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PAGINA A CURA DI FRANCESCA V ERCESI «I l Nuovo Risparmio. Strumenti per compren- derlo, soluzioni per gestirlo». È questo il titolo della sesta edizione del Salone del Ri- sparmio, in programma a Milano dal 25 al 27 marzo, all’Università Bocconi. Un ti- tolo che promette di analizza- re e approfondire l'evoluzione dell’industria, osservando le novità che hanno coinvolto (e coinvolgeranno) l’intero set- tore e i suoi stakeholder. Molti ospiti inter- nazionali e un pro- gramma di conferen- ze strutturato in otto aree tematiche: for- mazione, educazione finanziaria, normativa e fiscalità, portafoglio su misura, risparmio ed economia reale, consulenza, reti e di- stribuzione, prodotti e servizi finanziari. La tre giorni del Sa- lone del Risparmio sarà l’occasione per indagare come l’in- dustria del gestito, forte di una crescita senza precedenti, possa contribuire al rilancio del paese, favoren- do la costruzione di canali per portare il risparmio verso le imprese e l'economia reale. I numeri, del resto, sono davvero forti. Secondo As- sogestioni, l’industria ha av- viato il 2015 con una raccolta a gennaio di 9,1 miliardi di euro e con i fondi comuni che per la prima volta hanno su- perato il livello record dei 700 miliardi di patrimonio. Con i fondi comuni che si confer- mano i principali interpreti di questo risultato, grazie a sottoscrizioni superiori a 6,4 miliardi di euro. Durante la tre giorni, i parteci- panti si interrogheranno sulle soluzioni possibili, a partire dalla plenaria di apertura dal titolo «Il nuovo risparmio. Come comprenderlo, come gestirlo» che ospiterà il Mi- nistro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e l’ex Cancel- liere della Germania, Gerhard Schröder. Il primo cercherà di appro- fondire l’evoluzione econo- mico-finanziaria del Paese, la trasformazione delle abitudi- ni di risparmio degli italiani e le prospettive future. L’intervento di Schröder sarà invece dedicato a «Le rifor- me: strumenti per la cresci- ta?». L’ex Cancelliere della Re- pubblica Federale Tedesca (in carica dal 1998 al 2005) racconterà, attraverso la sua personale esperienza politica, il percorso decisionale e le ri- forme economiche che hanno permesso alla Germania di affrontare l’attuale congiun- tura economica. Il secondo giorno, come di consueto, sarà dedicato al mondo della distribuzione e al confronto con le pratiche internazionali. La terza giornata si aprirà con la plenaria dal titolo: «Finan- za e sviluppo, un connubio necessario»: ad aprire i lavo- ri ci sarà il direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi. Il suo intervento sarà seguito da una tavola rotonda sul tema al quale parteciperan- no: Maria Bianca Farina, ad di Poste Vita, il Ministro per lo Sviluppo Regionale del Porto- gallo, Miguel Poiares Madu- ro, e Roberto Reggi, direttore Agenzia del Demanio. La conferenza plenaria di chiusura sarà dedicata, in- fine, a «Impact Investing al servizio dell’economia re- ale» e alla testimonianza di chi ha trovato in questa for- ma d’investimento una solu- zione di sviluppo e sostegno alla crescita sostenibile. Il Keynote speech sarà affidato ad Harvey McGrath, diretto- re dell’istituzione finanziaria indipendente Big Society Ca- pital. Al suo intervento seguirà il dibattito a due voci tra Piero Fassino, presidente Anci e sindaco di Torino, e il presi- dente della Fondazione Ca- riplo Giuseppe Guzzetti e la tavola rotonda tra i principali esponenti del settore, tra cui Filippo Addarii, direttore stra- tegico presso Young Founda- tion e Co-Founder di Smal- lWorldLabs, Luciano Bal- bo, presidente e fondatore di Oltre Venture Capital, e Fabri- zio Sammarco, amministratore delegato di Ita- liaCamp. Come ogni anno non mancheranno momenti for- mativi per i professionisti: 60 le ore dedi- cate al raggiun- gimento di crediti professio- nali attestati da Efpa Italia e quest’anno, per la prima volta, da CFA Institute. Il Salone del Risparmio è anche educazione finanzia- ria: a testimoniarlo gli oltre 6.000 studenti coinvolti fino a oggi e che, anche quest’an- no, saranno protagonisti di conferenze, quiz interattivi a premi e un concorso fotogra- fico. Le giovani generazioni rappresentano i risparmiatori di domani: ma qual è il loro li- vello di alfabetizzazione eco- nomica? Assogestioni presen- terà al Salone una ricerca sul tema condotta da Demia su un campione rappresentativo di under 35. E l’industria? Rie- sce ad adeguarsi al linguaggio moderno dei social network? Uno studio, realizzato da As- sogestioni in collaborazione con Blogmeter, su quanto sia social il risparmio gestito va in questa direzione: i dati e le analisi emerse, anche in que- sto caso, saranno presentati durante la terza giornata del Salone del Risparmio. (ripro- duzione riservata) Padoan e Schröder presenti alla plenaria di oggi Salone del del R ISPARMIO rappo rto Inserto a cura Inserto a cura di Gian Marco Giura di Gian Marco Giura W ld L b Sv S il il iluppo R Regi i ional l le d d d l l el P Porto- d d ad H Harvey M McG G Grath h h, d d di i iretto- g n e v I a r 6 a n c p f r d v n te te l l lW l l L L L L L Lu b b b b b bo e e e e e O O O O Ol C C C C Ca z z z z zi o a a a a am d d d d de l l l l lia o o o o og m m m m m ma m m m m m mo m m m m m ma p p p p p pr 6 6 6 6 60 c ca gimento di cred lW l l g sen a mico finan iaria del Paese la Pier Carlo Padoan Gerhard Schröder Un momento dell'edizione 2014 del Salone del Risparmio Visitatori all'ingresso del Salone Harvey McGrath

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Page 1: MF 059, 25 marzo 2015static.milanofinanza.it/doc/speciali/2015/MF_SaloneRisparmio.pdf · a gennaio di 9,1 miliardi di euro e con i fondi comuni che per la prima volta hanno su-perato

PAGINA A CURA DI FRANCESCA VERCESI

«Il Nuovo Risparmio. Strumenti per compren-

derlo, soluzioni per gestirlo». È questo il titolo della sesta edizione del Salone del Ri-sparmio, in programma a Milano dal 25 al 27 marzo, all’Università Bocconi. Un ti-tolo che promette di analizza-re e approfondire l'evoluzione dell’industria, osservando le novità che hanno coinvolto (e coinvolgeranno) l’intero set-tore e i suoi stakeholder. Molti ospiti inter-nazionali e un pro-gramma di conferen-ze strutturato in otto aree tematiche: for-mazione, educazione finanziaria, normativa e fiscalità, portafoglio su misura, risparmio ed economia reale, consulenza, reti e di-stribuzione, prodotti e servizi finanziari. La tre giorni del Sa-lone del Risparmio sarà l’occasione per indagare come l’in-dustria del gestito, forte di una crescita senza precedenti, possa contribuire al rilancio del paese, favoren-do la costruzione di canali per portare il risparmio verso le imprese e l'economia reale.

I numeri, del resto, sono davvero forti. Secondo As-sogestioni, l’industria ha av-viato il 2015 con una raccolta a gennaio di 9,1 miliardi di euro e con i fondi comuni che per la prima volta hanno su-perato il livello record dei 700 miliardi di patrimonio. Con i fondi comuni che si confer-mano i principali interpreti di questo risultato, grazie a sottoscrizioni superiori a 6,4 miliardi di euro. Durante la tre giorni, i parteci-panti si interrogheranno sulle soluzioni possibili, a partire dalla plenaria di apertura dal titolo «Il nuovo risparmio. Come comprenderlo, come gestirlo» che ospiterà il Mi-nistro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e l’ex Cancel-liere della Germania, Gerhard Schröder. Il primo cercherà di appro-fondire l’evoluzione econo-

mico-finanziaria del Paese, la trasformazione delle abitudi-ni di risparmio degli italiani e le prospettive future. L’intervento di Schröder sarà invece dedicato a «Le rifor-me: strumenti per la cresci-ta?». L’ex Cancelliere della Re-pubblica Federale Tedesca (in carica dal 1998 al 2005) racconterà, attraverso la sua personale esperienza politica, il percorso decisionale e le ri-forme economiche che hanno permesso alla Germania di affrontare l’attuale congiun-tura economica. Il secondo giorno, come di consueto, sarà dedicato al mondo della distribuzione e al confronto con le pratiche internazionali. La terza giornata si aprirà con la plenaria dal titolo: «Finan-za e sviluppo, un connubio necessario»: ad aprire i lavo-ri ci sarà il direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi. Il suo intervento sarà seguito da una tavola rotonda sul tema al quale parteciperan-no: Maria Bianca Farina, ad di Poste Vita, il Ministro per lo

Sviluppo Regionale del Porto-gallo, Miguel Poiares Madu-ro, e Roberto Reggi, direttore Agenzia del Demanio.

La conferenza plenaria di chiusura sarà dedicata, in-fine, a «Impact Investing al servizio dell’economia re-ale» e alla testimonianza di chi ha trovato in questa for-ma d’investimento una solu-zione di sviluppo e sostegno alla crescita sostenibile. Il Keynote speech sarà affidato

ad Harvey McGrath, diretto-re dell’istituzione finanziaria indipendente Big Society Ca-pital. Al suo intervento seguirà il dibattito a due voci tra Piero Fassino, presidente Anci e sindaco di Torino, e il presi-dente della Fondazione Ca-riplo Giuseppe Guzzetti e la tavola rotonda tra i principali esponenti del settore, tra cui Filippo Addarii, direttore stra-tegico presso Young Founda-tion e Co-Founder di Smal-

l Wo r l d L a b s , Luciano Bal-bo, presidente e fondatore di Oltre Venture Capital, e Fabri-zio Sammarco, amministratore delegato di Ita-liaCamp. Come ogni anno non mancheranno momenti for-mat iv i per i professionisti: 60 le ore dedi-cate al raggiun-

gimento di crediti professio-nali attestati da Efpa Italia e quest’anno, per la prima volta, da CFA Institute.

Il Salone del Risparmio è anche educazione finanzia-ria: a testimoniarlo gli oltre 6.000 studenti coinvolti fino a oggi e che, anche quest’an-no, saranno protagonisti di conferenze, quiz interattivi a premi e un concorso fotogra-fico. Le giovani generazioni rappresentano i risparmiatori di domani: ma qual è il loro li-vello di alfabetizzazione eco-nomica? Assogestioni presen-terà al Salone una ricerca sul tema condotta da Demia su un campione rappresentativo di under 35. E l’industria? Rie-sce ad adeguarsi al linguaggio moderno dei social network? Uno studio, realizzato da As-sogestioni in collaborazione con Blogmeter, su quanto sia social il risparmio gestito va in questa direzione: i dati e le analisi emerse, anche in que-sto caso, saranno presentati durante la terza giornata del Salone del Risparmio. (ripro-duzione riservata)

Padoan e Schröder presenti alla plenaria di oggi

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Inserto a curaInserto a curadi Gian Marco Giuradi Gian Marco Giura

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Un momento dell'edizione 2014 del Salone del Risparmio Visitatori all'ingresso del Salone

Harvey McGrath

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DI FRANCESCA VERCESI

La plenaria di apertura della seconda giornata del Salo-

ne del Risparmio dal titolo «The impact of inducements regula-tion on the business model and strategy» ha l’obiettivo di valu-tare l’incidenza della disciplina degli inducement (ovvero incen-tivi) sui modelli e le strategie di business dell’industria. Questa valutazione sarà effettuata sia al-la luce della nuova disciplina che si va definendo a livello europeo nel contesto della MiFID II sia tenendo conto delle esperienze maturate in altri Paesi europei (UK). «Alla luce di tale dibattito e degli ultimi sviluppi, l’obietti-vo della conferenza è verificare quale sia, nel panorama interna-zionale, il posizionamento del-la disciplina italiana e quale il ruolo dell’autoregolamentazio-ne da parte dell’industria. Fin dall’emanazione della MiFID I la regolamentazione degli incen-tivi è stata considerata uno dei temi centrali della tutela dell’in-

vestitore», afferma Roberta D’Apice, direttore settore legale di Assogestioni. Con la direttiva 2014/565/UE (cd. MiFID II), il legislatore comunitario ha inte-so rafforzare questa tutela degli investitori, da un lato, limitando ulteriormente la possibilità, per le imprese che prestano «deter-minati» servizi d’investimento, di percepire incentivi da parte di terzi e, dall’altro, rafforzando i requisiti che l’incentivo pagato a o ricevuto da terzi deve pre-sentare per superare il vaglio di ammissibilità. Lo scorso 19 dicembre l’Esma ha pubblicato il Final Report recante i pareri tecnici resi alla Commissione Europea per l’adozione, da parte della stessa Commissione, del-le misure di secondo livello di implementazione della MiFID II. Precisa l’esperto: «L’Esma si è concentrata, con riferimen-to alla disciplina degli incentivi, su quattro profili: le condizioni che devono essere rispettate dal-le imprese di investimento che offrono il servizio di consulenza

su base indipendente o prestano il servizio di gestione di porta-foglio al fine di ottemperare al divieto di accettare e trattenere qualsiasi tipo di commissione o incentivo monetario o non mo-netario da parti terze; la defini-zione di benefici non monetari minori e le condizioni in pre-senza delle quali questi posso-no essere accettati in relazione alla prestazione del servizio di consulenza indipendente o di gestione di portafoglio; le con-dizioni che non consentono di qualificare gli incentivi, pagati o ricevuti da imprese di investi-mento che prestano ogni altro servizio d’investimento, come elementi di accrescimento del-la qualità del servizio offerto; le informazioni da fornire al clien-te e gli aspetti organizzativi da adottare al fine di ottemperare alle previsioni della MiFID II». In questi giorni la Commissio-ne Europea sta analizzando il parere dell’Esma sugli induce-ment, specie con riferimento al tema della ricerca e dei criteri

di verifica dell’innalzamento della qualità del servizio. Sul tema, nella prestazione dei ser-vizi d’investimento, sono inoltre intervenute anche alcune Auto-rità di vigilanza nazionali. Nel gennaio dello scorso anno, PER esempio, la Fca inglese ha pub-blicato Linee guida in tema di incentivi e conflitti di interesse (FG14/1: Finalised Guidelines – Supervising Retail Investment Advice: Inducements and con-flicts of interest), al fine di fornire orientamenti in merito all’applicazione delle previsioni contenute nella normativa post-RDR relative agli inducements. In particolare, oltre a intervenire sulla disciplina degli obblighi di disclosure e dei controlli inter-ni, le Linee guida individua-no esempi di poor e spunti di policy, in particolare in merito all’allocazione dei costi di ricer-ca client-specific e all’applica-zione dell’advice a strumenti a reddito fisso. Ad aprire la confe-renza il presidente dell’Efama, Cristian Dargnat. Seguiranno

gli interventi di Salvatore Gnoni (Esma), che presenterà la posi-zione dell’Esma sugli incentivi e di Guy Sears (Ima) sulle ini-ziative dell’Fca in tema di be-nefici non monetari. Nell’am-bito del panel, coordinato da Roberta D’Apice (Assogestio-ni) e al quale parteciperanno Lorenzo Alfieri (JP Morgan), Carlo Giausa (Fineco Bank), Antonello Piancastelli (Banca Fideuram) e Claudio Tosato (Anima SGR), saranno analiz-zate sia le questioni di maggiore impatto pratico che, secondo gli esponenti dell’industria italia-na, solleva la disciplina degli incentivi, sia le iniziative fino ad oggi intraprese dalla stessa industria. Sarà Tiziana Togna, responsabile della divisione In-termediari della Consob a tenere le conclusioni della conferenza che si soffermerà sugli orienta-menti della Autorità di vigilanza in tema di inducement nonché sul ruolo dell’autoregolamen-tazione da parte dell’industria. (riproduzione riservata)

Va definito il ruolo della disciplina italiana, in Europa

54 Mercoledì 25 Marzo 2015Rapporto Salone del Risparmio

Page 3: MF 059, 25 marzo 2015static.milanofinanza.it/doc/speciali/2015/MF_SaloneRisparmio.pdf · a gennaio di 9,1 miliardi di euro e con i fondi comuni che per la prima volta hanno su-perato

DI FRANCESCA VERCESI

Se si guarda alla storia italia-na recente, il settore pub-

blico e quello bancario hanno svolto un ruolo fondamentale nel finanziamento della cre-scita economica. Le banche, da una parte, sono state di gran lunga la principale fonte di approvvigionamento di ca-pitale di debito per le impre-se private; lo Stato, dall’altra, ha finanziato direttamente o attraverso aziende controllate una quota significativa degli investimenti in infrastrutture. La crisi recente ha fortemente indebolito questo modello: per le banche, il finanziamento dei progetti di crescita delle impre-se è diventato molto più costo-so in termini di assorbimento di capitale, e quindi meno profit-tevole; d’altra parte, la neces-sità di ricondurre il rapporto tra debito pubblico e Pil su livelli più contenuti è un forte vincolo alla possibilità di finanziare in-vestimenti infrastrutturali con risorse pubbliche. Commenta Ugo Loser, ad di Arca sgr: «Su un altro fronte, il fenomeno della compressione dei rendi-menti dei titoli obbligazionari di elevato standing creditizio, che probabilmente ci accom-pagnerà per un periodo non breve, impone agli investitori di lungo periodo (fondi pensio-ne e assicurazioni in primis) di ricercare opportunità di inve-stimento con rendimenti attesi più elevati (giustificati tipica-mente da una minore liquidità) e coerenti con gli obiettivi di crescita del capitale dei propri stakeholder». Continua: «I por-tafogli di crediti meno liquidi,

di titoli legati a iniziati-ve nel settore energetico, delle reti di trasporto o distribuzione hanno queste caratteristiche. È pertanto ragionevole attendersi che, nei pros-simi anni, gli investitori istituzionali e gli asset manager svolgeranno, sostituendosi parzial-mente a banche e Stato, un ruolo di crescente rilevanza come fornito-ri diretti di capitale (di credito e di rischio) a supporto dei progetti di investimento infrastrut-turali e delle imprese».

In altre parole, il risparmio gestito è dunque davvero chia-mato a svolgere una funzione determinante nello sviluppo del benessere delle famiglie italiane nel lungo periodo? E come? Precisa Tommaso Cor-cos, ad di Eurizon Capital sgr: «Diventa sempre più centrale

come supporto alla crescita dell’economia: incanalando le risorse in maniera efficiente, valorizzando quelle realtà eco-nomiche che rappresentano la parte più dinamica del tessuto industriale del nostro Paese». L’asset management sarebbe quindi un attore dell’econo-

mia reale, con un ruo-lo importante sia nei confronti delle impre-se sia delle famiglie. Continua: «Ma i ri-sparmiatori devono essere disponibili a modificare l’approc-cio agli investimenti, affrontando le scelte finanziarie con un occhio ai bisogni di lungo periodo». Per-ché ciò avvenga è op-portuno intervenire sul fronte dell’educa-zione finanziaria, an-cora poco sviluppata in Italia. Conclude: «Noi, forti della stret-

ta collaborazione con i nostri collocatori, siamo attivi nello sviluppo di diversi format: da iniziative formative per i pro-fessionisti a incontri di appro-fondimento per i clienti finali. Ma riteniamo che la diffusione della cultura debba partire dai giovani e proprio per questo

condividiamo e partecipia-mo attivamente al progetto scuole del Salone del Rispar-mio». Insiste nel dire Andrea Pennacchia, ad e dg di UBI Pramerica sgr, che «nei suoi 30 anni di storia, l’industria del gestito ha favorito la creazione di un importante canale di collegamento tra risparmio e investimento». E aggiunge: «Il nostro settore potrà fare ancora molto, in-terpretando i cambiamenti in atto nel nostro sistema socia-le e sviluppando soluzioni di investimento adatte ai bisogni emergenti delle famiglie. Co-me industria sarà altrettanto importante continuare a la-

vorare con le istituzioni finan-ziarie, governative e di mer-cato per incentivare le forme di risparmio di lungo periodo che possano sostenere il man-tenimento del tenore di vita e i consumi nel tempo. Questo acquisisce sempre più un valo-re sociale: può essere cardine del benessere individuale e, in senso lato, dell’economia del nostro sistema Paese». Precisa Matteo Bosco, head of business development Sud Europa e Svizzera di Aberde-en: «Sta poi nel gestore veico-lare i risparmi dell’investitore verso l’economia: in Aberde-en abbiamo una prospettiva di lungo periodo, ci basiamo sui fondamentali e abbiamo una ricerca proprietaria, non se-guiamo la tendenza di correre dietro all’ultima moda o all’ul-timo prezzo. Nella scelta del-le società in cui investire, una governance chiara rappresenta un aspetto imprescindibile». (riproduzione riservata)

L'educazione al risparmio va iniziata già in età scolastica

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Andrea Pennacchia

Google e Facebook potrebbero di-ventare i concorrenti di domani

nel mondo del risparmio gestito. A lanciare la provocazione è Ignites Europe, uno dei più attivi servizi di notizie online per i professionisti del settore dei fondi in Euro-pa, attraverso le parole del presidente di Efama, l’as-sociazione europea del ri-sparmio gestito, Christian Dargnat. L’esperto, in altre parole, non esclude che i giganti tecnologici possa-no immaginare di entrare in competizione con i gestori tradizionali. Del resto, i primi vantano formidabi-li vantaggi competitivi, tra cui una migliore conoscenza dei clienti, che li pone in una posizione tale da po-ter immaginare di mettersi in com-petizione con i gestori tradizionali. E non è l’unico. Infatti, sono molti gli esperti secondo cui non sareb-be troppo difficile per i giganti del

web fornire servizi di distribuzione di fondi, soprattutto dopo le prime esperienze in altre attività finanziarie, come i pagamenti online. Per Dar-gnat le società di gestione tradizio-nali hanno bisogno di innovarsi per

vendere i propri prodotti direttamente ai clienti attraverso il web, tenendosi contestualmente pronti a fronteggiare nuovi concorrenti. «Google Asset Ma-nagement o Facebook Asset Manage-ment potrebbero essere i concorrenti di domani», afferma Dargnat. «Siamo in un mondo in evoluzione, dobbiamo

fare i conti con questo». Infatti FTfm ha recentemente rivelato che due anni fa Google ha commissionato una ri-cerca per cercare di capire come poter entrare nel settore del risparmio ge-stito. Tuttavia Google, interrogata da

Ignites Europe sull’intenzio-ne di lanciar-si nell’asset management, dichiara che al momento preferisce non esprimersi in materia. Co-munque se un gigante del

web decidesse di entrare nel setto-re, inizierebbe da una posizione di forza. Né è convinto Dargnat: «In termini di vantaggi comparativi, queste aziende sanno meglio di noi i gusti e le pre-ferenze dei clienti. Posso assicurar-vi che nessun gestore ha una buona

conoscenza dei propri clienti come quella che possiedono loro». Secondo il manager «è impressionante vedere come Facebook può adattare la sua piattaforma per ogni cliente. Hanno un vantaggio competitivo rispetto ad altri settori che è indubbio». E perché, a questo punto, le società di gestione dovrebbero escludere di distribuire i propri prodotti sul web? Secondo quanto riportato da Ignites Europe, sarebbero molte le aziende che stanno investendo sulla distribu-zione digitale, tra cui Deutsche Asset & Wealth Management, che sarebbe in procinto di lanciare un gestore on-line, e Santander che starebbe piani-ficando un portale di consulenza on-line. Tuttavia, Dargnat riconosce che la distribuzione sul web è attualmente «un investimento». «Per il momento non c’è un esempio di azienda che sta guadagnando ingenti somme di dena-ro attraverso la distribuzione digitale. Ma nel futuro potrebbe cambiare», conclude il presidente di Efama.

Lo spauracchio di Google e Facebook turba l'industria del risparmio gestito

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55Mercoledì 25 Marzo 2015 Rapporto Salone del Risparmio

Page 4: MF 059, 25 marzo 2015static.milanofinanza.it/doc/speciali/2015/MF_SaloneRisparmio.pdf · a gennaio di 9,1 miliardi di euro e con i fondi comuni che per la prima volta hanno su-perato

DI FRANCESCA VERCESI

Le crisi finanziarie hanno spinto gli investitori ad

atteggiamenti molto più cauti quando si tratta di fare scelte di investimento e a chiedere informazioni molto più detta-gliate sui prodotti finanziari. Le società prodotto si sono perciò evolute, a cominciare dal dare una nuova veste ai siti internet con abbondanza di dati e di statistiche. «L’evo-luzione ha riguardato anche l’offerta dei prodotti: l’inve-stitore oggi è più consapevole e guarda all’investimento del proprio risparmio in modo diverso. La comparsa dei pro-dotti flessibili è la risposta più eviden-te a questo tipo di nuova domanda», taglia corto Lorenzo Alfieri, country he-ad per l’Italia di JP Morgan am. Spiega: «I mercati sono più complessi e l’inve-stitore vuole avere a disposizione prodot-ti più dinamici, che sfuggano ai trend di mercato di breve pe-riodo e diano risultati in ogni situazione nel medio-lungo termi-ne. Inoltre, una più corretta pianificazione finanziaria e la necessità di avere a dispo-sizione prodotti finanziari che integrino la futura pensione porta l’investitore a cercare soluzioni. Anche qui l’indu-stria deve dare un supporto formativo e informativo ai professionisti e al cliente fi-nale». Sta di fatto che gli ul-timi anni per gli operatori del risparmio gestito sono stati molto soddisfacenti sia sotto

il profilo dei rendimen-ti consegnati ai clienti sia della raccolta. E alle sgr italiane, che hanno scommesso sull’inno-vazione di prodotti e servizi, precisa Davide Gatti, direttore vendite di Anima sgr «va rico-nosciuto di aver saputo intercettare i bisogni delle famiglie, in par-ticolare l’esigenza di tutelare il capitale inve-stito, ottenere un rendi-mento minimo, ma an-che di poter disporre di soluzioni d’investimen-

to capaci di adattarsi ai pro-pri progetti di vita. Di qui la proposta di prodotti “chiavi in mano”, in grado di rispondere a progetti di risparmio reali, attraverso la presenza di tre aspetti, importanti per l’inve-stitore medio abituato a pun-tare sulle obbligazioni: una durata prestabilita, un chiaro programma d’investimento e, in molti casi, la distribuzione di una cedola periodica». In questa fase, afferma Giulia-

no D’Acunti, head of sales Italy di Invesco, «non man-cano interessanti opportunità sul mercato obbligazionario, attraverso l’investimento in emissioni bancarie subordina-te e i corporate bond dei Paesi emergenti, mentre sul fronte azionario ci sono settori e aree geografiche in cui il rapporto rischio-rendimento è più che accettabile (Europa, e nello specifico il settore bancario, dei trasporti e industriale).

Suggeriamo strategie e fon-di multi-asset che possono rispondere alle esigenze di differenti tipi di clientela: si cercano rendimenti interes-santi con un ritorno superiore all’obbligazionario, assumen-do dei rischi contenuti rispet-to a un tradizionale prodotto azionario». C’è poi chi punta sui fondi che investono in minibond, «un segmento nel quale operiamo già da più di un anno», afferma Cinzia Tagliabue, ad di Pioneer In-vestments Italia. E continua: «Siamo andati incontro all’esi-

genza di diversificazione in prodotti innovativi e a quella di finanziamento delle pmi. Si tratta però di strumen-ti finanziari sottoscrivibili da investitori qualificati o istituzionali. Per allargare la platea di risparmiatori, guardiamo con interesse agli Eltifs, strumenti finan-ziari europei che potranno essere sottoscritti anche da investitori retail e che con-sentiranno di canalizzare su nuovi prodotti una domanda di investimento in strumen-ti, come i “loans”, che oggi non è possibile inserire nei

fondi tradizionali». Intanto, a fronte del progressivo sfalda-mento del sistema di previdenza sociale statale, gli italiani dovranno fare i con-ti con la necessità di costruirsi una riser-va finanziaria. «Il risparmio gestito e la consulenza finan-ziaria hanno una du-plice responsabilità», dichiara Luca Di Pa-trizi, dg e managing director di Pictet am Italia: «Da una parte

occorre aiutare i clienti pri-vati a trasferire nel tempo i propri risparmi per garantire un potere di acquisto al mo-mento della pensione o, per i più fortunati, per trasmetterli alla generazione successiva. Dall’altra, contribuire ad al-locare il capitale in modo ef-ficiente all’interno del siste-ma economico, convogliando risorse finanziarie dai clienti privati alle aziende che posso-no migliorare la nostra qualità di vita e contribuire alla cre-scita reale del Paese». (ripro-duzione riservata)

Si estende dai siti internet alle informazioni sugli strumenti

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Lorenzo Alfieri

Giuliano D’Acunti

gggegggpppppproddddddi SSSSSSi ttttti ddddddaiiiiistllllla gggggguaaaaaagzzzzzziaeeeeesiiiiinvsssssennnnnnuddddddi ttttti, nnnnnoCinzia Tagliabue Luca Di Patrizi

In soli tre mesi, sulla rete, si con-tano oltre 17 mila conversazioni

sul tema del risparmio gestito. Per un totale di 6.800 attori unici. Sta di fatto che a una prima analisi, emerge chiaramente quanto post e commenti sui social network rappresentino il 50% del totale dei messaggi e che si concentrano su Twitter e Facebook. E tutto questo al di fuori delle pagine ufficiali. La domanda, a questo punto, sorge spontanea. Quanto è social il ri-sparmio gestito? Quanto lo sono le aziende del settore? Quanto il popolo della rete discute di tematiche sensi-bili per l’industria? Prova a rispon-dere a questi quesiti la ricerca che il Salone del Risparmio ha svolto in collaborazione con Blogmeter, isti-tuto di ricerca italiano specializzato nell’ascolto delle conversazioni onli-

ne e nella social media intelligence, e i cui risultati saranno presentati nelle giornate del Salone del Risparmio il 27 marzo all’Università Bocconi di Milano durante la conferenza dal ti-tolo: «Risparmio Gestito e Social Network: amore o semplice flirt?». Le fonti utilizzate per monitorare le conversazioni sul risparmio gestito, le associazioni di riferimento del settore e gli isti-tuti associati ad Assogestioni sono quelle che hanno trattato i temi in ana-lisi, tra cui i vari social network (Fa-cebook, Twitter, Google+, LinkedIn) ma anche blog, forum, newsgroup e

siti di content sharing (per esempio YouTube) e di Question&Answering (come Yahoo!Answers). «Si tratta di una ricerca inedita», commenta Sa-cha Monotti Graziadei, amministra-

tore delegato di Blogmeter. «Di solito la maggio-ranza delle anali-si si focalizza sul settore finanzia-rio in generale. In questo caso, invece, l’obiet-tivo è stato ana-lizzare e cercare di capire come le persone parlino

di risparmio gestito sui social web e il grado di utilizzo di questi canali da parte delle aziende del settore, anche attraverso l’analisi di best practice

Italiane», precisa. Continua Jean-Luc Gatti, direttore comunicazione di Assogestioni e responsabile del Salone del Rispar-mio: «Insieme a Blogmeter, abbiamo voluto scandagliare il web e capire a che punto è il nostro settore. Infatti, come associazione di categoria ci poniamo spesso in una posizione di ascolto per cogliere le necessità di tutti i nostri stakeholder e per capire dove va il mercato. Da questo punto di vista i social media sono di certo uno strumento per farlo. In altre pa-role, è impensabile trascurarli anche per il peso che hanno nella costru-zione della reputazione». Conclude: «Il risparmio gestito ha una grande opportunità per conoscere meglio il proprio target e lo può fare attraver-so i social, diventando interprete di questo confronto».

Social network sempre più utili per comprendere le esigenze dei clienti

torBlsoransi setrioIninvtivlizdi pe

56 Mercoledì 25 Marzo 2015Rapporto Salone del Risparmio

Page 5: MF 059, 25 marzo 2015static.milanofinanza.it/doc/speciali/2015/MF_SaloneRisparmio.pdf · a gennaio di 9,1 miliardi di euro e con i fondi comuni che per la prima volta hanno su-perato

*Il maggiore  asset manager Europeo per totale di asset in gestione (AUM)– Fonte IPE “Top 400 asset managers” pubblicato in giugno 2014 e basato sugli AUM a dicembre 2013. Tutti gli AUM sono stati ricalcolati da Amundi escludendo (i) attività di Wealth Management e (ii) asset manager con capogruppo al di fuori dell’Europa. Feeder che investe almeno l’85% nel fondo master. L’obiettivo di rendimento annuale del comparto (Eonia + 5%) è da intendersi previa detrazione delle spese correnti. Questo documento non costituisce in alcun caso una raccomandazione, una sollecitazione, un’offerta o un consiglio di investimento ed è diffuso in Italia per Amundi, Société anonyme con un capitale di 596.262.615 € - Società di gestione di portafogli autorizzata dall’AMF con il n° GP 04000036 - Sede legale: 90, boulevard Pasteur, 75015 Parigi - Francia 437 574 452 RCS Parigi. Amundi Funds Patrimoine è un comparto di Amundi Funds, società di investimento a capitale variabile (SICAV) di diritto lussemburghese. Il comparto è qualifi cato come OICVM, autorizzato dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (“CSSF”), l’autorità di vigilanza lussemburghese. La società è iscritta nel Registro delle imprese al numero B 68.806 e la sede sociale è n5, Allée Scheffer, L-2520 Lussemburgo. Non tutti i comparti e le classi delle azioni della SICAV sono necessariamente registrati o autorizzati alla vendita in tutte le giurisdizioni o a disposizione di tutti gli investitori. Il presente documento non è diretto alle “persone statunitensi” come defi nite nel Prospetto. Prima dell’adesione leggere il KIID che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, e il Prospetto, disponibile gratuitamente presso le sedi dei soggetti collocatori, nonché sul sito internet www.amundi.com/ita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Investire implica dei rischi, i sottoscrittori potrebbero perdere tutto o parte del capitale inizialmente investito. Gli investitori potenziali devono assicurarsi prima di ciascuna sottoscrizione, eventualmente con il parere di un consulente professionale, della compatibilità di tale sottoscrizione con le disposizioni cui è soggetta, così come delle conseguenze fi scali di un investimento di tale natura, nonché esaminare le informazioni fornite nell’ultima versione del KIID e del Prospetto, e valutare se i rischi legati a un investimento nei prodotti sono coerenti con la loro situazione. Foto: Getty Images. |

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DI FRANCESCA VERCESI

Interpretare il cosiddetto «nuovo risparmio» attra-

verso la lente della rivoluzio-ne digitale, un fenomeno che sta cambiando radicalmente le nostre vite ma anche il modo di fare industria, di offrire i servizi e di affrontare gli in-vestimenti. È questo il tema che affronterà al Salone del Risparmio Aberdeen am, so-cietà di gestione indipendente fondata in Scozia da Martin Gilbert, quotata alla borsa di Londra, durante la conferenza di punta di giovedì 26 in Aula Magna dal titolo: «Breaking boundaries: come affronta-re le sfide della rivoluzione digitale in un tempo di cam-biamenti senza precedenti». Spiega Laura Nateri, country head per l’Italia di Aberdeen am: «La nostra presenza al Salone sta a indicare la nostra vocazione a guardare oltre e a esplorare nuovi obiettivi. Abbiamo invitato Andreas Ekstrom, esperto futurista digitale, che ci condurrà nei meandri dell’innovazione di-gitale per aiutarci a compren-dere insieme ai nostri specia-listi equity l’impatto di que-sta rivoluzione sulle scelte di investimento del futuro». Del resto, in ambito distributivo e di consulenza, tutti i grandi player stanno investendo sul digitale, è un trend inarre-stabile. «Non vuol dire che si va sempre di più verso un modello fai da te ma piutto-sto verso una strutturazione dell’advisory più moderna. Il mondo dei provider è desti-nato a restringersi: dall’open architecture che sembrava essere il futuro ci stiamo muovendo verso un’archi-tettura guided (guidata, ndr) in mano ai grandi player in grado di aggiungere idee di investimento diverse. Oggi, l’accesso alle informazioni richiede una maggiore guida. Chi non è dentro le grandi partnership resterà fuori», precisa la manager. Intanto il sistema si sta muovendo, an-che se molto gradualmente, verso il fee only (o consulen-za pura, senza collocamento) ma il cliente italiano conside-ra la consulenza ancora parte integrante del servizio offerto dal promotore. Aggiunge: «Ci vuole una rivoluzione cultura-le che ancora tarda a venire ma nei nuovi modelli di advisory c’è la costruzione di portafogli dove stanno prevalendo gli in-surance wrap (o involucri as-sicurativi, ndr) e di gestione e dove vengono già usate classi istituzionali a costo ridotto, classi Mifid compliance». Intanto l’asset manager, nel-

la persona di Martin Gilbert, è andato a incontrare Google (che pare voglia mettersi a collocare fondi) per valutare un’ipotesi di trasformazione della piattaforma di comu-

nicazione e di ricerca micro. Trattasi di conversazioni ma questo è il progetto. Infine un accenno all’asset allocation di gruppo. Conclude la Nate-ri: «Quella azionaria resta una

componente per noi che deve rimanere stabile in qualsiasi portafoglio. Quanto a investi-menti alternativi, in occasione della conferenza accreditata Efpa, faremo un focus su un

nuovo approccio ai titoli go-vernativi e sulle opportuni-tà emergenti dai mercati di frontiera, universo che i nostri gestori guardano da tempo». (riproduzione riservata)

Ne parlerà domani l'esperto di scenari, Andreas Ekstrom

Il valore degli investimenti e i proventi da essi generati non sono garantiti e possono diminuire così come aumentare. Alla liquidazione dell’investimento si può ricevere un ammontare inferiore a quanto originariamente investito. Prima dell’adesione, leggere il Prospetto e il Documento contenente Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID). Il Prospetto e il KIID sono disponibili sul sito www.bnymellonim.com/italia. Questo documento non deve essere considerato una raccomandazione ad investire. Questo documento è emesso in Italia da BNY Mellon Investment Management EMEA Limited, BNY Mellon Centre, 160 Queen Victoria Street London EC4V 4LA, Regno Unito. Registrata in Inghilterra al n. 1118580. Autorizzata e regolata dalla Financial Conduct Authority. CP14286-19-07-2015(6M). Emesso il 19 gennaio 2015. T1906 02/15

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DI FRANCESCA VERCESI

Si chiama «impact inve-sting» ed è un nuovo

modo di investire finalizzato a generare un impatto di na-tura economico-finanziaria e sociale. Così ItaliaCamp, associazione che promuove e sostiene l’innovazione socia-le, con Assogestioni porta al Salone il tema in un convegno dal titolo «Finanza e svilup-po, un connubio necessario». Spiega Francesco Pozzobon, responsabile advocacy & im-pact investing di ItaliaCamp: «Si parla sempre più spesso di finanza sociale, tendendo a includere l’uso di strumenti finanziari, innovativi, nell’in-teresse della collettività». Il gruppo, che si struttura in tre diverse realtà tra associazio-ne, fondazione e società, ha in rampa di lancio con Cassa De-positi e Prestiti un programma di impact investing che scom-mette sullo sviluppo del wel-fare e sulla crescita delle aree metropolitane come contesto in cui sostenere la crescita di partnership integrate (pubbli-co privato) per qualificare la domanda, integrare l'interesse pubblico con l’offerta di ser-vizi privati, valorizzare fondi pubblici e attrarre capitali privati. Il fenomeno sta assu-mendo una rilevanza sempre maggiore. Tuttavia si tratta di un mondo da contestualizzare in base ai paesi di riferimento per scongiurare il rischio di ricondurre, nel macro insie-me dell’impact, iniziative che con quest’ultimo hanno poco a che fare. Anche per questa ragione, a livello europeo sono state avviate iniziative (European Venture Philantro-phy Association; The Social Impact Accelerator dell’Euro-pean Investment Fund; la G7 Task Force on Social Impact Investment) per cercare di ri-portare il tema sotto un deno-minatore comune, in grado di coniugare nella stessa filiera investimenti responsabili e sostenibili e remunerazione dei capitali. Continua: «Si sta diffondendo la consape-volezza che anche soggetti che agiscono fuori da un pe-rimetro non profit possano comunque essere attratti dalla galassia dell’impact investing. Che apre al mondo degli inve-stitori nuovi mercati e nuovi modelli di investimento, per i target (imprese sempre in cer-ca di nuovi capitali) e per la pubblica amministrazione, che potrebbe sfruttare gli strumen-ti dell’impact per sperimenta-re nuove forme di partenariato pubblico/privato nell’ambito del finanziamento di servizi di interesse collettivo. Conclude

l’esperto: «Anche l’Italia ha la grande occasione di cogliere l’opportunità che la finanzia sociale possa definitivamente passare da un mercato di nic-chia a un mercato di massa.

Questo strumento rappresenta una soluzione anche alle nuove sfide, come l'agricoltura soste-nibile, la creazione di alloggi a prezzi accessibili e l'assisten-za sanitaria, che la società si

trova ad affrontare». Si stima che il mercato della finanza di Impatto in Italia potrebbe pesare tra 1 e 4,8 miliardi di euro di asset gestiti dal 2014 al 2017. L’idea è far parte di

un’infrastruttura economica da cui far generare un ecosi-stema e un mercato favorevole allo sviluppo di un inedito rap-porto tra pubblico e privato». (riproduzione riservata)

A breve il programma di ItaliaCamp e Cassa Depositi e Prestiti

59Mercoledì 25 Marzo 2015 Rapporto Salone del Risparmio

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DI FRANCESCA VERCESI

Swiss & Global am ha appena reso accessibile al mercato

retail il fondo multi asset, mul-ti strategy e multi manager JB multi asset strategic allocation. La strategia, disponibile dal 2008 per la clientela istituzio-nale, è gestita dal team Macs (multi asset class solutions) di Swiss & Global am asgr, guida-to da Massimo De Palma. Domanda. Il 2014 è stato l’an-no del multi-asset, per affron-tare nel modo più flessibile dei mercati che si profilavano più complessi rispetto al passato. Che anno sarà il 2015? Risposta. È probabile che lo scenario del 2015 sia molto si-mile a quello dell’anno scorso: la centralità delle decisioni di politica monetaria, la debolez-za dell’euro e il prezzo del pe-trolio, la questione inflazione-deflazione, i rischi geopolitici. Rispetto al passato, osserviamo come negli ultimi anni i mer-cati siano stati condizionati più da decisioni politiche (i tassi e i

rapporti di cambio, il prezzo del petrolio, il debito greco) che non dalle dinamiche delle grandezze economiche. Questo significa, e lo abbiamo già sperimentato, un aumento dell’incertezza e quindi della volatilità. È questa caratteristica ormai strutturale che spiega la ragionevolezza (e il successo) dei prodotti multi asset che, con una molteplicità di strategie e un approccio fles-sibile, cercano di minimizzare il rischio decorrelando il porta-foglio.D. Qual è la vostra asset allo-cation sui prossimi mesi?R. Manteniamo il nostro so-vrappeso azionario, riteniamo che possa proseguire nel medio termine l’apprezzamento dei mercati, in particolare quelli dell’area euro. La combina-zione di Qe della Bce, discesa dei prezzi delle materie prime e svalutazione dell’euro ha gene-rato un sensibile miglioramen-to delle aspettative di crescita dell’economia e, di conseguen-za, degli utili societari. Il Giap-pone è l’altra area che valutiamo

positivamente, sostenuta dalla politica monetaria ultra espan-siva della banca centrale, da multipli azionari interessanti e dagli acquisti del fondo pen-sione statale, in attesa che il primo ministro Abe riesca ad attuare le riforme più volte an-nunciate. Sugli Stati Uniti, pur mantenendo una positività di fondo, abbiamo un approccio più conservativo. Le valutazio-ni tendono a essere più tirate e la forza del dollaro può avere effetti negativi sugli utili delle aziende esportatrici nei pros-simi trimestri. Attualmente sul nostro prodotto conserva-tivo, il JB Multi Asset Strate-gic Allocation, abbiamo una percentuale azionaria di poco superiore al 22%, con un 10% sull’Europa.D. E sulla componente obbli-gazionaria?R. Prudenza. L’azione della Bce manterrà i tassi bassi per lungo tempo ma difficilmente ci potranno essere ampi margi-ni di miglioramento, visti i li-velli ormai raggiunti. Così negli

Usa sta per iniziare il processo di normalizzazione che porterà a un lento e progressivo rialzo dei tassi da parte della Fed, ta-le da impattare marginalmente anche sulla parte lunga della curva. Anche a livello credito il valore risulta limitato con gli spread compressi specialmente sulla parte investment grade. In maniera selettiva può risultare interessante l’investimento

sull’high yield area euro. In un’ottica di diversificazione di portafoglio riteniamo ci siano opportunità su alcune valute, come dollaro statu-nitense, canadese, australia-no e corona norvegese che presentano differenziali di rendimento positivi rispetto all’euro e fondamentali solidi. In particolare il dollaro ame-ricano rimane interessante sul medio termine, tenendo però presente che potrebbero veri-ficarsi fasi di consolidamento dopo l’accelerazione avvenu-ta negli ultimi mesi. Pensiamo sia opportuno incrementare la componente alternativa, per decorrelare il portafoglio e co-

gliere le opportunità, in partico-lare sulla parte obbligazionaria, sfruttando sia i rialzi sia i ribas-si dei tassi. Sull’azionario in-vece, oltre ai tradizionali long/short, usiamo anche strategie che proteggano il portafoglio con vendite di call e acquisti di put per coprirsi da eventuali correzioni intense di mercato. (riproduzione riservata)

Si guarda con favore al Giappone per la politica monetaria

Massimo De Palma

Rinnovarsi per eccellere: come restare ai vertici in un mondo che cambia. Conversazione con Jury Chechi.

Intervengono: Jury Chechi, Ginnasta, Oro Olimpiadi di Atlanta, 1996

Gianluca Ferretti, Responsabile Fondi Bilanciati, ANIMA SGR Lars Schickentanz, Responsabile Investimenti Fondi Comuni, ANIMA SGR

Modera:Carla Signorile, Caporedattore, Class Editori

Conferenza ANIMAgiovedì 26 marzo, ore 12.15-13.15Auditorium, Università Bocconi (Edificio Grafton)

per iscriverti www.animasgr.it /salone2015

61Mercoledì 25 Marzo 2015 Rapporto Salone del Risparmio

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DI FRANCESCA VERCESI

I risparmiatori italiani continua-no a scegliere i fondi multias-

set. Ovvero quella combinazione flessibile e bilanciata di classi di attivo, per scongiurare lo spettro di un eccesso di volatilità e dove il gestore ha massima libertà di azione. Secondo gli esperti, an-che quest’anno sarà lo stesso. Tra i principali motivi c’è la drastica riduzione dei tassi di interesse dei titoli di stato e delle obbli-gazioni corporate che in passato avevano permesso agli italiani di beneficiare di cedole generose con un profilo di rischio piutto-sto contenuto. È normale quindi che i risparmiatori prediligano prodotti dove delegare le scel-te di investimento. E tra i fondi flessibili e bilanciati, i multiasset rappresentano la soluzione più innovativa e efficiente. Si tratta di comparti che permettono di disporre, in un unico portafoglio, di titoli azionari, bond, strumenti monetari, valute, partecipazioni immobiliari, posizioni in mate-rie prime e quote in certificati,

con l’obiettivo di diversificare il rischio e ampliare le fonti di ren-dimento. Tuttavia ciò che spesso manca, anche in questa tipologia di prodotti, è un processo di in-vestimento diligente, nel quale la valutazione dei pericoli sia ap-profondita e non limitata alla pur ampia esperienza del team di ge-stione del fondo. «È importante che ogni scelta di portafoglio sia costituita da idee di investimento tradotte in strumenti finanziari. Nel nostro fondo Ubs dynamic alpha, all’approccio flessibile dei multiasset di ultima genera-zione si aggiunge la possibilità di trarre rendimento da trade ‘relative value’ ed è totalmente unconstrained (svincolato, ndr) rispetto ai mercati», commenta Giovanni Papini, ad di Ubs glo-bal am. Il gruppo sulla strategia Das (dynamic alpha) conta 2,2 miliardi di euro in gestione a li-vello locale. Continua: «Quella dei fondi bilanciati è una storia che parte nel 1985 e che si è evoluta negli anni. Oggi i clienti hanno capito che non si può più evitare di stare nelle classi più

rischiose ma hanno una pro-pensione al rischio bassissima. Ma bisogna stare attenti perché sotto la voce multiasset c’è di tutto. Occorre, in altre parole, trovare strategie evolute perché il tradizionale prodotto flessibi-le multiasset può solo ridurre le perdite ma non può eliminare l’effetto mercato. Per questo la scelta dovrebbe ricadere sui flessibili/unconstrained dove il gestore ha totale libertà di azio-ne e può anche aggiungere altre possibilità di rendimento, come la componente relative value che consente di estraniarsi dall’anda-mento del mercato e fare valuta-zioni circoscritte potendo usare più leve non per speculazione ma per dare più protezione». Anche Schroders vanta un’espe-rienza consolidata sulle strategie multiasset: gestisce mandati di questo tipo dal 1947 e il team de-dicato, con oltre 100 professio-nisti, conta 77 miliardi di euro di aum. Il gruppo, nei giorni del Sa-lone, terrà due conferenze il 25 e il 26 marzo dal titolo: «Asset allocation dinamica e gestione

intelligente del rischio: soluzio-ni multiasset profilate». Qual è la visione strategica sul mercato del colosso britannico del rispar-mio? «Riguardo all’azionario, rimaniamo nel complesso neu-trali. Il momentum resta positivo ma senza un forte sostegno dal lato delle valutazioni i mercati sono vul-nerabili ai picchi di volatilità guida-ti dai flussi degli investitori e dai cicli economici di breve periodo. Su un orizzonte di medio termine, preferiamo i mercati più esposti alla liquidità (Eurozona e Giap-pone) e i paesi sviluppati piutto-sto che gli emergenti», spiega Ugo Montrucchio, fund manager multiasset e gestore di Schroder isf global dynamic balanced. E precisa: «Sul fronte del reddito fisso, abbiamo recentemente ri-visto al ribasso la nostra view. Le prospettive di una stretta di politica monetaria negli Stati

Uniti nel corso dell’anno pro-babilmente faranno aumentare il premio per il rischio, portan-do a curve dei rendimenti più ripide e a un potenziale incre-mento della volatilità. L’offerta di liquidità delle banche centrali

a livello globale dovrebbe tuttavia rappresentare una forza in grado di controbilanciare la crescente pres-sione al rialzo sui rendimenti pro-veniente dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’obbligazionario

corporate, continuiamo ad avere una preferenza per i titoli europei di alta qualità. Infine, abbiamo recentemente espresso un’opi-nione più positiva riguardo alle commodity in generale, poiché ci aspettiamo che i materiali ciclici, attualmente su livelli depressi, si riprendano attraverso una com-binazione di una domanda più solida e una minore offerta». (riproduzione riservata)

Occorre però prestare attenzione alle strategie di investimento

Riduce le perdite ma non elimina l'effetto mercato

63Mercoledì 25 Marzo 2015 Rapporto Salone del Risparmio