUe nostre.

Noi non dobbiamo dimenticare, anche aquesto' proposito, che per troppo tempo laNazione italiana è stata funestata da quellache fu la poEtica autarchica. Politica autarchi~ca che in realtà non è riuscita neanehe in unodei ~moi scopi, ma che ha servito RO]Oad inari~dire quelle tenui sorgenti di scambio che tene~vano in vita l'eeollolIlia italiana in campo in ~

ternazionale.Per questo riconoscbmo, anche e soprat ~

tutto, la importanza dell'azione del Ministerodel commereio estero nelle realizzazioni dipiù nu1,riti interscambi e, contro il pessimismoche ho sentito aleggiare, noi attribuiamouna modesta luce di ottimismo al constatatoaumento degli scambi con l'estero che si èverificato non in lire, dove purtroppo ha giocatoun altro fattore, ma nel volume, per i primisette mesi del 1948.

Dovrei passare all'esame dene CIfre del hi~lancio, ma la loro modestia mi esime dal par~lame dettagliatamente. Vorrei soltanto ri~badire un concetto sul quale mi sono permessodi 8O:fIermarmi nella mia relazione. T'utti ri~C011oscono da un lato la necessità che ai Rer~yizi del Ministero liel commercio eon l'estero

siano dati i mezzi adeguati per renderlo effi~dente ma, da un altro lato, tutti sono con~vinti della necessità che il bilancio dello Statosia compresso nel capitolo « spese», per evi~tare l'aggravarsi del deficit di bilancio, contutte le conseguenze che ne possono derivarenOD I.mlo suDa, politica monetaria, ma ~mchesulJa politica produttiva, indm,triale e com~merciale.

Perciò mi sono permesso di proporre che,per rinsanguare questi servizi, coloro che neusufruiscono, e che quindi traggono un profittodai servizi del Oommercio estero, siano sotto~posti ad una modesta contribuzione per soste~nere sopmttutto quei servizi di penetrazione edi propaganda, per i quali ci sono attualmentedegli stanziamenti assolutamente ridinoli.

L'attuale regime yineolistico rli tutti i Pae~si non permette all'iniziativa priyata di sob~barearsi alle Rpese eli questi servizi, ehe sonomolto più grandi proprio per questo regimepolitico a base statale degli intel'fiCambi conl'estero. Se sulla cifra totale degli scambi fosRelaseiato al Ministero del commercio con l'esterouna modesta percentuale (O,10~O,20 per mille)essa basterebbe probabilmente per fornire alMinistero quei mezzi indispensabili per poterassistere effieaeemente i prodnttroi e gli e,spor~tatori italiani in queBta 0IJera di penetrazionee di propaganda sui mercati stranieri.

Vedrà il Governo e yeclranlw gli onOTevolicolleghi qual èonto debbano fare di queRta rac~comandazione che vnole ayel'e eminentementeun contenuto pratico.

Sulle altre eifre non ci ROno (" mmenti dafare e mi rimetto, quindi, alle poche OHBerva~zioni che ho potuto fare nella relazione.

Onorevoli colleghi, yorrei a queBto punto, aY~viandomi al termine di queste poche aggiuntefatte alla mia relazione, insistere su una notadi moderato ottimismo. 10 ho Rentito in questigiorni e nei giorni Reorsi partire da questaaula delle eRpressioni di lode e di plauRo perdiverse categorie. Ancora ieri si è parlatodei pOHtelegrafonici, l'altro giorno si parlòdei ferrovieri, degli operaI e degli industrialimeccanici, degli agricoltori. QueBto Rignifiea,onorevoli colleghi, che nonostante i numerosiguai nei qualI ci dibattiamo, l'ee-onomia ita~Hana ha imputo riprendersi in questi anni.Basta voltarsi un pò indietro per comprendereil valore di queRta constatazione. Io rieordoil primo viaggio ehe feci a Boma nel mag~gio del 1945; se paragoniamo la situazioneitaliana nel suo compleRso, non naturalmentenei dettagH elle purtroppo preRentano aneoragravi diffif'o]t,à, noi non possiamo non ricono~scere che c'è Rtato un grande sforzo, fOHJesuperiore a quello eompiuto da molte altrenazioni che più e meglio di noi dh;pongono elimezzi, di possibilità, eli materie prime, dicapacità produtti-va e eli capitali. Questo deyeesserci di conforto. Ora io ",'orrei che nggi ciricordassimo eon sellSO di riconoscenza di tutticoloro che con i propri sforzi, in tutti i campi,dagli industriali ai commercianti, agli artigianie ai lavoratori, dedicano la loro attività e illoro sforzo quotidiano, silenziosamente ma~

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gari, alla possibilità di potenziare e di incre~mentare gli scambi con l'e~tero. Sono moltiche tendono a questo Sf'OpO, e multi di piùpotranno essere se più facilmente potrannoaccedere a queRto interscambio, che è ragionedi vita per la nostra nazione. Noi possiamoparagonare sotto questo profilo la nazioneitaliana ad un organismo per iJ quale due o treanni fa era necessaria addirittura la re;;ipira~zione artificiale per poterlo mantenere in vita;ora lo scambio internazionale è al1'incirca, unsistema respiratorio per tutto l'organismo dellanazione. Oggi nonostante tutte le critiche,nonostante tutti gli appunti che si possonofare alla politica del Governo in materia dicommercio con l'estero, noi disponiamo già diun modesto sistema respiratorio. Questi lavo~ratori, questi cittadini itaUani che si dedicanoal potenziamento di questa attività sono quindidei benemeriti dell'economia nazionale ed èad essi ~ vorrei esser sicuro di interpretarel'unanime pemdero di tutti voi ~ che desideroesprimere oggi la simpatia, l'incoraggiamentoed il plauso del primo Senato della Repubblicaitaliana. (App'I"o'l'azioni).

TARTUFOLI. Domando di parlare.PRESIDEN~PE. Ne ha facoltà.TARTUFOIJI. Mi sono permesso di chie~

dere la parola sui capitoli 26 e 27 dellostato di previsione della spesa del Ministerodel commercio con l'estero perchè ritengo chele funzioni di questo ministero debbano essereadeguate ane circostanze dell'ora presente eall'impostazione programmatica che, per leattività commerciali ed esporta,trici flel Paesedeve essere studiata fin da ora, in quanto verràanche il giorno in cui al problema della bi~lancia dei pagamenti do vremo pensare coinostri mezzi e provvedere coi nostri sforzi.

MI permetto di entrare nel merito di alcuneparticolarità del bilancio per lamentare laloro insufficienza. .Al capitolo 26 si parla dispesa per l'organizzazione e il funzionamentodei servizi di informazione di carattere eco~nomico e commerciale all'estero e si stanziauna spesa globale di 4 milioni. .Al capitolo 27si parla di spese per lo sviluppo dei traffici edel commercio con l'estero e vengono stan~ziati due milioni di lire.

MERZAGORA, Minist'l"o del commercio conl'estero. Ulteriormente ridotti!

TARTUFOLI. Sono cifre del tutto irrisorieche stanno a significare la incompl'ensione dicoloro che hanno ridotto questo capitolo, inmerito alla importanza dell'attività che invecesu questo terreno è necessario che il ministrodel commercio estero abbia a svolgere. Dob~biamo infatti ben ficcarci nella testa che seianni di guerra, ed esser stati tagliati fuori daicontatti con il mondo che operava e funzio~nava al di fuori e contro di noi, impongono lanecessità di riconoscere, di individuare dinuovo quelli che sono gli elementi sostanzialidelle singole economie e delle singole produt~tività dei paesi. Parlo, ad esempio, di un settoreparticolM'e della nostra produzione, quellodella seta, che mi sta particolarmente a cuore.Noi oggi ci troviamo di fronte alla non cono~scenza di tutto quello che è la programmazioneche Ri sta preparando in Giappone, per la ri~presa di quella sericpltura; eppure sappiamoche dalla seri coltura giapponese derivanotutte le possibilità o le non possibilità per lanostra attività serica. Da ciò deriva la oppor~tunità di interventi o meno da parte delloStato nella impostazione programmatica nelcampo dell'industria e del commercio di questosettore italianissimo che merita tutta la nostraattenzione. Noi inoltre non conosciamo ancoranei suoi elementi sostanziali quella che è l'at~tuale~ politica dell'America e in particolaredegli Stati Uniti di America, che rapportiabbiano i loro consumi nei confronti di questaproduzione. E chi deve provvedere se non loStato ad organizzare le possibilità di accerta~mento e di conoscenza dell'indirizzo produttivoche in determinati campi ci si avvia a realiz~zar e ? Verrà un giorno in eui non potremo piùfare affidamento sugli aiuti altrui per sanarela po~dzione defieitaria della nostra bilanciadei pagamenti, dovremo allora provvedere coni nostri mezzi; ma i nostri mezzi quali sono ?

Sono le attività produttive che hanno saputosuperare le altrui frontiere, entrare nell'altruicommercio, impastarsi nei consumi delle altrenazioni del mondo e perchè questo avvengaoggi, occorrono sforzi adeguati e particolarida esercitare in tempo e bisogna guardare lon~tana con una visione completa dei particolariproblemi. Ora ripeto che Rei milioni per tuttaquesta complessità di servizi è qualche cosadi assurdo, meglio non mettere questo capi-

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tolo, sopprimiamolo, pOl'tiamo queste cifre perincrementarne altri che avessero maggiOl'i ne~cessità. Epperò io non vedo altri capitoli cheabbiano importanza come quella che riguarda,il problema così posto e che ha riflessi tantoampi e partieolarmente operanti per il settoredella seta. È un problema di tale importanzaquesto che investe agricoltura, industria e com~mercio. Esso rappresenta una delle fonti delJanostra ricchezza nazionale sul piano degliseambi con l'estero, apporta costantementevaluta al nostro Paese. I.Ja seta ha passato lefrontiel'e anche in periodo sanzioni~ tico: tuttele frontiere! non ha pagato pedaggi, non nepaga tutt'ora quando è soltanto filata, inco~mincia a pagarli quando è manufatta, ma comefilato può entrare ed invadere tutti i mercatidel mondo. E perciò bisogna pure che si abbiaun sostegno degli interessi e una conoscenzadelle economie che si vanno delineando neglialtri Paesi del mondo nei rapporti di que8toproblema di produzione. Si sono scoperte nuovefibre si sono verificati dei distacchi nella pro~duzione che sono dovuti alJa mancanza di unadeterminata materia prima. Ripeto però biso~gna guardare tutto quello che S1 può fare inquesto campo e non bisogna laseiare questosolo all'iniziativa privata affinchè questa nonoperi in senso troppo egoistico e troppo indivi~dualistico. Non mi fido, franeamente, del sin~golo industriale o del singolo commercianteche va, di persona a vedere eiò che succedenell'altrui casa e nell'altrui nazione e poi ripOl'tail bagaglio delJe conoscenze acqui8ite, ma8empre per il propdo interesse, perchè non saspendere di sua tasca per fare il genelOSo neiconfronti della collettività, di cui fa parte.I.Je conoscenze che acquisisce, se le tiene care;potrà svolgere una buona attività per se stesso,ma non la fa certamente per la categoria dicui fa parte. Invece se queste cono8cenze, sequeste necessità vengono individuate dal Mini~stel'o competente, è certo che le notizie sonodate a favore della collettività degli industrialie dei commercianti e si realizzano allora queiprogrammi, ehe sono utili all'intere8~e delPaese.

Prego l'onorevole Ministro di considerarequesti brevi cenni, che faccio su questo capi~tolo, affinchè trovi modo di rettificare, di inte~grare il servizio di informazioni. Non è possi~

bile, ripeto, rimanere su questa po~izione e suque8to livello, perehè allora potrebbe valerela pena di sopprimerlo del tutto, almeno eosìla collettività nazionale saprà che il Ministeroè dif;almato, che non può fare nulla. .Alloraci orienteremmo, cercheremmo di far lavo~rare le categorie come organi collettivi. Iosono d'accordo che non deve fare tutto loStato e il Ministero del commercio con l'estero,ma l'azione dello Stato deve essere però effi.ciente. Per fare un ei:\empio, nel campo dellaseta noi, proprio in questi giorni, abbiamoesaminata l'opportunità di mandare una mhi~sione in Giappone, ma essa bif:ogna che trovilaggiù Ol'gani, che vi abbiano già operato e cheabbiano i mezzi per orientare la rieerca, perincanalare le indagini, altrimenti la missioneperderà un mese per orientarsi e quando avràincominciato a capire qualcosa, giungerà ma~gari il momento in cui deve tornare in Patria,ovvero, se vuole restare, il dispendio diventaenorme. Ma se una Oommi8sione parte, costi~tuita da teeniei e competenti, e sa di poterpoggiare su organi determinati del nostro Mini-stero, che debbono avere l'opportuna possibi-lità di vagliare e accertare quelli che sono glisviluppi carattel'istici dell'economia di quelpaese estero in rapporto con il nostro, è evi-dente che tutto resta facilitato e tutto puòrealizzand con maggiore succeSi:\o.

Questo è il pensiero ehe volevo esprimere alMinistro, presso il quale sono eerto di trovareeomprensione; egli ehe ha una coseienza tantosent:dbile, che è portata a eoncepiTe su un pianopoco burocratico, ma molto dinamico ed ope~rante quelli che sono i problemi del commerciocon l'estero del nostro Paese, è in grado diintendere. (Vivi applausi).

BERTONE. Domando di parlare.PRESIDENTE. Ne ha facoltà.BERTONE. È un eapitolo questo sul quale

già si sono intrattenuti altri oratori, ma è ditale importanza che stimo cosa buona di l'i ~

chiamare l'attenzione del Senato e del Mini~stro sulla necemdtà di avere qualche chia]'i~mento su questa impostazione.

Nel bilancio 1947~48 al capitolo 35 si sonofatti i seguenti stanziamenti: Fondo per l'ap~provvigionamento del Paese sui mercati esteri,mediante l'utilizzo delle dif;ponibilità ~tatali divaluta estera, 60 miliardi; Fondo per l'acquhto

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Atti Parlamentari ~ 2232

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Senato della Repubblica

DISCUSSIONI

delle merci da esportare verso i paesi alleatiper le lavorazioni in commissione per contodei Governi alleati e le relative spese commer~ciali, 5 miliardi; per questa medesima vocenel bilancio precedente 1946~47 erano statistanziati 95 miliardi, che aggiunti ai 65 delbilanCIo 19J7~48 importano circa 160 miliardi.In questo bilancio (1948~49) le voci sonostate soppresse. Quindi non vi è più alcunostanziamento per movimento capitali per que~sta partita. Però, guardando le cifre che sonopubblicate nei conti del TesOTo, noi troviamoche di questi 160 miliardi risultano spesi 25 mi~li ardi o poco più, di modo che vi sarebbe un

residuo passivo di circa 135 miliardi. Ora ionon mi lagno affatto che vi lodaquesto residuopassivo, che se non avrà più una contropar~tita con cui bilanciare, diventerà un'attivitàdi bilancio disponibile per altri scopi. Ma èimportante che questo si sappia, perchè giàdà un po' a pensare il fatto che improvvisa~mente sia scomparsa la necessità di provve~dere ad un servizio che nei due esercizi pre~cedenti ha importato lo stanziamento di 160miliardi. Sono lIetissimo che questa necessitàsia scomparsa; sono lieto che siano rimasti135 miliardi nei residui passivi. Prego l'onore~vole Ministro di voler verificare. Probabil~mente la ricerca tra~-JCende i confini del suodicastero, onorevule Merzagora, e va al dica~

stel'o del TesOTo, da dove dovrà attingere leinformazioni necessarie. Ma credo che il Senatoritenga cosa buona l'apprendere quale sia lasorte di questi 13.5 miliardi che Rono avanzatiper questa partita sugli esercizi 1946~47 e1947~48. Se questi miliardi sono stati spesi

si dovrà dire in che modo abbiamo potutoì:!penderli, poichè la destinazione di capitoli adaltri capitoli deve avvenire in forzO) di disposi~zioni formali. Se viceversa non sono stati spesie sussh;tono, allora vi è un'attività su cui pos~siamo far conto per eventuali esigenze di questoMinistero come degli altri Ministeri. È una,necessità di ordine pubblico: credo che il Se~nato convenga con me nel desiderare che siaportato qualche chiarimento in proposito esono sicuro che il Ministro onorevole Merza~gora vorrà soddisfare questa richiesta.

F ARIN A. Domando di parlare.PRESIDENTE. Ne ha facoltà.F ARIN A. Quello che devo dire, doveva far

parte di una interrogazione, ma, dal momento

che si presenta l'occasione più propizia, è me~glio che lo dica adesso. L'esiguità nel bilanciodel Ministero del commercio estero, di queifondi che dovrebbero servire per parteciparealle fiere int81'nazionali, crea delle situazioniveramente vergognose per il nostro paese.

Poco più di una settimana fa, io, la collegaPalumbo, la collega Adele Bei, il senatore Laz~zarino, e la onorevole Floreanini, avemmo oc~casione di fare Ull viaggio in Bulgaria. Moltogentilmente i rappresentanti del municipio diSofia ci hanno dato la possibilità di vi,--itarela fiera internazionale di Plovdiv, la vecchiaFilippopoli. Si tratta di una fiera che ha unagrande importanza per la nostra economia.Fummo ricevuti dal sindaco dena città il qualeci disse che llfficialmenttò i Paesi dell'Occidentenon avevano aderito alla fiera, ma che vi eranoperò un padiglione italiano e padiglioni di altl'iPaesi dell'Occidente. Naturalmente il nostrodesiderio era di vedere il padiglione italiano,di vedere come l'industria italiana era rappre~sentata anche se il Goyerno non aveva ritenut?,non SOperchè, di aderire ufficialmente. Fu vera~mente con vergogna e dolore che vidi il padi~glione italiano alla fiera di Plovdiv! Vi eraesposta una bicicletta della ditta Olmo, dacorsa su pista, in un paese dove non esistonopiste; da cinque a dieci chili, non di più, dipiccoli pezzi di macchine falciatrici, esposti dauna ditta di Modena; e vi era infine la dittaLombardini con alcune pompe idrauliche chein queUe vallate servono molto, in quanto l'irri~gazione si fa con l'acqua che si estrae dal sot~tosuolo. Questo era tutto il padiglione italiano!Una bicicletta che non serviva, alcuni pezzI dimacchine che servono poco, e finalmente laditta Lombardini che, si può dire, era l'unicache aveSBe esposto qualche articolo effettiva~mente utile! Questa era la situazione nel padi ~

glione italiano. Ma che cosa ho visto nei padi~glioni degli altri Paesi che pure non avevanoaderito ufficialmente? Nl'l padiglione dellaFrancia la ditta Renault esponeva un magnificoautobus, macchine utilitarie, che rappresen~tano un mercato nostro, e altre macchine agri~cole e camions. La Svizzera esponeva bicicJetteper contadini ~ si signori ~ e di diverso tipo,macchine da cucire, e molti altri prodotti del~rindm:tria svizzera che in quel mercato hannocertamente una certa popolarità,. A noi man~cavano le possibilità di partecipare più ade~

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6 OTTOBRE 1948ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISCUSSIONI

gnatamente '? Si vedono le automobili in Bulga~ria che sono tutte di marca italiana, quasi tutteFiat, i camion altrettanto, le macchine dellavallata della Maritza che sono tutte di marcaitaliana. e invecf' noi non eravamo presenti,malgrado le dichiarazioni del ministro Sforzache aveva <lichiarato di aver preso tutti iprovverlimenti perchè il commercIO fosse inten~idficato ecc. ecr. Mi si suggerisce che anchel'onoreyole Merz:tgora abbia scritto un:1 lettera:.;ull'« Avanti »in queHto senso, e cIOè per l'allac~ciamento di rapporti commerciali C'-:lni paesidbi Balcani.

MERZAGORA, Minist1'o del comrnerrio conl'estero. Io ho vissuto due anni a Plovdiv quin~(li immagini se non sento il problema.

FARINA. Ebbene il nostro Paese ci ha datoun senso veramente di pena e questo io lo hoesternato al vice presidente del consiglio diBulgaria, Kostov, quando ci ha ricevuti primadi partIre. Egli ci ha. detto: « Bisogna che raf-forziamo di più l'amicizia tra i due popoli.Nulla ci divide, tutto ci unisce. Chi rl divideè solo lo Rtraniero vOHtro e nORtro ,>.

QueHto dovevo dire appunto per richiamareJ'attenzione (leI :Ministero rlel commercio esterosul fapto rhe in queRto PaeRe c'è molto da faree che UDa buona volta si agisca indipendente~mente dalle presRioni che possono venire dagente che non ha interesse a che questi rap-porti si riallaccino tra il nostro Paese e quelPaeHe.

. TONELIJO. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facolt:1.TONELLO. Io accennerò a taluni punti che

non sono stati, a parer mio, adeguatamentetrattati nella esauriente discussione.

Io sono vissuto, per mia disgrazia, più diventi anni all'estero: nella Svizzera ed in Fran~ria. E tutte le volte che dei prodotti italianio sofisticati o immfficienti, veniyano Rui mer~cati di quei PaeHi, si concludeva che gli Italiani

'erano un branco (li imbroglioni. Si concludevacosì ed io, per quanto nelle mie idealità vastesia un internazionalista, mi sentrvo offeso edumiliato e mi sono chiesto: ma esiste in Italiaun vero e proprio Ispettorato per la visita Eola constatazione dei prodotti che ~d mandanoall'eRt€Jro ? I produttori italiani possono man~flare incontrollati all'estero i loro prodottisenza una autorizzazione anche in mento anaconfezione ed alla qualità dei loro prodotti?

Seorrendo il bilancio v08tro non vedo che cisia que8to corpo di ispettori d'esportazionenecesHario. Badate che, per esempio, la Ger-mania, che prima dell'altra guerra aveva unaeRtensione così rapida del 8110 commercio edelle Hue eRportazioni, traeva questa forza dieRpamdone soprattutto dal rigore a8soluto chec'era nèlle Hpedizioni all'estero dei prodottiindu8triali o 8pecializzati di qualRia8i formaagrirola e industriale, poirhè questa sorve-glianza impediva gli abusi dei privati e dital uni produttori poco onesti e poco riguardoRidella dignità del loro paese e dell'om.stà delloro commercio. In Italia qm'Hto ancora nonc'è; ricordate rhe prima dell'altra guerra ven-nero rifiutati in maHsa vini italiani perchè l

produttori li ges8avano avvelenandone i con-sumatol'l e perdendo eosì molti merc"ttl.

Non ye<lo, onorevole Merzagora, nel vostrobilancio, stanziate. delle somme per rendere POR-8ibile questo corpo di oHservatori e non vedoneanche riconoseiuto qualche aiuto o mezzoperchè Hiinizi una buon~ volta nella produzioneRpecialmente agricola il processo di specializ-zazione dei nostri prodotti.

N oi produciamo ancora come producevanoi nORtri bisnonni e il processo di specializzazionese viene fatto qua e là, lo è per la genialità diqualr he agricoltore.

Quali garanzie ci fLate, esaminando il v08trobilaneio~ che curerete la costituzione degli or-gani nereRsari perchè i produttori agricoli ita~liani procedano a questo processo di Rpecializ~zazione dei prodotti che Rono l'uniea ancora diHalvezza ?

Noi siamo troppo stretti e non abbiamo terrabastante in Italia per tutte le braccia umaneche vi sono. Abbiamo assoluto bisogno di spe-cializzare i prodotti agricoli perchè questi impie-gherebbero una maggior mano d'opera, lenendoin certo modo la disoccupazione.

Per eRempio, 8i va estendendo la e'altura deltab~tceo e adesso anche nel Veneto questa col~tura diventa sempre più intensa. Ma Rapet,e

e'osa fanno i proprietari? Dànno la coltura deltabacco ai contadini a mezzadria.

Ma la mezzadria è un contratto claRRico cheaveva un certo equilibrio economico quando Ritrattava dei prodotti tradizionali come il gran~turco, il frumento, l'avena e altri, ma ie si facon i prodotti speeializzati, dove per avere une8ito aRsoluto bisogna che Ria almeno più ehe

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6 OTTOBRE 1948ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISOUSSIONI

raddoppiata la mano d'opera, il contratto dimezzadria non corrisponde più alle e~igenzedella razionalizzazione agricola del prodDtto.

Ed callora bisogna studiare questi problemiche sono strettamente legati anche a quella cheè la produzione di domani nel nostro Paese.Per la maledetta autarchia fascista abbiamovisto sconvolta gran parte dell'agricoltura, tra~dizionale nel nostro Paese in maniera che lespecializzazioni di prodotti non si bono formate.

Io credo, per esempio, che nel Mezzogiornod'Italia cj siano prodotti meravigliosi, che po~trebbero avere, se specializzati e se studiati,un esito grandissimo. Ho visto che in certezone del Mezzogiorno d'Italia c'è la colturadello zafferano, che dà prodotti meravigliosi::;e ben coltivato. Ma ci sono dei surrogati chenell'odore e nel colore somigliano allo zafferanoma che in realtà non hanno le sue qualità.Ora è necessario un controllo sui prodotti daesportare per impedire che si mandino all'estero,ad esempio, sotto forma di zafferano, dei sur~rogati falsificati che danneggerebbero il nostronome. Si deve invece incoraggiare la produ~zione del vero zafferano che è molto richie:-,toall'estero. E voi sapete che per la coltura dellozafferano non occorrono grandi estensioni diterreno, come si esigono per il grano e per glialtri cereali.

Questi complessi problemi dovrebbero eR~sere affrontati, ma niente lascia sperare chevoi ist,ituirete un controllo sulle merci damandare all'estero. E se questi ~ontrolli non cisaranno, vi fiderete di qualche commesso com~merciale, di individui cioè che girano il mondodiceudo di far degli affari e ch(' in realtà, amio giudizio, wno invece degli imbrog1ioni. Ioposso capire rhe un grande produttore mandif1JJ'estero un suo rappresentante per trattn,rede~l.i ,affari, ma non ammetto ehe ci debbano

eSSeI'e degli individui ehe vanno a far da sen~sali senza avere una autorizzazione, fingendoqualche volta di aver ricevuto l'incarico daHoStato o dai ministeri. Questo non deve avvenireperchè si tratta di millantato credito e perch{>ci fa perdere quella, stima che gli stranieri an~cora possono avere per noI.

Sono problemi, onorevole Merzagora, cheimplicano non solo un maggiore finanziamentodel bilancio, perchè come ha, ben detto l'ono~rovole Tartufoli, per ~alune voci gli i;\tanzia~

menti sono assolutamente insufficienti, ma so~prattutto Implicano un ben organizl':ato serviziodi informazioni e una reclame ben condotta.Avrete sentito dire molte volte ehe la, reclameè l'anima del eommercio. Ma noi ehe reclamefacciamo all'estero ~ Guardate, per esempio, ro~me sonu fini eel acuti certi popoli, ad e~empioqueno svizzero, nel fare la reclame dei loroprodotti. È questa rerlame che tiene in piedianche determinate industrie e determinati la~vorl. Noi abbiamo, per esempio, in Halla, deiprodotti che, se fossero conosciuti dagli altripopoli, sarebbf'l'o molto richiesti. La con£or~mazione geografira dell'Italia facilita una va~rietà tale .ti prodotti, pel' esp-mpio, le primizieagricole, che potrebbero costituire per noi unenorme cespite di entrate. Ma come voleteche vi sia una, grande esportazione se gli stra~nieri non conoscono la nostra produzione ese le esposizioni all'estero si ridueono a quellamisera cosa di cui vi ha parlato poco fa unaltro eol1ega? Onorevole Merzagora, voi checonoscete a fondo i pro blemi elel commerciodovete far sì che non sia permesso a neR~unproduttore itaJiano di mandare all'estero deiprollotti che disonorino il popolo italiano.Qut'sto assolutamente aove1;e subito cercardi fare, Poi bisogna estendere la pubbJirità,cerrare, cioè, di far conoscere i nostri prodotti,organizzare un tant1tm di reclame che servase non altro a far sapere che in Italia ci sonodeterminati prodotti rhe in altri Paesi nonesistono. Specialmente il Mezzogiorno si prestamoltissimo a queste specialità: si ha nel Mt'z~zogiorno, per e::;empio, una qualità di pomo~dori che nene altre parti d'Italia non si trova:nena Valle del Po si coltivano dei tipi di pomo~dori di qualità scadente che certamente nonreggerebbero il confronto se in quelle regionifossero conosciuti i pomodori meridionali.Voi del meridione specializzatevi in prodottiche rispondano ad esigenze del vostro suolo,della vostra terra e state sicuri che conquiste~rete il mercato, anehe in Paesi ~tranieri. Parlodi pomodori come potreI p3,rlare di altre specia~lità di prodotti. Poi(jhè se noi non ci ineammi~neremo per questa via, non potremo fruiredi quei benefici, pochi o molti ehe siano, eheci provengono dal piano Marsha]]; bisognaimpegnare tutto il Paese a prineipiare unavita nuova nel campo della produzione, della

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6 OTTOBRE 1948ANNO 1948 ~ LXXIII SEDUTA DISOUSSIONI

pl'Ocluzione agricola special;mente, perchè hl jquesto ca;mpo r'è un ;maggior ristagno e d'a.}traparte si potrebbero incontrare ;minori difficoltà.

(10,<:;]potremmo quindi a,vere con 11n più ri~

stretto spazio eli terra, prodotti più pregia,tiche dovranno essere lanciati nel mondo; a1tri~menti, continuando così, finirà pure la occa~sione propizia del piano Marshall e ci trove~re;mo ancora allo scoperto, ran la mina,rciadella fame per le classi lavoratrici. (A.ppZa'/J,si).

Per lo svolgimento di una interpellanzae di interrogazioni.

PALERMO. Domando [li parlare.. PRESIDENTJi'. Ne ha hcoltà..

P ALIDnMO. Io ho presentato ied sera unainterpp,llanza con carattere di urgenza suifatti di Napoli. Quest.a ;mattina ho appreRoda]]a, ~tampa che la situazione a Napoli si èaggravata e che è stato dichiarato lo f\cioperogenerale. Ora io elesidero che il Governo ri~sponda su bito alla interpeUanza e ci facciaconoscere quale è il suo pemdero e quali sonol suoi intendi;menti in qL1esta occasionf'. Nonvorrei che la risposta a,rrivassc qu::wdo ormail'episodio, con il passare del tempo, avesseperduto la sua importanza.

MOLTNELI~I. Do;mando di parlare.PRESIDENTE. Ne ha facoltà.MOLINELLI, Desidero ricordare che ho

presentato fin dal ;mfèse di luglio una interro~gazionf' con richiesta ejj risposta scritta, manon ho ancora ricevuto alcuna risposta.

BERLINGUER. Domanùo di parlare.PRESIDENTE. Ne ha facoltà.BERLINGUER. Anch'io intendo soJ1edtare

la risposta scritta aù una mia interrogazionegià da un pezzo presentata.

PRESIDENTE. Assicuro il senatore Paler;moche la Prel'ìidenza si farà interprete presso ilGoverno affinchè faccia conoscere quando in~tende rispondere alla sua interpellanza.

Così pure ;mi darò premura perchè sia af~frettato, pORsi'biJ;mente nei ter;mini regolamenta~ri, l'invio di riRposte scritte alle interrogazionipresentate dagli onorevoli senatori Molinelli eBerlinguer.

Rinvio il seguito dello svolgi;mento dell'or~dine del giorno al pomeriggio di oggi, alleore 16,30.

Iia seduta è tolta, (ore 12,25).

Dott. CARLO DE ALBERT)

DIrettore dell'UffiCIo del Resoeont,'