michela toni goro lavoro natura gorino
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GorolavoronaturaGorinoSalvaguardare l’ambiente,consolidare le opportunitàdi lavoro
Michela Toni
All’Insegna del Giglio
ISBN 978-88-7814-552-8© 2012 – All’Insegna del Giglio s.a.s. Firenze maggio 2012
Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s.via della Fangosa, 38; 50032 Borgo San Lorenzo (FI) tel. +39 055 8450 216; fax +39 055 8453 188e-mail [email protected]; [email protected] web www.edigiglio.it
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Michela [email protected]@unife.it
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4 Goro lavoro natura Gorino Salvaguardare l’ambiente, consolidare le opportunità di lavoro
4 Come un concorso di progettazione
16 I temi di progetto 16 Organizzare gli spazi a terra nella zona del porto per migliorare le strutture a servizio della pesca, per accogliere flussi di persone limitati nel tempo e nello spazio 33 Godersi la natura percorrendo l’Oasi a piedi, in bicicletta, a cavallo, in canoa 47 Depurare l’acqua, proteggere la natura, rimodellare il terreno 56 Fornire piccole strutture per stare all’ombra, andare a cavallo, dormire all’aperto, studiare l’ambiente, depositare canoe, correre sulla terra battuta 81 Consolidare le tracce della storia alla Lanterna vecchia, al Faro 96 Utilizzare materiali del posto come le canne, che nascono dalla terra e si disgregano senza lasciare tracce, per costruire piccoli ricoveri, per vivere all’aperto
Indice 4 Goro lavoro natura Gorino Salvaguardare l’ambiente, consolidare le opportunità di lavoro
4 Come un concorso di progettazione
16 I temi di progetto 16 Organizzare gli spazi a terra nella zona del porto per migliorare le strutture a servizio della pesca, per accogliere flussi di persone limitati nel tempo e nello spazio 33 Godersi la natura percorrendo l’Oasi a piedi, in bicicletta, a cavallo, in canoa 47 Depurare l’acqua, proteggere la natura, rimodellare il terreno 56 Fornire piccole strutture per stare all’ombra, andare a cavallo, dormire all’aperto, studiare l’ambiente, depositare canoe, correre sulla terra battuta 81 Consolidare le tracce della storia alla Lanterna vecchia, al Faro 96 Utilizzare materiali del posto come le canne, che nascono dalla terra e si disgregano senza lasciare tracce, per costruire piccoli ricoveri, per vivere all’aperto
Indice
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Il CD presenta progetti riguardanti ipotesi di recupero ambientale e di fruizione naturalistica di un’area del Delta del Po, l’Oasi di Gorino, nella Sacca di Goro, un territorio complesso appartenente alla Provincia di Ferrara, in cui gli obiettivi della tutela paesistica ed ambientale sono connessi con le esigen-ze derivanti dall’attività di allevamento delle vongole.
I progetti sono frutto dall’attività di ricerca e didattica svolta presso la Facoltà di Architettura di Ferrara nel Laboratorio di Sintesi Finale di Progettazione Ambientale dell’anno accademico 2007/2008 e poi sviluppati in alcune di tesi di laurea (docenti Michela Toni, Domenico Capuani, Luigi Dal Cin e con la collaborazione di Guido Iacono).Nella premessa del testo sono indicati gli obiettivi del lavoro a Goro.L’ambiente del Delta del Po “si rivela infatti un contesto ideale per svolgere un’attività di ricerca e didattica che voglia approfondire criticamente le problematiche connesse con il sistema territoriale nel suo complesso: non solo materiali e soluzioni tecniche in grado di ottenere elevate prestazioni ener-getiche degli edifici, ma anche impatto sul paesaggio, tecniche di ingegneria naturalistica, uso della vegetazione per il trattamento dei liquami, rimodellamento del suolo, consolidamento delle tradizioni costruttive del luogo, innovazione tecnologica per il recupero delle risorse naturali disponibili ed altri aspetti progettuali estremamente stimolanti da affrontare in un laboratorio di progettazione ambien-tale” (Toni, M. Foce di Pianza – Ipotesi per un laboratorio di progettazione ambientale, All’Insegna del Giglio, Borgo San Lorenzo 2012).
Come un concorso di progettazione La progettazione riguarda un sistema ad elevata sostenibilità, basato su un più ampio intervento di recupero tendente a migliorare l’efficienza depurativa del sistema ambientale.Comprende manufatti, sistemazione del verde, attraversamenti pedonali e ciclabili, accessibili anche da parte di persone con ridotta capacità motoria, da percorrere anche a cavallo o in canoa.Le ipotesi di progetto per l’area riguardano forme di ricomposizione ambientale che prestino partico-lare attenzione al paesaggio lacustre, comprendendo anche la risistemazione idraulica. Un obiettivo fondamentale è la protezione e la conservazione degli habitat, del paesaggio culturale e dei valori antropici connessi con la coltivazione delle vongole.
Concretamente, il lavoro prevede la progettazione di manufatti-tipo da inserire nell’ambiente dell’Oasi, concepiti nell’ambito di un’idea complessiva di valorizzazione ambientale. I moduli-tipo comprendono centro di informazione e documentazione, centro bici, centro canoe e pontile, stalla per cavalli, postazione birdwatching, nuclei foresteria galleggianti, ristoro, unità poliva-lenti, altro.
Le proposte di intervento nell’Oasi si basano su elementi suggeriti come guida.Innanzitutto, le ipotesi devono essere prioritariamente finalizzate a soddisfare le esigenze sociali, cultu-rali, economiche della collettività residente nel luogo e nei territori limitrofi. Tali ipotesi devono favorire lo sviluppo di nuove opportunità relativamente all’accoglienza di flussi di persone, preferibilmente seg-mentati nel tempo e nello spazio, che si accostino al territorio per conoscere la natura e l’uomo, anche con forme di turismo naturalistico itinerante, rurale ed escursionistico.Entrando nello specifico, le scelte progettuali devono consentire agli utilizzatori finali di intervenire successivamente, proponendo, ad esempio, strutture facilmente modificabili ed ampliabili, realizzate con tecnologie a secco, il cui know-how sia in possesso dell’imprenditoria locale.Un interesse particolare va rivolto ai materiali reperibili in loco, ad esempio, legno, canne, ma anche
Goro lavoro natura GorinoSalvaguardare l’ambiente,consolidare le opportuntà di lavoro
1 Michela Toni, docente di Tecnologia dell’Architettura pres-so l’Università di Ferrara, titolare del LSFPA e del modulo Progettazione Ambientale (120 ore);
Domenico Capuani, docente di Tecnica delle Costruzioni pres-so l’Università di Ferrara, impegnato nel LSFPA con il modulo Progetto di strutture (30 ore);
Luigi Dal Cin, Settore Ambiente e Agricoltura, Provincia di Ferrara, impegnato nel LSFPA con il modulo Ingegneria del terri-torio (30 ore);
Guido Iacono, responsabile dell’Unità Operativa Aree Protette della Provincia di Pisa, impegnato nel LSFPA come esperto.
Gli elaborati grafici contenuti nel presente allegato sono sta-ti presentati alla mostra Salvaguardare l’ambiente, consolidare le opportunità di lavoro, Goro, novembre - dicembre 2009.
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a materiali riciclati da rifiuti solidi urbani o riciclabili, come materie plastiche e metalli. In ogni caso, la scelta di campo deve essere rivolta a soluzioni reversibili, che consentano il completo ripristino dei luoghi e la cui manutenzione sia economica e gestibile da parte di chi è presente sul territorio.L’autonomia energetica è un obiettivo da perseguire anche mediante l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Si utilizza la modularità come griglia per validare la compatibilità con il contesto lagunare, che, con i necessari adeguamenti, permetta anche di ipotizzare impieghi in altri ambiti del territorio del Delta.Un aspetto particolarmente interessante consiste nel fatto che, pur partendo dallo stesso quadro di riferimento e dagli stessi vincoli, l’approccio al tema può raggiungere esiti progettuali differenti.Per questo, per mettere in luce il valore e la creatività della ricerca architettonica, che si esprime anche nella progettazione di piccoli manufatti o percorsi come quelli illustrati nella presente pubblicazione, l’autrice ha selezionato e reimpaginato gli elaborati grafici dei diversi gruppi di progettazione. Inoltre, per rendere chiaro il percorso di ricerca, gli elaborati di ciascun gruppo non sono presentati in sequenza, ma sono organizzati attorno ad ambiti di progetto ritenuti importanti da esplorare e che ognuno ha trattato in maniera diversa: l’organizzazione e la sistemazione di ambiti specifici all’interno dell’area ha infatti l’obiettivo di enucleare modelli fruitivi e percettivi anche diversi.Ma, ancora di più, suddividere schemi e disegni secondo tali ambiti permette di non interpretarli come appartenenti a progetti unitari – che tra l’altro potrebbe suggerire la proposta di diffusi interventi costruttivi nell’Oasi, lontani dalle intenzioni -, ma di coglierli effettivamente come un insieme di spunti e suggerimenti su cui riflettere per sviluppare le potenzialità del territorio della Sacca.E qui si richiamano le suggestioni del testo a cui il presente CD è allegato, con l’idea di un’architettura che nasce e si trasforma con l’ecologia delle paludi. Lavorare su questo tema permette infatti di speri-mentare concretamente cosa significa progettare nell’ambiente partendo dalla riconfigurazione della terra e dell’acqua dell’impianto di f todepurazione, per arrivare alla progettazione di piccole architettu-re, ideate come strutture modulari facilmente ampliabili e modificabili; realizzate preferibilmente con materiali naturali come legno, canne, terra, vegetazione; montate a secco; economiche da gestire e che al termine del proprio ciclo di utilizzo consentano il completo ripristino dei luoghi. Un ulteriore elemento di riflessione più generale conduce all’architettura e ai suoi scopi, che devono essere un tutt’uno con l’ambiente e con le persone che vivono nel territorio.
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costruttivi nell’Oasi, lontani dalle intenzioni -, ma di coglierli effettivamente come un insieme di spunti e suggerimenti su cui riflettere per sviluppare le potenzialità del territorio della Sacca.E qui si richiamano le suggestioni del testo a cui il presente CD è allegato, con l’idea di un’architettura che nasce e si trasforma con l’ecologia delle paludi. Lavorare su questo tema permette infatti di sperimentare concretamente cosa significa progettare nell’ambiente partendo dalla riconfigurazione della terra e dell’acqua dell’impianto di f todepurazione, per arrivare alla progettazione di piccole architetture, ideate come strutture modulari facilmente ampliabili e modificabili; realizzate preferibilmente con materiali naturali come legno, canne, terra, vegetazione; montate a secco; economiche da gestire e che al termine del proprio ciclo di utilizzo consentano il completo ripristino dei luoghi. Un ulteriore elemento di riflessione più generale conduce all’architettura e ai suoi scopi, che devono essere un tutt’uno con l’ambiente e con le persone che vivono nel territorio.
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La Progettazione ambientale si occupa dell’interazione tra l’uomo e il suo ambiente alle diverse scale.
La Progettazione ambientale si occupa dell’interazione tra l’uomo e il suo ambiente alle diverse scale.
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Siamo venuti a Goro a svolgere una parte della nostra attività di ricerca progettuale, perché in un luogo come questo la comunità si sviluppa in equilibrio con il proprio territorio.
Siamo venuti a Goro a svolgere una parte della nostra attività di ricerca progettuale, perché in un luogo come questo la comunità si sviluppa in equilibrio con il proprio territorio.
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L’Oasi di Gorino, in particolare, ci è sembrata un luogo strategico per svolgere un lavoro di ricerca nell’ambito della Progettazione Ambientale, poiché gli obiettivi della tutela paesistica ed ambientale sono connessi strettamente con le esigenze derivanti dall’attività lavorativa dell’allevamento delle vongole.
L’Oasi di Gorino, in particolare, ci è sembrata un luogo strategico per svolgere un lavoro di ricerca nell’ambito della Progettazione Ambientale, poiché gli obiettivi della tutela paesistica ed ambientale sono connessi strettamente con le esigenze derivanti dall’attività lavorativa dell’allevamento delle vongole.
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Valorizzare le risorse signifi ca quindi salvaguardare l’ambiente consolidare opportunità di lavoro.
Valorizzare le risorse signifi ca quindi salvaguardare l’ambiente consolidare opportunità di lavoro.
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Così siamo venuti nel territorio del Delta per lavorare attorno ad ipotesi per l’Oasi di Gorinoelaborando idee per un Progetto di Sistema ambientale e tecnologico ad elevata sostenibilità destinato alla fruibilità e alla valorizzazione di un ambito di interesse naturalistico.
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L’obiettivo che ci siamo posti è fondamentalmente duplice:• soddisfare le esigenze sociali, culturali, economiche della collettività residente nel luogo,• sviluppare nuove modalità di fruizione del territorio per il turismo naturalistico, rurale ed escursionistico, per la ricerca scientifica e la didattica ambientale, con ipotesi rispettose dell’economia locale.
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Le idee progettuali elaborate riguardano l’ambiente, le condizioni di vita, le relazioni, il tempo libero, il lavoro, idee che permettono di rendersi conto delle concrete opportunità di un luogo speciale come quello della Sacca di Goro.
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A conferma della stretta interrelazione tra l’architettura e il luogo, il lavoro di ricerca progettuale parte dal suolo stesso, rimodellando lingue di terra ed acqua dell’impianto di fitodepurazione; consolidando sponde;ideando un sistema modulare di piccole architetture modificabili, ampliabili,che non richiedono grandi risorse economiche per essere realizzate, ma che possono essere costruite a secco utilizzando materiali reperibili sul posto, come le canne, la terra, la vegetazione, che richiedono una manutenzione economica e gestibile da persone presenti sul territorio,che producono un minimo impatto sull’ambiente, perché possono essere smontate o possono disgregarsi nel terreno permettendo il completo ripristino dei luoghi.
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Si tratta di proposte alternative tra di loro, perché l’Oasi deve rimanere un luogo in cui perdersi nella luce del sole, nei tramonti, nella nebbia, nei meandri di terra ed acquache sono di una bellezza straordinaria.L’Oasi non è certamente un territorio libero per l’edificazione.
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Spunti, suggerimenti, potenzialità per il territorio di Goro sono suddivisi in diversi ambiti di progetto che nel loro insieme costituiscono una strategia • per mettere a sistema le risorse naturali, sociali, storiche, ambientali • per aprirsi a nuove opportunità di lavoro, rispettose della comunità locale e dell’ambiente.
L’architettura, quindi, può contribuire a mettere in luce risorse più o meno esplicite e potenzialità sulle quali la comunità locale può discutere e riflettere.
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Organizzare gli spazi a terra nella zona del porto
per migliorare le strutture a servizio della pesca,
per accogliere flussi di persone limitati nel tempo e nello spazio.
I temi di progetto
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Silvia Bernardoni, Jonathan Farina, Giovanni La Mela, Valeria Zanini
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Godersi la natura percorrendo l’Oasi a piedi,
in bicicletta,
a cavallo,
in canoa.
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Riccardo Chiarini
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Riccardo Chiarini
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Riccardo Chiarini
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Riccardo Chiarini
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Depurare l’acqua,
proteggere la natura,
rimodellare il terreno.
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Laura Bonora, Marta Calzolari, Sara Federzoni, Cristina Rezzadore
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Laura Bonora, Marta Calzolari, Sara Federzoni, Cristina Rezzadore
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Fornire piccole strutture per stare all’ombra,
andare a cavallo,
dormire all’aperto,
studiare l’ambiente,
depositare canoe,
correre sulla terra battuta.
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Silvia Bernardoni dalla tesi di laurea dal titolo La Sacca di Goro: valorizzazione del territorio tra arte e natura, discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, relatore Michela Toni
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Silvia Bernardoni, Jonathan Farina, Giovanni La Mela, Valeria Zanini
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Silvia Bernardoni, Jonathan Farina, Giovanni La Mela, Valeria Zanini
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Giorgio Ranù
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Giorgio Ranù
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Giorgio Ranù
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Silvia Bernardoni, Jonathan Farina, Giovanni La Mela, Valeria Zanini
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Laura Bonora, Marta Calzolari, Sara Federzoni, Cristina Rezzadore
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Consolidare le tracce della storia
alla Lanterna vecchia,
al Faro.
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Laura Bonora, Marta Calzolari, Sara Federzoni, Cristina Rezzadore
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Lucia Rizzi, Valentina Rossetti, Elisa Succi, Enrica Trevisani
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Stefania Borsari, Stefano Mezzogori, Leonardo Pedone, Erica Rinaldi, Elena Vellani
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Sara Federzoni e Cristina Rezzadore dalla tesi di laurea dal titolo I segni dell’uomo e i colori della terra: un “io in movimento” nel paesaggio della Sacca di Goro (relatore Michela Toni, correlatore Luigi Dal Cin), discussa nell’ottobre 2008 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Utilizzare materiali del posto come le canne, che nascono dalla terra e si disgregano senza lasciare tracce, per costruire piccoli ricoveri, per vivere all’aperto.
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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La Sacca di Goro, con il suo delicato ecosistema, sta subendo pericolosi mutamenti. Questo luogo è quindi ideale per un progetto di riqualificazione ambientale, a partire dalla scala territoriale per arrivare alla definizione architettonica, in quanto pone problemi che è possibile risolvere allo stesso
tempo seguendo un comune filo verde. Sono infatti le canne, elemento caratteristico di questa palude, che hanno guidato tutti gli sviluppi progettuali, dalla fitodepurazione dell’area umida, alla ideazione di strutture completamente costruite con questo singolare e inconsueto materiale.
Si è seguita un’ottica comune di eco-compatibilità e di sostenibilità a km0 in ogni parte del progetto, arrivando a chiudere il cerchio in base al ciclo di vita delle canne. Si è raggiunto così l’obiettivo di offrire una nuova prospettiva di vita all’ambiente molto delicato dell’oasi di Gorino.
Sara Beltrami e Valentina Cherubini dalla tesi di laurea dal titolo Una prospettiva di vita nella Sacca di Goro - Progettazione con le canne di elementi insediativi non invasivi, relatore Michela Toni, correlatori Domenico Capuani, Luigi Dal Cin, Guido Iacono, discussa nel marzo 2009 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara
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